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venerdì 12 agosto 2016

Quanto pesa il dolce


I recettori per il gusto dolce, contrariamente a quanto si pensa,  sono espressi in molti tessuti. Oltre che sulla lingua, in tutto il cavo orale, nell'intestino, nel fegato, nel cervello ecc. 
Non  si capisce  bene però il perché. Probabilmente chi ha maggiore predilezione per il dolce ha un vantaggio evolutivo perché riesce a mettere calorie da parte per i tempi di "magra".
Per ora sappiamo che nei topi che vengono modificati in modo da nascere senza questi recettori, anche se nutriti con una dieta fatta appositamente per ingrassare, rimangono magri. L'effetto di iperplasia del tessuto adiposo (aumento del numero delle cellule adipose) non sembra invece dovuto a questi recettori.

Questo può spiegare perché, senza aggiungere calorie, i dolcificanti sono associati ad aumento di peso. E perché in generale un uso smodato di alimenti dal gusto dolce faccia ingrassare.


https://www.facebook.com/trust.biologist/photos/a.138853472893936.27203.138846579561292/982703585175583/?type=3&theater
le ciambelle sono più sane dei cristalli di meth

Quello che ormai è certo è che questi recettori attivano il rilascio di insulina in quantità abnormi, e quindi l'accumulo di grassi, inibendo allo stesso tempo la loro ossidazione.
Si sta quindi pensando di intervenire farmacologicamente su questi recettori, ma ovviamente è molto più semplice evitare i dolci.
Nel nostro percorso evolutivo non ci siamo per niente adattati ai cibi moderni, e il risultato è che le persone che assumono questi cibi hanno maggiore probabilità di non essere sani.
Gli alimenti dolci, a parte frutta e miele, che i nostri antenati potevano assumere molto raramente, non esistono in natura.

E la frutta, che ha tanti zuccheri, almeno secondo il comune modo di pensare? Non esiste grande evidenza che faccia aumentare di peso, anzi. Forse per il fatto di essere associata a riduzione dell'infiammazione, ha fibre, minerali, vitamine ecc


http://www.quickmeme.com/meme/3pd5as

Aggiornamento 16/10/2016

La mela influenza minimamente, grazie ai suoi nutrienti, la glicemia, anche in chi abbia problemi metabolici.

Aggiornamento 22/10/2016

L'importanza dell'alimentazione nell'espressione delle proteine che regolano l'assorbimento di glucosio: il gusto dolce (anche da dolcificanti artificiali) lo aumenta nell'intestino, ma se ci sono anche i grassi , come nel classico pasto da fast food, incrementa esponenzialmente, determinando un picco glicemico e un rilascio di insulina abnorme.

Aggiornamento 2/11/2016

Un articolo di un'amica e collega sulla frutta.

Aggiornamento 12/11/2016

Gli zuccheri della frutta si confermano non legati all'aumento di peso nel bambino, al contrario ovviamente degli zuccheri raffinati.

Aggiornamento 12/1/2017


Perché il cibo occidentale è così attraente? Perché sovrastimola il sistema endocannabinoide, lo stesso attivato dalla marijuana. Non riusciamo quindi a dire di no al cibo che attiva gli stessi circuiti di ricompensa della droga, perdiamo il controllo e mangiamo senza avere sazietà alimenti ricchi di grasso e zuccheri ma privi di valore nutrizionale.

Aggiornamento 18/1/2017

Nel modello animale la dieta occidentale, ricca di zucchero e grassi saturi, provoca stress ossidativo e annulla i vantaggi ormonali che proteggono le arterie delle femmine di topo

Aggiornamento 30/1/2017

Un intero numero di una rivista scientifica dedicato agli effetti negativi dei dolcificanti artificiali, sull'aumento di peso e sul rischio di malattia

Aggiornamento 15/2/2017

Sia le bevande zuccherate che quelle dolcificate artificialmente sono associate a peggiori marker di rischio cardiovascolare. Le seconde perché alterano il microbiota e la percezione del gusto dolce peggiorando l'equilibrio glicemico

Aggiornamento 22/3/2017

Dal punto di vista evolutivo non siamo pronti per mangiare spesso cibo spazzatura, e questa è una delle cause dell'epidemia di obesità

Aggiornamento 24/3/2017


La nozione, finora aneddotica, che mangiare molto a cena, e in particolare carboidrati ad alto indice glicemico, avesse un impatto metabolicamente negativo, è stato finalmente dimostrata da un esperimento controllato.


Aggiornamento 30/4/2017

Sembra che la stevia, pur attivando i recettori del dolce, non aumenti la glicemia perché contemporaneamente attiva anche altri recettori, chiamati TRPM5, che attivano il rilascio di insulina dal pancreas
Aggiornamento 31/5/2017

I recettori TLR4, noti per mediare la risposta di resistenza insulinica, sono presenti anche nella lingua, dove aumentano la risposta edonica (di piacere) ai cibi con glutammato, grassi e zuccheri, favorendo l'aumento di peso nei topi.

Aggiornamento 23/7/2017

Abbinare una bibita dolce (a contenere zucchero che dolcificanti artificiali) a un pasto proteico (ma anche glucidico) costituisce una bomba metabolica perfetta per l'accumulo del grasso: infatti il ​​consumo di energia e in particolare di grassi scende, mentre aumentano l'appetito E la preferenza per il junkfood

Meglio mangiare poco dolce ogni tanto o rinunciarci? Rispondere  all'esperimento  della Università della Louisiana, il POUNDS Lost Study.
"Durante il trattamento di perdita di peso, la riduzione della frequenza di consumo di cibo spazzatura ha determinato la riduzione della voglia (desiderio) per tali alimenti.
Per ridurre il desiderio, i pazienti devono essere istruiti a diminuire la frequenza di questi alimenti, piuttosto che cercare di ridurre la quantità consumata.
Durante la perdita di peso e il mantenimento, gli individui con sovrappeso e obesità dovrebbero eliminare il cibo spazzatura dalla loro dieta, piuttosto che consumare piccole porzioni. Inoltre, durante una fase di dimagrimento, le associazioni dimostrano che se i desideri sono ridotti, si riduce anche il peso corporeo. Questi risultati supportano il modello di condizionamento delle voglie di cibo e indicano che la gente dovrebbe diminuire la frequenza di consumo di non salutari, se vogliono ridurre il desiderio di questi alimenti ".

