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martedì 15 settembre 2020

Coronavirus e COVID19: come difendersi dalle bufale

Articolo divulgativo (ma referenziato scientificamente), mi auguro a misura di non addetto ai lavori, in cui cerco di smentire alcune delle fake news sul coronavirus SARS-CoV2 e la malattia COVID-19 che ne deriva, che attualmente ha causato quasi un milione di morti nel mondo. Purtroppo non vedere da vicino la malattia ci spinge a sottovalutarla, e vedo anche le bacheche dei miei amici piene di complottismo supportato da zero prove. 
L'introduzione è presa da un articolo di JAMA, giornale dei medici americani, chi non fosse interessato può saltare alla seconda parte 😉


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La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) è una malattia causata da un nuovo coronavirus, la sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2).

I coronavirus sono una delle cause del comune raffreddore, ma il SARS-CoV-2, che probabilmente proveniva dai pipistrelli, causa una malattia più grave in molti pazienti.

Sintomi e diagnosi

I sintomi si verificano in media circa 5 giorni dopo l'esposizione al virus. Quasi tutti i pazienti sviluppano sintomi entro 12 giorni. Pertanto, un autoisolamento di 14 giorni è raccomandato per le persone che sono state probabilmente esposte al virus. I sintomi più comuni sono tosse, febbre e mancanza di respiro; la maggior parte dei pazienti con COVID-19 ne ha almeno 1. Altri sintomi comuni includono dolori muscolari, affaticamento, nausea, vomito e diarrea. Le persone possono anche avere una perdita o un cambiamento nel senso del gusto e dell'olfatto.

COVID-19 viene tipicamente diagnosticato da un tampone del naso che misura il coronavirus. Esistono anche esami del sangue che possono misurare l'esposizione recente al virus, ma questi non mostrano risultati positivi fino a 1-3 settimane dopo l'inizio dell'infezione.

Progressione e trattamento della malattia COVID-19

Il virus in genere entra attraverso gli occhi, la bocca o il naso, quindi viaggia lungo la gola, dove può causare la tosse. In alcuni pazienti, il virus entra nei polmoni e può causare polmonite. La polmonite porta al liquido che riempie le sacche d'aria nei polmoni, il che rende difficile la respirazione. La maggior parte dei pazienti con polmonite deve essere ricoverata in ospedale e trattata con ossigeno. Alcuni pazienti si ammalano gravemente e necessitano di supporto vitale come la ventilazione meccanica. Circa 1 paziente su 20 con COVID-19 muore. Tuttavia, i tassi di mortalità variano notevolmente in base all'età, da 1 su 900 pazienti di età compresa tra 18 e 29 anni a 1 su 34 di età compresa tra 50 e 64 anni e 1 su 3 di età pari o superiore a 85 anni.

È probabile che i pazienti con COVID-19 presentino affaticamento e riduzione delle energie per 6-8 settimane. Può essere difficile riprendere la stessa attività e lo stesso esercizio di prima del COVID-19, ma è importante rimanere attivi e aumentare gradualmente l'esercizio. Per la maggior parte dei pazienti, la funzione polmonare torna alla normalità dopo la polmonite.

Attualmente non esiste un vaccino per ridurre il rischio di COVID-19. Diversi potenziali vaccini sono in fase di sviluppo, che potrebbero aiutare a prevenire il COVID-19 in futuro. Per la maggior parte dei pazienti, il trattamento è di supporto. Gli antibiotici non funzionano per questa malattia virale. Gli studi stanno testando molti farmaci antivirali, nonché farmaci per modificare la risposta del corpo al virus. Per alcuni pazienti ospedalizzati, possono essere utili farmaci antivirali e steroidei". (NB: Il cortisone è stato approvato dall'OMS dopo l'uscita dell'articolo)

Ed ecco le principali bufale revisionate attraverso un processo di fact-checking:

Sono morti di trombosi

È vero che qualcuno l’ha definita in estrema sintesi una malattia dell’endotelio, il tessuto che riveste l'interno dei vasi. Un recentissimo studio italiano ha mostrato come la mortalità sia estremamente alta in chi abbia contemporaneamente danno alveolare e capillare (ossia polmoni e vasi), e questo può essere predetto dal D-dimero alto (simboleggiante una forte attività di coagulazione e degradazione della fibrina). I trombi (coaguli di sangue) sono tra le ragioni, ma le morti avvengono per molteplici cause, e il vantaggio di una terapia anticoagulante, che può essere fatta, non è certo in tutte le persone, perché può anche indurre emorragie  e non vi è una cura standardizzata con anticoagulanti nelle persone con COVID. Secondo il report dell'ISTAT "le complicanze di COVID-19 più frequenti che portano alla morte sono la polmonite (riscontrata nel 79% dei casi di decesso) e l'insufficienza respiratoria (55%), ma oltre a queste compaiono lo shock (6%), la sindrome respiratoria da distress acuto (6%), complicanze cardiache (3%), sepsi e infezioni non specificate (3%)." Nelle persone che muoiono nei primi giorni sembra però prevalere lo shock settico e l'insufficienza multiorganica, in particolare polmonare, dovuto al danno iniziato dal coronavirus, concludendo che "la maggior parte dei pazienti è morta di COVID-19 con il contributo di condizioni di salute preesistenti al meccanismo della morte" (diabete, obesità, ipertensione ecc). 

Hanno vietato le autopsie

La circolare del Ministero poneva, giustamente, paletti precisi per realizzarla, ma non le ha mai vietate, semplicemente dovevano essere fatte in condizioni di sicurezza. Anche in altre parti del mondo “molti ospedali e patologi, per paura di infezioni e attrezzature insufficienti, inizialmente hanno evitato di condurre autopsie su coloro che erano morti a causa di COVID-19”. Le autopsie, effettuate poi in condizioni appropriate, hanno comunque rivelato una “malattia terribile” che colpisce vari distretti, con microtrombi, angiopatia, tromboembolismo venoso, dovuti a uno stato procoaugulante e infiammatorio legato alla “tempesta di citochine”, miocarditi e varie forme di coinvolgimento sistemico (cioè in tutti gli organi, soprattutto reni).

 

Li hanno ammazzati pompandogli aria nei polmoni

Secondo una review del 20 luglio (quindi non a inizio epidemia, quando sapevamo pochissimo della malattia), “L'intubazione endotracheale e la ventilazione meccanica devono essere effettuate il più presto possibile indipendentemente dal fenotipo della polmonite da COVID-19, quando i segni di distress respiratorio sono associati alla grave ipossiemia.”  

Secondo JAMA “circa il 5% dei pazienti con COVID-19 e il 20% di quelli ricoverati in ospedale presentano sintomi gravi che richiedono cure intensive. Più del 75% dei pazienti ospedalizzati con COVID-19 necessita di ossigeno supplementare.  Il trattamento di ventilazione meccanica rimane quello elettivo in caso di difficoltà respiratorie fin quando non si trovano rimedi alternativi.

 

I morti sono inventati

Secondo una ricerca pubblicata dagli statistici italiani non vi è esagerazione nei morti, anzi. “I nostri risultati mostrano che il conteggio ufficiale dei decessi di COVID-19 in Italia ha sostanzialmente sottostimato l'effettivo aumento della mortalità correlata alla pandemia, come anche in altri paesi. Potrebbero esserci diverse spiegazioni, inclusi decessi aggiuntivi direttamente correlati al virus, decessi correlati a condizioni di salute sottostanti esacerbate dal virus e cure ritardate dal non poter usufruire degli ospedali o dalle richieste agli ospedali di prendersi cura dei pazienti COVID-19”. Questo è stato particolarmente notato in Lombardia e per gli uomini sopra i 65 anni.  



Il grafico spiega benissimo l'aumento dei morti nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto agli altri anni.

Solo gli operatori sanitari nel mondo morti e censiti sono 1800, il più giovane di 20 anni. Nessuna epidemia moderna ha fatto tanti decessi tra gli operatori sanitari. E senza di loro se finiamo in ospedale siamo f...regati. 

La mascherina lascia passare i virus, non è efficace ecc.

Tutti gli studi convergono sul fatto che la mascherina, insieme a lavaggio mani e distanziamento sociale, sia efficace. In uno studio effettuato a Parigi che ha tracciato l’andamento del virus, è stato mostrato chiaramente che “La mascheratura universale, il rinforzo dell'igiene delle mani e i DPI con mascherine mediche per la cura dei pazienti hanno consentito la protezione del personale sanitario e il contenimento dell'epidemia. Le trasmissioni residue erano correlate a esposizioni persistenti con pazienti o colleghi non diagnosticati e non a contatti con bambini che frequentavano strutture di assistenza fuori casa.” 

In generale l’uso della mascherina è un fattore positivo che riduce il rischio di contagio e il suo uso è fortemente consigliato 

Fuck You Coronavirus - Funny Covid 19 With FU Middle Finger Cursing the  Coronavirus - Hilarious Humor - Black Version - Fuck Coronavirus - Maschera  | TeePublic IT
 https://www.teepublic.com/it/maschera/10415892-fuck-you-coronavirus-funny-covid-19-with-fu-middle


La mascherina crea acidosi

Questa bugia messa in giro da diversi blogger è stata smentita da diversi fact-checker. 

I movimenti NoMask sono guidati da ipotesi antiscientifiche.

Gli asintomatici non sono contagiosi

Gli asintomatici, persone infette che non manifestano malattia, possono avere carica virale simile a quella dei sintomatici, ed essere così una chiave nella propagazione della malattia. Si sa da gennaio 2020 che possono essere contagiosi. Possono essere circa il 45% degli adulti infettati, sono contagiosi per settimane, oltre la metà degli asintomatici appaiono contagiosi  così come i bambini. I bambini hanno una contagiosità simile a quella degli adulti. Anche nella fase di incubazione si è contagiosi.

 

Positivi non vuol dire malati

Non è così semplice, lo spiegano 2 medici nel blog di Patto per la scienza: la presenza del virus (infezione) può essere già considerata malattia, anche in assenza di sintomi. 

In ogni caso i positivi, come detto prima, possono essere contagiosi anche se asintomatici e diffondere il virus a persone deboli e a rischio. Devono stare in quarantena.

Si muore col COVID e non di COVID

Come spiega il sito Medscape, chi dice questo semplicemente non capisce le malattie infettive. Nel 94% delle persone morte con COVID in USA, vi è una o più comorbilità, in media 2,6. Solo il 6% delle persone quindi non ha altre condizioni morbose nel certificato di morte. Ma questo non significa che la morte sia dovuta ad altre condizioni. “La stragrande maggioranza aveva condizioni come insufficienza respiratoria, coaguli di sangue e ictus, che possono essere causati dal coronavirus stesso. Altri avevano malattie antecedenti come ipertensione, insufficienza cardiaca, sepsi e diabete, che potrebbero essere state condizioni preesistenti. […] Ma le condizioni quali arresto cardiaco, insufficienza renale, insufficienza epatica, sepsi, fibrosi polmonari, ecc. possono tutte verificarsi dopo l'infezione da SARS-CoV-2, portando alla morte", ha scritto il virologo McNamara. L’infettivologa Edwards aggiunge: “SARS-CoV-2 è più letale di altri virus. A volte si possono avere più fattori - quattro, cinque, sei fattori che contribuiscono - ma la causa principale di morte ", ha spiegato." nel 95% dei decessi correlati a COVID, era il virus, insieme agli altri fattori. "


 Non è una malattia grave, non lascia strascichi, è come un’influenza

È vero che molte persone guariscono o addirittura superano l’infezione in maniera asintomatica, senza neanche accorgersi magari. Ma molte persone continuano ad avere problemi per mesi. Recentissimo caso di persona che è morta 6 mesi dopo l’infezione affrontata in maniera moderata (ricovero senza complicazioni) per i danni inferti dal virus ai suoi organi.

Infatti COVID19 è una malattia che può colpire in maniera multiorgano, non solo l’apparato respiratorio, ma anche reni, cervello, cuore, intestino. In particolare tutti i tessuti che esprimono il recettore ACE2.  

Uno dei peggiori può essere la fibrosi polmonare (che è anche una delle cause di morte), condizione che altera la funzione del tessuto polmonare, e può essere rilevata anche mesi dopo la guarigione. Sebbene la maggior parte dei sopravvissuti possa tornare al lavoro e alla vita normale, un numero significativo di loro mostrerà anomalie nella ventilazione residua e nella diffusione dei gas nel sangue. In uno studio il 56% delle persone mostra riduzione della funzione respiratoria ancora dopo 3 mesi

La severità e la mortalità sono spesso correlati con il sovrappeso, soprattutto quello concentrato nella fascia addominale, che da anni sappiamo essere connesso con l’infiammazione di base, condizione probabilmente essenziale la manifestazione di sintomatologia degna di nota.  

Il CDC americano indica come patologie (assieme all’obesità) che aumentano il rischio di COVID19 severa: tumori, malattie renali, diabete, BPCO, stato di immunodepressione, diabete e cardiopatie. Persone fumatrici, con asma, malattie neurologiche, epatiche, polmonari, ipertensione, gravidanza, diabete di tipo 1 sono ugualmente a rischio per COVID severo.

Questi fattori di rischio sono validi a tutte le età.

In uno studio USA è stato visto che “I giovani adulti di età compresa tra 18 e 34 anni ricoverati in ospedale con COVID-19 hanno sperimentato tassi alti di esiti avversi: il 21% ha richiesto terapia intensiva, il 10% ha richiesto ventilazione meccanica e il 2,7% è morto. Questo tasso di mortalità intraospedaliero è inferiore a quello riportato per gli anziani con COVID-19. Obesità patologica, ipertensione e diabete erano comuni e associati a maggiori rischi di eventi avversi. I giovani adulti con più di 1 di queste condizioni hanno affrontato rischi paragonabili a quelli osservati negli adulti di mezza età senza condizioni di rischio”.

In generale, anche se la malattia è negativizzata, possono permanere alcuni sintomi per mesi, come stanchezza, tosse, respiro corto, emicrania, dolori alle articolazioni. L’87% dei guariti riporta la persistenza di almeno un sintomo, secondo uno studio italiano. Le persone possono avere necessità di riabilitazione specifica

 La formazione di trombi può danneggiare in particolare fegato e reni. Probabilmente molte conseguenze sono ancora ignote e si manifesteranno nei mesi a venire.

Alcune conseguenze post COVID possono essere malattieneurologiche e autoimmuni (alcuni casi di sindrome di Guillain Barré, tiroiditi, LES, o malattie neurodegenerative.

Un recentissimo studio ha evidenziato, attraverso risonanza magnetica, che il 15% di un campione di sportivi che avevano recuperato dal COVID aveva segni di miocardite, con conseguente rischio di morte improvvisa.  

Nei bambini la malattia è solitamente benigna e non grave ma in diversi casi ha lasciato strascichi, come una sindrome infiammatoria  multisistemica, simile alla Kawasaki, che spesso dà coinvolgimento cardiaco, e aumenta il rischio di diabete di tipo 1. 

Una buona notizia è che per il momento non sembra possibile reinfettarsi, ma i casi riferiti di seconda infezione sembrano essere infezioni che non si erano negativizzate completamente.



La cura al plasma di 200mL costa poco e guarisce tutti

Purtroppo, sebbene qualche caso aneddotico abbia probabilmente mostrato qualche vantaggio, sui grandi numeri non si evidenziano risultati particolari nella terapia col plasma iperimmune, in particolare se non iniziato subito.

Ridurre il rischio di contagio è un dovere civico e si può fare con semplici accorgimenti che risultano piccoli sacrifici rispetto al rischio di ammalarsi della malattia

https://www.facebook.com/WHO/photos/a.167668209945237/3538127066232651/



Gli aggiornamenti su COVID-19 verranno inseriti (anche) qui.

Aggiornamento 16/9/2020

Quanto resiste il coronavirus sulle superfici?
"I ricercatori hanno scoperto che il coronavirus può rimanere in vita sulle superfici. Uno studio del New England Journal of Medicine (NEJM) di aprile ha dimostrato che il nuovo coronavirus può sopravvivere su plastica e acciaio inossidabile fino a 3 giorni e su cartone fino a 1 giorno. Un altro studio cinese ha scoperto che il virus può viaggiare sulle suole delle scarpe. Ma i risultati di studi come questo hanno portato alcune persone a esagerare il rischio di trasmissione di COVID-19, afferma Emanuel Goldman, PhD, professore di microbiologia, biochimica e genetica molecolare presso la New Jersey Medical School della Rutgers University. In una risposta pubblicata su The Lancet Infectious Diseases lo scorso maggio, ha scritto che lo studio NEJM ha utilizzato concentrazioni del virus molto più elevate di quelle che le persone potrebbero trovare nel mondo reale. "A mio parere, la possibilità di trasmissione attraverso superfici inanimate è molto ridotta e solo nei casi in cui una persona infetta tossisce o starnutisce in superficie e qualcun altro tocca quella superficie subito aver tossito o starnutito (entro 1-2 ore) ", Ha scritto Goldman. Fondamentalmente, ci vorrebbe la perfetta combinazione di eventi descritti da Blumberg per ammalarsi toccando qualcosa di contaminato dal virus.
Un recente studio cinese ha documentato la possibile trasmissione tramite un pulsante dell'ascensore e un altro studio sui casi in un ospedale sudafricano ha scoperto che le apparecchiature mediche contaminate potrebbero aver contribuito a diffondere il virus. Ma la maggior parte delle persone nella vita di tutti i giorni non deve essere ossessionata dalle superfici. E se ti concentri troppo sulla disinfezione delle superfici, potresti perdere di vista i veri rischi di contagio. "Trovo che tutte queste preoccupazioni sui contatti distraggano le persone dal fare cose che hanno dimostrato di prevenire la trasmissione, come indossare la mascherina e il distanziamento sociale", dice Blumberg.
Le persone che puliscono tutto con candeggina e altri detergenti aggressivi dovrebbero anche sapere che i disinfettanti possono dare dei rischi. Per prima cosa, possono irritare i polmoni e peggiorare i sintomi nelle persone che soffrono di asma.
Questi prodotti possono anche irritare la pelle se non usati con attenzione. "Al posto di molti di questi disinfettanti, sarebbe meglio indossare i guanti", afferma Blumberg".

Aggiornamento 17/9/2020

Qual è l'evidenza che la mascherina possa portare a ipercapnia, eccesso di CO2 nel sangue? Fondamentalmente nessuna. Questo può succedere in persone con COPD (broncopneumopatia cronico-ostruttiva) avanzata con le mascherine FFP2 (N95), utilizzate di solito dai professionisti sanitari, e ben diverse dalle mascherine chirurgiche utilizzate comunemente. "Le maschere semplici che coprono bocca e naso vengono utilizzate principalmente per prevenire la trasmissione trattenendo le goccioline. Ciò è utile quando la distanza minima consigliata di 1,5 m non è rispettabile. Le maschere forniscono una protezione limitata per chi le indossa e quando vengono utilizzate correttamente".
Anche la Società Italiana di Pediatria ci tiene a precisare che non esistono rischi di ipercapnia per i bambini, né di disbiosi, perdita di conoscenza, debolezza, indebolimento del sistema immunitario. Tutte fakenews del movimento nomask senza alcun supporto scientifico, che purtroppo si propagano velocemente attraverso i social network. Le mascherine funzionano e prevengono il contagio. Fidatevi della scienza, è l'unica che può salvarvi

Iniziano i trial sugli anticoagulanti nella COVID19

Aggiornamento 18/9/2020

I probiotici possono aiutare a mantenere il nostro sistema immunitario sveglio e proteggere il nostro microbiota dagli effetti negativi dell'eccessivo uso di disinfettanti a cui stiamo andando incontro

Il complemento, un sistema di proteine collegato al sistema immunitario, è fondamentale per l'ipercoagulabilità che si manifesta nella malattia

Aggiornamento 20/9/2020

Il lockdown è stato efficace nel ridurre la mortalità in diverse nazioni. In Svezia non è stato imposto, ma si è contato sulla civiltà delle persone e sul loro comportamento corretto

Attualmente i farmaci che sembrano ridurre la mortalità sonio cortisonici e Remdesivir

Il cervello degli infettati da SarsCoV-2 può essere raggiunto dal virus e compromesso

Gli obesi se la passano peggio... a tutte le età

Aggiornamento 22/9/2020

La maggior parte dei contagi avviene grazie a goccioline di saliva e alle via aeree, le superfici sono un mezzo relativamente raro

Un post che chiarisce le differenze di contagiosità tra gli asintomatici

Sempre più osservazioni mostrano che la vitamina D bassa aumenta il rischio di COVID severo e mortalità da coronavirus. Il prof Gennari di Siena ha dichiarato: "Credo che, in particolare nella stagione invernale (quando l'esposizione alle radiazioni solari ultraviolette-B (UVB) non consente alla pelle di sintetizzare la vitamina D nella maggior parte dei paesi), l'uso della supplementazione di vitamina D e la correzione della carenza di vitamina D potrebbero essere di grande rilevanza per la riduzione del carico clinico dei focolai in corso e futuri di infezione da SARS-CoV-2 ".

Aggiornamento 23/9/2020

"Le vitamine del gruppo B non solo aiutano a costruire e mantenere un sistema immunitario sano, ma potrebbero potenzialmente prevenire o ridurre i sintomi di COVID19 o trattare l'infezione da SARS-CoV-2. Il cattivo stato nutrizionale predispone le persone alle infezioni più facilmente; pertanto, una dieta equilibrata è necessaria per l'immuno-competenza. È necessario adottare approcci terapeutici o aggiuntivi sicuri ed economici, per sopprimere l'attivazione immunitaria aberrante, che può portare a una tempesta di citochine, e per agire come agenti antitrombotici. Un adeguato apporto di vitamine è necessario per il corretto funzionamento del corpo e il rafforzamento del sistema immunitario. In particolare, le vitamine del gruppo B modulano la risposta immunitaria riducendo le citochine pro-infiammatorie e l'infiammazione, riducendo la difficoltà respiratoria e i problemi gastrointestinali, prevenendo l'ipercoagulabilità, migliorando potenzialmente i risultati e riducendo la durata della degenza in ospedale per i pazienti COVID-19".

Dal post di Nino Cartabellotta

Rischio trasmissione SARSCoV2 da asintomatici dipende da:
👉 Uso mascherina
👉 Durata del contatto
👉 Affollamento ambiente
👉 Tipo ambiente: aperto vs chiuso
👉 Areazione ambiente chiuso
👉 Attività: in silenzio vs parlare vs gridare o cantare
Traduzione GIMBE
Credits to BMJ


Aggiornamento 24/9/2020

Il COVID 19 potrebbe portare a Parkinson sul lungo periodo, secondo alcuni studiosi australiani

Se leggete che i tamponi non funzionano, sono contaminati, sono aspecifici, rilevano altri virus ecc, sono cazzate

Aggiornamento 25/9/2020

Le statine potrebbero ridurre il rischio di malattia perché sottraggono il colesterolo che il virus sfrutta

A costo di essere noioso, continuo a postare gli studi che mostrano che la sufficienza di vitamina D riduce il rischio di complicazioni nella malattia COVID19.
"Il presente studio ha rivelato un'associazione indipendente tra la sufficienza di vitamina D [≥ 30 ng/mL] e una diminuzione del rischio di esiti clinici avversi da COVID-19. La gravità degli esiti clinici da COVID-19 e la mortalità sono state ridotte nei pazienti che avevano sufficiente vitamina D. Le caratteristiche cliniche erano anche significativamente differenti nei pazienti che erano sufficienti per la vitamina D. Avevano un rischio minore di perdere conoscenza e diventare ipossici. I pazienti con vitamina D sufficiente avevano livelli ematici significativamente più bassi del marker infiammatorio PCR e una conta dei linfociti ematici totali più alta, suggerendo che la sufficienza di vitamina D aveva migliorato la funzione immunitaria in questi pazienti. Questo effetto benefico sul sistema immunitario può anche ridurre il rischio di contrarre questa insidiosa infezione virale potenzialmente letale. Si raccomanda di progettare ulteriori studi, inclusi RCT, per valutare il ruolo dello stato della vitamina D sul rischio di sviluppare l'infezione da coronavirus e mitigare le complicanze e la mortalità nelle persone infette dal virus. Resta discutibile su quale dovrebbe essere il livello sierico ottimale di 25 (OH) D per massimizzare il suo effetto sul sistema immunitario. Abbiamo osservato che il 6,3% dei pazienti che avevano un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 40 ng/mL è deceduto per l'infezione rispetto al 9,7% e al 20% che è morto e aveva un livello ematico circolante superiore e inferiore a 30 ng/mL rispettivamente. Pertanto, un livello ematico di almeno 40 ng/mL può essere ottimale per l'effetto immunomodulante della vitamina D. Pertanto, sulla base della letteratura disponibile e dei risultati di questo studio, è ragionevole raccomandare l'integrazione di vitamina D, secondo le linee guida raccomandate dalla Endocrine Society per raggiungere un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 30 / mL, a bambini e adulti per ridurre potenzialmente il rischio di contrarre l'infezione e per tutti i pazienti COVID-19, in particolare quelli ricoverati in ospedale".

Covid 19 è al 4° posto come causa per numero di morti giornaliero in Italia

Aggiornamento 27/9/2020

Precisando che non si può prescindere da uso corretto di mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani, una buona alimentazione, corretta e senza carenze, eventualmente integrata, con bassi livelli di zuccheri raffinati e grassi saturi che riducono la risposta immunitaria, può concorrere ad affrontare meglio l'epidemia di COVID19, anche grazie alla modulazione del recettore ACE2 usato dal coronavirus per entrare nelle cellule. Infatti in caso di sistema immunitario sbilanciato "La clearance virale è ritardata e l'infezione prolungata causa una diminuzione dei recettori ACE2, portando a un'eccessiva attività del sistema renina-angiotensina II (RAS), che causa disfunzione endoteliale e trombosi. Ciò potrebbe portare a una tempesta di citochine, accompagnata da sindrome da distress respiratorio (ARDS) e disfunzione multiorgano, caratteristiche dei casi gravi di COVID-19".

I cortisonici appaiono funzionare bene solo nella malattia severa, mentre potrebbero indurre peggioramento della risposta immunitaria nella malattia moderata


Usare la mascherina potrebbe esporre a un minimo di virus, insufficiente per dare malattia sintomatica, e aiutare a diffondere un'immunità di gregge. Per ora si tratta solo di una teoria non provata.

