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giovedì 27 novembre 2014

Supplementazione e cibi fortificati: un po' di chiarezza - parte 1



Non sono un grande tifoso degli integratori, in generale, e preferisco sempre ricorrere ai metodi naturali. Infatti spesso aiutano ad arrivare ad un livello superiore, ma poi per mantenere quel livello è necessario continuare a prenderli, e non si può per tutta la vita nutrirsi di pillole.
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza su cosa si può prendere e cosa evitare.

http://italianbody.it/

I probiotici sono ormai riconosciuti come molto importanti. Infatti la nostra flora intestinale è così numerosa da poter essere considerata un organo a sé. È adeguato prenderli in seguito a cure antibiotiche, diarrea, infezioni vaginali.
Recenti ricerche hanno dato risultati sorprendenti: la flora intestinale può influenzare il peso, la salute cardiometabolica, intestinale, persino l'umore e i disordini mentali, le malattie autoimmuni, la allergie. E chissà quanto altro. Insomma è fondamentale avere una corretta flora, può davvero far la differenza tra salute e malattia. Anche lo sport influenza, insieme alla dieta, la nostra flora.
Effetti collaterali possono essere gonfiore, diarrea e singhiozzo. Alcuni, rari, sono specie-specifici: L. casei ha causato sepsi, S. boulardii fungemia, Lactobacillus GG è pericoloso negli immunosoppressi.
Un ottima fonte di probiotici sono verdure e frutti fermentati, ma in realtà qualunque matrice alimentare può prestarsi a questo trattamento, utilizzato dai nostri antenati per prolungare la durata dei cibi (esempio classico lo yogurt, ultimamente va molto di moda il kefir).
Per chi avesse intolleranza ai prodotti fermentati, nei giorni di restrizione non si devono usare probiotici.
Aggiornamento 4/7/2016
I probiotici hanno limitate capacità di migliorare la glicemia nei diabetici secondo una metanalisi.
Aggiornamento 12/10/2016

Conferme sull'utilità dei probiotici associati agli antibiotici, in particolare per prevenire la diarrea spesso conseguente alla terapia.
Aggiornamento 12/12/2016

Uno dei migliori probiotici antinfiammatori potrebbe essere il B. infantis.
Aggiornamento 3/1/2017

In uno studio controllato, chi si è messo a dieta con un'integrazione di probiotici ha avuto risultati migliori sia sulla composizione corporea che sugli indici di infiammazione.
Aggiornamento 13/1/2017
Una proteina purificata dall'A. muciniphila può conferire gli stessi vantaggi metabolici del batterio.
Aggiornamento 23/2/2017
L'importanza di recuperare la vecchia flora intestinale, assumere probiotici e personalizzare la dieta per prevenire e curare le malattie.

Aggiornamento 26/2/2017

Alcune persone con dermatite atopica mostrano un eccesso di S. aureus nella pelle. Colonizzare la pelle con altre specie di staffilococco migliora la malattia perché rilasciano fattori che contrastano S. aureus.
Il complicato potenziale immunomodulatore delle specie probiotiche.

Aggiornamento 6/3/2017

Si continua a dimostrare che i probiotici sono fondamentali per la prevenzione dell'infezione da C. difficile

Aggiornamento 14/3/2017

Pur non raggiungendo l'effetto di un farmaco, la somministrazione di probiotici è utile sia per abbassare la pressione che per migliorare il quadro metabolico. Questi i risultati di una revisione degli studi, che confermano l'importanza della flora intestinale nella genesi delle malattie.

Aggiornamento 30/3/2017
Chi soffre di ipertensione ha spesso un eccesso di batteri che producono lattato e una riduzione di quelli che producono acetato e butirrato. Questo aumenta l'infiammazione, la produzione di metaboliti tossici e il loro passaggio nel torrente sanguigno (permeabilità intestinale) e il tono simpatico (neurotrasmettitori come la noradrenalina che aumentano le resistenze arteriolari). La revisione degli studi supporta l'uso dei probiotici nella gestione della malattia. Recentemente un mio paziente ha potuto abbandonare il betabloccante, in seguito a dieta e integrazione con probiotici

Aggiornamento 30/10/2017

Le regole per l'uso dei probiotici

Aggiornamento 24/4/2018

Una guida all'uso dei benefici dei probiotici.

Prebiotici

Oltre a introdurre i ceppi corretti, un ottimo modo di sviluppare la flora è quello di nutrirla con le fibre adeguate, nutrienti che noi non digeriamo ma che sono molto graditi ai batteri. In questo caso si parla di prebiotici. Bisogna integrarli? Forse la cosa migliore è introdurle con i cibi integrali e non industrializzati, ricchi di fibre, che guarda caso sono dei veri e propri cibi funzionali.
Sono ancora diffuse delle leggende secondo cui i bambini e gli adolescenti non dovrebbero mangiare cibi integrali perchè la fibra impedirebbe l'assorbimento dei micronutrienti e non crescerebbero: balle. L'orientamento dei ricercatori è di consigliare i cibi ricchi in fibre per prevenire l'aumento di peso, il diabete e tanto altro, e non solo essi sono più ricchi di nutrienti, ma risultano pure più assorbibili (in alcuni casi se fermentati). Il tanto temuto effetto negativo delle fibre degli alimenti integrali è pura fantascienza: il calcio più biodisponibile, tra i principali alimenti, è sorprendentemente quello del pane integrale, latticini compresi! Pensare che non ci sia differenza tra integrale e raffinato sarebbe come credere che la frutta e i succhi di frutta siano la stessa cosa.

 Ecco il confronto tra la pasta raffinata e quella integrale.



dati tratti dal programma Winfood Medimatica

Evidentemente la pasta raffinata è un cibo che ha perso buona parte del suo valore nutritivo, ad esempio le vitamine del gruppo B sono ridotte. Con possibili ripercussioni sul metabolismo e sul livello infiammatorio.

Non a caso le carenze di micronutrienti (vitamine e minerali) appaiono collegate a incrementato rischio di obesità. Questo perchè cibi meno ricchi in nutrienti (quelli raffinati) sono meno sazianti: il nostro corpo va alla ricerca dei nutrienti, non delle calorie in sè. E queste sostanze sono capaci di influenzare l'espressione genica.

Negli ultimi anni il cibo di scarsa qualità è sempre più a buon mercato, al contrario di quello ricco di nutrienti. Questo facilita la diffusione del cibo-spazzatura tra le classi meno abbienti.
Può un cibo povero in nutrienti essere integrato con gli stessi nutrienti? Meglio di no: la natura ci ha predisposto per assorbirli nel loro ambiente naturale, e non dimentichiamoci che agiscono in sinergia, mentre presi singolarmente sono meno efficaci.
A onor del vero uno studio importante fatto in Cina mostra che la supplementazione con multivitaminico e calcio migliori il dimagrimento e il profilo lipidico. E dosi che si mantengano intorno alla RDA (dose quotidiana raccomandata, quindi non megadosi) sembrano avere modesti effetti positivi.


http://www.oggi.it/benessere/diete/2014/09/09/integratori-pro-e-contro-delle-pillole-della-salute/


Chi ha studiato un po' di biochimica sa bene che le vitamine del gruppo B sono fondamentali nei processi di trasformazione energetica (come dice la pubblicità di un famoso integratore.. trasformano l'energia del cibo in energia per te!). E, come segnala Gioia Locati, il PHS II ha mostrato un lieve riduzione del rischio generale di tumore (e discreta prevenzione della malattie degenerative oculari). Anche lo studio EPIC dà indicazioni in tal senso. Qualche autore continua a ritenerli utili per migliorare le performance cognitive, ma non funzionano in chi è già ben nutrito. Uno studio retrospettivo ha dimostrato che chi prende integratori ha ricoveri ospedalieri più brevi e fa risparmiare soldi ai contribuenti. E non si osserva incremento di malattia in chi li usa (ci mancherebbe solo quello).
Tuttavia non sembrano ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e cancro nelle metanalisi, e si invita quindi ad evitare spese inutili per vitamine, minerali e antiossidanti vari per le persone ben nutrite e sane. Anzi alte dosi di betacarotene, vitamina A ed E sembrano essere addirittura dannose, e non prevengono il diabete nè le CVD, soprattutto nei fumatori.
Qualche anno fa infatti suscitò clamore lo studio chiamato ATBC (alfa-tocoferolo e beta-carotene, rispettivamente vitamina E e provitamina A) perchè lo si dovette interrompere in quanto stava provocando un aumento dei casi di tumore nei fumatori.
Lo studio fu criticato perché si usarono vitamine di tipo sintetico, che inibiscono l'assorbimento di quelle naturali, e perché bisogna considerare tutto l'intorno delle vitamine che è presente nei cibi ma non negli integratori (l'effetto sinergico). In particolare veniva usata una sola forma di tocoferolo, quando poi nei cibi ne troviamo moltissime forme. Ma fu un primo passo contro la sovraintegrazione di vitamine non necessarie.
Oggi si ipotizza che l'effetto fosse dovuto all'induzione di un enzima epatico di detossificazione, o a metaboliti del beta-carotene tossici. Io ritengo che sia dovuto all'effetto mitogenico della vitamina A (derivata dal betacarotene). Secondo il dott. Luchi è dovuto alla formazione di metaboliti che impediscono alla vitamina A vera di legarsi al recettore.
L'obiettivo della ricerca dovrà essere quello di stabilire in base al nostro profilo genetico e al fenotipo la necessità dell'integrazione.
In generale possiamo dire che l'effetto positivo di un nutriente raggiunge un plateau oltre il quale non dà più benefici.

Update 20/12/14 sulla vitamina E

Uno studio ha messo in evidenza che gli oli contenenti gamma-tocoferolo hanno effetti potenzialmente proinfiammatori, quelli che invece contengono alfa-tocoferolo (olio d'oliva, di girasole) sono protettivi, segnalato da quotidianosanità.it, mentre lo studio SELECT conferma l'aumento di incidenza del tumore alla prostata con l'integrazione di alfatocoferolo in maschi sani.

Update 20/3/15 sull'acido folico

I folati supportano la terapia antipertensiva nella prevenzione dell'ictus, ma solo in chi non ne introduca già abbastanza con l'alimentazione. Ennesima conferma che la natura fa le cose meglio dell'uomo. In particolare la forma sintetica, il folico, a differenza della forma naturale (folinico), può non essere convertita correttamente e accumularsi favorendo danni, tra cui anche i tumori.

Update 9/12/15 

Ennesima conferma che nelle persone sane e ben nutrite non vi è bisogno di integrare antiossidanti, ma bisogna semplicemente mangiare abbastanza frutta e verdura.
Update 1/5/16 

Bell'articolo di Authoritynutrition, dove si conferma sostanzialmente quanto riportato.

Update 12/5/16 

Un nuovo studio riporta che l'eccesso di acido folico (e B12) in gravidanza può predisporre i bambini
per l'autismo, un altro invece non trova correlazione.

Update 31/5/16 

Prendere un multivitaminico in gravidanza riduce fortemente il rischio di aborto spontaneo secondo un nuovo studio, anche se una revisione della Cochrane ha messo in evidenza che la riduzione riguarda soprattutto i bambini nati morti e non l'aborto spontaneo.
La supplementazione con un mix di antiossidanti (non si riesce a risalire alla composizione esatta) previene e cura problemi legati alla longevità nel modello animale, come riduzione di olfatto, gusto, mobilità e comportamenti ansiosi.

Update 12/6/16 

Le persone con frequenti emicranie hanno spesso carenze nutrizionali, in particolare coenzima Q10 e riboflavina (vitamina B2)

Update 27/6/16 

Una nuova review sull'integrazione appare favorevole ai multivitaminici dopo i 70 anni
Update 4/7/16 

Il magnesio migliora la glicemia sia in diabetici che non, e l'effetto è visto a lungo termine.

Update 19/7/16 

I multivitaminici sono stati associati a minor rischio di malattie cardiovascolari in uomini inizialmente sani in un lunghissimo studio (20 anni) negli uomini (segnalato dal dott Speciani), mentre nelle donne non si rilevano effetti significativi. 

Update 23/8/16 

Il magnesio ha un forte effetto anticatabolico, secondo il dott Giordano.

Update 3/10/16 

Quando leggiamo che il fabbisogno di una certa vitamina è X, e che può essere coperto totalmente dall'alimentazione, quel valore è riferito ad una persona normale e in buona salute. Vi è evidenza crescente che le persone con malattie croniche e infiammatorie abbiano necessità sensibilmente più alte di nutrienti, come i folati e il magnesio ad esempio.

I migliori cibi per coprire i fabbisogni di sali minerali e vitamine, secondo Harvard.

Update 23/10/16 

"Vitamine, minerali e grassi sotto forma di integratore possono aiutare la popolazione anziana a raggiungere i fabbisogni nutrizionali" secondo la British Dietetic Association.

Update 18/11/2016

Una supplementazione con una formula di vitamine del gruppo B riduce l'insonnia e i sintomi psicologici legati

Aggiornamento 23/11/2016

Nel modello animale la supplementazione con vitamina del gruppo B previene gli effetti negativi (problemi cognitivi) dello stress nelle prime fasi di vita.
Aggiornamento 2/12/2016

Una nuova tabella tratta da Authoritynutrition, che confronta la farina integrale con quella raffinata




Aggiornamento 10/12/2016

Il magnesio riduce i rischi di malattie cardiovascolari e diabete, ma è sufficiente aumentare l'introito con frutta e verdura, anche senza integrazione, che comunque può essere utile.

Come fa la fibra ad aumentare la sazietà? tutti risponderanno: "riempendo lo stomaco"
E invece il meccanismo è dovuto alla sua fermentazione da parte della flora intestinale, che rilascia acidi grassi a catena corta che agiscono su un recettore. Questo recettore, una volta attivato, manda dei segnali all'ipotalamo, il centro regolatore dell'appetito e della spesa energetica, riducendo il primo e aumentando la seconda. Il tutto senza che le calorie siano coinvolte.
Aggiornamento 14/12/2016

Una condizione chiamata SIBO (sovracrescita di batteri nell'intestino tenue), molto diffusa soprattutto in chi usi antiacidi, determina malassorbimento di molte vitamine. In tal caso è sicuramente opportuno integrare. Anche l'alcol, la pillola anticoncezionale, gli antibiotici, il diabete, le infiammazioni intestinali aumentano il rischio di SIBO.
La prevalenza di SIBO è stimata in persone sane e asintomatiche fino al 15% (una persona su 7)

Nella popolazione sana non vi è evidenza che i multivitaminici prevengano o ritardino la degenerazione maculare, mentre in chi la ha già c'è una lieve evidenza che ritardino la progressione.