Aggiornamento 27/7/2017

Il cibo spazzatura fa in modo che, a sua vista, spingono i neuroni della sazietà e si attivino quelli della fama. Per questo ci trasformiamo in zombie che non riescono a dire di no
Aggiornamento 31/7/2017

Anche una parità di calorie, una dieta amica dei nostri batteri intestinali e quindi ricca di fibre, tende ad ingrassare meno perché aumenta la diversità delle specie batteriche. La dieta con cibo spazzatura tende invece di ammazzare i batteri amici, è una specie di antibiotico.
Aggiornamento 8/8/2017
Basta una giornata di eccessi alimentari con cibo spazzatura per indurre un stato di insulino-resistenza che stimoli la deposizione di grasso piuttosto che la sua ossidazione. Anche in soggetti sani. Questo è probabilmente un meccanismo evolutivo che permetteva ai nostri antenati, sempre in penuria di cibo, di mettere da parte qualcosa per i periodi di magra.
Aggiornamento 18/9/2017

Qual è una delle maggiori cause di fallimento delle diete, soprattutto negli adolescenti? La food addiction, ossia la dipendenza da cibi spazzatura. Non si ottengono risultati se non si mette in conto una forte restrizione di alimenti che non hanno nulla di sano.
Aggiornamento 3/10/2017

Lo sport ad alta intensità protegge dai danni della cucina fastfood. Se non siete supersportivi siate quindi rigorosi
Aggiornamento 5/12/2017
Il sindaco di Londra vieta i fast-food vicino alle scuole
Aggiornamento 17/1/2018

L'alimentazione di tipo occidentale aumenta la reazione infiammatoria delle cellule immunitarie, aumentando così il rischio di tutte le malattie connesse con la condizione di infiammazione: diabete, aterosclerosi, malattie neurodegenerative  e autoimmuni."Il cibo non salutare sembra rendere le difese del corpo più aggressive a lungo termine"
È stato in pratica individuato un "sensore" del cibo fast food nelle cellule immunitarie.
"Questi risultati hanno quindi un'importanza sociale rilevante", spiega Latz, autore dello studio. "Le basi di una dieta sana devono diventare una parte dell'educazione molto più importante di quella attuale, solo così possiamo "immunizzare" i bambini in una fase precoce contro le tentazioni dell'industria alimentare. I bambini devono scegliere cosa mangiare ogni giorno, dovremmo consentire loro di prendere decisioni consapevoli riguardo alle loro abitudini alimentari ".
Aggiornamento 21/2/2018
L'indice e il carico glicemico sono spesso correlabili con lo stress ossidativo, soprattutto a causa del rapporto inverso tra i cibi con alti IG e CG e la ricchezza di nutrienti.

Aggiornamento 4/5/2018

Il cibo spazzatura allunga i tempi necessari per rimanere incinta. Una specie di anticoncezionale naturale
Aggiornamento 15/6/2018
In biologia spesso accade che 1 + 1 non faccia 2
I cibi che contengono sia grassi che carboidrati attivano maggiormente i circuiti della ricompensa (reward) e del piacere rispetto ai carboidrati o ai grassi assunti da soli. Le industrie ben conoscono questa situazione e per questo li inseriscono accoppiati nei loro prodotti.
"I nostri antenati cacciatori-raccoglitori mangiavano principalmente piante legnose e carne animale, hanno osservato i ricercatori. "In natura, i cibi ricchi di grassi e carboidrati sono molto rari e tendono ad avere fibre che rallentano il metabolismo", afferma Small. "Al contrario, è molto comune per gli alimenti trasformati avere alto contenuto di carboidrati e grassi."
Dopo l'addomesticamento di piante e animali e lo sviluppo della produzione di cereali e latticini circa 12.000 anni fa, aumentarono le opportunità di consumare grassi e carboidrati, ma i cibi industriali come le ciambelle, che possono contenere 11 grammi di grassi e 17 di carboidrati, esistono da solo 150 anni, non abbastanza a lungo per permetterci di sviluppare una nuova risposta cerebrale.
Gli scienziati ritengono che la nostra esperienza passata con le proprietà nutritive dei carboidrati stimoli il rilascio di dopamina nel cervello (si impara con l'esperienza) attraverso un segnale metabolico ancora sconosciuto. Questi tipi di segnali sembrano aiutare a regolare cosa e quanto mangiamo.
I ricercatori teorizzano che l'attivazione simultanea delle vie di segnalazione dei grassi e dei carboidrati attivi un effetto che la fisiologia umana non è in grado di gestire evolutivamente. Coerentemente con questo suggerimento, i roditori che hanno accesso solo ai grassi o ai carboidrati regolano il loro apporto calorico giornaliero totale e il peso corporeo. Ma dato l'accesso illimitato a grassi e carboidrati, prendono rapidamente peso".
Aggiornamento 30/6/2018

La glicemia alta provoca permeabilità intestinale e nelle altre mucose e altera la flora batterica. Una dieta con eccesso di carboidrati ha lo stesso effetto
Aggiornamento 12/9/2018
Un ulteriore studio conferma che in chi abbia problemi di glicemia può essere conveniente iniziare il pasto con la fonte proteica o ancora meglio con un'insalata. In questo modo si riducono le glicemie post prandiali e il rilascio di insulina
Aggiornamento 15/9/2018

