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lunedì 26 ottobre 2015

Carne e tumori (minipost)



L'OMS inserisce ufficialmente la carne rossa (bovino, ovino, cavallo, maiale) tra i "probabili cancerogeni". Le carni processate (wurstel, insaccati ecc) sono invece inserite nei "cancerogeni certi".
Prima di essere accusato di terrorismo, chiarisco (come sempre) che non basta mangiare una fetta di prosciutto o una bistecca di vitello per ammalarsi di tumore, ci si riferisce ad un consumo protratto nel tempo. Per questo dobbiamo ringraziare i nostri meccanismi di riparazione del DNA.
Tuttavia è palese che ci sia un consumo eccessivo di questi alimenti.

L'intervista del prof Berrino su SkyTG24, dove consiglia cereali integrali e fibra per ridurre il rischio dato dalla carne rossa.

Aggiornamento 11/11/2015

Il consumo di carne cotta ad alte temperature (fritta e grigliata) favorisce l'insorgenza di tumore renale a causa dei composti tossici che si formano. Ancora una volta si suggerisce di abbinare l'uso di alimenti antiossidanti che riducano il rischio.

Aggiornamento 2/1/2016

I 5 principali studi che hanno giustificato la decisione OMS
Aggiornamento 12/5/2016

Un interessante articolo del collega Maurizio Tommasini

Aggiornamento 27/5/2016

Consumare più frutta in adolescenza sembra ridurre il rischio di tumori al seno, mentre consumare alcol lo aumenta (ma va'?).

Aggiornamento 24/6/2016

I meccanismi che rendono la carne rossa cancerogena.

Aggiornamento 29/7/2016

Interessante commento di Autorithynutrition.com sulla carne. Vengono evidenziati i pro e i contro in maniera obiettiva, considerati gli aspetti etici e ambientali, e dati i consigli per ridurre i rischi per la salute:


  1.  evitare le carni non fresche (e lavorate)
  2.  utilizzare anche le frattaglie, ricche di nutrienti
  3.  evitare cotture lunghe e violente (grill e barbecue)
  4.  abbinare sempre generose porzioni di vegetali
  5.  acquistare prodotti da piccoli produttori, con un sistema di allevamento non industriale, liberi e nutriti come natura comanda
Aggiornamento 10/8/2016

Sostituire la carne rossa con altre fonti di proteine, preferibilmente vegetali, abbassa il rischio di malattia renale.

Aggiornamento 1/9/2016

L'aumento di mortalità riscontrato con alto consumo di carne non sembra ridursi, nonostante quanto si pensava prima, con alti consumi di frutta e verdura.
I meccanismi che rendono la carne rossa potenzialmente pericolosa.

Aggiornamento 11/9/2016

I tumori sicuramente legati al sovrappeso: colon--retto, fegato, esofago, stomaco, pancreas, vescica, seno, utero, ovario, rene, mieloma, tiroide, meningioma. Per altri l'evidenza è limitata.

