Un approfondimento sulla dieta mediterranea (Med Diet), da un articolo di revisione pubblicato sul giornale dei cardiologi americani.
Questo perché molti pensano che la dieta mediterranea significhi mangiare pizza (derivata dai cereali) con mozzarella (latticino) e sugo (derivato dal pomodoro).
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Esistono diverse idee su cosa sia veramente la dieta mediterranea (alcuni studiosi ne hanno individuato 34 definizioni diverse) e diversi "score" per valutarne l'aderenza.
In generale si ritiene che la dieta composta prevalentemente da cibo di origine vegetale non processato, con moderate quantità di alimenti di origine animale, la descriva meglio rispetto all'indicazione di singoli nutrienti o alimenti.
"La Dieta Med è definita come un modello alimentare tradizionale riscontato tra le popolazioni che vivevano nel bacino del Mediterraneo durante gli anni '50 e '60 del XX secolo, ma, sfortunatamente, non oggi.
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Le caratteristiche principali della dieta a quei tempi erano un basso consumo di carne e prodotti a base di carne, con un bassissimo consumo di carne rossa (manzo, maiale e agnello erano riservati solo per le occasioni speciali), consumo molto basso o nullo di carni lavorate, burro, gelati o altri prodotti caseari grassi (solo latticini fermentati, formaggio e yogurt venivano consumati in quantità moderate). Presentava un profilo relativamente ricco di grassi a causa dell'abbondante consumo di olio d'oliva, unitamente a un elevato consumo di verdure, frutta, noci, legumi e cereali minimamente lavorati, coltivati localmente (principalmente non raffinati). Un'importante fonte di proteine era rappresentata da un consumo moderato di pesce e frutti di mare, variabile a seconda della vicinanza al mare".
L'olio extravergine di oliva (EVOO) ha un posto primario nella Med, insieme al vino rosso. "Le proprietà antiaterogeniche postulate dell'olio d'oliva sono state presumibilmente attribuite al suo alto contenuto di grassi monoinsaturi (MUFA; acido oleico) e alcune indagini più recenti suggeriscono anche che i polifenoli bioattivi, presenti solo nell'EVOO, ma non negli oli d'oliva raffinati, può contribuire a queste azioni cardioprotettive.
L'EVOO è il prodotto della prima spremitura del frutto dell'oliva matura e contiene molti antiossidanti (polifenoli, tocoferoli e fitosteroli). Si ritiene che oli di qualità inferiore (oli d'oliva raffinati o comuni) siano privi della maggior parte di queste sostanze antiossidanti e antinfiammatorie, perché sono ottenuti con procedure fisiche e chimiche che mantengono il grasso ma portano alla perdita della maggior parte degli elementi bioattivi".
Esistono alcuni dubbi sulla validità di questa dieta e soprattutto su quali alimenti la rappresentano. Alcuni pensano che ci siano interessi economici dietro (lobby dell'EVOO), ma la maggior parte degli studi non sono finanziati dall'industria. Alcuni includono i cereali raffinati e i derivati, ma si è ormai evidenziato l'effetto deleterio di questi alimenti, quindi non vanno inclusi nella dieta originale.
L'alcol si dovrebbe escludere in quanto nutriente non salutare, ma lo si continua a tollerare in modiche quantità. I latticini sono considerati bene da alcuni (in particolare se fermentati) e visti in maniera negativa da altri. Patate e uova rappresentano un altro punto di equivoco, non assimilabili ai cereali le prime e affiancate alla carne le seconde.
I più famosi trial (Lyon, Predimed, Indo-Mediterranean, ecc) ma anche le revisioni sistematiche sono state a vario titolo accusate di bias (errori), interpretazione errata ed eterogeneità dei dati, scarsa qualità, ecc, tuttavia hanno nel complesso buona evidenza e credibilità, e le poche differenze nelle diete proposte hanno nel complesso poca influenza sulla salute cardiovascolare.
La cosa più importante è che i criteri di causalità (detti di Hill), che stabiliscono se 2 eventi (uso della dieta mediterranea e riduzione della mortalità) sono collegati o casuali, sono rispettati: criterio temporale, forza dell'associazione (-30% di rischio), gradiente dose-risposta (più la si segue e più scende il rischio), consistenza (molti lavori pubblicati), plausibilità biologica (la riduzione della mortalità è causata dalla ricchezza in nutrienti della dieta, in particolare polifenoli), specificità (bassa in realtà, perché gli effetti sono molteplici, cardiovascolari, antitumorali ecc), coerenza (le conoscenze sulle malattie cardiovascolari si intersecano con quelle sulla dieta), evidenza sperimentale (anche gli RCT dimostrano efficacia), analogia (diete simili come la DASH hanno effetti simili).
Tra gli effetti biologici quello antinfiammatorio, antipertensivo, antidiabetico, antiaterogeno, vengono ribaditi dagli studi meccanicistici e di intervento .
Negli studi metabolomici, la dieta Med è stata in grado di attenuare gli effetti cardiovascolari dannosi degli aminoacidi a catena ramificata, dei ceramidi, e dei metaboliti dannosi della via del triptofano-chinurenina. Molti altri studi meccanicistici sostengono che le quantità di polifenoli solitamente presenti nella dieta Med sono sufficienti a determinare cambiamenti sostanziali nelle vie metaboliche che svolgono un ruolo chiave nella salute cardiovascolare.
Conclude l'articolo con "Abbiamo dimostrato che esiste un corpus ampio, forte, plausibile e coerente di prove prospettiche disponibili per supportare i benefici della Med sulla salute cardiovascolare. Inoltre, nell'era della valutazione dei modelli alimentari generali, nessun altro modello dietetico ha subito una valutazione così ampia, ripetuta e internazionale dei suoi effetti cardiovascolari. La MedDiet ha superato con successo tutti i test necessari e si avvicina al gold standard per la salute cardiovascolare.
La MedDiet può essere adattata a diverse località geografiche adattandola a caratteristiche individuali come le preferenze alimentari e culturali e le condizioni di salute. La promozione della MedDiet richiede cambiamenti a livello di forniture alimentari, nei sistemi alimentari e nelle politiche di sanità pubblica per migliorare la qualità generale dell'alimentazione di individui, comunità e popolazioni".
Considerazione personale: va benissimo nella popolazione media e sana ma può essere variata, adattata ed eventualmente corretta in base alle condizioni di salute.
Aggiornamento 9/3/2019
Secondo l'ultimo studio prospettico che ha revisionato i dati su oltre mezzo milione di persone, la sostituzione isocalorica del 5% dell'energia degli SFA (grassi saturi) con i MUFA (monoinsaturi) vegetali è stata associata alla riduzione del 15%, 10%, 11% e 30% di mortalità totale, cardiovascolare (CVD), cancro e malattia respiratoria rispettivamente. La sostituzione isocalorica del 2% di SFA con acido linoleico è stata associata a mortalità totale inferiore (8%), CVD (6%), cancro (8%), malattia respiratoria (11%) e diabete mellito (9%).
L'assunzione di SFA, acidi grassi trans (TFA), MUFA di origine animale, acido α-linolenico (ALA, omega 3 a catena corta) e acido arachidonico (AA, omega 6 a catena lunga) è stata associata a mortalità più elevata. L'apporto dietetico di PUFA (grassi polinsaturi) marini omega-3 e la sostituzione di SFAs con MUFA di origine vegetale o acido linoleico (LA) sono stati associati a una mortalità totale inferiore da CVD e altre cause specifiche. L'effetto protettivo di LA non sembra valere nelle persone con malattia cardiovascolare.
L'assunzione di AA è stata associata a mortalità totale, CVD, cancro e per malattia respiratoria più elevate. Sebbene sia un derivato di LA, l'assunzione di AA in eccesso può indurre effetti proinfiammatori e protrombotici, e quindi alla base di cambiamenti patofisiologici
Il rischio per la salute osservato con ALA può essere ascritto alla presenza di trans-ALA nel cibo, in particolare quello cotto. A causa della natura della sua struttura (molti doppi legami), l'ALA è da 12 a 15 volte più facilmente trasformabile in trans rispetto a LA e fino al 40% di ALA può essere presente come isomero trans.
"Questi risultati supportano le recenti linee guida dietetiche del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, che raccomandano di eliminare l'assunzione di TFA da alimenti trasformati come cibi fritti, cracker e margarina e di sostituire gli SFA (principalmente da carni rosse) con MUFA e PUFA (presenti negli oli vegetali). Inoltre, i nostri risultati suggeriscono che il consumo di MUFA da fonti vegetali e PUFA da alimenti ricchi di LA e di acidi grassi marini omega-3 dovrebbe essere incoraggiato per la salute generale e il controllo di varie malattie croniche".