A seconda della flora che abbiamo, il triptofano della dieta può diventare serotonina o indolo. Chi ha microbi produttori di indolo tende ad essere più dipendente dal cibo perché vengono attivate specifiche aree cerebrali
Aggiornamento 15/11/2018
Un post molto interessante di una collega sul gusto dolce e le verdure
Aggiornamento 3/6/2019
L'ingestione contemporanea di zuccheri e grassi aumenta i grassi nel sangue (lipemia) molto più dei grassi abbinati alle proteine. In particolare il fruttosio aumenta i trigliceridi plasmatici e la produzione endogena di grassi (acido palmitico).
Le fibre invece riducono la lipemia postprandiale. Ecco perché mangiare un frutto a fine pasto o un dolce ha un effetto ben diverso.
Aggiornamento 19/7/2019
La serotonina è il neurotrasmettitore/ormone che regola umore, sonno, percezione del dolore, dipendenza, ecc.
Per sintetizzare serotonina (e il suo derivato melatonina), abbiamo necessità di vitamine (B6, B9, C), minerali (ferro, calcio, zinco, magnesio) e ovviamente dell'aminoacido essenziale triptofano.
Quest'ultimo può essere degradato da una flora sbilanciata a chinurenina, composto che aumenta il rischio di disturbi psichiatrici e neurodegenerativi.
Se la vostra alimentazione è priva di questi nutrienti e nutre solo i batteri cattivi come potete lamentarvi se siete svogliati, depressi, insonni, fibromialgici, drogati di dolci ecc?
Aggiornamento 5/8/2019
Un dolcificante a basso indice glicemico composto da stevia, eritritolo e xilitolo non alza la glicemia in un piccolo gruppo di persone sane
Aggiornamento 31/8/2019

I topi obesi hanno minore risposta cerebrale al gusto, e questo li spinge a saziarsi di meno con lo stesso pasto rispetto ai magri e a mangiare di più
Aggiornamento 2/10/2019
In uno studio piccolo ma ben fatto dormire solo 5 ore per 4 notti altera il metabolismo energetico, aumentando la lipemia postprandiale e la risposta insulinica, favorendo il deposito dei grassi, aumentano la fame e l'infiammazione.
Aggiornamento 1/11/2019
Eliminare le bevande zuccherate in un ufficio per 10 mesi ha contribuito a ridurre la circonferenza addominale tra gli impiegati
Aggiornamento 10/11/2019
Secondo una posizione dell'Accademia dei Pediatri Americani non esistono prove a lungo termine sulla sicurezza dei dolcificanti artificiali nei bambini, sebbene non sia stata neanche dimostrata in maniera incontrovertibile pericolosità. Negli studi su animali non aiutano nella perdita di peso e possono creare problemi metabolici. Viene inoltre sottolineato che non sono chiaramente indicati in etichetta (almeno negli USA).
Aggiornamento 17/12/2019
Una nuova review riassume gli effetti dei dolcificanti artificiali. Continua ad essere evidenziato che possono favorire l'aumento di peso e non la perdita, inoltre "Non è chiaro se il consumo di dolcificanti artificiali (NNS) abbia un effetto sull'incidenza del diabete di tipo 2 o sul controllo glicemico anche se esistono prove che modifichino il microbiota, che interagiscano con i recettori del gusto dolce nella cavità orale e intestinale e che modifichino la secrezione di GLP-1, peptide YY, grelina e GIP, ormoni intestinali che possono influenzare la glicemia. In conclusione, sono necessari studi a lungo termine sul consumo di NNS per trarre una conclusione definitiva sul ruolo del loro consumo sul controllo glicemico".
Ogni 10% di cibo spazzatura in più consumato sale del 15% il rischio di diabete di tipo 2
Aggiornamento 20/3/2020
Si parla spesso del legame tra ingestione di carboidrati, in particolare fruttosio, e sintesi dei grassi endogena.
Il consumo di grandi quantità di fruttosio (esempio: bibita zuccherata) attiva la de novo lipogenesi (DNL, sintesi dei grassi) grazie all'acetato. "Un doppio meccanismo può spiegare il più alto potenziale lipogenico del fruttosio rispetto al glucosio, almeno nel contesto del consumo di zucchero ad alte dosi, in quanto l'intestino tenue assorbe rapidamente anche grandi carichi di glucosio, mentre il fruttosio raggiunge il microbiota intestinale, che genera acetato. Se ingerito più gradualmente, il fruttosio può stimolare la DNL in modo ACLY-dipendente (ATP citrato liasi dipendente, enzima attivato dai carboidrati, che genera acetilCoa, base di partenza per i grassi e il colesterolo). Tuttavia, anche l'acetato di altre fonti è facilmente disponibile per il fegato, il che rende ACLY disponibile per DNL anche quando il fruttosio viene gradualmente consumato. L'acetato è probabilmente insufficiente per innescare un aumento di DNL in assenza del segnale lipogenico derivato dallo zucchero. Pertanto, sarà importante definire come il fruttosio interagisce con fonti alimentari di acetato come etanolo e fibre fermentabili. I dati attuali mostrano un'interazione precedentemente non apprezzata tra la dieta, il microbioma intestinale e il metabolismo degli organi che contribuisce alla steatosi epatica indotta dal fruttosio." In pratica sembra che lo zucchero abbia un ruolo chiave per la sintesi endogena dei grassi (e il loro accumulo nel fegato).
Aggiornamento 21/5/2020
La cannella, alla dose di 2g per 3 mesi, riduce peso, massa grassa e circonferenza addominale, soprattutto nelle persone con BMI sopra i 30kg/m^2 e sotto i 50 anni. Migliora inoltre i parametri legati alla sindrome metabolica (glicemia, colesterolo, emoglobina glicata, trigliceridi), migliora la sensibilità insulinica, rallenta l'assorbimento intestinale di glucosio, modula il metabolismo glucidico, riducendo la gluconeogenesi e aumentando il glicogeno epatico. Inoltre si riduce l'assorbimento del chilomicroni (grassi) portando così alla riduzione della sintesi e della conservazione del grasso e al miglioramento delle misure antropometriche. Aumenta la tristetraprolina, una proteina con effetto antinfiammatorio. La revisione si conclude suggerendo il suo uso come integratore dimagrante nella gestione dell'obesità
Aggiornamento 22/5/2020
Le calorie sono tutte uguali? mentre questo può essere vero genericamente a livello di persone normali, non lo è sicuramente nel caso patologico. La steatosi epatica è una condizione di accumulo di grasso nel fegato, tessuto che normalmente ne ha in minima quantità. Non esistono trattamenti farmacologici approvati per questa condizione, tipica del sovrappeso e del diabete. La dieta chetogenica, così come la dieta lowcarb, migliorano questa condizione e possono così essere considerate alla stregua di un farmaco. "La convinzione comune che aumentare l'assunzione di grassi nella dieta porta inevitabilmente al fegato grasso e previene la perdita di massa grassa è stata recentemente smentita da un esperimento elegante, dimostrando che una dieta ad alto contenuto di grassi e normocalorica inibisce la de novo lipogenesis (sintesi dei grassi endogena) e induce l'ossidazione degli acidi grassi, portando a perdita di peso e riduzione del contenuto di grasso epatico". Al contrario, una dieta ipercalorica bilanciata (cioè sia con carboidrati che grassi) riduce l'ossidazione intraepatica dei grassi e aumenta la lipogenesi a partire principalmente dai carboidrati e non dai substrati lipidici, portando allo sviluppo della steatosi. Questi effetti sono dovuti principalmente ai livelli di insulina, spinti soprattutto dall'introduzione di carboidrati, che controllano l'ossidazione dei grassi, come ci insegnano al secondo anno di università.
Aggiornamento 28/5/2020
Nelle persone che hanno perso peso, l'alimentazione iperglucidica aumenta il rapporto insulina/glucagone rispetto a una dieta lowcarb. Questo rende l'energia del cibo meno disponibile, bloccando l'ossidazione dei grassi soprattutto nel periodo postprandiale, "indirizzando" i grassi all'accumulo piuttosto che alla fornitura di energia, in accordo col modello carboidrati-insulina del prof Ludwig
Aggiornamento 2/6/2020
Come la stimolazione dei recettori del gusto interferisce con la regolazione ipotalamica del peso corporeo, attraverso il nervo vago e gli ormoni gastrointestinali: chi ha maggiore sensibilità mangia meno perché si sazia prima. Questi sensori sono presenti non solo sulla lingua ma in tutto il tratto gastrointestinale
Aggiornamento 21/6/2020