Aggiornamento 27/9/2016

Un interessante post, molto comprensibile, pubblicato da Emanuele Giordano

CARNE ROSSA, CONCETTO DI SOGLIA, MULTIFATTORIALITA', STADIO E MULTISTADIO . Come già sapete mesi fa è scoppiato il caso della cancerogenicità della carne rossa a seguito delle conclusioni ufficiali dello IARC (Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro). Il prof. Paolo Vineis, che è professiore di epidemiologia ambientale all'Imperial College di Londra ha scritto:
<<...Anche in questo caso i media hanno fatto molta confusione, suggerendo per esempio che la valutazione dell’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro implicava la rinuncia completa al consumo di carne (interpretazione non vera), oppure che la quantità di 50 g di carne lavorata rappresenta una “soglia” al di sotto della quale non vi sono rischi. Molti equivoci sono nati dalla confusione tra “forza delle prove” e “forza della cancerogenicità”. La forza delle prove, in base al metodo ormai collaudatissimo usato dalla IARC, si basa su una serie di criteri (come il numero di ricerche effettuate e la loro coerenza nel suggerire un rischio di cancro) e ha consentito al gruppo di lavoro di concludere che le prove per la carne rossa lavorata erano “sufficienti”. Questa stessa conclusione qualitativa era stata raggiunta per esposizioni come il fumo o l’amianto. Questo non vuol dire che il consumo di carne rossa lavorata aumenta il rischio di cancro del colon con la stessa “forza” con cui il fumo causa il cancro del polmone. In chi consuma più di 50 g al giorno di carne rossa lavorata il rischio di cancro del colon passa da circa 5 casi per 100 individui nel corso della vita a 6 per 100. Il rischio di cancro del polmone nei non fumatori è 1 su 100 nel corso della vita, nei forti fumatori è di 25 su 100. Al di là di queste incomprensioni e malintesi, un problema di fondo sta nella scarsa consapevolezza dei modelli scientifici di causalità da parte dei principali attori. Il cancro non è un’intossicazione acuta, non si può cioè dire (come qualcuno ha fatto) che “anche bere 10 litri d’acqua può essere mortale”. Il cancro origina per l’attivazione di diversi stadi, è cioè una malattia “multifattoriale e multistadio”. In una parte della popolazione vi sono individui che per cause diverse (varianti geniche ereditate, mutazioni indotte da altri cancerogeni, ecc.) sono particolarmente predisposti a sviluppare un tumore. Per così dire, in una piccola parte della popolazione manca un ultimo passo (stadio o “hit”) - anche a basse dosi di esposizione a un cancerogeno - per completare il processo della cancerogenesi; in altri individui più numerosi mancano due passi, ecc. I fortunati non hanno nessuno stadio ancora attivato, ma sono probabilmente una minoranza.
In questo senso, è certamente vero che la dose fa il rischio, ma il paragone con i tossici acuti non regge, perché i tossici acuti sono “one hit” (basta uno stadio solo) e vale per essi il concetto di “soglia”, mentre per le malattie croniche multifattoriali è soprattutto la combinazione con altre esposizioni che porta all’aumento del rischio>>.

Aggiungo io qualche altra precisazione.
LO IARC ha detto chiaramente che nessuna malattia è causata "soltanto" dal consumo di carne rossa ma è vi un accordo unanime tra gli epidemiologi che seguendo diete molto ricche di proteine animali aumenta il rischio sopratutto per l'apparato gastrointestinale, come il cancro al colon-retto e allo stomaco, ma anche per alcuni tumori dipendenti dagli ormoni come quello al seno, alla prostata e all'endometrio.
Additivi e conservanti non ne sono la causa, deve essere chiaro questo. E non dipende dalla qualità della carne. Il problema delle proteine animali sta tutto nel modo con cui interagiscono con l'organismo umano.
Nel caso di carni rosse come manzo, maiale, agnello e capretto, il colore rosso di queste carni è dovuto alla presenza nei loro tessuti di due proteine strettamente imparentate tra di loro:
emoglobina e mioglobina.
Tutte e due contengono una molecola chiamata gruppo eme, che ha al centro un atomo di ferro. Il gruppo eme serve a catturare l'ossigeno, che è fondamentale.
Il problema nasce dal fatto che ci sono diversi studi che indicano che il gruppo eme è mutageno, può quindi alterare la sequenza del nostro DNA.
Oltretutto stimola nell'intestino la produzione di alcune sostanze cancerogene che procurano "infiammazione" sulla parete intestinale.
Una infiammazione prolungata, diventata cronica aumenta le probabilità di sviluppare tumori al colon-retto, che nei paesi industrializzati, dove il consumo di queste carni è diffuso e alto, è il terzo tumore più frequente e la terza causa di morte per malattie tumorali.
A queste considerazioni aggiungiamo il caso delle carni lavorate ed essicate, affumicate e conservate con additivi come nitrati, nitriti e idrocarburi policiclici, che sono già noti come mutageni. La distinzione tra carne lavorata e non sta qui.
Nel caso della carni bianche come pollame e coniglio, gli epidemiologici sostengono che non ci sono studi affidabili e che non ci si può pronunziare in un senso o nell'altro, ma la conoscenza dei meccanismi molecolari che rendono la carne rossa potenzialmente più pericolosa a causa della presenza del gruppo eme, consente di affermare che le carni bianche, che non contengono il gruppo eme, sono probabilmente più sicure.
Per quanto riguarda altri meccanismi che sono stati studiati dallo IARC, come la modificazione intestinale della microflora intestinale e quindi di quei batteri che ci proteggono dalle sostanze mutagene, non si può invece fare una vera e propria distinzione tra un tipo di proteina animale e un'altra.

Aggiornamento 9/10/2016

La carne di qualsiasi tipo è associata nel lungo periodo ad ipertensione.