Aggiornamento 30/9/2020

Le persone con diabete hanno maggior rischio di COVID19 severa, mentre buoni livelli di vitamina D riducono il rischio di contrarre i patogeni infettivi respiratori, probabilmente a causa dell'aumento della produzione di catelicidina, un peptide antimicrobico e immunomodulatore, presente nel liquidi epiteliale delle vie aeree. Si possono mettere in relazione le condizioni? La vitamina D ha un ruolo nel modulare l'insulinemia e la glicemia, ed è spesso carente nei diabetici. Questo perché "l'attivazione della vitamina D richiede magnesio. L'iperinsulinemia promuove: deplezione del magnesio tramite aumento dell'escrezione renale, riduzione dei livelli intracellulari, diminuzione dello stato della vitamina D tramite sequestro negli adipociti e inibizione dell'attivazione dell'idrossilazione (attivazione della vitamina D). L'iperinsulinemia media lo sviluppo dei trombi attraverso: inibizione della fibrinolisi, disregolazione della produzione di anticoagulanti, aumento delle specie reattive dell'ossigeno, diminuzione della capacità antiossidante tramite deplezione del NAD+, ossidazione dell'eme e suo catabolismo, produzione di monossido di carbonio, aumento del rischio di trombosi venosa profonda ed emboli polmonari. L'aumento della domanda di sintesi dell'eme aumenta la produzione di anidride carbonica, riducendo la capacità di saturazione dell'ossigeno. "L'iperglicemia aumenta la secrezione della citochina proinfiammatoria interleuchina 6 (IL-6) e la coagulazione del sangue attraverso l'aumento dei fattori di coagulazione epatica. Al contrario, l'iperinsulinemia disturba la fibrinolisi aumentando l'inibitore dell'attivatore del plasminogeno di tipo 1 (PAI-1). Nei casi di COVID-19 è stato rilevato un aumento di trombi/emboli nei reperti post-mortem. In effetti, i trombi polmonari possono essere la causa della ridotta ossigenazione e del distress respiratorio acuto in molti casi di COVID-19. Pertanto, le strategie che possono ridurre il rischio di coagulopatia intravascolare disseminata possono migliorare l'ossigenazione e gli esiti in COVID-19". Per questo le carenze di vitamina D, zinco (immunomodulatore) e magnesio devono essere gestite nel malati COVID, e una dieta a ridotto contenuto di carboidrati può gestire lo stato diabetico

Aggiornamento 2/10/2020

Attualmente "le prove sperimentali a sostegno degli effetti benefici degli alimenti bioattivi, degli alimenti funzionali e dei micronutrienti contro l'infezione virale derivano dalla ricerca su colture cellulari e animali. Nessun alimento, singolo nutriente o integratore alimentare è in grado da solo di prevenire l'infezione da coronavirus. Una ricerca rigorosa che indaga sull'efficacia dei composti alimentari nel contrastare le infezioni richiede studi controllati randomizzati a lungo termine. Una dieta equilibrata contenente quantità sufficienti di macronutrienti e diversi micronutrienti è un prerequisito per un sistema immunitario funzionante in modo ottimale.
L'obesità e le diete ad alto contenuto energetico sono i principali fattori di rischio per un decorso più grave di COVID-19.
Il controllo del peso corporeo a livello di popolazione e la riduzione del peso nelle persone in sovrappeso sono importanti misure preventive in COVID-19.
La dieta può svolgere un ruolo benefico nel mantenere un peso corporeo sano e prevenire condizioni non trasmissibili".

Aggiornamento 5/10/2020

Avere eredità Neanderthal aumenta il rischio di COVID19 severa

Qual è la mortalità della COVID19? Secondo uno studio indiano, tra i casi confermati si va dallo 0,16% dei bambini fino a 4 anni a salire fino al 16,6% degli ultra 85enni. In media 2,06%. I bambini hanno un ruolo chiave nel contagio, ma la diffusione è dovuta soprattutto a degli individui "superdiffusori", che sono meno del 10% ma sono responsabili del 60% dei contagi.

Presintomatici e asintomatici sono contagiosi, e circa l'80% degli asintomatici svilupperà comunque sintomi

In uno studio non ancora verificato, la carenza di zinco si associa a minore sopravvivenza a COVID19. Lo studio è piccolo e non prova causalità, però "ogni aumento di un microgrammo/dL di zinco nel sangue era legato a un abbassamento del 7% delle probabilità che un paziente morisse mentre era in ospedale, ha rilevato lo studio".

Aggiornamento 6/10/2020

Chi è stato esposto ad altri coronavirus sembra avere minor conseguenze se infettato da Sars-CoV-2

Ennesimo studio che mostra la contagiosità degli asintomatici

Aggiornamento 7/10/2020

Le prove continuano ad evidenziare la sicurezza delle mascherine. Anche dando problemi di confort, questo non corrisponde alla presenza di problemi di salute, e dato la loro efficacia nel prevenire la diffusione della malattia dagli asintomatici il loro uso va incoraggiato. Le performance cognitive non vengono alterate, ma solo quelle motorie in caso di alte temperature.

Se si seguono le regole, contagiarsi in aereo è improbabile

Sulle conseguenze a lungo termine scrive Jama: "Ammesso che non esistono dati a lungo termine su un numero sostanziale di pazienti con vari sintomi di presentazione e con gruppi di confronto, e che siamo ancora all'inizio della pandemia COVID-19, è possibile che un gran numero di pazienti sperimenterà conseguenze a lungo termine. Ambulatori post-COVID-19 stanno aprendo in molte località in cui si sono verificati grandi focolai ed è stato suggerito il termine "trasportatori a lungo raggio" per riferirsi a questi pazienti. È fondamentale che la cura di questa popolazione di pazienti vulnerabili adotti un approccio multidisciplinare, con un'agenda di ricerca attentamente integrata, per evitare la frammentazione del sistema sanitario e per consentire lo studio completo delle conseguenze sulla salute a lungo termine del COVID-19 su più sistemi di organi e in generale salute e benessere. Inoltre, un tale approccio fornirà l'opportunità di condurre in modo efficiente e sistematico studi di interventi terapeutici per mitigare gli effetti avversi sulla salute fisica e mentale tra centinaia di migliaia, se non milioni, di persone che guariscono da COVID-19. Studi osservazionali longitudinali e studi clinici a più lungo raggio saranno fondamentali per chiarire la durata e la profondità delle conseguenze sulla salute attribuibili al COVID-19 e come queste possano essere confrontate con altre malattie gravi". Tra le possibili conseguenze, insufficienza cardiaca, riduzione della funzione polmonare, vertigini, emicrania, anosmia e ageusia.

Aggiornamento 9/10/2020

La questione complessa degli asintomatici: in ogni caso il succo è che possono trasmettere il virus

Le mascherine sono efficaci. Addirittura la mascherina chirurgica, che in generale protegge gli altri da chi la indossa, riduce del 67% il pericolo anche per chi la indossa. Anche tenere la distanza è ovviamente importante. Le morti negli USA potrebbero essere sottostimate del 36%

Aggiornamento 10/10/2020

Un articolo del Corriere che spiega quando si muore di COVID e non con il COVID. L'11% solamente sarebbe morto comunque

Ogni caso di COVID19 è diverso dagli altri, gli scienziati non sanno ancora perché ma sono coinvolte alcune cellule immunitarie e le loro reazioni

Il plasma, se di buona qualità, può essere utile se somministrato prima dell'accesso alla terapia intensiva

Aggiornamento 11/10/2020

Già il 10% della popolazione mondiale potrebbe essere stato infettato da SARS-CoV2, ma si tratta solo di una stima

I dati sulla mortalità in Svezia, in cui non è stato fatto lockdown; abitare a Stoccolma aumenta di oltre 4 volte il rischio di morte da COVID19. Altri fattori di rischio sono essere maschi e single, avere stipendi bassi e bassa istruzione

Aggiornamento 12/10/2020

Avere un intestino in salute e un microbiota corretto potrebbe fare la differenza tra chi passa l'infezione da coronavirus in maniera asintomatica o chi si ammala in maniera seria.
"I probiotici sono microrganismi vivi che conferiscono benefici per la salute se consumati in quantità adeguate, compresa una maggiore attività immunitaria e l'eliminazione delle infezioni del tratto respiratorio. È evidente che i probiotici possono ridurre l'incidenza e la gravità delle malattie, suggerendo di essere promettenti per il trattamento o la prevenzione del COVID19. I probiotici potrebbero aiutare a prevenire il COVID-19 mantenendo il microbiota gastrointestinale o polmonare umano perché la disbiosi gioca un ruolo importante nella suscettibilità delle persone alle malattie infettive. Sono necessari studi clinici e in vitro per esaminare i potenziali effetti preventivi e curativi dei probiotici contro l'infezione da SARS-CoV-2".
Aggiornamento 17/10/2020

Perché COVID 19 non è un’influenza come dice Trump? Lo spiega un prof della Georgia, John Drake. Il coronavirus è più trasmissibile del virus dell’influenza (R0 di 3 Vs 1,28 dell’influenza). È più letale, di 54 volte: negli USA 22 mila morti in un anno, uno ogni 2000 casi sintomatici, mentre il coronavirus ne fa uno ogni 37 casi sintomatici.  Non abbiamo farmaci né vaccini contro il coronavirus, al contrario di quelli disponibili per l’influenza. Non esiste immunità contro il coronavirus, essendo un virus nuovo, mentre per l’influenza molti hanno una certa resistenza contro alcune forme, pur essendo un virus mutevole che si presenta spesso con diversi ceppi.

Una persona si è reinfettata con 2 ceppi diversi del coronavirus, e la seconda ha avuto sintomi più gravi. Abbiamo ancora tanto da scoprire

Aggiornamento 20/10/2020

Le superfici possono mantenere vivo il virus per giorni, ma il contatto non sembra una fonte realistica di contagio rispetto alla diffusione aerea

Negli USA i morti sono aumentati del 20% rispetto all'anno precedente a causa del coroanvirus, ma solo il 65% di queste morti in più sono di COVID. Molti sono morti perché non si sono potuti curare di diabete e simili

L'articolo di un debunker sugli asintomatici

Aggiornamento 21/10/2020

Negli USA la mortalità per COVID è peggiore probabilmente per la scarsa fruibilità del sistema sanitario

Gli anticorpi sembrano durare per almeno 5-7 mesi, ma altre forme di memoria immunitaria possono essere più durevoli

Aggiornamento 23/10/2020

Covid 19 sembra possa dare 4 tipi di risposte a lungo termine

Aggiornamento 24/10/2020

Nelle persone con COVID19 e coinvolgimento cardiaco, si osserva maggiore permeabilità intestinale che si ipotizza aumentare lo stato infiammatorio.

Aprire le finestre può ridurre la circolazione del virus

Aggiornamento 26/10/2020

Secondo un lavoro ancora da revisionare, la contagiosità degli asintomatici è mediamente del 42% inferiore a quella dei sintomatici, ma comunque in grado di creare significative trasmissioni

La verità sulle autopsie da un anatomopatologo milanese

Il virus pare più cattivo negli anziani perché hanno un'immunità sregolata e non riesce a eliminare il virus

Aggiornamento 27/10/2020


Ho tradotto col traduttore automatico (potrebbe contenere alcune imprecisioni) l'ottimo articolo di Scientific American su 8 miti che riguardano il #coronavirus e #COVID19. Sarebbe scritto per il pubblico americano ma comunque interessante anche per quello italiano, tra virus (non) fatti in laboratorio, vaccini (non) dannosi e idrossiclorochina che (non) funziona.

1 IL VIRUS È STATO PROGETTATO IN UN LABORATORIO IN CINA.
Poiché l'agente patogeno è emerso per la prima volta a Wuhan, in Cina, il presidente Donald Trump e altri hanno affermato, senza prove, che è iniziato in un laboratorio lì , e alcuni teorici della cospirazione ritengono che sia stato progettato come un'arma biologica.
Perché è falso: le agenzie di intelligence statunitensi hanno categoricamente negato la possibilità che il virus sia stato progettato in laboratorio, affermando che "la comunità dell'intelligence ... concorda con l'ampio consenso scientifico che il virus COVID-19 non è stato prodotto dall'uomo o geneticamente modificato . " La virologa cinese Shi Zhengli, che studia i coronavirus dei pipistrelli e il cui laboratorio Trump e altri hanno suggerito fosse la fonte del COVID-19, ha confrontato la sequenza del patogeno con quelle di altri coronavirus che il suo team aveva prelevato dalle grotte dei pipistrelli e ha scoperto che non corrispondeva a nessuno di loro. In risposta alle richieste di un'indagine internazionale indipendente sull'origine del virus, la Cina ha invitato i ricercatori dell'Organizzazione mondiale della sanità per discutere la portata di tale missione.
Perché la gente ci crede: La gente vuole un capro espiatorio per le immense sofferenze e le ricadute economiche causate dal COVID-19, e la Cina, un paese straniero e concorrente degli Stati Uniti, è un bersaglio facile. A volte si verificano rilasci accidentali di agenti patogeni in laboratorio e, sebbene molti scienziati affermino che questa possibilità è improbabile, fornisce una legittimità sufficiente a supportare una narrativa in cui la Cina ha intenzionalmente progettato il virus per liberarlo nel mondo.

○ 2 COVID-19 NON È PEGGIORE DELL'INFLUENZA.

Dall'inizio della pandemia, Trump ha mentito sulla gravità della malattia, dicendo che non è più pericolosa dell'influenza stagionale . Lo stesso Trump ha ammesso al giornalista e autore Bob Woodward in interviste registrate all'inizio di febbraio e alla fine di marzo che sapeva che il COVID-19 era più mortale dell'influenza e che voleva minimizzarne la gravità.

Perché è falso: il tasso preciso di mortalità per infezione del COVID-19 è difficile da misurare, ma gli epidemiologi sospettano che sia molto più alto di quello dell'influenza, tra lo 0,5 e l'1% , rispetto allo 0,1% dell'influenza . Il Centers for Disease Control and Prevention stima che quest'ultimo causi approssimativamente da 12.000 a 61.000 decessi all'anno negli Stati Uniti. Al contrario, COVID-19 aveva causato 200.000 decessi nel paese a metà settembre. Molte persone hanno anche un'immunità parziale all'influenza a causa della vaccinazione o di una precedente infezione, mentre la maggior parte del mondo non ha ancora riscontrato COVID-19. Quindi no, il coronavirus non è "solo l'influenza".
Perché le persone ci credono: i loro leader continuano a dirlo. Oltre alle sue ripetute false affermazioni secondo cui COVID-19 non è peggio dell'influenza, Trump ha anche detto - falsamente - che il numero di morti per COVID-19 è esagerato. In effetti, le morti segnalate per COVID-19 sono probabilmente una sottostima.

○ 3 NON È NECESSARIO INDOSSARE UNA MASCHERinA.

Nonostante un forte consenso tra le autorità sanitarie pubbliche sul fatto che le mascherine limitino la trasmissione del coronavirus, molte persone (compreso il presidente) si sono rifiutate di indossarne una. Il governatore della Georgia Brian Kemp è arrivato al punto di firmare un ordine esecutivo che vieta ai governi cittadini di obbligare all’uso di mascherine. Ha persino citato in giudizio il sindaco di Atlanta Keisha Lance Bottoms quando ne ha istituito uno, anche se da allora ha lasciato cadere la causa. Tuttavia, poiché i casi di coronavirus sono aumentati negli Stati Uniti durante l'estate, anche gli Stati che una volta erano fermi conservatori hanno implementato ordini sull’uso di mascherine .
Perché è falso: le maschere sono note da tempo per essere un mezzo efficace per ciò che gli epidemiologi chiamano controllo della fonte (impedire a un paziente malato di diffondere una malattia ad altri). Una recente analisi pubblicata su Lancet ha esaminato più di 170 studi e ha scoperto che le maschere per il viso possono prevenire l'infezione da COVID-19 . È stato anche ampiamente stabilito che le persone possono essere infettate e diffondere COVID-19 senza mai sviluppare sintomi, motivo per cui tutti dovrebbero indossare una maschera per impedire alle persone asintomatiche di diffondere il virus.

Perché le persone ci credono: le prime indicazioni sulle maschere del CDC e dell'OMS erano confuse e incoerenti, suggerendo che i membri del pubblico in generale non avevano bisogno di indossare maschere a meno che non avessero sintomi di un'infezione. La guida è stata in parte indirizzata da una carenza di maschere chirurgiche e N95 di alta qualità, che secondo le agenzie dovrebbero essere riservate agli operatori sanitari. Anche se i rivestimenti per il viso sono ora obbligatori o raccomandati in molti stati, alcune persone si rifiutano di indossarle perché si considerano svigorite o la ritengono una violazione delle loro libertà civili.○ 4 LE ÉLITE RICCHE USANO IL VIRUS PER TRARRE PROFITTO DAI VACCINI.
In un libro e nel film sulla teoria della cospirazione Plandemic, Judy Mikovits, che una volta pubblicò uno studio di alto profilo ma alla fine ritrattato sulla sindrome da stanchezza cronica, fa l'affermazione infondata che il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases Anthony Fauci e il co-fondatore di Microsoft Bill Gates potrebbe usare il loro potere per trarre profitto da un vaccino COVID-19. Afferma anche senza prove che il virus proviene da un laboratorio e che indossare maschere "attiva il tuo stesso virus". Un estratto del film è stato ampiamente condiviso dagli anti-vaxx e dal gruppo di teorici della cospirazione QAnon. Il video è stato visto più di otto milioni di volte su YouTube, Facebook, Twitter e Instagram prima di essere rimosso. Perché è falso: non ci sono prove che Fauci o Gates abbiano beneficiato della pandemia o avrebbero beneficiato di un vaccino. In effetti, Fauci ha lanciato l'allarme durante la pandemia sui rischi del virus e Gates ha una lunga storia di filantropia orientata all'eliminazione delle malattie trasmissibili. Anche le affermazioni di Mikovits sull'origine del virus e sull'efficacia delle maschere non hanno alcun supporto scientifico. Perché le persone ci credono: figure ricche o influenti come Gates e Fauci sono spesso l'obiettivo di teorie del complotto. Trump a volte ha attaccato Fauci, un membro della sua task force sul coronavirus, definendolo un "allarmista". Alcuni dei seguaci del presidente potrebbero trovare più appetibile credere che Fauci stia esagerando la gravità dell'epidemia piuttosto che riconoscere l'incapacità dell'amministrazione Trump di contenerla.○ 5 L'IDROSSICLOROCHINA È UN TRATTAMENTO EFFICACE.
Quando un piccolo studio in Francia ha suggerito che l' idrossiclorochina, un farmaco contro la malaria, potrebbe essere efficace nel trattamento della malattia, Trump e altri se ne sono accorti. Lo studio è ora ampiamente criticato, ma alcune persone hanno continuato a pubblicizzare il farmaco nonostante la crescente evidenza che non avvantaggia i pazienti COVID-19. In un tweet, Trump ha definito il trattamento con idrossiclorochina "uno delle più grandi rivoluzioni nella storia della medicina" e lo ha menzionato più volte nei suoi briefing pubblici sul coronavirus, continuando a promuovere il farmaco. Alla fine di luglio ha ritwittato un video con Stella Immanuel, un medico con sede a Houston, Texas (che ha fatto affermazioni discutibili in passato, tra cui quella secondo cui i medici avevano usato DNA alieno nei trattamenti e che i demoni causano determinate condizioni mediche facendo sesso con persone nei loro sogni), sostenendo che l'idrossiclorochina è un trattamento efficace per COVID-19. Il video è stato visto decine di milioni di volte prima che le società di social media lo eliminassero.
Perché è falso: diversi studi hanno dimostrato che l' idrossiclorochina non protegge da COVID-19 in coloro che sono esposti. La Food and Drug Administration ha inizialmente rilasciato un'autorizzazione all'uso di emergenza del farmaco, ma in seguito l'agenzia ha messo in guardia contro il suo utilizzo a causa del rischio di problemi cardiaci e alla fine ha revocato la sua autorizzazione . E a giugno il National Institutes of Health ha interrotto la sperimentazione clinica del farmaco, affermando che, sebbene non fosse dannoso per i pazienti, non ha fornito alcun beneficio. Perché le persone ci credono: i rapporti iniziali hanno suggerito che l'idrossiclorochina potrebbe essere un farmaco potenzialmente promettente e le persone sono più propense a credere alle prime cose che imparano su un argomento, un fenomeno chiamato bias di ancoraggio. E poiché Trump ha ripetutamente affermato che il farmaco è efficace, i suoi sostenitori potrebbero essere più propensi a credere ai rapporti che confermano le loro opinioni piuttosto che a quelli che li sfidano.
○ 6 L'AUMENTO DEI CASI È IL RISULTATO DI UN AUMENTO DEI TEST.
Con l'aumento dei casi di coronavirus negli Stati Uniti, Trump ha spesso affermato che i picchi erano semplicemente il risultato di più persone sottoposte a test. Ha twittato che "senza test ... non mostreremmo quasi nessun caso" e ha detto nelle interviste che il motivo per cui i numeri sembrano essere aumentati è che i test sono aumentati. Perché è falso: se questo scenario fosse vero, ci si aspetterebbe che la percentuale di test positivi diminuisse nel tempo. Ma numerose analisi hanno dimostrato il contrario. Il tasso di test positivi è aumentato in molti stati (come Arizona, Texas e Florida) che hanno avuto grandi epidemie la scorsa estate ed è diminuito negli stati (come New York) che hanno controllato i loro focolai. Inoltre, i ricoveri e i decessi sono aumentati insieme ai casi, fornendo ulteriori prove del fatto che l'aumento nazionale dei test positivi riflette un vero aumento dei casi. Perché le persone ci credono: all'inizio della pandemia negli Stati Uniti si è verificata una grave carenza di test e la loro disponibilità è aumentata (sebbene i test effettivi rimangano molto al di sotto di quanto necessario). È logico chiedersi se vengono semplicemente rilevati più casi, se si guarda solo al totale dei casi e non alla percentuale di test positivi o ai tassi di ospedalizzazione e morte.
○ 7 L'IMMUNITÀ di gregge CI PROTEGGERÀ SE LASCIAMO CHE IL VIRUS SI DIFFONDA TRA LA POPOLAZIONE.
All'inizio della pandemia, alcuni hanno ipotizzato che il Regno Unito e la Svezia stessero pianificando di far circolare il coronavirus attraverso le loro popolazioni fino a raggiungere l'immunità di gregge, il punto in cui un numero sufficiente di persone è immune al virus che non può più diffondersi. (I governi di entrambe le nazioni hanno negato che questa fosse la loro strategia ufficiale, ma il Regno Unito ha tardato a emettere un lockdown completo e la Svezia ha deciso di non applicare restrizioni diffuse.) Perché è falso: c'è un difetto fondamentale in questo approccio: gli esperti stimano che circa il 60-70% delle persone avrebbe bisogno di superate il COVID-19 affinché l'immunità di gregge sia possibile. Dato l'elevato tasso di mortalità della malattia, lasciare che infetti molte persone potrebbe portare a milioni di morti. Quella tragedia è ciò che accadde durante la pandemia influenzale del 1918, in cui si pensa che almeno 50 milioni di persone siano morte. Il tasso di mortalità COVID-19 del Regno Unito è tra i più alti al mondo. La Svezia, da parte sua, ha avuto un numero di morti significativamente maggiore rispetto ai paesi vicini e la sua economia ha sofferto nonostante la mancanza di una chiusura. Perché le persone ci credono: vogliono tornare alla vita normale e, senza un vaccino COVID-19 ampiamente disponibile, l'unico modo per ottenere l'immunità di gregge è far ammalare un numero considerevole di persone. Alcuni hanno ipotizzato che potremmo aver già raggiunto l'immunità di gregge, ma studi sugli anticorpi basati sulla popolazione hanno dimostrato che anche le regioni più colpite sono lontane da quella soglia.○ 8 UN VACCINO COVID-19 NON SARÀ SICURO.
Sono emerse notizie preoccupanti secondo cui molte persone potrebbero rifiutarsi di fare un vaccino COVID-19 una volta che sarà disponibile. Le teorie del complotto sui potenziali vaccini sono circolate tra i gruppi anti-vaxxer e nei video virali. In Plandemic, Mikovits afferma falsamente che qualsiasi vaccino COVID-19 "ucciderà milioni" e che altri vaccini lo hanno fatto. Un'altra teoria del complotto fa la ridicola affermazione che Gates ha un piano segreto per usare i vaccini per impiantare microchip tracciabili nelle persone. La maggior parte degli americani sostiene ancora la vaccinazione , ma le poche voci di opposizione sono aumentate. Uno studio recente ha osservato che sebbene i cluster di anti-vaxxer su Facebook sono più piccoli dei gruppi pro-vaccinazione, sono più strettamente interconnessi con gruppi di indecisi. Un sondaggio Gallup ha rilevato che un americano su tre non si sarebbe sottoposto un vaccino COVID-19 se fosse disponibile oggi e che i repubblicani avevano meno probabilità di essere vaccinati rispetto ai democratici. Perché è falso: i vaccini salvano milioni di vite ogni anno. Prima che un vaccino sia approvato negli Stati Uniti, deve generalmente essere sottoposto a tre fasi di test clinici per dimostrare che è sicuro ed efficace in un gran numero di persone. I migliori candidati al vaccino COVID-19 sono attualmente in fase di sperimentazione in prove su larga scala su decine di migliaia di persone.
Perché le persone ci credono: ci sono buone ragioni per essere cauti riguardo alla sicurezza di qualsiasi nuovo vaccino o trattamento, e la politicizzazione dell'FDA sotto l'amministrazione Trump ha sollevato legittime preoccupazioni sul fatto che qualsiasi approvazione del vaccino sarà affrettata. Tuttavia, precedenti studi sulla sicurezza dei migliori candidati vaccini non hanno riscontrato effetti avversi importanti; sono attualmente in corso studi più ampi per la sicurezza e l'efficacia. Nove aziende farmaceutiche che sviluppano vaccini si sono impegnate a "stare con la scienza" e non rilasciarne uno a meno che non si sia dimostrato sicuro ed efficace.

Aggiornamento 28/10/2020
Lo zinco è necessario per un sistema immunitario funzionante.
Sia gli studi in vitro che le osservazioni sperimentali confermano che:
1) lo zinco è carente nei malati di COVID19
2) chi è carente di zinco ha maggiori probabilità di manifestazioni severe e mortalità
3) chi è carente di zinco ha un ricovero più lungo
4) la carenza di zinco favorisce l'interazione tra recettore ACE2 e virus, facilitando il suo ingresso nella cellula.

L'idrossiclorochina, un farmaco di cui non è stata provata l'efficacia, potrebbe funzionare solo in chi ha livelli sufficienti di zinco.

Nello studio in questione non è chiaro se supplementare dopo l'avvenuta infezione protegga; nel dubbio meglio non farsi trovare carenti
"Con ulteriori ricerche, lo zinco potrebbe fornire una terapia conveniente per COVID-19, sicuramente necessaria al momento in questa pandemia".

"Tutti gli studi hanno riscontrato che la quarantena (degli asintomatici) è importante per ridurre il numero di persone infette e il numero di decessi. I risultati suggeriscono che la quarantena sia più efficace quando è iniziata prima. La combinazione della quarantena con altre misure di prevenzione e controllo può avere un effetto maggiore rispetto alla sola quarantena".

Aggiornamento 29/10/2020
L'approccio funzionale per ridurre il rischio di COVID19 e manifestazioni severe

✓ Mangia molta frutta e verdura. Obiettivo 9-13 porzioni al giorno in modo da ampliare la gamma di fitonutrienti e migliorare il microbiota intestinale.

✓ Consumare fibre alimentari, un minimo di 28-35 grammi al giorno, preferibilmente da cibi integrali e non industriali.

✓ Mangia verdure fermentate o altri alimenti contenenti probiotici per mantenere la salute epiteliale e la funzione di barriera intestinale.

✓ Riduci o evita i "sabotatori" immunitari come zuccheri aggiunti e sale, cibi ad alto indice glicemico (comprese le fonti di carboidrati processati) e i grassi saturi in eccesso.

Insieme a questo, gestione dello stress, sonno corretto e attività fisica concorrono a potenziare le difese immunitarie

Aggiornamento 30/10/2020
I numeri sono piccoli (è moto difficile fare studi controllati in questo periodo di emergenza) ma il grafico molto esplicativo. Tra i ricoverati per COVID19, 75 persone divise in 2 gruppi, uno trattato normalmente (azitromicina e idrossiclorochina, quest'ultima non ha dimostrato attualmente utilità) e all'altro si aggiunge vitamina D attiva (calcifediolo). Nel secondo gruppo uno solo finisce in terapia intensiva, e nessuno muore. Nel gruppo non trattato il 50% ha avuto bisogno della TI, di cui 2 morti. Non abbiamo prove inoppugnabili dell'utilità della vitamina D, ma nel mentre meglio non farsi trovare impreparati. Frattanto qualcuno in un'insana lotta di competenze scrive che i biologi non possono dare la vitamina D, magari aumentando il lavoro per i rianimatori.