Il meccanismo che lega insulina e vie anaboliche nel tessuto adiposo, tra cui immagazzinamento dei grassi sotto forma di trigliceridi
Aggiornamento 28/6/2020
Consumare Gymnema sylvestre, una pianta della tradizione ayurvedica, riduce il desiderio di zucchero e dolci, aumentando la soddisfazione che si ottiene da tali alimenti. Questo accade grazie alla "soppressione selettiva delle risposte gustative ai composti dolci senza influire sulla percezione di altri elementi gustativi", per cui ci si accontenta di porzioni inferiori.
Aggiornamento 4/7/2020
Il fruttosio quando arriva al fegato stimola la lipogenesi, ossia la produzione di grassi a partire da altre molecole (solitamente metaboliti dei carboidrati). Questo non succede se le quantità di fruttosio sono piccole, perché l'intestino lo catabolizza e gli impedisce di arrivare al fegato. Se invece le quantità sono alte (dolci, zucchero, bibite zuccherate) si supera la capacità di "scudo" dell'intestino. E così le calorie vengono più facilmente immagazzinate Nell'uomo sano questa via metabolica è poco attiva, ma in una persona con steatosi il grasso endogeno epatico può essere fino al 38%. Anche l'infiammazione intestinale (colite) può ridurre la funzione di scudo. Non a caso MICI, diabete e steatosi vanno spesso a mano presa, e per queste persone evitare il fruttosio industriale è d'obbligo. Nonostante contenga fruttosio, la frutta sembra essere salutare, probabilmente perché il suo contenuto di fibre rallenta l'assorbimento del fruttosio. Una teoria simile è stata formulata dal prof Dioguardi per l'aminoacido glutammina.


Aggiornamento 23/9/2020

Senza variare calorie e percentuali di macronutrienti, in persone obese, in una dieta in cui si aumentano le bibite gassate come fonte di carboidrati vi è una spesa energetica inferiore di 136 kcal al giorno. Questo indica un effetto negativo di rallentamento del metabolismo, che si tradurrebbe in un aumento di peso di 7 kg all'anno

Aggiornamento 6/12/2020

Che effetto hanno le diete lowcarb sulla spesa energetica? Sempre sottolineando che non siamo tutti uguali, nelle prime 2 settimane e mezzo vi è una riduzione della spesa energetica, dopodiché un aumento di 50kcal al giorno ogni 10% di calorie totali in meno da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo per cui la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando (se non per altri fattori) gran parte dell'aumento dell'apporto energetico ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità"

Aggiornamento 14/2/2021

Perché lo zucchero è tossico? Lo spiega il prof Robert Lustig MD, medico americano.
A parità di calorie, gli altri nutrienti non provocano i danni dello zucchero, ma il suo effetto tossico su cervello e fegato è paragonabile a quello dell'alcol, anche perché dà dipendenza.
L'ingestione di fruttosio industriale disturba il metabolismo epatico, favorendo la lipogenesi e la formazione di trigliceridi che si accumulano nel fegato o vengono immessi nella circolazione favorendo le malattie cardiovascolari.
Il fruttosio è particolarmente soggetto alla reazione di Maillard, che provoca la liberazione di radicali liberi ossidanti e infiammatori. La sua metabolizzazione comporta la formazione di metilgliossale, composto tossico per il fegato.
Sebbene le industrie alimentari cerchino di discolparsi, addossando alla mancanza di volontà individuale la responsabilità, in maniera simile all'industria del tabacco, è ormai evidente il legame tra consumo di zucchero ed eccesso di peso nella popolazione, nonché diabete, indipendentemente dalle calorie consumate. Questo legame colpisce soprattutto i più poveri, e cercare di puntare sull'educazione e sulla responsabilità personale non ha portato ha risultati, cosa che invece ha fatto la tassa sugli zuccheri aggiunti o togliere gli incentivi alla sua produzione.
Al mondo muoiono 184 mila persone all'anno per le bibite zuccherate. Lo zucchero non è un cibo, ma un additivo, che non è necessario per le reazioni biochimiche del corpo.
"L'argomento a favore dell'intervento sociale nelle malattie non trasmissibili è mancato perché l'industria alimentare ha convinto il pubblico che "una caloria è una caloria", che gli zuccheri sono solo "calorie vuote" e che la "responsabilità personale" è la risposta. Sebbene siano necessari sforzi educativi pubblici per mettere in guardia sui rischi di un consumo cronico eccessivo di zucchero, non possono essere sufficienti, come si è visto per ogni altra sostanza edonica.
In questo articolo, ho fornito prove che: (1) lo zucchero crea dipendenza e tossicità non correlate alle calorie; (2) la riduzione dello zucchero conferisce benefici alla salute e alla società; (3) lo zucchero aggiunto e, per inferenza, il cibo ultraprocessato, soddisfa i criteri per la regolamentazione; (4) la riduzione dello zucchero non è solo possibile, ma necessaria per salvare la salute e l'assistenza sanitaria, e (5) gli interventi della società per ridurre il consumo di alimenti trasformati contenenti zuccheri aggiunti sono realizzabili e necessari. Tali interventi (amministrativi, legislativi, giudiziari) saranno probabilmente geograficamente, politicamente e culturalmente specifici; e alcuni interventi politici non funzioneranno in determinate sedi".