I pazienti con malattie croniche intestinali possono trarre vantaggio da alcune integrazioni, in particolare vitamine del gruppo B che vengono malassorbite, alcuni probiotici, vitamina D, curcuma, zinco e ferro in alcuni casi.

Aggiornamento 28/12/2016

Il contenuto di nutrienti del cibo si è ridotto di circa il 15% in 50 anni.
La colina è un nutriente spesso carente: lo troviamo nel fegato, tuorlo e fagioli lima.
Chi ha un'alimentazione sufficientemente equilibrata ha abbastanza micronutrienti, ma le carenze sono comunque più diffuse di quanto si pensi: l'invito a non assumere integratori vale per chi è sano e ben nutrito: vitamine, calcio e magnesio sono introdotti in maniera insufficiente in larga parte della popolazione

Aggiornamento 1/2/2017

Chi ha la sindrome metabolica (e quindi anche il diabete) ha maggiori fabbisogni di vitamina E perché la catabolizza maggiormente
Inoltre, almeno nel modello animale, la sua carenza si lega a difetti nello sviluppo embrionale, tramite alterazione del metabolismo energetico.
Aggiornamento 6/3/2017

Il prebiotico oligofruttosio, a dosi alte (21g al giorno), ha dimostrato di ridurre i livelli di infiammazione, LPS e PAI-1 e aiutare nel dimagrimento

In un altro trial una fibra prebiotica ha aumentato l'effetto saziante della colazione nei bambini.

Aggiornamento 17/3/2017

La supplementazione con vitamine del gruppo B attenua i danni causati dall'inquinamento atmosferico, in particolare quelli che agiscono sull'espressione del genoma (epigenetica)
Aggiornamento 22/3/2017

Secondo una nuova revisione, i multivitaminici e multiminerali sono sicuri quando non si supera il dosaggio di riferimento. Non sembrano dare benefici in persone sane, snelle, con stile di vita adeguato, non fumatori e che assumano abbastanza frutta e verdura. Nelle persone con problemi di salute vi è invece un potenziale razionale nell'assumerli
L'importanza dell'integrazione secondo Maurizio Salamone

Aggiornamento 9/4/2017
La presenza di una mutazione in un particolare gene, chiamato MTHFR, fa sì che si abbiano fabbisogni di micronutrienti diversi. Ad esempio si ha necessità del metilfolato (e non dell'acido folico semplice, che non viene attivato) e di più vitamina B6 per non soffrire di ipertensione
Aggiornamento 28/4/2017

L'integrazione non  sembra utile a livello di popolazione, a causa dell'eterogeneità, ma può dare piccoli benefici in alcuni

Aggiornamento 3/5/2017

Il multivitaminico, in persone sane, non sembra prevenire gli eventi cardiovascolari anche in chi abbia una dieta povera di nutrienti.

Aggiornamento 17/5/2017

L'evidenza attuale supporta la supplementazione con S-adenosilmetionina, metilfolato, omega 3  e vitamina D insieme agli antidepressivi nel trattamento della depressione
L'evidenza iniziale esiste anche per la schizofrenia, soprattutto all'inizio della malattia

Aggiornamento 10/6/2017

L'obesità si lega ad un ridotto assorbimento di zinco, rame e ferro e a livelli bassi di magnesio e potassio.

Aggiornamento 19/6/2017

Arricchire la propria dieta con frutta e verdura migliora la funzione respiratoria in persone con pneumopatia cronico-ostruttiva. L'efficacia è paragonabile a quella di un farmaco.
Gli stessi miglioramenti non si hanno assumendo gli antiossidanti come integrazione.
La fibra inulina si è dimostrata efficace nel migliorare il microbiota di bambini obesi e aiutarli a dimagrire, soprattutto a livello addominale

Aggiornamento 10/7/2017

In donne con problemi di fertilità e mutazione MTHFR. la supplementazione con vitamine del gruppo B ha aumentato le probabilità di concepire

Bell'articolo su una scienziata inglese, prof.ssa Allen.
Ci chiarisce il perché delle carenze di micronutrienti così diffuse (soprattutto B12, folati, ferro, zinco, dovute al cibo di scarsa qualità), e che le proteine animali sono particolarmente stimolanti della crescita, ma, ricordiamoci, l'altezza è anche un fattore di rischio tumorale.

Uno studio di alcuni anni fa (2004) conferma il declino in nutrienti negli ultimi decenni. Potrebbe essere dovuto anche ai cambiamenti climatici, con l'aumento di CO2 che porta a cereali più glucidici e meno proteici e nutrienti in generale (meno zinco e ferro)

Aggiornamento 9/8/2017

Continuo a leggere da sedicenti esperti che assumiamo troppe vitamine, di cui il cibo moderno è ricchissimo, l'integrazione non serve, non gestisce nessuna malattia ecc, e la cosa peggiore è che molti nutrizionisti concordano. Ovviamente non è vero nulla, e una carenza di vitamine del gruppo B è spesso riscontrata ad esempio nella depressione, e la supplementazione aiuta a gestire la malattia.

Aggiornamento 19/8/2017

L'integrazione con magnesio si conferma utile per abbassare la pressione, soprattutto in chi abbia problemi metabolici (diabete o prediabete)

Aggiornamento 9/9/2017

La supplementazione con omega 3, magnesio, vitamine C e del gruppo B è in grado di ridurre stress e ansia, sia in donne in gravidanza che in perimenopausa

Aggiornamento 10/9/2017

Secondo una revisione degli studi è possibile mettere in relazione l'obesità con un cattivo stato nutrizionale. Questo perché mangiamo cibo impoverito dalle lavorazioni industriali.

"La carenza di micronutrienti è un problema di salute globale che colpisce circa 2 miliardi di persone e sembra essere associato ad un aumento del rischio di malattie e disturbi non trasmissibili, tra cui l'obesità. L'assunzione insufficiente di vitamina A favorisce il sovrappeso alterando il metabolismo tiroideo, mentre la vitamina C è correlata alla sintesi della carnitina e dell'ossidazione dei grassi; la vitamina D favorisce il controllo della sazietà e della spesa energetica. Per quanto riguarda i minerali, il calcio aiuta la regolazione della termogenesi e della lipogenesi/lipolisi, e lo zinco è coinvolto nella regolazione dell'insulina e della leptina". Questo non significa che dobbiamo spingere le persone a integrare, ma a mangiare cibi veri ricchi di nutrienti.

Aggiornamento 8/10/2017

Le persone con malattie infiammatorie dell'intestino hanno scarso assorbimento delle vitamine a causa dell'alterazione dei villi, ed è per loro indicata l'integrazione.

Una novità (forse) su supplementazione vitaminica  e tumori

Aggiornamento 15/10/2017

Le ragioni per prendere un multivitaminico. L'articolo è scritto da un'azienda, quindi interessato, ma in effetti negli anziani spesso è difficile raggiungere i fabbisogni

Un multivitaminico, in particolare ferro, folati e vitamina D, sembrano ridurre il rischio di autismo se presi all'inizio della gravidanza

Aggiornamento 10/11/2017

Un mix di nutrienti (acidi grassi omega-3, colina, uridina monofosfato, fosfolipidi, antiossidanti, vitamine del gruppo B) previene il declino della memoria e l'atrofia cerebrale in persone con Alzheimer nelle fasi iniziali. Lo studio (LipiDiDiet), durato 2 anni, è stato pubblicato sull'importante rivista The Lancet​ Neurology. Sfortunatamente, almeno per ora, non è stata in grado di curare persone con malattia già conclamata, ma va somministrata negli stadi iniziali per essere efficace

Aggiornamento 6/1/2017

Le donne che utilizzano integrazione di folati e multivitaminici prima e durante la gravidanza hanno ridotto rischio di prole con disturbi dello spettro autistico. Questo avviene probabilmente tramite meccanismi epigenetici (metilazione corretta del DNA)

Aggiornamento 6/5/2017

Difficoltà a rimanere incinta? può dipendere da una mutazione genetica nota come MTHFR. In questo caso è necessaria una corretta integrazione vitaminica per aumentare le possibilità di concepimento.

Aggiornamento 12/7/2018

I multivitaminici non migliorano la prevenzione cardiovascolare nella popolazione generale

Aggiornamento 19/11/2018

Secondo la posizione dell'Academy USA i supplementi di micronutrienti sono necessari quando i requisiti non sono soddisfatti attraverso la sola dieta. Le persone coinvolte sono dunque quelle in crescita, con malattie croniche, uso di farmaci, malassorbimento, gravidanza e allattamento e invecchiamento, perché possono essere particolarmente a rischio di assunzione di una dieta che non copra i fabbisogni.

Aggiornamento 8/1/2019
Chi dovrebbe assumere un multivitaminico? In generale il cibo in una persona che mangia a sufficienza e variato è più che sufficiente a coprire i fabbisogni.
Alcuni gruppi di persone possono però beneficiarne: anziani a rischi di malnutrizione, chi segue diete che eliminano gruppi alimentari (esempio i vegani), chi segue una dieta tipica occidentale che non copre i fabbisogni, chi si sente stanco e stressato.
Aggiornamento 13/2/2019
Secondo un trial in cui le persone erano lasciate libere di mangiare senza limiti (ma con pasti con le stesse calorie e gli stessi macronutrienti) "Eliminare gli alimenti industriali dalla dieta riduce l'assunzione di calorie e determina perdita di peso, mentre grandi quantità di alimenti ultra-elaborati nella dieta aumentano l'assunzione di energia e il peso. Limitare il consumo di alimenti ultra-elaborati può essere una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dell'obesità". La differenza era quindi rappresentata da minerali e vitamine, che si perdono nel processo industriale e sono importanti per la sazietà
Aggiornamento 1/3/2019

Assumere un multivitaminico durante le prime settimane di gravidanza sembra ridurre il rischio di autismo nella prole, nelle persone con predisposizione familiare, ed eventualmente la gravità della condizione. Ricordiamo che le linee guida consigliano l'acido folico già durante la pianificazione della gravidanza. L'esposizione al piombo e a scarsi livelli di zinco e manganese sembra invece aumentare il rischio. 

Aggiornamento 9/4/2019

Vitamina A, vitamina K, magnesio, zinco e rame appaiono associati a una ridotta mortalità cardiovascolare e per tutte le cause, ma l'effetto protettivo è limitato all'assunzione di sostanze nutritive dai cibi, non da integratori. L'assunzione eccessiva di calcio da integratori è stata associata ad un aumentato rischio di morte per cancro. Probabilmente alcuni fattori rendono i nutrienti più efficaci se provenienti dal cibo e non isolati in un supplemento.
Aggiornamento 2/9/2019
Sono stati dati dei micronutrienti sotto forma di multivitaminico e minerale a dei bambini con ADHD, ottenendo ottimi risultati, paragonabili a quelli dei farmaci, e senza effetti collaterali. Con l'interruzione alcuni hanno mantenuto il miglioramento, ma molti hanno regredito. Quelli che sono passati al farmaco hanno avuto peggioramento di umore e ansia.

Aggiornamento 4/9/2019
I bambini con ADHD hanno spesso un aumento di bifidobatteri rispetto ai controlli sani. Questi batteri sono ritenuti solitamente salutari, ma in questo caso potrebbero giocare un ruolo nella malattia. Un multinutriente fa variare la flora, riducendo l'eccesso di bifidi. "Lo studio ha scoperto che i micronutrienti hanno migliorato la funzione generale, ridotto la compromissione e migliorato disattenzione, regolazione emotiva e aggressività nei partecipanti".

Aggiornamento 7/9/2019

La carenza di vitamine del gruppo B aumenta il rischio di Parkinson e la loro supplementazione può essere utile negli affetti dalla patologia, soprattutto se assumono levodopa
Aggiornamento 19/9/2019
Il parto pretermine è la principale causa di mortalità e morbilità neonatale, tuttavia nella maggior parte dei casi la ragione rimane ignota.
Tra i supplementi che si sono dimostrati efficaci nel prevenire la nascita prematura, il DHA (omega 3) è probabilmente il più efficace, seguito da zinco e vitamina D. Evidenze crescenti ci sono anche per folati, ferro, calcio, magnesio, multivitaminici e multiminerali, vitamina A (attenzione perché in eccesso è teratogena), probiotici.
Aggiornamento 25/12/2019
L'uso di antiossidanti, come vitamina A, C ed E, B12, coenzima Q10 e carotenoidi sembra ridurre la sopravvivenza in persone con tumori, se somministrati prima o durante la chemioterapia. Il ferro aumenta la ricorrenza. Vitamina D e multivitaminici non hanno mostrato effetti. Lo studio è fatto su un numero relativamente piccolo di persone, ma conferma un'idea che si sapeva già, ossia che gli antiossidanti interferiscano con l'azione della chemio e possano promuovere la sopravvivenza del tumore

Aggiornamento 13/1/2020
Il tinnito, fischio o ronzio persistente in assenza di stimolo uditivo, è un problema di salute di non chiara origine. Si sospetta che lo stress ossidativo possa avere un ruolo. In uno studio un multivitaminico e multiminerale, insieme ad acido alfalipoico, hanno ridotto il fastidio e l'intensità del tinnito e migliorato i marker di stress ossidativo
Aggiornamento 24/4/2020
L'ipertensione è probabilmente la maggiore causa di malattie cardiovascolari, ed ha uno stretto legame con lo stile di vita e il sovrappeso. I farmaci possono essere inefficaci nel 40% dei casi. La dieta DASH, la riduzione del sodio e l'aumento del potassio sono notoriamente associati ad un miglioramento della pressione. Anche calcio e magnesio tendono a ridurla. Le vitamine del gruppo B, in particolare la B2 (riboflavina) possono migliorare la pressione in persone con mutazione MTHFR (in Europa quasi un quarto della popolazione). Questo potrebbe essere utile anche in gravidanza, dove l'ipertensione porta a problemi notevoli.
Aggiornamento 26/4/2020