Aggiornamento 2/11/2020

Leggendo i commenti nelle pagine dei giornali, ne ho individuato alcuni ricorrenti, bugie grandi come elefanti, sparse ad hoc da persone che, non si sa perché, devono vivere sempre contraddicendo gli altri. Pare che i no mask e simili, negazionisti di vario grado da “il virus non esiste” a “esiste ma è un trucco della Cina”, siano convinti che le mascherine facciano passare il virus ma non la CO2, mandandoti così in acidosi e favorendo lo sviluppo del cancro (RIP fisica e fisiologia); che i medici ammazzino le persone mandandogli aria nei polmoni coi respiratori, e che adesso sia considerata una terapia sbagliata, senza sapere che i medici devono per forza trattarli così se la saturazione scende, e che l’intubazione è tuttora prevista (RIP rianimazione); che i tamponi non siano specifici per Sars-Cov2, ma rilevino qualsiasi coronavirus, così avremmo il 100% di tamponi positivi, visto che un raffreddore credo che ce lo siamo presi tutti, o che diano il 95% di falsi positivi (RIP virologia); che la PCR come metodo diagnostico non si debba usare perché il suo inventore avrebbe detto che non è valida, mentre la totalità della comunità scientifica la approva (RIP biologia molecolare); che il virus non sia mai stato isolato (l’immagine che ci mettono dev’essere inventata forse? La caratterizzazione è stata fatta a febbraio e pubblicata su NEJM, al contrario delle vostre cretinate, RIP metodo scientifico); Crisanti sarebbe un entomologo, che si occupa di zanzare, quindi non sa nulla di epidemia. A parte essere un argomento ad personam e quindi fallace, è un docente di microbiologia clinica, esperto di propagazioni di epidemie, e quindi forse un po’ più preparato di voi (RIP meritocrazia); gli ospedali ricevono 2000 euro se dichiarano un malato COVID (sai che scoperta, si chiamano DRG; tanto vale dichiararli da operare al cranio così prendono molti di più, RIP economia); gli asintomatici non sono contagiosi, né malati, per cui potrebbero girare tranquillamente senza fare danni (in realtà lo possono essere e tra di loro ci sono pure i “superdiffusori”, vero motore della pandemia RIP infettivologia).

Questi somari, relativamente pochi ma agguerriti, spargono tante cazzate senza alcun fondamento, mettendo in dubbio certezze scientifiche e quindi riducendo l’aderenza alle poche regole che ci chiedono (mascherina, igiene e niente assembramenti). Come diceva un gerarca nazista, si può prendere qualsiasi bugia, anche la più grande, e ripetendola migliaia di volte essa diventa una verità. Ma se un milione di persone crede a una bugia, essa non smette di esserlo. Rispettate le regole e i problemi saranno meno di quanti potrebbero essere.



Aggiornamento 3/11/2020

Credere alle cospirazioni su COVID19 è associato con demenza frontotemporale. Alla fine non è colpa loro


Quali supplementi hanno potenziale nel prevenire e affiancare le terapie di COVID19? Zinco, vitamina D, vitamina C, curcumina, cannella, allicina, piperina, selenio, propoli, probiotici, lattoferrina e quercetina. Scrivo potenziale perché gli studi sono tutti in fase 1 e 2, quindi nessuna certezza, se non che abbiano funzionato con altri virus. Sono tutt'ora in corso studi più approfonditi.


I danni ai polmoni e la trombosi rivelati dalle autopsie sono incredibili

Aggiornamento 5/11/2020

Le persone sovrappeso sono a maggior rischio di COVID severo perché hanno un quadro infiammatorio e alterato di citochine


Uno studio fatto su pochi pazienti mostra comunque che tutti gli asintomatici hanno opacità rilevate alla TC e il 50% segni di danno


Aggiornamento 6/11/2020

Un certo Scoglio riceve l'ennesima smentita alle sue teorie sui tamponi

Aggiornamento 7/11/2020

Se per il prossimo lockdown avete intenzione di imparare a fare il pandoro, forse vi conviene ripensarci e mangiare correttamente. Cosa può fare la differenza tra chi si ammala gravemente di COVID19 e chi invece rimane asintomatico (o paucisintomatico)? Un microbiota sano, che notoriamente deriva da una dieta sana. Non a caso le categorie più a rischio sono anziani e sovrappeso, che spesso hanno carenza di batteri buoni.

"L'infezione da SARS-CoV2 può causare un'infiammazione eccessiva con una maggiore produzione di citochine e interferoni che portano a malattie gravi con esiti negativi. Il virus può anche causare una disfunzione della barriera epiteliale che aumenta le risposte infiammatorie dannose. La disbiosi nell'intestino, nel naso, nell'orofaringe e nei polmoni può avviare e peggiorare questi processi patogeni. Le ben note comorbidità di COVID-19 sono tutte associate alla disbiosi. D'altra parte, un microbiota sano può inibire lo sviluppo di un'infiammazione eccessiva e migliorare una risposta immunitaria efficace, portando a risultati migliori. È possibile sviluppare strategie preventive e di trattamento per migliorare la salute delle nostre popolazioni microbiche, migliorando i risultati. [...] È importante apprezzare la potenziale influenza del microbiota sulle infezioni da COVID19 perché ci sono molti modi in cui le popolazioni microbiche che possediamo possono essere alterate, coinvolgendo dieta, antibiotici, prebiotici, probiotici, simbiotici, integratori e trapianti di microbiota fecale."

Aggiornamento 9/11/2020

L'aspirina potrebbe migliorare l'esito delle persone ospedalizzate con COVID

Aggiornamento 11/11/2020

Covid 19 come malattia con caratteristiche di autoimmunità che porta alla formazione di trombi

La vitamina C potrebbe aiutare, in particolare in persone che hanno difetti nel suo trasporto e di conseguenza carenza intracellulare

Aggiornamento 12/11/2020

"Sono state raccolte prove che suggeriscono che la vitamina D sierica può essere considerata un determinante biologico degli esiti di COVID-19 secondo i criteri di causalità di Hill. Data la mancanza di un trattamento specifico per COVID-19, l'urgenza della pandemia e la sicurezza della supplementazione di vitamina D, queste osservazioni forniscono un argomento per testare la vitamina D come trattamento adiuvante per migliorare la presentazione clinica di COVID-19 e la sua prognosi , altrettanto recentemente raccomandato nella profilassi da alcune società scientifiche"

Quantità più alte di micronutrienti possono aiutare nelle infezioni virali


Aggiornamento 13/11/2020

In Svezia, senza lockdown, è davvero così florida la situazione? Confrontata coi paesi vicini ha il doppio o il triplo della mortalità e un tasso di morti per abitante simile a quello di paesi molto più popolosi




Avere corretti livelli di selenio e zinco è associato a maggiore sopravvivenza, e fornirli a persone con carenza può facilitare la guarigione da COVID19

Aggiornamento 15/11/2020

In uno studio quasi sperimentale ma in realtà retrospettivo, tra gli anziani ricoverati in casa di cura chi assumeva regolarmente supplementi di vitamina D ha avuto COVID19 meno severo e sopravvivenza maggiore rispetto a chi non ne assumeva. Chi ha avuto un bolo di 80 mila unità dopo essersi ammalato non ha avuto vantaggi.
"Il modo in cui l'integrazione di vitamina D migliora gli esiti di COVID-19 e la sopravvivenza non è completamente chiarito. Sono probabili quattro meccanismi: regolazione di i) la RAS, ii) l'immunità cellulare innata e adattativa, iii) le barriere fisiche e iv) la fragilità e le comorbidità dell'ospite".

La tecnica PCR per la diagnosi del coronavirus (con tampone) fornisce una sensibilità dell'86% e una specificità del 96%; tuttavia, dovrebbe essere applicata in contesti di alta prevalenza di infezione da coronavirus (non specifico di SARS-Cov-2). In caso di incertezza sulla diagnosi, può essere indicata una seconda raccolta di campioni per confermare la diagnosi (arrivando a un'accuratezza di quasi il 100%). Qualità delle prove moderata.

Aggiornamento 16/11/2020

L'interferone appare importante nella difesa da coronavirus, e chi ha mutazioni in questa proteina ha maggiore mortalità. Inoltre il virus potrebbe lui stesso bloccare l'interferone 

Un negazionista potrebbe dover risarcire un ospedale perché ha girato un video falso con le solite bugie dei reparti vuoti

Aggiornamento 19/11/2020

"Dare integratori di vitamina D nei mesi autunnali e invernali a pazienti ad alto rischio potrebbe aggiungere un ulteriore livello di protezione contro lo sviluppo di infezioni del tratto respiratorio, specialmente durante la pandemia COVID-19. Durante la pandemia, sono appropriate 1000-2000 UI al giorno sotto forma di multivitaminico o integratore di vitamina D. Si consiglia l'integrazione giornaliera di vitamina D rispetto al dosaggio intermittente, a causa della breve emivita circolante. La vitamina D può essere una terapia adiuvante essenziale nel trattamento di pazienti affetti da COVID-19 in soggetti con carenza di vitamina D. A causa della natura altamente contagiosa di COVID-19 e dell'aumentata morbilità e mortalità senza terapia e vaccino appropriati, è necessario essere cauti e fare di tutto per aiutare i pazienti COVID-19. Negli ospedali e in altre strutture sanitarie per ridurre la contaminazione incrociata, si stanno tenendo altri farmaci non essenziali. La sospensione delle vitamine potrebbe aumentare la mortalità e la morbilità delle persone colpite, specialmente negli individui carenti / insufficienti. L'ottenimento dei livelli sierici di 25 (OH) D in tutti i pazienti con infezioni respiratorie virali, in particolare COVID-19, potrebbe aiutare nella rilevazione e nel trattamento della carenza di vitamina D e potenzialmente ridurre i tempi di recupero e migliorare l'esito. È estremamente essenziale rivedere attentamente ogni farmaco per trattare i pazienti COVID-19. Alla fine, l'obiettivo del medico dovrebbe essere quello di ridurre la suscettibilità, la morbilità e la mortalità del paziente associate a SARS-CoV-2". Viene anche sottolineata l'importanza della presenza di livelli sufficienti di magnesio per avere gli effetti della vitamina D.

La carica virale, semplificando la quantità di virus presente nell'organismo, è predittiva della mortalità nelle persone ricoverate per COVID19. Questo aumenta l'importanza delle misure di prevenzione (distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani) che anche in caso di contagio ridurrebbero la quantità di virus con cui entriamo in contatto

Aggiornamento 21/11/2020

Dal sito CDC, gli asintomatici determinano il 50% dei contagi "Le maschere hanno principalmente lo scopo di ridurre l'emissione di goccioline cariche di virus ("controllo della fonte"), che è particolarmente rilevante per i portatori infetti asintomatici o presintomatici che si sentono bene e potrebbero non essere consapevoli della loro contagiosità per gli altri e che si stima siano responsabili di oltre il 50% delle trasmissioni. Le maschere aiutano anche a ridurre l'inalazione di queste goccioline da parte di chi le indossa ("filtrazione per la protezione personale"). Il vantaggio comunitario del mascheramento per il controllo della SARS-CoV-2 è dovuto alla combinazione di questi effetti; Il beneficio della prevenzione individuale aumenta con l'aumentare del numero di persone che utilizzano le maschere in modo coerente e corretto. L'adozione di politiche di mascheramento universale può aiutare a evitare futuri blocchi, soprattutto se combinati con altri interventi non farmaceutici come l'allontanamento sociale, l'igiene delle mani e un'adeguata ventilazione". Quindi evitate di dare credito a chi ancora dice che gli asintomatici non sono contagiosi e che le mascherine sono inutili o dannose, purtroppo ci sono anche professionisti tra loro. Evitare un nuovo lockdown dipende dai nostri comportamenti responsabili.
La malattia COVID19 in forma severa è caratterizzata da permeabilità intestinale

Aggiornamento 23/11/2020

L'immunonutrizione si basa sul concetto che la malnutrizione altera la funzione immunitaria. Pertanto, l'immunonutrizione utilizza l'alimentazione arricchita con vari farmaconutrienti (acidi grassi Omega 3, vitamina C, aminoacidi, selenio, zinco, vitamina E e vitamina D) per modulare le risposte infiammatorie, la risposta immunitaria acquisita e per migliorare i risultati dei pazienti. Anche gli omega 3 sono necessari per la modulazione e risoluzione dello stato infiammatorio, così come l'OEA, derivato dell'acido oleico (presente nell'olio d'oliva) e i probiotici e loro stimolanti (prebiotici) per la modulazione delle risposte immunitarie.
Uno stato nutrizionale ottimale garantisce i principali processi modulatori dello stress infiammatorio e ossidativo, entrambi legati al sistema immunitario. Il metabolismo per la biosintesi e la richiesta di energia necessita di molti componenti dietetici differenti. Infatti, alcuni nutrienti e i loro metaboliti sono regolatori diretti dell'espressione genica del compartimento immunitario e svolgono un ruolo chiave nella maturazione, differenziazione e reattività delle cellule immunitarie.
L'immunonutrizione personalizzata per i pazienti obesi dovrebbe essere la prima scelta terapeutica per ridurre il rischio di infezioni e il decorso della malattia nel paziente con COVID19. In particolare, l'approccio nutrizionale potrebbe essere gestito in due differenti strategie, considerando lo stato di malattia del paziente obeso. In primo luogo, l'immunonutrizione può ridurre il rischio di infezioni, riducendo lo stato infiammatorio caratteristico. Inoltre, l'immunonutrizione sarebbe fondamentale per supportare la risposta immunitaria e la sintesi proteica nella fase grave di COVID-19.

Le persone con COVID19 severo sono spesso caratterizzate da disbiosi e malattie correlate (diabete, ipertensione ecc)
Come i probiotici possono ridurre il rischio?
1) I probiotici modulano la barriera epiteliale in modo da ridurre l'ingresso del virus.
2) I probiotici sono la fonte degli SCFA coinvolti nella regolazione della pressione sanguigna.
3) I probiotici rilasciano peptidi ACE inibitori che potrebbero ridurre il livello di angiotensina II
4) I probiotici inducono la produzione di ossido nitrico (NO) antiossidante che potrebbe ridurre lo stress ossidativo.
5) I probiotici potrebbero ridurre i livelli di NF-ΚB, IL1β, IL18.
6) I probiotici potrebbero mantenere l'equilibrio tra citochine pro e antinfiammatorie.
7) I probiotici possono attenuare l'infiammazione, la produzione di citochine e chemochine.
8) I probiotici potrebbero migliorare le complicanze cardiovascolari.
9) I probiotici potrebbero ridurre l'apoptosi, aumentare il numero di cellule T.
10) I probiotici potrebbero degradare lo ialuronato

Aggiornamento 26/11/2020

Già da 2 giorni non parlavamo di vitamina D e coronavirus :P
Indipendentemente da malattia coronarica, malattia polmonare cronica e diabete, la carenza di vitamina D è associata ad un aumento della mortalità per COVID19 di quasi 4 volte (+387%) in uno studio belga su quasi 200 persone. Cosa vi serve ancora per prendervela? E comunque anche i primi studi di intervento confermano l'efficacia anche in acuto. In Irlanda un gruppo di studiosi ha emesso una posizione ufficiale perché venga supplementata

Aggiornamento 28/11/2020

Da tempo è noto che i batteri intestinali influenzano il sistema immunitario e la sua risposta contro gli agenti patogeni
Il kefir può essere un'arma contro il coronavirus. La sua azione può essere quella di:
1) modulare la risposta immunitaria e le citochine infiammatorie
2)modulare l'infiammazione e ridurre lo stress ossidativo
3) acidificare l'ambiente rendendo più difficile l'ingresso del virus.

Aggiornamento 29/11/2020

In uno studio su un centinaio di persone, la dieta chetogenica ha ridotto lo stato infiammatorio e quindi mortalità e ricorso a terapia intensiva in persone ricoverate per COVID19. Si tratta di dati preliminari ma interessanti

Il plasma continua a deludere

Aggiornamento 1/12/2020

Anche il professor Andrea Giustina, presidente della Società Europea di Endocrinologia, concorda sull'utilità della vitamina D nel prevenire la gravità dei casi di COVID19

Aggiornamento 2/12/2020

Alcuni derivati degli omega 3 (resolvine e protectine, SPM, "mediatori che favoriscono la risoluzione") sono fondamentali per risolvere l'infiammazione acuta, che si presenta per esempio nella "tempesta di citochine" tipica della forma grave di COVID19. Vuoi vedere che la carenza di questi grassi gioca un ruolo fondamentale nella mortalità?

L'iperglicemia al momento del ricovero è un fattore indipendente associato con la mortalità da COVID19

Aggiornamento 4/12/2020

In uno studio su 154 malati COVID19, quelli con bassi livelli di vitamina D avevano marker di infiammazione più alti e la mortalità 7 volte più alta (21% vs 3,1) rispetto al gruppo con normali livelli.
"Secondo l'approccio flessibile dell'attuale pandemia di coronavirus, gli autori raccomandano la somministrazione di massa di integratori di vitamina D alla popolazione a rischio di COVID-19".

Aggiornamento 5/12/2020

In condizioni infiammatorie, come per esempio in caso di obesità, il triptofano viene metabolizzato a kinurenina, che attiva il recettore per gli arili. Anche il coronavirus attiva questo recettore, e le due condizioni insieme non si sommano ma si moltiplicano, aumentando esponenzialmente il rischio di infiammazione fuori controllo, trombi e fibrosi dei tessuti. La vitamina D e la E invece bloccano queste vie.
In generale "Una carenza di micronutrienti dovuta alla malnutrizione (come succede nelle persone che hanno un'alimentazione di tipo occidentale) ha il potenziale per aumentare la gravità delle infezioni virali. Molti nutrienti essenziali come vitamine, minerali, aminoacidi e acidi grassi sono importanti per le funzioni pleiotropiche del nostro sistema immunitario. Una nutrizione equilibrata e l'assunzione di nutrienti in quantità e composizione appropriate (in questo caso si parla di: vitamine A, B, C, D, E, selenio, zinco, rame, magnesio, insieme ad antiossidanti, omega 3, corretto apporto proteico ed energetico) possono ridurre i livelli di citochine pro-infiammatorie e i loro effetti collaterali nei pazienti COVID-19.

Alcuni polifenoli presenti in tè verde, uva e cacao inibiscono in vitro la replicazione del coronavirus. Questo non significa che siano efficaci in vivo, ma solitamente inserirli nella dieta non è un male

Aggiornamento 9/12/2020

Anche i bambini asintomatici con coronavirus possono avere marker di danno vascolare. Ormai quello dell'asintomatico è un mito

La mascherina chirurgica non abbassa la saturazione di ossigeno in persone anziane. Il valore registrato con saturimetro è stato 96,1% prima, 96,5% durante e 96,3% dopo aver indossato la maschera.

Aggiornamento 12/12/2020

La dieta chetogenica può essere un aiuto nei malati COVID19 con obesità, perché riesce a gestire le caratteristiche che possono favorire la tempesta di citochine e l'ipercoagulabilità del sangue che fanno precipitare la situazione (iperglicemia, elevata variabilità glicemica, resistenza all'insulina, ipertensione), tutte dovute all'eccessiva infiammazione che non si risolve

Come la tempesta di citochine porta alla infiammazione sistemica e multiorgano che aumenta il rischio di morte


I batteri del phyum Bacteroidetes, come Bacteroides fragilis, stimolano il rilascio di interferone, importante per combattere le infezioni virali. Ecco perché i batteri devono essere amici e non combattuti con tutte le forze

Alcuni miti sul coronavirus, in particolare sulla sua innocuità o presunta tale

Aggiornamento 17/12/2020

Nonostante non ci siano ancora certezza, alte dosi di vitamina C sia orali che endovena possono ridurre complicazioni e mortalità del COVID19
"I potenziali benefici della vitamina C, il basso costo, il profilo di sicurezza e le molteplici azioni modificanti la malattia, compresi gli effetti antiossidanti, antinfiammatori e immunomodulanti, la rendono un candidato terapeutico attraente nella riduzione della carica virale con integrazione orale nell'intervallo di 2-8 g/giorno per aiutare ad attenuare la conversione alla fase critica di COVID-19. Allo stesso modo, la vitamina C ha potenziali benefici nel trattamento delle infezioni respiratorie acute e nella mitigazione dell'infiammazione in pazienti COVID-19 critici con infusione endovenosa di vitamina C nell'intervallo 6-24 g/giorno, per correggere la carenza indotta dalla malattia, ridurre l'infiammazione, aumentare la produzione di interferone e sostenere le azioni antinfiammatorie dei glucocorticosteroidi, soprattutto dato l'alto livello di mortalità per i pazienti con COVID-19 grave.
Data la notevole sicurezza della vitamina C, la frequente carenza tra i pazienti con COVID-19 e le ampie prove di potenziali benefici, l'attuale trattamento è giustificato su basi compassionevoli in attesa che siano disponibili più dati di studi clinici COVID-19, non solo per uso endovenoso all'interno della terapia intensiva, ma anche per via orale con dosi comprese tra 2 e 8 g/die in pazienti ospedalizzati a causa dell'aumentato bisogno nel combattere un'infezione virale, come concluso in recenti revisioni. Le persone in gruppi ad alto rischio di mortalità da COVID-19 e a rischio di carenza di vitamina C, dovrebbero essere incoraggiate a integrare quotidianamente la vitamina C per garantire l'adeguatezza della vitamina C in ogni momento e per aumentare la dose in caso di infezione fino a 6 –8 g/giorno. Se questo impedirà o meno la conversione alla fase critica di COVID-19 deve ancora essere determinato".

Aggiornamento 20/12/2020

In uno studio inglese senza gruppo di controllo "La terapia aggiuntiva di colecalciferolo (vitamina D) ad alte dosi, indipendentemente dai livelli sierici di 25 (OH) D basali, sembra essere associata a un ridotto rischio di mortalità nei pazienti ricoverati con COVID-19. Ciò suggerisce che un ulteriore lavoro dovrebbe essere svolto per determinare quale potrebbe essere un livello sierico adeguato di 25 (OH) D da studi di popolazione su larga scala e apre la strada a futuri studi clinici sulla terapia con colecalciferolo, a dosi multiple al fine di valutare massima efficacia. Questo trattamento poco costoso e ampiamente disponibile potrebbe avere implicazioni positive per la gestione del COVID-19 in tutto il mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo".
Le linee guida di diverse società scientifiche prevedono la somministrazione dei boli di vitamina D, quindi sarebbe interessante sapere se si fanno o ce ne si scorda

Aggiornamento 21/12/2020

Il cadmio può peggiorare le polmoniti, tra cui quelle da COVID19. La prima causa di esposizione è il fumo. Le fonti alimentari sono frattaglie, vegetali (verdura e cereali) cresciuti su terreni inquinati. Ringraziate chi abbandona le batterie senza smaltirle correttamente

Probabilmente è molto raro, ma ci si può reinfettare di COVID19. Anche con un sistema immunitario forte. La cosa migliore è fare il vaccino

Bifidobacterium longum, uno dei probiotici più noti, produce una proteina (FN3) che è capace di legare alcune citochine (TNFalfa) tra le responsabili della tempesta che porta all'aggravamento della malattia COVID19. Purtroppo si continua a trascurare l'importanza dell'alimentazione e dell'intestino nella gestione di questa malattia. "Gli studi sulle proprietà di legame delle citochine dei microrganismi sono diventati estremamente importanti di recente in considerazione dell'attuale situazione epidemiologica. L'infiammazione incontrollabile o tempesta di citochine è uno degli elementi più importanti della patogenesi di COVID-19. Il legame selettivo del TNF-α, uno dei fattori chiave dell'infiammazione, con un frammento della proteina FN3 di Bifidobacterium longum apre una prospettiva per lo sviluppo di nuovi farmaci medicinali che rallenterebbero la reazione delle citochine. È già stato concordato che uno studio preclinico di un nuovo farmaco antinfiammatorio a base di FN3 dovrebbe essere condotto il più rapidamente possibile ", ha affermato il Prof. Valery Danilenko, PhD in Biologia presso l'Università RUDN.


Aggiornamento 24/12/2020

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La mortalità da COVID 19 è circa 3 volte quella dell'influenza

La percentuale degli asintomatici rimane sempre dubbia, tra il 15 e l'80% addirittura secondo qualcuno, e sono probabilmente meno contagiosi (il 42% in meno), soprattutto perché non tossiscono. Però andando in giro pensando di non avere nulla sono molto pericolosi e la politica deve tenerli in considerazione. "Sebbene ora ci sia una migliore comprensione delle infezioni asintomatiche e della trasmissione di COVID-19, Cevik afferma che le persone asintomatiche dovrebbero continuare a utilizzare misure che riducono la diffusione virale, come l'allontanamento sociale, l'igiene delle mani e l'uso di una maschera". "Le persone asintomatiche e presintomatiche possono avere più contatti rispetto alle persone sintomatiche (che si isolano), sottolineando l'importanza del lavaggio delle mani e delle misure di allontanamento sociale per tutti".

"È noto che molti fattori predispongono gli individui a un rischio maggiore derivante dall'esposizione a SARS-CoV-2, come l'età, l'essere maschi, le comorbidità, ecc., Ma la vitamina D bassa è di gran lunga il fattore di rischio più facilmente e rapidamente modificabile con abbondanti prove che sostengono un grande effetto. La vitamina D è poco costosa e ha un rischio trascurabile rispetto al notevole rischio di COVID-19". Con queste parole già 150 ricercatori nel mondo hanno firmato una lettera perché la politica sia spinta a fornire la vitamina D come profilassi preventiva delle forme gravi di malattia. Per firmare basta compilare questo form (bisogna essere scienziati possibilmente).

La reazione allergica al vaccino covid 19 (finora 8 casi su un milione di somministrazioni) potrebbe essere dovuta al PEG, polietilen glicole, presente spesso anche in shampoo e dentifricio

La reinfezione appare difficile ma non impossibile, gli anticorpi durano almeno 6 mesi e abbiamo comunque altre difese

Aggiornamento 26/12/2020

Un'alimentazione corretta, nutrizionalmente densa e povera di cibo-spazzatura, può ridurre l'impatto psicologico della pandemia di COVID19.
Sconsigliato l'abuso di caffeina, che promuove il rilascio di cortisolo che aggrava ulteriormente lo stato psicologico, "compromettendo la risposta neuroendocrina, il ritmo circadiano e quindi influenzando le funzioni e le prestazioni cognitive, il peso corporeo, la qualità della dieta e l'umore", oltre a favorire l'ipertensione.
"... [Inoltre], l'evidenza supporta che l'assunzione di alcuni tipi di micronutrienti, tra cui il complesso vitaminico B, folato, zinco, magnesio, selenio influenzano positivamente lo stato dell'umore e la salute mentale promuovendo la prevenzione dello stress ..."