Aggiornamento 20/2/2021

Aumentare del 10% al giorno il cibo processato si stima che possa portare a:

■ aumento del 9% del grasso viscerale e del grasso totale
■ aumento del 5% del rapporto grasso viscerale/grasso femorale

Aggiornamento 12/3/2021

Secondo una metanalisi, le diete lowcarb nelle prime 2 settimane riducono la spesa energetica, e successivamente si hanno degli adattamenti fisiologici per cui il dispendio energetico aumenta di 50 Kcal ogni 10% di riduzione di calorie da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo in base al quale la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico (prodotto matematico dell'indice glicemico e della quantità di carboidrati) sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando parte dell'aumento dell'apporto energetico (negli ultimi anni) ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità". Si sottolinea come sempre il possibile effetto individuale: "In considerazione della complessità dei meccanismi fisiologici e della variabilità interindividuale nella risposta, potenzialmente correlata a fattori comportamentali o fattori biologici come la secrezione di insulina, saranno necessari studi di alta qualità con disegni diversi per chiarire ulteriormente come i macronutrienti influenzano il metabolismo energetico e l'accumulo di grasso, con attenzione a sottogruppi potenzialmente suscettibili e tradurre i risultati in interventi clinici e messaggi di salute pubblica"

Aggiornamento 15/3/2021

80 grammi al giorno di fruttosio o di saccarosio (zucchero da tavola), ma non di glucosio, aumentano la lipogenesi epatica (produzione di grassi nel fegato), senza eccesso calorico.
"L'aumento dell'attività lipogenica epatica può promuovere perturbazioni metaboliche a lungo termine".

Aggiornamento 29/3/2021

Secondo uno studio su circa 3000 persone seguite per 18 anni (parte dello studio Framingham), ogni porzione giornaliera di cibo processato aumenta il rischio cardiovascolare del 7% e la mortalità cardiovascolare del 9%.
"Diversi meccanismi biologici possono spiegare le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e CVD (Figura). Prove sperimentali suggeriscono che gli alimenti ultra-trasformati possono contribuire a un maggiore apporto energetico e aumento di peso, potenzialmente a causa della loro elevata densità di energia e basso potenziale saziante. Tuttavia, le associazioni tra l'assunzione di cibo ultra-elaborato e il rischio di CVD sono rimaste solide quando abbiamo controllato l'assunzione di energia totale, la circonferenza della vita e il BMI, suggerendo l'esistenza di ulteriori percorsi biologici. Gli alimenti ultra trasformati sono generalmente ricchi di grassi trans e sodio e poveri di potassio e fibre alimentari, caratteristiche legate alle CVD. L'eccessiva assunzione di zucchero da alimenti ultra elaborati, in particolare da bevande zuccherate, è associata a fattori di rischio CVD tra cui obesità, ipertensione e diabete di tipo 2. Il rischio di CVD associato agli alimenti ultra-elaborati può essere in parte attribuito al minor consumo di alimenti poco elaborati cardioprotettivi, come frutta, verdura, noci, pesce, cereali integrali e legumi. Tuttavia, l'aggiustamento per la qualità della dieta non ha alterato le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e i risultati nel presente studio. Oltre alla composizione dei nutrienti, la lavorazione industriale modifica la struttura fisica della matrice alimentare che può alterare la bioaccessibilità dei nutrienti, la cinetica di assorbimento e il profilo del microbiota intestinale. La grande quota di macronutrienti privati dei micronutrienti (acellulari) negli alimenti ultra-elaborati e la conseguente elevata disponibilità di nutrienti nell'intestino tenue possono promuovere un microbiota intestinale infiammatorio associato a condizioni cardiometaboliche. Gli additivi negli alimenti ultra trasformati, compresi i dolcificanti artificiali e gli emulsionanti, possono alterare l'integrità del microbiota intestinale, promuovendo uno stato proinfiammatorio e una disregolazione metabolica. Il dolcificante ipocalorico sucralosio può anche ridurre la sensibilità all'insulina compromettendo i percorsi regolatori tra intestino e cervello. Altri additivi negli alimenti ultra-elaborati, come i sali di fosfato inorganici, possono promuovere la calcificazione arteriosa, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".

Aggiornamento 15/4/2021

La quantità di carboidrati nella dieta induce effetti potenzialmente clinicamente rilevanti sull'attività nelle regioni del cervello coinvolte nell'equilibrio energetico, nella ricompensa e nella dipendenza. In contesti non sperimentali, una maggiore attivazione dei segnali di ricompensa potrebbe stimolare l'assunzione di cibo "edonico", propagando cicli di eccesso di cibo che potrebbero impedire il mantenimento della perdita di peso a lungo termine. Questi risultati sollevano la possibilità che l'assunzione cronica di carboidrati stimoli le vie della ricompensa in una certa misura analogamente alle droghe d'abuso, suscitando comportamenti e risposte neurobiologiche che possono manifestarsi come "dipendenza da cibo". L'insulina gioca un ruolo importante nella stimolazione dei centri cerebrali, e per questo una dieta low-carb potrebbe ridurre questa dipendenza e favorire il mantenimento del peso perso.

