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sabato 24 dicembre 2016

Mi torna tutto su


Il reflusso gastroesofageo (GERD), la risalita dei succhi gastrici lungo l'esofago, è un problema molto diffuso; a volte questo problema rimane silente, ossia non dà manifestazioni.
In realtà, se il contenuto ritorna velocemente nello stomaco e non si hanno problemi, può essere considerato un fenomeno fisiologico dopo un pasto abbondante.
La condizione può manifestarsi anche con dolore retrosternale, facendo pensare a sintomi cardiologici che in realtà sono solo riflessi.


https://www.facebook.com/somersault1824/photos/a.172490939524242.30064.170817006358302/1001038206669507/?type=3&theater


In generale è dovuto al rilassamento o mancata contrazione dello sfintere esofageo (l'ingresso dello stomaco) che così permette la risalita dei succhi gastrici acidi verso la bocca.

Uso dei farmaci

Il trattamento prevede l'uso di vari farmaci il cui compito è inibire la secrezione acida gastrica. Questi, come tutti i farmaci, devono essere usati in maniera adeguata e hanno pro e contro.
L'ambiente acido nello stomaco è assolutamente necessario per le sue corrette funzioni. Infatti sopprimendolo per un tempo lungo ci si espone a conseguenze piuttosto gravi.
Una assolutamente nefasta è l'alterazione del microbiota, non solo nell'intestino ma in quasi tutto il tubo digerente. Nell'esofago incrementano i gram negativi fortemente infiammatori, nello stomaco l'Helicobacter pylori sguazza, prolifera e risale nell'esofago, nell'intestino aumenta il rischio di infezione da C. difficile e si crea SIBO, ossia la crescita di specie batteriche normalmente poco presenti, così aumentando il rischio malattie intestinali e deficit nutrizionali.
Si riduce infatti drasticamente l'assorbimento di ferromagnesio, zincorame e vitamina B12, andando incontro a carenze.
Anche il rischio di candidosi aumenta, così come quello di celiachia e di fratture. Aumentano i Firmicutes e si riducono i Bacteroidetes, variazioni spesso associate con aumento di peso.

Aumenta il rischio di allergie e intolleranze alimentari: questo è dovuto al fatto che l'acidità gastrica è fondamentale per la digestione delle proteine, che rimanendo intatte per più tempo sono molto più antigeniche.

Insomma i farmaci sono ottimi nella situazione acuta ma deleteri nel lungo periodo: accelerano l'invecchiamento cellulare, incrementano il rischio di  demenzaproblemi renali tra cui insufficienza e calcoli. In generale aumentano la mortalità e possono essere fonti di alluminio, un minerale tossicoQualcuno ha parlato anche di iperplasie e tumori intestinali, ma rimane incertezza su questo aspetto. Quello che è sicuro è che si tratta di un trattamento unicamente sintomatico, ossia toglie il sintomo in modo da togliere il disturbo, ma non risolve la causa di reflusso.

Secondo la Cleveland Clinic, gli antiacidi alzano anche il rischio di neuropatia, depressione e amnesia.

Le vere cause del reflusso

In realtà l'ipersecrezione gastrica, ossia un'esagerata produzione di succhi acidi, spesso non è la causa principale del reflusso, ma lo sono l'ernia iatale (spostamento di una porzione dello stomaco dalla sede fisiologica), con la formazione di una "tasca acida", il sovrappeso, il rallentamento della motilità gastrica, la sensibilizzazione a stimoli che alzano la risposta infiammatoria, come la pepsina e la bile o l'acido stesso.

Ma a volte può essere il contrario: l'infezione da H. pylori causa una riduzione della secrezione gastrica e della contrazione muscolare. Questa è la strategia usata dal batterio per stare in un ambiente più favorevole: l'atrofizzazione della mucosa gastrica. Solo che il (poco) acido prodotto non rimane nello stomaco, dove dovrebbe fisiologicamente trovarsi, ma risale a causa dell'ernia iatale o della poca efficacia dello sfintere.
Non occorre quindi un genio per capire che riducendo  ulteriormente la secrezione acida (coi farmaci) la situazione può solo perpetuarsi e peggiorare, visto che HP continua a soggiornareNon si può curare un'anormalità creandone un'altra.

http://bmb.oxfordjournals.org/content/54/1/121.full.pdf

Si stabilisce così un circolo vizioso, e la soluzione quindi non è ridurre l'acidità, ma aumentarla! Ad esempio con betaina HCl. Vale la pena segnalare anche l'articolo di un collega sull'argomento.

H. pylori (HP) può determinare autoimmunità, anche tiroidea, attraverso il meccanismo di mimetismo molecolare. La sua eradicazione potrebbe anche favorire l'aumento di peso perché aumenta la grelina rilasciata dallo stomaco, un ormone oressizzante e rallentatore del metabolismo, e la deplezione di selenio dall'organismo.


In altri casi invece non si tratta di HP o ernia, ma, in particolare quando è poco responsiva agli inibitori di pompa, di esofagite eosinofila legata ad allergie alimentari ritardate (Th2 mediate), mediate da IGG4 con meccanismo infiammatorio, che rispondono per questo ad una dieta di esclusione o rotazione di un allergene.


https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26799684



Quali sono gli alimenti attivatori (trigger) dell'esofagite? Qualsiasi alimento può provocarlo, ma i più comuni sono grano, latticini, frutta secca (anche per il nichel), soia, uova e pesce.


http://www.nature.com/nrgastro/journal/vaop/ncurrent/full/nrgastro.2016.187.html



Per casistica personale, a dare più problemi sono nichel, alimenti lievitati e frumento.

Un altro modo per approcciare il problema è una dieta simil-chetogenica, con pochi carboidrati.
In uno studio pilota su 144 obesi la dieta low carb ha ridotto il reflusso: questo fa comunque pensare ad una componente allergizzante da parte di alimenti glucidici come grano e derivati (glutine) che vengono ovviamente eliminati in un regime low carb. Anche altri esperimenti simili hanno dato lo stesso risultato.

Altri consigli dal dott. Hyman sono evitare caffeina, spezie e alcolici, non mangiare 3 ore prima di andare a dormire, prendere 5 ampi respiri prima dei pasti, probiotici con lattobacilli acidofili, magnesio, enzimi digestivi. Tutto questo aiuta a ripristinare il giusto riflesso gastrico.



Aggiornamento 15/1/2017

L'eradicazione del'HP con l'alimentazione.

Aggiornamento 22/1/2017

I consigli casalinghi da parte di Authoritynutrition.com
Le diete con soluzioni empiriche (ricerca dell'allergene con esclusione, in particolare di glutine e latte), stanno dando risultati incoraggianti nella terapia dell'esofagite. Si conferma inoltre che i test IgG4 possono essere utili in questo caso.

Aggiornamento 26/1/2017

Segnalo un interessante articolo sull'argomento del collega Marco Mereu

Aggiornamento 31/1/2017

Il prof Piccini spiega il collegamento tra osteoporosi, inibitori di pompa e microbiota.

Aggiornamento 24/2/2017

Sempre più prove sul collegamento tra inibitori di pompa e problemi renali.
Aggiornamento 28/2/2017

Alcuni consigli dalla Cleveland Clinic

Aggiornamento 6/3/2017

L'uso a lungo termine di farmaci inibitori di pompa ("antiacidi") può aumentare il rischio di tumore pancreatico

Aggiornamento 18/3/2017

La SIBO, un'alterazione della distribuzione dei batteri nell'intestino (sovracrescita nel primo tratto), è stimata essere presente nel 15% circa degli adulti apparentemente sani, soprattutto a causa di uso errato di antibiotici e inibitori di pompa. Tra le sue conseguenze, carenze di vitamine B12, A, D, E, con tutti i loro effetti: anemia, osteoporosi, minore visione notturna, neuropatia.

Un medico consiglia, a proposito degli inibitori di pompa, di provare a ridurli e eventualmente evitarli, cercare i cibi "triggers" (attivatori), preferire gli antistaminici. Tutto questo dopo l'ennesima conferma dell'associazione tra malattie renali e antiacidi.

Aggiornamento 24/3/2017

I danni delle pillole contro il reflusso e la gestione della dieta (e come personalizzarla) secondo il dott. Aviv.

Aggiornamento 14/4/2017

I consigli per l'ipocloridria e altri disturbi intestinali da Kara Fitzgerald.

Aggiornamento 16/4/2017

Il dott. Kresser consiglia la paleo per il reflusso.
Aggiornamento 24/4/2017

Le linee guida sull'uso a lungo termine degli inibitori di pompa tendono a minimizzare i loro effetti collaterali. 😥

Gli antiacidi aumentano il rischio di recidive di C. difficile del 50%
Aggiornamento 7/5/2017
Le nuove linee guida italiane sull'esofagite eosinofila, spesso causa di reflusso gastroesofageo e suoi sintomi (disfagia, tosse, dolore toracico ecc) prevedono 8 settimane di inibitori di pompa seguiti da dose di mantenimento per un anno, che può causare anche molti danni (candidosi o altre alterazioni microbiche nel tratto gastrointestinale).
In alternativa è possibile, secondo le linee guida, una dieta di esclusione (o anche rotazione) con eliminazione dei cibi scatenanti (latte e farinacei sono responsabili in almeno metà dei casi, ma spesso anche soia, pesce e uova).
Aggiornamento 31/5/2017
Finalmente, da parte dei medici canadesi, arrivano delle linee guida che mettono dei paletti all'uso spropositato degli inibitori di pompa: aumentano il rischio, soprattutto nei  più anziani, di fratture, ipovitaminosi B12, infezioni da C. difficile e polmonite, ipomagnesemia.
Vanno usati con criterio e non a caso. Anche gli americani mettono in guardia dall'abuso
Alcuni suggerimenti dal dott Speciani sul reflusso

Aggiornamento 7/6/2017
Gli inibitori di pompa si confermano aumentare il rischio di ricorrenza di C. difficile
L'uso di antiacidi nei bambini aumenta il rischio di fratture

Aggiornamento 29/6/2017

I livelli più bassi di vitamina D durante l'inverno influenzano negativamente il microbiota, riducendo la produzione di alcune vitamine del gruppo B, tra cui il pantotenato.
La carenza di queste vitamine può determinare diversi problemi, soprattutto infiammatori: artropatie, aterosclerosi, malattie autoimmuni, riduzione di acetilcolina (tono vagale ridotto e aumento di peso, ipertensione, tachicardia, reflusso, aritmie, motilità intestinale alterata), insonnia, alterazioni ormonali.
Aggiornamento 14/9/2017

Una dieta mediterranea (quasi plant based) abbinata ad acqua alcalina è efficace almeno quanto i farmaci nella cura del reflusso

Troppo poco acido nello stomaco (poche vitamine, zinco, uso prolungato di antiacidi) aumentano il rischio di SIBO (probabile causa di dispepsia funzionale, ossia generico malfunzionamento del tratto gastrointestinale) e malattie autoimmuni

L'uso di antiacidi è collegato con un moderato rischio di SIBO

Gli alimenti che aiutano a guarire le ulcere gastriche

I probiotici sono importanti per supportare l'eradicazione dell'H. pylori.