Aggiornamento 25/10/2016

Vari collegamenti tra dieta e tumori.

Aggiornamento 16/12/2016

Il microbiota rilascia dei metaboliti che possono favorire o inibire la proliferazione delle cellule tumorali nell'intestino.
Anche gli acidi biliari, la cui produzione è favorita dai grassi saturi, può influenzare negativamente la flora e favorire quella cancerogena.
I prodotti della soia potrebbero essere preventivi del tumore mammario ma solo nelle popolazioni orientali.
Una revisione degli studi mette in evidenza che il rischio di tumore nasofaringeo è proporzionale all'introito di carni rosse e processate.

Aggiornamento 22/12/2016

La carne rossa non processata (quindi escluso salumi trattati con nitriti o altri conservanti) non appaiono legati a incremento del rischio cardiovascolare in una revisione dei dati (3 porzioni a settimana, quindi superiore a quanto indicato dalle linee guida). Peccato che l'autore sia finanziato da varie industrie tra cui quelle della carne.

Aggiornamento 16/1/2017

Il rischio di ammalarsi di tumore al colon nella vita è del 5%, mangiando 50g al giorno o più di carne conservata sale al 6%. I numeri sono quasi ridicoli, ma nel complesso meglio una dieta che limiti il cibo spazzatura e mantenere il peso ideale.

Aggiornamento 30/1/2017

Un particolare batterio, F. nucleatum, aumenta il rischio di tumore al colon. Tale rischio viene tuttavia ridotto da una dieta ricca in fibre da vegetali e cereali integrali.

Aggiornamento 28/2/2017

La carne rossa, specie se processata, aumenta il rischio di mortalità da qualunque causa, in particolare ictus. Tuttavia il suo consumo dopo i 70 anni in quantità superiori a quelle indicate nelle linee guida, può fornire una fonte di proteine e ferro senza troppe conseguenze negative

Aggiornamento 10/3/2017

I fattori ambientali (alimentazione, fumo ecc) appaiono più importanti della predisposizione genetica nella genesi del tumore intestinale.
Aggiornamento 22/5/2017

Gli allevamenti intensivi sono tra i respo
nsabili di alcuni disastri moderni: deforestazione, antibiotico-resistenza, cambiamenti climatici, aumento delle malattie moderne (allergie, diabete e obesità)
Com'è possibile con la dieta ridurre sia il rischio che l'aggressività dei tumori prostatici? Riducendo indice glicemico, carne rossa e latticini, e aumentando omega 3 e vegetali.
Aggiornamento 28/5/2017

L'uso ripetuto di antibiotici è associato a incrementato rischio di carcinoma del colon.

Aggiornamento 1/6/2017

Interessante punto di vista sulla carne rossa Viene evidenziato come gli studi, recenti e non, che la legano alle malattie siano fatti considerando carni processate e da animali da allevamento intensivo, mentre quella da allevamento allo stato brado non avrebbe questo stesso effetto e non determina impoverimento del suolo o delle risorse idriche perché gli animali fertilizzano coi loro escrementi e non si abbeverano. Peccato che la carne grassfed sia un prodotto di nicchia praticamente sconosciuto al grande pubblico.

Aggiornamento 5/6/2017

Evitare carni rosse e processate aumenta il rischio di ricorrenza di tumore al colon, mentre un'alimentazione ricca in fibre la riduce

Aggiornamento 24/7/2017

La carne di maiale aumenta il rischio di sclerosi multipla. Inoltre, se non ben cotta, è veicolo di specie pericolose come virus dell'epatite (E in particolare, ma aumenta il rischio generale di cirrosi) e Yersinia, una specie che aumenta il rischio di morbo di Basedow.

Aggiornamento 15/8/2017
Authoritynutrition.com mostra come sostituire i grassi saturi con quelli vegetali abbia fatto più danni che altro. Tuttavia la carne rossa viene sempre più legata alla mortalità.
Aggiornamento 4/9/2017
Gli IPA (o HCA) che si formano durante la cottura delle carni (e nel fumo di sigaretta) sono tra i responsabili della cancerogenicità, e l'intake di carne è direttamente proporzionale al numero di mutazioni presenti nel DNA.
Un particolare IPA, chiamato PhIP, è inoltre dotato di attività estrogenica e per questo particolarmente legato al tumore mammario, e capace di passare nel latte delle donne in allattamento. Utilizzate sempre cotture delicate.
Gli studi prospettici dicono che è improbabile che sia legato al tumore mammario postmenopausale ma che aumenti il rischio di tumore prostatico. 