Le persone che hanno più alta mortalità o severità di COVID19 sono quelle che hanno microbiota alterato (sovrappeso, diabetici, anziani), e non è un caso. A riprova dell'importanza del microbiota "recentemente, nuove linee guida dell'OMS raccomandano contro la terapia antibiotica o la profilassi per i pazienti con COVID-19 lieve e moderato a meno che non vi sia una sospetta infezione batterica concomitante. Poiché gli antibiotici sono stati ampiamente utilizzati empiricamente nella fase iniziale dell'epidemia di COVID-19 e possono portare a una disbiosi più grave e sfavorevole, è stato proposto il rafforzamento del microbiota mediante probiotici per ridurre la suscettibilità a successive coinfezioni secondarie.".
I probiotici e i prebiotici potrebbero migliorare le funzioni immunitarie durante l'infezione. Si dovrebbe raccomandare, durante la pandemia COVID-19, di migliorare la barriera intestinale con una dieta diversificata, ricca di vegetali, polifenoli e altri cibi amici del microbiota, come hanno suggerito alcune società scientifiche come l'Academy USA o i dietisti canadesi.
"Le strategie nutrizionali e dietetiche dirette a ripristinare il microbiota benefico stabilito, che può eventualmente sopprimere l'infezione virale negli anziani e in chi ha problemi di salute, possono essere una strategia efficace per mitigare gli effetti indesiderati di questo virus. In definitiva, un approccio completo basato sui meccanismi, unito a studi multicentrici randomizzati e controllati attentamente condotti, migliorerà le nostre conoscenze per affrontare il potenziale del microbiota e della manipolazione alimentare come opzione di gestione alternativa per l'infezione da SARS-CoV-2".

via Gut Buddies

Aggiornamento 31/12/2020

I peggiori fattori di contagiosità rimangono gli assembramenti al chiuso, e gli asintomatici sembrano contagiare un terzo rispetto ai sintomatici

Aggiornamento 2/1/2021

Le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antivirali della vitamina D, oltre alla sua capacità di modulare il sistema renina-angiotensina (RAAS), la rendono una strategia interessante per prevenire COVID-19 e il danno organico associato.
"Una possibile dose per ottenere un rapido aumento dei livelli plasmatici di vitamina D potrebbe variare tra 5.000 UI e / o 10.000 UI al giorno o tra 50.000 UI e 100.000 UI a settimana". Dosi più basse (o integrazioni più lunghe) possono essere usate per il mantenimento e in persone con vitamina D nei limiti.


Augurando a tutti di poter fare il vaccino contro COVID19 quanto prima, ricordo che l'efficacia dei vaccini può essere migliorata da un microbiota vario ed equilibrato (e quindi un'alimentazione corretta ed eventuale integrazione di probiotici)


Ottimo articolo sulle obiezioni ai vaccini

Aggiornamento 8/1/2021

APPUNTI DI UN 2020 DA #COVID19. QUELLO CHE NON VOGLIAMO PIÙ SENTIRE NEL 2021
1. Stagionalità del virus: SARS-CoV2 NON è un virus stagionale
- virus stagionali (es. influenza A e B) hanno il loro picco di incidenza durante il periodo invernale (fonte: ISS)

- la seconda ondata in Italia da COVID19 è partita a fine agosto / inizi settembre, quando le temperature medie erano vicine ai 24°C

- nell’emisfero dove ora abbiamo la stagione estiva, abbiamo ondate in piena espansione. Per esempio, in Argentina è stato raggiunto il picco della loro prima ondata a fine ottobre; in Brasile siamo alla fine della loro seconda ondata, in Cile alla fine della prima lunga ondata. Se vogliamo prendere anche paesi che non sono in estate, ma che hanno temperature elevate, possiamo prendere come esempio la Florida: 26°C e nel picco della seconda ondata. 

- è abbastanza evidente che nei climi mediterranei e temperati la stagione estiva e la chiusura delle scuole diminuiscano sensibilmente le occasioni di permanenza prolungata in ambienti chiusi promiscui. Ma la circolazione virale, se consentita, prosegue senza variazioni significative sia in estate che in inverno. In altre parole, quello che conta è la mobilità umana, soprattutto se avviene in ambienti chiusi e affollati, dove la probabilità di un contatto infetto è elevata. Peraltro, il monitoraggio della presenza di tracce virali nelle acque reflue durante l’estate trascorsa aveva identificato il momento della risalita durante la terza settimana di agosto. Ciò significa che l’accumulo di casistica clinica è spostato di circa due mesi rispetto all’effettivo aumento della circolazione virale nella comunità.
2. Modello Svezia: il modello Svezia NON è stato vincente, anzi

- la Svezia si trova attualmente nel pieno della sua seconda ondata con 6.000 casi / gg circa e 80 decessi / gg. 

- 437.500 casi totali con 8.750 decessi e un CFR=2% in linea con il dato medio mondiale (84M di casi con 1,83M di decessi totali). 
- 861 morti / 1M ab. al 26esimo posto a livello globale (ci sono circa 200 nazioni che hanno avuto meno morti per 1M ab.)

- se confrontata con i paesi del nord come Norvegia, Danimarca e Finlandia poi, il confronto è impietoso: Norvegia 48.640 casi e 440 decessi totali (ora in 2° ondata con 500 casi e circa 10 decessi / gg) e un CFR=0,9%. Danimarca 161.200 casi e 1.250 decessi totali (ora in discesa su 2° ondata con circa 3.000 casi e 20 decessi / gg) e un CFR=0,8%. Finlandia 36.400 casi e 560 decessi totali (ora in discesa su 2° ondata con circa 250 casi e 10 decessi / gg) e un CFR=1,5%. Norvegia al 110# posto per decessi / 1M ab., Danimarca al 74° posto, e Finlandia al 100° posto (vi ricordo che in questo caso la classifica va letta al contrario: si è più “bravi” più si è indietro nella classifica)

- tutti gli indicatori economici sono molto simili tra queste nazioni del nord, dimostrando che le attività di lockdown messe in atto non hanno impattato negativamente sul fronte economico più di quanto registrato in Svezia (fonte eurostat).

- in ogni caso la Svezia ha mostrato parametri positivi fin tanto che la disciplina sociale e l’adesione individuale e collettiva alle misure di contenimento comunque proposte dal Governo si sono mantenute nel breve e medio termine, probabilmente contribuendo al rallentamento della velocità di diffusione del virus, ma certamente non alterando l’accumulo progressivo di virus nella comunità, come alla fine è avvenuto in assenza dei presidi di controllo più cogenti di altri Paesi vicini.
3. Scuola: la scuola NON è un ambiente sicuro by definition, ma lo si deve rendere sicuro intervenendo seriamente

- in Francia, la scuola e l’università sono state indicate come primo fattore di focolai attivi (fonte: Sante Publique France)

- in UK, la scuola primaria e secondaria, dopo un’attenta attività di tracing, è risultata al terzo posto come numero di segnalazioni (fonte: NHS Test and Trace UK)

- in Germania, la scuola è stata dichiarata, di recente, ad alto rischio

- diversi articoli (apparsi recentemente su Lancet, Nature e Science), pur con tutti i limiti dichiarati nei lavori, mostrano come la chiusura delle scuole sia il secondo fattore più impattante sulla riduzione dell’indice Rt (studi analizzati in un nostro post del 17 dicembre, grazie al lavoro del ricercatore Alessandro Ferretti) 

- in un nostro post dell’1 dicembre abbiamo riportato un nostro studio di correlazione, condotto sui dati di contagio nelle scuole rilasciati ufficialmente dal MIUR, che mostra come l’apertura delle scuole sia stato uno dei driver della crescita esponenziale dei contagi di fine settembre 2020

- ricordiamo inoltre che il 75% (fonte ISS) dei positivi nella fascia d’età giovanile sotto i 19 anni risulta essere asintomatico (quindi portatore inconsapevole del virus tra le mura famigliari)

- riteniamo sia evidente come la distinzione tra ambiente scolastico di per sè o allargato a comprendere il trasporto pubblico e le dinamiche di ingresso/uscita dalla scuola, ha scarso significato nel momento in cui si deve analizzare e valutare quantitativamente il contributo lordo della scuola alla circolazione virale.
- importante è inoltre determinare quali siano i rischi a cui vengono esposti i ragazzi con la chiusura delle scuole, che certamente impatta sulla salute mentale, lo sviluppo cognitivo e sociale che sono fondamentali in età evolutiva e, di conseguenza, giungere a decisioni ponderate su rischi calcolati e comparati
- abbiamo approfondito il tema scuola innovativa in diversi post a fine novembre con il contributo prezioso dei prof.
Cristiano Corscri Corsini
e
Carlo Cappa
)
4. Decessi con Covid o per Covid: i decessi sono PER Covid

- in un lungo nostro post del 5 dicembre (grazie alla collaborazione con il Ricercatore Mirko Celii) abbiamo approfondito come quest’anno (fino a settembre 2020) si siano registrati +45.000 decessi rispetto alla media storica italiana
 2015-2019
- ISTAT ha aggiornato i dati proprio in questi giorni, indicando che l’eccesso di mortalità nei soli mesi di ottobre-novembre è pari a circa 31.000 unità in più rispetto alla media 2015-2019 [1]
5. Vaccino: il vaccino NON risolve la pandemia all’istante: 

- la crescente diffusione dei vaccini e sperabilmente, in un qualche futuro prossimo, di terapie antivirali specifiche ci aiuteranno. Ma fino a quel momento, e soprattutto durante le campagne di vaccinazione, l'impiego di semplici misure di contenimento (quali l'uso appropriato di mascherine, ed una normale attenzione nelle condizioni di possibile promiscuità) costituiscono ancora l'arma più forte a nostra disposizione, che consente di coniugare la salute collettiva e la nostra "normalità" quotidiana, professionale ed affettiva.
- riteniamo sia altrettanto importante richiamare tutti al rispetto di queste misure anche durante la campagna vaccinale, per evitare l’endemizzazione del virus, che sta procedendo in molti Paesi verso una terza ondata, possibile anche in Italia, in ritardo di circa un mese e mezzo sullo sviluppo epidemico che si può già stimare in Paesi vicini.
Il Team "Predire è Meglio che Curare"


La malattia Covid 2019 non è innocua: ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo, ha prodotto una coorte di sopravvissuti con sintomi cronici e prognosi a lungo termine sconosciuta, ha messo a rischio i sistemi sanitari oltre i propri limiti e devastato economie.

Aggiornamento 8/1/2021

Le prove che il virus può essere disperso nell'aria (e quindi essere inalato) e che l'uso della mascherina, se efficacemente diffuso, salva vite umane sono ora forti. Non ci sono prove di gravi danni causati da maschere e rivestimenti per il viso, sebbene il disagio, le difficoltà di comunicazione e gli effetti ambientali non siano insignificanti. Fino a quando la minaccia della pandemia non sarà alle nostre spalle, consigliamo al pubblico di indossare maschere o rivestimenti per il viso in situazioni e ambienti in cui il rischio di trasmissione è alto, in particolare dove la ventilazione è scarsa, quando si riunisce un gran numero di persone, quando si parla (soprattutto cantando o gridando) e quando il contatto è prolungato.
Anche chi indossa la maschera è (parzialmente) protetto e non solo l'altro

Aggiornamento 9/1/2021

Ennesima conferma della contagiosità degli asintomatici

Il plasma funziona se somministrato ai primi sintomi
"La somministrazione precoce di plasma convalescente ad alto titolo contro SARS-CoV-2 ad anziani con infezione lieve ha ridotto la progressione del Covid-19.
Nel nostro studio randomizzato e controllato, la somministrazione di plasma convalescente ad alto titolo contro SARS-CoV-2 ad anziani infetti entro 72 ore dall'insorgenza di sintomi lievi ha ridotto la progressione di Covid-19 a malattia grave. Questo intervento semplice e poco costoso può ridurre le esigenze del sistema sanitario e può salvare vite umane. Le prime infusioni di plasma convalescente possono fornire un ponte verso il recupero per i pazienti a rischio fino a quando i vaccini non saranno ampiamente disponibili.(Finanziato dalla Bill and Melinda Gates Foundation)

Aggiornamento 11/1/2021

L'aggiornamento della pagina di Medscape, con l'inclusione della sindrome Long-Covid (conseguenze sul medio-lungo termine)

Rispetto all'influenza, mortalità, ricorso alla terapia intensiva e alla ventilazione sono estremamente più alti

Uno dei motivi per cui gli anziani si ammalano più gravemente di COVID19 potrebbe essere la disfunzione mitocondriale, che sappiamo caratterizza spesso le malattie dell'invecchiamento.
Infatti i mitocondri sono importanti per l'efficienza delle cellule immunitarie.
Secondo il prof Cohen, coautore dello studio, "Se hai già una disfunzione mitocondriale e metabolica, potresti, di conseguenza, avere una scarsa prima linea di difesa contro COVID-19. Il lavoro futuro dovrebbe considerare la biologia mitocondriale come obiettivo primario di intervento per SARS-CoV-2 e altri coronavirus"

"A 6 mesi dall'esordio dei sintomi, affaticamento o debolezza muscolare e difficoltà nel sonno erano i sintomi principali dei pazienti che si erano ripresi da COVID-19. Il rischio di ansia o depressione come importante complicanza psicologica e capacità di diffusione polmonare ridotta era più presente nei pazienti con malattie più gravi".

Aggiornamento 13/1/2021

Il microbiota orale e intestinale può essere messo in relazione con la severità dei casi di COVID19
"In particolare, due patogeni nel microbiota orale (Porphyromonas endodontalis) o intestinale (Enterococcus faecalis) possono servire come specie indicatore per prevedere in modo affidabile la gravità delle infezioni da SARS-CoV-2".

Aggiornamento 16/1/2021

Avere il diabete aumenta la mortalità da COVID19 del 360%, ma in chi assume metformina (farmaco antidiabetico) prima di contrarre il virus il rischio è ridotto del 33%, a riprova di come lo stato metabolico sia importante in questa malattia

Il lockdown è associato ad aumento della miopia nei bambini tra i 6 e gli 8 anni

Aggiornamento 19/1/2021

Lo studio non è fatto bene (niente randomizzazione) ma è comunque l'ennesimo tassello che fa pensare che avere livelli più alti di vitamina D male non fa nei confronti della malattia COVID19, con una riduzione statisticamente significativa dell'accesso alla terapia intensiva e del rischio di morte per chi ha assunto 2 boli della vitamina.

Aggiornamento 21/1/2021

Un microbiota alterato (disbiosi) modula la risposta immunitaria negativamente, e appare legato non solo a malattia COVID19 severa, ma anche a maggiori difficoltà nel recupero (sindrome long COVID), con permanenza di alcuni sintomi come problemi respiratori, dolori articolari ecc. Contattami per un percorso di riequilibrio dei batteri intestinali.

Aggiornamento 22/1/2021

Smentito definitivamente che gli antipertensivi diano problemi in chi ha coronavirus

Le morti seguite al vaccino in Norvegia appaiono normali e non legate alla profilassi

La sindrome long covid rende idiota cercare l'immunità di gregge con l'infezione naturale, e i giovani potrebbero essere quelli a perdere la salute maggiormente in proporzione alla loro aspettativa di vita

In una revisione di 9 articoli, "7 (77,8%) hanno mostrato che lo stato della vitamina D era correlato all'infezione, alla gravità e alla morte da COVID-19. Due non hanno mostrato un'associazione. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che i livelli di vitamina D in questi studi sono stati misurati molto tempo fa, prima che i pazienti fossero infettati da COVID-19, e potrebbero non rappresentare i livelli effettivi di vitamina D dopo l'infezione da COVID-19.
Come riportato da Carpagnano et al al Policlinico di Bari, la mortalità di COVID-19 era più prevalente tra i pazienti estremamente carenti di vitamina D negli adulti ricoverati in un'unità di terapia intensiva respiratoria. All'analisi di sopravvivenza, i pazienti estremamente carenti di vitamina D avevano un 50% di possibilità di morte dopo 10 giorni di ricovero, mentre quelli con vitamina D sufficiente avevano un rischio di morte del 5%.
In conclusione, la maggior parte degli articoli ha dimostrato che lo stato della vitamina D nel sangue può determinare le possibilità di contrarre il coronavirus, la gravità del coronavirus e la mortalità. Pertanto, si raccomanda al pubblico di mantenere livelli ematici appropriati di vitamina D attraverso l'integrazione o l'esposizione al sole per poter far fronte alla pandemia".

Aggiornamento 24/1/2021

La prima metanalisi sull'effetto della vitamina D su COVID19 (purtroppo silo 3 studi inclusi). Chi assume la vitamina D ha il 36% in meno di rischio di finire in terapia intensiva. Non si osservano invece miglioramenti nella mortalità. Altri studi ovviamente sono necessari per chiarire ulteriormente.

Aggiornamento 27/1/2021

Come già previsto ampiamente, le persone con più alti livelli di omega 3 appaiono avere mortalità inferiore da COVID19 di 4 volte. Oltre al loro effetto antinfiammatorio, gli omega 3 sono gli unici precursori di molecole in grado di risolvere l'infiammazione cronica (IRM: resolvine, maresine e protectine), fondamentali nella tempesta citochinica che contraddistingue la forma grave di malattia da coronavirus. Oggi è possibile integrare queste molecole dall'esterno.
In conclusione "Date le profonde preoccupazioni per la salute pubblica legate all'attuale pandemia COVID-19, è urgentemente necessario considerare i fattori di rischio modificabili per lo sviluppo di complicanze gravi e critiche. Nonostante i meccanismi noti con cui gli IRM e gli acidi grassi omega-3 supportano la risoluzione endogena attiva dei meccanismi infiammatori, a nostra conoscenza questo è il primo studio che ha esplorato la relazione tra i livelli di omega 3 nei tessuti e l'esito più grave del COVID-19, la morte. Sono urgentemente necessari studi più ampi per confermare questi risultati. Se un'associazione è confermata con una dimensione del campione più grande, allora questo getterebbe le basi per testare gli effetti di una maggiore assunzione di pesce azzurro e/o un integratore alimentare poco costoso, sicuro e ampiamente disponibile (capsule con DHA/EPA) per ottimizzare i risultati durante questo crisi della salute pubblica".

Aggiornamento 30/1/2021

Negli USA, nella prima settimana di vaccinazione, su 1.893.360 vaccini somministrati si sono verificate circa 5000 mila segnalazioni di eventi avversi, verificate e confermate come anafilassi solo 21 (11,1 casi per milione di vaccini somministrati), la maggior parte in soggetti con allergia conosciuta, e 83 casi di reazione allergica senza anafilassi (ritardata). Nessuna morte è stata riportata.
Per contro ci sono stati 20.346.372 casi di COVID-19 e 349.246 morti (al 3 gennaio). Direi che il bilancio è in favore del vaccino.

Aggiornamento 1/2/2021

Perché alcuni si ammalano gravemente per il coronavirus mentre altri hanno sintomi lievi o anche nessuno?
"La composizione del microbiota intestinale dei pazienti con COVID-19 durante il ricovero è correlata alle concentrazioni plasmatiche di diverse citochine, chemochine e marker di infiammazione, suggerendo che il microbiota intestinale potrebbe svolgere un ruolo nel modulare la risposta immunitaria dell'ospite e potenzialmente influenzare la gravità e gli esiti della malattia. Diversi commensali intestinali con potenziale immunomodulatore noto come Faecalibacterium prausnitzii, Eubacterium rectale e i bifidobatteri erano sottorappresentati nei pazienti e sono rimasti bassi nei campioni raccolti fino a 30 giorni dopo la risoluzione della malattia".
È probabile quindi una correlazione con la persistenza dei sintomi dopo l'eliminazione del virus (sindrome long-COVID) e che l'uso di antibiotici solo in prevenzione (senza infezione batterica) possa peggiorare la situazione.
"Sebbene la nostra ricerca suggerisca che gli antibiotici non migliorano i risultati dei pazienti, è possibile che una maggiore prevalenza di somministrazione di antibiotici nei pazienti gravi e critici possa peggiorare l'infiammazione, [...] e sottolinea l'urgente necessità di comprendere i ruoli specifici dei microrganismi intestinali nella funzione immunitaria umana e nell'infiammazione sistemica. Il rafforzamento delle specie intestinali benefiche impoverite in COVID-19 potrebbe servire come una nuova via per mitigare malattie gravi, sottolineando l'importanza della gestione del microbiota intestinale dei pazienti durante e dopo COVID-19".
L'uso eccessivo di antibiotici è documentato

Aggiornamento 2/2/2021

Parere del prof Brenner su COVID19 e vitamina D

"Oltre alle recenti prove epidemiologiche, un importante impatto protettivo dell'integrazione di vitamina D sul rischio e sul decorso delle infezioni da COVID 19 è fortemente supportato da meccanismi molecolari noti e ben consolidati della vitamina D, come i suoi effetti immunomodulatori. L'integrazione di vitamina D potrebbe quindi essere uno strumento più conveniente e facilmente disponibile che potrebbe potenzialmente prevenire milioni di infezioni da COVID-19 e decine se non centinaia di migliaia di morti da COVID-19 e, allo stesso tempo, prevenire il sovraccarico dei sistemi sanitari, oltre i suoi effetti benefici stabiliti su altri problemi di salute. Ovviamente, l'integrazione di vitamina D dovrebbe integrare, non sostituire gli sforzi consolidati e di altro tipo per far fronte alla pandemia COVID-19, come l'allontanamento sociale, l'uso di maschere e le misure igieniche con cui condivide gli effetti protettivi non solo contro le infezioni da COVID-19, ma anche altre infezioni, come altre infezioni respiratorie acute inclusa l'influenza. Sebbene ci sia la speranza che la vaccinazione diffusa finisca finalmente o almeno controlli ampiamente l'attuale pandemia di COVID-19, la sua efficacia a lungo termine deve ancora essere dimostrata. Nel frattempo, ma anche nel lungo periodo, dovrebbe essere largamente applicata l'integrazione di vitamina D, per la quale è da tempo stabilita sicurezza ed efficacia nei confronti delle infezioni respiratorie acute, e che è una misura a bassissimo costo. In assenza di controindicazioni specifiche, integrazione con dosi sicure ma sufficienti (p. Es., Da 800 a 4000 UI al giorno per gli anziani a seconda di fattori individuali, come età e sesso, indice di massa corporea o comorbilità) dovrebbe quindi essere fortemente promosso per la popolazione in generale e la popolazione ad alto rischio in particolare, non solo per quelli con infezione da COVID-19 già manifesta. Nonostante le incertezze rimanenti riguardo al dosaggio ottimale, l'evidenza degli studi sulla vitamina D con altri endpoint suggerisce che l'integrazione dovrebbe essere preferibilmente eseguita su base regolare piuttosto che con una terapia bolo occasionale ad alte dosi. Per i pazienti con infezione manifesta da COVID-19, l'inizio di un'integrazione ad alte dosi il prima possibile dopo la diagnosi deve essere fortemente considerato ogni volta che non ci sono controindicazioni specifiche contro tale trattamento. Per lo meno, tali strategie aiuterebbero a ridurre il peso delle conseguenze negative accertate della diffusa insufficienza e carenza di vitamina D, il che sarebbe di per sé un grande risultato. Nel migliore dei casi, potrebbero aggiungere a questo il risultato ancora maggiore di frenare la pandemia COVID-19 in corso con tutte le sue conseguenze negative anche prima e oltre la diffusa disponibilità della vaccinazione. Si dovrebbe garantire un'azione immediata".

Anche la dieta rimane sempre un ottimo per controllare, con l'ausilio di probiotici e prebiotici

Aggiornamento 2/2/2021

Il coronavirus è come l'amore: è nell'aria. La trasmissione attraverso le superfici è rara. No alla disinfezione ossessiva di qualsiasi superficie. Non toccarsi con le mani non lavate è sufficiente

Aggiornamento 5/2/2021

La creatina può aiutare nel recupero post infezioni virali, grazie alla sua capacità di sostenere la produzione di energia, e gli effetti neuroprotettivi, antiossidanti, antinfiammatori.

Le linee guida per COVID19: uso ragionato di antibiotici, possibilisti su NAC, vitamina D, C, zinco e resveratrolo

Conseguenze nefaste del long COVID

Aggiornamento 7/2/2021

I lockdown sono efficaci nel prevenire le morti, tanto più quando vengono iniziati precocemente

Aggiornamento 12/2/2021

In alcune nazioni COVID19 ha colpito meno gravemente. In questi paesi si usano maggiormente spezie e cibi fermentati. La causalità potrebbe essere spiegata dalla modulazione di alcuni recettori come Nrf2, TRPA1 e TRPV1. Il virus scatena dei radicali liberi (ROS) che agiscono attivando TRP. In generale lo stress ossidativo è responsabile dei sintomi. È probabile che i cibi piccanti e speziati desensibilizzino i canali TRP e agiscano in sinergia con gli antiossidanti esogeni che attivano la via Nrf2, come i metaboliti dei lattobacilli e i phytochemicals delle brassicacee

Aggiornamento 16/2/2021

Risultati da un preprint (ancora da revisionare) sull'effetto della vitamina D attiva (calcifediolo, diverso da quello che si assume come integratore) sui malati COVID19:
Centodieci partecipanti (11,8%) sono stati ammessi in terapia intensiva. Dei 551 pazienti trattati con calcifediolo al momento del ricovero, 30 (5,4%) hanno richiesto l'ICU (terapia intensiva), mentre 80 dei 379 (21%) dei pazienti non trattati hanno richiesto l'ICU. Il trattamento con calcifediolo ha ridotto il rischio di ricovero in terapia intensiva dell'82%.
I livelli basali di 25 (OH) D erano inversamente correlati con il ricovero in terapia intensiva. I pazienti con livelli di 25 (OH) D inferiori a 20 ng / mL avevano un rischio inferiore del 55% di ricovero in terapia intensiva rispetto ai pazienti con livelli di 25 (OH) D superiori a 20 ng / mL.
Il trattamento con calcifediolo ha ridotto la mortalità per COVID-19 del 64%, anche dopo l'aggiustamento per i livelli di 25 (OH) D, età, sesso e comorbidità.
I pazienti deceduti avevano livelli basali di 25 (OH) D significativamente più bassi (9,5 ng / mL) rispetto ai pazienti sopravvissuti (14 ng / mL).
L'obesità ha aumentato il rischio di ricovero in terapia intensiva di 2,55 volte. Ricerche precedenti hanno dimostrato che la carenza di vitamina D è molto più comune negli individui obesi.
In sintesi "Nei pazienti ospedalizzati con COVID-19, il trattamento con calcifediolo al momento del ricovero ha ridotto significativamente il ricovero in terapia intensiva e la mortalità".

Aggiornamento 23/2/2021

Anche i bambini, nonostante siano spesso asintomatici, possono avere conseguenze Long-COVID. E ancora vi preoccupate dei vaccini

Aggiornamento 27/2/2021

La vitamina B6 potrebbe essere utile nella COVID19
Possibili meccanismi d'azione riguardano la soppressione dell'infiammazione (tempesta di citochine), dell'inflammasoma, riduzione dello stress ossidativo e carbonilico, la regolazione dell'afflusso di Ca2+, l'aumento della carnosina (cardioprotettiva) e il miglioramento della funzione immunitaria.

Aggiornamento 2/3/2021

I test salivari possono essere validi quanto i tamponi nasali

Aggiornamento 3/3/2021

Una combinazione di attivatori metabolici (nicotinamide, carnitina, serina, NAC), tutti precursori del NAD+ e del glutatione, aiutano nel recupero da COVID19 moderato

In uno studio preliminare ancora da pubblicare, i probiotici accorciano di 3 giorni la guarigione di pazienti COVID19 non ricoverati, con un raddoppio del tasso di remissione (scomparsa dei sintomi e tampone negativo) e degli anticorpi IgG, suggerendo un miglioramento della risposta immunitaria.

Aggiornamento 8/3/2021

"Quando le maschere vengono indossate e combinate con altre misure di mitigazione consigliate, proteggono non solo chi le indossa ma anche la comunità più ampia. Le raccomandazioni per le maschere probabilmente cambieranno man mano che si apprende di più sui vari tipi di maschere e con l'evolversi della pandemia. Con l'emergere di varianti SARS-CoV-2 più trasmissibili, è ancora più importante indossare la mascherina diffusamente e raddoppiare gli sforzi con l'uso di tutte le altre misure di prevenzione non farmaceutiche fino a quando non vengono raggiunti livelli di vaccinazione efficaci a livello nazionale".