Aggiornamento 16/9/2021

Una nuova puntata del modello insulina-carboidrati del prof. Ludwig.
"In contrasto con il modello del bilancio energetico, il modello carboidrati-insulina fa un'affermazione coraggiosa: l'eccesso di cibo non è la causa principale dell'obesità. Al contrario, il modello carboidrati-insulina attribuisce gran parte della colpa dell'attuale epidemia di obesità ai moderni modelli dietetici caratterizzati da un consumo eccessivo di alimenti ad alto carico glicemico: in particolare, carboidrati trasformati e rapidamente digeribili. Questi alimenti causano risposte ormonali che modificano radicalmente il nostro metabolismo, determinando l'accumulo di grasso, l'aumento di peso e l'obesità.
Quando mangiamo carboidrati raffinati, il corpo aumenta la secrezione di insulina e sopprime la secrezione di glucagone. Questo, a sua volta, segnala alle cellule adipose di immagazzinare più calorie, lasciando meno calorie disponibili per alimentare i muscoli e altri tessuti metabolicamente attivi. Il cervello percepisce che il corpo non riceve abbastanza energia, il che, a sua volta, porta a sensazioni di fame. Inoltre, il metabolismo può rallentare nel tentativo del corpo di risparmiare carburante. Pertanto, tendiamo a rimanere affamati, anche se continuiamo ad aumentare il grasso in eccesso.
Per comprendere l'epidemia di obesità, dobbiamo considerare non solo quanto stiamo mangiando, ma anche come i cibi che mangiamo influenzano i nostri ormoni e il nostro metabolismo. Con la sua affermazione che tutte le calorie sono uguali per il corpo, il modello del bilancio energetico manca questo pezzo fondamentale del puzzle.
L'adozione del modello carboidrati-insulina rispetto al modello del bilancio energetico ha implicazioni radicali per la gestione del peso e il trattamento dell'obesità. Piuttosto che spingere le persone a mangiare semplicemente di meno, una strategia che di solito non funziona a lungo termine, il modello carboidrati-insulina suggerisce un altro percorso che si concentra maggiormente su ciò che mangiamo. Secondo il Dr. Ludwig, "ridurre il consumo dei carboidrati rapidamente digeribili che hanno inondato l'approvvigionamento alimentare durante l'era della dieta lowfat riduce la spinta sottostante a immagazzinare il grasso corporeo. Di conseguenza, le persone possono perdere peso con meno fame e fatica".
Chi ha ragione allora?
È probabile che entrambi la abbiano, nel senso che, dal punto di vista termodinamico, l'aumento del grasso immagazzinato è sempre dato da un'introduzione calorica superiore a quella consumata, ma dal punto di vista biologico l'immagazzinamento è permesso solo da particolari situazioni ormonali che i carboidrati possono favorire, e l'uso di alimenti non trasformati supporta una maggiore sazietà e quindi una minore introduzione di calorie.

Aggiornamento 14/4/2022

L'insulina basale determina le dinamiche del dimagrimento. L'insulina è l'ormone principalmente coinvolto nell'immagazzinamento dei grassi, ma ha una certa influenza anche sul consumo energetico e chi ha insulina alta ha maggiore rischio di recupero del peso.
"I partecipanti con una maggiore secrezione di insulina hanno perso meno peso come massa grassa, hanno perso più peso come massa magra e avevano una maggiore adiposità centrale rispetto a quelli con una minore secrezione di insulina. Allo stesso modo, i cambiamenti avversi della composizione corporea sono stati previsti da una maggiore resistenza all'insulina ai livelli basali. Questi risultati suggeriscono che le differenze nelle dinamiche dell'insulina possono influenzare la partizione del substrato metabolico e l'ossidazione dei grassi durante la restrizione energetica, con implicazioni per il successo a lungo termine del mantenimento della perdita di peso e della salute cronica.
L'eccessiva riduzione della massa magra durante la perdita di peso tende a diminuire il dispendio energetico, richiedendo una restrizione energetica sempre più severa per sostenere la perdita di peso in corso e un minore apporto energetico di mantenimento per prevenire il recupero del peso. Inoltre, la perdita di massa magra può stimolare meccanismi compensatori, incluso l'aumento della fame. Questi aspetti promuovono l'aumento di grasso corporeo".
La medicina di precisione ha quindi il compito di capire quali alimenti possono mantenere i livelli di insulina inferiori, solitamente proteine e alimenti con indice glicemico basso. Anche la dieta chetogenica può favorire un più favorevole utilizzo dei nutrienti massimizzando la lipolisi e salvaguardando il muscolo.

Aggiornamento 24/4/2022

Sebbene un ruolo causale tra le diete ad alto ad alto indice glicemico e l'aumento di insulina e l'aumento di peso non sia stabilito, alcune prove suggeriscono la possibilità. Per esempio in uno studio controllato l'aumentata secrezione di insulina conseguente all'introito di carboidrati riduce la respirazione mitocondriale e induce uno stato metabolico che favorirebbe la deposizione di grasso anziché la sua ossidazione, diminuendo la spesa energetica totale.
"Anche un piccolo spostamento nella partizione del substrato energetico dall'ossidazione allo stoccaggio, dell'ordine di 1 g di grasso corporeo al giorno, potrebbe avere un impatto importante sulla predisposizione all'obesità a lungo termine. Però non possiamo attribuire definitivamente gli effetti osservati alla riduzione dell'insulina in sé, poiché altri aspetti della dieta (ad esempio, profilo degli acidi grassi) o influenze indirette (ad esempio, il microbioma) possono essere coinvolti nei meccanicismi".

Aggiornamento 9/10/2022


La dieta occidentale modula il microbiota e il sistema immunitario in modo da favorire l'aumento di peso.
In particolare lo zucchero favorisce la crescita del batterio Faecalibaculum rodentium, che blocca particolari cellule immunitarie, le Th17.
Le cellule Th17 indotte dal microbiota proteggono dall'obesità indotta dalla dieta e dalle malattie metaboliche come il diabete.
Lo zucchero riduce le cellule Th17 commensali e aumenta il rischio di malattie metaboliche e obesità, perché senza queste cellule vengono assorbiti maggiormente i grassi della dieta.
"Le cellule Th17 potrebbero aiutare a prevenire l'aumento di peso e le malattie metaboliche. Gli studiosi hanno scoperto che, normalmente, le cellule Th17 aiutano a rallentare l'assorbimento di alcuni grassi alimentari nelle cellule intestinali e riducono l'infiammazione nell'intestino. Senza le cellule Th17, l'assorbimento dei grassi e l'infiammazione intestinale sono aumentati.
Il nostro lavoro descrive un'intricata rete di interazioni tra componenti alimentari, microbiota e cellule immunitarie intestinali che regolano condizioni metaboliche come l'obesità indotta dalla dieta, sindrome metabolica e diabete. I nostri risultati suggeriscono anche che gli effetti degli interventi dietetici e immunitari sulle condizioni metaboliche non sono universali. I futuri approcci terapeutici della medicina di precisione dovrebbero tenere conto delle variazioni individuali del microbiota che funziona come un immunomodulatore".