Aggiornamento 10/3/2019
Passare da una dieta di tipo occidentale, ricca di grassi saturi e trans, sale e zuccheri ad una dieta di tipo mediterraneo migliora le performance sportive aerobiche in appena 4 giorni. Tra le cause probabili il miglioramento dei sistemi tampone, i nitrati organici, l'effetto antinfiammatorio e antiossidante
Aggiornamento 10/3/2019
L'olio extravergine d'oliva è uno dei cardini della dieta mediterranea.
I suoi effetti preventivi sono evidenti per quanto riguarda la protezione dalle malattie cardiovascolari e neurodegenerative, dal tumore al seno e dal diabete, e sono dovuti alla ricchezza in grassi monoinsaturi e alcuni antiossidanti come idrossitirosolo e oleuropeina. Il claim di protezione dall'ossidazione delle LDL è stato approvato dall'EFSA
I polifenoli di frutta e verdura agiscono sulle cellule adipose, in particolare sui recettori adrenergici, aumentando il consumo calorico, favorendo la trasformazione in tessuto adiposo bruno che consuma energia sotto forma di calore (termogenesi), la nascita di nuovi mitocondri, la lipolisi. Tutto questo in collaborazione con l'irisina
Aggiornamento 22/3/2019
Sovvenzionare economicamente il cibo salutare come frutta oleosa, pesce, cereali integrali, frutta e verdura avrebbe, negli USA, ottime ricadute in termini di salute con quasi 2 milioni di morti in meno e riduzione della spesa sanitaria, con risparmi per 40 miliardi di dollari.
Secondo la Cochrane gli effetti di prevenzione primaria e secondaria della dieta mediterranea sono sempre modesti e con scarsità di dati
Aggiornamento 5/4/2019
La dieta povera di nutrienti è ora il maggior fattore di rischio modificabile, più del fumo, secondo l'autorevole rivista
The Lancet. Non si tratta di mangiare meno, ma di mangiare meglio, frutta verdura e cereali integrali
"In sintesi, abbiamo scoperto che le cattive abitudini alimentari sono associate a una serie di malattie croniche e possono potenzialmente contribuire in maniera determinante alla mortalità in tutti i paesi del mondo. Questa constatazione sottolinea l'urgente necessità di sforzi globali coordinati per migliorare la qualità della dieta umana. Data la complessità dei comportamenti dietetici e l'ampia gamma di influenze sulla dieta, il miglioramento della dieta richiede la collaborazione attiva da più parti in tutto il sistema alimentare, insieme a politiche rivolte a più settori del sistema alimentare".
Sostituire la carne rossa con proteine vegetali porta ad un miglioramento del quadro lipidico.
"Chiedere 'La carne rossa è buona o cattiva?' è inutile ", ha detto Meir Stampfer, professore di epidemiologia e nutrizione e coautore dello studio. "Ci si deve chiedere: rispetto a cosa? " Se sostituisci gli hamburger con biscotti o patatine fritte, non diventi più sano, ma se sostituisci la carne rossa con fonti di proteine vegetali sane, come noci e fagioli, ottieni un beneficio per la salute", consigliando in sostanza una dieta mediterranea
Aggiornamento 29/5/2019
I polifenoli come il resveratrolo agiscono da prebiotici sulla flora, ossia stimolano la crescita di batteri buoni come Akkermansia, un batterio che spesso non si ritrova nell'intestino degli obesi e dei diabetici. "Gli studi con modelli animali hanno mostrato un ruolo causale per A. muciniphila nel proteggere la barriera intestinale, che è stato associato con l'aumento dello spessore del muco, l'omeostasi del glucosio migliorata e l'alleviamento dell'endotossemia metabolica.
Attraverso un effetto prebiotico, i polifenoli possono favorire la crescita di alcuni batteri, come l'Akkermansia muciniphila, migliorare la ricchezza e la diversità complessiva della comunità batterica e migliorare la difesa dagli agenti patogeni rinforzando l'omeostasi della barriera intestinale".
Il trapianto fecale da persone che consumano polifenoli aiuta a dimagrire e a migliorare il quadro metabolico.
Gli integratori probabilmente non funzionano allo stesso modo perché non contengono la complessità delle sostanze presenti in natura.
Aggiornamento 30/5/2019
Due grossi studi prospettici sono stati pubblicati oggi ed entrambi hanno evidenziato gli effetti negativi dei cibi industriali. In uno, il consumo di 4 porzioni di cibi industriali al giorno aumenta la mortalità del 62% e ogni porzione in più del 18%. Nell'altro ogni 10% di consumo di cibo industriale aumenta del 10% il rischio di malattia cardiovascolare, ipotizzando come cause "Vari fattori nella lavorazione, come la composizione nutrizionale del prodotto finale, gli additivi, i materiali di contatto e i contaminanti che si formano in cottura". Pur non potendo dimostrare causalità, i ricercatori concludono che i risultati devono essere tenuti in considerazione per raccomandare politiche che facilitino l'accesso a cibi freschi e non processati e scoraggino il consumo dei cibi processati.
Una mela al giorno toglie il medico di torno, 2 fanno anche meglio. Aumentano il numero di batteri buoni (bifidobatteri e lattobacilli) e riducono quelli cattivi e alcune tossine enteriche, come ammoniaca e solfuri, in adulti sani. La dieta mediterranea nominata la migliore al mondo per il 2019 da U.S. News & World Report.
Sostituire la carne rossa con alimenti proteici vegetali di buona qualità (legumi e frutta oleosa) migliora il quadro lipidico (colesterolo totale e LDL)
Uno studio italiano mostra come basti mangiare prodotti locali, freschi e senza additivi per 6 mesi per ridurre pressione e parametri metabolici legati al diabete come insulina, glicemia e grasso viscerale.
La dieta mediterranea si associa a ridotto rischio di "frailty" (fragilità), una condizione caratterizzata da perdita di peso, debolezza, esaurimento, lentezza e inattività fisica.
I flavonoidi, antiossidanti contenuti soprattutto in mele, mirtilli, broccoli, tè verde e arance, riducono la mortalità tumorale e cardiovascolare in maniera dose-dipendente. L'effetto è ancora maggiore nei fumatori e bevitori Aggiornamento 26/8/2019
Secondo una
metanalisi di studi controllati i cereali integrali non aiutano a dimagrire. Questo va a complicare il quadro, visto che sono normalmente consigliati nelle linee guida attuali. Probabilmente è vero che in certe persone va meglio una astinenza, almeno temporanea, dai carboidrati, ma in alcuni sappiamo bene come funzionano. Le condizioni dei trial poi sono sempre diverse dalla realtà. Inoltre è stata data una definizione bizzarra di "cereale integrale", che inseriva dal cereale a chicco ai biscotti integrali, che di integrale poco hanno
🤦♂️🤦♂️.
Aggiornamento 30/8/2019
In uno studio prospettico su 70 mila giapponesi, quelli che hanno consumato più proteine di origine vegetale hanno avuto minore mortalità totale e cardiovascolare. In particolare sostituire la carne rossa e processata con proteine vegetali ha ridotto la mortalità totale, cardiovascolare e tumorale. Aggiornamento 14/9/2019
Molti modelli animali confermano che ridurre i BCAA, e in particolare leucina, aumenta l'aspettativa di vita
Aggiornamento 23/9/2019
Sappiamo che le diete con alta percentuale di alimenti vegetali sono probabilmente le più sane, ma anche mangiare solo patatine fritte significa essere vegani, e questo di certo non è sufficiente a coprire i fabbisogni né a essere sani.
In un'analisi dei dati, Le diete a base vegetale, specialmente se ricche di cibi vegetali più sani, sono associate a un minor aumento di peso a intervalli di 4 anni. "Ciò supporta le attuali raccomandazioni per aumentare l'assunzione di alimenti vegetali sani e ridurre l'assunzione di alimenti vegetali e alimenti animali meno sani, per migliorare i risultati sulla salute".
I latticini sono sempre al centro delle polemiche sulla loro salubrità/nocività. Solitamente le ricerche danno risultati piuttosto neutri, ma se si analizzano da parte i latticini fermentati il loro effetto è diverso (migliore) di quello del latte.