Per quanto riguarda diverse molecole naturali (resveratrolo, esperidina, quercetina, lattoferrina, vitamina C, zinco, vitamina A, vitamina K) e la loro azione nei confronti dell'infezione COVID19, "ci sono dati rassicuranti sulla sicurezza di queste molecole, in quanto nella stragrande maggioranza degli studi e con la maggior parte dei prodotti non sono stati registrati effetti secondari significativi tali da controindicare assolutamente il loro utilizzo nei comuni contesti clinici in cui vengono impiegati. Per questo motivo è stato ipotizzato il loro possibile utilizzo come coadiuvante nella prevenzione o nel trattamento delle forme asintomatiche di COVID-19, sebbene non vi siano evidenze cliniche che ne documentino l'efficacia". In pratica non possiamo dire che funzionino, ma la loro efficacia è documentata solo su modelli preclinici.


Aggiornamento 21/3/2021

La carica virale può non c'entrare nulla con i sintomi, e i super diffusori sono i responsabili della maggior parte dei contagi

Aggiornamento 27/3/2021

"Sebbene siamo ancora in attesa dei risultati di studi clinici randomizzati volti a dimostrare il beneficio dell'integrazione di vitamina D nei confronti di COVID19, non vi è alcun aspetto negativo nell'aumentare l'assunzione di vitamina D e avere un'esposizione ragionevole alla luce solare per mantenere i livelli sierici ad almeno 30 ng/mL (75 nmol/L) e preferibilmente a 40-60 ng/mL (100-150 nmol/L) per avere i benefici per la salute ottimali della vitamina D e ridurre al minimo il rischio di infezione da COVID-19 e la sua gravità".


L'eccessiva attivazione dei macrofagi porta alla tempesta di citochine e infiammazione incontrollata presente nelle persone con COVID19 grave. Nei modelli di fibrosi cistica "le resolvine regolano le citochine, le chemochine e i microRNA, migliorando nel contempo la fagocitosi dei macrofagi nei confronti dei batteri, dimostrando così azioni importanti nell'infiammazione guidata da SARS‐CoV2 e nella sua risoluzione".
Oggi è possibile integrare le resolvine e probabilmente guarire più velocemente e ridurre la gravità dei casi di COVID19.

Aggiornamento 29/3/2021

Lo zinco è un oligoelemento essenziale per la crescita e lo sviluppo umano e aumenta l'immunità antivirale. Gli effetti antivirali dello zinco sono stati documentati in diverse malattie virali. A che punto sono gli studi sull'effetto dello zinco in caso di COVID19? Le evidenze dirette sono ancora poche, comunque:

🌞 Gli individui con carenza di zinco sono inclini a sviluppare infezioni virali gravi e coinfezioni batteriche virali.

🌞 Studi clinici hanno dimostrato che gli integratori di zinco migliorano la saturazione di ossigeno nelle patologie del sistema respiratorio.

🌞 È stato segnalato che lo zinco piritione (ionoforo) inibisce l'attività della SARS-coronavirus RNA polimerasi.

🌞 Alcune ricerche preliminari hanno identificato che lo zinco ionoforo stimola l'efficienza dello zinco nella sua capacità antivirale contro COVID-19

Anche selenio, rame, ferro, vitamine e omega 3 hanno un ruolo importante nelle difese immunitarie


i vaccini appaiono efficaci nel bloccare l'infezione anche nel mondo reale
"Questi risultati provvisori sull'efficacia del vaccino per entrambi i vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna in condizioni del mondo reale completano ed espandono le stime di efficacia del vaccino da altri studi recenti e dimostrano che gli attuali sforzi di vaccinazione stanno producendo sostanziali benefici preventivi tra i lavoratori adulti di età. Rafforzano la raccomandazione del CDC di immunizzazione completa a 2 dosi con vaccini a mRNA. La vaccinazione COVID-19 è consigliata a tutte le persone idonee, che attualmente varia in base alla località negli Stati Uniti".

Aggiornamento 30/3/2021

Alcuni grassi polinsaturi, come l'acido linolenico e l'EPA (Omega 3) interferiscono con il legame del virus che permette l'ingresso nelle cellule. Potrebbero inoltre interferire con il corretto ripiegamento del virus, alterando la sua funzione

Aggiornamento 1/4/2021

In uno studio su 50 mila ricoverati e dimessi per COVID, un terzo è stato ricoverato nuovamente, e un decimo è morto in seguito per i danni multiorgano riportati

Aggiornamento 5/4/2021

La vitamina D protegge dalle infezioni respiratorie se somministrata a piccole dosi giornaliere (400-1000UI), in modo sicuro e senza effetti collaterali. I maggiori effetti protettivi di dosi più basse rispetto a dosi più alte di vitamina D potrebbero riflettere gli effetti deleteri della vitamina D a dosi più elevate sul proprio metabolismo o sulle risposte dell'ospite ai patogeni respiratori. Non si è ancora tratta una conclusione sull'efficacia preventiva nei confronti del COVID19


Questo il documento basato sull'esperienza di F. Suter sulla terapia domiciliare, fondamentalmente consiglia FANS come aspirina e ibuprofene, ma non sconsiglia paracetamolo. Non prevede l'idrossiclorochina come qualcuno diceva.

Gli asintomatici (e presintomatici) come principale motore anche della seconda ondata, altro che non contagiosi

Aggiornamento 7/4/2021

Il prof Crisanti spiega come la trombosi sia più probabile viaggiando in aereo che col vaccino

Una revisione sui vari tipi di vaccini 

Aggiornamento 8/4/2021

Avete paura di un vaccino che dà un caso di trombosi su un milione, ma volete il liberi tutti per una malattia che lascia al 76% delle persone un sintomo dopo la guarigione e dà trombosi nel 20-30% dei casi

Le dinamiche di trasmissione e l'efficacia delle misure preventive non farmacologiche (UV, mascherina, igiene, distanziamento)

Aggiornamento 9/4/2021

La trasmissione del virus all'aperto si conferma limitata ma comunque possibile

Infografica di Science sul trattamento


Aggiornamento 10/4/2021


"La trasmissione senza sintomi contribuisce in modo critico alla diffusione senza sosta di SARS-CoV-2 e presenta una notevole sfida per la prevenzione delle infezioni. Sebbene gli individui asintomatici sembrino essere contagiosi per un periodo di tempo più breve e possano presentare un rischio di trasmissione inferiore, rappresentano comunque un rischio sostanziale per la salute pubblica poiché hanno maggiori probabilità di uscire a diffondere il virus".

Un terzo delle persone che affronta COVID severo ha conseguenze neurologiche

Aggiornamento 11/4/2021

La dieta chetogenica può essere usata come strumento per ridurre il rischio di COVID19 grave, inducendo un rapido dimagrimento e in particolare del grasso viscerale ed epatico, quelli più infiammatori e pericolosi per la salute e per gli esiti della malattia, ma anche nella gestione della malattia, modulando il sistema immunitario, migliorando la funzione respiratoria, anche delle persone con ventilazione forzata, e in generale la risposta infiammatoria eccessiva che è alla base del peggioramento della malattia. Inoltre può essere usata nelle fasi di recupero, perché facilita il mantenimento della massa magra, modulando l'asse GH-IGF1.

Aggiornamento 13/4/2021

I polifenoli, presenti in una dieta ricca di vegetali non trattati, notoriamente hanno un potenziale per la prevenzione dell'infiammazione legata all'invecchiamento (inflammaging) e sovrappeso, che caratterizza le persone a rischio COVID19 severo, e si specula così che possano essere utili per il trattamento/gestione di pazienti con infezioni virali da SARS-CoV-2.
"È stato dimostrato che i cambiamenti nell'espressione del recettore ACE-2, lo squilibrio nella produzione di angiotensina 1-7/AngII che aumenta il rischio cardiovascolare, nonché l'aumento della produzione di citochine pro-infiammatorie osservato nei modelli di invecchiamento e obesità, può essere invertito o controllato da sostanze bioattive da fonti alimentari, come i polifenoli".

Aggiornamento 14/4/2021

Contrariamente a quanto si pensa, anche i bambini possono avere raramente danni da COVID19, con una manifestazione simile alla malattia di Kawasaki, chiamata MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children), e un'incidenza stimata dello 0,14% tra i bambini che contraggono il coronavirus.
La carenza di vitamina D, come negli adulti, sembra aumentare il rischio di forme gravi anche nei bambini, e la sua correzione può ridurre il rischio e migliorare il decorso della malattia, grazie agli effetti antinfiammatori e antivirali.

Aggiornamento 18/4/2021

Siete preoccupati per malattie inesistenti (acidosi da mascherina), effetti collaterali rarissimi (trombosi da vaccino) ma non per una malattia che può alterare la vostra vita sessuale

Aggiornamento 19/4/2021

Aumentare l'ossido nitrico, per esempio con i nitrati inorganici della barbabietola, può migliorare la risposta all'asma e alle infezioni respiratorie, compresa COVID19.

Aggiornamento 21/4/2021

Secondo uno studio osservazionale, che quindi non dimostra causalità, "gli individui (in particolare donne) che assumevano multivitaminici, acidi grassi omega-3, probiotici o vitamina D avevano meno probabilità di essere risultati positivi per SARS-CoV-2 in tre grandi coorti indipendenti, studiate mediante un'app".
Nei dati riferiti agli Stati Uniti e alla Svezia è stato rilevato un rischio ridotto di: 18% e 37%, rispettivamente per i probiotici; 21% e 16%, rispettivamente, per gli acidi grassi omega-3; 12% e 22%, rispettivamente per i multivitaminici; e il 24% e il 19%, rispettivamente, per gli integratori di vitamina D.
Chi ha assunto zinco, vitamina C e aglio non ha avuto riduzione del rischio.

Aggiornamento 23/4/2021

In uno studio indiano pilota su 100 persone con test positivo per Sars-cov2 (asintomatiche o con modesti sintomi), la metà delle quali sottoposte ai trattamenti della medicina ayurvedica, come Tulsi, Ashwagandha e Giloy, vi è stata una più rapida risoluzione dell'infezione (100% in una settimana, contro 60% del gruppo placebo) e una riduzione dei marker di infiammazione. L'eliminazione del virus (clearance) è stata accelerata. Non si sono registrati eventi avversi.
È stato evidenziato che alcuni composti attivi di W. somnifera e T. cordifolia sono capaci di inibire il legame tra recettore ACE2 e virus, impedendogli di infettare le cellule, e questo potrebbe essere, insieme agli effetti antinfiammatori, alla base dei risultati.

Un microbiota sbilanciato appare sempre più essere legato a rischio di COVID19 importante. In particolare in questo studio si è evidenziato come i batteri del cavo orale e del naso siano correlati con la gravità della malattia. Nelle persone finite in terapia intensiva vi è completa deplezione di bifidobatteri e clostridi, e sono gli unici in cui si ritrovano Salmonella, Scardovia, Serratia e Pectobacteriaceae. Sapete che esistono anche probiotici per bocca e naso?

Spazzolare bene i denti può ridurre il rischio di infezione da coronavirus

Aggiornamento 26/4/2021

Dopo oltre un anno di pandemia finalmente qualcuno ha pensato di dare omega 3 alle persone in terapia intensiva, con esiti ovviamente buoni. Migliorano il microcircolo e la funzione endoteliale (i vasi si dilatano), la funzione renale (miglioramento dell'acidosi e della creatinina), la conta linfocitaria. La sopravvivenza a un mese è stata del 21% nel gruppo di intervento e solo del 3% nei trattati con placebo.

Aggiornamento 7/5/2021

Il vaccino Pfizer riduce dell'86% il rischio di infezione asintomatica e del 97% quello di infezione sintomatica da Sars-CoV2. Per questo ogni tanto leggete di persone che si sono infettate dopo il vaccino. Il 100% in biologia non esiste, ma sempre meglio di una malattia con l'1-2% di mortalità e strascichi pesanti per persone di qualsiasi età.

Le persone con COVID19 moderato o severo appaiono avere il tipico microbiota disbiotico dei sovrappeso (molti Proteobacteria, ridotti produttori di butirrato e bifidobatteri, ridotto rapporto Firmicutes/Bacteroidetes). Anche i livelli basali di PCR, un marker di infiammazione, sono più elevati. Le strategie per migliorare il microbiota (dieta e probiotici) dovrebbero essere sperimentate.

Aggiornamento 10/5/2021

La pandemia di COVID19 sembra aver aumentato, almeno nelle ragazze italiane, la pubertà precoce. L'effetto potrebbe essere dovuto all'aumento di peso, legato alla minore attività fisica e all'aumento del consumo di cibo spazzatura, e allo stress legato ai lockdown

Aggiornamento 22/5/2021

60mila unità al giorno di vitamina D per 8-10 giorni aumentano i suoi livelli sierici tra 80 e 100 ng/mL, causando una rapida riduzione dei marker infiammatori in persone ricoverate con COVID19, indicando una riduzione del rischio di peggioramento delle condizioni. Nel trial non si sono evidenziati effetti negativi.

Aggiornamento 27/5/2021

L'encefalopatia legata a COVID19 potrebbe essere dovuta a carenza di tiamina (vitamina B1), e alcune persone hanno avuto un rapido miglioramento dopo la somministrazione

I numeri delle morti dovute a COVID19: Italia quinta al mondo in rapporto agli abitanti nel 2020, ma 12^ se rapportata all'età (abbiamo più anziani)

Aggiornamento 28/5/2021

I bambini con una manifestazione grave di COVID19, chiamata MIS-C (sindrome multisistemica infiammatoria), rara ma potenzialmente da trattare a vita in maniera simile alla Kawasaki, hanno permeabilità intestinale dovuta alla zonulina, che potrebbe essere tra le cause.

Aggiornamento 6/6/2021

Sono stati riportati alcuni casi rari di miocardite post vaccino COVID, che si risolve velocemente in genere. Ci sono anche due morti non verificate 

Aggiornamento 8/6/2021

Anche se gli studi osservazionali non stabiliscono causalità, è stato osservato che le persone con alta introduzione di vegetali, legumi e frutta oleosa e di pesce (ma ridotta di carne rossa e bianca) avevano rispettivamente il 73% e il 59% di probabilità in meno di COVID19 da moderato a grave. Lo studio è stato fatto tra diverse nazioni europee compresa l'Italia.
L'effetto è stato attribuito alla presenza di nutrienti e all'inferiore quantità di sostanze infiammatorie presenti nella carne (omega 6 a lunga catena).

Aggiornamento 13/6/2021

Come mai la mortalità da coronavirus cresce al crescere dell'età?
Una delle cause potrebbero essere le cellule senescenti (SnC), da qualcuno chiamate cellule zombie, che si accumulano nel corpo andando avanti con l'età e "disturbano" il normale funzionamento delle altre cellule, contribuendo all'infiammazione, alle malattie croniche multiple e alle disfunzioni legate all'età.
Nel modello animale la loro presenza, in caso di infezione virale COVID19:
1) esacerba ulteriormente e prolunga l'infiammazione; 2) riduce le difese virali delle altre cellule; 3) facilita l'ingresso dei virus; 4) attenua o ritarda il recupero; 5) contribuisce alla fragilità persistente; 6) causa fibrosi tissutale; e 7) contribuisce all'iperinfiammazione e all'insufficienza multiorgano.
Usare senolitici, sostanze naturali (fisetina) o di sintesi che favoriscono la morte delle cellule senescenti, prima o dopo l'esposizione al patogeno "ha ridotto significativamente la mortalità, la senescenza cellulare e i marker infiammatori e ha aumentato gli anticorpi antivirali. Pertanto, la riduzione del carico di SnC negli individui malati o anziani dovrebbe migliorare la resilienza e ridurre la mortalità a seguito di infezione virale, inclusa SARS-CoV-2".

Il COVID potrebbe indurre diabete di tipo 1 nei bambini

Aggiornamento 15/6/2021

Le mascherine si confermano efficaci

Il mix di vaccini probabilmente lo è


Aggiornamento 17/6/2021


Aggiornamento 18/6/2021

Un quinto degli asintomatici da COVID19 sviluppa entro un mese long-COVID, perché niente sintomi non significa che il virus non stia facendo danni, in particolare quelli vascolari e neuronali che caratterizzano la malattia.

Aggiornamento 20/6/2021

I vaccini prevengono le manifestazioni della variante delta in UK, e tra i ricoverati in Italia ci sono quasi esclusivamente non vaccinati. Non è il caldo!

Aggiornamento 22/6/2021

È curioso come ogni nefandezza di cui si imputa mascherine o vaccino in realtà si attribuisca alla malattia COVID19. Per esempio: l'acidosi è indotta dalla malattia e non certo dalla mascherina; problemi riproduttivi sono indotti dalla malattia e non dal vaccino, così come l'autoimmunità, per esempio tiroidea.

La carenza di micronutrienti appare aumentare il rischio in caso di infezioni, compresa COVID19, ma non abbiamo ancora studi sull'efficacia della supplementazione

Aggiornamento 25/6/2021

L'ESPEN (The European Society for Clinical Nutrition and Metabolism) ha rilasciato delle linee guida per la gestione delle persone obese con COVID19.
In generale è importante evitare la malnutrizione, sia nella gestione domiciliare che in caso di ricovero, terapia intensiva e post-ricovero, e preservare la massa muscolare. Lo stato infiammatorio può essere legato a disbiosi.
La qualità del cibo è importante, e non solo il suo contenuto calorico.
La presenza di carenze nutrizionali è correlata a maggior rischio di esiti avversi, in particolare di vitamina D, ma non è chiaro l'effetto di una supplementazione al di sopra dei normali fabbisogni. La supplementazione può comunque essere considerata in caso di carenze.
Anche gli omega 3 possono avere un effetto benefico ma servono ulteriori studi.

Aggiornamento 27/6/2021

In Kansas alcune contee hanno messo le mascherine obbligatorie, altre no. Le prime hanno il 60% di casi, l'81% di ospedalizzazione e il 29% di morti in meno.

Il longo COVID potrebbe essere dovuto a riattivazione del virus EB, quello della mononucleosi (malattia del bacio)

I chiarimenti di Open su vaccini durante la pandemia ed efficacia del lockdown

La vaccinazione eterologa è sicura ed efficace in uno studio di fase 2 

Non è vero che in Israele sono tutti vaccinati, e il contagio galoppa nei non vaccinati (adolescenti ecc.)

Aggiornamento 28/6/2021

Si dice che i giovani non dovrebbero vaccinarsi, perché non corrono rischi. Tutt'altro. In un campione di 16-30enni che hanno avuto malattia moderata, la metà manifesta long-COVID. "Il 52% (32/61) dei giovani adulti isolati in casa, di età compresa tra 16 e 30 anni, ha avuto sintomi a 6 mesi, tra cui perdita del gusto e/o dell'olfatto (28%, 17/61), affaticamento (21%, 13/ 61), dispnea (13%, 8/61), difficoltà di concentrazione (13%, 8/61) e problemi di memoria (11%, 7/61). I nostri risultati secondo cui i giovani adulti isolati in casa con COVID-19 lieve sono a rischio di dispnea di lunga durata e sintomi cognitivi evidenziano l'importanza delle misure di controllo delle infezioni, come la vaccinazione".

Il grasso potrebbe essere una "riserva" del virus, e forse per questo le persone con obesità hanno maggiore rischio

I bifidobatteri sembrano associati a ridotto rischio, come già ipotizzato

La disbiosi appare sempre più collegata con manifestazioni pesanti di COVID, e i probiotici possono aiutare

Aggiornamento 30/6/2021

Un mix di attivatori metabolici mitocondriali riduce il recupero nella COVID19 media/moderata di 3,5 giorni. La miscela (CMA) include serina, N-acetil-cisteina, nicotinammide riboside e l-carnitina, e lo studio ha incluso oltre 300 persone.
"Molti pazienti COVID-19 sono a rischio di esiti dannosi a causa di risposte infiammatorie sistemiche denominate tempesta di citochine, una condizione pericolosa per la vita che dipende dai processi a valle che portano a stress ossidativo, disregolazione dell'omeostasi del ferro, ipercoagulabilità e trombocitopenia.
Lo studio ha valutato l'efficacia e la sicurezza della CMA [...] e abbiamo osservato che la terapia combinata è sicura e benefica nei pazienti con COVID-19 da lieve a moderato. La nostra analisi ha mostrato che la somministrazione di CMA è un trattamento efficace e sicuro per i pazienti COVID-19".

Aggiornamento 3/7/2021

Le mascherine riducono il contagio almeno del 25%

Aggiornamento 5/7/2021

Alcuni lavori criticano l'uso delle mascherine e l'effetto sulla fisiologia respiratoria, in particolare in alcune categorie. Quanto nella pratica clinica ci siano veramente problemi non è riscontrato.
Nel mentre sono state definite scomode ma non dannose anche nello sport.

Oltre che alla gravità della malattia COVID19, l'alterazione del microbiota (disbiosi) può contribuire anche alla manifestazione del longCOVID e in particolare alle manifestazioni neurologiche e gastrointestinali. Una dieta appropriata e i probiotici possono quindi aiutare a ridurre il rischio di questa condizione che colpisce almeno il 10% degli infettati.

Aggiornamento 7/7/2021

Uno studio, tra l'altro italiano, mostra che 1500mg di quercetina in pazienti COVID19 sintomatici riducono i sintomi e il tempo di negativizzazione. La terapia "migliora significativamente alcuni degli esiti clinici considerati (clearance del virus, frequenza dei sintomi, LDH, ferritina) e allo stesso tempo è molto ben tollerata dagli utenti".
Per chi parlasse di terapia domiciliare, è questo il modo di dimostrare l'efficacia di un trattamento. Fare degli studi e pubblicarne i risultati, non vantarsi di aver guarito le persone con farmaci o altri trattamenti che si sono rivelati dannosi negli studi.

"I vaccini creano le varianti" falso: sono nate tutte prima e tutte in paesi in cui non si vaccinava. Lasciare libero il virus crea le varianti.
"Il virus muta tanto" falso: muta meno di tantissimi altri virus (che poi dite non sono riusciti a fare un vaccino per l'HIV)

Aggiornamento 8/7/2021

I giocatori NBA che risultavano ancora positivi dopo diversi giorni non erano comunque contagiosi

Il mix di vaccini appare sicuro e può indurre maggiore risposta di quella con vaccino unico

I casi di miocardite e pericardite in seguito a vaccino si risolvono la maggior parte delle volte facilmente

Aggiornamento 10/7/2021

Il danno vascolare (fibrosi e trombi) indotto dall'infezione da SarsCOV2 può colpire il pancreas, promuovendo disfunzione pancreatica prima acuta e poi cronica, e indurre diabete di tipo 2. E qualcuno si preoccupa per danni da vaccino 🤦‍♂️

I vaccini a mRNA per Covid19 non proteggono completamente dalla malattia, ma "riducono il numero di particelle di RNA virale e la durata del rilevamento dell'RNA virale, attenuando così l'infettività di SARS-CoV-2, quindi i risultati complessivi supportano che i vaccini mRNA non solo sono altamente efficaci nel prevenire l'infezione da SARS-CoV-2, ma anche nel mitigare gli effetti dei focolai di infezione".
I risultati hanno mostrato che se una persona vaccinata veniva infettata da COVID-19, aveva il 58% in meno di probabilità di avere sintomi come febbre o brividi.


La coagulopatia e l'uso di agenti antitrombotici nella COVID19

Aumentano le prove sull'uso dei probiotici come terapia complementare in caso di COVID19

Aggiornamento 15/7/2021

Le linee guida aggiornate OMS sull'uso dei farmaci

A scuola mascherine e ricambio d'aria funzionano per prevenire. Le mascherine chirurgiche sono moderatamente protettive dall'aerosol anche in entrata, mentre le FFP2 richiedono un po' di sforzo in più per respirare

I vaccini sono ottimi e sicuri. Quelli che muoiono nonostante il vaccino sono pochissimi e solo perché immunodepressi e non hanno reagito alla stimolazione, in maggioranza obesi o con malattie metaboliche pregresse

Dal post del prof Bucci:
Grazie ai vaccini, in pochi mesi e solo negli USA, i ricercatori di Yale stimano che:
1) sono state evitate oltre 270.000 morti;
2) sono state evitate oltre 1,2 milioni di ospedalizzazioni;
3) sono state evitate oltre 25 milioni di infezioni.

Aggiornamento 16/7/2021

I vaccini contro Sars-COV2 non saranno mai perfetti, c'è sempre qualcuno immunodepresso o con alterazioni metaboliche che non risponde, ma riducono significativamente la trasmissione (contagio), pur non bloccandola. Vaccinarsi è anche un gesto di altruismo nei confronti di chi non risponde al vaccino, come persone con tumore o altre malattie.
"L'immunizzazione con il vaccino Pfizer o AstraZeneca ha ridotto la possibilità di trasmissione del virus del 40-60%. Ciò significa che se qualcuno è stato infettato dopo essere stato vaccinato, aveva solo la metà delle probabilità di trasmettere l'infezione ad altri rispetto alle persone infette che non erano state vaccinate".
Inoltre come spiega Enrico Bucci non sono una tecnologia non sperimentata

Aggiornamento 18/7/2021

Post di Medbunker sull'efficacia del vaccino, su dati ISS

L'Istituto superiore di sanità (ISS) ha rilasciato il suo ultimo report sui dati Covid relativo a casi, vaccinazioni e statistiche.
Sicuramente siamo tutti un po' in apprensione per i casi che stanno aumentando di nuovo in molti paesi per la comparsa di nuove varianti. In questo caos c'è però una buona notizia. La vaccinazione salva la vita ed evita sofferenze e rischi.
Tra i vari dati dell'ISS ci sono quelli relativi alle vaccinazioni.
Andando a controllare lo stato vaccinale dei contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva e dei decessi, si nota una cosa molto interessante. La quasi totalità dei contagiati (e dei morti) è in chi non è vaccinato.
Una vera sventura per chi non ci è riuscito o non ha potuto un invito alla riflessione per chi non lo ha fatto per (incomprensibile) scelta.
I dati sono relativi ai mesi di giugno e luglio.
Se guardiamo ai decessi vediamo che
357 non erano vaccinati.
72 vaccinati con una dose.
69 vaccinati con ciclo completo.
I vaccinati con ciclo completo rappresentano il 3% dei ricoverati in terapia intensiva, il resto sono non vaccinati (la maggioranza) o vaccinati con ciclo incompleto.
I contagi sono:
21089 nei non vaccinati.
3954 nei vaccinati a ciclo incompleto.
2310 nei vaccinati.
Direi che i dati parlano chiaro e non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Chi non vuole vedere chiuda gli occhi e speri che tutto vada bene.
Buona domenica!