Aggiornamento 10/10/2017

Ottimo articolo su SIBO e trattamento: può causare carenze nutrizionali, problemi digestivi (intestino irritabile ecc), fibromialgia ecc. La causa può essere un problema nella muscolatura intestinale, che non riesce a far "avanzare" i batteri.
Si tratta con antibiotici e probiotici, erbe, dieta FODMAP ed elementare.

Aggiornamento 12/10/2017

Alcuni rimedi casalinghi contro il reflusso, secondo Harvard: camomilla, zenzero  e liquirizia. Ovviamente l'efficacia è soggettiva.
Brutte notizie per i bambini che usano antiacidi

Aggiornamento 20/10/2017

Ogni giorno arriva una cattiva notizia sugli antiacidi. Quella di oggi è che stimolano la crescita di un particolare batterio nell'intestino, e questo potrebbe essere legato alla steatosi epatica
Aggiornamento 21/10/2017

Risolvere la SIBO aiuta a guarire dalla steatosi epatica

Ottimo articolo su intestino permeabile e come curarlo: "I fattori che influenzano la funzione di barriera intestinale includono batteri patogeni quali E. coli enteropatogeni, dieta ad alto contenuto di grassi, lipopolisaccaridi (LPS), farmaci come farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) e inibitori della pompa protonica (PPIs) come vari allergeni alimentari e gliadina del glutine".

Aggiornamento 25/10/2017

Sempre più legami tra SIBO e fegato, anche nei bambini. 
La SIBO ben spiegata da un articolo: bisogna trovare un punto di mediazione tra sensibilità alimentari e sufficienza di nutrienti

Aggiornamento 1/11/2017

Il tumore gastrico si associa spesso ad un particolare microbiota dello stomaco

Chi usa inibitori di pompa per lungo tempo ha un rischio doppio di tumore allo stomaco. Alcuni ricercatori hanno sviluppato delle linee guida per la riduzione nel tempo del loro uso dopo la prescrizione originale.

Uno studio retrospettivo effettuato su persone che hanno effettuato test citotossico (un test non validato) ha evidenziato che i principali cibi che determinano GERD sono latte, lievito di birra, lattuga, tonno, maiale, riso, asparagi e uova.
Aggiornamento 21/11/2017

Come già detto l'esofagite eosinofila è spesso causa di reflusso. Una nuova revisione dei dati pubblicata evidenzia il probabile coinvolgimento del microbiota, e l'uso, in alternativa ai farmaci, di diete di esclusione temporanea dei cibi allergenici (latte, grano ecc). A volte non funzionano queste diete perché vi è anche un probabile problema di sensibilità alimentari non Ig-E.

Aggiornamento 1/12/2017

Come risolvere il reflusso (e i problemi che comporta, come scarso assorbimento dei minerali e vitamine, SIBO ecc) con la betaina HCl.

Varie conseguenze negative dell'uso cronico degli antiacidi

Aggiornamento 10/12/2017

Numerosi farmaci, oltre agli antibiotici, hanno un notevole impatto sull'architettura generale del microbioma intestinale: PPI (antiacidi), metformina, FANS, oppioidi e antipsicotici sono associati ad aumenti nei membri della classe Gammaproteobacteria (inclusi Enterobacter, Escherichia, Klebsiella e Citrobacter), o membri della famiglia Enterococcaceae, che sono spesso patogeni isolati da infezioni del sangue di malati.

Anche il trattamento con antipsicotici, di solito associato ad un aumento dell'indice di massa corporea, è caratterizzato da una diminuzione del rapporto tra  Bacteroidetes e Firmicutes nel microbioma intestinale, simile alle tendenze osservate nei pazienti obesi.

Aggiornamento 24/12/2017

Il reflusso nella popolazione anziana sembra un campanello d'allarme per il tumore esofageo.
I ragazzi sovrappeso hanno rischio doppio di sviluppare questo tumore.
Aggiornamento 26/1/2018

L'uso di antiacidi in gravidanza sembra aumentare il rischio di asma nella prole

Aggiornamento 8/4/2018

L'utilizzo di antibiotici e antiacidi nei primi 6 mesi di vita aumenta il rischio di allergie. I ricercatori concludono che questi farmaci "dovrebbero essere usati durante l'infanzia solo in situazioni di evidente beneficio clinico"
Aggiornamento 20/4/2018

Soffri di un'anemia che non si riesce a spiegare? Può dipendere dalla scarsa acidità gastrica, spesso dovuta all'abuso di farmaci


Aggiornamento 25/4/2018

Gli inibitori di pompa aumentano il rischio di polmonite negli anziani.
Aggiornamento 11/5/2018

Reflusso gastroesofageo (GERD)? prova con una dieta lowcarb
"Contrariamente alla convinzione sostenuta da lungo tempo che l'assunzione di grassi promuova i sintomi di GERD, i dati rappresentativi a livello nazionale non mostrano una forte associazione tra grassi alimentari e la malattia. Pertanto, il presente studio fornisce dati che contribuiscono alla comprensione di un ruolo dei carboidrati semplici nella patofisiologia del GERD. Abbiamo scoperto che i carboidrati semplici, in particolare il saccarosio, contribuiscono al GERD nelle donne obese e che la probabilità di avere GERD è stata predetta dall'assunzione di carboidrati semplici (zuccheri totali). "
Aggiornamento 12/5/2018

Gli inibitori di pompa protonica, farmaci usati per controllare i sintomi del reflusso, potrebbero avere un ruolo nella cura del cancro, inibendo la fuoriuscita degli ioni H+ e così modificando il pH intra ed extracellulare
Aggiornamento 13/5/2018

Un post da Buongiorno Nutrizione

➡️Un gruppo di ricercatori di Napoli ha condotto uno studio su pazienti con diagnosi di gastrite e sintomi da reflusso. È stata somministrata per 15 giorni una dieta povera di carboidrati (semplici e complessi) in aggiunta al succo di limone (due spremute al giorno). 
I pazienti hanno riportato un netto beneficio sui sintomi, di maggiore entità rispetto a quanto riportato durante la dieta mediterranea + consigli dietetici e comportamentali che solitamente vengono forniti in caso di gastrite e reflusso (mangiare piano, non fumare, evitare alimenti acidi, etc).
Il beneficio sembrerebbe essere legato proprio al limone (alimento acido) la cui assunzione determinerebbe per feedback una riduzione dell'acido cloridrico prodotto dallo stomaco e responsabile dei sintomi!

Aggiornamento 22/5/2018

In uno studio 42 fibromialgici su 42 hanno sovracrescita di batteri intestinale (SIBO)
scrive Andrea Luchi​ : "La disbiosi e il conseguente malfunzionamento del sistema immunitario spiegano la cascata infiammatoria presente nei fibromialgici".

Attenzione quindi alle integrazioni di probiotici fatte a caso
Aggiornamento 28/5/2018

L'esofagite eosinofila si lega all'alterata espressione di filaggrina e a permeabilità intestinale

Aggiornamento 13/6/2018

Le 8 ragioni di Chris Kresser per evitare gli inibitori di pompa

Aggiornamento 29/6/2018

Il legame tra stress e sibo: alterando la motilità intestinale e i microbi 

Aggiornamento 9/7/2018
La SIBO aumenta il rischio di aterosclerosi riducendo la disponibilità di vitamina K2

Aggiornamento 28/8/2018

Dare probiotici in persone con SIBO o intestino corto può portare a confusione mentale e gonfiore intestinale.
Questo è dovuto all'eccesso di lattobacilli che rilasciano acido lattico, facendolo accumulare nel sangue in quantità 3 volte superiore al normale, portando anche ad acidosi metabolica.
La condizione si normalizza con antibiotici e interrompendo i probiotici.
Aggiornamento 5/9/2018

H. pylori è noto per produrre ureasi, un enzima che rilascia ammoniaca che a sua volta crea i danni (pH non fisiologico (alto), danno alle mucose, protezione del batterio, e in ultimo manifestazione del reflusso). Questo enzima contiene nichel, e questo potrebbe spiegare perché la sensibilità al metallo spesso è presente in caso di GERD.
Impedire la produzione dell'enzima può essere una via valida per eliminare il batterio

Aggiornamento 25/9/2018

Una review conferma i legami tra esofagite eosinofila, che può essere confusa con reflusso, e alimenti "trigger" (attivatori)

Aggiornamento 4/10/2018

Gli inibitori di pompa aumentano il rischio di fratture tra i dializzati. Questo non succede con gli inibitori H2 (antistaminici)

Aggiornamento 13/10/2018
Interessante articolo di una collega, dott.ssa Apice

Aggiornamento 14/10/2018

Continuano le cattive notizie sull'uso degli antiacidi.
I bambini che hanno disfagia rischiano di avere rigurgito nell'apparato respiratorio, così vengono trattati con gli inibitori di pompa (PPI). Ma lo studio evidenzia che questa prescrizione aumenta il rischio di ospedalizzazione seguente.
La soppressione della secrezione acida inoltre causa alterazioni nel microbioma gastrico, orofaringeo e polmonare e i pazienti trattati con PPI sono ad aumentato rischio di polmonite, infezioni del tratto respiratorio superiore, infezioni gastrointestinali e persino sepsi. Nonostante le prove storiche e più recenti a sostegno della miriade di rischi dell'uso dei PPI nei bambini e dell'orientamento delle organizzazioni professionali sul fatto che questi farmaci debbano essere  usati con cautela, essi continuano ad essere prescritti frequentemente