Aggiornamento 24/9/2017

L'OMS ha dichiarato che la carne processata è un cancerogeno, mentre la carne rossa è tra i "probabili cancerogeni". Ma quanto lo è veramente? Mangiando PER ANNI 1 hot dog e un quarto + 6 fette di prosciutto + 3 fettine di pancetta AL GIORNO il rischio di tumore al colon si alza del 18%
È paragonabile al fumo di sigaretta? Il fumo causa il 90% dei tumori polmonari, mentre la carne l'11% di quelli al colon. In totale il fumo causa il 33% dei tumori, la carne l'1%
Vi è comunque una risposta dose dipendente, e più se ne mangia più sale il rischio
La conclusione degli esperti è comunque di evitare le carni processate, limitare quelle rosse e incoraggiare il consumo di pesce e soprattutto vegetali
Ricordiamo inoltre che queste linee guida valgono a  maggior ragione in persone che abbiano un tumore in cura o sopravvissute ai tumori, in cui si incoraggia una dieta plant-based
Vi è inoltre la necessità di ridurre il consumo di carne anche per motivi ecologici

Aggiornamento 10/12/2017

Si confermano forti legami tra diabete, obesità e tumori. I primi 2 fertilizzano il terreno per il terzo.
Aggiornamento 21/12/2017

2 milioni di anni fa la specie umana, diversamente dagli altri primati, ha perso il gene CMAH, responsabile della sintesi di Neu5Gc, uno zucchero infiammatorio che si trova nella carne rossa, ma non in quella bianca.
"L'inattivazione di CMAH durante l'evoluzione umana potrebbe aver liberato gli umani da un numero di agenti patogeni", ha detto Alvarez-Ponce. "Ad esempio, un tipo di malaria che richiede Neu5Gc per l'infezione - altri primati sono suscettibili ad essa, ma non gli umani." Questa molecola però stimola una risposta immunitaria che alza il rischio di tumori, infiammazione e artrite, ossia i problemi potenzialmente legati al consumo di carne rossa.

Aggiornamento 10/1/2018

9 grammi di carne processata a settimana aumentano il rischio di tumore mammario del 15% in uno studio britannico. L'associazione non è stata trovata con la carne non processata.
Aggiornamento 22/1/2018

L'infiammazione dovuta all'alimentazione è un fattore importante nella genesi del tumore del colon

Aggiornamento 7/2/2018

B. fragilis e E. coli sono 2 batteri che normalmente abitano l'intestino. Quando formano delle forme di resistenza (biofilm) o proliferano eccessivamente possono rilasciare delle tossine che aumentano il rischio di tumore al colon

Aggiornamento 18/2/2018
Il legame tra cibo spazzatura e tumori rivelato da uno studio
Aggiornamento 12/3/2018

Secondo un medico statunitense il rischio tumorale della carne si riduce con una forte introduzione di polifenoli da vegetali



Aggiornamento 8/4/2018

Rinunciare alla carne rossa porta a sensibile riduzione di tumori del colon retto secondo uno studio  su donne inglesi

Aggiornamento 21/10/2018

Per la serie "mangi quel che vuole", rispettare una dieta prudente, riducendo carni rosse soprattutto conservate e zuccheri aggiunti e aumentando i vegetali, si associa con ridotto rischio di mortalità prima e dopo la diagnosi di tumore al colon-retto. E questo capita genericamente per qualsiasi tumore.

Aggiornamento 9/2/2019
Si sa da tempo, dagli studi epidemiologici, che alimenti ricchi in grassi saturi come carni rosse e latticini aumentano il rischio di tumore alla prostata, il più diffuso tra gli uomini.
Bloccare CD36, la proteina che "fornisce" i grassi alle cellule, aumenta la sopravvivenza negli animali con tumore prostatico, suggerendo che questa malattia proliferi soprattutto grazie ai grassi. Probabilmente il tipo di grassi influenza la progressione della malattia.
"L'obiettivo finale è combinare la terapia con acidi grassi e trattamenti esistenti come la chemioterapia e la radioterapia a dosi più basse per uccidere il cancro e ridurre gli effetti collaterali".