La supplementazione di macro e micronutrienti è fortemente consigliata in seguito a chirurgia bariatrica

Aggiornamento 26/8/2020

Un multivitaminico e minerale preso per 3 mesi riduce la durata e la gravità della malattia negli anziani

Aggiornamento 13/11/2021

Assumere un multivitaminico riduce il declino cognitivo del 60% in 3 anni. L'effetto è ancora più marcato in persone con una storia di malattie cardiovascolari. L'età media del campione era di 73 anni

Aggiornamento 26/6/2022

La "US Preventive Services Task Force" ha rilasciato una posizione ufficiale sull'uso di vitamine e minerali.
In base agli studi analizzati è improbabile che i multivitaminici riducano la mortalità tumorale e cardiovascolare. In realtà è stato osservato un piccolo abbassamento dell'incidenza di tumori. "L'USPSTF ha osservato una riduzione statisticamente significativa del 7% del cancro con multivitaminici nella loro meta-analisi di quattro studi randomizzati e una riduzione borderline del 6% della mortalità per tutte le cause".
Vitamina E e betacarotene vengono sconsigliati. La prima non ha effetti, il secondo aumenta il rischio di tumore al polmone in fumatori ed esposti all'amianto. Si tratta di due antiossidanti che in natura si ritrovano in molte forme ma negli integratori solitamente in una sola e già da tempo si ipotizza che questo sia la causa della mancanza di effetti positivi.
Uno degli autori ha precisato che "La nostra dichiarazione ha un focus piuttosto ristretto. È diretta verso gli adulti in generale. Questa raccomandazione non si applica a bambini, donne in gravidanza o che potrebbero rimanere incinte, o persone che sono malate croniche, sono ricoverate in ospedale o hanno un nota carenza nutrizionale".
I vantaggi, se ci sono, sono di piccola entità. Per esempio "in una donna sana di 65 anni con un rischio di mortalità stimato a 9 anni di circa l'8% l'assunzione di un multivitaminico per 5-10 anni potrebbe ridurre il rischio di mortalità stimato al 7,5%".
Per prevenire le malattie croniche ci si dovrebbe concentrare sullo stile di vita e su approcci basati sull'evidenza, comprese dieta equilibrata ad alto contenuto di frutta e verdura e attività fisica, che non vengono sostituiti da una pillola.
Tuttavia si è notato una riduzione del declino cognitivo in persone anziane e i multivitaminici, avendo dosi modeste, si possono ritenere sicuri e utili per colmare eventuali deficit nutrizionali in persone a rischio di malnutrizione come gli anziani o persone che assumono certi farmaci.

Aggiornamento 18/7/2024

In una ricerca che ha riunito più studi considerando in totale quasi 400mila persone, l'uso di un multivitaminico non ha migliorato la longevità.
Tuttavia, dato il recente buon esito del loro uso nei riguardi della funzione cognitiva, i ricercatori non escludono che possa comunque essere utile.
Parere personale: anche la qualità del multivitaminico può fare la differenza.

Vitamina D 

La vitamina D è poco diffusa negli alimenti, ma viene sintetizzata dal colesterolo plasmatico in seguito all'esposizione solare (elioterapia) in una forma attivata poi dal fegato e dal rene.

Molecular and Cellular Endocrinology 347 (2011) 106–120




Contrariamente a quanto si dice i latticini non ne sono una buona fonte (tranne che negli USA, dove vengono fortificati), semplicemente perchè i bovini sono chiusi in stalle per cui il sole manco lo conoscono. Inaspettatamente lo sono i funghi esposti al sole, un po' come capita per noi che sotto l'azione dei raggi solari produciamo la previtamina D. Altre fonti sono i pesci grassi, uova e fegato. Qualche anno fa una commissione chiese urgentemente che i livelli consigliati di questa vitamina ad azione ormonale fossero alzati. L'eccesso di calcio sembra ridurre la conversione di vitamina D alla forma attiva.
Un tempo si credeva che la sua carenza fosse legata solo al pericolo di osteoporosi (ruolo recentemente addirittura messo in dubbio); in realtà appare associata con gli eventi cardiovascolari in persone con problemi cardiaci anche stabili, con albuminuria e PTH (ormone paratiroideo) alto. Spesso è carente in persone con problemi intestinali, reumatici (artrite), infiammatori (che sono più di quanto si pensi).
Chi ha livelli più alti di vitamina D ha minore rischio di tumore e in particolare del polmone, della pelle (compensando così il rischio legato ai raggi solari presi in quantità non esagerata) e del colon, di diabete di tipo 1 e di tipo 2, di demenza, di obesità, di retinopatia, di malattie respiratorie, di malattie autoimmuni (artrite reumatoide), e più possibilità di esito positivo se colpito da tumore o da malattie cardiache. È stato suggerito pure un potenziale ruolo terapeutico nella cura del tumore del colon.
Integrare la vitamina D potrebbe migliorare lo stato di persone colpite dalla terribile SLA, da sindrome delle gambe senza riposo, da anemia, da asma e altre malattie respiratorie, da insufficienza renale. Potrebbe proteggere dal declino cognitivo. Interagisce con gli isoflavoni della soia per prevenire l'osteoporosi nelle donne in menopausa.
Probabilmente è un integratore che varrebbe la pena di prendere, per ridurre la mortalità generale e la qualità della vita di molte persone con malattie anche gravi, soprattutto per chi si espone poco al sole o vive in zone con scarso irraggiamento. La sua supplementazione in gravidanza è ancora oggetto di discussione, anche se pare essere preventiva della preeclampsia. Il consiglio è quindi di aspettare la conferma delle linee guida.
Alcuni ricercatori inglesi hanno stimato risparmi nelle cure per 20 miliardi di dollari con la supplementazione di vitamina D grazie al suo effetto preventivo sui tumori.
Update 8/6/2015
Aggiornamento molto importante, secondo una scuola di pensiero la carenza di vitamina D nelle malattie autoimmuni non è una causa ma una conseguenza. La contemporanea presenza di infezioni batteriche latenti può alterare la funzionalità del recettore VDR e quindi la supplementazione della vitamina D può essere dannosa sul lungo termine.
Update 12/10/2015
La supplementazione di vitamina D nei primi mesi di vita riduce la probabilità di diabete di tipo I
Update 27/1/2016
Alte dosi di vitamina D in gravidanza non prevengono asma e simili nella prole, vanno bene dosi modeste.
Update 25/2/2016
La vitamina D non sostituisce completamente l'effetto benefico dei raggi UV. Una sua bassa quantità sembra associata a declino cognitivo.
Update 31/5/2016
La vitamina D modula favorevolmente il microbiota, secondo un nuovo studio, favorendo la crescita delle specie amiche.
Se supplementata insieme al calcio, attiva una via genetica che blocca la crescita cellulare in pazienti con tumore al colon.
Aggiornamento 31/7/2016

Lo sanno anche i sassi ormai, ma sempre meglio ricordarlo: più bassa è la vitamina D, più diventa aggressiva la colite ulcerosa. Inoltre l'irraggiamento che favorisce la sintesi della vitamina probabilmente agisce anche attraverso altre vie per migliorare la funzionalità immunitaria.
Aggiornamento 5/8/2016

Il bravo Chris Kresser ci informa che il valore ideale di vitamina D è 50nmol/L, un po' di più (fino a 80) per chi ha malattie autoimmuni. questo è confermato anche da un recente studio: oltre 70 la vitamina D sembra aumentare la mortalità
Secondo uno specialista sul metabolismo osseo, megadosi di vitamina D mensili o annuali possono aumentare il rischio di cadute dovute a fratture, meglio una somministrazione giornaliera di dosi intorno alle 2000 UI.
Aggiornamento 25/8/2016
Si confermano i benefici degli UV, senza esagerare ovviamente, aldilà della produzione di vitamina D.
Aggiornamento 9/9/2016

La vitamina D è di aiuto in chi ha problemi di asma. In uno studio ha migliorato la glicemia nei diabetici, ma questo non è confermato dalle metanalisi (l'effetto è soggettivo).
Inoltre una sua quantità corretta rallenta la progressione della malattia renale.
Update 16/9/2019
In caso di infiammazione persistente dovuta a infezioni batteriche o altro, il metabolismo della vitamina D viene alterato. Il trattamento con olmesartan (farmaco antipertensivo) può ristabilire il corretto funzionamento del suo recettore per la vitamina D.
La vitamina D ad alte dosi riduce i tempi di ricovero in terapia intensiva.

Una guida completa sulla vitamina D.
Update 10/11/2016
Con livelli di vitamina D più alti in gravidanza, si abbassa la probabilità di iperattività nel bambino (ADHD)
Update 15/11/2016
Bassi livelli di vitamina D aumentano il rischio di tumore alla vescica, e aumentano il rischio di diabete gravidico.
Update 25/11/2016
Alcuni studi cominciano a dimostrare l'efficacia della vitamina D nel trattare lo spettro autistico.

La vitamina D aumenta la longevità dei vermi, agendo sulle stesse proteine che stimola anche nei mammiferi.
La vitamina D può essere ritenuta terapeutica e non solo preventiva delle condizioni infiammatorie croniche intestinali.
Update 15/12/2016
La carenza di vitamina D si lega sia al rischio di autismo se rilevata in gravidanza sia al peggioramento dei sintomi negli affetti.
Un'ottima ricetta per provocare permeabilità intestinale e tutto ciò che ne deriva (disbiosi, diabete, malattie autoimmuni, steatosi epatica, danni renali ecc) è la dieta occidentale ad alto contenuto di grassi e basso di vitamina D.
Si favorisce inoltre l'H. pylori e si distrugge l'Akkermansia, un batterio antiobesità.
Prima di fare una dieta low carb o chetogenica è meglio non essere in disbiosi e avere livelli sufficienti di vitamina D, che previene la permeabilità.

Update 19/12/2016
L'EFSA ha stabilito che il nuovo target di vitamina D per la prevenzione delle malattie è 50 nmol/L. Oggi è 30, ma la maggior parte della popolazione è sotto questo livello. Il documento ribadisce anche che i latticini NON sono una fonte apprezzabile di vitamina D
Aggiornamento 24/12/2016
Come si fa a ridurre del 70% le cadute (e quindi le fratture) in un gruppo di anziani ospedalizzati? Supplementando con vitamina D e esercizi, anche a bassa intensità.

La vitamina D previene e cura, nel modello animale, la sindrome metabolica, le alterazioni del microbiota, la steatosi epatica mediante la riduzione della permeabilità intestinale.

I benefici di prevenzione del tumore intestinale della vitamina D possono essere maggiori in alcune varianti, a seconda del recettore.

Per ridurre il rischio di autismo nella prole, è bene avere corretti livelli di vitamina D in gravidanza. Non abbiate paura del sole!

Aggiornamento 7/1/2017

Il trattamento con omega 3 e vitamina D guarisce la steatosi epatica nei bambini. La cosa scandalosa è però che i bambini abbiano il fegato grasso. Questo è dovuto ai kg di merendine, biscotti, gelati ecc ricchi di oli vegetali, zucchero, HFCS (fruttosio), addensanti, emulsionanti ecc e dall'altra parte alla mancanza di cibi nutrienti o vita all'aria aperta.
Aggiornamento 8/1/2017
15 motivi per avere valori di vitamina D corretti: migliora la salute ossea, cardiovascolare e del nascituro, riduce il rischio di diabete, di alcuni tumori, di morte prematura, di depressione, di malattie infettive, di asma, di dolore cronico, di Parkinson e malattie neurodegenerative, aumenta la forza muscolare e il recupero post-chirurgico, previene e tratta le malattie autoimmuni come la sclerosi multipla
Aggiornamento 10/1/2017
La vitamina D aumenta l'espressione di un gene che viene soppresso nella sclerosi multipla e in generale nelle malattie autoimmuni
La vitamina D migliora il profilo lipidico nei diabetici
Aggiornamento 17/1/2017
Come si fa a ridurre il rischio che il nostro sistema immunitario "impazzisca" e scambi parti di nostre cellule per microbi da attaccare (autoimmunità)? Un modo molto semplice è quello di avere livelli di vitamina D normali. Sole, uova, pesci grassi e integrazione (NON latticini) le migliori fonti
Aggiornamento 21/1/2017

La vitamina D ha un uso terapeutico potenziale nelle malattie autoimmuni, funziona bene in chi è carente ma non si è ancora dimostrato che in tutti i malati livelli più alti possano curare.
Aggiornamento 7/2/2017

La supplementazione con vitamina D si conferma utile in chi soffre di Hashimoto



Aggiornamento 18/2/2017
La supplementazione di vitamina D potrebbe prevenire oltre 3 milioni di casi di malattie respiratorie (raffreddore e influenza) all'anno nel solo Regno Unito. In particolare se somministrata a piccole dosi.
Aggiornamento 28/2/2017

Gli effetti collaterali dell'eccesso di vitamina D.
Aggiornamento 4/3/2017
La vitamina D va sempre abbinata alla K2? sicuramente bisogna fare in modo di avere sufficienti introiti di entrambe, ma sicuramente la K2, sebbene sia ancora allo studio, fa in modo che il calcio sia depositato a livello osseo e non vascolare
Aggiornamento 31/3/2017
La vitamina D protegge dall'aumento di peso e favorisce il dimagrimento, aumentando i livelli di testosterone e di serotonina
Aggiornamento 8/4/2017
Alte dosi mensili di vitamina D non aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari. Per questo consiglio sempre piccole dosi giornaliere!
Aggiornamento 24/4/2017
Selfhacked.com ci informa su come aumentare l'efficacia della vitamina D, migliorando la funzionalità del suo recettore.
Aggiornamento 30/4/2017
Continuano le prove sull'inutilità (per non dire il danno) delle integrazioni con megadosi di vitamina D. E dire che basterebbe solo studiare un po' la fisiologia. Segnalato da Lorenzo Zarone​
Aggiornamento 2/5/2017