Aggiornamento 4/11/2018

Quando vi dicono che i nostri enzimi digeriscono qualsiasi proteina, ci si riferisce alle condizioni ottimali. Alterazione del pH gastrico (uso di antiacidi), scarsa pepsina (enzima gastrico) e altri fattori riducono la digeribilità e facilitano l'insorgenza di allergie

Aggiornamento 14/11/2018
Le proteine del latte vaccino si confermano tra le peggiori per l'esofagite eosinofila, una delle principali cause di reflusso, assieme a soia, legumi, glutine

Aggiornamento 3/12/2018

L'esofagite eosinofila è una causa sottovalutata di reflusso gastroesofageo, ed è dovuta spesso alla sensibilizzazione per alimenti o allergeni dell'aria.
Questo studio identifica anche la candida come frequente causa di esofagite

Aggiornamento 8/12/2018

In caso di allergia, immediata (Ig-E) o ritardata  (non Ig-E) alle proteine del latte nel bambino, anche la mamma che allatta deve escludere il latte, perché alcune proteine non digerite passano direttamente al latte materno. Si raccomanda integrazione con vitamina D e calcio, possibilmente seguiti da una persona esperta.
I sintomi/segni possono essere cutanei (eczema, prurito, eritema), respiratori (rinite) o gastrointestinali (reflusso, diarrea, rifiuto del cibo, disconfort intestinale, rossore perianale).
In caso di non presenza di allergie la varietà della dieta della mamma è importante per prevenirle.

Aggiornamento 28/12/2018

Nuove tristi notizie sull'uso a lungo termine degli inibitori di pompa (antiacidi).
Il rischio di tumore allo stomaco aumenta di 2,5 volte, e quello di infezioni batteriche in persone con ascite e cirrosi di 1,5 volte.

Aggiornamento 29/1/2019
Gli inibitori della tirosin-kinasi sono farmaci utilizzati in chemioterapia. Questi farmaci hanno interazioni con gli inibitori di pompa (antiacidi) e associando le terapie si riduce la loro efficacia e aumenta la mortalità

Aggiornamento 14/2/2019
La SIBO è 9 volte più frequente nelle persone con IBD (colite ulcerosa e Crohn)

Aggiornamento 15/2/2019

Parto cesareo, uso di antibiotici e antiacidi nei primi 2 anni di vita aumentano il rischio di sovrappeso del 25%, alterando il microbiota. L'uso di questi farmaci dovrebbe essere ben ponderato dai medici

Aggiornamento 19/2/2019

Gli inibitori di pompa sono associati a maggior rischio di danno renale, alterazione degli elettroliti e calcoli renali

Aggiornamento 29/3/2019
L'uso di antiacidi è associato ad un aumentato rischio di danno renale acuto e cronico. "Questa relazione potrebbe avere un impatto considerevole sulla salute pubblica; pertanto, l'educazione sanitaria e le iniziative di deprescrizione saranno necessarie per aumentare la consapevolezza di questo danno e ridurre le spese sanitarie
Aggiornamento 14/4/2019

Le persone con tumore esofageo e perdita di massa magra (sarcopenia e successivamente cachessia) dovrebbero assumere supplementi orali con alte dosi di HMB e EPA. Il primo supporta la massa magra, il secondo riduce l'infiammazione e lo stato di ipercatabolismo.

Aggiornamento 19/4/2019

Farmaci come gli antipertensivi e gli inibitori di pompa sono associati con aumento di peso.

Aggiornamento 22/4/2018
Tra le persone con schizofrenia, circa un terzo ha anticorpi IgG antigliadina (contro il glutine, ma diversi da quelli legati alla celiachia). In questo sottogruppo togliere il glutine sembra associato a miglioramento dei sintomi negativi (anedonia, insensibilità, alogia e apatia) ma non della depressione.
I pazienti nel gruppo gluten-free hanno riportato anche meno dolore addominale, diarrea, stitichezza, reflusso e indigestione.
Aggiornamento 1/5/2018
In alcuni casi il reflusso o i disordini dell'esofago sono legati all'esofagite eosinofila, che risponde al trattamento dietetico. In questo caso una paziente allergica al nichel ha eliminato e reintrodotto lentamente il metallo e ha potuto risolvere i problemi gastroesofagei.

Aggiornamento 8/6/2018
Continuano le brutte notizie per gli utilizzatori di antiacidi (PPI).
La mortalità aumenta per cause cardiovascolari, renali e tumore dello stomaco. Vi ricordo che nella maggior parte dei casi si può risolvere con la nutrizione funzionale.
Lo studio conclude con "I risultati mostrano un consistente aumento di mortalità specifica anche tra i pazienti senza indicazioni gastrointestinali documentate per i farmaci antiacidi, una scoperta allarmante che potrebbe aiutare a guidare la progettazione e l'implementazione di programmi di deprescrizione per ridurre il numero di prescrizioni di PPI non necessarie o non indicate. Le prove da tutti gli studi disponibili suggeriscono che l'uso a lungo termine di PPI è associato a eventi avversi gravi, incluso un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause, e i nostri risultati suggeriscono specificamente un aumento della mortalità a causa di malattie cardiovascolari, renali croniche e cancro del tratto superiore gastrointestinale. A causa dell'elevata prevalenza dell'uso dei PPI, i risultati hanno implicazioni per la salute pubblica e sottolineano l'importante messaggio che i PPI dovrebbero essere usati solo quando indicato dal punto di vista medico e per la durata minima necessaria".
Aggiornamento 28/6/2018
Se avete una qualsiasi condizione di salute da cui non uscite, in particolare problemi intestinali (ma anche autoimmunità, malattie cardiovascolari ecc), vale la pena verificare la presenza di SIBO, una condizione in cui si ha un eccesso di batteri nel primo tratto intestinale e questo influenza negativamente tutto l'organismo. Spesso la malattia parte da un'alterata motilità intestinale che può dipendere da ipotiroidismo, uso di farmaci ecc.


Aggiornamento 1/7/2019
Che legame esiste tra microbi intestinali e tiroide?
È probabile un contributo del microbiota nell'autoimmunità tiroidea.
A causa del mimetismo molecolare, specie normalmente ritenute benefiche come Lactobacilli e Bifidobatteri possono indurre anticorpi che determinano una reazione incrociata con la tireoperossidasi e la tireoglobulina (le proteine coinvolte nella tiroidite di Hashimoto, HT).
I pazienti con Basedow o HT producono anticorpi anti-gliadina, anti-transglutaminasi e anti-lievito (Saccharomyces cerevisiae). Gli studi sull'uomo hanno riportato una maggiore abbondanza di Prevotellaceae e Pasteurellaceae nei malati, mentre Enterobacteriaceae, Veillonellaceae e Rikenellaceae erano significativamente più bassi rispetto ai controlli sani. Rispetto ai controlli sani, negli ipertiroidei sono stati riportati una diminuzione di Bifidobacteria e Lactobacillaceae e un aumento di Enterococchi.
La supplementazione con Lactobacillus reuteri ha migliorato la funzionalità tiroidea nei topi aumentando la tiroxina libera (T4), la massa tiroidea e i parametri fisiologici come il peso e la struttura della pelle.
Il microbiota inoltre influenza il metabolismo dei farmaci per la tiroide. L'efficacia della supplementazione orale di L-tiroxina attraverso il suo assorbimento nello stomaco, nel duodeno e nel digiuno da parte di diversi trasportatori può dipendere dalla misura in cui il microbiota degrada gli ormoni tiroidei tramite ossidazione. In caso di proliferazione batterica (SIBO) potrebbe essere necessario dare dosi più elevate di L-tiroxina. Nell'ipotiroidismo, dove il pH dello stomaco aumenta spesso e la motilità gastrica diminuisce, può verificarsi una riduzione della proteolisi nello stomaco e una crescita batterica eccessiva. Anche l'infezione da H. pylori può alterare il metabolismo della L-tiroxina.
Il microbiota influenza anche l'assorbimento dello iodio necessario per sintetizzare gli ormoni tiroidei.
I sali biliari influenzano il metabolismo tiroideo e il TSH, e vengono metabolizzati da diverse specie, soprattutto Clostridi
Il selenio, un minerale importante per la tiroide, aumenta la quantità di Bacteroidetes e Bifidi. L'uso di probiotici può facilitare l'assestamento della terapia per ipotiroidismo, ma per ora non sono indicati come terapia, il loro uso rimane solo potenziale.
Aggiornamento 24/7/2019
La carenza subclinica di magnesio è il principale fattore responsabile di malattie cardiovascolari come aritmie, calcificazioni arteriose, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, ipertensione e trombosi, ed è legata oltre che a scarsa introduzione anche a uso cronico di diuretici e antiacidi.
Aggiornamento 4/8/2019
Un probiotico misto migliora il reflusso in persone affette da sclerosi sistemica. Aumenta anche la diversità batterica, ma questo non ha influenzato nel breve periodo la malattia
Aggiornamento 3/9/2019
Un particolare ceppo di L. gasseri, classificato OLL2716 (o LG21), agisce nello stomaco e non nell'intestino, migliorando la dispepsia funzionale, la disbiosi gastrica e rimettendo al suo posto H. pylori (HP), responsabile spesso dei problemi gastrici come il reflusso. In particolare vengono ridotti i Proteobacteria (come E. coli e HP), alcuni dei quali rilasciano LPS, una componente infiammatoria presente oltre che nei problemi gastrici anche nel diabete, soprattutto in caso di permeabilità intestinale
Aggiornamento 17/10/2019
I lattobacilli supportano l'eradicazione di H. pylori con gli antibiotici, aumentandone l'efficacia. Lcasei e Lreuteri sembrano i più efficaci. La ricostruzione del microbiota riduce la possibilità di altre infezioni e di ricorrenza di H. pylori
Aggiornamento 18/10/2019
Un particolare batterio, B. breve, protegge dall'ulcera indotta dall'aspirina
Aggiornamento 24/10/2019
Quali sono i problemi associati con l'uso di antiacidi? atrofia gastrica, carenza di vitamina B12, malattie cardiovascolari, infezione da C. difficile, polmonite, demenza, tumore allo stomaco, osteoporosi, carenza di magnesio, danno renale acuto, nefrite interstiziale, insufficienza renale. Inoltre aumentano il rischio di morte per ogni causa e in particolare cardiovascolare, renale e da tumore gastrointestinale
Aggiornamento 1/11/2019
Le persone che assumono citalopram (antidepressivo SSRI) e omeprazolo (antiacido) hanno un incrementato rischio di morte improvvisa, probabilmente dovuto alla farmacocinetica e all'inibizione dei citocromi che smaltiscono i farmaci. Lo studio conclude che "i rischi di questi farmaci dovrebbero essere presi in considerazione nel processo decisionale clinico, tenendo conto del potenziale di benefici e danni correlati al trattamento in ciascun paziente".
L'obesità può essere un fattore predisponente per la SIBO.
Aggiornamento 7/11/2019
Il reflusso può essere una causa di asma
Le persone con esofagite eosinofila sembrano avere una carenza di clostridi e una riduzione di Firmcutes che aumentano il tono Th-2 (quello delle allergie)
Aggiornamento 23/11/2019
Info e trattamento della SIBO
Aggiornamento 28/11/2019
Dopo eradicazione di H. pylori mediante terapia, usare vitamine (betacarotene, C, E) e selenio riduce il rischio di tumore allo stomaco negli anni successivi
Assumere antiacidi aumenta dell'80% il rischio di contrarre gastroenterite acuta
Aggiornamento 9/12/2019
La candida in collaborazione con H. pylori è una possibile responsabile di problemi allo stomaco (dispepsia), soprattutto se si usano antiacidi che favoriscono la colonizzazione. Se avete problemi digestivi e non si capisce perché potete indagare su una possibile presenza di candida