Secondo D. Mozaffarian, famoso epidemiologo, "sulla base della scienza attuale, il consumo di latticini fa parte di una dieta sana e le assunzioni di yogurt contenente probiotici e prodotti lattiero-caseari fermentati come il formaggio dovrebbero essere particolarmente incoraggiate. Sulla base di poche prove empiriche che i prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi sono migliori per la salute e altre ricerche emergenti che suggeriscono potenziali benefici di alimenti ricchi di grassi da latte, la scelta tra i prodotti a basso contenuto di grassi rispetto ai latticini non sgrassati dovrebbe essere lasciata alle preferenze personali, in attesa di ulteriori ricerche. Tali raccomandazioni sono coerenti con una crescente attenzione e comprensione dell'importanza degli alimenti e dei modelli alimentari generali, piuttosto che di singoli nutrienti isolati" Infatti il professore invita a considerare "gli alimenti non come una semplice raccolta di singoli componenti, come grassi e calorie, ma matrici complesse che hanno conseguentemente effetti complessi sulla salute e sulle malattie. Le raccomandazioni basate sul contenuto calorico o grasso non tengono conto degli effetti complessi di diversi alimenti, indipendentemente dalle loro calorie, sui molteplici meccanismi del corpo per il controllo del peso corporeo, dal cervello al fegato, dal microbioma e dalle risposte ormonali e metaboliche. Questa crescente evidenza indica che diversi alimenti, a parità di calorie, hanno effetti diversi sul rischio di aumento di peso a lungo termine e sul successo nel mantenimento del peso".
Aggiornamento 25/9/2019
Nella popolazione portoricana, le donne che consumano quotidianamente il soffritto di aglio e cipolla hanno il 67% di rischio in meno di tumore al seno rispetto a quelle che non lo consumano.
Aderire a un modello dietetico sano ricco di verdure, frutta, legumi, noci, cereali integrali, pesce e latticini a basso contenuto di grassi e ridurre l'assunzione di carni rosse e processate, sodio e bevande zuccherate è associato a una ridotta incidenza di insufficienza renale e albuminuria.
Aggiornamento 5/10/2019
In questi giorni si discute molto su una linea guida emessa da un gruppo di ricercatori indipendenti secondo cui non vale la pena modificare il consumo di carne rossa e/o processata, perché tali modifiche avrebbero basso impatto sulla salute pubblica e le persone non avrebbero tanta voglia di farle. Secondo un documento di Harvard T.H. Chan School of Public Health queste raccomandazioni non sono il linea con l'evidenza scientifica attuale, sia per quanto riguarda la salute sia l'ambiente."Per migliorare sia la salute umana che la sostenibilità ambientale, è importante adottare modelli dietetici ricchi di cibi sani a base vegetale e relativamente bassi in carni rosse e trasformate". Lo stimato collega Maurizio Tommasini prova a fare un po' di chiarezza.
Mi segnala inoltre Renata Alleva che il principale autore non ha segnalato di esser stato dipendente dell'industria della carne. Un articolo in pieno conflitto d'interessi insomma.
Aggiornamento 7/10/2019
Quale dieta protegge dal rischio cardiovascolare nelle donne diabetiche? Secondo un'indagine dei cardiologi americani la dieta mediterranea e le sue simili (DASH, dieta ADA) sono protettive, mentre la paleodieta ha un impatto neutro.
Ridurre il cibo spazzatura e aumentare il cibo sano, aderendo ad un approccio mediterraneo riduce i sintomi di depressione in giovani adulti, in sole 3 settimane. Nessuna sorpresa per chi da tempo conosce gli effetti del junkfood sul cervello e la necessità di nutrienti che hanno i neuroni per funzionare correttamente.
Aggiornamento 21/10/2019
Le ultime linee guida congiunte di diabetologi e cardiologi europei consigliano una dieta mediterranea supplementata con olio d'oliva extravergine o frutta oleosa
Il mio nuovo post sulla medicina funzionale, di provata efficacia.
Aggiornamento 1/11/2019
Un commento ad un lavoro pubblicato da 2 cari colleghi. Pare che le donne con PCOS (ovaio policistico) mangino tendenzialmente peggio, con scarsa introduzione di alimenti nutrienti tipici della dieta mediterranea, e si muovano meno. Non lamentatevi della "genetica sfavorevole" se poi buttate benzina sul fuoco mangiando male e lasciando i segni sul divano. Chi ha questo problema dovrebbe esser più ligio alla dieta.
Aggiornamento 3/11/2019
Seguire la dieta mediterranea si associa a riduzione del grasso viscerale e pericardico, quelli associati maggiormente con il rischio cardiovascolare
Aggiornamento 21/11/2019
La dieta mediterranea è efficace nella steatosi epatica (NAFLD), in particolare "può migliorare le misure antropometriche, il profilo lipidico, i parametri glicemici, gli enzimi epatici e gli indici di gravità della NAFLD".
Una dieta salutare
può prevenire la perdita dell'udito tipica dell'invecchiamento
Aggiornamento 24/11/2019
I fitati, presenti in cereali integrali, legumi e frutta oleosa, sono visti da alcuni, in particolare chi promuove la paleodieta, come irritanti dell'intestino e chelanti dei metalli, ossia sostanze che impediscono l'assorbimento dei metalli. In realtà in questo studio promuovono miglioramenti metabolici (riduzione di AGEs ed emoglobina glicata) proprio bloccando l'effetto proossidante del ferro. Questo porta a pensare che l'effetto, sia positivo che negativo, sia estremamente soggettivo
Le diete tradizionali in giro per il mondo rimangono le più salutari e variare le abitudini è legato ad aumento del rischio di malattia
Aggiornamento 3/1/2020
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica debilitante e progressiva, in cui, tra le altre cose, i mitocondri non producono energia e portano alla morte del motoneurone, il principale responsabile dei movimenti muscolari volontari. Questo accade perché vi è perdita di controllo sullo stato ossidativo "con un'eccessiva generazione di radicali liberi ossidativi, accumulo di neurofilamenti ed eccitotossicità legata ad un aumento del glutammato (neurotrasmettitore), producendo una disfunzione della membrana mitocondriale", con presenza di forte stress ossidativo. "I corpi chetonici, forniti attraverso una dieta mediterranea arricchita con alimenti ricchi di trigliceridi a catena media e basso contenuto di carboidrati, potrebbero essere un'alternativa terapeutica per migliorare la patogenesi della SLA. Questi miglioramenti sono dovuti alla capacità neuroprotettiva di questi metaboliti e all'enorme potere antiossidante della dieta mediterranea dovuto principalmente ai polifenoli forniti da nutrienti come olio d'oliva, vino, noci o bacche".
L'olio d'oliva ha un effetto antinfiammatorio, in particolare su IL-6
Aggiornamento 5/1/2020
Secondo il modello dell'ormesi, un po' di stress è utile alle cellule, mentre oltre una certa soglia diventa deleterio.
Le sostanze chimiche naturali (𝓅𝒽𝓎𝓉ℴ𝒸𝒽ℯ𝓂𝒾𝒸𝒶𝓁𝓈) di frutta, verdura e funghi producono effetti benefici sulla salute e sulla longevità modulando le vie di resistenza allo stress in modo simile alla restrizione calorica, al digiuno intermittente e all'esercizio fisico. "I phytochemicals, che includono alcaloidi, polifenoli e terpenoidi, sono composti organici che non sono direttamente coinvolti nella crescita, nello sviluppo o nella riproduzione di piante o funghi e sono quindi classificati come metaboliti secondari. Molti degli effetti benefici di frutta e verdura sulle malattie croniche e sulla longevità nell'uomo sono stati attribuiti a specifici fitochimici presenti in questi alimenti. Ad esempio, un'elevata assunzione di polifenoli è associata a una ridotta mortalità complessiva nell'uomo".
Queste sostanze promuovono anche l'omeostasi intestinale migliorando l'integrità della barriera intestinale e la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) e modulando la composizione del microbiota intestinale (effetto prebiotico).
Le fonti comuni di sostanze fitochimiche includono non solo frutta, verdura e funghi, ma anche alimenti biologici e integratori alimentari.
Tra gli integratori che potrebbero aumentare la longevità, NAD+, spermidina e glucosammina.
L'uso di olio extravergine (50mL al giorno) migliora i parametri di infiammazione e i sintomi intestinali (gonfiore, costipazione, irregolarità) delle persone con colite ulcerosa, e può essere considerato una medicina complementare
Aggiornamento 23/1/2020
I polifenoli, i composti organici che spesso chiamiamo antiossidanti come resveratrolo, catechine del tè, acido ellagico ecc, nutrono il microbiota, consentendo il mantenimento dei giusti batteri (lattobacilli, bifidi, Akkermansia muciniphila, F. prausnitzii ecc) e riducono la presenza di batteri cattivi, ma soprattutto consentono la formazione di uno strato di muco che impedisce il passaggio nel sangue di LPS, metabolita batterico responsabile di infiammazione, diabete, steatosi epatica. Infatti "i soggetti obesi mostrano spesso un aumento dei batteri del phylum dei Firmicutes, che è associato ad un maggiore assorbimento di energia dal cibo e ad un aumento dell'infiammazione di basso grado", mentre "Akkermansia muciniphila, una specie aumentata dai polifenoli, è correlata all'aumento delle cellule L, la fonte di GLP-1 e GLP-2 (ormoni che abbassano la glicemia). A. muciniphila è anche inversamente collegato all'accumulo di grasso viscerale, alla dimensione degli adipociti nel tessuto adiposo sottocutaneo e ai livelli di glucosio nel plasma a digiuno nell'uomo obeso.