La vitamina D può ridurre i dolori da statine.
Aggiornamento 16/5/2017
La vitamina D si conferma promettente nei confronti della sclerosi multipla.
Aggiornamento 2/6/2017
Vitamina D e omega 3 integrati insieme migliorano il quadro metabolico di donne con diabete gestazionale
Aggiornamento 23/6/2017
La vitamina D aumenta la forza muscolare agendo sull'espressione dei geni
Aggiornamento 29/6/2017

I livelli più bassi di vitamina D durante l'inverno influenzano negativamente il microbiota, riducendo la produzione di alcune vitamine del gruppo B, tra cui il pantotenato.
La carenza di queste vitamine può determinare diversi problemi, soprattutto infiammatori: artropatie, aterosclerosi, malattie autoimmuni, riduzione di acetilcolina (tono vagale ridotto e aumento di peso, ipertensione, tachicardia, reflusso, aritmie, motilità intestinale alterata), insonnia, alterazioni ormonali.
Sonno di scarsa qualità e vitamina D bassa aumentano la probabilità di iperalgesia, ossia di percepire maggiormente i dolori articolari, in particolare in caso di malattie autoimmuni, fibromialgia ecc
Aggiornamento 9/7/2017
Il gene FTO è conosciuto per aumentare il rischio di obesità. Livelli più alti di vitamina D riducono questo rischio.
Aggiornamento 19/7/2017
Megadosi (2000UI) di vitamina D nei bambini piccoli non sono superiori a dosi moderate (400UI) nel prevenire le infezioni respiratorie.
Aggiornamento 7/8/2017
Hai frequenti mal di testa? potrebbe essere dovuto a una carenza di vitamina D
Aggiornamento 19/8/2017
Alcune persone hanno varianti nel recettore della vitamina D, che lo rendono meno attivo (meno affine e quindi meno "disposto" ad attivarsi quando entra in contatto con la molecola). Queste persone hanno più alto rischio di sclerosi multipla, artrite reumatoide, psoriasi, densità ossea, colesterolo, forse Hashimoto ecc.
Non è chiaro se livelli più alti di vitamina possano agire meglio, ma è probabile.
Aggiornamento 2/10/2017
Contro il diabete, per migliorare glicemia basale, glicata e insulino-resistenza, servono almeno 4000ui al giorno di vitamina D
Aggiornamento 8/10/2017
La dose ideale di vitamina D va da 1000 a 4000 unità al giorno
Aggiornamento 17/10/2017
Una revisione dei dati dimostra che la supplementazione di vitamina D è efficace contro l'asma e riduce il ricorso ad un farmaco come il cortisone
Aggiornamento 24/10/2017
Conoscendo la fisiologia della vitamina D, è facile capire che è meglio utilizzare microdosi quotidiane piuttosto che maxidosi mensili
Aggiornamento 13/11/2017
La carenza di vitamina D è molto diffusa anche nel sud Europa, dove il sole è abbondante. Questo giustificherebbe politiche di integrazione e fortificazione dei cibi.
Aggiornamento 28/11/2017
Le persone con artrite reumatoide hanno cellule immunitarie meno sensibili alla vitamina D. Per questo avere sufficienti livelli è importante per la prevenzione, mentre con la malattia si ha necessità di livelli più alti di questa vitamina

Aggiornamento 10/12/2017
Tutto quello che si sa sulla vitamina D
Aggiornamento 14/12/2017
La vitamina D migliora il sonno negli adulti
Aggiornamento 22/12/2017
Nonostante sia piuttosto evidente che la vitamina D bassa aumenta il rischio di sclerosi multipla e il suo uso sia benefico in chi abbia già la malattia, l'impatto della sua supplementazione non è adeguatamente studiato.
Aggiornamento 27/12/2017
La supplementazione di vitamina D con o senza calcio non è stata efficace nel prevenire le fratture in una comunità di anziani.
Questo può esser dovuto anche alla mancanza dei cofattori (boro, magnesio, K2) e attività fisica che aumentano l'efficacia della vitamina.
Aggiornamento 5/1/2018
Livelli di vitamina D più alti sono associati con telomeri più lunghi. Questo potrebbe essere un meccanismo di difesa contro i tumori, sebbene sia solo un'ipotesi.
Aggiornamento 18/1/2018
La vitamina D può aiutare a ridurre la glicemia nel diabete scarsamente controllato
Aggiornamento 3/2/2018
La vitamina D può avere un vero e proprio effetto terapeutico sulle malattie cardiovascolari. Può infatti ripristinare la produzione di ossido nitrico, un segnale di rilassamento per le arterie, la cui alterazione porta all'ipertensione. L'effetto positivo può estendersi ad altre malattie cardiovascolari, come l'insufficienza cardiaca, o a quelle correlate come vasculopatie e diabete
Aggiornamento 15/2/2018
In una popolazione giapponese i livelli di assunzione di vitamina D sono inversamente correlati col rischio di ictus (più ne assumi, più sei protetto).
La vitamina D ad alte dosi riduce la rigidità delle arterie nelle persone carenti (in questo studio si è utilizzato una popolazione afroamericana)
Aggiornamento 20/2/2018

La vitamina D abbassa gli anticorpi contro la tiroide nel breve periodo. Sono necessari studi più lunghi per confermare l'effetto nel lungo periodo. Non si sono osservati effetti avversi rilevanti nei trattamenti
Aggiornamento 9/3/2018
Una sufficiente quantità di magnesio è fondamentale per l'attività della vitamina D. Assicuratevi di assumere la verdura ad ogni pasto per non avere carenze di questo prezioso minerale.
Aggiornamento 14/3/2018
Le nuove linee guida pediatriche di prevenzione e cura dell'obesità forniscono sorprendenti consigli. Si consiglia l'integrazione di vitamina D, di limitare al massimo l'uso di cibo fastfood e si vietano le bevande zuccherate prima dei 2 anni (che sono sconsigliate anche negli anni successivi).
Aggiornamento 6/4/2018
L'effetto antitumorale della vitamina D si esplica anche mediante l'inibizione dell'angiogenesi, il processo con cui le cellule, tra cui quelle cancerogene, stimolano la nascita di nuovi vasi sanguigni per potersi "nutrire"
Aggiornamento 23/5/2018
La supplementazione con vitamina D nei bambini nati pretermine riduce i problemi respiratori (dispnea) nel primo anno di vita
Aggiornamento 19/6/2018
Più è alta la vitamina D, più si riduce il rischio di tumore al seno nelle donne dopo la menopausa
Aggiornamento 3/7/2018
Il metabolismo della vitamina D è regolato anche dai microbi intestinali attraverso FGF23

La vitamina D si conferma protettiva nei confronti del tumore del colon-retto, soprattutto nelle donne. I livelli protettivi sono però più alti rispetto a quelli attualmente consigliati. Se è bassa il rischio aumenta del 30%
Aggiornamento 17/7/2018
Un grammo di omega 3 e 7000 UI di vitamina D al giorno migliorano lo stato di persone con sclerosi multipla
Aggiornamento 23/7/2018
La vitamina D ad alte dosi (100 mila unità) mensili non protegge dai tumori. Questo può essere dovuto alla breve emivita, ossia al fatto che dosi così distanti tra loro non sono efficaci nel mantenere una concentrazione alta per lungo tempo. Altri studi hanno dato comunque diversi risultati.
Se è efficace a piccole dosi giornaliere lo diranno i prossimi studi
Aggiornamento 23/8/2018
I rischi dell'assumere troppa vitamina D.
Aggiornamento 3/10/2018

Quando facciamo gli esami del sangue, misuriamo la vitamina D totale. Ma un nuovo studio mette in evidenza come quella legata al pericolo cardiovascolare non sia la totale, ma la "libera" e quella "biodisponibile". Questo può spiegare perché in recenti trial la supplementazione non ha dato i risultati attesi.
Aggiornamento 4/11/2018
La supplementazione con vitamina D ha aiutato dei bambini (età media 10 anni) obesi a dimagrire rispetto al gruppo placebo. Anche il colesterolo buono (HDL) è aumentato. Lo studio conclude consigliando di verificare sempre i livelli di vitamina D.
Aggiornamento 14/11/2018
I livelli consigliati per gli sportivi per la vitamina D sono di 75 ng/mL, da raggiungere con un'integrazione di 4000UI al giorno, ben più alti di quelli delle persone normali. Questi livelli aiutano nel recupero dopo lo sforzoAggiornamento 28/11/2018
Due modi diversi di divulgare lo stesso studio, il VITAL, in cui si sono somministrati 2000UI di vitamina D e 1g di omega 3 al giorno Vs solo omega 3 Vs placebo.

Medscape ci dice che non ci sono state riduzioni né dei tumori né degli eventi cardiovascolari.
Viene poi aggiunto " risultati sono stati un po' più ottimisti per alcuni degli outcome secondari, con una riduzione del 28% del rischio di infarto da  nel gruppo che riceveva solo omega-3 e una riduzione del 77% del rischio di infarto tra i neri partecipanti al gruppo omega-3, tant'è che "Se questa scoperta è confermata e replicata, potrebbe indicare un approccio molto promettente per ridurre il rischio coronarico tra gli afro-americani", ha detto Manson, la principale ricercatrice, in un comunicato stampa.
NutraIngredients-USA.com  ci dice invece che, per la vitamina D vi è stata comunque una riduzione della mortalità da cancro quando si sono esclusi i dati del follow-up iniziale. Inoltre "VITAL ha indicato che la vitamina D3 quotidiana e / o EPA + DHA sotto forma di esteri etilici degli  omega-3 non hanno raggiunto l'outcome primario del trial di ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari maggiori (CVD). Tuttavia, gli omega-3 hanno ridotto il rischio di infarto miocardico totale e fatale del 28% e del 50%, rispettivamente. Una riduzione del rischio del 17% è stata registrata per la cardiopatia coronarica totale, rispetto al placebo".
Aggiornamento 14/12/2018
Il magnesio è fondamentale per il metabolismo della vitamina D, così supplementare quest'ultima può essere inutili senza introduzione adeguata del magnesio, e potrebbe essere correlato con gli esiti negativi di alcuni trial recenti
Aggiornamento 4/1/2019
La carenze di vitamina D sembra aumentare il rischio di alterazioni del ciclo mestruale, come oligomenorrea e amenorrea. Potrebbe essere dovuto al fatto che in questa condizione aumentano i recettori per gli estrogeni e si riducono quelli progestinici (dominanza estrogenica).
La carenze di vitamina D aumenta anche il rischio di fibromi uterini
Aggiornamento 20/1/2019
In persone con BPCO, (broncopneumopatia cronico-ostruttiva) alzare i livelli di vitamina D riduce la severità della malattia
Aggiornamento 20/2/2019

La vitamina D è fondamentale per la salute cerebrale perché supporta lo sviluppo e il mantenimento dei neuroni. Schizofrenia e depressione sono tipicamente legate ad una sua carenza
Aggiornamento 26/2/2019
Secondo l'ultima revisione degli studi, la vitamina D riduce la mortalità da tumori ma non l'incidenza
Aggiornamento 10/3/2019
Ieri una bella puntata (a parte questo) di PresaDiretta raccontava che la vitamina D non serve a nulla, ma ovviamente non è vero. Serve (anche) per prevenire la degenerazione cerebrale. Nei modelli animali la sua carenza è legata a perdita di cellule dell'ippocampo (centro della coordinazione e della memoria) e deficit cognitivi e di plasticità neuronale che causano malattie come schizofrenia e depressione
Aggiornamento 18/3/2019
La vitamina D riduce i sintomi gravi nell'asma, e migliora genericamente la funzionalità polmonare in chi abbia problemi respiratori

Aggiornamento 24/3/2019
Alti livelli di vitamina D appaiono protettivi dall'aterosclerosi e riducono il rischio di eventi cardiovascolari acuti
Aggiornamento 10/4/2019
4000 unita di vitamina D al giorno, abbinate alla chemioterapia, possono migliorare la sopravvivenza delle persone con tumore del colon-retto con metastasi. I risultati sono migliori nelle persone con peso inferiore
Aggiornamento 15/5/2019
Le creme solari non sembrano inibire la produzione di vitamina D, se hanno fattore moderato
Aggiornamento 27/5/2019
La carenza di vitamina D in gravidanza sembra aumentare il rischio di diabete gestazionale (GDM). I meccanismi non sono chiari, potrebbe essere dovuto alla disponibilità del calcio nella secrezione di insulina, o grazie al suo effetto antinfiammatorio. Infatti l'infiammazione cronica può scatenare la disfunzione o la morte delle β-cellule e indurre direttamente la resistenza all'insulina.
I difetti nella secrezione di insulina e nella sensibilità all'insulina (insulino-resistenza) possono contribuire allo sviluppo del GDM. Attraverso l'inibizione della produzione e dell'azione delle citochine infiammatorie, la vitamina D può ridurre l'infiammazione sistemica e promuovere la sopravvivenza delle cellule pancreatiche.
Aggiornamento 28/5/2019
Secondo una revisione degli studi sull'effetto della vitamina D nei pazienti psichiatrici, la supplementazione è efficace nel migliorare gli score di depressione e qualità del sonno, e nei marker di infiammazione e stress ossidativo. Le persone affette da disturbi di questo genere sono quasi sempre carenti a causa della loro dieta povera e la poca vita all'aria aperta
Aggiornamento 11/6/2019
Anche un'altra metanalisi conferma che la vitamina D riduce la mortalità tumorale ma non l'incidenza
Aggiornamento 22/6/2019
Secondo una revisione degli studi la supplementazione con vitamina D non riduce la mortalità cardiovascolare. Il fatto che le persone con più alti livelli di questa vitamina siano protette è forse dovuta ad altre cause (esempio: vita all'aria aperta).

Aggiornamento 27/6/2019
La vitamina D (4000 UI al giorno) non riduce il rischio di diabete: questo sembra emergere dal D2d Trial. Tuttavia un'analisi più accurata dei dati ci dice che... il rischio si riduce nelle persone con vitamina D in range (sopra i 30 ng/mL) del 12%, cifra che non è stata considerata significativa, e per questo si è superficialmente concluso che non vi è convenienza ad assumerla per prevenire il diabete.
Dall'analisi dei sottogruppi emerge inoltre che nelle persone con grave insufficienza ( < 20 ng/mL) il rischio si riduce del 62%, quindi in chi abbia carenza l'integrazione giornaliera è molto utile.