Aggiornamento 9/3/2019

90 grammi al giorno di cereali integrali riducono il rischio di tumore del colon retto del 17%

Aggiornamento 28/3/2019

In una revisione degli studi, la carne rossa aumenta il rischio di tumore al seno del 6% (ritenuto non significativo) mentre quella processata del 9% "I lavori precedenti hanno collegato il rischio aumentato di alcuni tipi di cancro al consumo più elevato di carne lavorata, e questa recente meta-analisi suggerisce che il consumo di carne trasformata può aumentare anche il rischio di cancro al seno, quindi ridurre la carne lavorata sembra essere utile per la prevenzione del cancro al seno" ha detto l'autore principale Dr. Maryam Farvid, dell'Harvard T.H. Chan School of Public Health.

Aggiornamento 30/4/2019

Chi mangia 500g di carne rossa a settimana ha il 20% di rischio in più di tumore al colon-retto rispetto a chi ne mangia 150g. Per la carne processata lo stesso incremento del rischio si ha confrontando 35g e 200g a settimana.
Cereali e pane con fibre appaiono protettivi.

Aggiornamento 23/6/2019
I consigli dell' American Institute for Cancer Research - AICR per grigliare in sicurezza.
1) privilegiare carne bianca e pesce ed evitare carni rosse e processate.
2) marinare con limone, spezie, erbe, olio EVO, aceto per ridurre la formazione di amine eterocicliche (HCA)
3) precuocere le carni per ridurre la formazione di idrocarburi policiclici aromatici, che si formano col fumo
4) usare fiamme basse per ridurre ulteriormente le HCA
5) aggiungere al pasto frutta e verdura colorate per aggiungere antiossidanti e ridurre ulteriormente i rischi
Aggiornamento 28/6/2019

Un patogeno riscontrabile in latte e carne bovina può essere legato al rischio di cancro. Non si tratta di virus o batteri ma di un "plasmidoma", un elemento di DNA a singolo filamento legato a strutture proteiche, capaci di indurre infiammazione. Gli stessi ricercatori parlano di dati preliminari da cui è impossibile trarre conclusioni, e l'hanno chiamato BMMF (Bovine Milk and Meat Factors).

Il rischio non può essere quantificato, per cui i ricercatori dicono di non variare le attuali linee guida sulle porzioni di carne e latticini. Si raccomanda però di non dare latte vaccino troppo presto (anche le linee guida lo sconsigliano prima dell'anno di età). "Dopo l'infezione, si pensa che i patogeni inducano una reazione cronica-infiammatoria in alcuni tessuti (colon, seno) che possono favorire lo sviluppo del cancro nel tessuto circostante (in particolare il cancro del colon, possibilmente anche il cancro alla mammella e alla prostata). L'epidemia della malattia non dovrebbe verificarsi prima di alcuni decenni dopo l'infezione vera e propria. Si pensa che il BMMF abbia un effetto cancerogeno indiretto, il che significa che non sono coinvolti direttamente nei processi molecolari promuoventi il ​​cancro delle cellule, ma creano un  "ambiente cancerogeno" attraverso l'infiammazione cronica. Per la ragione dichiarata, la DKFZ conclude che non esiste una causalità diretta tra un'infezione con BMMF e cancro del colon, per esempio, ma che il BMMF condivide una parte del rischio di cancro al colon che non può essere quantificato esattamente".
Aggiornamento 22/8/2019

Al crescere del peso corporeo medio della popolazione, si riduce l'età media alla quale si sviluppano i tumori

Aggiornamento 5/10/2019

In questi giorni si discute molto su una linea guida emessa da un gruppo di ricercatori indipendenti secondo cui non vale la pena modificare il consumo di carne rossa e/o processata, perché tali modifiche avrebbero basso impatto sulla salute pubblica e le persone non avrebbero tanta voglia di farle. Secondo un documento di Harvard T.H. Chan School of Public Health queste raccomandazioni non sono il linea con l'evidenza scientifica attuale, sia per quanto riguarda la salute sia l'ambiente."Per migliorare sia la salute umana che la sostenibilità ambientale, è importante adottare modelli dietetici ricchi di cibi sani a base vegetale e relativamente bassi in carni rosse e trasformate". Lo stimato collega Maurizio Tommasini prova a fare un po' di chiarezza.
Mi segnala inoltre Renata Alleva che il principale autore non ha segnalato di esser stato dipendente dell'industria della carne. Un articolo in pieno conflitto d'interessi insomma.

