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domenica 20 novembre 2016

La tempesta perfetta per ingrassare: il dolce



Quando si esce fuori una cena, ma in generale anche in settimana, si usa concludere il pasto con una dolce. Lo spazio lo trova sempre.

Che succede un livello fisiologico quando questo accade?

L'alimentazione influenza l'espressione delle proteine che regolano l'assorbimento di glucosio: il gusto dolce (anche da dolcificanti artificiali) lo aumenta nell'intestino, ma se ci sono anche i grassi (ad esempio una torta, ma in qualsiasi pasto che contenga zucchero più un grasso alimentare), incrementa esponenzialmente, determinando un picco glicemico e un rilascio di insulina abnorme.
L'insulina è l'ormone che spalanca le porte degli adipociti ai grassi circolanti, che così entreranno e si depositeranno molto volentieri.


http://www.medscape.com/viewarticle/583527


Fa in pratica in modo che il grasso venga prelevato dal sangue e sia depositato sotto forma di trigliceridi.



http://slideplayer.com/slide/8429376/



A concentrazioni fisiologiche ha anche l'effetto di aumentare la sintesi proteica muscolare, ma a dosi elevate prevale l'effetto anabolizzante sul tessuto adiposo.
Se abbiamo una buona riserva di muscolo (sportivi) e tessuto adiposo bruno, l'effetto di aumento del grasso è molto attenuato. Questo spiega perché alcuni pur mangiando tonnellate di dolci comunque non ingrassano. In compenso è esacerbato nei diabetici, che dovrebbero essere molto rigorosi nella loro dieta.

Come ci insegna il prof Ludwig le calorie non sono tutte uguali, ma dobbiamo considerare l'effetto che quelle calorie hanno nell'organismo.


L'iperinsulinemia porta inoltre alla ritenzione di sodio (e quindi di liquidi) e così all'ipertensione, probabilmente il peggiore tra i fattori di rischio cardiovascolare.


http://www.quickmeme.com/meme/3r590x
Aggiornamento 4/12/2016


Un pasto ad alto contenuto di zuccheri e grassi attiva le vie infiammatorie, distrugge l'integrità dei muscoli (indicatore di longevità) e altera il microbiota nel modello animale.


Aggiornamento 12/1/2017


Perché il cibo occidentale è così attraente? Perché sovrastimola il sistema endocannabinoide, lo stesso attivato dalla marijuana. Non riusciamo quindi a dire di no al cibo che attiva gli stessi circuiti di ricompensa della droga, perdiamo il controllo e mangiamo senza avere sazietà alimenti ricchi di grasso e zuccheri ma privi di valore nutrizionale.


https://www.facebook.com/EatCleanTrainMeanLiveGreen/posts/1313180562080627:0



Aggiornamento 18/1/2017


Nel modello animale la dieta occidentale, ricca di zucchero e grassi saturi, provoca stress ossidativo e annulla i vantaggi ormonali che proteggono le arterie delle femmine di topo

Aggiornamento 30/1/2017

Un intero numero di una rivista scientifica dedicato agli effetti negativi dei dolcificanti artificiali, sull'aumento di peso e sul rischio di malattia

Aggiornamento 15/2/2017

Sia le bevande zuccherate che quelle dolcificate artificialmente sono associate a peggiori marker di rischio cardiovascolare. Le seconde perché alterano il microbiota e la percezione del gusto dolce peggiorando l'equilibrio glicemico


Aggiornamento 4/3/2017


Come mai diabete e ipertensione vanno di pari passo? Quando si alza la glicemia (e di conseguenza l'insulina) il rene trattiene più liquidi, e l'aumento di ritenzione si traduce in incremento di pressione sanguigna. I cibi che danno resistenza insulinica sono generalmente quelli industriali, ricchi di carboidrati e grassi raffinati, ma anche un eccesso proteico può determinarla

Aggiornamento 12/3/2017

Quando siamo stressati, tendiamo a consolarci col cibo-spazzatura. Proprio in quei momenti invece dovremmo stare più attenti, per non diventare dipendenti da quei cibi, e consumare invece quelli ricchi di omega 3 e vitamina C che aiutano nella gestione dello stress


Aggiornamento 22/3/2017

Dal punto di vista evolutivo non siamo pronti per mangiare spesso cibo spazzatura, e questa è una delle cause dell'epidemia di obesità. Esso infatti interagisce con le nostre vie di ricompensa e diventano una droga.

Aggiornamento 24/3/2017

La nozione, finora aneddotica, che mangiare molto a cena, e in particolare carboidrati ad alto indice glicemico, avesse un impatto metabolicamente negativo, è stato finalmente dimostrato da un esperimento controllato.

Aggiornamento 30/3/2017

Ottimo video di Filippo Ongaro che spiega la baggianata dello zucchero necessario per il cervello






Aggiornamento 12/7/2017


Dal punto di vista evoluzionistico, cosa significa ingerire dolcificanti artificiali? Significa stimolare i recettori per il dolce, che in natura possono essere attivati solo con la frutta. Per cui la nostra reazione è di avere uno stimolo per l'appetito e assumerne di più, essendo ricca in nutrienti utili.

Quando però non arrivano i nutrienti, l'appetito rimane, e si tende a mangiare più del necessario.


Aggiornamento 16/7/2017


Una particolare variante genetica di FGF21 predispone per gradire il gusto dolce (e probabilmente anche l'alcol e il fumo).


Aggiornamento 23/7/2017

Abbinare una bibita dolce (sia contenente zucchero che dolcificanti artificiali) ad un pasto proteico (ma anche glucidico) costituisce una bomba metabolica perfetta per l'accumulo del grasso: infatti il consumo di energia e in particolare di grassi scende, mentre aumentano l'appetito e la preferenza per il junkfood


L' immagine dell'AICR spiega bene perché gli alimenti sono più processati meno sono nutrienti, ma semplicemente ricchi di calorie vuote e componenti non salutari.