Aggiornamento 29/6/2019
La carenza di vitamina D all'inizio della gravidanza aumenta il rischio di infiammazione placentare
Aggiornamento 10/7/2019
Tra i supplementi, omega 3 e folati possono ridurre il rischio di alcune malattie cardiovascolari, mentre il calcio insieme alla vitamina D può aumentare il rischio di ictus
Aggiornamento 12/7/2019
Fumo, interferenti endocrini e inquinamento riducono i livelli di vitamina D attiva, impedendo la sua trasformazione.
Aggiornamento 14/7/2019
La vitamina D previene e può migliorare lo stato delle persone con artrite reumatoide, e solo in piccole dosi costanti si possono evitare potenziali danni.
Le cellule T infiammate nel liquido sinoviale sono relativamente insensibili alla vitamina quindi i tempi per indurre miglioramenti sono relativamente lunghi.
Aggiornamento 19/7/2019
La supplementazione con vitamina D a dosi di almeno 4000UI al giorno per un periodo di almeno 12 settimane, può portare a miglioramenti  dei livelli di glicemia, sensibilità all'insulina, iperlipidemia e funzionalità ormonale nelle donne con PCOS
Aggiornamento 31/7/2019
L'inadeguatezza o la carenza di vitamina D sono associate ad atrofia delle fibre muscolari, aumento del rischio di dolore muscoloscheletrico cronico, sarcopenia e cadute associate. Può determinare anche una riduzione del metabolismo basale, e favorire l'aumento di peso, perché stimola i mitocondri.
La supplementazione con vitamina D migliora i parametri del diabete (insulina, emoglobina glicata e insulinoresistenza)
Aggiornamento 23/8/2019
Secondo una metanalisi la vitamina D non riduce la mortalità in generale, ma quella da tumori del 16%
Aggiornamento 31/10/2019
Bastano 800 UI al giorno di vitamina D per un anno per ridurre i marker di betaamiloide e la funzione cognitiva in persone con Alzheimer
Aggiornamento 5/11/2019
La nuova "nota96" dell'AIFA Agenzia Italiana del Farmaco chiarisce che "l’approccio più fisiologico della supplementazione con vitamina D è quello giornaliero col quale sono stati realizzati i principali studi che ne documentano l’efficacia; tuttavia al fine di migliorare l’aderenza al trattamento il ricorso a dosi equivalenti settimanali o mensili è giustificato da un punto di vista farmacologico". Alte dosi (oltre 100 mila unità) possono avere effetti paradossi di perdita di osso e aumentato rischio di fratture.
Io continuerò a consigliare dosi giornaliere.
Aggiornamento 25/11/2019
Il dott Vasquez fa a pezzi un recente trial in cui omega 3 e vitamina D non hanno dato risultati sulla funzionalità renale in persone diabetiche. In particolare le dosi erano basse e il trial sembra disegnato per fare un favore alle compagnie farmaceutiche
La vitamina D (almeno 1000 UI al giorno) aumenta la forza in donne in post menopausa, in particolare se si parte da livelli sanguigni inferiori a 30 ng/mL
Aggiornamento 9/12/2019
Il PTH (ormone paratiroideo) alto, che si può avere in caso di iperparatiroidismo o di vitamina D bassa, eccesso di sale e fosforo nella dieta, facilita l'ingresso di calcio negli adipociti e sfavorisce la lipolisi, e può rendere più difficile il dimagrimento
Aggiornamento 19/12/2019
La vitamina D (2000 UI al giorno) riduce la rigidità arteriosa, concausa di malattie cardiovascolari, in persone carenti.
Aggiornamento 24/12/2019
Secondo una revisione degli studi, la supplementazione giornaliera con vitamina D è efficace nel prevenire l'osteoporosi solo se abbinata al calcio
Aggiornamento 26/12/2019
L'obesità riduce l'effetto della supplementazione della vitamina D, e anche aumentando la dose non si ha un incremento corrispondente della concentrazione sanguigna di questa importante vitamina-ormone. Sono necessari altri studi per individuare la dose ideale.
Aggiornamento 9/1/2020
La British Dietetic Association ha deciso di raccomandare la supplementazione di vitamina D a tappeto, 10 microgrammi al giorno, soprattutto in autunno e inverno
In un piccolo studio (42 donne) La vitamina D (50mila unità a settimana per 3 mesi) riduce il TSH e gli anticorpi antiTG (ma non quelli antiTPO) in donne con Hashimoto. Gli ormoni tiroidei non hanno subito variazioni
Aggiornamento 17/1/2020
In diversi studi la vitamina D è risultata inefficace e quindi molti l'hanno bollata come una moda, nonostante si sappia che moduli migliaia di geni.
Ci si dimentica però che questa vitamina con azione ormonale ha bisogno del magnesio come cofattore per essere trasportata, attivata e funzionare correttamente.
In questo studio su persone sovrappeso la vitamina D non riesce ad abbassare il PTH (uno dei suoi principali compiti) proprio perché hanno carenza di magnesio.
Il PTH alto provoca stress ossidativo, è legato ad aumento di peso, infiammazione, rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 31/1/2020
Esiste un'interazione reciproca tra intestino, immunità, microbiota e vitamina D. In particolare la vitamina D stimola l'espressione delle alfa-difensine da parte delle cellule di Paneth e mantiene le giunzioni intestinali strette (riducendo la permeabilità intestinale). Così sta emergendo l'ipotesi secondo cui la carenza di vitamina D può compromettere l'immunità innata intestinale riducendo le defensine delle cellule di Paneth, portando a traslocazione batterica, endotossemia, infiammazione sistemica, insulino-resistenza e steatosi epatica.
"Gli studi sugli animali dimostrano che la carenza di Vitamina D o difetti nella sua segnalazione (trasduzione) compromettono l'immunità innata, portando alla disbiosi intestinale e all'infiammazione sistemica di basso grado, una fattore chiave per l'insulino-resistenza e i disordini metabolici. Sta anche emergendo che l'integrazione di vitamina D migliora la sindrome metabolica, sebbene l'impatto sulla malattia epatica (NAFLD) non sia noto".
Aggiornamento 17/2/2020
Non è ancora sicuro che la vitamina D che si forma grazie al sole sia meglio di quella ingerita, anche se alcuni studi lo fanno ipotizzare. La sua carenza riduce la guarigione delle ferite e predispone per i tumori cutanei
Aggiornamento 16/2/2020
La carenza di vitamina D in gravidanza può aumentare il rischio di ADHD. Le mamme con i livelli più bassi hanno il 53% di rischio in più di avere prole con questo problema rispetto alle mamme coi livelli maggiori. Questo può succedere perché la vitamina D regola il calcio nei neuroni e ha effetti neurotrofici e neuroprotettivi, regolando differenziazione, crescita e sviluppo dei neuroni.
Aggiornamento 3/3/2020
Il dr. Vasquez ricorda l'efficacia della vitamina D nella prevenzione delle infezioni respiratorie; nella revisione sistematica si sottolineò che l'uso di grandi boli mensili, come spesso accade oggi, non è efficace, mentre vi è necessità dell'integrazione giornaliera o settimanale. Aggiunge il dottore che spesso ci si dimentica che la vitamina D agisce correttamente quando abbinata a vitamina A, magnesio e probabilmente cisteina.
Aggiornamento 10/3/2020
La severità dell'asma è inversamente proporzionale ai livelli di vitamina D e magnesio
La vitamina D è spesso carente in persone con emicrania, e una dose giornaliera fino a 4000UI può aiutare a ridurre la frequenza degli attacchi insieme alla terapia farmacologica
Aggiornamento 11/3/2020
Senza magnesio la vitamina D non viene trasportata nel sangue, non viene attivata dal rene né dal fegato, non si lega al recettore che rende possibile la sua azione. Ecco poi perché poi magari gli studi concludono che la vitamina non ha avuto effetto. Assumere quantità sufficienti di magnesio (frutta, verdura ed eventuale supplementazione) è fondamentale per una corretta azione della vitamina D. "Lo screening per la carenza cronica di magnesio è difficile perché un normale livello sierico può essere ancora associato a carenza da moderata a grave. Ad oggi, non esiste un test di laboratorio semplice e accurato per determinare lo stato del magnesio nell'uomo. Il Mg è essenziale nel metabolismo della vitamina D e l'assunzione di dosi elevate di vitamina D può indurre una grave deplezione di Mg. Un'adeguata integrazione di magnesio dovrebbe essere considerata un aspetto importante della terapia con vitamina D".
Aggiornamento 15/3/2020 
Il farmaco che potrebbe essere utile contro il coronavirus (Tocilizumab) funziona meglio con livelli di vitamina D più alti, almeno nell'artrite reumatoide
Aggiornamento 16/3/2020
Sia vitamina D che selenio sono noti per abbassare gli anticorpi nella tiroidite di Hashimoto. In questo studio possiamo vedere come il loro effetto sia sinergico e particolarmente efficace in persone con valori medi di anticorpi
Aggiornamento 17/3/2020
Negli anziani che si fratturano, avere la vitamina D alta aumenta le possibilità di tornare a camminare. L'associazione è maggiore anche rispetto allo stato nutrizionale generale.
Aggiornamento 18/3/2020
La carenza di vitamina D (e di K2) potrebbe giocare un ruolo causale nella scoliosi idiopatica giovanile, regolando la fibrosi, la postura (anche tramite la melatonina) e la massa ossea
Tra i consigli per proteggere dal coronavirus, la British Dietitian Association raccomanda 10μg di vitamina D negli anziani per assicurare il fabbisogno quotidiano. Anche disidratazione e in generale la malnutrizione incrementano il rischio.
Aggiornamento 26/3/2020
Anche un lavoro dell'Università di Torino conferma che chi ha livelli di vitamina D più bassi ha rischio più alto di COVID19 e mortalità più alta
Aggiornamento 1/4/2020
Tra le indicazioni nutrizionali redatte dalla ANSISA per le persone affette da COVID19, ospedalizzate o nutrite artificialmente, aminoacidi essenziali, vitamina D ad alte dosi per ripristinare le scorte, probiotici da valutare in caso di antibioticoterapia, multivitaminici in caso di carenza.
Anche la Associazione Medici Endocrinologi consiglia la somministrazione di vitamina D in caso di patologie endocrine (compresa l'obesità) nel paziente con COVID19 che non può esporsi adeguatamente al sole (praticamente chiunque in questo periodo), insieme ad adeguato apporto proteico (1,5g/kg), basandosi sulle linee guida della European Society of Endocrinology. Ma visto che è così importante non sarà meglio non farsi trovare impreparati e assumerla da prima?
Aggiornamento 5/4/2020
Crescono le prove sull'efficacia preventiva di adeguati livelli di Vitamina D grazie al suo contributo alla funzione immunitaria
Aggiornamento 8/4/2020
L'insufficiente quantità di vitamina D aumenta le citochine proinfiammatorie nella sclerosi multipla.
Aggiornamento 10/4/2020
Ruolo delle vitamine nella gestione della COVID19
"La vitamina C (acido L-ascorbico) ha un ruolo fisiologico pleiotropico, ma esistono prove a sostegno dell'effetto protettivo della vitamina C endovenosa ad alta dose (HDIVC) durante le ARDS da sepsi. La vitamina C rinforza il mantenimento della barriera epiteliale alveolare e aumenta la trascrizione dei canali proteici (CFTR, aquaporina-5, e pompa sodio-potassio) regolando la clearance del fluido alveolare. L'HDIVC riduce i neutrofili (NET) che facilitano l'infiammazione sistemica nell'insufficienza multiorgano indotta da sepsi". Riduce inoltre sindecano-1, che correla con la gravità della sepsi. Il trial cinese per i risultati definitivi si concluderà a settembre. "La vitamina D è nota per mitigare la portata dell'immunità acquisita e rigenerare il rivestimento endoteliale. Ciò può essere utile per ridurre al minimo il danno alveolare causato dall'ARDS. Prove di livello I hanno dimostrato che esiste un effetto protettivo complessivo del 12% della supplementazione di vitamina D contro l'infezione acuta batterica e virale del tratto respiratorio. Questi effetti protettivi sono aumentati al 19% in quegli individui con il regime giornaliero o settimanale di vitamina D rispetto a quelli che assumono un bolo mensile di vitamina D. Inoltre, c'è un effetto protettivo del 70% quando la carenza di vitamina D viene corretta con l'integrazione. Questo risultato è pertinente per la maggior parte degli individui residenti alle latitudini settentrionali che presentano carenza di vitamina D ( <25 nmol/L) a causa di prolungati periodi di mancanza di luce solare".
Aggiornamento 17/4/2020
L'effetto protettivo della vitamina D è stato riportato in molte condizioni associate a polmonite, iperproduzione di citochine e ARDS (condizioni tipiche della COVID19 aggravata). Il pretrattamento con vitamina D è stato benefico nei modelli animali di ARDS, riducendo la permeabilità polmonare mediante modulazione dell'attività del sistema renina-angiotensina ed espressione dei recettori ACE2. Il ruolo della vitamina D nel contesto delle infezioni virali è anche supportato dai risultati di alcune varianti alleliche del gene del recettore della vitamina D (VDR) associati ad una maggiore suscettibilità alle infezioni respiratorie, nonché alla progressione dell'infezione da HIV. A causa della mancanza di un trattamento specifico e dell'urgenza, questi risultati potrebbero essere provvisoriamente estrapolati per l'infezione da SARS-CoV-2, giustificando l'uso della vitamina D come possibile terapia adiuvante. Dal punto di vista della salute pubblica, si potrebbe prendere in considerazione anche la raccomandazione di un'intensa integrazione come possibile profilassi. Data la buona tollerabilità e sicurezza anche di dosi elevate di vitamina D, questo approccio rispetta il principio "primum non nocere". Le indagini sullo stato della vitamina D e sui polimorfismi VDR dei soggetti affetti potrebbero contribuire a spiegare il "comportamento insolito" della diffusione del SARS-CoV-2 e una straordinaria varietà di presentazioni cliniche e risultati della COVID-19.
Aggiornamento 20/4/2020
Per i pazienti con COVID19 in isolamento domiciliare, Panzironi ci dice: "Consiglierei sicuramente un multivitaminico a dosaggio standard e un’integrazione di vitamina D a basso dosaggio, tra 1.000 e 2.000 UI/die in quanto comunque è altamente probabile un deficit che va sanato. È importante, inoltre, cercare di mantenere un buon apporto proteico e di favorire, laddove possibile, una discreta attività fisica a domicilio per preservare la massa muscolare utile nel facilitare il recupero post convalescenza". Ah no, si tratta di Riccardo Caccialanza, direttore Uoc di Dietetica e Nutrizione clinica al San Matteo.
Aggiornamento 23/4/2020
Le prove raccolte finora continuano a indicare un probabile beneficio di corretti livelli di vitamina D nei confronti della malattia COVID19, una necessità di integrare nella maggior parte della popolazione e un peggior esito e gravità della malattia in caso di carenza.