Aggiornamento 8/10/2019

Uno dei motivi degli effetti negativi della carne rossa è Neu5Gc, un particolare zucchero presente in quel tipo di carne che crea infiammazione e reazione immunitaria agli umani, che non sono in grado di degradarlo. Questo zucchero pare implicato anche nell'iniziazione e progressione tumorale. Alcuni batteri però sono capaci di degradarlo, e la loro presenza nell'intestino potrebbe ridurre la pericolosità dell'alimento, mentre chi non li possiede potrebbe avere maggior rischio di tumore, diabete e aterosclerosi.

Aggiornamento 15/10/2019

Continuano le critiche al lavoro sull'innocuità della carne rossa: l'esclusione dei lavori da considerare nella metanalisi è stata fatta in modo da eliminare i risultati contrari alla carne rossa.

Aggiornamento 19/10/2019

Secondo il rapporto su clima e nutrizione di Lancet, "sono noti i legami tra consumo eccessivo di carne e obesità e relativi malattie non trasmissibili (diabete, tumori ecc). Un consumo eccessivo di carne può contribuire all'obesità. il consumo di carne rossa (in particolare carne processata) è associato ad un aumentato rischio di malattie non trasmissibili compresi malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tumori.
Gli alimenti di origine animale, compresa la carne, forniscono una ricca fonte ad elevata biodisponibilità di micronutrienti, soprattutto per i bambini piccoli, e apportano un contributo importante alle diete di alta qualità se consumati con moderazione. In molte regioni, la produzione di bestiame è anche un importante contributo ai mezzi di sussistenza, al reddito familiare e alla ricchezza nazionale, e nelle aree semi-aride e aride ci sono spesso pochi altri usi produttivi del territorio. Tuttavia, la produzione di mangimi per il bestiame può distogliere il cibo dal consumo umano diretto e minacciare la sicurezza alimentare e il sostentamento delle popolazioni per l'espansione di terreni coltivati ​​per la produzione di mangimi (vedi Amazzonia), che è anche un'importante causa di deforestazione".
Si stima che gli allevamenti contribuiscano per il 19% ai gas serra e per il 70% al consumo delle risorse agricole.
Anche il cibo spazzatura ha un impatto ambientale (fino al 39% tra acqua, CO2, energia e sfruttamento del terreno) e ridurre il suo consumo è una priorità per l'ambiente e la salute. In Messico la sugartax è stata efficace nel ridurre il consumo di bibite zuccherate fino all'11%


Aggiornamento 2/12/2019

I grassi saturi aumentano il rischio di tumore alla prostata e la sua aggressività stimolando una proteina, MYC, che ha un ruolo nell'iniziazione e nella progressione del tumore. Ridurre questi grassi, soprattutto nelle fasi iniziali del tumore, potrebbe aumentare la sopravvivenza
Aggiornamento 8/3/2020
Il ferro emico, presente nella carne ma non nei vegetali, può promuovere il tumore al colon i diversi modi: stress ossidativo, infiammazione, alterazione del microbiota e proliferazione cellulare. Questo non significa che chi mangia carne avrà un tumore, né che chi non la assume non si ammala. Il rischio è trascurabile per chi ne assume in quantità da linee guida (una-due volte a settimana, e saltuariamente quella processata con nitriti), e viene sicuramente ridotto dall'alta assunzione di fibre e polifenoli, che controbilanciano l'effetto negativo sul microbiota. Raccomandazioni che in pochi seguono.
Aggiornamento 9/3/2020

Una stima dell'importanza delle cause di tumori in Inghilterra: il principale fattore di rischio risulta il fumo (15%), seguito dal peso in eccesso (6,3%), radiazioni, fattori occupazionali e infezioni. I primi fattori nutrizionali "puri" sono alcol e insufficienza di fibre (3% ciascuno) seguiti da carne processata (circa 2%). A seguire inquinamento, mancato allattamento e sedentarietà

L'indice glicemico viene indicato come fattore nel tumore uterino.
In pratica non fumando, consumando alcol saltuariamente, aumentando il cibo non processato e mantenendo il peso avete già quasi azzerato il rischio.
Aggiornamento 10/6/2020