Aggiornamento 19/7/2021

L'immunologa prof.ssa Viola spiega che la quarantena nei vaccinati è un provvedimento di estrema cautela, e che i vaccinati trasmettono molto poco il virus, quasi azzerando il contagio. Questo non si sa se vale con la variante delta

Da un commento trovato su Facebook:

PROVO A SPIEGARVELO COME SE FOSSIMO ALL’ASILO !!! Così forse vi è più chiaro… ❤️
Io sono vaccinato 💉
Io entro in contatto con la variante Delta 🦠
Io prendo il raffreddore 🤧
Io però non replico il virus ✖️
Il virus dopo qualche giorno muore ⚰️
Nei giorni in cui il virus non è ancora morto, io entro in contatto con te e ti trasmetto il virus.
Se tu SEI vaccinato 💉❤️
Tu non replichi il virus ✖️
Il virus, che ha vita di qualche giorno, muore definitivamente (sto stronzo) 😍🔚
Se tu NON sei vaccinato 🤡👏🏻
Il virus si moltiplica 🙌🏻
Replicandosi può mutare 💫
La mutazione è casuale 😓
Una di queste mutazioni può produrre una variante resistente agli anticorpi prodotti col vaccino🔛♾
CONCLUSIONE:
Se tutti siamo vaccinati, non replichiamo il virus, il virus non può mutare, e dopo un po' scompare e torniamo ad ALCOLIZZARCI FELICI E CONTENTI!🔝❤️🍾
Se molti non sono vaccinati il virus replica ➡️ quindi muta ➡️ quindi il rischio di una variante "cattiva". 😈
E quindi: lockdown, zona rossa, governo ladro, io non metto la museruola, coprifuoco, non “cielodicono” e via dicendo.
Ah e poi MORITE! ❌☣️
cit. Ruggiero Zipeto my favourite doctor

Aggiornamento 21/7/2021

Due post interessanti trovati in questi giorni

1 - La cura esistehhh 1!1!1! e salva tutti 1!1!1!
🙂
???
NO, esistono cure tempestive che riducono il rischio di ospedalizzazione in alcuni casi, ma NON lo annullano.
Il vaccino invece riduce di oltre il 90% il rischio di ospedalizzazione.
2 - Il vaccinohhhh è sperimentalehhhh 1!1!1!
NO, il vaccino a mRNA è innovativo, ma usato già in ambito animale da oltre 10 anni. Lo stesso vaccino sviluppato per il
SarsCov1 e mai usato perchè la malattia è scomparsa prima
era già anni fa un vaccino a mRNA ed aveva già fatto i trial di
fase 1 e 2. Gli attuali vaccini hanno fatto tutti i trial di fase 1, 2 e
3 e sono solamente in farmacovigilanza attiva, come qualsiasi
farmaco appena uscito sul mercato.
3 - Il vaccino non evita a trasmissionehhhh 1!1!1!
Vero, ma riduce il rischio di trasmissione di almeno un fattore
10, come dimostrato da tutti gli studi PubMed in materia. NON
è poco, perchè dimostra come una vaccinazione massiva possa
ridurre fortemente la circolazione del virus.
4 - Il vaccino causa le variantihhhh 1!1!1!
NO, semmai è l'esatto contrario.
Le varianti infatti si sviluppano normalmente con la replicazione
di tutti i virus a RNA (che fanno errori di trascrizione frequenti).
La vaccinazione, riducendo la trasmissione virale riduce quindi
lo sviluppo delle varianti. La variante Delta infatti è nata in India,
dove si è vaccinato pochissimo.
.... e potrei continuare ...


Efficacia ciclo #vaccino completo rispetto a nessuna dose:
👉
88% infezione
👉
95% ospedalizzazione
👉
97% ricovero terapia intensiva
👉
96% decesso
Ma ancora:
📌
no, il vaccino non è sperimentale
📌
sì, il non vaccinato mette in più modi a rischio se stesso, il vaccinato ed il sistema sanitario,
📌
no, oggi non abbiamo trattamenti farmacologi validati dalle comunità scientifiche ma 24 farmaci sono in fase di sperimentazione (le “terapie domiciliari” NON esistono),
📌
no, il green pass non è anticostituzionale perché siamo in uno stato di “crisi pandemica” (digressione giuridica e non medica ma ricorrente)

Aggiornamento 23/7/2021

Il lavoro sull'aumento di CO2 in seguito all'uso di mascherina nei bambini è stato ritrattato

Le modalità di contagio della malattia 

I miti sui vaccini che gli asini diffondono, che sono invece un grande successo della scienza

Aggiornamento 25/7/2021

I complottisti non vanno presi in giro, sono persone con solitudine, ansia e stress che cercano certezze, attenzioni e conforto

Le proresolvine sono sostanze derivate dagli omega 3 che risolvono l'infiammazione cronica (che caratterizza molte malattie croniche e la forma grave di COVID19) che oggi è possibile assumere come integratore.
I ricercatori hanno evidenziato che le persone con malattia severa abbiano livelli inferiori di SPM, e che i cortisonici ne aumentino la produzione; inoltre nelle cellule incubate con SPM vengono riportate alle corrette funzioni.
"Un sottogruppo di persone infette da SARS-CoV-2 sviluppa un grave COVID-19 che richiede il ricovero in ospedale. Questi casi gravi di malattia sono caratterizzati da una risposta infiammatoria disseminata che può portare a complicanze cardiovascolari e insufficienza multiorgano. Una migliore comprensione dei meccanismi alla base di questa risposta infiammatoria sregolata può fornire nuove indicazioni terapeutiche per un migliore trattamento dei pazienti ospedalizzati. Date le note azioni immuno-regolatrici delle SPM, abbiamo valutato se le loro vie metaboliche sono alterate nei pazienti COVID-19, […] il nostro studio fornisce una base per la ricerca futura sulla fattibilità e i meccanismi di risoluzione basati su SPM per il trattamento del COVID-19 grave".
Attualmente (purtroppo) non risultano studi fatti o in corso sull'uso di SPM in COVID19 😫

I vaccini sono efficaci contro la variante delta. Inoltre il messaggio del presidente dei Medici romani è fuorviante: i vaccinati possono contagiare, ma molto meno rispetto ai non vaccinati, e questo avviene mescolando i non-responders. La carica virale viene ridotta moltissimo, e quindi la contagiosità, incluso per la variante delta.

Paolo Tutto Troppo smentisce alcuni miti:

1 i vaccini non sono sperimentali. La sperimentazione di un farmaco segue una fase pre clinica e una fase clinica divisa quest ultima in 4 fasi. Una volta superata la fase 3, il farmaco viene sottoposto all'approvazione delle autorità e in seguito viene messo in commercio. A quel punto parte la fase 4, chiamata monitoraggio post commercializzazione, che serve a verificare eventuali effetti rarissimi che nei trial non possono emergere (per una banale questione matematica: se un effetto si verifica in un caso su un milione, nel trial non emerge perché i pazienti sono solo qualche migliaio).
La fase 4 si fa SEMPRE dopo la commercializzazione, vale anche per la tachipirina, e dura PER SEMPRE. tutti i farmaci sono continuamente monitorati, tant è che ancora oggi puoi segnalare All'AIFA un eventuale effetto collaterale dell'aspirina, nonostante sia in commercio da decenni. Ciò significa che l'aspirina è un farmaco sperimentale?
Oltretutto in fase 3 i vaccini sono stati testati su un numero di persone 10 volte superiore al normale, cosa che li rende i farmaci più sperimentati della storia.
Il termine del 2023 è solo il termine in cui si concluderanno gli studi prospettici, ossia metteranno nero su bianco i risultati iniziali della fase 4 che continuerà, come detto, per sempre.
2 se ti vaccini non fermi l infezione e il contagio è falso. Il vaccino, e ne abbiamo le prove, abbatte la carica virale perché avendo già gli anticorpi il tuo organismo risponde al virus prima che possa replicarsi abbastanza da farti ammalare, mentre se non lo sei per creare gli anticorpi specifici ci mette 15 giorni, durante i quali la tempesta citochinica potrebbe esserti fatale.
Con la carica virale abbattuta, le probabilità di fare la malattia in forma grave e di contagiare altri si abbassa tantissimo.
Il motivo per cui ti consigliano di tenere la Mascherina è che il vaccino, come tutti gli altri vaccini, ha un'efficacia del 95% perché in alcuni rari casi può non funzionare.
3 la questione da te citata sul fatto che il vaccino non protegge gli altri e che farlo se sei giovane e sano non serve denota una totale ignoranza sui più basilari principi dell'epidemiologia. Il motivo per cui vaccinano anche le fasce con rischio bassissimo come i giovani non è per proteggerli dalle conseguenze della malattia su di loro, ma per fermare la curva epidemica e raggiungere l'immunità di gregge.
I virus contagiano, e continuano a contagiare finché non hanno coperto un numero di persone tali da fermare la crescita esponenziale dell'epidemia, secondo un calcolo matematico chiamato r0. Quando si raggiunge quella soglia, l'epidemia rallenta e poi si ferma perché non trova più sufficienti persone non Immunizzate per diffondersi. È questo l'obiettivo del vaccino: immunizzare più gente possibile nel più breve tempo possibile senza fare affrontare alle persone i rischi della malattia. Ma sopratutto, lo scopo è quello di tenere bassi i contagi per non saturare il sistema sanitario. Perché il problema di questo virus non è la letalità, ma l'ospedalizzazione. Un virus così contagioso (la variante delta ha un r0 pari a 7, tantissimo) se lasciato circolare non si ferma fino all'immunità di gregge, che è l'85% della popolazione, 50 milioni di persone . Questo significa che nel giro di 5 mesi contagerebbe 50 milioni di persone, e con un'ospedalizzazione al 5% significa 2 milioni e mezzo di ospedalizzati. Sono troppi per il nostro sistema sanitario, che collasserebbe. Sai cosa significa? Che se ha un infarto, una intossicazione, fai un incidente, ci rimani perché in ospedale non c'è posto.
Inoltre, la logica del "vacciniamo solo le fasce a rischio" sarebbe del tutto controproducente perché se anche proteggi gli anziani, tutti gli altri si infettano e favoriscono la circolazione del virus, e più il virus circola più probabilità ci sono che muti, e a forza di mutare potrebbe emergere una variante immune agli anticorpi del vaccino. Quindi, le fasce a rischio potrebbero rifare la malattia più volte, e del virus non ce ne libereremo mai.
4 quanto ai dati sull'efficacia del vaccino, è sufficiente leggere i dati ISS per scoprire che il vaccino abbatte i contagi, le ospedalizzazioni e i decessi. Qualche dato esplicativo:
FASCIA ETÀ 40-59
Contagiati tra non vaccinati: 5747 (71% dei contagi totali)
Contagiati tra vaccinati: 727 (9% dei contagi totali)
Ospedalizzati tra i non vaccinati: 779 (tasso di ospedalizzazione 12,6%)
Ospedalizzati tra i vaccinati: 24 (tasso di ospedalizzazione 3,5%)
Decessi nei non vaccinati: 45 (0, 8% di letalità)
Decessi nei vaccinati: 2 (0,3 % di letalità)
FASCIA ETÀ 60-79
Contagiati tra non vaccinati: 1491 (47,7% dei contagi totali)
Contagiati tra vaccinati: 568 (18,2% dei contagi totali)
Ospedalizzati tra i non vaccinati: 420 (tasso di ospedalizzazione 28,5%)
Ospedalizzati tra i vaccinati: 70 (tasso di ospedalizzazione 12,4%)
Decessi nei non vaccinati: 158 (10,6% di letalità)
Decessi nei vaccinati: 12 (2,2% di letalità)
FASCIA ETÀ 80+
Contagiati tra non vaccinati: 302 (35,7% dei contagi)
Contagiati tra vaccinati: 487 (47,5% dei contagi)
Questo è l'unico dato sfavorevole ai vaccinati, ma in questa fascia d'età ben l'87% della gente è già vaccinata, quindi i contagi sono sì un po' meno tra i non vaccinati, ma i non vaccinati sono appena il 13% della popolazione totale degli over 80. Si tratta infatti di 302 contagi su 470 mila persone, rispetto a 487 contagi su quasi 4 milioni di persone. Quindi i vaccinati continuano a contagiarsi molto meno rispetto ai non vaccinati.
E comunque, nonostante questo:
Ospedalizzati tra i non vaccinati: 168 (tasso di ospedalizzazione 55,7%)
Ospedalizzati tra i vaccinati: 142 (tasso di ospedalizzazione 29,2%)
Decessi nei non vaccinati: 147 (49% di letalità)
Decessi nei vaccinati: 55 (11,4% di letalità)
5 Per quanto riguarda UK e Israele, i dati bisogna saperli leggere. I numeri assoluti non valgono nulla se non li rapporti alla popolazione. Che in UK la maggior parte degli ultimi decessi sia in persone vaccinate è normale, perché in UK la fascia a rischio letalità, cioè gli anziani, è vaccinata al 100%. E siccome sono gli anziani gli unici a morire, quei pochi morti saranno per forza in quella fascia. Quello che va guardato è l aumento di ospedalizzazione e decessi a fronte dell'aumento dei casi, e dai dati UK emerge benissimo che pur aumentando i casi ospedalizzazioni e decessi restano stabili, chiaro segno che il vaccino ostacola le forme gravi della malattia.
6 ultimo appunto sulla questione che nonostante i vaccini ora abbiamo più casi dell'anno scorso. Questo è un banale errore di valutazione, perché il numero di casi dipende dal numero di tamponi, e oggi la nostra capacità di tracciamento è estremamente più efficiente dell'anno scorso.
L'indagine sierologico del maggio 2020 aveva rilevato che i reali contagiati erano quasi 10 volte quelli rilevati, perché soprattutto a inizio pandemia i tamponi si facevano a scopo diagnostico quasi solo a chi arrivava all'ospedale malato e non a campione su centinaia di migliaia di persone. Paragonare i dati in assoluto è un errore statistico madornale.
Come vedi, per quanto le tue considerazioni critiche sulla gestione POLITICA della pandemia siano in parte condivisibili, le tue convinzioni SCIENTIFICHE sono frutto di grande ignoranza sulla materia e anche su una scarsa capacità di verificare le fonti e i dati. Questo è causato dal fatto che troppi sciacalli stanno sfruttando questa pandemia a scopo di lucro, diffondendo fesserie approfittando della paura e dell'ignoranza della gente per fare proseliti e acquisire visibilità e in estrema ipotesi un lucro, commettendo anche dei reati.
Imparate a verificare le fonti perché se contribuite a diffondere stupidaggini da questa emergenza non usciremo mai.
Perché l'unico modo per uscire da questa merda non è fare post filosofici facendo vedere al mondo che noi abbiamo capito tutto, ma vaccinarsi, raggiungere la soglia di gregge e fermare la corsa del virus.
Perché la politica è opinabile anche con le opinioni, la scienza è confutabile solo con i dati.

Aggiornamento 26/7/2021

La variante delta si trasmette più facilmente grazie alla sua capacità di formare sincizi, che favoriscono una riproduzione più veloce del virus, accrescendo la carica virale. La doppia dose di vaccino però è in grado di conferire protezione.
"Dopo due dosi, i vaccini sono ancora molto efficaci, anche contro Delta, raggiungendo l'80% di protezione per la malattia e il 94% per il ricovero, motivo per cui i funzionari statunitensi stanno pregando le persone di ottenere entrambe le dosi e di farlo il più rapidamente possibile".
I sincizi sono anche responsabili dei maggiori danni agli organi di questa variante.
"Le cellule infettate con la variante Delta formano sincizi sempre più grandi rispetto alle cellule infettate con il ceppo originale del virus. Gli autori scrivono che i loro risultati suggeriscono che Delta potrebbe "causare più danni ai tessuti, e quindi essere più patogeni, rispetto alle varianti precedenti".
Gli scienziati affermano che ciò che già sappiamo su Delta rende la vaccinazione più importante che mai.
"L'effetto netto è preoccupante nelle persone che non sono vaccinate, ma non è... un motivo per farsi prendere dal panico o per alzare le mani e dire, sai, questa pandemia non finirà mai", ha detto Tuite, " perché quello che vediamo è che i vaccini continuano ad essere altamente protettivi"".


LE INFEZIONI PROVENGONO PRINCIPALMENTE DAI NON VACCINATI.
Qualcuno, in un disperato tentativo di difendere la religione novax o la sua versione edulcorata freevax, pretende di sostenere che siccome anche i vaccinati si infettano, e siccome quindi anche essi trasmettono, non si può fare colpa a chi decide di non vaccinarsi di essere un pericolo e non si può discriminarlo.
Anche in Italia i dati, naturalmente, raccontano ben altro.
Qui sotto l'ultimo di diversi studi, per ora ancora in forma di preprint.
In breve:
1) gli individui vaccinati, come ormai provato da decine di studi, si infettano di meno; quindi, alla trasmissione agli altri partecipano di meno;
2) anche se infetti, i vaccinati trasmettono poco il virus (perché, con le varianti attuali, in genere presentano una minore carica virale).

L'articolo contesta anche le dichiarazioni del presidente dei medici romani sulla trasmissione da parte dei vaccinati.

Aggiornamento 30/7/2021

Una review sul Long Covid. Alcuni supplementi come vitamina C e nicotinamide riboside sono allo studio per ridurre gli effetti.

Aggiornamento 1/8/2021

Interessanti notizie dall'ultimo report dell'ISS, che smentiscono le solite panzane novax o bohvax lette ultimamente.
I casi di contagio, ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e decesso riguardano quasi esclusivamente i non vaccinati. I vaccinati sono quindi parzialmente coperti anche dal contagio.
Non c'è rischio per i giovani? Finora 30 morti sotto i 19 anni. 30 persone che avrebbero voluto fare il vaccino (o magari l'avrebbero dovuto fare i loro cari) che ora sono decedute.
Si può intravedere un "effetto Europei": «Da fine giugno l’incidenza nei maschi fra i 10 e i 39 anni risulta essere sempre maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine. Verosimilmente tale andamento può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori (es. feste e assembramenti per gli Europei di calcio)».
La Sardegna è la peggiore d'Italia quanto a incidenza su popolazione.
Nel mentre parlate di rinforzare il sistema immunitario, il microbiota ecc. con cose che la maggior parte degli italiani non farebbe manco sotto tortura (mangiare sano e muoversi), mentre 2 punture da pochi euro possono farci stare decisamente più tranquilli.

Aggiornamento 4/8/2021

Ogni volta che metto qualcosa a favore del vaccino, perdo alcuni like. Siccome non è una gara a chi ha più mi piace, ma qui si divulga scienza, insisto, e metto un importante aggiornamento commentato dal docente di malattie infettive a Catania, prof Cacopardo.

I vaccinati non solo non si infettano o se lo fanno in maniera del tutto non grave, ma sono infettivi per gli altri almeno 5 volte meno e per un tempo molto più “veloce”.
Quello che emerge con drammatica evidenza è che, oltre alla ben nota protezione clinica (nessuno dei vaccinati muore e nessuno va in ospedale), nei vaccinati il tempo di declino della carica virale (pur partendo dalla stessa concentrazione virale dei non vaccinati) risulta, alla fine, circa 5 volte più rapido.
La fase di eliminazione virale nasofaringea nel gruppo dei vaccinati è tanto breve da apparire quasi impercettibile. Ergo…i vaccinati albergano il virus variante per molto meno tempo e a cariche virali molto più basse”.
Cacopardo conclude: “Chiunque si intenda anche da amatore, di virologia, comprenderà che i vaccinati hanno una probabilità esponenzialmente più bassa dei non vaccinati sia di contagiare che di elaborare una mutazione. Si chiude qui (almeno per me) definitivamente, la questione vaccinale: di fronte alle evidenze incontrovertibili il silenzio è d’oro. Da oggi in poi ogni discussione sulla contagiosità e sulla patogenicità dei vaccinati (percorribile finchè si vuole in un regime libertario e in un paese in cui davanti ad un boccale di birra si può sostenere qualsiasi tesi) avrà la stessa valenza anticopernicana della ipotesi che sia il Sole a girare attorno alla terra”.

Come ha detto qualcuno, si tratta ormai di un test di intelligenza.


Pare che la pandemia, tenendo le persone molto a casa e sugli schermi e poco all'aperto, abbia aumentato l'incidenza della miopia tra i bambini.
Ricordate di guardare all'orizzonte ogni tanto staccando la vista dallo schermo, assumere omega 3 e aumentare la vita all'aperto per quanto possibile.

Aggiornamento 6/8/2021

Ma si può inventare dati a caso, come in questo post?
Terapie intensive vuote? Certo non colme, ma ospitano quasi esclusivamente non vaccinati. La storia degli asintomatici al 95% è una bufala vecchia di mesi ormai.
Non è vero che i tamponi sono inefficaci, le sentenze non hanno stabilito proprio nulla. 
Il grande reset è una delle bufale fondanti di QAnon, manco ci sarebbe bisogno di parlarne.
Le morti associate al vaccino sono 100, secondo l'istituto citato dal post stesso, e si tratta di associazioni sospette senza neanche prova di causalità.
Su 133 milioni di dosi somministrate si sono rilevati 354177 eventi avversi, quasi tutti lievi e passeggeri, risolti in poco tempo (purtroppo il dolore al braccio e i sintomi influenzali fanno preoccupare le persone).
"Reazioni gravi come reazioni allergiche e anafilattiche sono molto rare e di solito si verificano subito dopo la vaccinazione, con un esordio improvviso", e vengono gestite in loco.
Miocarditi e pericarditi si risolvono velocemente e senza lasciare strascichi, e confrontati con le ospedalizzazioni risparmiate col vaccino non c'è confronto (la figura parla).
"Basta avere il cervello che funziona", anche no. Essere complottisti (e non capire i numeri nel rapporto rischi/benefici) è associato a demenza.
Si specula sulla morte di De Donno, pretendendo di saperne i motivi e facendo trasparire senza prove che sia stato fatto fuori. Senza specificare che la terapia del plasma non può essere somministrata facilmente e a tutti, come preteso.
L'ultima bugia è che siete in tanti. Per fortuna siete poche centinaia in ogni città, parlate senza fatti ma solo con le fantasie, in confronto ai milioni che si affidano alla Scienza.
Insomma, il classico post acchiappalike condiviso da analfabeti funzionali che si bevono tutto senza andare a controllare.

L'ivermectina, antielmintico usato nella terapia covid domiciliare, non dà vantaggi in un RCT


Secondo il report AIFA in Italia 7 morti delle circa 500 ipotizzate possono essere correlate causalmente al vaccino. Le reazioni avverse sono 84322 su 65 milioni di dosi somministrate

Aggiornamento 10/8/2021

Riassumo velocemente le linee guida per il trattamento in casa e ospedaliero della malattia COVID19, rilasciate da società scientifiche e non da un avvocato, nell'unico modo che è riconosciuto dalla scienza: pubblicando su riviste revisionate da esperti che possano stabilire l'efficacia. Fermo restando che si tratta di cure che dovrebbero aiutare la maggior parte delle persone (non necessariamente le migliori per tutte quindi), sono basate su trial randomizzati, che hanno stabilito se un trattamento è più efficace di un altro o di un placebo. Visto che si tratta di una malattia che la maggior parte delle volte guarisce da sola, non è stato per niente facile farle.

L'idrossiclorochina è fortemente sconsigliata. I cortisonici sono da utilizzare solo in specifiche situazioni (nell'ospedalizzato per esempio). Gli antibiotici solo in caso di sovrainfezione batterica (ricordo che un alterato microbiota si lega a malattia più severa). Gli antivirali dovrebbero essere usati solo nei contesti di ricerca, a parte il rendesivir negli ospedalizzati. La colchicina potrebbe essere però utile in alcuni tipi di pazienti. L'utilità dell'uso di ivermectina non appare convincente.
Per quanto riguarda l'uso di anticorpi monoclonali neutralizzanti "può essere preso in considerazione in pazienti ambulatoriali con COVID-19 con malattie lievi/moderate a rischio di progressione ed entro un massimo di 10 giorni dall'insorgenza dei sintomi".
La terapia anticoagulante è fortemente raccomandata in persone ospedalizzate.
La ventilazione deve essere usata se non controindicata (circola ancora la bufala che ammazzassero la gente sparando l'ossigeno forzatamente, come se ci fosse scelta in uno che rischia di morire soffocato).
Purtroppo nessun accenno all'uso di probiotici, vitamine e minerali.


Il vademecum dell'ISS contro le bufale antivaccino:

  • "Non si conoscono gli effetti a breve e lungo termine, i vaccini sono stati prodotti troppo velocemente e le uniche informazioni vengono dalle aziende"

  • "I vaccini anti Covid sono sperimentali"

  • "I vaccini provocano l’infezione"
  • "I vaccinati sono contagiosi"
  • "Vengono nascosti effetti collaterali e decessi post vaccino"
  • "Il vaccino causa infertilità e aborti"
  • "Il vaccino modifica il nostro DNA"
  • "Il vaccino causa trombosi e miocarditi"
  • "I produttori di vaccini e i medici fanno firmare il consenso per evitare responsabilità"
  • "Dai 19/20 anni in giù per i soggetti sani è impossibile morire per Covid e pure manifestare sintomi gravi"
  • "Più vacciniamo più escono nuove varianti"

  • "D’estate il virus scompare, è inutile vaccinarsi o mettere le mascherine"

Aggiornamento 11/8/2021

La variante delta è più pericolosa perché molto più diffusiva e si replica velocemente in gola e polmoni

La melatonina potrebbe essere un'arma contro il covid grazie al suo potere antiossidante


Quali sono i fattori che aumentano il rischio di formazione di varianti resistenti ai vaccini? la comparsa iniziale del ceppo resistente, alto numero di individui infetti e basso tasso di vaccinazione. O vacciniamo tutto il mondo in modo coordinato o il rischio rimane alto

Aggiornamento 15/8/2021

Gira tra gli analfabeti funzionali novax questa immagine; proviamo a fare un po' di fact-checking




Montagnier: non scrive da decenni su riviste serie, non ne ha azzeccato nessuna su virus e vaccino

Honjo: ha smentito di aver detto che il virus è artificiale, non ha nulla contro il vaccino

Kuldorff (e non kuldroff): chiede maggiore chiarezza nella rilevazione degli eventi avversi, in una videointervista raccomanda il vaccino, ma non ritiene utile la mascherina nei bambini, perché non trasmettono efficientemente il virus, puntualmente smentito dagli ultimi studi, secondo cui tanti bambini stanno finendo in ospedale

Levitt: critico sul lockdown, nel marzo 2020, quando iniziavano le morti in Italia, prospettava grazie ai suoi modelli matematici, la fine della pandemia vicina, e spiegava "di non avere abbastanza dati per elaborare delle previsioni, concordando col governo [israeliano] sulle misure preventive prese. Più serie sono le misure difensive adottate, più si guadagnerà tempo per prepararsi alle cure necessarie e sviluppare un vaccino”.
Che il lockdown sia una misura stupida non è dimostrato, visto che ha salvato tante vite, specie se iniziato precocemente, e i suoi famosi modelli matematici non risultano pubblicati da nessuna parte. La smentita è arrivata da parte di una epidemiologa di Harvard, Majumder, che ha chiarito che i suoi tweet sono solo disinformazione utile ai novax.

Raoult: non si capisce chi l'abbia eletto numero uno, ma da quando è iniziata la pandemia non ne azzecca una, dichiarando il virus artificiale senza alcuna prova, fatto da USA e Cina per distruggere l'Africa (salvo poi aver fatto più morti del Vietnam)
Parzialmente favorevole ai vaccini, innamorato della terapia con idrossiclorochina dichiarata inefficace e beccato a falsificare i dati e fare studi non approvati


Ioannidis: non si capisce chi l'abbia eletto numero uno, è diventato idolo novax perché ha pubblicato un articolo che dice che il lockdown è inefficace. Come spiega bufale.net, in realtà il modello matematico proposto dice che l'efficacia dipende dal contesto, e in Europa è risultato più efficace, e in ogni caso semplicemente "viene visto più prudentemente come una misura i cui effetti sarebbero incerti", non certo inutile. Invece openonline mostra come sia stato ampiamente criticato dalla comunità scientifica per le sue uscite, tra cui la previsione di soli 10 mila morti negli USA per covid19 (si è sbagliato giusto di centinaia di migliaia di vittime)

Malone: non ha inventato, ma ha posto le basi assieme ad altri per gli attuali vaccini a mRNA, e sicuramente non l'ha fatto da solo come spiega il sito the Atlantic, ha espresso critiche sulla vaccinazione ai bambini e sulla sicurezza della proteina spike. Ha dato importanza a uno studio ritirato sul pericolo dei vaccini. Sempre Atlantic chiarisce come queste sue uscite siano più dovute alla frustrazione che a vera scienza, e i vaccini sono ormai in via di approvazione anche al di sotto dei 12 anni, perché i rischi sono superati dai benefici.

https://www.facebook.com/ilgrandereset/photos/a.134035672111469/196365485878487/



Visto che ci sono vi spiego anche perché De Rossi, Amendola e gli altri possono permettersi di parlare di vaccini e consigliarli: semplicemente perché fanno quello che consiglia la comunità scientifica, mentre Montesano, Brigliadori e simili dicono cose contrarie senza uno straccio di prova. Si tratta in entrambi i casi di persone senza competenze specifiche, ma i primi non possono essere contraddetti, i secondi sì.
Un'altra cosa. A condividere questa foto ci mettete 5 secondi, io per fare questo post, trovando le fonti e giustificando tutto, ci ho messo alcune ore. In pratica il danno che fate in pochi secondi lo si deve rimediare impiegando molto più tempo sottratto ad altre attività, tutto questo perché siete creduloni che non controllano le fonti. E credete ai veri premi Nobel

Aggiornamento 16/8/2021

La pagina di JAMA spiega bene le varianti di SarsCov2

Aggiornamento 21/8/2021

Ovviamente non ha raccolto la sfida. Semplicemente si tratta di numeri inventati. Non esiste tale rapporto EMA. Esistono fake da siti tipo questo
già smentiti dai siti di fact-checking tipo questo e questo.
Nell'ultimo rapporto AIFA, riferito ai numeri italiani, 7 morti su 65 milioni di vaccinazioni (oggi dovremmo essere a 70 milioni circa). Quindi un morto ogni 10 milioni di dosi.
In Europa 100, su 133 milioni di dosi somministrate, con 354177 eventi avversi, quasi tutti lievi e passeggeri, risolti in poco tempo.
Certo, sempre troppi, anche fosse un solo morto. Però nel mentre si stima che, per esempio in UK, i vaccini abbiano evitato 100 mila morti
e 279 mila negli USA.
Non capire la differenza tra questi numeri è da ottenebrati.