Aggiornamento 31/1/2020
Le linee guida 2019 dei cardiologi americani richiedono di minimizzare fonti di carboidrati raffinati, grassi trans, bibite, dolcificanti artificiali, carni rosse e lavorate e puntare su un pattern plant-based.
Secondo una revisione delle varie diete effettuata dai giovani della SINU, la dieta mediterranea appare la migliore per gli effetti cardiovascolari e antropometrici
"Le evidenze su dieta paleolitica, digiuno intermittente, dieta nordica, vegetariana e portfolio sono state classificate come deboli. Tra tutte le diete valutate, la dieta mediterranea ha avuto le evidenze più forti e coerenti di un effetto benefico sia sui parametri antropometrici che sui fattori di rischio cardiometabolico"
I polifenoli funzionano da prebiotici, sostanze in grado di favorire il microbiota, in particolare aumentando il numero di lattobacilli e bifidobatteri e riducendo i batteri potenzialmente patogeni come Clostridium perfrigens. L'effetto è dose-dipendente, e la dose suggerita è di 400mg al giorno.
Secondo una metanalisi degli studi prospettici, fatta su oltre 7 mila persone seguite per 13 anni, un più alto intake proteico aumenta la mortalità da tutte le cause, in particolare cardiovascolare. Se però aumentano le proteine di origine vegetale, essa su riduce. Queste conclusioni supportano le attuali linee guida secondo cui dovremmo aumentare gli alimenti vegetali e ridurre quelli di origine animale.
Il ferro emico, presente nella carne ma non nei vegetali, può promuovere il tumore al colon i diversi modi: stress ossidativo, infiammazione, alterazione del microbiota e proliferazione cellulare. Questo non significa che chi mangia carne avrà un tumore, né che chi non la assume non si ammala. Il rischio è trascurabile per chi ne assume in quantità da linee guida (una-due volte a settimana, e saltuariamente quella processata con nitriti), e viene sicuramente ridotto dall'alta assunzione di fibre e polifenoli, che controbilanciano l'effetto negativo sul microbiota. Raccomandazioni che in pochi seguono.
"La biogenesi mitocondriale viene attivata in risposta a stimoli ambientali, come restrizione calorica e consumo di polifenoli vegetali. La capacità dei polifenoli di produrre benefici clinici può essere dovuta, almeno in parte, a una relazione bidirezionale e complessa con il microbiota intestinale. I polifenoli alimentari possono influenzare la composizione del microbiota intestinale e i batteri intestinali metabolizzano i polifenoli in composti bioattivi che producono rilevanti effetti sulla salute"
La maggior parte delle diete (in questo caso sono state esaminate diete bilanciate, lowcarb e lowfat) porta a modesto dimagrimento e miglioramento di indici di rischio cardiovascolare (come l'ipertensione) nei primi 6 mesi, ma spesso questi positivi cambiamenti spariscono a 12 mesi. Quindi è il caso di focalizzarsi su cambiamenti duraturi più che su particolari regimi seguiti solo per breve tempo. "Sebbene sia scientificamente interessante esplorare le distribuzioni dei macronutrienti nelle diete, mangiamo cibi non nutrienti. Poiché le linee guida dietetiche nazionali non riescono a fare colpo sul pubblico, adottare un approccio basato sul cibo incoraggiare gli individui a consumare più verdure, legumi e cereali integrali e meno zucchero, sale e alcool appare un buon consiglio".
Si sa che un alto introito di polifenoli riduce il rischio cardiovascolare e di diabete, ma secondo la posizione ufficiale di 3 società scientifiche è bene assumerli da alimenti e non da supplementi e "la dieta mediterranea o altre diete a base vegetale possono rappresentare il gold standard per un'adeguata assunzione dietetica di polifenoli".
Aggiornamento 27/4/2020
Può la dieta aiutare nei confronti della perdita di capelli? Secondo una revisione degli studi ci sono indicazioni per un effetto preventivo e come terapia complementare. Una dieta mediterranea, con effetto antinfiammatorio, grazie ai suoi antiossidanti e polifenoli, protegge in particolare dall'alopecia androgenetica. I prodotti della soia grazie agli isoflavoni possono essere efficaci. Tra quelli da evitare, pesce ricco in mercurio, miglio e grano saraceno. Anche i prodotti confezionati, a causa del contenuto in BPA, possono essere dannosi. La dieta ipocalorica può promuovere la perdita di capelli.
L'olio di oliva non filtrato contiene dei peptidi con attività antipertensiva
Friggere con olio extravergine d'oliva non sembra associato ad aumento di malattie cardiovascolari né aumento di peso, e in generale anche gli oli vegetali, se non riutilizzati
Chi ha una corretta alimentazione, sul modello mediterraneo ad esempio, probabilmente risponde meglio all'infezione COVID19, perché ha un miglior bilanciamento del sistema immunitario. La dieta di tipo occidentale invece aumenta l'infiammazione e così il rischio di quella tempesta di citochine che è alla base dell'aggravamento della malattia. Le carenze più diffuse tra gli anziani, le persone più a rischio, sono calcio, vitamina C, vitamina D, folati e zinco, e fornire corrette dosi potrebbe migliorare la risposta. Anche omega 3 e altri derivati dei grassi sono importanti per bilanciare la risposta immunitaria così come le fibre che migliorano il microbiota.
Una dieta ricca di frutta e verdura, omega 3, antiossidanti può prevenire la perdita di udito
I fitati (acido fitico), contenuti in alcuni vegetali e in particolare nei cereali, vengono descritti da alcuni come antinutrienti, ossia sostanze capaci di ridurre la disponibilità dei nutrienti. Infatti riescono a legare alcuni metalli (ferro, calcio, zinco, magnesio) molto importanti, riducendo l'assorbimento. Ma in realtà sono maggiori i vantaggi nell'assumere acido fitico rispetto a non assumerlo. Le sue proprietà antitumorali, antiossidanti, antinfiammatorie, ipolipidemizzanti, preventive delle malattie legata all'invecchiamento (Alzheimer, Parkinson, diabete) e dei calcoli renali, sono riconosciute. Ha anche un effetto antimicrobico contro batteri patogeni. Sarebbe meglio non assumerlo durante lo svezzamento. E alcuni che stanno bene in paleodieta probabilmente hanno vantaggio ad escluderlo.
Aggiornamento 4/7/2020
Alimentazione e benessere mentale
Le attuali conoscenze "supportano l'idea che la creazione di ambienti e lo sviluppo di misure che promuovano diete sane e nutrienti, riducendo al contempo il consumo di alimenti "spazzatura" altamente elaborati e raffinati possano fornire benefici anche al di là dei ben noti effetti sulla salute fisica, incluso un miglioramento del benessere psicologico. I modelli alimentari sani, come la dieta mediterranea, sono associati a una migliore salute mentale rispetto ai modelli alimentari "non salutari", come la dieta occidentale. Gli effetti di determinati alimenti o schemi dietetici sulla glicemia, sull'attivazione immunitaria e sul microbioma intestinale possono svolgere un ruolo nelle relazioni tra cibo e umore. Infatti il cibo ha un effetto sul sistema immunitario e sui livelli di infiammazione, e le malattie mentali sono influenzate anche da questi fattori
Aggiornamento 10/7/2020
"Un maggiore consumo di cereali integrali è significativamente associato a un rischio inferiore di diabete di tipo 2. Questi risultati forniscono ulteriore supporto alle attuali raccomandazioni che promuovono un maggiore consumo di cereali integrali come parte di una dieta sana per la prevenzione del diabete di tipo 2".
Aggiornamento 13/7/2020
Secondo una revisione degli studi su artrite reumatoide (AR) e dieta, "evidentemente, la dieta può migliorare i sintomi dell'AR riducendo l'infiammazione, rimuovendo i cibi proinfiammatori o aumentando i cibi antinfiammatori e alterando il microbiota intestinale. Si raccomanda pertanto di curare abitualmente la nutrizione nei pazienti con AR facendo riferimento a nutrizionisti esperti nell'identificare e affrontare problemi relativi all'alimentazione". Omega 3 ad alte dosi, vitamina D e riduzione del sale possono migliorare il rischio cardiovascolare e altri fattori. Le diete di eliminazione, digiuno intermittente ecc possono dare vantaggi in alcuni individui, ma devono essere seguite da personale preparato per non creare rischi di carenze. Tuttavia gli esiti confermano il probabile legame della malattia con antigeni alimentari. La dieta mediterranea appare essere la più appropriata nel migliorare alcuni parametri.