Aggiornamento 29/12/2019
Nuove cattive notizie sugli antiacidi
Aggiornamento 8/1/2020
Quali sono i fattori ambientali che aumentano il rischio di allergie alimentari?

"Si è ipotizzato che cambiamenti nella produzione, lavorazione e confezionamento degli alimenti (ad esempio l'uso di pesticidiantibioticiormoniconservanti, denaturazione con calore, detergenti e sostanze chimiche) siano collegati alle malattie allergiche direttamente o indirettamente". Nei topi il BPA (plastiche) altera il sistema immunitario (riduzione Treg) e la tolleranza agli alimenti.
"Le proteine ​​glicate (AGEs), che si trovano in molti alimenti, in particolare dopo un riscaldamento molto elevato, come la cottura a microonde, la frittura e il barbecue, possono promuovere le risposte allergiche". Anche "l'esposizione a determinati farmaci durante l'infanzia, in particolare gli antagonisti del recettore H2 e gli antiacidi, aumenta il rischio di anafilassi alimentare ed esofagite eosinofila (EoE)".
Introdurre cibi troppo tardi (arachidi dopo un anno) aumenta il rischio di allergia. Carenza di vitamina D o un suo eccesso aumentano il rischio.
La dieta corretta riduce il rischio probabilmente modulando il microbiota.
Gli anticorpi IGG4 sono protettivi per le allergie classiche ma aumentano il rischio in EoE.

Prebiotici e probiotici saranno probabilmente utili in futuro. La presenza di permeabilità intestinale è un meccanismo importante perché aumenta il contatto con gli antigeni. 
Aggiornamento 18/1/2020

Gli antiacidi possono dare problemi cognitivi (memoria, concentrazione e in generale qualità della vita) alle donne in cura per tumore al seno
Aggiornamento 21/1/2020
Chissà quando smetteremo di leggere cattive notizie sugli inibitori di pompa (antiacidi, PPI). Se la natura ci ha predisposto con l'acidità gastrica un motivo ci sarà, per esempio è necessaria, tra le tante cose, per l'assorbimento del magnesio (e del ferro, e della vitamina B12). Le persone con malattie croniche, come la cachessia (scarsa muscolatura) o altre patologie a base infiammatoria hanno spesso carenza di magnesio, che riduce la funzione muscolare, e l'uso di PPI peggiora la situazione. Come detto pochi giorni fa il magnesio è necessario per attivare la vitamina D, e la carenza di questa vitamina crea ulteriore perdita di muscolo. Inoltre vengono selezionati dei batteri infiammatori e che favoriscono l'accumulo di grasso. Il tutto viene esacerbato in caso di sovrappeso e obesità sarcopenica. Vale proprio la pena di trovare un percorso alimentare che permetta la riduzione o l'abbandono di questi farmaci.
Aggiornamento 26/1/2020
Il probiotico L. reuteri può essere efficace quanto gli antibiotici per l'eradicazione di H. pylori. L'efficacia è confermata anche da alcune metanalisi, nei bambini e negli adulti.
Aggiornamento 10/2/2020
I vari tipi di ernia iatale

Aggiornamento 28/2/2020
L'uso di inibitori di pompa (antiacidi, PPI) aumenta il rischio di colonizzazione intestinale da parte di batteri multiresistenti agli antibiotici. "Poiché fino al 70% delle prescrizioni di PPI sembrano basarsi su indicazioni prive di chiari benefici e in considerazione del problema sempre crescente della resistenza antimicrobica, vediamo la possibilità di un'interazione favorevole tra controllo delle infezioni, gestione degli antibiotici e promozione di uso razionale dei PPI".
Aggiornamento 8/3/2020
Tra le patologie esofagee, quella che risponde meglio alla dieta è l'esofagite eosinofila, seguita dal reflusso
Aggiornamento 11/3/2020
Gli antiacidi si confermano aumentare il rischio di demenza, del 28% a 5 anni. Se si prendono in considerazione solo gli studi fatti in Europa il rischio sale al 46%. Questo succede probabilmente perché stimolano la deposizione di beta-amiloide (cambiando il pH cellulare) e riducono i livelli di B12, vitamina fondamentale per i nervi.
Aggiornamento 28/3/2020
La SIBO è spesso presente nelle persone con cirrosi e può essere gestita con probiotici e antibiotici.
Aggiornamento 6/4/2020
I bambini che assumono PPI hanno maggiore rischio di fratture, conferma uno studio
Aggiornamento 13/6/2020
Qualche anno fa alcuni gestori di uno zoo osservarono che i gorilla vomitavano spesso. Dunque ebbero un'idea: provare a togliere il latte vaccino e dare una dieta simile a quella che assumono in natura. I primati stavano così meglio. Sorpresa sorpresa: funziona anche nei bambini con reflusso. Le proteine del latte infatti possono attivare una risposta infiammatoria che stimola i nervi e crea contrazioni nella muscolatura gastrointestinale. Questo può succedere anche nei bambini allattati al seno da mamme che assumono latticini, perché proteine non digerite possono passare nel latte materno (anche se molti lo ignorano). La pratica di escludere i latticini nella mamma che allatta è prevista pure da linee guida ESPGHAN. Attenzione ovviamente a coprire il fabbisogno di calcio
Aggiornamento 13/7/2020
Assumere antiacidi sembra aumentare il rischio di infettarsi di SARS-COV2. Questo forse perché sopprimere l'acidità gastrica facilita la sua infezione.

Aggiornamento 20/9/2020

Il succo di mirtillo americano (cranberry) può aiutare nell'eradicazione dell'H. pylori, un fattore di rischio per il tumore dello stomaco e il reflusso.

Aggiornamento 29/9/2020

L'uso continuato di antiacidi (PPI), farmaci per il reflusso, è associato a un rischio di avere diabete di tipo 2 del 24% maggiore. "A causa del loro ampio utilizzo, il numero complessivo di casi di diabete associati all'uso di PPI potrebbe essere considerevole. Dato il potenziale rischio di diabete e altri effetti avversi come le infezioni enteriche, i medici dovrebbero bilanciare attentamente i benefici e i danni nella prescrizione di PPI, in particolare per l'uso continuo a lungo termine. Per i pazienti che devono ricevere un trattamento PPI a lungo termine, si raccomanda lo screening per la glicemia anormale e il diabete di tipo 2". I meccanismi coinvolti potrebbero essere l'alterazione del microbiota e l'aumento della dimetilarginina asimmetrica.

Aggiornamento 19/10/2020

Forse si è scoperto perché gli antiacidi, farmaci usati con troppa disinvoltura per il reflusso anziché ricorrere a miglioramenti dello stile di vita, aumentano il rischio di Alzheimer. Questi farmaci inibiscono la produzione di acetilcolina, importante neurotrasmettitore, bloccando un enzima di sintesi. Inoltre l'acetilcolina è necessaria per l'integrità dei mitocondri, e senza di essa i mitocondri muoiono (apoptosi), e una loro carenza è notoriamente associata a deficit cognitivo (oltreché diabete, Parkinson ecc). Pantoprazolo e lansoprazolo appaiono essere i peggiori.

Aggiornamento 23/11/2020

L'uso di antiacidi aumenta il rischio di candida duodenale ed esofagite di 8 volte

Aggiornamento 28/11/2020

La dieta a basso contenuto di nichel può migliorare il reflusso indipendentemente dalla positività del test cutaneo

Aggiornamento 16/12/2020

Alcune indicazioni specifiche per i probiotici: S. boulardii CNCM I-745 rduce la diarrea e facilita l'eradicazione di HP. La diarrea è ridotta anche da L. acidophilus LB e L. reuteri DSM17938. HP è contrastato anche da L. helveticus R52 + L. rhamnosus R11 e da altri 4 mix. B. infantis 35624 e L. plantarum 299v sono i migliori per l'IBS. VSL#3 e S. boulardii I-745 sono i  migliori per l'IBD, e questul'timo anche per l'eradicazione del C. difficile

Aggiornamento 23/12/2020

Il reflusso gastroesofageo (GERD o MRGE) è un disturbo comune, a volte trascurato (aumentando il rischio di tumore esofageo), a volte "troppo" curato con farmaci (inibitori di pompa) che hanno effetti collaterali nel lungo termine.
"I cambiamenti dello stile di vita possono ridurre i sintomi della MRGE, principalmente la perdita di peso nei pazienti obesi e la cessazione del fumo di tabacco nei fumatori. In presenza di GERD notturno, in particolare si consiglia di elevare la testa del letto ed evitare pasti tardivi. Si raccomanda l'esclusione degli alimenti che i pazienti riferiscono scatenare i sintomi di GERD (spesso Alcol, cibo piccante, cioccolato), mentre l'acqua alcalina e una dieta mediterranea possono essere utili".
Prendi un appuntamento per imparare a gestire il reflusso.