Alcune info sull'origine naturale del Sars-CoV2

Aggiornamento 22/8/2021

Perché i dati Eudravigilance non si leggono come vorrebbero i novax (o scettici del vaccino, o varie sfumature di persone che non si vogliono vaccinare)? L'avevo linkato nell'altro post, ma evidentemente non mettendolo abbastanza in risalto. Lo dice il sito stesso: "Le informazioni su questo sito Web si riferiscono a sospetti effetti collaterali, ovvero eventi medici che sono stati osservati a seguito della somministrazione dei vaccini COVID-19, ma che non sono necessariamente correlati o causati dal vaccino. Questi eventi possono essere stati causati da un'altra malattia o essere associati a un altro medicinale assunto contemporaneamente dal paziente".
In generale spiega un sito di fact-checking: "Il report afferma: "Le informazioni sui sospetti effetti collaterali non devono essere interpretate nel senso che il medicinale o il principio attivo provocano l'effetto osservato o non sono sicuri da usare"".
Quindi nei casi riportati c'è corrispondenza temporale ma non causale. Purtroppo qualcuno approfitta dell'ignoranza dei suoi seguaci e parla di 20 mila vittime e quasi un milione di disabili in più in Europa (credo che il numero non sarebbe passato inosservato).
Scrive a tal proposito il New York Times: "Le organizzazioni estremiste hanno diffuso false informazioni per minare i vaccini da quando sono iniziate le campagne di vaccinazione di massa a dicembre. Usano i dati grezzi, destinati a scienziati e professionisti medici, per promuovere la loro agenda interpretandoli come un pericolo per gli esseri umani. L'affermazione è sia falsa che fuorviante".
Per quanto mi riguarda i numeri rimangono quelli ufficiali dell' European Centre for Disease Prevention and Control - ECDC : 100 morti rilevati a giugno, su 133 milioni di dosi somministrate, con 354177 eventi avversi, quasi tutti lievi e passeggeri, risolti in poco tempo.
Molti, certo, ma un'inezia rispetto alle morti prevenute grazie al vaccino.

Aggiornamento 25/8/2021

Un po' di novità su COVID19

L'infezione aumenta il rischio di eventi cardiovascolari come infarto e ictus, ma il rischio di morte è decisamente più alto per insufficienza respiratoria

L'incidenza di miocardite post vaccino è di 16,9 casi per milione nei maschi e 3,2 nelle femmine, prevalentemente giovani, e si presenta 2 o 3 giorni dopo la seconda dose, e si associa con infiltrazione di monociti e macrofagi (la classica miocardite virale invece è legata ai linfociti). Forse il meccanismo è legato alla produzione di autoanticorpi o al mimetismo molecolare della proteina spike, simile alla miosina cardiaca, che attiva una condizione autoimmune latente. I casi di ospedalizzazione che il vaccino evita sono comunque enormemente maggiori di quelli di miocardite rilevati.
"Sebbene il decorso clinico appaia lieve con probabile risoluzione dei sintomi e dei segni, è ragionevole limitare o rinviare l'attività fisica faticosa e gli sport competitivi fino alla completa risoluzione dei sintomi, dei segni, delle anomalie emodinamiche, del ritmo, diagnostiche e dei biomarcatori. Se una persona sviluppa miocardite o pericardite dopo la prima dose di un vaccino mRNA, il CDC raccomanda di ritardare la seconda dose e che la seconda dose possa essere riconsiderata alla risoluzione di sintomi, segni e reperti, in determinate circostanze".

I sintomi solitamente spariscono in massimo 4 giorni di ricovero

Secondo uno studio "le 5 manifestazioni più comuni da Long-COVID sino affaticamento (58%), cefalea (44%), disturbo dell'attenzione (27%), perdita di capelli (25%), dispnea (24%).
Altri più rari sono disturbi polmonari (tosse, fastidio toracico, ridotta capacità di diffusione polmonare, apnea notturna e fibrosi polmonare), cardiovascolari (aritmie, miocardite, quindi se la temete evitate la malattia e non il vaccino), neurologici (demenza, depressione, ansia, disturbi dell'attenzione, disturbi ossessivo-compulsivi), e altri non erano specifici come tinnito e sudorazione notturna. In generale si tratta spesso di disturbi legati a ridotta ossigenazione del sangue.

In generale si tratta spesso di disturbi legati a ridotta ossigenazione del sangue e a endoteliopatia che permane dopo la malattia, anche negli asintomatici a volte, ed è dovuta a formazione di trombi (altro che trombosi da vaccino).

Le cosiddette cure domiciliari sono basate su farmaci che non hanno rivelato efficacia nei trial

La somministrazione di plasma iperimmune a pazienti ambulatoriali ad alto rischio entro 1 settimana dall'insorgenza dei sintomi di Covid-19 non ha bloccato la progressione della malattia.

L'uso dei vaccini si stima che abbia salvato 100 mila vite finora in UK

Aggiornamento 30/8/2021

Attualmente non ci sono prove, secondo l'NIH, per consigliare o no supplementi come zinco, vitamina D e C nel trattamento del COVID19. L'unico farmaco approvato è il rendesivir

Aggiornamento 3/9/2021

Avete paura della miocardite? allora dovreste correre a vaccinarvi. Infatti col vaccino si hanno 2,7 casi di miocardite per 100mila vaccinati (che si risolvono in pochi giorni), con l'infezione si hanno 11 casi ogni 100mila infettati (non ammalati). 4 volte maggior rischio.
In questo studio di confronto tra oltre 800 mila vaccinati appaiati con un ugual numero di non vaccinati, il vaccino è stato ritenuto sicuro.
"In contrasto con il numero relativamente piccolo di effetti avversi associati al vaccino, alti tassi di eventi avversi gravi multipli sono stati associati all'infezione da coronavirus tra i pazienti non vaccinati, tra cui: Aritmie cardiache (un aumento di 3,8 volte fino a un aumento di 166 casi per 100.000 infetti), danno renale (aumento di 14,8 volte; 125 casi in eccesso ogni 100.000), pericardite (aumento di 5,4 volte; 11 casi in eccesso ogni 100.000), embolia polmonare (aumento di 12,1 volte; 62 casi in eccesso ogni 100.000), trombosi venosa profonda (aumento di 3,8 volte; 43 casi in eccesso per 100.000), infarto miocardico (aumento di 4,5 volte; 25 casi in eccesso per 100.000) e ictus (aumento di 2,1 volte; 14 casi in eccesso per 100.000)".

Altri studi mostrano che la trombosi è ugualmente molto più rischiosa con la malattia che col vaccino, e in generale i vaccini per covid19 sono sicuri

Aggiornamento 4/9/2021

La reinfezione è possibile, specie se non si è vaccinati

Il vaccino dimezza il rischio di long-Covid

La maggior parte degli scienziati non crede a una fuga del virus dal laboratorio

La vaccinazione non deve portarci a rilassarci sui comportamenti (mascherine e distanze)

Alcune varianti preoccupanti (VOC) vengono legate con inferiore efficacia dagli anticorpi stimolati dai vaccini e dalla malattia 

Aggiornamento 10/9/2021

Una metanalisi degli studi osservazionali conferma l'associazione tra bassi livelli di vitamina D e mortalità da COVID19.
"Lo stato della vitamina D può svolgere un ruolo significativo nello sviluppo di una grave infezione da COVID-19. In questo studio un basso livello di vitamina D era associato a un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause nei pazienti positivi al COVID-19. Esiste un meccanismo biologico antinfiammatorio plausibile che supporta il ruolo protettivo della vitamina D nella gravità del COVID-19. Sono necessarie ulteriori ricerche in questo settore, sotto forma di studi di controllo randomizzati, per determinare se esiste una relazione causa-effetto tra lo stato di bassa vitamina D e gli esiti di COVID-19. L'associazione di bassi livelli di vitamina D e aumento dei marker cardiovascolari e infiammatori potrebbe tradursi in un aumento del rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare"

Invece la revisione costante da parte della Cochrane degli studi di intervento non conferma la sua importanza dopo essersi ammalati

Aggiornamento 12/9/2021

Il nuovo rapporto AIFA sulle reazioni avverse.
Sono (purtroppo) 14 ad oggi le morti attribuibili al vaccino. Ma considerando che prima che arrivasse eravamo sui 500 morti al giorno, e oggi siamo a un decimo, quasi tutti non vaccinati, direi che il bilancio è positivo, soprattutto pensando a una malattia che satura il servizio sanitario nazionale e costringe il personale a trascurare le altre malattie, oltre a lasciare strascichi per mesi (se non anni) in chi si ammala.
La maggior parte delle reazioni avverse (91 mila su quasi 80 milioni di vaccini somministrati) non è grave e si risolve senza lasciare problemi, le reazioni gravi sono il 13% circa, e di queste quelle mortali sono state lo 0,61%, quelle invalidanti 0,73%.

I vaccini continuano a essere efficaci contro la variante delta, almeno su morte, malattia grave e ricovero, e Moderna appare il più efficace.
"La stragrande maggioranza dei ricoveri e dei decessi per COVID continua a essere tra individui non vaccinati. I vaccini COVID-19 sono potenti strumenti per combattere la pandemia".

Il plasma iperimmune si conferma poco efficace e a volte addirittura dannoso visto che si tratta di un prodotto non standardizzato

A 12 mesi di distanza, le anomalie polmonari e radiografiche sono comuni nella popolazione di Wuhan che ha avuto il ricovero per COVID. La maggior parte di essi è tornato a una vita normale, ma con una salute inferiore a prima. Chi ha usato cortisone ha maggiore probabilità di fatica muscolare. Si ha maggiore rischio di depressione, malattie cardiovascolari e polmonari rispetto ai controlli, e maggiore uso di farmaci. Il 49% lamenta almeno un sintomo, e la dispnea è addirittura aumentata rispetto al controllo a sei mesi (26 vs 30%). Uno studio del CDC mostra che il long COVID può colpire anche solo chi ha avuto un test positivo, indipendentemente dai sintomi

Le mascherine si confermano efficaci nel ridurre il contagio

Il prof Manzin spiega perché non è vero che muoiono più i vaccinati dei non (paradosso di Simpson)

Aggiornamento 17/9/2021

Un'analisi in continuo aggiornamento sull'efficacia della vitamina D per COVID19 mostrano un effetto medio del 43% nella riduzione degli effetti. L'inclusione di tutti gli studi può portare a risultati differenti visti in altre metanalisi.
La molecola attiva (calcitriolo) appare migliore e, oltre ad avere livelli ottimali, è meglio intervenire il prima possibile in seguito all'infezione.

Aggiornamento 22/9/2021

Secondo uno studio pakistano, avere un'alimentazione sana con frutta, verdura, legumi, frutta oleosa, carne magra, idratazione di almeno 2 L al giorno, riduce il tempo di quarantena dopo l'infezione da coronavirus, mentre l'uso di cibo spazzatura come bibite gassate, fritti, o cibo speziato è associato con un periodo di recupero più lungo.
Anche un sonno corretto, che notoriamente modula il sistema immunitario, e fare attività fisica (se possibile) aiutano.
Inserire vitamine (C, D, E) e zinco, o i multivitaminici, è associato con ulteriore miglioramento del tempo di recupero.
Senna, tè verde, aglio non hanno dato risultati.

L'irraggiamento UVB è inversamente associato con la gravità e la mortalità da COVID19

Continuano le smentite delle bufale sui vaccini, che sono sicuri ed efficaci.
Le morti da vaccino sono state estremamente rare e non certo più di quelle da COVID, e i report degli eventi avversi vengono mal interpretati dai non addetti ai lavori (purtroppo anche da alcuni medici interessati a imbrogliare persone).
Gli effetti a lungo termine sono estremamente improbabili.
Non vi è evidenza che la spike dei vaccini sia tossica e vada nel sangue, ma viene degradata velocemente.
È falso che il 99,9% degli infettati sopravviva. La mortalità stimata dovrebbe essere all'1,15%
È falso che l'ivermectina funzioni, che le maschere non funzionino e che i vaccini violino il codice di Norimberga. Invece le vaccinazioni eterologhe sono sicure ed efficaci

Aggiornamento 23/9/2021

L'ipotesi del doppio salto di specie sulle origini del coronavirus pare la più probabile

La variante delta appare più letale di quanto ipotizzato all'inizio

Aggiornamento 24/9/2021

I vaccini attualmente in uso sono in grado
1) di ridurre il rischio di infezioni?
2) di ridurre la replicazione del virus negli individui infettati?
3) di ridurre la capacità infettante degli individui vaccinati che si infettano?
4) di ridurre i sintomi, e conseguentemente abbattere la quantità di virus espulso dagli individui infetti?


Lo spiega bene un articolo di Lancet segnalato dal prof Manzin

Aggiornamento 1/10/2021

Sono stato definito imbecille per aver messo la faccina che ride a questo post.
Non vale la pena rispondere alle offese perché tanto se vengono dalle nullità hanno valore zero, ma vale la pena spiegare perché questo post è solo un acchiappa-like per analfabeti funzionali creduloni, tipo quelli che pensano a cure domiciliari vere come gli incontri di wrestling.
Non è una colpa prendersi la malattia, ma tra le persone che l'autore di questo post ringrazia troviamo quelle che se ne sono fregate delle leggi e del buon senso, che hanno portato il virus ai genitori anziani mandandoli in rianimazione, che se ne fregano del dovere civico di farsi un vaccino che ha dimostrato inequivocabilmente di ridurre la diffusione della malattia, per seguire le cretinate di alcuni laureati che guadagnano dall'ignoranza e dalla superstizione della gente. E tolgono risorse finanziarie e umane alla sanità pubblica.
Non vale la pena farsi la malattia, molto meglio il vaccino.
2, 3, 5 o 10 dosi, lo decideranno le evidenze scientifiche, non certo 4 analfabeti funzionali che scambiano COVID19 per un'influenza e supportano cure domiciliari finte, quelle sì manna per big pharma.
La reinfezione per chi si è ammalato è "rara ma possibile" (dati cdc https://www.cdc.gov/.../2019.../your-health/reinfection.html ), e il vaccino dà un grande aiuto a prevenire la seconda infezione anche in chi ha fatto la malattia (https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2782139 ).
I vaccini ci permettono di ridurre il rischio di ospedalizzazione ( https://medicalxpress.com/.../2021-09-covid-vaccines... ), anche nei confronti della variante delta ( https://medicalxpress.com/.../2021-09-vaccines-effective... ), e questo ci ha permesso il ritorno a una vita quasi normale grazie agli ospedali svuotati (la memoria corta sullo stato degli ospedali o delle case di riposo di soli 6 mesi fa è proprio una cosa brutta).
Chi non è vaccinato e si contagia ha un certo rischio di andare in ospedale, o semplicemente passare un brutto periodo a casa. E dopo qualche tempo? Tra i primi contagiati di Wuhan che finirono in ospedale, un anno dopo la metà ha ancora sintomi ( https://www.thelancet.com/.../PIIS0140-6736(21.../fulltext , https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2784558 ). Un esercito di malati che avrebbe 1000 volte preferito un vaccino sicuro nella stragrande maggioranza dei casi ( https://www.cnet.com/.../covid-vaccines-are-safe-these... ). Chi dice il contrario o non sa interpretare i dati ( https://www.skepticalraptor.com/.../anti-vaxxers-misuse... ) o ha qualche interesse a vendervi qualcosa, tertium non datur.
Il long COVID può colpire anche i giovani che hanno avuto la malattia moderata ( https://medicalxpress.com/.../2021-06-young-adults-covid... ) e anche chi passa la malattia in maniera asintomatica ( https://medicalxpress.com/.../2021-06-asymptomatic-covid... ) o solo con un tampone positivo ( https://www.medscape.com/viewarticle/958477 ).
Insomma farsi la malattia al posto del vaccino è una cosa completamente idiota ( https://www.ilfoglio.it/.../i-giovani-non-sono-cosi-al.../ )
Il rapporto rischi/benefici è completamente in favore del vaccino.
I vaccini attualmente in uso sono in grado
1) di ridurre il rischio di infezioni
2) di ridurre la replicazione del virus negli individui infettati
3) di ridurre la capacità infettante degli individui vaccinati che si infettano
4) di ridurre i sintomi, e conseguentemente abbattere la quantità di virus espulso dagli individui infetti
Quindi, nonostante sia probabilmente vero che ammalarsi conferisca un'immunità migliore rispetto al vaccino, si deve consigliare una dose di richiamo anche a chi ha avuto contatto con il virus (lo consiglia anche il lavoro che ha suggerito la differenza tra le immunità https://www.medrxiv.org/con.../10.1101/2021.08.24.21262415v1 ), in particolare se asintomatico ( https://www.science.org/.../having-sars-cov-2-once...
, https://health.clevelandclinic.org/can-you-get-covid-19... ); in caso di contagio si devono mettere in conto gli effetti avversi della malattia, oltre al rischio di ospedalizzazione e morte, e come spiega l'immunologa Durbin vaccinarsi è sempre la scelta migliore ( https://hub.jhu.edu/.../10/infection-from-covid-vs-vaccines/ ). Allego una bella infografica che compara le 2 immunità ( https://www.immunology.org/.../covid-immunity-natural... )
Il messaggio diventa quindi pericoloso e interpretato dai novax come un invito a ottenere un'immunità naturale non priva di rischi ( https://medicalxpress.com/.../2021-09-covid-infections... , https://www.novanthealth.org/.../why-the-covid-vaccine... ). Inoltre lo studio ha delle limitazioni: "Questo studio è stato pubblicato immediatamente e deve ancora essere sottoposto a revisione paritaria. Diversi fattori potrebbero aver modellato i risultati. I ricercatori potrebbero aver perso una serie di infezioni asintomatiche perché quelle persone avrebbero meno motivi per essere testate. E non c'era alcun controllo per il distanziamento sociale e le abitudini di indossare la mascherina che avrebbero influito sul rischio di infezione" ( https://eu.statesman.com/.../does-natural.../8363588002/ ).
"Diversi gruppi anti-vaccini hanno propagandato l'immunità naturale come una valida alternativa alla vaccinazione, ma gli esperti affermano che l'immunità naturale è inaffidabile, specialmente quando esiste un vaccino sicuro ed efficace. L'infezione può indebolire il sistema immunitario e aprire la strada alle varianti ( https://globalnews.ca/.../covid-vaccine-natural-immunity.../ ). Quindi chi gioisce per queste notizie sono solo gli antiscientifici novax.
E adesso chi è il vero imbecille?
Fate il vaccino e non rompete!


La riproposizione di antichi farmaci per il covid per ora ha fatto solo fiaschi

La guida online all'uso dei farmaci del BMJ

Aggiornamento 1/10/2021

Le scuole negli USA dove la mascherina è obbligatoria hanno meno contagi

L'NIH sui supplementi per COVID: sono praticamente tutti ancora allo studio senza risultati definitivi

Aggiornamento 12/10/2021

Alcune novità su COVID. Il long COVID coinvolge spesso il rene e le persone dovrebbero essere monitorate.

Il plasma iperimmune appare poco utile per le persone con malattia severa.

I non vaccinati ospedalizzati sono costati oltre 60 milioni di euro in un mese

Aggiornamento 15/10/2021

Al prossimo che dice: "un anno fa senza vaccini si stava meglio", mostrate pure questo grafico. L'estate 2020 beneficiò della chiusura finita a maggio. Per tutta l'estate il virus circolò pochissimo, fu riportato in Italia da chi rientrava dalle vacanze, in particolare da Spagna e Croazia, riesplodendo tra ottobre e novembre. In questi giorni del 2021 invece i ricoveri stanno addirittura calando. Altro che il caldo. Ringraziate i vaccini, e se non capite il loro merito tornate alle elementari.

Aggiornamento 18/10/2021

COVID19, meglio il vaccino o l'infezione naturale per proteggersi?
In un primo momento la vaccinazione sembra produrre un maggior numero di anticorpi, ma questi scendono nelle settimane successive.
Invece con l'infezione gli anticorpi sembrano durare più tempo. In ogni caso la presenza di anticorpi non è necessariamente correlata con la protezione. Esistono infatti cellule B di memoria che producono gli anticorpi al bisogno e prevengono soprattutto la malattia grave.
Tuttavia in caso di contatto col virus intero questi anticorpi sembrano evolvere verso una forma che protegge verso una più ampia schiera di antigeni, quindi eventuali varianti. A questo punto l'infezione naturale parrebbe meglio, e molti gruppi novax usano questo "claim".
Ma si dimenticano di una cosa: l'infezione è rischiosa. Può avere effetti gravi e portare sino alla morte. Chi l'ha presa ne sa qualcosa. E soprattutto si hanno effetti di Long-COVID nella metà delle persone oltre i 6 mesi: Un esercito di persone con problemi respiratori, fatica, mancanza di energia, olfatto, disordini mentali ecc., anche in caso di malattia asintomatica. E il vaccino può evitare questo.
Inoltre si consiglia una dose di vaccino anche ai guariti per potenziare la risposta a una possibile reinfezione.
Per quanto riguarda i giovani tra i 12 e i 18 anni, e anche al di sotto quando saranno autorizzati, diverse analisi hanno mostrato che vaccinarli preverrebbe migliaia di casi di Long-COVID, quindi i benefici sicuramente superano i rischi.


Purtroppo è confermato il problema (raro) di trombosi con alta mortalità legato ai vaccini a vettore virale. Pochi morti ma sempre vite umane.

Aggiornamento 19/10/2021


Perché le persone con malattie metaboliche e obesità hanno maggiore rischio di COVID severo e morte

Lo studio osservazionale sulle terapie domiciliari: peccato che quando si facciano in cieco e con placebo i risultati siano ben diversi

Aggiornamento 23/10/2021

Un po' di aggiornamenti sulla pandemia.

La vaccinazione eterologa si conferma più efficace di quella fatta con lo stesso vaccino in uno studio real-world, e potrebbe essere l'ideale nelle persone immunocompromesse.
"La vaccinazione eterologa induce anticorpi (Abs) con un potenziale di neutralizzazione più forte rispetto alla vaccinazione omologa, ma i titoli RBD (domini leganti) e Ab IgG Spike-specifici sono comparabili. Ciò suggerisce che è piuttosto la "qualità" di Ab che sta alla base del potenziale di neutralizzazione superiore della risposta anticorpale indotta dalla vaccinazione eterologa".
Appare importante il tempo tra le 2 dosi (3 mesi sono meglio di 4 settimane) per avere maggiori vantaggi.
Il livello dei miei anticorpi a 4 mesi conferma

Il vaccino sembra più efficace nei confronti della variante alfa che delta. Quest'ultima è più diffusa perché più contagiosa, ma la protezione dalla malattia grave è comunque presente

Il nuovo rapporto sulle reazioni avverse ai vaccini non aggiunge nulla di nuovo. Uno studio dell'ISS invece chiarisce che i morti di COVID che erano vaccinati avevano un'età media di 85 anni e 5 patologie. Quelli non vaccinati 78 anni e 4 condizioni patologiche. Da febbraio sono morte circa 38 mila persone, e 33600 non erano vaccinate.

Anche uno studio sulle norvegesi conferma la sicurezza del vaccino in gravidanza

Uno studio svedese ha evidenziato che i ragazzi si vaccinano anche per dovere di comunità e non solo per proteggere sé stessi

I morti annuali evidenziano il peso della pandemia, numeri che non si vedevano dalla seconda guerra mondiale, altro che le cretinate pubblicate dal Tempo

Il vaccino negli under 18 previene al 93% l'ospedalizzazione e nessuno dei giovani finiti in terapia intensiva era vaccinato

Aggiornamento 4/11/2021

La Food and Drug Administration (FDA) sconsiglia l'uso di test anticorpali SARS-CoV-2 per valutare l'immunità o la protezione da COVID-19, soprattutto dopo che un individuo ha ricevuto il vaccino.
Non buttate soldi in test non attendibili, le raccomandazioni rimangono sempre le stesse, distanziamento, mascherine e lavaggio delle mani.
Il prof Crisanti ha spiegato bene ieri perché: non esistono cutoff validati di riferimento e si misurano anticorpi non specifici del virus e non quelli che vanno a bloccare l'ingresso del virus nella cellula.
Scrive JAMA: "Gli individui possono avere anticorpi neutralizzanti e comunque essere infettati", ha detto Theel in un'intervista. “Sappiamo che livelli di anticorpi più elevati, in particolare livelli di anticorpi neutralizzanti più elevati, sono migliori. Ma non sappiamo quanto sia abbastanza".

Nel frattempo, i test di laboratorio non sono stati standardizzati. "Questo è un problema quando la gente dice: 'Okay, voglio vedere se devo fare la terza dose o meno'", ha detto Theel. Alcuni test sierologici SARS-CoV-2 danno semplicemente un risultato positivo o negativo, senza valori anticorpali. Quelli quantitativi utilizzano metodi diversi, rilevano classi anticorpali diverse e riportano valori utilizzando unità di misura diverse.
Secondo Theel, se e quando verranno determinati i correlati e le soglie di protezione, i test dovranno essere standardizzati e calibrati, come è stato fatto con i test sugli anticorpi per altre malattie prevenibili con i vaccini, tra cui tetano, difterite e morbillo. Finora, solo un test anticorpale SARS-CoV-2 disponibile in commercio, da Ortho-Clinical Diagnostics, è stato calibrato secondo lo standard di riferimento dell'Organizzazione mondiale della sanità."
Gli anticorpi tendono a scendere nel tempo: "Offit ha affermato che quando gli anticorpi diminuiscono, aumenta la suscettibilità alle infezioni asintomatiche o più lievi. In un recente studio statunitense, il vaccino BNT162b2 era efficace al 93% contro i ricoveri con la variante Delta (B.1.617.2) dopo 6 mesi, ma la sua efficacia contro le infezioni della variante Delta è complessivamente diminuita dal 93% nel primo mese dopo la vaccinazione completa a 53% dopo 4 mesi. Gli autori hanno attribuito la riduzione principalmente alla diminuzione dell'immunità piuttosto che alla variante.