Le antocianine, una classe di antiossidanti presenti nei vegetali, riducono lo stress ossidativo e migliorano la capacità antiossidante soprattutto nelle persone con malattia
La maggior parte dei consumatori sono (giustamente) confusi su cosa siano veramente i cereali integrali a causa di etichette equivoche, e sono necessari interventi legislativi per renderle più chiare
Stanno arrivando le nuove linee guida americane 2020 sull'alimentazione, e come spesso accade probabilmente verranno utilizzate come base per quelle europee. Tra le novità previste, si ridurranno le quantità di alcol e zuccheri previste (per gli uomini max un drink al giorno come le donne, gli zuccheri aggiunti passeranno dal 10 al 6% delle calorie totali). Si parla esplicitamente di calorie vuote legate al rischio di malattia (stranamente qualche chimico parlava di nessuna evidenza scientifica per questo termine: cambiare mestiere no?), sottolineando che si tratta di zuccheri con effetto diverso da quelli naturalmente presenti nei cibi (le calorie non sono tutte uguali). Si darà inoltre più importanza all'alimentazione in gravidanza, allattamento e crescita, includendo la colina tra i nutrienti essenziali per lo sviluppo cerebrale, la cui fonte principale è spesso l'uovo. Una dieta salutare, di tipo mediterraneo, si associa con ridotto rischio di Parkinson, in particolare dei sintomi non motori
Gli antinutrienti, presenti in particolare negli alimenti vegetali, come fitati, lectine, tannini, fitoestrogeni, gozzigeni, ossalati, possono dare problemi ma solo in certi soggetti e in alcune condizioni specifiche (microbiota alterato, metodi di cottura/crudismo), e in generale non possono essere accusati di essere dannosi
Il reflusso gastroesofageo (GERD o MRGE) è un disturbo comune, a volte trascurato (aumentando il rischio di tumore esofageo), a volte "troppo" curato con farmaci (inibitori di pompa) che hanno effetti collaterali nel lungo termine. "I cambiamenti dello stile di vita possono ridurre i sintomi della MRGE, principalmente la perdita di peso nei pazienti obesi e la cessazione del fumo di tabacco nei fumatori. In presenza di GERD notturno, in particolare si consiglia di elevare la testa del letto ed evitare pasti tardivi. Si raccomanda l'esclusione degli alimenti che i pazienti riferiscono scatenare i sintomi di GERD (spesso Alcol, cibo piccante, cioccolato), mentre l'acqua alcalina e una dieta mediterranea possono essere utili". Prendi un appuntamento per imparare a gestire il reflusso.
Le diete a base vegetale (con sostanziosa prevalenza degli alimenti vegetali, come la mediterranea, la DASH e la paleo) hanno effetto di riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione. Questo avviene aumentando le difese antiossidanti endogene (catalasi, SOD) e riducendo i marker di infiammazione. Al contrario la dieta di tipo occidentale ricca di alimenti raffinati e zuccheri aggiunti aumenta i marker e riduce le capacità antiossidanti
Nella steatoepatite le linee guida ESPEN The European Society for Clinical Nutrition and Metabolism raccomandano fortemente una dieta mediterranea. La vitamina E e i probiotici (o simbiotici) sono ugualmente raccomandati, mentre per omega 3 e antiossidanti vengono richiesti ulteriori studi. Gli aminoacidi ramificati (BCAA) possono essere utili in casi particolari. Zinco e vitamina A possono migliorare la percezione dei sapori (ageusia).
Per la serie "i consigli della dottoressa Grazia Arcazzo", 3 porzioni di verdura e 2 di frutta sono associate con la minore mortalità. Aumentarli non sembra dare ulteriori benefici. "Rispetto a chi consumava due porzioni di frutta e verdura al giorno, i partecipanti che consumavano cinque porzioni al giorno di frutta e verdura avevano un rischio di morte per tutte le cause inferiore del 13%; un rischio inferiore del 12% di morte per malattie cardiovascolari, comprese malattie cardiache e ictus; un rischio inferiore del 10% di morte per cancro; e un rischio inferiore del 35% di morte per malattie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)".
Tuttavia "non tutti gli alimenti che si potrebbero considerare frutta e verdura offrivano gli stessi benefici. Ad esempio: verdure amidacee, come piselli e mais, succhi di frutta e patate non erano associate a un rischio ridotto di morte per tutte le cause o malattie croniche specifiche".
"L' American Heart Association raccomanda di riempire almeno metà del piatto con frutta e verdura ad ogni pasto", ha detto Anne Thorndike, M.D., M.P.H., presidente del comitato nutrizionale dell'American Heart Association e professore associato di medicina presso la Harvard Medical School di Boston. "Questa ricerca fornisce una forte evidenza dei benefici per tutta la vita del consumo di frutta e verdura e suggerisce un importo obiettivo da consumare quotidianamente per una salute ideale. Frutta e verdura sono fonti di nutrienti confezionate naturalmente che possono essere incluse nella maggior parte dei pasti e degli snack e sono essenziali per mantenere i nostri cuori e corpi sani. "
"Assunzioni elevate di fibre e cereali integrali sono associate a effetti positivi sulla salute metabolica, mentre una dieta ricca di zuccheri e carboidrati raffinati ha effetti negativi sulla salute cardiometabolica. Prove coerenti indicano che le diete a basso contenuto di grassi e a basso contenuto di carboidrati con livelli calorici simili hanno effetti comparabili sul peso corporeo. Ampi studi epidemiologici mostrano che quando i carboidrati vengono sostituiti con grassi di origine animale o proteine la mortalità aumenta, mentre i carboidrati scambiati con proteine vegetali sono stati associati alla riduzione della mortalità. La qualità dei carboidrati sembra essere fondamentale per la mortalità e gli eventi cardiovascolari. Le prove dimostrano che la qualità del carboidrato determina la salute cardiometabolica e gli eventi cardiovascolari. Dato che la maggior parte delle persone in tutto il mondo attualmente consuma meno di 20 g di fibre alimentari al giorno con un consumo costantemente elevato di carboidrati raffinati, le prove attuali sottolineano la necessità di misure aggiuntive per aumentare la quantità e la diversità dell'assunzione di fibre per il miglioramento degli esiti cardiometabolici e cardiovascolari".
La dieta mediterranea per 4 mesi migliora i parametri degli spermatozoi in uomini che vivono in aree inquinate. Il miglioramento può essere attribuito alla presenza di fitochimici che contrastano l'effetto negativo delle sostanze inquinanti, che negli ultimi decenni hanno ridotto drammaticamente la fertilità maschile
L'uso di zuccheri e bibite zuccherate in adolescenza è associato ad aumentato rischio di tumore al colon precoce, che invece è ridotto dall'introduzione di vitamina D
Uno dei supplementi più popolari, gli aminoacidi ramificati (BCAA), stimolano la sintesi di muscolo ma in maniera breve se confrontati con una proteina completa, come le whey, a parità di contenuto di BCAA. Con le whey lo stimolo di crescita muscolare è più lungo. In sintesi non buttate soldi con i BCAA. Gli alfachetoacidi, usati per esempio da persone con problemi renali, hanno un effetto simile ai ramificati, ma senza sovraccarico di azoto.
La dieta mediterranea appare contrastare i problemi di disfunzione erettile. Chi la segue ha migliore funzione vascolare, che può essere alla base delle difficoltà maschili. "I risultati suggeriscono che la dieta mediterranea potrebbe svolgere un ruolo nel mantenimento di diversi parametri di salute vascolare e qualità della vita e negli uomini di mezza età con ipertensione e disfunzione erettile.
Nel nostro studio, il consumo di una dieta mediterranea era collegato a una migliore capacità di esercizio, arterie e flusso sanguigno più sani, livelli di testosterone più elevati e migliori prestazioni erettili. Sebbene non abbiamo esaminato i meccanismi, sembra plausibile che questo modello dietetico possa migliorare la forma fisica e le prestazioni erettili migliorando la funzione dei vasi sanguigni e limitando la caduta del testosterone che si verifica nella mezza età".
Ci sono persone su cui i farmaci per la pressione non funzionano. Si parla di ipertensione resistente quando si assumono almeno 3 farmaci di cui un diuretico e la pressione rimane sopra i 130/80.
L'ipertensione è probabilmente il maggiore fattore di rischio cardiovascolare.