Aggiornamento 26/3/2021

Avere livelli sufficienti di vitamina D sembra aumentare la possibilità di eradicare H. pylori. Chi ha livelli buoni ha un successo dell'88%, mentre con livelli insufficienti va a buon fine solo nel 38%.

L'aderenza a 5 fattori (niente bibite gassate e caffè, niente fumo, dieta sana, movimento moderato, mantenere un peso corretto) riduce il reflusso nel 68% delle donne.

Aggiornamento 1/4/2021

Tra gli antiacidi, quello che induce maggiormente carenza di magnesio è l'omeprazolo, il meno dannoso il rabeprazolo. Anche la durata del trattamento incide molto


Aggiornamento 2/4/2021

Le persone con problemi correlati allo stomaco (ipocloridria, uso di antiacidi, infezione da H. pylori, interventi di chirurgia bariatrica) dovrebbero monitorare spesso i valori di magnesio, calcio, ferro e vitamina B12 perché soggetti a carenze. Anche vitamina C e D possono essere carenti.

Aggiornamento 17/4/2021

I recettori per l'istamina, coinvolti nell'allergia e nella secrezione gastrica, sono anche coinvolti nella risposta all'allenamento, in modo da avere un'importante rilevanza clinica su capacità aerobica, controllo glicemico e funzione vascolare. L'uso di antistaminici (per allergia o acidità gastrica) altera la perfusione in seguito all'attività fisica, riducendone risultati e vantaggi. Questi farmaci agiscono riducendo capacità aerobica, antiossidante, mitocondriale e glicolitica, e anche la prestazione si riduce. Si riduce la disponibilità di ossido nitrico, peggiorando la vascolarizzazione e la funzione endoteliale (capacità di rilassamento dei vasi), e così la capacità di nutrire e riparare il muscolo, insieme a quella di utilizzare i substrati energetici.

Aggiornamento 19/4/2021

Le persone con dispepsia funzionale, generici sintomi gastrointestinali di problemi digestivi, hanno 2,8 volte rischio in più di avere SIBO (alterazione nella distribuzione dei batteri intestinali, che risultano in eccesso nel primo tratto) rispetto ai controlli sani. Il gastroenterologo vi ha mai invitato a fare il test per verificare la condizione?

Aggiornamento 4/5/2021

Almeno la metà delle persone con morbo di Parkinson (PD) è positivo al test per la SIBO, con conseguenti problemi intestinali e riduzione dell'assorbimento dei lipidi e delle vitamine liposolubili (vitamina D), ma la condizione può essere anche alla base della malattia.
"La SIBO può innescare una risposta infiammatoria nella mucosa intestinale e aumentare la permeabilità intestinale. L'aumento della permeabilità intestinale porta all'esposizione del sistema immunitario della mucosa a prodotti batterici, come le endotossine, aumentando così l'espressione di alfa-sinucleina. L'alfa-sinucleina può distruggere l'integrità della barriera emato-encefalica e promuovere la neuroinfiammazione e lesioni nella substantia nigra pars compacta. I batteri intestinali aumentano anche l'effetto infiammatorio dell'alfa-sinucleina avviando una risposta immunitaria naturale, causando il ripiegamento errato dell'alfa-sinucleina, che si traduce in effetti neurotossici e apoptosi (morte cellulare) dei neuroni dopaminergici. Questi eventi alla fine portano al verificarsi della PD. La malattia di Parkinson può influenzare il sistema nervoso autonomo e la sua disfunzione può portare a problemi gastrointestinali. Spesso i sintomi gastrointestinali comuni precedono i sintomi motori. Inoltre, molti farmaci usati per trattare la discinesia possono causare disfunzioni gastrointestinali, portando ulteriormente alla SIBO. La SIBO può causare fluttuazioni nel successivo assorbimento di quei farmaci, che influiscono sul trattamento del PD. Secondo i meccanismi di cui sopra, gli studi hanno dimostrato che il trapianto di microbiota fecale e i probiotici possono rappresentare terapie adiuvanti per il PD".

Aggiornamento 26/5/2021

Eliminare le proteine del latte vaccino può portare a miglioramento dell'asma refrattaria nei bambini, anche se i test IG-E non evidenziano allergia al latte, e "può essere considerata come l'anello mancante nel trattamento dell'asma". Il miglioramento c'è stato nell'82% dei bambini. Questo indica la possibile presenza di allergie non IG-E mediate, che di solito sono legate a manifestazioni gastrointestinali, come il reflusso. "Considerato quanto sopra, presentiamo il caso di un ripensamento completo di come l'allergia alimentare gastrointestinale non mediata da IgE e l'asma possano essere correlate suggerendo le seguenti ragioni; in primo luogo, la vicinanza del tratto gastrointestinale con il sistema respiratorio; in secondo luogo, il modello comune dei meccanismi immunologici che coinvolgono le stesse cellule infiammatorie e citochine; e infine, l'effetto diretto degli allergeni alimentari su entrambi gli organi. [...] Abbiamo spiegato l'iperreattività delle vie aeree nelle allergie alimentari non immediate come conseguenze respiratorie del coinvolgimento del tratto gastrointestinale, come accade nel reflusso gastroesofageo", e già evidenziato da altri studi. È probabile che l'allergia nascosta al latte induca il reflusso, che a sua volta infiamma le vie aeree tramite i mastociti e stimola il nervo vago, con manifestazione dell'asma. In alternativa le proteine inducono allergia entrando tramite permeabilità intestinale o cutanea. Le linee guida per il reflusso nel bambino suggeriscono in questi casi di usare proteine del latte idrolizzate e quindi meno allergizzanti, e l'eventuale conferma con oral food challenge (prova di scatenamento). "Per concludere, i risultati sono stati sorprendentemente promettenti, dimostrando che la dieta di eliminazione delle proteine del latte vaccino (che rappresenta l'allergene alimentare più comune) è un approccio prudente nella gestione dei pazienti con asma che non risponde ai trattamenti e può essere considerato come l'anello mancante nel trattamento dell'asma".


Aggiornamento 30/5/2021

Un prebiotico, che per il nostro nuovo stile di vita non è più presente nella nostra alimentazione da alcuni decenni, riduce il reflusso gastroesofageo (GERD). Il maltosil-isomalto-oligosaccaride (per gli amici MIMO, ISOT-101) è prodotto dalla fermentazione batterica di alcuni carboidrati.
"Era "probabilmente un alimento base della dieta batterica che era presente nella dieta umana negli ultimi 10.000 anni", ha detto Selling, autore dello studio e professore associato di medicina e gastroenterologia presso la Stanford Medical School, a Stanford, in California.
Il prebiotico, tuttavia, "è assente nella nostra dieta da circa 50 a 100 anni, a causa dei cambiamenti nell'agricoltura, nella produzione alimentare, nella conservazione degli alimenti e nelle preferenze alimentari", ha aggiunto".
L'uso di antiacidi non sempre è efficace (40% delle volte) e il loro uso a lungo termine pone rischi per la salute.
"Il prebiotico potrebbe funzionare perché il microbiota esofageo distale nelle persone con GERD "differisce notevolmente" da quello delle persone sane, ha detto Selling. Il prebiotico potrebbe aiutare a ridurre un aumento anormale dei batteri gram-negativi in ​​questi pazienti, per esempio. Questi ceppi batterici esprimono lipopolisaccaridi (LPS) sulle loro membrane cellulari esterne, che, a loro volta, alterano la segnalazione delle citochine. Questo meccanismo potrebbe portare allo stato iperinfiammatorio associato al GERD.
Selling e colleghi hanno ipotizzato che questo trattamento potrebbe aiutare a risolvere i sintomi della GERD in due modi. Il prebiotico potrebbe alimentare selettivamente i batteri gram-positivi benefici nell'esofago distale, contribuendo così a ripristinare un sano equilibrio dei batteri. ISOT-101 potrebbe anche favorire la produzione di batteriocine che aiutano a uccidere i batteri gram-negativi dannosi e a controllare l'infiammazione".
La risposta al trattamento è stata buona e senza effetti collaterali, a parte 2 persone che hanno avuto nausea, e il 66% delle persone è stata classificata come molto responsiva. La maggior parte ha avuto miglioramenti della qualità della vita e del sonno.
La disbiosi è probabilmente una causa di GERD in molte persone ed è legata anche al tumore gastrico.