Le nuove linee guida per la prevenzione dei tumori della American Cancer Society consigliano di privilegiare alimenti vegetali e in particolare "alimenti nutrizionalmente densi in quantità che permettano di mantenere un peso ideale" come frutta, verdura, legumi e cereali integrali, mentre invitano a ridurre o non consumare cereali raffinati o altri alimenti industrialibibite zuccherate e carni rosse o processate. Meglio non consumare alcol. Gli zuccheri semplici e l'alto carico e indice glicemico sono probabilmente collegati col tumore uterino (oltreché di aumento di peso, associato a quasi tutti i tumori). Non si danno indicazioni particolari sui latticini perché essi possono avere un effetto protettivo per alcuni tumori (intestino) e negativo per altri (prostata), ma si consiglia di raggiungere l'apporto adeguato di calcio. Anche i livelli di vitamina D devono essere corretti, sebbene vi sia ancora dibattito sulla sua efficacia nella prevenzione tumorale. Non vi sono supplementi da consigliare a meno di manifeste carenze, e gli antiossidanti è meglio assumerli dal cibo. Il cibo biologico può dare una piccola protezione, ma non esistono grossi studi, e le persone più a rischio appaiono essere i lavoratori esposti ai pesticidi. Molti di essi sono probabili cancerogeni ed è bene lavare frutta e verdura prima di consumarla. Altri consigli sono di mantenere adeguati livelli di attività fisica e di facilitare politiche che diano accesso al cibo salutare. Anche il sonno alterato può essere indiretta causa di tumore, così come l'eccesso di zucchero, perché entrambi promuovono l'aumento di peso. La soia appare sicura.

Aggiornamento 19/6/2020

Anche il microbiota sembra influire e i lattobacilli potrebbero ridurre l'assorbimento intestinale di AGEs.
Il tumore prostatico è uno dei più legati allo stile di vita. Il grasso in eccesso rilascia fattori protumorali e infiammatori. Il microbiota, sia intestinale che vescicale, e l'alimentazione ricca di grassi saturi, alimenti animali che contengono ormoni in quantità rilevanti sono altri fattori importanti, che aumentano sia il rischio di malattia che la recidiva. Anche l'acido urico, attivando il sistema immunitario, può essere un fattore. Un'alimentazione moderata e che curi l'intestino, con probiotici e prebiotici, previene e potenzialmente riduce l'aggressività della malattia.

Aggiornamento 20/6/2020

La proliferazione di una cellula tumorale è sostenuta da una serie di metaboliti e vie metaboliche corrispondenti. La PLA2 metabolizza l'acido arachidonico (AA, omega 6) e interagisce con mTOR e insulina. Una dieta con basso apporto di AA, presente soprattutto in carne e latticini, possibilmente chetogenica (per ridurre l'insulina) aumenta la sensibilità agli inibitori PLA2, aprendo alla possibilità di un nuovo link tra alimentazione e guarigione tumorale

Aggiornamento 7/9/2020
Il consumo di carne rossa o carne rossa processata cotta ad alta temperature porta a un incremento significativo degli AGEs, sostanze tossiche che aumentano il rischio cardiovascolare e di diabete, insieme a quello tumorale, autoimmune ecc

Aggiornamento 30/9/2020

Tra i fattori che appaiono protettivi dal tumore del colon-retto, consumo di frutta e verdura, folati naturali, magnesio, fibre e latticini. Tra quelli che aumentano il rischio alcol e carne, in particolare rossa e processata

Aggiornamento 27/10/2020

Le cellule tumorali sfruttano l'eme, caratteristico delle carni, per modulare il loro metabolismo energetico, per interagire con il microambiente e per sostenere la proliferazione e la sopravvivenza. L'eccesso può favorire quindi i tumori

Aggiornamento 16/2/2021

"L'alimentazione basata su carne lavorata e latticini grassi, a causa del loro alto contenuto di acidi grassi saturi e acidi grassi trans, nonché una dieta povera di frutta e verdura, a causa della quantità insufficiente di vitamine e minerali (in particolare selenio e zinco), favoriscono lo sviluppo del cancro alla prostata attraverso una serie di meccanismi che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali e i processi di angiogenesi. D'altra parte, i modelli dietetici, basati su prodotti vegetali e pesce poco trasformati, possono avere un effetto benefico sul metabolismo della prostata e inibire tutte le fasi della cancerogenesi attraverso molteplici meccanismi. La promozione di una dieta sana è un elemento chiave nella prevenzione del cancro alla prostata".