Aggiornamento 4/12/2022

La riduzione delle proteine può portare il corpo a desiderare maggiormente il cibo spazzatura, che nonostante non sia ricco di proteine, fornisce energia pronta e va a supplire la carenza. La necessità umana di proteine "spinge" il consumo eccessivo di grassi e carboidrati, dato che le proteine sono contenute "diluite" in questi alimenti. Gli autori chiamano questo meccanismo "leva proteica" e risulta supportato sia da studi RCT che da osservazioni nel mondo reale.
Nello studio l'introito energetico totale è inversamente proporzionale alla concentrazione proteica del pasto e queste calorie vengono in particolare dai cibi altamente palatabili.
Questo meccanismo può essere tra i responsabili dell'epidemia di obesità, in quanto favorisce nel complesso un bilancio energetico positivo e non fornisce una sufficiente quantità di proteine per sostenere la massa magra.

Gli autori dello studio sottolineano anche che le diete delle zone blu (quelle con la maggiore longevità e migliore salute generale) sono solitamente a contenuto proteico medio-basso, ma contemporaneamente a scarso contenuto di carboidrati a veloce assorbimento. In tale contesto la presenza di fibre contrasterebbe la fame indotta dal minor apporto proteico, favorendo in generale una migliore salute.

Aggiornamento 5/2/2023

Quali sono i fattori che determinano la sazietà in una dieta che non considera le calorie?
I ricercatori ne hanno individuato alcuni: le proprietà sensoriali che influenzano la velocità di ingestione, il contenuto proteico e la densità energetica. Una veloce ingestione un'alta densità energetica (più calorie a parità di volume ingerito) sono associate a maggior quantità di calorie ingerite, mentre le proteine sono associate a maggiore sazietà e meno calorie ingerite. In pratica gli alimenti industriali con date caratteristiche di consistenza, presenza di sale, carboidrati, zuccheri e grassi riducono la sazietà e ci portano ad assumere più calorie di quelle che servono non favorendo la sazietà e nel lungo termine facilitano l'aumento di peso. L'uso invece di alimenti non processati e un corretto quantitativo proteico favoriscono la sazietà e un corretto introito energetico.

Aggiornamento 14/6/2023

Secondo una ricerca lo stress combinato con cibo spazzatura crea cambiamenti nel cervello che spingono a mangiare di più, aumentano il desiderio per dolci e altri alimenti altamente appetibili e favorendo l'aumento di peso.
Durante le fasi di stress nel cervello si bloccano alcune aree che regolano la ricompensa (reward), ossia il piacere che si trae da qualcosa (in questo caso dal cibo). In pratica dopo aver mangiato la fame non si placa e si ha necessità di più cibo per soddisfare le aree della ricompensa.
"Lo stress prevale sulla risposta naturale del cervello alla sazietà, portando a segnali di ricompensa continui che promuovono il consumo di cibi più appetibili. Ciò si è verificato in una parte del cervello chiamata habenula laterale, che quando attivata di solito smorza questi segnali di ricompensa.
Abbiamo dimostrato che lo stress cronico, combinato con una dieta ipercalorica , può guidare un'assunzione di cibo sempre maggiore, nonché una preferenza per cibi dolci e altamente appetibili, favorendo così l' aumento di peso e l'obesità. Questa ricerca evidenzia quanto sia cruciale una dieta sana durante i periodi di stress”.
Uno dei mediatori è l'ormone NPY, implicato sia nello stress che nella regolazione della spesa energetica e della fame. Tuttavia nei topi stressati che seguivano una dieta priva di confort-food non vi era preferenza per i cibi dolci, mostrando che una dieta sana può proteggere da questi meccanismi.

Aggiornamento 24/11/2023


Gli AGEs si formano con la cottura ad alte temperature, in particolare quando proteine e carboidrati sono presenti contemporaneamente (reazione di Maillard).
I ricercatori hanno dimostrato nel modello animale che la presenza di AGEs aumenta l'appetito per i cibi che li contengono, quindi soprattutto prodotti da forno, dolci e simili.
Questo succede perché alcuni geni favoriscono la dipendenza in modo da farci accumulare grasso da utilizzare nei periodi di carestia. In particolare la mutazione di un gene chiamato glod-4, implicato nella detossificazione, aumenta la dipendenza da AGEs.
Gli AGEs causano infiammazione e stress ossidativo che inducono danno alle arterie, ipertensione, malattie renali, cancro e problemi neurologici. La capacità di detossificare queste sostanze si riduce con l'età e favoriscono l'invecchiamento.
"Ci sono cose semplici che chiunque può fare per ridurre il carico di AGEs nel proprio corpo, ha affermato Kapahi, tra cui mangiare cereali integrali (la fibra aiuta a mantenere stabili i livelli di glucosio), cucinare con calore umido anziché secco (ad esempio, cuocere al vapore anziché friggere o grigliare) e l'aggiunta di acido durante la cottura dei cibi che rallenta la reazione che porta alla formazione di AGEs, per esempio il succo di limone".

Aggiornamento 13/1/2024

Nel modello animale gli emulsionanti come polisorbato 80 e poliricinoleato di poliglicerolo aumentano l'infiammazione intestinale favorendo la permeabilità, ma senza modificare il microbiota. La somministrazione, se abbinata a una dieta ricca in grassi, aumenta il grasso corporeo, epatico e plasmatico.
"I nostri risultati sui topi suggeriscono che la sindrome metabolica e l’obesità potrebbero essere guidate da additivi alimentari e altri fattori che possono promuovere l’infiammazione intestinale".