Meglio mangiare poco dolce ogni tanto o rinunciarci? Rispondere all'esperimento della Università della Louisiana, il POUNDS Lost Study.
"Durante il trattamento di perdita di peso, la riduzione della frequenza di consumo di cibo spazzatura ha determinato la riduzione della voglia (desiderio) per tali alimenti.
Per ridurre il desiderio, i pazienti devono essere istruiti a diminuire la frequenza di questi alimenti, piuttosto che cercare di ridurre la quantità consumata.
Durante la perdita di peso e il mantenimento, gli individui con sovrappeso e obesità dovrebbero eliminare il cibo spazzatura dalla loro dieta, piuttosto che consumare piccole porzioni. Inoltre, durante una fase di dimagrimento, le associazioni dimostrano che se i desideri sono ridotti, si riduce anche il peso corporeo. Questi risultati supportano il modello di condizionamento delle voglie di cibo e indicano che la gente dovrebbe diminuire la frequenza di consumo di non salutari, se vogliono ridurre il desiderio di questi alimenti ".

Aggiornamento 27/7/2017
Il cibo spazzatura fa in modo che, a sua vista, spingono i neuroni della sazietà e si attivino quelli della fama. Per questo ci trasformiamo in zombie che non riescono a dire di no

Aggiornamento 8/8/2017

Basta una giornata di eccessi alimentari con cibo spazzatura per indurre un stato di insulino-resistenza che stimoli la deposizione di grasso piuttosto che la sua ossidazione. Anche in soggetti sani. Questo è probabilmente un meccanismo evolutivo che permetteva ai nostri antenati, sempre in penuria di cibo, di mettere da parte qualcosa per i periodi di magra.
Aggiornamento 12/9/2017
Il cibo spazzatura attiva le stesse aree cerebrali attivate dagli oppiacei, ma in realtà causando dipendenza perché il cervello tenderà a farci cercare di nuovo quella sensazione.
Qual è il cibo che attiva maggiormente i recettori? Le bevande con dolcificanti artificiali!

Aggiornamento 13/9/2017

Gli studi continuano a confermare come lo zucchero aggiunto attivi la via metabolica de novo lipogenesis nel fegato, che sintetizza nuovi grassi a partire dai carboidrati, mediata dall'ipersecrezione di insulina. Una costante introduzione di zuccheri è quindi legata all'accumulo di grasso corporeo.
Aggiornamento 19/9/2017
Contrariamente a quanto molti pensano, esiste un meccanismo fisiologico che si chiama "compensazione calorica", che serve a mantenere la composizione corporea stabile nel tempo. Mangiare più calorie viene compensato con un aumento della spesa energetica, e il peso non aumenta.
Questo meccanismo si perde nei bambini sovrappeso, soprattutto se assumono cibi spazzatura
Aggiornamento 30/10/2017

Lo zucchero interagisce coi nostri sistemi di ricompensa dopaminergici (reward) e predispone per le dipendenze, tra cui quella da oppiacei
Aggiornamento 13/11/2017
L'insulina, attraverso la proteina epatica mTORC1, regola la quantità di trigliceridi nel sangue, noto fattore di rischio cardiovascolare.

FGF21 sembra diminuire in proporzione ai carboidrati, mentre le proteine lo aumentano

Aggiornamento 19/11/2017

Gli effetti infiammatori degli zuccheri raffinati confrontati con quelli non sottoposti a trattamento industriali

Aggiornamento 13/12/2017
"Una dieta contenente grassi e carboidrati di alta qualità (cioè bassa in acidi grassi trans, ad alto contenuto di acidi grassi polinsaturi e con un basso indice e carico glicemico) piuttosto che grassi e carboidrati di bassa qualità è più importante della relativa quantità di questi nutrienti per la prevenzione del diabete di tipo 2"
"Nei paesi asiatici, come la Cina e la Corea del Sud, si è verificata una rapida transizione nutrizionale negli ultimi due o tre decenni che è stata caratterizzata dall'aumento dell'apporto di energia dagli zuccheri, dai prodotti animali e cereali raffinati e consumo ridotto di cereali, ed essa è uno dei maggiori responsabili dell'epidemia di diabete.
Anche la restrizione del cibo, ossia la malnutrizione per difetto (ad esempio, esposizione alla carestia) durante la prima infanzia potrebbe aumentare il rischio di diabete nei decenni successivi".

Aggiornamento 6/1/2018

I carboidrati ad alto indice glicemico, o comunque lo stimolo del gusto dolce (dolcificanti) sono quelli più legati alla dipendenza da cibo.

Aggiornamento 13/2/2018

Come mai chi ha l'insulina alta fatica a dimagrire? a parte che dovrebbe essere ben noto a chi ha dato un esame di fisiologia, purtroppo ancora oggi qualcuno dice che non conta nulla...
L'effetto è di inibire la funzionalità mitocondriale e il consumo di energia del tessuto adiposo bruno, mentre i grassi vengono spinti a depositarsi negli adipociti bianchi.

Il risultato netto è di limitare il dispendio calorico (se vogliamo farne una questione termodinamica)
Aggiornamento 13/4/2018
FGF 21, rilasciato in seguito all'assunzione di alcol, zucchero o dieta chetogenica, induce il meccanismo della sete.
Aggiornamento 18/5/2018
Finalmente una società scientifica mette nero su bianco che le calorie da zucchero sono più dannose delle altre per la salute cardiovascolare, anche senza aumento di peso.
Questo perché stimolano la produzione endogena di grassi (lipogenesi) e la deposizione di grasso viscerale.
Aspettiamo l'intervento del nostro ministro della salute che ci avvertirà che tagliare lo zucchero danneggia le industrie (soprattutto quelle farmaceutiche).
Inoltre, dopo il dimagrimento, la dieta ad alto indice glicemico (pur facendo perdere ugualmente peso) facilita il recupero del peso perso, a causa della ipersecrezione di insulina.
Non vi è sufficiente evidenza che i dolcificanti favoriscano l'aumento di peso.
Gli omega 6 sono protettivi rispetto ai grassi saturi.
Le conclusioni del Position Statement consigliano politiche per la prevenzione dell'obesità (favorire la diffusione dei cibi salutari rispetto a quelli insalubri e poveri di nutrienti) e la personalizzazione dell'alimentazione, in particolare a seconda del metabolismo glucidico