Aggiornamento 24/6/2021

Come spiega un articolo dell'American Journal of Gastroenterology, l'approccio "cibo come medicina" può funzionare molto bene in caso di problemi intestinali come reflusso, dispepsia funzionale e gonfiore.
Nel reflusso, il consumo di cioccolato, alcolici, pasti ricchi di grassi, spezie, menta, pomodoro, e in alcuni casi cibi ricchi di fibre, possono favorire la manifestazione.
Per il gonfiore si suggerisce una dieta FODMAP, in cui si evitano alimenti che fermentano, ma va fatta sotto supervisione di un professionista.
Nella dispepsia funzionale, che provoca sazietà precoce, è meglio individuare le sensibilità alimentari personali, anche se grano e alimenti grassi sembrano i maggiori responsabili

Aggiornamento 26/9/2021

Le allergie legate agli alimenti non mediate da Ig-E (o miste) sono prevalentemente reazioni gastrointestinali (malattie eosinofile in particolare esofagite, celiachia, enterocolite allergica indotta da proteine ​​alimentari (FPIES), enteropatia indotta da proteine ​​alimentari (FPE) e proctocolite indotta da proteine alimentari (FPIAP)) o dermatologiche (dermatite atopica) e spesso anche altri allergeni (inquinamento, irritanti, pollini ecc.) sono concausa.
Le diete di esclusione e quella a basso contenuto di istamina possono funzionare.
I fattori nutrizionali influenzano la tolleranza.
"Dopo che le fibre alimentari vengono metabolizzate, i derivati batterici, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA) e l'acido retinoico (RA), influenzano lo sviluppo e la funzione delle cellule FoxP3+ Treg attraverso l'interazione con le cellule epiteliali intestinali e le cellule dendritiche tollerogeniche (DC) con Cellule T CD4+ naive. L'attivazione e l'espansione delle cellule Treg promuovono la produzione della citochina regolatrice immunitaria, IL-10, che favorisce il cambio di classe delle cellule B da IgG1 a IgG4. Le cellule B IgG4 allergene-specifiche producono anticorpi ad alta affinità per gli allergeni alimentari, prevenendo le interazioni dell'allergene con le IgE legate ai mastociti. I fattori derivanti dal microbiota, come i cataboliti triptofano-indolo, possono attivare direttamente le cellule linfoidi innate attraverso il recettore degli arili (AhR), e indurre la produzione di IL-22, una citochina che promuove rigenerazione dell'epitelio intestinale e integrità della barriera" (riducendo la permeabilità intestinale che è alla base di molte malattie).
Invece l'esposizione a batteri infiammatori attiva le citochine che richiamano gli eosinofili, producono le Ig-E e promuovono il rilascio di istamina, alla base delle reazioni allergiche.
"In condizioni normali, solo quantità minime di antigeni alimentari (Ag) possono attraversare le barriere della mucosa attraverso la via paracellulare, un processo tipicamente associato allo sviluppo della tolleranza immunitaria. L'esposizione ad Ag di durata o entità inappropriata può portare a malattie immuno-mediate in soggetti geneticamente suscettibili.
Gli allergeni degli acari "sono in grado di interrompere le giunzioni strette intercellulari (TJ) e aumentare il traffico di Ag attraverso i monostrati epiteliali bronchiali. Questa proprietà, e in generale la capacità di indurre funzioni effettrici epiteliali, è condivisa con altri allergeni, inclusi alcuni allergeni alimentari, e trigger meno specifici come detergenti e microplastiche".
Alterazioni della permeabilità delle diverse mucose o epiteli (derma ecc.) sono sempre presenti nelle allergie.
"Come ampiamente documentato in numerosi studi condotti negli ultimi 20 anni, la composizione e la diversità delle comunità microbiche che rivestono tutte le superfici corporee, denominate collettivamente microbiota, rappresentano una variabile importante e critica nella regolazione della competenza barriera e delle risposte adattative e innate".
Escludere alimenti in gravidanza può favorire sbilanciamenti nel microbiota del bambino e aumento degli anticorpi legati alle allergie, mentre l'uso di probiotici riduce il rischio.

"Le reazioni alimentari non allergiche sono state anche definite come "ipersensibilità alimentare non allergica". Negli ultimi anni il termine “intolleranza” è stato spesso abusato per definire un'ampia gamma di disturbi legati all'assunzione di cibi diversi. Molteplici e autorevoli segnalazioni, sia scientifiche che istituzionali, chiedono con insistenza di rivedere la terminologia per collocare il complesso mosaico di questi disturbi nella più corretta definizione clinica di “reazioni avverse al cibo non immunologiche”.
L'esistenza e la prevalenza delle ipersensibilità tra cui glutine, istamina e glutammato, è tuttora dibattuto. L'assenza di test affidabili è un altro problema.
Le sensibilità a istamina, additivi e salicilati sono indipendenti dall'ospite. Quelle al lattosio, glutine (o grano) e FODMAP sono invece dipendenti dall'ospite.
Le linee guida NICE sul'intestino irritabile consigliano una dieta varia con esclusione degli alimenti trigger, e in secondo luogo la dieta FODMAP

Aggiornamento 28/9/2021

L'uso di kefir migliora il recupero del microbiota dopo terapia per l'eradicazione di H. pylori fatta con inibitori di pompa e antibiotici

Aggiornamento 3/10/2021

Tra i farmaci per l'acidità gastrica, l'uso prolungato degli inibitori di pompa (PPI, antiacidi come lansoprazolo ecc.) è associato con il 45% di rischio di tumore allo stomaco in più rispetto all'uso degli antistaminici (H2RA).
"È noto che i PPI causano ipergastrinemia (elevata secrezione di gastrina dalle cellule G), poiché la secrezione di gastrina è inibita dall'acidità. La gastrina è considerata un potente fattore di crescita, che può indurre iperplasia. In secondo luogo, l'uso a lungo termine di PPI può portare a cambiamenti nel microbioma intestinale, inclusa la ridotta diversità microbica. È stato dimostrato che i cambiamenti nel microbiota intestinale contribuiscono ad aumentare il rischio di cancro gastrico. Terzo, sebbene contestato, la soppressione cronica della secrezione acida da parte dei PPI può essere associata a gastrite atrofica (infiammazione cronica della mucosa dello stomaco), che è uno dei principali precursori del cancro gastrico. Presi insieme, questi fattori possono contribuire allo sviluppo del cancro gastrico tra gli utilizzatori di PPI. Infine, dato che gli H2RA riducono la soppressione acida bloccando solo gli effetti dell'istamina, sono meno efficaci dei PPI, e sono associati a livelli di gastrina più bassi (cioè, meno probabilità di indurre ipergastrinemia). Quindi, da una prospettiva biologica teorica, Gli H2RA hanno meno probabilità di essere associati ad un aumentato rischio di cancro gastrico rispetto agli IPP".
Lo studio si conclude raccomandando l'uso dei PPI solo per brevi periodi come da linee guida, in modo da ridurre un possibile aumento del rischio tumorale.

Aggiornamento 10/10/2021

L'esofagite eosinofila (EoE) è una causa sottostimata di reflusso gastroesofageo, e in quanto malattia allergica risponde alla dieta. Non esiste comunque un trattamento univoco ed efficace per tutti.
"Ci sono 3 approcci nella terapia dietetica: una dieta elementare (bevendo esclusivamente una formula senza proteine ​​intatte, cioè formule a base di aminoacidi), eliminazione empirica del cibo ed eliminazione del cibo guidata da test allergologici. Una dieta elementare consiste in una forma liquida di nutrizione composta da amminoacidi, grassi, zuccheri, vitamine e sostanze nutritive che viene prontamente assimilata e assorbita".
La reintroduzione deve poi essere fatta in collaborazione con un allergologo perché può scatenare reazioni allergiche.
"L'eliminazione empirica dei gruppi alimentari comunemente implicati nell'EoE è un altro approccio dietetico. L'approccio più comune è l'eliminazione dei 6 gruppi alimentari più comuni associati all'EoE: latte, grano, uova, soia, arachidi/frutta secca e pesce/molluschi".
Grano, latticini e uova sembrano essere i più coinvolti, e possono essere solitamente reintrodotti in sequenza. Se eliminare tutti o solo alcuni gruppi deve essere stabilito col professionista.
La risoluzione istologica si ha nel 67% dei casi, secondo un recente studio.
I test allergici, non essendo una malattia legata alle IgE, non sono standardizzati.
Dal punto di vista farmacologico si può intervenire con antiacidi o cortisonici, con i vari effetti collaterali sul lungo termine (aumentato rischio di polmonite, demenza, infarto miocardico, malattia renale cronica, fratture, infezioni enteriche, proliferazione batterica dell'intestino tenue (SIBO), infezione associata a C. difficile e anemia da carenza di micronutrienti per i primi, candidosi per i secondi).
Le terapie possono anche essere date insieme.

Aggiornamento 5/1/2022

Dormire sul lato sinistro del corpo "è associato a un tempo di esposizione all'acido gastrico significativamente più breve e a una clearance dell'acido più rapida rispetto alle altre posizioni".
Si conferma quindi la migliore posizione per chi soffre di reflusso gastroesofageo, che tra l'altro risponde molto bene alla dieta.

L'uso di inibitori di pompa (PPI, antiacidi) per il reflusso è associato al 16% in più di rischio di ictus. Per i consumatori pesanti il rischio sale fino al 62%.
"Il meccanismo alla base dell'associazione tra uso di PPI e ictus rimane poco chiaro. Una possibile via è che i PPI possono aumentare il livello di dimetilarginina asimmetrica plasmatica (ADMA) e ridurre l'ossido nitrico (NO). L'NO è un'importante molecola vasoprotettiva in quanto può ridurre la proliferazione delle cellule vascolari, l'adesione e l'aggregazione piastrinica e le interazioni endoteliale-leucociti. Anomalie nella sintesi di NO possono causare disfunzioni endoteliali che, a loro volta, portano allo sviluppo di varie malattie vascolari. È stato dimostrato che i PPI aumentano i livelli di ADMA inibendo l'attività della dimetilarginina dimetilaminoidrolasi (DDAH), che può inibire in modo competitivo l'enzima che produce ossido nitrico. Oltre all'inibizione della DDAH, è stato proposto che l'uso di PPI possa prevenire la formazione di NO gastrico da nitrati e nitriti nella dieta sopprimendo l'acidità gastrica. Inoltre, lo studio precedente ha dimostrato che l'uso di PPI era associato alla carenza di vitamina B12, che potrebbe elevare l'omocisteina e successivamente aumentare i livelli di ADMA, causando disfunzione endoteliale. Inoltre, è stato anche dimostrato che l'uso di PPI potrebbe causare diabete e sindrome metabolica, che a loro volta aumentano il rischio di ictus".
Perché non provare un percorso dietetico che possa portare all'abbandono dei farmaci?

Aggiornamento 18/2/2022

Le nuove linee guida americane sul reflusso gastroesofageo (GERD o MRGE) fanno il punto della situazione.
Quali comportamenti possono ridurre il GERD?