Aggiornamento 18/1/2024

I succhi di frutta al 100% sono associati ad aumento di peso nei bambini. L'associazione appare in parte essere mediata dall'eccesso calorico. "Un potenziale meccanismo che collega il succo 100% frutta all'aumento di peso è il consumo di calorie liquide, che ha dimostrato di comportare un maggiore aumento di peso rispetto all'ingestione di calorie solide. Rispetto alla frutta intera, il succo 100% frutta contiene meno fibra alimentare, che porta al rapido assorbimento del fruttosio nel fegato. Se consumato in eccesso, ciò può portare alla lipogenesi epatica de novo, alla produzione di lipoproteine ​​a densità molto bassa e trigliceridi".
Le conclusioni dello studio concordano con le indicazioni attuali di non consumare quotidianamente questi prodotti ma preferire la frutta intera.
Curiosamente è possibile individuare un trend a seconda del tipo di frutta, con un possibile supporto dei cosiddetti "superfoods". "I succhi di melagrana, frutti di bosco (goji, crespino, mirtillo e ribes) e amarena tendevano alla perdita di peso, mentre i succhi di mela, agrumi e uva tendevano ad un aumento di peso".

Aggiornamento 21/3/2024

I livelli alti di insulina, sia a digiuno che postprandiali, possono essere associati al rischio cardiovascolare e alla malattia metabolica. Questo avviene aumentando infiammazione, disfunzione endoteliale e aggregazione piastrinica.

Aggiornamento 6/12/2024

Come interagiscono i diversi macronutrienti (proteine, grassi, carboidrati) nei confronti del peso? Ossia hanno un effetto diverso sul peso o contano solo le calorie?

Esistono diversi modelli che spiegano il cambiamento di composizione corporea (ingrassare o dimagrire, aumentare o diminuire muscolo) e sono tutti validi con delle limitazioni. Il più semplice e comunemente accettato è quello del bilancio energetico, che ha comunque dei limiti nello spiegare le variazioni del contenuto lipidico delle cellule in termini meccanicistici.
"Quattro principali modelli di obesità sono discussi in letteratura. Questi includono il modello insulina- carboidrati (CIM), il modello del bilancio energetico (EBM), l’ipotesi di sopravvivenza del fruttosio (FSH) e l’ipotesi della leva proteica (PLH). Secondo il CIM, i carboidrati ad alto indice glicemico inducono l’obesità stimolando fortemente e rapidamente la secrezione di insulina. L’insulina sposta l’equilibrio della ripartizione del carburante verso l’immagazzinamento dei lipidi e l’assorbimento del glucosio stimolato dall’insulina crea uno stato di fame interna che guida l’apporto calorico eccessivo. L’EBM suggerisce che gli alimenti iperappetibili e densi di energia facilitano il consumo eccessivo di calorie compromettendo la capacità del cervello di regolare l’apporto calorico. Ciò porta ad un bilancio energetico positivo e ad un aumento del peso corporeo e delle adiposità. L’FSH presuppone che un elevato apporto di zuccheri calorici contenenti fruttosio (principalmente saccarosio e sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio [HFCS]) induca l’obesità mediante de novo lipogenesi indotta dal fruttosio, disfunzione mitocondriale e resistenza alla leptina nel cervello. Il PLH considera la diluizione delle proteine ​​nei moderni sistemi alimentari industrializzati da parte di grassi e zuccheri come la principale causa di obesità. L’apporto calorico aumenta con diete ricche di alimenti poveri di proteine ​​per raggiungere l’obiettivo di apporto proteico, e questo porta ad un aumento di peso e ad un aumento della massa grassa".
Per quanto mi riguarda i modelli hanno punti di forza e punti deboli, ma, soprattutto in persone con metabolismo compromesso, possono valere tutti e 4 senza per forza escludersi.
Il CIM parla inoltre di un difetto nel "partizionamento dei nutrienti", ossia l'elevato rapporto tra insulina e glucagone fa in modo che si ossidino meno grassi e questi vengano più che altro depositati.
L'ultimo modello, PLH, sembra suggerire che le proteine possono favorire il mantenimento del peso corporeo, ma è stato osservato un paradosso per cui alcune popolazioni che hanno maggior introito di carboidrati possono anche avere maggiore adiposità, ma comunque hanno maggiore aspettativa di vita. Il paradosso potrebbe anche essere legato alla qualità delle fonti di carboidrati e non è ancora stato risolto. Gli studi sui topi mostrano infatti che i benefici metabolici si hanno quando tra le fonti di carboidrati è compreso l'amido resistente, mentre la presenza di HFCS e glucosio altera il metabolismo.
Per quanto riguarda i grassi, sembrano essere meno "ingrassogeni" dei carboidrati semplici, a parità di calorie, ma aumentarli favorisce la resistenza insulinica, indipendentemente dalla fonte (grassi saturi o oli vegetali).
Un'altra osservazione che possiamo fare è che la riduzione di alcuni aminoacidi essenziali o semiessenziali come triptofano, treonina, metionina e cisteina aumenta l'apporto calorico (favorisce l'appetito), quindi la loro introduzione è importante per limitare l'apporto calorico.

Concludendo, "sia le diete con molti grassi o con molti carboidrati, ma con poche proteine, sembrano favorire l'aumento di adiposità, in particolare se presentano carboidrati semplici. A livelli fissi di apporto energetico, i carboidrati hanno un potenziale obesogeno maggiore rispetto ad altri macronutrienti, e questo è più evidente per la miscela 1:1 di glucosio e fruttosio. Le diete con un contenuto proteico più elevato sono associate a un ridotto apporto calorico e adiposità, ma sono generalmente dannose per la salute e la longevità nella metà e nella prima parte della vita, se non come mezzo per mitigare gli effetti deleteri degli zuccheri semplici limitando l’assunzione di cibo. Nel contesto di diete a medio contenuto proteico, un’elevata assunzione di zuccheri e un’elevata assunzione di grassi potrebbero entrambi indurre un aumento di massa grassa, ma esistono differenze nel loro impatto sull’omeostasi del glucosio e sulla segnalazione dei nutrienti nel fegato."
L'argomento è tutt'altro che chiuso e ulteriori studi sono necessari per chiarire molti aspetti.