La dieta DASH, con perdita di peso, riduzione del sale ed esercizio aerobico, ha permesso a persone che non riuscivano ad avere risultati coi farmaci di ridurre la pressione. Lo studio evidenzia l'importanza di un team disciplinare e di un cambiamento dello stile di vita per la gestione della patologia
L'aderenza allo stile di vita migliora il rischio cardiovascolare in persone con fibrillazione atriale. Dimagrimento, uso della CPAP (respiratore notturno), attività fisica, controllo del diabete, dell'ipertensione e dei lipidi plasmatici sono tutti utili. Inoltre l'astensione dall'alcol in persone che ne fanno uso può ridurre il rischio di ictus del 14%. I consumatori di alcol hanno invece rischio significativamente superiore. L'alcol infatti può dare alterazioni nella conducibilità elettrica del cuore. Inoltre chi smette di bere spesso adotta anche gli altri comportamenti (dimagrimento, abbandono del tabagismo ecc.) che riducono il rischio, e favorisce una migliore adesione ai farmaci, per esempio la terapia anticoagulante.
Pubblicato il lavoro del mio gruppo sull'idrosadenite suppurativa: chi segue meglio la dieta mediterranea e fa più attività fisica ha inferiore rischio di malattia, grazie anche al minore grasso viscerale e quindi infiammazione
In uno studio osservazionale ma fatto bene e durato quasi 30 anni, l'uso di olio di oliva, anche in piccole quantità, è associato a minore mortalità per tutte le cause. Si riduce la mortalità legata alla demenza, alle malattie polmonari, alle malattie cardiovascolari con percentuali che vanno dal 17 al 29% in chi abbia il maggiore consumo.
Non avendo fatto differenza tra olio raffinato ed extravergine, non si sa se l'effetto sia legato ai grassi monoinsaturi (MUFA) o alla presenza di polifenoli (presenti solo nell'extravergine).
"L'olio d'oliva, un componente chiave della dieta mediterranea, è ricco di MUFA, in particolare di acido oleico, nonché di vitamina E e polifenoli, che contribuiscono alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, spiegano i ricercatori.
L'olio di oliva vergine, prodotto dalla spremitura meccanica di olive mature, contiene molteplici componenti bioattivi e antiossidanti e ha un'acidità < 1,5%. E l'olio extravergine di oliva si produce allo stesso modo ma ha una qualità superiore, un gusto più intenso e un'acidità inferiore (< 1%).
L'olio d'oliva raffinato o trasformato contiene meno sostanze fitochimiche, poiché alcune vengono perse durante la lavorazione; di solito contiene più dell'80% di olio raffinato, più olio vergine aggiunto per esaltarne il sapore e può anche essere etichettato come "puro" o "leggero". Tuttavia, l'olio d'oliva raffinato "ha ancora una buona quantità di acidi grassi sani ma meno composti bioattivi", ha osservato la ricercatrice Guasch-Ferré".
Tra i meccanismi proposti, la protezione dalla perossidazione lipidica, l'effetto antinfiammatorio e antiaterogeno, l'effetto sul microbiota, sulla pressione, sulla funzionalità endoteliale, sul profilo glicemico e lipidico.
Secondo le nuove linee guida dell'AHA (cardiologi americani) la prevenzione cardiovascolare in persone diabetiche si fa con una dieta tagliata su misura, che comprenda alimenti sani e possa essere seguita dal paziente. "Le diete mediterranea, paleolitica, a basso contenuto di carboidrati, ad alto contenuto proteico, vegetariane e arricchite di frutta secca hanno tutte dimostrato benefici sul controllo glicemico e sulla perdita di peso nel diabete, con la dieta mediterranea che produce i maggiori miglioramenti nel controllo glicemico e una riduzione a 5 anni del rischio cardiovascolare del 29%".
Le diete a ridotto contenuto di calorie o carboidrati (dieta chetogenica) possono portare a un abbassamento della glicemia e può essere necessario aggiustare le terapie farmacologiche.
Per la prima volta una società scientifica, in questo caso la Società Francese di Reumatologia, rilascia delle indicazioni ufficiali per la gestione della dieta nelle malattie reumatiche. Fondamentalmente si tratta di una dieta mediterranea con integrazione di omega 3.
Diete di esclusione, vegetariane o vegane o digiuno non dovrebbero essere consigliate con le evidenze attuali, ma devono essere indagate ulteriormente, assieme all'effetto del microbiota, dei probiotici, della permeabilità intestinale, del cibo biologico e ultraprocessato.
Viene specificato che la dieta non è un sostituto dei trattamenti farmacologici, che l'integrazione può far parte dell'approccio, che non si può prescindere dall'esercizio fisico e dal dimagrimento e che le raccomandazioni possono essere personalizzate sullo stato fisico della persona.
L'integrazione di omega 3 dev'essere di 2 grammi o più. Non vi sono indicazioni per consigliare vitamine o minerali se non in caso di carenza. Alcuni integratori (zafferano, cannella, aglio, zenzero, sesamina, concentrato di melograno) potrebbero avere effetti benefici sull'attività dell'artrite reumatoide ma i dati sono attualmente troppo limitati per proporne l'uso nella pratica corrente.
Un gruppo di ricercatori italiani ha elaborato una dieta ideale per persone con artrite reumatoide (AR), considerando che "La letteratura scientifica recente suggerisce che la dieta gioca un ruolo fondamentale nella terapia dell'AR, attraverso la gestione dell'infiammazione, dell'immunità e dello stress ossidativo. Si tratta sostanzialmente di una dieta mediterranea.
Per quanto riguarda le fonti di carboidrati, si suggerisce di usare 3 porzioni al giorno di cereali integrali, preferibilmente senza glutine, ed evitare zuccheri aggiunti e dolci.
I grassi devono essere rappresentati da olio extravergine d'oliva preferibilmente crudo e da semi oleosi come semi di chia e di lino, insieme a 30g di altra frutta secca oleosa.
L'uso di spezie come curcuma, zenzero ecc. può ridurre infiammazione e stress ossidativo.
Un bicchiere di vino o birra può essere concesso.
I latticini possono essere usati con moderazione.
Il pesce preferibilmente grasso dev'essere consumato almeno 3 volte a settimana.
Per quanto riguarda la carne se ne consigliano porzioni a settimana, di cui 3 porzioni di carne bianca e una di carne rossa. Soprattutto per le carni rosse vanno scelti tagli magri, in modo da ridurre l'apporto di grassi saturi.
L'assunzione di legumi dovrebbe essere incoraggiata nella frequenza di 3 porzioni a settimana. Per migliorare la tollerabilità, i legumi possono essere consumati decorticati o frullati.
Le uova contengono diversi nutrienti che possono avere effetto pro o antinfiammatorio, per cui se ne consigliano 2 a settimana.
Caffè e tè possono essere consumati.
L'integrazione con omega 3 può essere fatta con dosi di 2,7g al giorno per 3 mesi. La valutazione dei livelli di vitamina D e l'eventuale integrazione sono fortemente consigliati anche per prevenire l'osteoporosi.
Per quanto riguarda altri supplementi, sebbene la letteratura non sia completamente concordante, l'integrazione con antiossidanti (selenio: 100 o 200 μg/dose; rame 0,9 mg; manganese 10 mg; beta-criptoxantina almeno 86,9 μg/giorno ; zinco almeno 15 mg/giorno; vitamina C almeno 40 mg/die) può essere una strategia utile per prevenire lo sviluppo dell'AR. Anche la quercetina (500mg) e il resveratrolo (1g) hanno buone probabilità di ridurre i sintomi.
È importante correggere l'eventuale anemia da carenza di ferro. Limitare il sale è un altro aspetto importante.
Secondo studi recenti il digiuno intermittente può aiutare, almeno temporaneamente, a migliorare la malattia.
Solitamente dagli studi emerge che un consumo basso di alcol si associa a minore rischio cardiovascolare rispetto a un consumo nullo. Una nuova ricerca mostra che questa associazione è probabilmente casuale e dovuta più che altro al fatto che chi beve poco è più attento alla salute e quindi ha uno stile di vita protettivo (più attività fisica e consumo di verdure e meno fumo). Si parla quindi di fattori confondenti e l'introito di alcol non appare veramente protettivo. Secondo la dottoressa Aragam, coautrice dello studio, "I risultati affermano che l'assunzione di alcol non dovrebbe essere raccomandata per migliorare la salute cardiovascolare; piuttosto, che la riduzione dell'assunzione di alcol probabilmente ridurrà il rischio cardiovascolare in tutti gli individui, anche se in misura diversa in base al proprio attuale livello di consumo".