Aggiornamento 15/6/2018

In biologia spesso accade che 1 + 1 non faccia 2
I cibi che contengono sia grassi che carboidrati attivano maggiormente i circuiti della ricompensa (reward) e del piacere rispetto ai carboidrati o ai grassi assunti da soli. Le industrie ben conoscono questa situazione e per questo li inseriscono accoppiati nei loro prodotti.
"I nostri antenati cacciatori-raccoglitori mangiavano principalmente piante legnose e carne animale, hanno osservato i ricercatori. "In natura, i cibi ricchi di grassi e carboidrati sono molto rari e tendono ad avere fibre che rallentano il metabolismo", afferma Small. "Al contrario, è molto comune per gli alimenti trasformati avere alto contenuto di carboidrati e grassi."
Dopo l'addomesticamento di piante e animali e lo sviluppo della produzione di cereali e latticini circa 12.000 anni fa, aumentarono le opportunità di consumare grassi e carboidrati, ma i cibi industriali come le ciambelle, che possono contenere 11 grammi di grassi e 17 di carboidrati, esistono da solo 150 anni, non abbastanza a lungo per permetterci di sviluppare una nuova risposta cerebrale.
Gli scienziati ritengono che la nostra esperienza passata con le proprietà nutritive dei carboidrati stimoli il rilascio di dopamina nel cervello (si impara con l'esperienza) attraverso un segnale metabolico ancora sconosciuto. Questi tipi di segnali sembrano aiutare a regolare cosa e quanto mangiamo.
I ricercatori teorizzano che l'attivazione simultanea delle vie di segnalazione dei grassi e dei carboidrati attivi un effetto che la fisiologia umana non è in grado di gestire evolutivamente. Coerentemente con questo suggerimento, i roditori che hanno accesso solo ai grassi o ai carboidrati regolano il loro apporto calorico giornaliero totale e il peso corporeo. Ma dato l'accesso illimitato a grassi e carboidrati, prendono rapidamente peso".
Aggiornamento 5/10/2018

Per anni ci hanno detto di mangiare "tutto in moderazione", ma oggi si scopre che questo consiglio non aveva nessun supporto scientifico. Che vuol dire moderazione? Per qualcuno può essere una volta al giorno, per altri una volta a settimana, per altri ancora una al mese.
L'evidenza attuale, riportata da un'indicazione ufficiale della American Heart Association, dimostra che un'alta diversità di alimenti non significa maggiore salute né nutrizione ottimale. Anzi può significare introduzione di cibi poco sazianti che ci portano a mangiare di più, ridurre i nutrienti e favorire l'aumento di peso soprattutto negli adulti . In pratica è finita l'epoca di tutte le calorie sono uguali.


Quindi le nuove indicazioni si concentrano sul privilegiare i gruppi di alimenti ricchi di nutrienti (frutta e verdura, cereali integrali, latticini sgrassati, pollame e pesce, oli vegetali non tropicali) e ridurre cibi preparati e poveri di nutrienti, contenenti grassi saturi o peggio trans, sodio, carni rosse, dolci e bevande zuccherate.

Aggiornamento 15/10/2018


Nel modello animale, la dieta con cibo spazzatura altera i circuiti nervosi della ricompensa (dopaminergici mesolimbici) per le 3 generazioni successive, in modo da essere propensi a sviluppare obesità dovuta alla dipendenza da cibo.

Aggiornamento 1/12/2018

Da un articolo del prof Ludwig.

Si sa dagli anni 50 del secolo scorso che chi si mette a dieta va a riprendere peso. E questo dipende soprattutto dal fatto che il metabolismo cambia. Non è solo una questione di volontà: nella battaglia tra volontà e metabolismo, il secondo vince.
La spiegazione può essere data dal modello carboidrati-insulina, al di là del dispendio calorico: lo studio effettuato in random ha dimostrato come le persone che hanno utilizzato una dieta low carb dimagrivano meglio e avevano maggiore dispendio energetico. E questo è durato 3 anni.
Infatti "Secondo l'ultimo studio del prof Ludwig, sostenitore del modello carboidrati-insulina, a parità di calorie le persone con dieta lowcarb hanno maggiore spesa energetica, specie se hanno insulina alta.
La grelina, ormone della fame e del risparmio energetico, e la leptina, ormone che aumenta nel sovrappeso e non funziona più correttamente nello stimolare la spesa energetica, si sono ridotti.
L'effetto di "vantaggio metabolico" si è mantenuto nel tempo, mettendo in evidenza che le calorie da carboidrati fanno ingrassare (o meglio sono più legate all'aumento di peso) più di quelle da grassi, nonostante il calo fisiologico della spesa energetica sia comunque presente."

Ludwig accusa inoltre il suo "rivale" KD Hall di aver falsificato i dati nella sua revisione del modello, perché si continui a sostenere che tutte le calorie sono uguali, e gli risponde alle criticità su questo lavoro.

Aggiornamento 13/12/2018


La grelina è un ormone che viene prodotto lontano dai pasti. Aumenta la motivazione per il cibo e rallenta il metabolismo. Nella nostra storia evolutiva è stata molto importante, perché in tempi di carenza di cibo spingeva i nostri antenati a rischiare la vita andando a caccia per procurarsi da mangiare e lottando con animali che non erano tanto d'accordo a sacrificarsi. Oggi, in tempi di abbondanza, il risultato è che saltando i pasti aumentiamo la grelina, e questa aumenta la sensibilità per gli odori e così la motivazione, attraverso la dopamina dei circuiti di ricompensa, per i cibi spazzatura


Aggiornamento 26/12/2018
Le persone con iperinsulinemia, anche apparentemente sane, tendono a mettere più grasso e hanno più disfunzioni metaboliche. 
In queste persone i livelli circolanti di substrati gluconeogenici - come lattato, alanina e glutammato (amminoacidi non essenziali) - sono tutti aumentati, insieme ai substrati lipidici, che forniscono l'energia per la gluconeogenesi, favorendo un ulteriore innalzamento della glicemia che fa rilasciare altra insulina, creando così un circolo vizioso.


Aggiornamento 2/1/2019

Quando ingeriamo cibo palatabile, come il milkshake, il cervello ha 2 "botte" di dopamina: quando ingeriamo e quando il cibo raggiunge lo stomaco. Questo rilascio correla con la dipendenza da cibo

Aggiornamento 4/3/2019

Negli USA hanno fatto fare colazione in classe per promuoverla e ridurre l'obesità... solo che i bambini sono ingrassati! Forse perché facevano colazione con cereali raffinati e dolci?