Aggiornamento 1/5/2020

Secondo uno studio ancora da pubblicare "l'insufficienza di vitamina D (VDI) è molto diffusa nei pazienti con COVID-19 grave. VDI e COVID-19 grave condividono numerose associazioni tra cui ipertensione, obesità, sesso maschile, età avanzata, concentrazione nei climi nordici, coagulopatia e disfunzione immunitaria. Lo studio osservazionale retrospettivo suggerisce un legame tra VDI e COVID-19 grave. Dati aneddotici e osservazionali indicano che la VDI può svolgere un ruolo significativo nella progressione dello stato della malattia COVID-19".

Aggiornamento 8/5/2020
La vitamina D migliora i sintomi nei bambini autistici
La vitamina D può essere utile nell'orticaria spontanea cronica, senza effetti collaterali
Già da troppi giorni non avevamo aggiornamenti su COVID19 e vitamina D 😎 Uno studio retrospettivo effettuato in diverse nazioni, tra cui l'Italia, suggerisce che la vitamina D può ridurre la mortalità per COVID-19 sopprimendo la tempesta di citochine. Il rischio di manifestazione severa della malattia si abbassa del 15,6% in chi ha livelli normali rispetto a chi ha livelli di carenza. "Questo potenziale effetto può essere attribuito alla capacità della Vitamina D di sopprimere il sistema immunitario adattativo, e ridurre la PCR, regolando il livello di citochine e riducendo così il rischio di sviluppare gravi COVID-19".
Aggiornamento 16/5/2020
Non ci sono ancora trial che dimostrino l'efficacia della vitamina D nel prevenire la COVID19 o ridurne la pericolosità, ma, sulla base delle conoscenza attuali, "nel frattempo, è importante incoraggiare misure che, a livello di popolazione, riducano il rischio di carenza di vitamina D". "Per i pazienti che non sono in grado di stare all'aperto e hanno anche un basso apporto dietetico di vitamina D, è abbastanza ragionevole prendere in considerazione un integratore di vitamina D. La quantità raccomandata di vitamina D è di 600-800 UI/die, ma durante questo periodo sarebbe ragionevole un multivitaminico o un integratore contenente 1000-2000 UI/die di vitamina D".
Aggiornamento 24/5/2020
Anche secondo l'Istituto Superiore di Sanità "il mantenimento dei normali livelli plasmatici di vitamina D (VitD) non solo può giocare un ruolo nel ridurre i rischi di infezioni acute delle vie respiratorie, ma potrebbe essere importante per il trattamento di due sintomi tipici della malattia da Covid-19, quali l'anosmia e l'ageusia, ossia rispettivamente la perdita dell'olfatto e del gusto lamentati da più pazienti".
Aggiornamento 15/6/2020
Le persone che l'anno scorso avevano livelli bassi di vitamina D hanno avuto maggior rischio di ammalarsi di COVID19. Questa vitamina modula il sistema immunitario, e "può favorire la clearance virale e/o ridurre le risposte infiammatorie che producono sintomi", abbassando IL-6, corresponsabile della tempesta di citochine presente nelle forme gravi. Influenza inoltre il metabolismo dello zinco, minerale con funzione antivirale. Riducendo la replicazione e accelerando la rimozione del virus, la vitamina D può ridurre la diffusione della malattia. "Assumere vitamina D fino a un massimo di 4000 o 5000 UI al giorno è generalmente considerato sicuro, l'assunzione giornaliera di 4000-5000 UI di vitamina D può essere un approccio ragionevole per le persone senza controindicazioni note alla supplementazione di vitamina D".
Diversi studi hanno suggerito che la via di segnalazione della vitamina D/VDR può fornire alcuni effetti benefici nell'ARDS (sindrome respiratoria acuta) mediata da diversi meccanismi come (1) riduzione della tempesta di citochine e chemochine; (2) regolazione del sistema renina-angiotensina; (3) modulazione dell'attività dei neutrofili; (4) mantenimento dell'integrità della barriera epiteliale polmonare e (5) stimolazione della riparazione epiteliale. Inoltre è noto un effetto antitrombotico. La sua efficacia si sta testando in diversi studi nel mondo

Aggiornamento 21/6/2020
Secondo una revisione sugli effetti dei nutrienti in gravidanza, fino a 4000 UI al giorni di vitamina D possono prevenire l'asma nella prole. Per gli altri fattori (zinco, omega 3, vitamina A ed E ecc) esistono prove inferiori da confermare.
Aggiornamento 25/6/2020
In uno studio retrospettivo compiuto da ricercatori indipendenti in Indonesia, su 780 persone con COVID19 e vari livelli di vitamina D, tra chi ha livelli bassi c'è una mortalità del 98,9%, con livelli insufficienti scende all'87,8%, tra chi ha livelli buoni soli il 4,1%
Somministrare vitamina D, B12 e magnesio riduce la necessità di cure e la gravità della malattia da coronavirus in un piccolo gruppo di persone ultra50enni, senza effetti collaterali. "La vitamina D, attraverso il suo effetto su NFkB e altre vie, può attenuare varie citochine proinfiammatorie che mediano la tempesta incontrollata di citochine osservata nel COVID-19 grave. Il magnesio è fondamentale nella sintesi e nell'attivazione della vitamina D, fungendo da cofattore in molti degli enzimi coinvolti nel metabolismo della vitamina D. La vitamina B12 è essenziale per supportare un microbioma intestinale sano che ha un ruolo importante nello sviluppo e nella funzione dei sistemi immunitari innati e adattativi. Questo potrebbe essere fondamentale nel prevenire un'eccessiva reazione immunitaria, specialmente nei pazienti COVID-19 con disbiosi da microbiota associati a patologie gravi".
Aggiornamento 23/7/2020
Ulteriori prove che la vitamina D modula correttamente il sistema immunitario nell'infezione da coronavirus. In questo caso migliora l'azione dei cortisonici, farmaci recentemente approvati per COVID19
Aggiornamento 3/8/2020
In uno studio di popolazione, bassi livelli di vitamina raddoppiano il rischio di infezione COVID19 e aumentano quello di ricovero
Aggiornamento 8/8/2020

Vitamina D e calcio a basse dosi potrebbero essere un semplice modo per ridurre la ricorrenza delle vertigini

Aggiornamento 11/8/2020

In uno studio su 235 persone, la mortalità da COVID19 è stata doppia (9,7% vs 20) tra gli ultraquarantenni che non avevano livelli sufficienti di vitamina D. "La significativa riduzione della PCR sierica, un marker infiammatorio, insieme all'aumento della percentuale di linfociti suggeriscono che la sufficienza di vitamina D può aiutare a modulare la risposta immunitaria, possibilmente riducendo il rischio di tempesta di citochine in risposta a questa infezione virale. Pertanto, si ritiene che il miglioramento dello stato di vitamina D nella popolazione generale e in particolare nei pazienti ospedalizzati abbia un potenziale beneficio nel ridurre la gravità delle morbilità e della mortalità associate alla malattia da coronavirus".

Aggiornamento 6/9/2020

"In conclusione il trattamento con vitamina D appare ridurre la severità della malattia COVID19 e il ricorso alla terapia intensiva"

Aggiornamento 22/8/2020

Sempre più osservazioni mostrano che la vitamina D bassa aumenta il rischio di COVID severo e mortalità da coronavirus. Il prof Gennari di Siena ha dichiarato: "Credo che, in particolare nella stagione invernale (quando l'esposizione alle radiazioni solari ultraviolette-B (UVB) non consente alla pelle di sintetizzare la vitamina D nella maggior parte dei paesi), l'uso della supplementazione di vitamina D e la correzione della carenza di vitamina D potrebbero essere di grande rilevanza per la riduzione del carico clinico dei focolai in corso e futuri di infezione da SARS-CoV-2 ".

Aggiornamento 25/9/2020

Le statine potrebbero ridurre il rischio di malattia perché sottraggono il colesterolo che il virus sfrutta

A costo di essere noioso, continuo a postare gli studi che mostrano che la sufficienza di vitamina D riduce il rischio di complicazioni nella malattia COVID19.
"Il presente studio ha rivelato un'associazione indipendente tra la sufficienza di vitamina D [≥ 30 ng/mL] e una diminuzione del rischio di esiti clinici avversi da COVID-19. La gravità degli esiti clinici da COVID-19 e la mortalità sono state ridotte nei pazienti che avevano sufficiente vitamina D. Le caratteristiche cliniche erano anche significativamente differenti nei pazienti che erano sufficienti per la vitamina D. Avevano un rischio minore di perdere conoscenza e diventare ipossici. I pazienti con vitamina D sufficiente avevano livelli ematici significativamente più bassi del marker infiammatorio PCR e una conta dei linfociti ematici totali più alta, suggerendo che la sufficienza di vitamina D aveva migliorato la funzione immunitaria in questi pazienti. Questo effetto benefico sul sistema immunitario può anche ridurre il rischio di contrarre questa insidiosa infezione virale potenzialmente letale. Si raccomanda di progettare ulteriori studi, inclusi RCT, per valutare il ruolo dello stato della vitamina D sul rischio di sviluppare l'infezione da coronavirus e mitigare le complicanze e la mortalità nelle persone infette dal virus. Resta discutibile su quale dovrebbe essere il livello sierico ottimale di 25 (OH) D per massimizzare il suo effetto sul sistema immunitario. Abbiamo osservato che il 6,3% dei pazienti che avevano un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 40 ng/mL è deceduto per l'infezione rispetto al 9,7% e al 20% che è morto e aveva un livello ematico circolante superiore e inferiore a 30 ng/mL rispettivamente. Pertanto, un livello ematico di almeno 40 ng/mL può essere ottimale per l'effetto immunomodulante della vitamina D. Pertanto, sulla base della letteratura disponibile e dei risultati di questo studio, è ragionevole raccomandare l'integrazione di vitamina D, secondo le linee guida raccomandate dalla Endocrine Society per raggiungere un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 30 / mL, a bambini e adulti per ridurre potenzialmente il rischio di contrarre l'infezione e per tutti i pazienti COVID-19, in particolare quelli ricoverati in ospedale".

Aggiornamento 12/10/2020

Senza pensare che con la vitamina D risolviamo il diabete, questa vitamina con funzione ormonale è fondamentale per avere una corretta sensibilità insulinica nel tessuto adiposo e nel muscolo e il rilascio di insulina dal pancreas, grazie alla modulazione del calcio intracellulare. Livelli corretti permettono di avere una maggiore efficienza dei mitocondri ed effetto antiossidante, minore infiammazione, migliore ossidazione dei grassi e termogenesi, minore lipogenesi. La vitamina D è carente nella maggior parte dei soggetti con un'alimentazione di scarsa qualità.

Aggiornamento 30/10/2020
I numeri sono piccoli (è moto difficile fare studi controllati in questo periodo di emergenza) ma il grafico molto esplicativo. Tra i ricoverati per COVID19, 75 persone divise in 2 gruppi, uno trattato normalmente (azitromicina e idrossiclorochina, quest'ultima non ha dimostrato attualmente utilità) e all'altro si aggiunge vitamina D attiva (calcifediolo). Nel secondo gruppo uno solo finisce in terapia intensiva, e nessuno muore. Nel gruppo non trattato il 50% ha avuto bisogno della TI, di cui 2 morti. Non abbiamo prove inoppugnabili dell'utilità della vitamina D, ma nel mentre meglio non farsi trovare impreparati. Frattanto qualcuno in un'insana lotta di competenze scrive che i biologi non possono dare la vitamina D, magari aumentando il lavoro per i rianimatori.

Aggiornamento 12/11/2020

"Sono state raccolte prove che suggeriscono che la vitamina D sierica può essere considerata un determinante biologico degli esiti di COVID-19 secondo i criteri di causalità di Hill. Data la mancanza di un trattamento specifico per COVID-19, l'urgenza della pandemia e la sicurezza della supplementazione di vitamina D, queste osservazioni forniscono un argomento per testare la vitamina D come trattamento adiuvante per migliorare la presentazione clinica di COVID-19 e la sua prognosi , altrettanto recentemente raccomandato nella profilassi da alcune società scientifiche"

Aggiornamento 15/11/2020

In uno studio quasi sperimentale ma in realtà retrospettivo, tra gli anziani ricoverati in casa di cura chi assumeva regolarmente supplementi di vitamina D ha avuto COVID19 meno severo e sopravvivenza maggiore rispetto a chi non ne assumeva. Chi ha avuto un bolo di 80 mila unità dopo essersi ammalato non ha avuto vantaggi.
"Il modo in cui l'integrazione di vitamina D migliora gli esiti di COVID-19 e la sopravvivenza non è completamente chiarito. Sono probabili quattro meccanismi: regolazione di i) la RAS, ii) l'immunità cellulare innata e adattativa, iii) le barriere fisiche e iv) la fragilità e le comorbidità dell'ospite".

Aggiornamento 23/11/2020

Assumere 2000 UI di vitamina D al giorno riduce il rischio di tumore avanzato e mortale. L'effetto è ridotto nelle persone con eccesso di peso. "Anche se gli effetti della vitamina D sono stati modesti, l'integrazione di vitamina D ai livelli studiati è molto meno tossica e ha un costo inferiore rispetto a molte attuali terapie contro il cancro".