Un gruppo di ricercatori ha concluso che, in seguito alla malattia COVID19, il nutrizionista svolge un ruolo importante nel valutare lo stato nutrizionale e che la dieta mediterranea possa supportare il recupero, grazie "all'effetto complessivo di diversi alimenti che contengono naturalmente composti bioattivi con attività antinfiammatoria e immunostimolante", mentre "integratori e nutraceutici dovrebbero essere consigliati nei pazienti malnutriti e carenti, e in quelli non aderenti alle raccomandazioni nutrizionali per complicazioni fisiche durature legate alle infezioni da COVID-19". Tuttavia nella fase di recupero i fabbisogni possono essere maggiori e multivitaminici e minerali possono aiutare a coprirli. Tra i nutraceutici, "alcuni immunosoppressori, come i polifenoli (quercetina, resveratrolo, catechine), N-acetil-cisteina (NAC) e palmitoiletanolamide (PEA) hanno dimostrato le loro attività antivirali, coinvolgendo principalmente l'inibizione delle vie infiammatorie (cioè, produzione di IL-beta mediata dall'inflammasoma NLRP3 e secrezione di citochine pro-infiammatorie) così come la replicazione virale (attraverso l'inibizione delle principali proteasi virali). Inoltre, la supplementazione di inositolo può ridurre la tempesta di citochine, che caratterizza l'infezione da COVID-19, giocando forse un ruolo chiave anche nel processo di guarigione. D'altra parte, l'aumento dell'infiammazione è una conseguenza di uno stato ossidativo alterato. Oltre a vitamine e minerali con proprietà antiossidanti, l'integrazione di glutatione migliora il danno ossidativo in diversi tessuti. Pertanto, l'associazione di inositolo e glutatione può rappresentare un'utile strategia per migliorare l'infiammazione e lo stato ossidativo nei pazienti con sindrome post-COVID-19.
Per quanto riguarda gli immunostimolatori, le proteine del latte e i peptidi (lattoferrina bovina, lattoperossidasi, albumina sierica, β-lattoglobulina e α-lattoalbumina) sono stati utilizzati come efficaci stimolatori immunitari, sebbene i meccanismi alla base di questo effetto benefico non siano del tutto chiari. Inoltre, i probiotici potrebbero migliorare la risposta immunitaria, favorendo la competizione con i patogeni per la colonizzazione nell'intestino e mantenendo l'integrità della barriera intestinale, riducendo così la permeabilità ai patogeni e ai loro metaboliti microbici.
È importante inoltre una forte idratazione (almeno 2,5L)
Una buona aderenza alla dieta mediterranea riduce il rischio di diabete di tipo 2 del 17%. Se misuriamo l'aderenza tramite un apposito questionario a punti, ogni punto in più di aderenza riduce il rischio del 3%.
La dieta mediterranea, rispetto a una semplice dieta a basso tenore di grassi, ha una migliore efficacia in prevenzione secondaria, ossia in persone che abbiano già malattia (in questo caso cardiovascolare). Il rischio di evento cardiovascolare si riduce del 26% (del 33% considerando solo gli uomini) rispetto alla dieta lowfat.
La dieta mediterranea aveva un contenuto di grassi totale superiore ma inferiore di quelli saturi.
Almeno nei topi, ma ragionevolmente anche nell'uomo, i composti dell'olio extravergine d'oliva passano nel latte materno e hanno i loro effetti positivi anche nella prole durante l'allattamento.
Una dieta mediterranea è superiore a una dieta a basso tenore di grassi nel prevenire gli eventi cardiovascolari maggiori in persone con malattia già in atto. Questo il risultato di uno studio durato 7 anni effettuato in Spagna. L'effetto appare maggiore negli uomini, in cui la riduzione degli eventi arriva al 33%.
La DM era caratterizzata dalla ricchezza in pesce e olio d'oliva rispetto alla dieta lowfat.
L'olio extravergine d'oliva
possiede dei componenti fenolici, idrossitirosolo e oleuropeina soprattutto, che hanno un effetto sull'espressione dei geni, favorendo la protezione da malattie cardiache, neurodegenerative e tumorali
Aggiornamento 10/10/2022
Una dieta mediterranea "verde", arricchita con tè verde e una particolare pianta acquatica, Wolffia globosa, conosciuta come lenticchia d'acqua, è più efficace di una dieta classica o mediterranea classica per ridurre il grasso addominale, quello più pericoloso per la salute. L'effetto è probabilmente dovuto alla maggiore ricchezza di polifenoli.
Una scarsa aderenza alla dieta mediterranea (MD) è associata con aumento di 9 volte del rischio di malattia parodontale.
Una dieta ricca di cereali integrali è in grado di ridurre l'infiammazione, migliorare la sensibilità insulinica, abbassare la produzione di prodotti finali della glicazione, riducendo lo stress ossidativo e il rilascio di citochine.
"Da un punto di vista microbiologico, è stato riscontrato che una maggiore aderenza alla MD porta ad una significativa diminuzione della concentrazione salivare di microrganismi come Porphyromonas gingivalis, Prevotella intermedia e Treponema denticola; pertanto, l'aumento del consumo dei componenti della MD può indurre un cambiamento nei microbi salivari, contribuendo così all'immunomodulazione delle difese dell'ospite".
Aggiornamento 19/11/2022
Qual è l'influenza della dieta sulla fatica e la qualità della vita nelle persone con sclerosi multipla (MS)?
È risaputo che la dieta può avere efficacia nella MS e la maggior parte degli studi osservazionali con diete genericamente salutari hanno dato buoni risultati riducendo il tasso di recidiva, lo stato di disabilità, la perdita di volume cerebrale, l’affaticamento, il declino cognitivo, la depressione e hanno aumentato la qualità della vita fisica e mentale. L’integrazione di vitamina D, omega 3 e probiotici può migliorare alcuni aspetti e i marker di infiammazione.
Alcuni ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e hanno raccolto le evidenze su diverse diete.
Sono stati paragonati 8 diversi approcci dietetici: antinfiammatorio, digiuno, restrizione calorica, dieta chetogenica, dieta a basso contenuto di grassi, dieta mediterranea (DM), dieta paleo (PD) e dieta di controllo.
DM e PD sono risultate quelle con maggiori risultati sul miglioramento dei sintomi di fatica e qualità della vita mentale (in particolare la PD) e fisica. Entrambe le diete raccomandano di privilegiare alimenti non trasformati ed evitare quelli industriali ricchi di grassi non salutari e sodio. Considerando solo gli studi più lunghi la significatività dei risultati si riduce.
I dati sono limitati dal rischio di bias nei diversi lavori e dal ridotto numero dei pazienti negli studi, quindi i ricercatori raccomandano di prendere i risultati con cautela, tuttavia rappresentano una base di partenza per ampliare i trial e arrivare a linee guida ufficiali tanto attese dalle persone con MS. Attualmente viene solo consigliata una dieta salutare e varia.
Aggiornamento 21/11/2022
In uno studio sono state seguite 13 mila persone per oltre 10 anni. Chi consumava in maniera moderata olio extravergine d'oliva (EVOO) aveva una riduzione della mortalità di un terzo per tutte le cause e dimezzamento della mortalità cardiovascolare rispetto a chi consumava olio di oliva raffinato e quindi impoverito dei suoi antiossidanti. "I composti bioattivi dell'EVOO hanno effetti antinfiammatori (diminuzione della proteina C reattiva e dell'espressione di geni pro-infiammatori), riducono lo stress ossidativo, regolano la pressione sanguigna e l'aggregazione piastrinica, migliorano il metabolismo dei lipidi e del glucosio, la calcificazione e la mineralizzazione ossea oltre a migliorare la composizione del microbiota. Sono stati inoltre studiati gli effetti antitumorali dei fenoli dell'EVOO, inclusa la loro capacità di inibire la proliferazione e promuovere l'apoptosi in diverse linee cellulari tumorali e attraverso diversi meccanismi."
Gli autori fanno notare che nelle linee guida non si raccomanda il tipo di olio d'oliva da usare e in base i loro risultati si dovrebbe consigliare esclusivamente l'EVOO.
La dieta mediterranea appare efficace nel ridurre il rischio di diabete gestazionale, di aumento eccessivo di peso e di ricorso all'insulina durante la gravidanza
Una maggiore aderenza alla dieta mediterranea riduce il rischio di problemi in gravidanza come preeclampsia (gestosi), diabete gestazionale e basso peso alla nascita del 21%. Lo studio è stato fatto su circa 10 mila donne.
La dieta mediterranea (MD) è utile nelle malattie intestinali (IBD) come colite ulcerosa e Cronh? Sì, ma bisogna fare attenzione alle sensibilità individuali.
"La dieta mediterranea può essere un elemento benefico, accanto alla farmacoterapia, che influenza il decorso della malattia e la qualità dello stile di vita nei pazienti con IBD. Infatti, la MD riduce l'infiammazione e diminuisce anche il rischio di altre malattie, ad esempio le malattie cardiovascolari. Tuttavia, alcuni prodotti presenti nella MD potrebbero non essere tollerati da pazienti con disturbi gastrointestinali, comprese le malattie infiammatorie intestinali. Per questo motivo si dovrebbe prestare attenzione alla tolleranza di questa dieta. La MD dovrebbe essere personalizzata per ogni paziente con l'obiettivo di ridurre il malessere e migliorare il decorso della malattia".