Il vaccino Astrazeneca ha un minimo rischio di far venire la sindrome di Guillain-Barré, ma la malattia COVID19 ancora di più

Aggiornamento 5/11/2021

Le persone contrarie ai vaccini e ai farmaci in realtà sostengono BigPharma perché quando si ammalano in termini di costi di farmaci fanno spendere molto di più

Il plasma iperimmune continua a deludere, mentre i funghi medicinali destano interesse. Alcuni autori però avvertono: stimolare il sistema immunitario potrebbe anche favorire la tempesta citochinica.


Il lipopolisaccaride (LPS), un fattore di virulenza prodotto da alcuni batteri, è una tossina che può causare un'infiammazione sistemica entrando nella circolazione dall'intestino grazie ad un'aumentata permeabilità intestinale.
"Alte concentrazioni di LPS nel sangue causano la sepsi. Bassi livelli di LPS, noti come endotossemia, causano un'infiammazione di basso grado. L'endotossemia si verifica comunemente in relazione, ad esempio, all'obesità, predicendo un aumento del rischio sia di diabete che di malattie cardiovascolari".
Chi possiede alcuni geni che favoriscono la coagulazione e quindi la guarigione delle ferite appare essere più a rischio di malattie cardiovascolari legate a LPS, proprio per una accelerata tendenza alla coagulazione, quella che si può chiamare immunotrombosi (trombosi legata all'infiammazione guidata da fattori immunitari).
L'endotossemia è quindi legata alla presenza di 5 varianti geniche che aumentano il rischio di trombosi venosa profonda, embolia polmonare, tromboembolia venosa e ictus ischemico, e questo rischio è modulato dal microbiota, dalle abitudini alimentari e dalla predisposizione genetica.
La presenza di LPS è anche associata a COVID19 in forma più grave.
"I dati attuali mostrano in modo convincente che la variazione genetica apporta un contributo altamente significativo all'endotossemia. Supponendo che i fattori genetici possano modificare la traslocazione o la neutralizzazione delle endotossine, i risultati suggeriscono una nuova parte nel puzzle delle interazioni ospite/microbioma. Ancora più importante, i risultati caratterizzano ulteriormente il concetto di stretta interazione tra immunità e coagulazione".


Chi è vaccinato ha inferiore rischio di ospedalizzazione, terapia intensiva e morte


Uno studio del CDC mostra che i vaccini danno un'immunità migliore di quella della malattia. "Gli individui non vaccinati che hanno avuto una precedente infezione da COVID-19 avevano 5,49 volte più probabilità di contrarre una nuova infezione da COVID-19 rispetto agli individui che avevano ricevuto un vaccino mRNA COVID-19".

Il vaccino non sempre protegge dal long-COVID, soprattutto negli over 60


Aggiornamento 15/11/2021

Il servizio di RaiNews sulle bufale su COVID19

Qual è la mortalità per COVID19 sotto i 18 anni? Secondo uno studio inglese sono sopravvissuti il 99.995% dei giovani, il che vuol dire che sono morti 25 di loro, di cui 3 per la malattia multiinfiammatoria che si è sviluppata in seguito all'infezione. Il vaccino le avrebbe probabilmente evitate e avrebbe evitato anche il long covid che colpisce un bambino su 7. Inoltre stanno iniziando a manifestarsi nei bambini infettati alterazioni del liquido cerebrospinale che portano ad alterazioni comportamentali e umorali.

Il latte materno da donne vaccinate si conferma efficace nel dare immunità


Il declino dell'efficacia dei diversi vaccini a 6 mesi

La dose booster dà vantaggi in termini di efficacia del vaccino oltre i 6 mesi, ma non si sa quanto questa efficacia duri (Ovviamente)

Aggiornamento 18/11/2021

La vitamina D riduce l'infiammazione dovuta alle cellule T, responsabili dell'eccesso di infiammazione tipico della malattia COVID19

"La fase pro-infiammatoria elimina l'infezione, poi il sistema si spegne e passa alla fase anti-infiammatoria. La vitamina D aiuta ad accelerare questa transizione dalla fase pro-infiammatoria alla fase anti-infiammatoria delle cellule T. Non lo sappiamo definitivamente, ma teorizziamo che la vitamina potrebbe potenzialmente aiutare i pazienti con grave infiammazione causata da cellule Th1."
La carenza di vitamina D è associata negli studi osservazionali a severità della malattia e mortalità da coronavirus maggiori. In questo studio tramite una via autocrina la vitamina D in forma attiva interagisce con il recettore VDR aumentando la trascrizione di geni associati alla riduzione dell'infiammazione.
"Queste vie potrebbero essere sfruttate terapeuticamente per accelerare il programma di arresto delle cellule iperinfiammatorie in pazienti con grave COVID-19".

Aggiornamento 19/11/2021

Discreti risultati, ma inferiori alle attese, per la somministrazione di omega 3 ad alto dosaggio in persone colpite da COVID19. Il ricovero e la mortalità si abbassano del 16% (era previsto fino al 30%).
La mortalità a 28 giorni, infarti e mortalità totale si abbassano rispettivamente del 26, 62 e 48%.

Aggiornamento 23/11/2021

Si stimano nel mondo 100 milioni di persone che hanno o hanno avuto il longCovid. Un esercito di persone con problemi che rendono la vita di tutti i giorni più difficile.
Problemi di memoria, di caduta di capelli, di astenia ecc., nei casi più gravi sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini (MIS-C), malattia renale cronica (CKD), miocardite/pericardite, sindrome da stanchezza cronica (CFS) e malattia di Kawasaki. E c'è ancora chi la vuol far circolare liberamente perché "è un raffreddore"

Solita balla sull'uso di ivermectina in Giappone

Aggiornamento 28/11/2021

Non è vero che i vaccinati diffondono il virus come i non vaccinati, ma molto meno, e non è vero che la variante omicron fosse spuntata prima

Le bugie del giornale la Verità elencate da Enrico Bucci

Aggiornamento 30/11/2021

Il vaccino contro COVID19 riduce il rischio di LongCOVID della metà in persone infettate, soprattutto nei giovani. Questo indica comunque una protezione inferiore rispetto a quella dalla malattia grave e porta a consigliare di non allentare le misure di prevenzione minime (mascherina, lavaggio delle mani e distanziamento anche nei vaccinati)

Aggiornamento 3/12/2021

Tutti i vaccini in uso in Italia appaiono efficaci come dose booster sull'immunità cellulare e umorale, anche in caso di vaccinazione eterologa (con diversi tipi di vaccino), senza effetti collaterali di rilievo.
Prolungare l'intervallo tra le prime 2 dosi sembra aumentare l'immunogenicità, in particolare nei confronti della variante delta.

Forse scoperto il meccanismo che porta in rarissimi casi alla trombosi nel caso del vaccino a vettore virale: se il vettore finisce nel circolo sanguigno, si lega a PF4, creando una reazione immunitaria e di conseguenza la coagulazione delle piastrine e i trombi

Aggiornamento 7/12/2021

La miocardite post vaccino ha un'incidenza stimata di 5,8 casi ogni milione di individui che hanno avuto 2 dosi di vaccino a mRNA.
I dolori sono sopraggiunti tra 1 e 5 giorni dopo la vaccinazione e si sono risolti facilmente in tutti i casi con terapia conservativa.
I danni cardiaci sono stimati nel 28% delle persone ospedalizzate che contraggono il coronavirus. Vedete un po' voi chi rischia di più

Aggiornamento 17/12/2021

Secondo una revisione degli studi della rivista Allergy, non vi sono grandi evidenze che i supplementi nutrizionali possano aiutare a prevenire le malattie virali in persone sane. Le eccezioni sono zinco, vitamina D e multivitaminici.
Viene tuttavia sottolineato che "i dati dell'attuale pandemia hanno dimostrato che le condizioni metaboliche e antropometriche associate a uno stile di vita malsano e pro-infiammatorio (compresa la dieta) possono aumentare il rischio di COVID19 grave. È importante che il messaggio di uno stile di vita antinfiammatorio sano, compresa una migliore qualità della dieta, sia diffuso da tutti gli operatori sanitari, compresi medici, dietisti, nutrizionisti e politici. Idealmente, i pazienti a rischio dovrebbero essere esaminati da un medico e dietista o nutrizionista e di conseguenza potrebbe essere effettuato un campionamento mirato del sangue per i valori riferiti allo stato nutrizionale. È anche importante comunicare che all'interno dei componenti dello stile di vita che possono essere cambiati favorevolmente, la composizione totale della dieta conta, più dei singoli nutrienti o alimenti.
[…] Finora, durante questa pandemia COVID-19, l'attenzione della prevenzione è stata focalizzata su misure a breve termine, mentre la prevenzione a lungo termine dovuta al miglioramento della funzione immunitaria attraverso una maggiore qualità della dieta è stata poco considerata. Tuttavia, quest'ultimo approccio è promettente, anche alla luce di una maggiore efficacia dei programmi di vaccinazione a livello mondiale […]
Ci si aspetta un maggiore beneficio dalla prevenzione di squilibri metabolici e pro-infiammatori (legati allo stile di vita) associati alla peggiore evoluzione delle pandemie COVID-19, anche nei soggetti più giovani".

Aggiornamento 19/12/2021

L'efficacia e la presenza di effetti collaterali del vaccino può essere legata al microbiota. Un suo sbilanciamento può ridurre la risposta anticorpale e aumentare il rischio di effetti avversi, solitamente transitori come dolore locale, arrossamento, gonfiore e sintomi sistemici di febbre, affaticamento, mal di testa, dolori muscolari e articolari.
Solitamente aumentare la produzione di butirrato può ridurre le complicazioni e questo si ottiene aumentando i bifidobatteri e la fibra.
In particolare un batterio, B. adolescentis, è stato associato con scarsa risposta al vaccino.
I probiotici sono quindi un mezzo promettente per migliorare la risposta vaccinale e ridurre il rischio di effetti avversi, venite a trovarmi in studio per un percorso di riequilibrio del microbiota


Uno studio retrospettivo ha dimostrato che le terapie domiciliari precoci funzionano. Questo potete immaginare leggendo l'articolo pubblicato nella "prestigiosa" rivista scientifica Medical Science Monitor.

Praticamente in tutto il mondo si chiedono come gestire COVID19 e proprio in Italia l'abbiamo scoperto!
Come mai allora non ne parlano i TG? La solita censura dei media!
In realtà lo studio non ha dimostrato proprio nulla proprio perché retrospettivo e non randomizzato in doppio cieco (lo dicono pure le conclusioni dell'articolo). Poi nello studio sono stati usati alcuni farmaci ("I trattamenti consistevano in indometacina, aspirina a basso dosaggio, omeprazolo, e un integratore alimentare a base di flavonoidi, più azitromicina (antibiotico), eparina a basso peso molecolare e betametasone", cioè un cortisonico). Quindi né ivermectina né idrossiclorochina come pensano alcuni, che spesso sono il pilastro delle terapie domiciliari che combattono big pharma e i vaccini cattivi. Anzi, nel paper c'è scritto "La scelta dei farmaci sintomatici ha seguito le linee guida dell'Agenzia Italiana per i Medicinali (AIFA)". Praticamente hanno seguito le linee guida che i medici devono utilizzare facendo finta che fosse un protocollo rivoluzionario. Anche perché non è mai stato tachipirina e vigile attesa, come spiegano Open e altri e come invece vogliono farvi credere i medici delle terapie domiciliari.
I cortisonici rischiano di ridurre la risposta immunitaria, gli antibiotici appaiono inutili se non in caso di infezione batterica, l'eparina è sconsigliata a domicilio
Chi usa antiacidi ha rischio di malattia più grave
L'integratore di esperidina immagino sia stato messo a punto da uno degli autori stesso, Paolo Bellavite, critico sui vaccini e omeopata (qui non conta il conflitto d'interessi?)
Insomma, mettetevelo in testa: non esistono cure domiciliari se non quelle che hanno dimostrato finora in studi controllati di poter gestire la malattia, e se vi ammalate fidatevi dei medici.

Aggiornamento 22/12/2021

I vaccinati possono avere, per un breve tempo, una carica virale che li rende contagiosi in maniera simile ai non vaccinati. Però eliminano velocemente il virus e la contagiosità appare breve. Purtroppo però il contagio spesso lo portano in casa, dove non si usano protezioni. Il consiglio è quindi quello di usare mascherine anche in casa e arieggiare il più possibile. Lo studio spiega in pratica perché c'è grande circolazione del virus anche in popolazioni con alto tasso di vaccinazione. Il vaccino comunque continua a proteggere dalla malattia grave. Gli autori concludono raccomandando la dose booster e la vaccinazione per chi non l'avesse ancora fatto.
"I nostri risultati suggeriscono che la vaccinazione da sola non è sufficiente per impedire la trasmissione della variante delta nell'ambiente domestico, in cui l'esposizione è ravvicinata e prolungata. L'aumento dell'immunità della popolazione attraverso programmi di richiamo e la vaccinazione degli adolescenti contribuirà ad aumentare l'effetto attualmente limitato della vaccinazione sulla trasmissione, ma la nostra analisi suggerisce che la protezione diretta delle persone a rischio di risultati gravi, attraverso la vaccinazione e gli interventi non farmacologici, rimarranno fondamentali per contenere il carico di malattia causato dalla variante delta".

Aggiornamento 5/1/2022

Ottima infografica di The Scientist sugli effetti vascolari del coronavirus

Aggiornamento 7/1/2022

Come usare i test per SarsCoV2
Solitamente il virus viene eliminato in meno di 2 settimane circa, ma "parti" di virus e acidi nucleici (RNA) possono rimanere in circolo per diverse settimane, non indicando necessariamente infezione presente.
Le IgM divengono positive a una settimana dall'inizio dei sintomi, le IgG a 10 giorni, e per questo i test che le determinano non devono essere usati per diagnosticare la malattia acuta.
"In alcune persone, i test molecolari (RT-PCR) possono rimanere positivi per settimane o mesi dopo l'infezione iniziale con sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2), ma questa positività indica raramente la replicazione del virus competente che può causare contagi".
Invece "i test basati sull'antigene (antigenici) sono positivi da 5 a 12 giorni dopo l'inizio dei sintomi, possono correlare meglio con la carica virale rispetto ai test molecolari, sono correlati con la gravità della malattia e possono fornire informazioni sulla potenziale trasmissibilità".


Nutraceutica per COVID19, a che punto siamo?
Esistono ancora molti dubbi sulla reale efficacia.
La vitamina C endovena ad alte dosi sembra poter ridurre l'infiammazione e la mortalità.
Lo zinco è potenzialmente utile come modulatore dell'immunità, ma gli studi hanno dato risultati contrastanti alle stesse dosi, probabilmente per ragioni di assorbimento e di trasporto intracellulare.
Per quanto riguarda la vitamina D, "alte dosi di vitamina D in diverse forme, come l'ergocalciferolo o il colecalciferolo, sono state efficaci nel ridurre la gravità della malattia riducendo i fattori infiammatori, la necessità di un trattamento in terapia intensiva e il rischio di mortalità. Tuttavia, per beneficiare di questi effetti promettenti, questo trattamento dovrebbe essere iniziato presto alla prima insorgenza dei sintomi. Questi promettenti impatti preventivi e terapeutici dei nutrienti immunomodulatori dipendono dallo stato nutrizionale di base dei pazienti, dal dosaggio, dalla forma chimica delle vitamine, dal tempo di somministrazione (stadio iniziale o avanzato), dalla gravità della malattia e dal trattamento farmacologico".
La review si conclude invitando a fare più studi e di maggiore qualità per avere più evidenze.

Aggiornamento 14/1/2022

Servono i vaccini negli adolescenti, oppure la malattia è lieve?
In uno studio del The New England Journal of Medicine "è stata valutata l'efficacia del vaccino BNT162B2 (Pfizer) negli adolescenti. Tra 445 pazienti e 777 controlli, dei 180 pazienti ricoverati in terapia intensiva, solo 2 erano stati vaccinati completamente; tutti e 7 i decessi si sono verificati in pazienti non vaccinati".

Il vaccino è efficace per almeno nove mesi nel ridurre ospedalizzazione e mortalità nei confronti della variante delta, mentre la protezione nei confronti dell'infezione si riduce

L'ennesima bufala su presunte reazioni a vaccini fatti troppo spesso

Alcuni miti sui vaccini smentiti dagli esperti della MayoClinic

Aggiornamento 16/1/2022

La dose booster previene la trasmissione del virus SarsCoV2?
"La prevenzione dell'infezione si traduce nella prevenzione della potenziale trasmissione dell'infezione. Inoltre, la carica virale nelle persone vaccinate e che hanno un'infezione da SARS-CoV-2 è sostanzialmente inferiore alla carica virale nelle persone non vaccinate che sviluppano l'infezione. Questo era sicuramente vero per il ceppo SARS-CoV-2 originale; per la variante Delta, è meno chiaro che nei primi giorni la carica virale sia inferiore, ma certamente la carica virale diminuisce più rapidamente negli individui vaccinati rispetto ai non vaccinati. La carica virale può essere un indicatore dell'infettività, questo è stabilito per alcune infezioni (come l'HIV) e meno per altre. Pertanto, con le varianti preoccupanti di SARS-CoV-2, le dosi del vaccino di richiamo potrebbero aiutare a ridurre il rischio di trasmissione della malattia. Ciò è particolarmente critico durante l'attuale picco di Omicron, poiché questa variante sembra causare infezioni anche nelle persone con immunità indotta dal vaccino. Tuttavia, livelli più elevati di anticorpi neutralizzanti dopo la vaccinazione di richiamo forniscono una protezione aggiuntiva contro la variante Omicron. L'evoluzione e l'epidemiologia di SARS-CoV-2 non sono prevedibili ed essere preparati a rispondere, ad esempio con vaccini efficaci e dosi di richiamo del vaccino secondo necessità, nonché con strategie di mitigazione non vaccinale, rimane di fondamentale importanza per aiutare a ridurre trasmissione, morbilità e mortalità da COVID-19.".
La terza dose appare particolarmente importante per difendersi dalla variante omicron

Aggiornamento 17/1/2022

Sin dall'inizio si è visto come persone con microbiota alterato (sia intestinale che polmonare), permeabilità intestinale e altre condizioni legate alla dieta e ai batteri che modulano infiammazione e immunità fossero a maggiore rischio di COVID19 più grave.
La modulazione del microbiota intestinale attraverso l'uso di integratori e dieta rappresenta un promettente approccio coadiuvante per migliorare la salute dei pazienti con COVID-19, sia in prevenzione che in trattamento.
Attualmente "i risultati principali sono stati la riduzione della durata della malattia e della gravità dei sintomi come affaticamento, disfunzione olfattiva e dispnea, nausea e vomito e altri sintomi gastrointestinali. D'altra parte, i probiotici non dovrebbero essere raccomandati ai pazienti immunocompromessi in terapia con corticosteroidi".
I probiotici rappresentano un'opzione complementare sicura e a basso costo.


Lo studio sulle terapie domiciliari fatto a pezzi da Enrico Bucci

Aggiornamento 19/1/2022

La sentenza di un giudice ha annullato la "tachipirina e vigile attesa"? Ovviamente no, solo un fesso ci può credere. Ha solo detto che il medico prescrive ciò che vuole, e se va male ne è responsabile, quindi al limite si tratta di una sentenza contro le terapie domiciliari.
Tra l'altro la sentenza è stata appena annullata dal Consiglio di Stato

Aggiornamento 22/1/2022

Secondo il CDC la terza dose previene la necessità di cure urgenti (94% e 82% rispettivamente per variante delta e omicron) e il ricovero ospedaliero (94% e 90%).

Anche uno studio di JAMA conferma l'efficacia delle terze dosi, ma inferiore per omicron. La produzione di anticorpi è comunque notevole, con qualsiasi tipo di vaccino booster

Questa protezione contro l'infezione sembra abbassarsi in pochi mesi, mentre permane quella contro la malattia severa.

Aggiornamento 25/1/2022

Un'altra ragione per mangiare correttamente, il principale fattore che influenza i nostri batteri intestinali.
Le alterazioni del microbiota intestinale sembrano essere correlate, oltre che come già noto con la severità della malattia COVID19, anche con i sintomi di longCOVID, i sintomi che rimangono mesi dopo l'eliminazione del virus.

In particolare "avere sintomi respiratori a 6 mesi era collegato a livelli più elevati di patogeni opportunisti come Streptococcus anginosus e S. vestibularis. I sintomi neuropsichiatrici e l'affaticamento erano associati a patogeni ospedalieri collegati a infezioni opportunistiche, come Clostridium innocuum e Actinomyces naeslundii.

I batteri noti per la produzione di butirrato, un acido grasso benefico, erano significativamente ridotti in quei pazienti con caduta dei capelli. E alcuni di questi batteri, tra cui Bifidobacterium pseudocatenulatum e Faecalibacterium prausnitzii, avevano le maggiori correlazioni inverse coi sintomi a 6 mesi".

Aggiornamento 26/1/2022

Le miocarditi post vaccino riportate in USA sono state 1626 casi su 354 milioni di dosi. Un caso ogni 218 mila dosi. La maggior parte sono legati a seconde dosi in giovani uomini. La maggior incidenza si ha a 16/17 anni, 105 casi ogni milione di dosi. La risoluzione è veloce, contrariamente alle miocarditi virali, che possono durare settimane o mesi, e nel 6% dei casi portano al trapianto o alla morte. L'eventuale altra dose può essere ritardata. È possibile che ci sia una sottostima dei casi.

Secondo il nuovo rapporto ISS i decessi dei non vaccinati riguardano persone più giovani e con meno complicazioni. Secondo l'Iss, i risultati presentati “indicano chiaramente che le persone decedute dopo il completamento del ciclo vaccinale hanno un elevato livello di complessità clinica, significativamente superiore rispetto alle persone che non hanno potuto beneficiare dell’effetto del vaccino a causa di un contagio precoce o perché non hanno neanche iniziato il ciclo vaccinale”.
“Inoltre - prosegue l'Iss - nel campione dei deceduti con ciclo vaccinale completo il decesso è frequentemente legato a complicanze non respiratorie e quindi non tipiche dell’infezione. È possibile ipotizzare che i pazienti molto anziani e con numerose patologie possano avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati. Queste persone molto fragili e con una ridotta risposta immunitaria, sono quelle che possono maggiormente beneficiare di una ampia copertura vaccinale dell’intera popolazione in quanto ciò ridurrebbe ulteriormente il rischio di infezione”.

Aggiornamento 29/1/2022

I dati preliminari sulla quarta dose da Israele sembrano indicare che può riaumentare la protezione che può abbassarsi alcuni mesi dopo la terza. Tuttavia persino l'OMS sostiene che non sia possibile fare richiami continui per questioni logistiche, e bisogna aggiornare questi vaccini

Tasso di miocarditi post vaccino massimo in Israele: 8 casi ogni 100000 ragazzi, 7 per milione nelle ragazze.
La malattia appare limitata e guarisce facilmente. In contrasto sono morti alcuni giovani per carditi da COVID 19

Aggiornamento 4/2/2022

Gli anticorpi nei guariti senza vaccino durano almeno 6 mesi, ma non si sa se sono protettivi , in particolare dalle varianti

I morti nel mondo sono decisamente di più rispetto al conteggio ufficiale. Potrebbero essere dal doppio al quadruplo, e la maggiore sottostima si ha in Russia e USA

I danni della disinformazione sono enormi, ma a volte conviene affrontare i dubbiosi con delicatezza perché si di avere l'effetto contrario. L'esitazione vaccinale sembra associata a traumi nell'infanzia: chi li ha avuti si fida poco delle autorità (e a quanto sembra ai affida ai cazzari però)

Omicron è meno pericolosa di delta, ma non per questo è poco pericolosa. L'inferiore severità della malattia potrebbe essere anche dovuta al fatto che buona parte della popolazione ha già incontrato il virus. Il ruolo della dose booster appare essere importante

Alcuni composti della cannabis inibiscono l'infezione nel modello cellulare, mentre il rosmarino potrebbe abbassare l'infiammazione e le conseguenze del longCOVID agendo sullo stress ossidativo e la disfunzione mitocondriale

Aggiornamento 5/2/2022

In rarissimi casi i vaccini potrebbero avere effetti collaterali a lungo termine, simili al longCOVID, in particolare paralisi facciali e problemi di gestione della pressione, con crisi ipertensive. Non si sono quantificati questi problemi, ma parlarne è la conferma che non si nasconde nulla.
I problemi sono forse dovuti all'interazione col sistema renina-angiotensina.
In ogni caso i rischi del vaccino sono infinitamente inferiori a quelli della malattia.

I vaccini sono efficaci contro omicron, grazie alla crossreazione con gli antigeni di della variante alfa. Con booster di moderna gli anticorpi contro omicron si trovano ancora dopo 6 mesi, ma sono 6 volte meno

Le vaccinazioni eterologhe continuano a dimostrarsi efficaci. 

I sintomi neurologici della malattia, sia a breve che a lungo termine, sono probabilmente dovuti alle alterazioni vascolari: microtrombi o microsanguinamenti, neuroinfiammazione, anticorpi e citochine che provocano un'attivazione del sistema immunitario. Purtroppo si formano anche autoanticorpi, probabilmente dipende dalla suscettibilità genetica, ma i meccanismi di danno neuronale sono tuttora sconosciuti 

L'immunità a lungo termine sembra dipendere da molteplici fattori: la formazione di cellule T CD8+ (immunità cellulare, indipendente dagli anticorpi) dipende dall'equilibrio tra le citochine e i recettori per cellule T (TCR) durante l'infezione acuta o dopo il vaccino, che a sua volta influenza i risultati delle cellule T di memoria circolanti (e durevoli) negli esseri umani.

La malattia severa ha caratteristiche immunologiche e genetiche che si stanno definendo meglio

Aggiornamento 11/2/2022

Dopo la fine giuridica delle terapie domiciliari, totalmente smentite nella loro efficacia dal consiglio di Stato, i loro sostenitori si consolano formando un partito politico.
Le nuove indicazioni sono state emesse dall'ISS

Se il vaccino dà sintomi vuol dire che ha indotto l'interferone e che sta funzionando.

Gli attuali vaccini stimolano una robusta risposta cellulare contro omicron, quindi anche in caso di anticorpi bassi appaiono protettivi.

Il vaccino intranasale appare molto efficace negli animali, nei confronti di diverse varianti e per lungo periodo, e in una sola somministrazione.
Questo accade perché a differenza dell'iniezione intramuscolo, la somministrazione nasale induce immunità di lunga durata, stimolando l'immunità innata e le cellule T polmonari, oltre che la risposta anticorpale.

Che ci guadagnano i professionisti della disinformazione a spargere bugie? Molto, dagli analfabeti funzionali

La protezione data dalla precedente infezione appare essere attorno al 90% per le varianti classiche ma solo del 60 per omicron

L'infezione crea danni cardiaci evidenziabili a un anno dalla guarigione negli uomini anziani

Un probiotico multiceppo ha dimostrato di velocizzare la guarigione dal COVID19, riducendo la carica virale nasale e l'infiltrazione polmonare, la durata dei sintomi intestinali ed extraintestinali, aumentando gli anticorpi IgG e IgM.
La guarigione a un mese è stata raggiunta in un numero doppio di pazienti rispetto ai trattati con placebo (78 vs. 41).
Si ipotizza che i probiotici possano modulare il sistema immunitario della persona infetta evitando l'eccesso di risposta infiammatoria.

Il longCOVID potrebbe essere dovuto a una riserva di virus che rimane latente e si riattiva, stimolando autoanticorpi. Questo può spiegare perché alcune persone stanno meglio dopo il vaccino. Inoltre la stimolazione con microcorrenti potrebbe migliorare la circolazione sanguigna alterata, un'altra causa di longCOVID

La bufala del sito Edravigilance che darebbe un sacco di morti per vaccino

Il post continua qui per problemi nell'aggiornamento