Aggiornamento 12/3/2019

La marijuana aumenta l'appetito e il desiderio di cibo spazzatura, agendo sui centri della fame e del comportamento alimentare modulati dai recettori per gli endocannabionoidi


Aggiornamento 20/3/2019
Perché non tutti, anche a parità di dieta (di tipo occidentale) diventano obesi? Gli effetti genetici e/o epigenetici e i fattori comportamentali sono importanti modulatori e moderatori del bilancio energetico.
"Ovviamente, negli esseri umani i moderatori potrebbero anche includere il comportamento appreso o adottato tra cui ritmi del pasto, spuntini, modelli alimentari (come ricompensa con dolci), predilezione per l'esercizio fisico o giochi sedentari (al computer) e altri fattori.
Oltre a tali differenze comportamentali, i fattori biologici (inclusa la mancanza o la bassa qualità del sonno, i fattori psicologici, lo stigma del peso e la discriminazione) possono avere un effetto importante sull'aumento di peso"
Tra i fattori che influenzano la spesa energetica, invecchiamento, fattori neuroendocrini, termogenesi, grasso bruno, ridotta muscolatura, microbiota, farmaci.

Aggiornamento 6/4/2019

Il cibo spazzatura stimola la deposizione di grasso addominale. Per ogni 10% di calorie in più da cibo industriali, la circonferenza addominale di un bambino aumenta di 0,7 cm tra i 4 e gli 8 anni.
I problemi al metabolismo glucidico solitamente si manifesteranno dopo gli 8 anni.
"Diversi meccanismi possono spiegare la relazione tra un consumo maggiore di cibi ultra-elaborati e l'obesità addominale. Tali prodotti sono squilibrati dal punto di vista nutrizionale e contribuiscono ad un aumento significativo dell'apporto energetico quotidiano a causa del loro contenuto eccessivo di zuccheri, grassi trans e saturi, e determinano minore stimolo della termogenesi se confrontati con alimenti non elaborati. Inoltre, i cibi ultra-elaborati sono altamente appetibili e possono portare all'interruzione dei segnali di fame e sazietà.

Un altro aspetto preoccupante è l'aumento dell'assunzione di sostanze artificiali aggiunte ai prodotti alimentari ultra-trasformati dall'industria. La ricerca indica che il fruttosio artificiale può contribuire all'obesità modulando il microbiota intestinale, i dolcificanti artificiali possono contribuire all'aumento di peso stimolando la secrezione basale di insulina e il solfito di sodio, il benzoato di sodio e la curcumina possono promuovere l'obesità diminuendo la secrezione di leptina".

Aggiornamento 10/4/2019

I circuiti nervosi della dipendenza da alcol e da cibo spazzatura sono gli stessi

Aggiornamento 18/5/2019

Il consumo di bibite e succhi di frutta zuccherati è legato ad aumento della mortalità. Questo perché il consumo di fruttosio può stimolare una risposta ormonale che promuove la deposizione di grasso a livello centrale. Una maggiore adiposità centrale è un fattore di rischio di malattia cardiovascolare riconosciuto da tempo. Inoltre, la ricerca suggerisce che le calorie consumate in forma liquida possono aumentare il rischio di obesità perché non si ha un’adeguata risposta metabolica
Aggiornamento 3/6/2019

L'ingestione contemporanea di zuccheri e grassi aumenta i grassi nel sangue (lipemia) molto più dei grassi abbinati alle proteine. In particolare il fruttosio aumenta i trigliceridi plasmatici e la produzione endogena di grassi (acido palmitico).
Le fibre invece riducono la lipemia postprandiale. Ecco perché mangiare un frutto a fine pasto o un dolce ha un effetto ben diverso.
Aggiornamento 27/6/2019

Nonostante sia una malattia tipica dell'adulto e del'anziano, gli eccessi alimentari che oggi sono molto diffusi rendono possibile ammalarsi di diabete di tipo 2 da giovani. Questo è dovuto soprattutto all'ambiente obesogeno che ci circonda, con poca attività fisica e alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti.
Tanto prima ci si ammala, tanto più si sottopone l'organismo a uno stress che porta a perdita della vista, malattie cardiovascolari, tumori, neuropatie, steatosi epatica, apnee notturne.
Dal punto di vista nutrizionale (e non solo), le ultime linee guida prevedono un approccio più "aggressivo" al fine di prevenire o ritardare le complicanze, consigliando "l'alimentazione per i giovani con diabete di tipo 2, come per tutti i bambini, dovrebbe concentrarsi su abitudini alimentari salutari che enfatizzino il consumo di alimenti ricchi di nutrienti e di alta qualità e riducano il consumo di alimenti densi di calorie, poveri di nutrienti, in particolare bevande zuccherate".

Aggiornamento 3/8/2019

Marion Nestle, docente di nutrizione e in prima linea per una scienza dell'alimentazione libera dal conflitto d'interessi, riassume così gli ultimi studi sul junk food: "Il messaggio è chiaro: il cibo spazzatura incoraggia l'introduzione dell'eccesso di cibo; mangiare troppo significa assumere più calorie; più calorie significa più peso. Mangiare un sacco di cibo spazzatura è sufficiente a causare l'obesità".

Aggiornamento 23/8/2019
Bibite zuccherate durante un'attività sedentaria sono una combinazione metabolica letale, che aumenta glicemia e insulina e predispone per l'aumento di peso.