Non si sa quale approccio dietetico sia il migliore nella sindrome dell'ovaio policistico (PCOS), ma il dimagrimento è sicuramente benefico nei confronti delle alterazioni metaboliche come iperglicemia e resistenza insulinica. La dieta mediterranea sembra migliorare i problemi di fertilità, mentre la chetogenica VLCKD, migliorando alcuni aspetti ormonali come il rapporto tra LH e FSH può essere considerato un vero e proprio trattamento a breve termine, ma va sempre intrapresa sotto controllo di un esperto.
La dieta mediterranea, grazie al suo effetto antinfiammatorio dovuto alla riduzione di composti dannosi come gli AGEs, i polioli e i ROS e alla presenza di antiossidanti, fibre, omega 3 e altre componenti bioattive, ha il potenziale per migliorare il quadro metabolico e ormonale nella sindrome dell'ovaio policistico.
Secondo una revisione degli studi, l'alta aderenza alla dieta mediterranea nelle donne riduce di circa un quarto la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. "Gli effetti della dieta mediterranea su sistemi antiossidanti, microbiota intestinale, sull'infiammazione e sui fattori di rischio cardiovascolare sono tra le possibili spiegazioni per le associazioni osservate, affermano i ricercatori.
I vari componenti della dieta, come polifenoli, nitrati, acidi grassi omega-3, maggiore assunzione di fibre e ridotto carico glicemico, possono tutti contribuire separatamente a un migliore profilo di rischio cardiovascolare, suggeriscono".
Continuano a non esistere livelli sicuri di consumo di alcol. Lo conferma una metanalisi che ha escluso alcuni errori metodologici spesso presenti in altri lavori. Gli effetti sulla mortalità sono evidenti a partire dalle 3 unità settimanali.
Usare olio extravergine al posto di olio di oliva normale aumenta le capacità antiossidanti e riduce l'infiammazione. Il gruppo che assumeva olio EVO ha anche avuto maggior perdita di peso.
Un documento di consenso dei cardiologi americani ha passato in rassegna varie diete e classificato quelle simil-mediterranee (DASH, dieta mediterranea, pescovegetariana ecc.) come le più sane, mentre ha messo in fondo quelle a basso quantitativo di carboidrati come paleo e low carb.
Queste ultime vengono considerate meno sane perché escludono fonti di carboidrati salutari come legumi e cereali integrali. Tuttavia viene anche specificato che questi modelli, se ben strutturati, possono far evitare fonti insalubri di carboidrati come cereali raffinati e zuccheri aggiunti. Risultano inoltre più impattanti sull'ambiente.
Viene inoltre messa in evidenza la "crisi nazionale di scarsa qualità della dieta", ossia la generica scarsa qualità dell'alimentazione della popolazione statunitense.
Potrebbe essere possibile valutare l'aderenza alla DM attraverso dei marker sanguigni
Da tempo abbiamo sempre più informazioni sul legame tra malattie autoimmuni e alimentazione. Secondo una revisione pubblicata su Autoimmunity Reviews, rivista di riferimento queste evidenze non possono più essere ignorate dai medici (e purtroppo anche dai nutrizionisti).
Secondo la pubblicazione:
∎ La nutrizione, attraverso le sue proprietà pro e antinfiammatorie, svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione dell'artrite reumatoide (AR).
∎ Il consumo di una dieta mediterranea antinfiammatoria integrata con acidi grassi omega-3 è raccomandato in aggiunta al trattamento medico.
∎ Sono necessarie prove di qualità superiore per trarre conclusioni più solide su specifici interventi dietetici per migliorare i risultati dell'AR.
∎ I reumatologi dovrebbero lavorare a stretto contatto con i professionisti della nutrizione per fornire un intervento dietetico più personalizzato ai pazienti con AR.
Altre diete come la glutenfree e la dieta vegetale possono essere d'aiuto in particolari persone. Gli omega 3 hanno un ruolo importante nel ridurre l'infiammazione. Antiossidanti, spezie ed erbe (per esempio aglio, zafferano, zenzero, cannella ecc.) riducono l'infiammazione tramite diversi meccanismi e funzionano bene in sinergia tra loro. Vitamina D, probiotici e vitamina K sono altri supplementi utili.
"In sintesi, le prove esistenti suggeriscono che la nutrizione svolge un ruolo sia nell'insorgenza della malattia RA sia nella gestione della malattia attraverso alimenti (anti)-infiammatori/gruppi di alimenti, sostanze nutritive o anche in alcuni casi restrizioni di alimenti. In effetti, la maggior parte degli studi clinici è limitata in termini di dimensioni del campione, durata e capacità di condurre gli studi "in cieco", quindi è evidente la necessità di studi di migliore qualità. Tuttavia, le prove che collegano la nutrizione e il rischio e la gestione dell'AR si stanno accumulando e non dovrebbero essere ignorate".
La dieta mediterranea è ritenuta classicamente quella più salubre. In persone con intestino irritabile però molti alimenti presenti possono determinare sintomi. Per questo è opportuno personalizzarla con l'aiuto di un nutrizionista competente.
Una dieta mediterranea antinfiammatoria, supplementata con kefir e curcuma, è stata sperimentata su persone con dolori reumatici cronici. La dieta prevedeva esclusione di carne rossa, latte e glutine. I dolori e la qualità della vita sono migliorati. Anche la qualità del sonno è migliorata.
Passare da una dieta occidentale a una più sana, in particolare con più cereali integrali e frutta oleosa e meno carne processata (salumi) e bibite zuccherate è associato a un guadagno di fino a 10 anni nell’aspettativa di vita
Aggiornamento 19/1/2024
Secondo una revisione della letteratura, la dieta mediterranea appare un buon approccio in caso di problemi di fertilità femminile. L'integrazione con DHEA e Q10 può essere d'aiuto in caso di scarsa risposta a una precedente stimolazione. Gli omega 3 hanno dimostrato di migliorare la qualità dell'embrione e gli esiti. Il mioinositolo è particolarmente utile in caso di ovaio policistico.
Aggiornamento 23/3/2024
La sua ricchezza di antiossidanti e nutrienti fondamentali come zinco, selenio e ferro e la minore quantità di contaminanti come pesticidi e altri xenobiotici e interferenti endocrini (additivi, nitriti, antibiotici, ftalati, bisfenolo, PFAS, mercurio) presenti nei cibi processati, lo stimolo ai processi di detossificazione epatica e la conseguente eliminazione di tali contaminanti la rendono protettiva per questo organello piccolo ma fondamentale.
"Grazie ai suoi componenti nutrizionali, la dieta mediterranea influenza positivamente il microbiota intestinale, l’omeostasi redox e la funzione del sistema immunitario, a differenza della dieta occidentale, e può essere proposta per la prevenzione e la gestione dei disturbi autoimmuni della tiroide (un approccio di “nutrizione di precisione”)".
Aggiornamento 18/7/2024
Il NEJM, prestigiosa rivista scientifica, passa in rassegna le diverse diete più note. In generale si chiarisce che non è facile comparare le diverse diete.
Le diete solitamente vengono concepite per il controllo del peso, ma possono poi avere effetti sulla salute indipendenti da quelli sull'adiposità.
In generale una dieta di tipo mediterraneo, che privilegi alimenti vegetali non processati, moderate quantità di pesce e carni bianche e ridotte di carni rosse e zuccheri, appare essere la migliore.
Della dieta paleo vengono sottolineati alcuni aspetti positivi su composizione corporea, infiammazione, malattie metaboliche ecc., ma anche che non esistono grossi studi a medio-lungo termine.
Anche dei diversi tipi di digiuno si sottolineano simili aspetti.
Si sottolinea l'importanza dell'educazione alla scienza dell'alimentazione e degli effetti delle diete sulla salute per la classe medica, che generalmente non ha corsi appositi durante il percorso universitario.
Secondo uno studio sulla popolazione inglese, anche piccole quantità di alcol quotidiane sono associate a maggiore mortalità negli anziani, in particolare per tumore. L'associazione peggiora in caso di condizioni socioeconomiche inferiori e risulta attenuata (ma non scompare) in caso si beva vino durante i pasti, forse per la riduzione della velocità di assorbimento.
Aggiornamento 12/9/2024
Secondo una revisione degli studi il miglior approccio nei confronti dell'artrite reumatoide (insieme al trattamento farmacologico) è una dieta mediterranea ricca di alimenti antinfiammatori e supplementata con 2 grammi di omega 3 al giorno. I reumatologi dovrebbero lavorare in stretta collaborazione coi nutrizionisti per assicurare un trattamento nutrizionale tagliato sul paziente.
Secondo un altro lavoro anche i probiotici e la vitamina K (in particolare K2) possono aiutare modulando il microbiota, la risposta immunitaria e la permeabilità intestinale.