Evitare pasti grassi (fritti e dolci), bevande gassate, caffeina (dubbio), agrumi, alcolici, esercizio fisico eccessivo.
Inoltre fare pasti più piccoli, perdere peso, smettere di fumare, dormire con la testa rialzata e sul lato sinistro.

L'uso continuativo dei farmaci antireflusso (antiacidi) è associato a maggiore rischio di eventi cardiovascolari (riducendo la produzione di ossido nitrico e aumentando l'aggregazione piastrinica in persone sotto clopidogrel), insufficienza renale, infezioni intestinali (a causa della mancata disinfezione dello stomaco, soprattutto C. difficile, la cui virulenza aumenta), SIBO (colonizzazione dell'intestino sempre dovuta alla mancanza di acidità gastrica), peritonite in persone con cirrosi, polmonite (per la colonizzazione dei polmoni e per interferenza con le difese immunitarie), demenza (per riduzione della clearance della beta amiloide da parte dei lisosomi), fratture (interferendo con il riassorbimento osseo, con l'assorbimento intestinale del calcio il suo metabolismo a livello delle paratiroidi), atrofia gastrica legata a H. pylori, tumore gastrico (aumentando la proliferazione cellulare e alterando il microbiota), carenza di B12, ferro e magnesio. E ovviamente maggiore mortalità in generale.
Buoni motivi per usare più lo stile di vita e meno i farmaci.

Aggiornamento 7/5/2022

L'uso di antiacidi (PPI) per lungo periodo è associato a maggior rischio di diabete.
Il rischio aumenta del 19%, 43%, e 56% per un uso rispettivamente fino a 6 mesi, fino a 2 anni e maggiore di 2 anni.
I meccanismi sembrano coinvolgere l'alterazione del microbiota (incremento dei generi Enterococcus, Streptococcus e Staphylococcus e di Escherichia coli).
"Questi cambiamenti sono associati a una maggiore estrazione calorica dalla dieta, a un danno epiteliale (permeabilità intestinale) e a un maggiore ingresso di componenti batteriche nella circolazione portale. Queste alterazioni possono provocare insulino-resistenza epatica, infiammazione (steatoepatite non alcolica) e fibrosi e sono frequenti nei pazienti con diabete. Sono stati ipotizzati altri potenziali meccanismi che collegano l'uso di PPI al diabete, tra cui l'ipomagnesiemia indotta da PPI (che porta a infiammazione di basso grado e resistenza all'insulina), la riduzione dell'IGF-1 e l'attivazione del recettore X del pregnano, che è coinvolto nella regolazione del metabolismo epatico del glucosio"
I ricercatori concludono scrivendo "I medici dovrebbero quindi evitare la prescrizione non necessaria di questa classe di farmaci, in particolare per l'uso a lungo termine".

Aggiornamento 13/6/2022

Nell'esofagite eosinofila, una patologia che ha incidenza in aumento, la dieta elementare e le diete di restrizione, soprattutto quella dei 6 cibi, sono efficaci. La reintroduzione deve essere fatta con una persona esperta. Si segnala che l'uso di cortisonici, sconsigliato, può favorire la Candida.

Aggiornamento 24/7/2022

Il reflusso (GERD) si può spesso gestire manipolando le fonti di carboidrati.
In uno studio randomizzato le fonti di carboidrati semplici sono state la principale causa di reflusso e la rimozione migliora i sintomi.
Questo sembra dovuto alla presenza di sensori per gli zuccheri nell'intestino che influenzano gli ormoni intestinali, lo svuotamento gastrico e quindi la progressione della digestione.
Inoltre l'eccesso di carboidrati tende a fermentare producendo SCFA che possono far rilassare la muscolatura, favorendo il reflusso.
"Gestire la riduzione dell'assunzione di carboidrati è una strategia dietetica praticabile e pragmatica da includere nella gestione del GERD sintomatico".


Alcuni consigli per il reflusso notturno

Aggiornamento 5/1/2023

Avere reflusso gastroesofageo (GERD) aumenta il rischio di tumore polmonare. La relazione già osservata negli studi di popolazione viene confermata da uno studio effettuato con la tecnica della randomizzazione mendeliana.
Quali sono i meccanismi? "Anatomicamente, l'esofago è circondato dalla trachea e dai polmoni e numerosi studi hanno indicato che il reflusso può attivare cascate infiammatorie nelle cellule dei tessuti bronchiali e polmonari. Meccanicamente, l'infiammazione cronica a lungo termine potrebbe essere coinvolta nella tumorigenesi, infiltrazione e metastasi mediante la produzione di mediatori dell'infiammazione, che partecipano all'angiogenesi e alla transizione epiteliale-mesenchimale".
Venite in studio per un percorso alimentare che possa gestire il reflusso.

Aggiornamento 9/3/2023

Le persone che fanno turni notturni hanno maggiore rischio di reflusso a causa dell'impatto sulla motilità intestinale.
"Il ritmo circadiano influisce sulle principali funzioni gastrointestinali, come la motilità intestinale, la secrezione acida gastrica e la produzione di enzimi digestivi", scrivono gli autori. "Anche le abitudini alimentari dei lavoratori turnisti sono un fattore che causa sintomi gastrointestinali. Hanno orari dei pasti irregolari a causa dei cambiamenti nei loro programmi di lavoro. A volte saltano i pasti e consumano più pasti durante la notte. È probabile che tali abitudini causino i disturbi gastrointestinali."

Aggiornamento 11/8/2023

In uno studio su quasi 6mila persone, assumere antiacidi per un periodo di oltre 4 anni è associato a un rischio di demenza superiore del 33%.
I meccanismi potrebbero essere legati all'inibizione dell'assorbimento della vitamina B12 (essenziale per i neuroni) e all'inibizione della rimozione di un precursore della betaamiloide, la sostanza che si accumula nel cervello delle persone con Alzheimer. Altre vie possono essere l'alterazione del microbiota dovuta all'ipocloridria (assenza di acidità gastrica) che induce neuroinfiammazione, stress ossidativo e attivazione dell'aggregazione dell'betaamiloide e l'aumentato rischio di ictus.

Aggiornamento 13/8/2023

La curcumina ha un effetto sulla dispepsia funzionale paragonabile a quello dell'omeprazolo, antiacido con noti effetti collaterali sul lungo termine (aumento del rischio di fratture, carenze di micronutrienti e aumento del rischio di infezioni). Lo studio effettuato su circa 200 pazienti in Tailandia ha necessità di essere replicato su numeri più grandi per conferme, ma ha evidenziato riduzione dei sintomi tra cui il dolore digestivo. L'azione è probabilmente dovuta all'attivazione dei recettori TRPV1 che regolano la sensibilità viscerale.

Aggiornamento 30/10/2023

L'uso di antiacidi e antibiotici in gravidanza e infanzia è associato a maggior rischio di esofagite eosinofila, malattia su base allergica che porta a reflusso gastroesofageo. Ironia della sorte gli antiacidi vengono usati proprio per bloccare il reflusso. Il meccanismo d'azione è probabilmente legato all'alterazione del microbiota e all'induzione di sensibilizzazione allergica.

Aggiornamento 22/11/2023

Nuove classificazioni nelle allergie, secondo l'EAACI.

Nel nuovo position paper dell' EAACI (Società Europea di Allergologia) si individuano e classificano 7 tipi di sensibilità allergica, 3 in più rispetto alle 4 già conosciute.
Si tratta di un passo avanti in quanto le sensibilità di tipo V e VI sono ritenute fortemente legate alla disbiosi e alla permeabilità degli epiteli (non solo intestinale ma anche di pelle e altre mucose). Viene chiaramente sottolineato che queste condizioni sono legate ad allergia, asma, malattie autoimmuni, dermatite atopica, rinosinusite, esofagite eosinofila, obesità e metabolismo alterato. L'alterata permeabilità è anche strettamente legata alla dieta (povertà di fibre e riduzione del muco protettivo), ma anche a fattori ambientali come inquinamento e prodotti di uso comune, inclusi dentifrici, shampoo, detersivi e alimenti trasformati.