Aggiornamento 31/8/2019
I topi obesi hanno minore risposta cerebrale al gusto, e questo li spinge a saziarsi di meno con lo stesso pasto rispetto ai magri e a mangiare di più
Aggiornamento 21/9/2019

Un post di Emanuele Giordano sull'insulina
PERCHE' S'INGRASSA? E PERCHE' SI RISCHIA DI DIVENTARE O SI DIVENTA OBESI?
La risposta è: perché nelle 24 giornaliere producete troppa insulina.
Prendiamo il diabete di tipo 2, detto senile perché prima compariva in tarda età, mentre adesso l’età media della sua comparsa sta scendendo, tanto che per il 2025 si passerà dai circa 2,6 milioni di casi odierni in Italia al raddoppio di questo numero. Nel diabete di tipo 2 c’è resistenza insulinica, cioè le cellule resistono all’azione dell’insulina che servirebbe a far entrare più facilmente il glucosio nelle cellule per utilizzarlo come benzina. La conseguenza è che il pancreas a fronte di questa resistenza aumenta ancora la produzione di insulina nel tentativo vano e marginale di riuscire a spostare il glucosio dal torrente ematico a dentro le cellule.
Diciamo che ci troviamo in questo caso di fronte a un automobile che nonostante la tanga della macchina piena, invece di mandare la benzina nella camera a scoppio di combustione della benzina, per produrre l’energia che serve a far girare l’albero motore e muovere l’automobile, finisce per allagare tutto l’abitacolo facendoci annegare.
Ecco cosa fa il glucosio quando non va dove dovrebbe andare.
Diciamo anche che un 30% di persone sono asintomatici nonostante lo squilibrio glicemico e l’intolleranza al glucosio o sono prediabetici. Per ogni soggetto diabetico ce ne sono 4 in condizioni prediabetiche.
Quando un soggetto ha un diabete di tipo 2 e resistenza insulinica, si somministrano principalmente farmaci della categoria degli ipoglicemizzanti. Sospendiamo per un attimo la spiegazione di come funzionano questi ipoglicemizzanti, lo vedremo in un altro post. Se questi ipoglicemizzanti non riescono a raggiungere lo scopo, spesso si passa alla somministrazione di insulina. Ma la mia domanda è? Come è possibile concepire di dare altra insulina a un soggetto che ha già resistenza insulinica e che quindi ha già di per se livelli nelle 24 ore alti di insulina, dandogli ancora insulina. Certo la glicemia si abbassa, che è lo scopo di questa procedura, ma il paziente non dimagrisce, anzi ingrassa. Questo dovrebbe essere ovvio, dato che l’insulina è il più anabolico degli ormoni e fa aumentare il grasso. Si risponde generalmente nella maniera più banale e reattiva: ma così la glicemia è tenuta sotto controllo! E così sembra ogni problema e danno risolto. Ma, non è così. Più insulina più invecchiamento e malattie in formazione!
Vediamo il rovescio della medaglia. Cioè se produco meno insulina nelle 24 ore perdo grasso. Quale è la situazione estrema di questa affermazione? Risposta: il diabete di tipo 1, detto giovanile. Questo diabete da cosa è caratterizzato? Dal fatto diverso dal diabete di tipo 2, per cui di insulina non ne produce che pochissima il pancreas, o niente, con la conseguenza senza la presenza dell’ormone anabolico che il diabetico di tipo 1 perde peso, perde massa magra muscolare, ha difficoltà nella sintesi di tante proteine, perché la sintesi proteica richiede livelli normali di insulina. Il diabetico di tipo 1 non trattato ha una drammatica perdita di peso.
Quindi, dopo questa analisi, dobbiamo concludere che la principale e quasi sempre causa maggioritaria dell’aumento di grasso corporeo fino ad arrivare all’obesità è l’aumento quotidiano nelle 24 ore dell’insulina. Ora, finalmente, abbiamo una idea verso cui dirigerci per impedire che questo accada.
Infine, per scoprire l’intolleranza al glucosio più dei classici esami rivolti ai pazienti diabetici quali la glicemia a dgiuno o random, test di carico, è utile la determinazione della emoglobina glicosilata. Gli autori dell’Health Technology Assessment lo consigliano per individuare i pazienti a rischio (per etnia, familiarità, età, BMI o circonferenza addominale, iperlipidemia, ipertensione), impostando valori di cut off inferiori del 5,9% a quelli di soglia per la diagnosi del Diabete (Screening for diabetes and prediabetes, Lancet 2007)
Aggiornamento 27/9/2019
Il magnesio è un minerale fondamentale per la gestione della glicemia. La sua carenza aumenta la produzione di insulina, che a sua volta stimola l'escrezione urinaria di magnesio, creando un circolo vizioso molto pericoloso per la salute. La supplementazione di magnesio deve essere valutata nelle persone diabetiche.

Aggiornamento 7/10/2019

Il fruttosio è tossico per i mitocondri, soprattutto nell'ambito di una dieta ad alto contenuto di grassi (guarda caso entrambi gli ingredienti sono contenuti nel cibo spazzatura).
Il fruttosio modifica il metabolismo dei mitocondri e le loro proteine, riducendo le capacità ossidative e aumentando la sintesi di grassi, e "questo potrebbe contribuire all'associazione dell'elevata assunzione di fruttosio con lo sviluppo dell'obesità e delle sue complicanze metaboliche".
Aggiornamento 1/11/2019
Eliminare le bevande zuccherate in un ufficio per 10 mesi ha contribuito a ridurre la circonferenza addominale tra gli impiegati
Aggiornamento 4/11/2019

Il peso corporeo è regolato da un complesso sistema neuro-ormonale. "In sostanza, i segnali coinvolti nella regolazione omeostatica dell'assunzione di cibo, del bilancio energetico e del peso corporeo sono integrati centralmente nel nucleo arcuato dell'ipotalamo, nel tronco cerebrale caudale e in parti della corteccia e del sistema limbico". La spesa energetica viene adattata all'introduzione di cibo.
È stato suggerito che, piuttosto che qualcosa di "sbagliato" nel controllo omeostatico dell'assunzione di cibo, il sistema non è sufficientemente calibrato per far fronte a cambiamenti ambientali radicali e, quindi, "sopraffatto" in modo che il sistema edonistico diventa una forza trainante per spingere al consumo eccessivo.
I grassi saturi sono un esempio di nutriente che infiamma l'ipotalamo e ne altera la funzione.
In particolare il sistema si attiva per favorire il recupero del peso perso in seguito a restrizione calorica, aumentando l'appetito, riducendo la sazietà e il consumo energetico.
In questo modo solo una dieta "amica" dell'ipotalamo, che riduca l'infiammazione e favorisca la sazietà, senza stimolare le vie edonistiche, può avere successo nel lungo termine. Decidere di dimagrire sul lungo termine è come decidere per quanto trattenere il fiato o quando far battere il cuore.
In tabella i fattori ambientali che favoriscono l'aumento di peso.