Aggiornamento 26/11/2020

Già da 2 giorni non parlavamo di vitamina D e coronavirus :P
Indipendentemente da malattia coronarica, malattia polmonare cronica e diabete, la carenza di vitamina D è associata ad un aumento della mortalità per COVID19 di quasi 4 volte (+387%) in uno studio belga su quasi 200 persone. Cosa vi serve ancora per prendervela? E comunque anche i primi studi di intervento confermano l'efficacia anche in acuto

Aggiornamento 30/11/2020

La vitamina D migliora la severità della malattia, la qualità della vita, il dolore, l'umore e la sensibilità viscerale in persone con IBS-D (sindrome dell'intestino irritabile, con predominanza di diarrea)

Aggiornamento 4/12/2020

In uno studio su 154 malati COVID19, quelli con bassi livelli di vitamina D avevano marker di infiammazione più alti e la mortalità 7 volte più alta (21% vs 3,1) rispetto al gruppo con normali livelli.
"Secondo l'approccio flessibile dell'attuale pandemia di coronavirus, gli autori raccomandano la somministrazione di massa di integratori di vitamina D alla popolazione a rischio di COVID-19".

Aggiornamento 5/12/2020

In condizioni infiammatorie, come per esempio in caso di obesità, il triptofano viene metabolizzato a kinurenina, che attiva il recettore per gli arili. Anche il coronavirus attiva questo recettore, e le due condizioni insieme non si sommano ma si moltiplicano, aumentando esponenzialmente il rischio di infiammazione fuori controllo, trombi e fibrosi dei tessuti. La vitamina D e la E invece bloccano queste vie.
In generale "Una carenza di micronutrienti dovuta alla malnutrizione (come succede nelle persone che hanno un'alimentazione di tipo occidentale) ha il potenziale per aumentare la gravità delle infezioni virali. Molti nutrienti essenziali come vitamine, minerali, aminoacidi e acidi grassi sono importanti per le funzioni pleiotropiche del nostro sistema immunitario. Una nutrizione equilibrata e l'assunzione di nutrienti in quantità e composizione appropriate (in questo caso si parla di: vitamine A, B, C, D, E, selenio, zinco, rame, magnesio, insieme ad antiossidanti, omega 3, corretto apporto proteico ed energetico) possono ridurre i livelli di citochine pro-infiammatorie e i loro effetti collaterali nei pazienti COVID-19.

Aggiornamento 20/12/2020

In uno studio inglese senza gruppo di controllo "La terapia aggiuntiva di colecalciferolo (vitamina D) ad alte dosi, indipendentemente dai livelli sierici di 25 (OH) D basali, sembra essere associata a un ridotto rischio di mortalità nei pazienti ricoverati con COVID-19. Ciò suggerisce che un ulteriore lavoro dovrebbe essere svolto per determinare quale potrebbe essere un livello sierico adeguato di 25 (OH) D da studi di popolazione su larga scala e apre la strada a futuri studi clinici sulla terapia con colecalciferolo, a dosi multiple al fine di valutare massima efficacia. Questo trattamento poco costoso e ampiamente disponibile potrebbe avere implicazioni positive per la gestione del COVID-19 in tutto il mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo".
Le linee guida di diverse società scientifiche prevedono la somministrazione dei boli di vitamina D, quindi sarebbe interessante sapere se si fanno o ce ne si scorda

Aggiornamento 18/1/2021

La vitamina D risulta spesso bassa nelle persone sovrappeso, ma si tratta di una causa o di un effetto?
Secondo una revisione degli studi, la carenza di vitamina D è associata al rischio di obesità, e gli anziani con livelli corretti tendono meno a ingrassare.
I meccanismi suggeriti sono: disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa (produzione di calore), controllo dell'adipogenesi e della morte degli adipociti, del metabolismo lipidico

Aggiornamento 19/1/2021

Lo studio non è fatto bene (niente randomizzazione) ma è comunque l'ennesimo tassello che fa pensare che avere livelli più alti di vitamina D male non fa nei confronti della malattia COVID19, con una riduzione statisticamente significativa dell'accesso alla terapia intensiva e del rischio di morte per chi ha assunto 2 boli della vitamina.

Aggiornamento 24/1/2021

La prima metanalisi sull'effetto della vitamina D su COVID19 (purtroppo silo 3 studi inclusi). Chi assume la vitamina D ha il 36% in meno di rischio di finire in terapia intensiva. Non si osservano invece miglioramenti nella mortalità. Altri studi ovviamente sono necessari per chiarire ulteriormente.


Aggiornamento 8/2/2021

Se sotto l'addome ci sono dei problemi, non pensate subito alla pillolina blu. Potrebbe bastare quella di vitamina D.
Questa vitamina, che ha funzione ormonale, è importante per la formazione e il mantenimento dell'architettura dei corpi cavernosi, influenzando la forma del pene. Facilita la formazione dell'ossido nitrico, fondamentale per l'afflusso di sangue. Previene l'aterosclerosi che riduce il flusso di sangue. Migliora il testosterone e la sua affinità per i recettori. Riduce stress ossidativo e infiammazione. La sua carenza è presente indipendentemente dalla funzione gonadica. In sintesi in caso di disfunzione erettile va misurata ed eventualmente corretta la carenza. Ovviamente non prendetela se le vostre misure e prestazioni sono eccessive😉

Aggiornamento 5/4/2021

La vitamina D protegge dalle infezioni respiratorie se somministrata a piccole dosi giornaliere (400-1000UI), in modo sicuro e senza effetti collaterali. I maggiori effetti protettivi di dosi più basse rispetto a dosi più alte di vitamina D potrebbero riflettere gli effetti deleteri della vitamina D a dosi più elevate sul proprio metabolismo o sulle risposte dell'ospite ai patogeni respiratori. Non si è ancora tratta una conclusione sull'efficacia preventiva nei confronti del COVID19

Aggiornamento 3/5/2021

Le persone con lupus (LES) non possono esporsi al sole, e hanno spesso carenza di vitamina D, condizione che sembra peggiorare il quadro metabolico (sindrome metabolica e insulinoresistenza), aumentando così il rischio cardiovascolare

Aggiornamento 21/5/2021

Le persone con sovrappeso, pregressa chirurgia bariatrica, celiachia e irritazione intestinale (IBD) possono avere malassorbimento della vitamina D, fino al 64% in meno, e faticare così ad avere corretti livelli di questa importante vitamina.
Una forma più idrosolubile come la 25(OH)D3 può essere una scelta migliore perché non necessita del sistema linfatico, ma entra direttamente nella circolazione portale. Inoltre, i pazienti con obesità possono avere una ridotta idrossilazione epatica della vitamina D in posizione 25, secondaria alla steatosi epatica associata all'obesità, avendo ulteriore convenienza a usare una forma già idrossilata.

Aggiornamento 22/5/2021

60mila unità al giorno di vitamina D per 8-10 giorni aumentano i suoi livelli sierici tra 80 e 100 ng/mL, causando una rapida riduzione dei marker infiammatori in persone ricoverate con COVID19, indicando una riduzione del rischio di peggioramento delle condizioni. Nel trial non si sono evidenziati effetti negativi.

Aggiornamento 20/6/2021

Il metabolismo della vitamina D e il suo recettore sono influenzati dal glutatione, il principale antiossidante intracellulare. Questo significa che anche livelli corretti di vitamina D possono essere inefficaci in caso di stress ossidativo, e che aumentare i livelli di glutatione può essere efficace per ottimizzare gli effetti della vitamina D, particolarmente nelle persone sovrappeso.

Aggiornamento 22/7/2021

La carenza di Vitamina D in gravidanza è associata col rischio di diabete gestazionale (GDM). Il rischio ridotto si ha nel range 40–90 nmol/L. Anche livelli troppo alti sembrano avere effetto negativo.
"I meccanismi attraverso i quali la carenza di vitamina D potrebbe influenzare il rischio di GDM non sono chiari. La vitamina D agisce direttamente con i suoi recettori nei nuclei delle cellule β del pancreas per regolare la secrezione degli ormoni che regolano il glucosio. La vitamina D influenza anche i processi intracellulari insulino-mediati del metabolismo del glucosio agendo sui meccanismi di regolazione del calcio intracellulare. Inoltre, è stata trovata una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di vitamina D e l'infiammazione di basso grado, che è considerata un noto fattore di rischio del diabete. La carenza di vitamina D stimola le risposte infiammatorie attraverso la via NF-kB aumentando la p-p65/RelB nel tessuto pancreatico. Un eccesso di Ca2+ e specie reattive dell'ossigeno (ROS) nelle cellule, che si verificano entrambe in caso di carenza di vitamina D, provoca la morte cellulare e l'insorgenza del diabete. Inoltre, molti geni che proteggono il diabete sono inattivati ​​dall'ipermetilazione. La vitamina D agisce per prevenire l'ipermetilazione aumentando l'espressione della DNA demetilasi in più regioni promotrici in molti geni che proteggono il diabete. Inoltre, è stata trovata anche una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di calcio, che è regolato positivamente dalla vitamina D, e il rischio di obesità, come altro fattore di rischio del diabete. Dati i risultati dell'attuale meta-analisi e dei meccanismi menzionati, l'integrazione di vitamina D potrebbe essere raccomandata per le donne in gravidanza in futuro, non solo per gli effetti anti-osteoporosi ma anche per il controllo glicemico. Tuttavia, questa raccomandazione deve essere maggiormente studiata in futuri studi sperimentali".

Aggiornamento 10/11/2021

Assumere vitamina D e/o omega 3 riduce del 25-30% il rischio di malattie autoimmuni a 5 anni in persone ultra 50enni.
L'effetto della vitamina D appare più forte dopo 2 anni.
Lo studio ribadisce l'importanza di alcuni nutrienti nel modulare il sistema immunitario e l'importanza dell'ambiente nella manifestazione dell'autoimmunità

Aggiornamento 4/12/2021

Il rapporto costo-beneficio nell’integrazione con calcio e vitamina D è totalmente a favore del beneficio in prevenzione secondaria, ovvero dopo la prima frattura.
"Una inadeguata assunzione di calcio e vitamina D, infatti, contribuisce all’aumento del rischio sia di cadute che di frattura. In particolare, nel documento si sottolinea la capacità di calcio e vitamina D di prevenire la perdita di massa ossea indotta dall’assunzione di lunga durata di farmaci corticosteroidi, ad esempio nelle patologie reumatologiche [e autoimmuni, ndAD]. La forma più comunemente utilizzata è il colecalciferolo (Vitamina D3), ma in condizioni di particolare deficit di assorbimento si può considerare anche il calcidiolo e l’impiego di entrambe le sostanze è considerato sicuro. Le Linee Guida fanno riferimento alla SOMMINISTRAZIONE QUOTIDIANA (e non mensile come purtroppo fa la maggior parte dei professionisti, ndAD) di vitamina D come la modalità di assunzione che determina la più rapida normalizzazione dei livelli plasmatici di vitamina D".

Aggiornamento 5/12/2021

Gli studi su vitamina D e mortalità spesso non trovano legame perché non tengono conto dei livelli di base di vitamina. Un nuovo studio però mostra come vi siano "prove genetiche per suggerire una relazione causale tra le concentrazioni di 25(OH)D e la mortalità in individui con basso stato di vitamina D", e si raccomanda di considerare i livelli basali nei trial di intervento con l'integrazione.
"Negli individui carenti di vitamina D, ogni aumento di 10 nmol/L delle concentrazioni di 25(OH)D si riduce il rischio di mortalità per tutte le cause del 31%. […] La carenza di vitamina D è relativamente comune e l'integrazione di vitamina D è sicura".
"Esistono diversi potenziali meccanismi attraverso i quali la vitamina D potrebbe essere protettiva per la mortalità cardiovascolare, compresi i meccanismi che collegano la carenza di vitamina D con l'iperparatiroidismo e il calcio e il fosfato sierici bassi", scrivono Burgess, dell'MRC Biostatistics Unit, Università di Cambridge, Regno Unito, e coautori.
Evidenziano anche che la vitamina D è "ulteriormente implicata nella funzione delle cellule endoteliali" e influenza la trascrizione dei geni legati alla divisione cellulare e all'apoptosi, fornendo "potenziali meccanismi che collegano la vitamina D e i tumori".

Aggiornamento 10/12/2021

Probabilmente c'è troppa aspettativa sugli effetti della vitamina D nell'uomo, sta di fatto che è sempre meglio correggere i livelli bassi. In sintesi:

La vitamina D e l'integrazione di calcio possono curare il rachitismo e ridurre modestamente il rischio di gravi fratture negli anziani con carenza di vitamina D o scarsa assunzione di calcio.
Grandi studi di supplementazione su adulti non carenti (concentrazione >50 nmol/l) non hanno dimostrato effetto sull'incidenza di tumori, eventi cardiovascolari o diabete mellito di tipo 2 e nessun beneficio in termini di densità ossea e sul rischio di cadute.
L'analisi post-hoc di grandi studi di supplementazione ha suggerito che la supplementazione di individui con carenza di vitamina D ritarda modestamente la perdita ossea legata all'età e la progressione del diabete e migliora la funzione polmonare.
Una meta-analisi ha suggerito che l'integrazione della vitamina D si traduce in una modesta diminuzione della mortalità per cancro.
Oltre 60 studi di randomizzazione mendeliana hanno esaminato i legami causali tra i livelli di vitamina D geneticamente più bassi e i risultati sulla salute; la maggior parte degli studi ha generato effetti nulli tranne quattro studi che hanno dimostrato un aumento del rischio di sclerosi multipla.
In conclusione la correzione di una carenza di vitamina D rimane essenziale.

Aggiornamento 22/1/2022

La vitamina D assunta una volta al mese è protettiva negli anziani? In un trial 60 mila unità al mese aumentano lievemente la mortalità, in particolare per tumore, e non aumentano i livelli plasmatici. In pratica non sono protettivi, anzi forse dannosi.
Concludono i ricercatori: "In attesa di ulteriori prove, il principio di precauzione suggerirebbe che questo regime di dosaggio potrebbe non essere appropriato nelle persone che non hanno carenza di vitamina D".
Penso sia ora di finirla con questa integrazione con megadosi mensili e utilizzare microdosi giornaliere, come tra l'altro consigliato dall'AIFA.