  1. Le reazioni di tipo I, IgE-dipendenti, si verificano in pazienti con rinite allergica (AR), rinocongiuntivite allergica (ARC), asma, dermatite atopica, orticaria acuta/angioedema, allergie alimentari, al veleno e ai farmaci. Sono immediate.
  2. Le reazioni di tipo II sono tipicamente reazioni indotte da farmaci che sono considerate causa di citopenia allergica. Tuttavia, le reazioni di tipo II rappresentano un evento patogenetico essenziale in diverse malattie autoimmuni, come la trombocitopenia immune, l'anemia emolitica autoimmune (AIHA), la neutropenia autoimmune, la malattia di Biermer, la sindrome di Goodpasture, la malattia emolitica del feto e del neonato (eritroblastosi fetale), la miastenia gravis, pemfigo e reazioni trasfusionali che coinvolgono gruppi sanguigni non corrispondenti.
  3. Le reazioni allergiche di tipo III comprendono la fase acuta della polmonite da ipersensibilità (detta anche alveolite allergica estrinseca), la vasculite indotta da farmaci, la malattia da siero e la reazione di Arthus. Le reazioni di tipo III sono associate a diverse malattie autoimmuni, tra cui il lupus eritematoso sistemico (LES), l'artrite reumatoide (RA) e la glomerulonefrite post-streptococcica.
  4. Risposta immunitaria di tipo IVa – T1 Le manifestazioni cliniche tipiche della reazione di tipo IVa sono la dermatite allergica da contatto, la fase cronica della polmonite da ipersensibilità (detta anche alveolite allergica estrinseca) e la malattia celiaca. Le reazioni di tipo IVa possono essere essenziali anche per gli endotipi di asma non T2, AR, CRS o AD. Questi meccanismi spiegano anche le reazioni allergiche non immediate ai farmaci, che si verificano dopo l'aptenizzazione del farmaco con una proteina trasportatrice.
  5. L'espressione più caratteristica di una reazione di ipersensibilità di tipo IVb può essere osservata nella classica reazione allergica con infiammazione cronica delle vie aeree nell'AR, nella rinosinusite cronica (CRS), nell'asma e nell'AD (endotipo T2), nell'allergia alimentare, nell'esofagite eosinofila (EoE) o nella dermatite da contatto con proteine. Le cellule Th2, ILC2, le cellule NK-T, gli eosinofili e un sottoinsieme di Mφ sono i principali attori della risposta immunitaria di tipo IVb – T2. Le reazioni di tipo IVb sono mediate dalle cellule Th2, che acquisiscono il loro fenotipo in seguito all'esposizione a IL-4, basofili o cellule NK-T.8
  6. Nelle risposte di tipo IVc, le cellule Th17, che appartengono alla linea delle cellule T helper, producono citochine della famiglia IL-17 che regolano gli effettori innati e orchestrano l'infiammazione locale inducendo il rilascio di citochine e chemochine proinfiammatorie in grado di reclutare NEU e migliorare la produzione di citochine Th2 . Le cellule Th17 della memoria acquisiscono il loro fenotipo in seguito all'esposizione a IL-6, IL-21, IL-23 e TGF-β forniti dalle APC. Le principali citochine effettrici prodotte dalle cellule Th17 sono IL-17A, IL-17F, IL-21, IL-22 e il fattore stimolante le colonie di granulociti-Mφ
  7. Tipo V: difetto della barriera epiteliale. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi nella comprensione dei diversi fenotipi ed endotipi delle malattie infiammatorie della mucosa/cutanea come AR/ARC cronica, CRS, AD, asma o sindrome da enterocolite indotta da proteine ​​alimentari, EoE e malattia celiaca. Ciò ha rivelato che queste condizioni non sono malattie omogenee ma sono invece definite da una costellazione di sintomi che possono derivare da diversi meccanismi patologici. In alcuni casi, il processo infiammatorio sembra riflettere un'alterata funzione di barriera della pelle o della mucosa, piuttosto che da un disregolazione immunitaria primaria. La compromissione della funzione della barriera epiteliale facilita l'attivazione del sistema immunitario sottostante e successivamente porta all'infiammazione cronica. La perdita della barriera può derivare da difetti in diversi componenti essenziali, tra cui elementi strutturali dello strato corneo nella pelle, proteine ​​di giunzione stretta nella pelle e nelle mucose, antiproteasi protettive, espressione di prodotti antimicrobici, trasporto di ioni, protoni, acqua o materiali antimicrobici e altri meccanismi. L’attivazione dei nervi sensoriali, che contribuisce allo sviluppo dei sintomi allergici, è anche associata alla perdita della barriera. La disfunzione della barriera intestinale può verificarsi anche attraverso l’erosione del muco attraverso un’alimentazione/dieta a basso contenuto di fibre. Ciò spiega per la logica dell'introduzione dell'ipersensibilità di tipo V per evidenziare le peculiarità dei processi patologici e per la loro importanza nell'ottica di approcci personalizzati e di precisione alla caratterizzazione di endotipi e biomarcatori e al trattamento biologico in rapido sviluppo, in particolare con anti-allarmine. I fenomeni di alterazione delle barriere inducono anche infiammazione attraverso l'attivazione del sistema immunitario tramite reazione di tipo IVb. Essendo un fattore importante nell'ipersensibilità di tipo V, il coinvolgimento diretto di fattori ambientali che interrompono direttamente le barriere epiteliali è stato recentemente dimostrato in diversi modelli e tessuti umani. L'esposizione diretta a inquinanti atmosferici, sostanze chimiche e altri fattori ambientali nell'esposoma può distruggere le barriere epiteliali e influenzare il microbioma e il sistema immunitario. È noto che molti degli agenti chimici presenti nei comuni prodotti di consumo (compresi dentifricio, shampoo, detersivi e alimenti trasformati) danneggiano queste barriere critiche, aumentando la permeabilità a batteri, tossine, sostanze inquinanti e allergeni. Quando le barriere epiteliali vengono danneggiate (diventando 'leaky', permeabili), sostanze e microbi possono passare nei tessuti più profondi, dove normalmente non appartengono e innescare una risposta immunitaria/infiammatoria che può avviare o aggravare molte malattie infiammatorie croniche attraverso le vie dell'inflammasoma I difetti della barriera epiteliale sono stati dimostrati non solo in T2 ma anche nelle risposte non-T2 nella rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) e nell'asma non-T2. Recenti studi sull'esposizione in modelli murini di infiammazione polmonare eosinofila nell'asma e nello sviluppo di esofagite eosinofila in risposta al sodio lauril solfato e ai detergenti dimostrano che l'asma e l'infiammazione simile a (EoE) iniziano solo con l'attivazione delle cellule epiteliali e la perdita della barriera indotta da sostanze tossiche. Come esempio diretto di citotossicità chimica, gli individui con barriere epiteliali permeabili mostrano un'infiammazione locale nelle loro cellule epiteliali, denominata "epitelite". L’epitelite è l’evento iniziale che attira le cellule proinfiammatorie nell’area della barriera epiteliale danneggiata. Si inizia con gli insulti ambientali (esposizione a sostanze inquinanti e tossiche), infezioni virali ed enzimi negli allergeni. Principalmente le allarmine, IL-25, IL-33 e TSLP e numerose chemochine proinfiammatorie vengono rilasciate dalle cellule epiteliali che invitano il sistema immunitario, nell'area, in particolare il Tipo IVb e i soggetti della risposta T2. La disbiosi microbica si verifica in aree della barriera epiteliale infiammatoria che risulta permeabile. Un microbiota sano sulla superficie della barriera mucosa regola numerosi aspetti dell’omeostasi della barriera. Tuttavia, la ridotta biodiversità e le alterazioni nella composizione e nel metabolismo del microbiota intestinale e cutaneo sono associati a varie condizioni infiammatorie, tra cui asma, malattie allergiche, malattie infiammatorie intestinali, diabete di tipo 1 e obesità. La disbiosi si riferisce a uno squilibrio nei microrganismi che risiedono nei tessuti, con disbiosi microbica e traslocazione batterica legate allo sviluppo e all’esacerbazione di malattie allergiche e autoimmuni.
  8. Tipo VI – disregolazione immunitaria indotta dal metabolismo. Particolarmente presente negli obesi asmatici che diventano resistenti al cortisone, anche questa coinvolge il microbiota e la permeabilità intestinale, con mancata degradazione dell'istamina. Le sostanze che entrano dall'intestino vanno, attraverso la circolazione sanguigna, a infiammare i tessuti distanti aumentando il rischio di malattie croniche incluso, malattie autoimmuni, asma e allergie. "Recentemente sono stati identificati numerosi nuovi metaboliti immunomodulanti (ad esempio metaboliti del triptofano, acidi grassi a catena corta) e la secrezione disregolata di questi immunomodulatori può contribuire allo sviluppo di allergie".
  9. Tipo VII: risposta cellulare e infiammatoria diretta alle sostanze chimiche. Le reazioni di tipo VII si verificano in pazienti con AR, ARC, asma, AD, orticaria acuta/angioedema e allergia ai farmaci. Può essere dovuta all'uso di FANS (aspirina) che alterano il  metabolismo dell'acido arachidonico.
Aggiornamento 5/12/2023

Sulla rivista dei medici inglesi (BMJ) sono uscite indicazioni per l'uso degli antiacidi (PPI, inibitori di pompa).
In particolare suggeriscono di parlare col paziente delle modifiche nello stile di vita che possano ridurne l'uso, come "la perdita di peso, alzare la testata del letto, mangiare pasti più piccoli ed evitare i pasti 2-3 ore prima di andare a dormire ed evitare fattori scatenanti come tabacco, alcol e alcuni alimenti", visti gli effetti collaterali a medio-lungo termine.
Tra gli effetti collaterali troviamo "disturbi gastrointestinali, maggiore tasso di fratture e maggiore suscettibilità alle infezioni da Clostridium difficile".
Inoltre possono causare un'alterazione del microbiota.
La pubblicazione suggerisce di misurare calcio e vitamina D per identificare il rischio di fratture e in caso di carenza integrare.
Altri effetti possono essere l'ipomagnesemia, che può favorire ipoparatiroidismo secondario e ipocalcemia. "L'uso di PPI è stato inoltre collegato ad un aumento del rischio di polmonite (a causa di cambiamenti nel pH gastrointestinale), demenza, carenza di vitamina B12 e malattia renale cronica".

Aggiornamento 23/12/2023

Tra i farmaci usati per il reflusso, gli inibitori di pompa (PPI come lansoprazolo, omeprazolo ecc.) hanno un effetto peggiore sul microbiota rispetto agli antistaminici (H2RA). Bloccando l'acidità gastrica si alterano le condizioni e alcune specie patogene possono arrivare più facilmente allo stomaco e all'intestino e colonizzarli.
"I PPI hanno avuto un impatto maggiore sulla distruzione del microbiota intestinale rispetto agli H2RA, inducendo un grado maggiore di trasmissione orale-intestino [dei batteri orali] e promuovendo la crescita di alcune specie orali nell’intestino.
È importante sottolineare che i PPI aumentano significativamente la prevalenza e l’abbondanza di specie note associate a malattie nell’intestino, tra cui Fusobacterium nucleatum e Streptococcus anginosus".
L'uso di PPI nel lungo periodo non dovrebbe essere consigliato.

Aggiornamento 12/1/2024

Un documento di consenso chiarisce che il reflusso nei bambini è perlopiù benigno, ma in alcuni casi può essere associato a ridotta crescita. In caso di reflusso non acido, l'uso di inibitori di pompa o antistaminici non è giustificato, mentre potrebbero essere usati gli alginati. In generale vi è una scarsa consapevolezza del tema.

Aggiornamento 17/2/2024

Gli antiacidi (inibitori di pompa) alterano la flora intestinale promuovendo la traslocazione dei batteri orali come gli streptococchi nell'intestino. Questo avviene perché manca l'acidità gastrica che elimina i batteri che non devono oltrepassare lo stomaco.
In particolare nel modello animale lo Streptococcus anginosus colonizza l'intestino dopo la somministrazione di antiacidi.
Lavare correttamente i denti e l'uso di collutori possono ridurre questo fenomeno, ma quest'ultima pratica riduce contemporaneamente anche la diversità batterica e per questo può non essere una buona soluzione.