Aggiornamento 21/11/2019
Mangiare soprattutto la sera si lega a scarsa salute cardiovascolare nelle donne
Aggiornamento 21/12/2019
Due medici trentini raccontano, nel loro case-study, come lo zucchero sia correlato con i dolori reumatici del loro paziente. L'uomo, 66 anni, ha visto scomparire i suoi dolori tendinei e articolari escludendo lo zucchero, e quando l'ha reintrodotto per alcune feste, i dolori si sono ripresentati. I medici spiegano il nesso: lo zucchero attiva mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, presente in qualsiasi cellula. In quelle immunitarie questa proteina attiva l'infiammazione, e stimola le cellule Treg (antinfiammatorie) a trasformarsi in Teff, produttrici di citochine infiammatorie.
Concludono gli autori scrivendo "Gli individui possono cercare di evitare l'assunzione di zucchero e/o gli eccessi alimentari in generale e provare a fare più attività fisica e/o digiuni (sotto controllo) e osservare se questo è seguito da benefici per la salute a breve termine. I benefici a lungo termine di tali comportamenti riguardo alla salute e alla prevenzione delle malattie sono stati per lungo tempo ampiamente accettati e dimostrati da studi epidemiologici e interventistici".
Aggiornamento 8/1/2020
La dopamina è un neurotrasmettitore coinvolto nella dipendenza da cibo, e "oltre a fornire segnali edonistici attraverso il circuito mesolimbico, ostacola anche il segnale di sazietà tra i pasti, gestito da un pacemaker circadiano centrale nell'ipotalamo, contribuendo all'eccessivo apporto calorico". La dopamina è quindi rilasciata in seguito a ingestione di cibo spazzatura, ricco di calorie ma povero in nutrienti. "Lo stile di vita con alimentazione continua (snacking) e luci sempre accese influenza il modo in cui il corpo utilizza l'energia", ha detto il prof Guler. "Altera il metabolismo - come dimostra il nostro studio - e porta all'obesità, che causa malattie. Stiamo imparando che quando mangiamo è importante tanto quanto mangiamo. Una caloria non è solo una caloria. Calorie consumate tra i pasti o fuori orario vengono immagazzinate come grassi, e questa è la ricetta per una cattiva salute".
Aggiornamento 20/3/2020
Si parla spesso del legame tra ingestione di carboidrati, in particolare fruttosio, e sintesi dei grassi endogena.
Il consumo di grandi quantità di fruttosio (esempio: bibita zuccherata) attiva la de novo lipogenesi (DNL, sintesi dei grassi) grazie all'acetato. "Un doppio meccanismo può spiegare il più alto potenziale lipogenico del fruttosio rispetto al glucosio, almeno nel contesto del consumo di zucchero ad alte dosi, in quanto l'intestino tenue assorbe rapidamente anche grandi carichi di glucosio, mentre il fruttosio raggiunge il microbiota intestinale, che genera acetato. Se ingerito più gradualmente, il fruttosio può stimolare la DNL in modo ACLY-dipendente (ATP citrato liasi dipendente, enzima attivato dai carboidrati, che genera acetilCoa, base di partenza per i grassi e il colesterolo). Tuttavia, anche l'acetato di altre fonti è facilmente disponibile per il fegato, il che rende ACLY disponibile per DNL anche quando il fruttosio viene gradualmente consumato. L'acetato è probabilmente insufficiente per innescare un aumento di DNL in assenza del segnale lipogenico derivato dallo zucchero. Pertanto, sarà importante definire come il fruttosio interagisce con fonti alimentari di acetato come etanolo e fibre fermentabili. I dati attuali mostrano un'interazione precedentemente non apprezzata tra la dieta, il microbioma intestinale e il metabolismo degli organi che contribuisce alla steatosi epatica indotta dal fruttosio." In pratica sembra che lo zucchero abbia un ruolo chiave per la sintesi endogena dei grassi (e il loro accumulo nel fegato).
Aggiornamento 17/4/2020
Scoperto nei vermi un circuito neuronale che influenza la deposizione e l'ossidazione di grasso, legato ai neuroni olfattivi. Probabilmente è presente anche negli animali superiori. "Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, è possibile che alcuni profumi possano innescare cambiamenti nel metabolismo dei grassi con conseguente perdita di peso", ha detto Wang, uno dei ricercatori. "Potremmo dover guardare non solo ciò che mangiamo, ma anche ciò che sentiamo."
Aggiornamento 21/5/2020
La cannella, alla dose di 2g per 3 mesi, riduce peso, massa grassa e circonferenza addominale, soprattutto nelle persone con BMI sopra i 30kg/m^2 e sotto i 50 anni. Migliora inoltre i parametri legati alla sindrome metabolica (glicemia, colesterolo, emoglobina glicata, trigliceridi), migliora la sensibilità insulinica, rallenta l'assorbimento intestinale di glucosio, modula il metabolismo glucidico, riducendo la gluconeogenesi e aumentando il glicogeno epatico. Inoltre si riduce l'assorbimento del chilomicroni (grassi) portando così alla riduzione della sintesi e della conservazione del grasso e al miglioramento delle misure antropometriche. Aumenta la tristetraprolina, una proteina con effetto antinfiammatorio. La revisione si conclude suggerendo il suo uso come integratore dimagrante nella gestione dell'obesità
Aggiornamento 22/5/2020
Le calorie sono tutte uguali? mentre questo può essere vero genericamente a livello di persone normali, non lo è sicuramente nel caso patologico. La steatosi epatica è una condizione di accumulo di grasso nel fegato, tessuto che normalmente ne ha in minima quantità. Non esistono trattamenti farmacologici approvati per questa condizione, tipica del sovrappeso e del diabete. La dieta chetogenica, così come la dieta lowcarb, migliorano questa condizione e possono così essere considerate alla stregua di un farmaco. "La convinzione comune che aumentare l'assunzione di grassi nella dieta porta inevitabilmente al fegato grasso e previene la perdita di massa grassa è stata recentemente smentita da un esperimento elegante, dimostrando che una dieta ad alto contenuto di grassi e normocalorica inibisce la de novo lipogenesis (sintesi dei grassi endogena) e induce l'ossidazione degli acidi grassi, portando a perdita di peso e riduzione del contenuto di grasso epatico". Al contrario, una dieta ipercalorica bilanciata (cioè sia con carboidrati che grassi) riduce l'ossidazione intraepatica dei grassi e aumenta la lipogenesi a partire principalmente dai carboidrati e non dai substrati lipidici, portando allo sviluppo della steatosi. Questi effetti sono dovuti principalmente ai livelli di insulina, spinti soprattutto dall'introduzione di carboidrati, che controllano l'ossidazione dei grassi, come ci insegnano al secondo anno di università.
Aggiornamento 28/5/2020
Nelle persone che hanno perso peso, l'alimentazione iperglucidica aumenta il rapporto insulina/glucagone rispetto a una dieta lowcarb. Questo rende l'energia del cibo meno disponibile, bloccando l'ossidazione dei grassi soprattutto nel periodo postprandiale, "indirizzando" i grassi all'accumulo piuttosto che alla fornitura di energia, in accordo col modello carboidrati-insulina del prof Ludwig
Aggiornamento 2/6/2020
Come la stimolazione dei recettori del gusto interferisce con la regolazione ipotalamica del peso corporeo, attraverso il nervo vago e gli ormoni gastrointestinali: chi ha maggiore sensibilità mangia meno perché si sazia prima. Questi sensori sono presenti non solo sulla lingua ma in tutto il tratto gastrointestinale
Aggiornamento 5/6/2020
Un modello animale mostra come l'insulina e l'ingrassamento siano effettivamente collegati ai carboidrati
Aggiornamento 21/6/2020
Il meccanismo che lega insulina e vie anaboliche nel tessuto adiposo, tra cui immagazzinamento dei grassi sotto forma di trigliceridi
Aggiornamento 4/7/2020
Il fruttosio quando arriva al fegato stimola la lipogenesi, ossia la produzione di grassi a partire da altre molecole (solitamente metaboliti dei carboidrati). Questo non succede se le quantità di fruttosio sono piccole, perché l'intestino lo catabolizza e gli impedisce di arrivare al fegato. Se invece le quantità sono alte (dolci, zucchero, bibite zuccherate) si supera la capacità di "scudo" dell'intestino. E così le calorie vengono più facilmente immagazzinate Nell'uomo sano questa via metabolica è poco attiva, ma in una persona con steatosi il grasso endogeno epatico può essere fino al 38%. Anche l'infiammazione intestinale (colite) può ridurre la funzione di scudo. Non a caso MICI, diabete e steatosi vanno spesso a mano presa, e per queste persone evitare il fruttosio industriale è d'obbligo. Nonostante contenga fruttosio, la frutta sembra essere salutare, probabilmente perché il suo contenuto di fibre rallenta l'assorbimento del fruttosio. Una teoria simile è stata formulata dal prof Dioguardi per l'aminoacido glutammina.
Aggiornamento 23/9/2020