Aggiornamento 25/1/2022

Come fa la vitamina D a ridurre il rischio di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla?
Stimola le cellule dendritiche alla tolleranza, ossia permette alle cellule immunitarie di non attaccare le strutture proprie. Ha un effetto di modulazione del sistema immunitario importante nelle malattie infiammatorie, tipiche dell'invecchiamento.
Questa proprietà può essere usata nell'autoimmunità in malattie come sclerosi multipla, artrite reumatoide, lupus ecc.

Aggiornamento 4/3/2022

La vitamina D3 (colecalciferolo) ha proprietà superiori rispetto alla forma D2 (ergocalciferolo), in particolare per quanto riguarda l'effetto sul sistema immunitario. Infatti la D3 riesce a stimolare l'espressione dei geni correlati con le difese immunitarie, come l'interferone, una prima linea di difesa contro batteri e virus.
Dopo l'integrazione di vitamina D3, la maggior parte dei cambiamenti nell'espressione genica rifletteva una down-regulation nell'attività dei geni "che potenzialmente portano il sistema immunitario a uno stato più tollerogenico".

Aggiornamento 25/3/2022

La vitamina D può ridurre i dolori legati alle terapie antitumorali come gli inibitori dell'aromatasi e migliorare così la qualità della vita. L'effetto è evidente in donne con carenza.
"La vitamina D potrebbe essere utile nella gestione del dolore a causa dei suoi effetti antinfiammatori, che sono mediati da un ridotto rilascio di citochine e prostaglandine e anche per i suoi effetti sulla risposta dei linfociti T. È noto che l'infiammazione cronica di basso grado possa anche essere un fattore scatenante della cancerogenesi. Inoltre, studi in vitro hanno dimostrato che la vitamina D inibisce la sintesi della prostaglandina E2 (correlata con lo stato infiammatorio) nei fibroblasti".
Negli studi non sono stati osservati effetti collaterali o interazioni coi farmaci.


Aggiornamento 31/3/2022

La vitamina D si conferma capace di ridurre gli anticorpi (sia TPO che TG).
La forma D3 appare più efficace.
L'effetto appare mediato dalle sue capacità immunomodulanti, in grado di migliorare la tolleranza del sistema immunitario.
La quantità di anticorpi può essere legata all'infiammazione tiroidea e alla gravità della malattia.

Aggiornamento 1/6/2022

Se ancora qualche medico vi dà il Dbase 100mila o chissà quanto una volta al mese per far salire la vitamina D, vi autorizzo a portargli questo documento della ESPEN dove gli esperti hanno raggiunto un accordo sull'inutilità dell'integrazione con megadosi di questa vitamina e la necessità invece di fornire dosi basse giornaliere (4000 UI)

Aggiornamento 21/8/2022

L'infiammazione cronica, causa di malattie tipiche dell'invecchiamento e rilevata dall'innalzamento della proteina C reattiva, pare avere un legame diretto con la carenza di vitamina D.
Secondo i dati ottenuti con una particolare tecnica (randomizzazione mendeliana) "il miglioramento dei valori di vitamina D al di sopra dell'intervallo di carenza potrebbe ridurre l'infiammazione sistemica di basso grado e potenzialmente mitigare il rischio o la gravità di malattie croniche con una componente infiammatoria".
Scrivono inoltre gli autori: "è importante notare che questi risultati non forniscono alcun supporto per la necessità di utilizzare un'integrazione di vitamina D ad alte dosi, poiché i benefici osservati sembravano diventare ampiamente saturati quando le concentrazioni di 25(OH)D raggiungono 50 nmol/L. Va anche notato che uno stato di vitamina D più elevato può giovare ad alcune sottopopolazioni o in alcune malattie, ma servono ulteriori studi".
L'effetto antinfiammatorio si ha grazie alla modulazione delle cellule immunitarie. Inoltre "l'effetto antinfiammatorio aumenta anche la possibilità che avere adeguate concentrazioni di vitamina D possa mitigare le complicanze derivanti dall'obesità e ridurre il rischio o la gravità di malattie croniche con una componente infiammatoria, come malattie cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e condizioni neurodegenerative, tra le altre".

Aggiornamento 30/8/2022

La vitamina D può aiutare nel diabete di tipo 1 di recente diagnosi a prolungare la "luna di miele", quel periodo in cui il fabbisogno di insulina è ridotto.
Questo avviene modulando il sistema immunitario e riducendo l'infiammazione e l'attacco autoimmunitario nei confronti delle cellule beta del pancreas.

Aggiornamento 8/2/2023

La somministrazione di vitamina D riduce del 15% il rischio di passaggio da prediabete a diabete e incrementa la possibilità di regressione a una glicemia normale del 30%. Chi ha mantenuto livelli corretti di questa vitamina ha avuto una riduzione del rischio di diabete del 76%.

Aggiornamento 10/2/2023

Una revisione Cochrane, al contrario di quella di 7 anni prima, non ha trovato efficacia nella supplementazione di vitamina D nell'asma. Solo il calcidiolo, metabolita attivo, ha mostrato efficacia. Non si è tenuto conto dei livelli basali e questo può aver influenzato l'esito.

Aggiornamento 13/3/2023

I bambini con asma hanno spesso vitamina D bassa e la sua somministrazione riduce la ricorrenza negli anni, senza per apparente miglioramento della funzione polmonare.

Aggiornamento 4/5/2023

La carenza di vitamina D è associata a maggiore rischio di LongCOVID e questa ipovitaminosi appare essere un fattore indipendente di rischio. Dai dati emerge anche che la supplementazione è in grado di prevenire la condizione.

Aggiornamento 13/5/2023

Chi ha livelli più alti di vitamina D ha una migliore risposta all'immunoterapia nel melanoma avanzato,

"Naturalmente, la vitamina D non è di per sé un farmaco antitumorale, ma i normale livelli sierici sono necessari per il corretto funzionamento del sistema immunitario, compresa la risposta ai farmaci antitumorali come gli inibitori del checkpoint immunitario", ha detto il prof. Galus in un comunicato stampa. «Secondo noi, dopo una conferma opportunamente randomizzata dei nostri risultati, la valutazione dei livelli di vitamina D e la sua integrazione potrebbero essere considerate nella gestione del melanoma».

Aggiornamento 17/5/2023

Sorpresa sorpresa… La vitamina D non riduce la mortalità per tumore… ma solo se presa in boli. L'integrazione in microdosi quotidiane invece la riduce del 13% e incrementa la sopravvivenza dell'11%. In realtà anche i boli mensili la riducono ma solo di un non significativo 6%.
"Considerando la probabile sottostima degli effetti della vitamina D3 negli studi attualmente disponibili, non concentrandosi sui soggetti con bassi livelli di 25(OH)D e consentendo l'automedicazione della vitamina D al gruppo di controllo, il rischio quasi trascurabile di eventi avversi derivanti dall'integrazione di vitamina D3 a dosi ragionevoli e costi di trattamento molto bassi, riteniamo che la vitamina D sia un farmaco sottoutilizzato per i malati di cancro e dovrebbe essere considerato per l'uso in aggiunta alla terapia primaria del cancro quando bassi livelli sierici di 25 (OH) D ne giustificano l'uso".

Aggiornamento 22/7/2023

I livelli di vitamina D sono associati a un ridotto rischio di tumore al colon-retto, in particolare adenocarcinoma, cancro del colon e tumori invasivi. Sotto i 50 anni livelli maggiori di 20ng/mL riducono il rischio del 59%, livelli tra 10 e 19ng/mL del 39% rispetto a livelli inferiori a 10ng/mL. Negli ultracinquantenni i risultati sono lievemente inferiori.

Aggiornamento 17/11/2023

Bassi livelli di vitamina D possono aumentare il rischio di neuropatia legata alla chemioterapia nel tumore al seno. I dati sono confermati da studio retrospettivo e dal modello animale.


Minerali

Di integratori per dimagrire si è già parlato abbondantemente, così come di supplementazione di calcio, mentre un altro minerale indispensabile per la vita è il ferro. La sua supplementazione è consigliata a qualunque donna in gravidanza, vista la difficoltà a raggiungere il suo fabbisogno in questa fase della vita. È fondamentale per lo sviluppo neuronale del bambino e per mantenere intatta la memoria e le funzioni cognitive e neuronali nell'adulto e per permettere un corretto metabolismo delle cellule che "sostengono" i neuroni (microglia e oligodendrociti) e della mielinizzazione. Tuttavia un eccesso di ferro, è presente nelle persone con sclerosi multipla (malattia demielinizzante), insieme ad un'alterazione della sua omeostasi, quindi gli eccessi sono sempre da evitare.

Una disregolazione del metabolismo (legami con le proteine) del ferro (e di zinco e rame) è associata ad Alzheimer. Il ferro è un minerale che ossida il materiale biologico e quindi ne altera la funzione. Chi mangia molta carne rossa sembra quindi avere più probabilità di contrarre questa malattia (spesso legata in generale alla dieta occidentale), ma a mio avviso l'effetto negativo viene mitigato da una dieta ricca in antiossidanti (da cereali integrali, pesce, frutta e verdura), che riduce la perossidazione lipidica e protegge le nostre membrane cellulari. Un meccanismo simile lega carne, ferro e diabete.

La supplementazione di ferro aiuta la prestazione atletica nelle donne in età fertile.
Gli alimenti (solitamente cereali) fortificati in ferro o la sua integrazione sembrano ridurre il rischio di anemia, ma non hanno effetto su crescita, sviluppo motorio e cognitivo, suscettibilità alle infezioni. I suoi benefici nella sindrome dalle gambe senza riposo non appaiono certi.
Una carenza di ferro è presente spesso in chi ha insufficienza cardiaca, ma sembra più dovuta a un'alterazione del metabolismo che a una carenza alimentare, e nelle donne che tendono a perdere i capelli.
L'eccesso di ferro è proossidante e proinfiammatorio, sembra essere legato a tumori del colon, malattie cardiovascolari (in particolare in una variante genetica, potrebbe facilitare la formazione di coaguli), ridotta crescita dei bambini. Le prove che il rischio di artrite reumatoide sia legato all'eccesso di ferro sono limitate.

Aggiornamento 10/7/2015 

I latti formulati arricchiti in ferro potrebbero, secondo Nature, aumentare il rischio di malattie neurodegenerative.

Aggiornamento 10/10/2015 

Il ferro in gravidanza previene l'anemia ma non è chiaro se abbia un effetto positivo su feto e madre.

Aggiornamento 30/1/2017

Il ferro stimola la crescita di alcuni batteri che possono peggiorare le malattie renali e altre situazioni infiammatorie: è quindi consigliabile, oltre a ridurre le fonti, un miglioramento della flora intestinale.
Un interessante serie di articoli su carenza ed eccesso di ferro.

Aggiornamento 4/6/2017

Cosa mangiare e come prevenire la carenza di ferro
Aggiornamento 4/7/2017

Alcuni consigli per migliorare l'assorbimento di ferro: mangiare le fonti di questo minerale lontano dai latticini, da tè e caffè, cereali integrali e legumi.
Vitamine C e A aumentano invece l'assorbimento. La carenza di vitamina A può associarsi ad anemia.

Aggiornamento 5/8/2017

La carenza di ferro sembra associata con il pericolo cardiovascolare, e la sua integrazione potrebbe essere un semplice modo per prevenire infarti e ictus

Aggiornamento 29/9/2017
L'eccesso di ferro, evidenziabile con l'esame della ferritina (ed epcidina), è correlato a malattia cardiovascolare e diabete, questo perché funziona da proossidante e altera la funzionalità pancreatica.

Aggiornamento 13/1/2018

Il ferro negli anemici si assorbe meglio e dà meno effetti collaterali se dato a giorni alterni.

Aggiornamento 30/3/2018

L'eccesso di ferro, dovuto a supplementazione, può alterare la flora, fungere da fattore di crescita e infiammatorio.

Aggiornamento 3/5/2018

Interessanti notizie sul tipo di ferro da assumere da Debora Rasio

Aggiornamento 8/10/2018

La carenza di ferro può contribuire alla persistenza dei sintomi di ipotiroidismo nonostante la cura con ormoni (solitamente Eutirox).

Aggiornamento 3/12/2018

Da un post del dott. Giordano:
La scoperta dell'epcidina, un ormone, ha fornito il collegamento tra carenza di ferro e infiammazione concomitante.
Gli studi hanno dimostrato che l'allenamento a intensità moderata ha un effetto benefico sul metabolismo del ferro, mentre un esercizio faticoso può indurre un'infiammazione sistemica. La risposta infiammatoria è associata ad una sintesi potenziata di epcidina; questo ormone è coinvolto nella degradazione della ferroportina, e quindi impedisce la mobilizzazione del ferro dai suoi depositi cellulari (ad esempio nel fegato e nella milza) e interferisce con il suo assorbimento gastrointestinale. 
Se questo stato persiste, può influenzare negativamente i parametri degli eritrociti e alla fine portare all'anemia. 

Aggiornamento 16/2/2019

La supplementazione con ferro in gravidanza previene l'anemia e così riduce i rischi di eventi avversi, ma l'eccesso evidenziato da una ferritina alta aumenta il rischio di diabete gestazionale

Aggiornamento 5/3/2019

Attenzione agli integratori di ferro: possono favorire una selezione dei batteri patogeni e provocare irritazione e infiammazione intestinale

Aggiornamento 7/6/2019

La "sindrome delle gambe senza riposo" (e il sonno disturbato) potrebbe essere legata a presenza di SIBO (sovracrescita batterica intestinale) e alla conseguente carenza di ferro.

Aggiornamento 27/1/2020

Alcune specie batteriche (L. reuteri per esempio) "sequestrano" il ferro intestinale, e possono quindi essere utili nell'emocromatosi, viceversa possono essere dannosi nell'anemia

Aggiornamento 27/6/2020

La vitamina A migliora l'anemia da carenza di ferro

Nelle prossime settimane altre notizie!