Senza variare calorie e percentuali di macronutrienti, in persone obese, in una dieta in cui si aumentano le bibite gassate come fonte di carboidrati vi è una spesa energetica inferiore di 136 kcal al giorno. Questo indica un effetto negativo di rallentamento del metabolismo, che si tradurrebbe in un aumento di peso di 7 kg all'anno

Aggiornamento 12/3/2021

Secondo una metanalisi, le diete lowcarb nelle prime 2 settimane riducono la spesa energetica, e successivamente si hanno degli adattamenti fisiologici per cui il dispendio energetico aumenta di 50 Kcal ogni 10% di riduzione di calorie da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo in base al quale la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico (prodotto matematico dell'indice glicemico e della quantità di carboidrati) sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando parte dell'aumento dell'apporto energetico (negli ultimi anni) ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità". Si sottolinea come sempre il possibile effetto individuale: "In considerazione della complessità dei meccanismi fisiologici e della variabilità interindividuale nella risposta, potenzialmente correlata a fattori comportamentali o fattori biologici come la secrezione di insulina, saranno necessari studi di alta qualità con disegni diversi per chiarire ulteriormente come i macronutrienti influenzano il metabolismo energetico e l'accumulo di grasso, con attenzione a sottogruppi potenzialmente suscettibili e tradurre i risultati in interventi clinici e messaggi di salute pubblica"

Aggiornamento 15/3/2021

80 grammi al giorno di fruttosio o di saccarosio (zucchero da tavola), ma non di glucosio, aumentano la lipogenesi epatica (produzione di grassi nel fegato), senza eccesso calorico.
"L'aumento dell'attività lipogenica epatica può promuovere perturbazioni metaboliche a lungo termine".

Aggiornamento 15/4/2021

La quantità di carboidrati nella dieta induce effetti potenzialmente clinicamente rilevanti sull'attività nelle regioni del cervello coinvolte nell'equilibrio energetico, nella ricompensa e nella dipendenza. In contesti non sperimentali, una maggiore attivazione dei segnali di ricompensa potrebbe stimolare l'assunzione di cibo "edonico", propagando cicli di eccesso di cibo che potrebbero impedire il mantenimento della perdita di peso a lungo termine. Questi risultati sollevano la possibilità che l'assunzione cronica di carboidrati stimoli le vie della ricompensa in una certa misura analogamente alle droghe d'abuso, suscitando comportamenti e risposte neurobiologiche che possono manifestarsi come "dipendenza da cibo". L'insulina gioca un ruolo importante nella stimolazione dei centri cerebrali, e per questo una dieta low-carb potrebbe ridurre questa dipendenza e favorire il mantenimento del peso perso.

Aggiornamento 14/4/2022

L'insulina basale determina le dinamiche del dimagrimento. L'insulina è l'ormone principalmente coinvolto nell'immagazzinamento dei grassi, ma ha una certa influenza anche sul consumo energetico e chi ha insulina alta ha maggiore rischio di recupero del peso.
"I partecipanti con una maggiore secrezione di insulina hanno perso meno peso come massa grassa, hanno perso più peso come massa magra e avevano una maggiore adiposità centrale rispetto a quelli con una minore secrezione di insulina. Allo stesso modo, i cambiamenti avversi della composizione corporea sono stati previsti da una maggiore resistenza all'insulina ai livelli basali. Questi risultati suggeriscono che le differenze nelle dinamiche dell'insulina possono influenzare la partizione del substrato metabolico e l'ossidazione dei grassi durante la restrizione energetica, con implicazioni per il successo a lungo termine del mantenimento della perdita di peso e della salute cronica.
L'eccessiva riduzione della massa magra durante la perdita di peso tende a diminuire il dispendio energetico, richiedendo una restrizione energetica sempre più severa per sostenere la perdita di peso in corso e un minore apporto energetico di mantenimento per prevenire il recupero del peso. Inoltre, la perdita di massa magra può stimolare meccanismi compensatori, incluso l'aumento della fame. Questi aspetti promuovono l'aumento di grasso corporeo".
La medicina di precisione ha quindi il compito di capire quali alimenti possono mantenere i livelli di insulina inferiori, solitamente proteine e alimenti con indice glicemico basso. Anche la dieta chetogenica può favorire un più favorevole utilizzo dei nutrienti massimizzando la lipolisi e salvaguardando il muscolo.

Aggiornamento 24/4/2022

Sebbene un ruolo causale tra le diete ad alto ad alto indice glicemico e l'aumento di insulina e l'aumento di peso non sia stabilito, alcune prove suggeriscono la possibilità. Per esempio in uno studio controllato l'aumentata secrezione di insulina conseguente all'introito di carboidrati riduce la respirazione mitocondriale e induce uno stato metabolico che favorirebbe la deposizione di grasso anziché la sua ossidazione, diminuendo la spesa energetica totale.
"Anche un piccolo spostamento nella partizione del substrato energetico dall'ossidazione allo stoccaggio, dell'ordine di 1 g di grasso corporeo al giorno, potrebbe avere un impatto importante sulla predisposizione all'obesità a lungo termine. Però non possiamo attribuire definitivamente gli effetti osservati alla riduzione dell'insulina in sé, poiché altri aspetti della dieta (ad esempio, profilo degli acidi grassi) o influenze indirette (ad esempio, il microbioma) possono essere coinvolti nei meccanicismi".

Aggiornamento 14/10/2022

Lo zucchero stimola i recettori per il dolce. Il consumo eccessivo provoca una riduzione della percezione del gusto, mentre ridurlo la aumenta. Non si modifica il numero delle papille gustative ma si riduce il numero di cellule recettrici. Viene in pratica ridotta la trasmissione ai nervi del sapore dolce.
Somministrando solo acqua, in 4 settimane la percezione del gusto torna ai livelli basali, dimostrando grande plasticità e capacità di adattamento del sistema

Aggiornamento 4/12/2022

La riduzione delle proteine può portare il corpo a desiderare maggiormente il cibo spazzatura, che nonostante non sia ricco di proteine, fornisce energia pronta e va a supplire la carenza. La necessità umana di proteine "spinge" il consumo eccessivo di grassi e carboidrati, dato che le proteine sono contenute "diluite" in questi alimenti. Gli autori chiamano questo meccanismo "leva proteica" e risulta supportato sia da studi RCT che da osservazioni nel mondo reale.
Nello studio l'introito energetico totale è inversamente proporzionale alla concentrazione proteica del pasto e queste calorie vengono in particolare dai cibi altamente palatabili.
Questo meccanismo può essere tra i responsabili dell'epidemia di obesità, in quanto favorisce nel complesso un bilancio energetico positivo e non fornisce una sufficiente quantità di proteine per sostenere la massa magra.
Gli autori dello studio sottolineano anche che le diete delle zone blu (quelle con la maggiore longevità e migliore salute generale) sono solitamente a contenuto proteico medio-basso, ma contemporaneamente a scarso contenuto di carboidrati a veloce assorbimento. In tale contesto la presenza di fibre contrasterebbe la fame indotta dal minor apporto proteico, favorendo in generale una migliore salute.

Aggiornamento 6/3/2023

Il grasso bruno è presente nelle persone in diverse quantità. Si tratta di un particolare tipo di grasso che dissipa come calore l'energia consumata nei suoi mitocondri (termogenesi). Pur essendo piccola in valore assoluto, la quantità di calorie consumata è comunque importante, tant'è che le persone con più grasso bruno hanno meno tendenza all'obesità e alle malattie metaboliche. Negli studi sui topi emerge che un esposizione acuta a una dieta ad alto contenuto di zucchero aumenta la termogenesi, ma un uso cronico di zucchero la riduce, nonostante aumenti la massa del grasso bruno. Si riduce in generale la capacità di consumare energia ma aumenta quella di metterla da parte, insieme alla produzione di trigliceridi. Ebbene sì, quello che mangiamo può influenzare la spesa energetica.

Aggiornamento 5/10/2023

Ennesima puntata della telenovela Ludwig. Il prof ci spiega le debolezze del modello del bilancio energetico (EBM) e i punti di forza di quello insulina-carboidrati (CIM).
Gli ormoni gestiscono, a livello centrale, la fame e il dispendio energetico. Come possono non essere considerati? 
Soprattutto il rapporto insulina/glucagone gestisce il partizionamento dei nutrienti.
Alla fine anche Ludwig ammette che il modello non spiega completamente l'obesità, arrivando a un compromesso dove si integrano i 2 modelli.
"Gli aspetti edonistici e di ricompensa del cibo potrebbero indurre le persone a mangiare più del necessario per soddisfare il fabbisogno energetico, come postulato dall’EBM (che comprende un meccanismo di “spinta”). Quindi, nella tarda fase postprandiale, le risposte ormonali anaboliche al pasto potrebbero intrappolare quelle calorie in eccesso nel tessuto adiposo e sopprimerne il rilascio, come specificato nel CIM (un meccanismo di "trazione"), contribuendo a un circolo vizioso di eccesso di cibo e aumento di peso. I contributi relativi di questi meccanismi possono variare tra le persone, con diversa fisiologia (ad esempio la secrezione di insulina), stato di salute metabolica e per altri motivi, spiegando parte dell’eterogeneità in risposta a diverse diete dimagranti. Per quanto riguarda le implicazioni per la salute pubblica, i prodotti a base di cereali raffinati e gli zuccheri aggiunti costituiscono un ovvio obiettivo di intervento, identificato da entrambi i modelli, anche se per ragioni diverse (ma potenzialmente sinergiche)".