Aggiornamento 5/10/2021

Nel modello animale la dieta ad alto contenuto di grassi altera i rapporti tra microbiota e cellule immunitarie intestinali, bloccando il riconoscimento precoce delle cellule tumorali, e favorendone in questo modo la progressione e l'espansione.


Aggiornamento 21/12/2021

La carne rossa processata (PM) è cancerogena, ma quanto?
Il 13% dei tumori intestinali sono probabilmente causati da carni conservate con nitriti e nitrati, assieme al'1,5% dei tumori totali, mentre il fumo causa il 70% dei tumori polmonari e il 15% dei totali. Si tratta, per quanto riguarda la PM, di un rischio relativo basso, ma che ha portato le autorità a sconsigliarne il consumo, ossia consumarla solo in occasioni rare.

Aggiornamento 2/7/2022

Uno dei modi in cui la dieta occidentale aumenta il rischio di tumore al colon è attraverso la modulazione del microbiota. In particolare un eccesso di carne rossa e processata può favorire la proliferazione del batterio E. coli e di una sua variante che possiede un enzima per la colibattina, una proteina che induce mutazioni nelle cellule intestinali.

Aggiornamento 16/2/2023

L'aglio e i vegetali della sua famiglia sembrano poter ridurre il rischio di tumore gastrico.
"Le verdure della famiglia dell'aglio contengono composti organosulfurei (OSC), in particolare composti allil-solfati e flavonoidi, che esercitano attività antibatteriche e antiossidanti. È stato dimostrato che i componenti antiossidanti inibiscono la transizione dalla mucosa atrofica a quella metaplastica causata dagli N-nitroso composti (derivati della carne processata), impediscono la progressione delle cellule tumorali e l'angiogenesi e ne inducono l'apoptosi. Inoltre, gli OSC possono sopprimere la crescita di H. pylori".
Lo stesso effetto non sembra attribuibile alla cipolla in quanto contiene meno composti sulfurei.


Aggiornamento 4/6/2024

Uno studio fatto con randomizzazione mendeliana mostra che non c'è legame causale tra carne rossa e pericolo cardiovascolare. Sono comunque necessari approfondimenti.

Aggiornamento 16/8/2024

L'aumento di tumori al colon-retto è particolarmente legato all'eccessivo consumo di carni rosse e lavorate che hanno un effetto negativo sul microbiota. La riduzione delle specie protettive e l'aumento di quelle infiammatorie aumenta il rischio di questo tumore che è tipico di persone più anziane.

Aggiornamento 24/8/2025

Una metanalisi fatta su oltre 600mila persone conferma l'effetto protettivo delle crucifere (cavoli, broccoli e simili) sul tumore al colon-retto.
La riduzione del rischio è dose-dipendente, e inizia dopo l'assunzione di 20g in media al giorno (quindi circa 150g a settimana). Il massimo dell'effetto si ha tra i 40 e i 60g al giorno (riduzione del rischio del 20-26%).
Oltre a contenere molecole benefiche come vitamina C, fibre, carotenoidi, flavonoidi e altri antiossidanti, il sulforafano è probabilmente la molecola più attiva nella prevenzione tumorale.

"Studi recenti hanno ulteriormente chiarito i meccanismi chemiopreventivi delle verdure crocifere. È stato dimostrato che il sulforafano (SFN), un importante isotiocianato presente nei broccoli, inibisce le istone deacetilasi (HDAC), riattivando così geni oncosoppressori come p16 e APC in modelli di cancro del colon. Inoltre, l'SFN inibisce la carcinogenesi colorettale modulando la via della β-catenina tramite ZO-1, una proteina chiave delle giunzioni strette per l'integrità epiteliale. Chen et al. hanno dimostrato che l'SFN sovraregola ZO-1, sequestrando la β-catenina nelle giunzioni cellula-cellula per inibirne la traslocazione nucleare e l'attivazione genica correlata alle cellule staminali tumorali (CSC) (ad esempio, CD44, LGR5)."


giovedì 1 ottobre 2015

Bibita poco ecologica



Adesso si scopre che non fanno bene anche all'ambiente: per ogni litro di bibita prodotta sono necessari fino a 620 litri di acqua, ci spiega il prof Katz della Yale University su Nature. Un costo ecologico enorme insomma.

Secondo il New York Times e Lancet inoltre la Coca Cola Company paga gli scienziati per ripulire la propria immagine. 
Invito quindi sempre a verificare la fondatezza delle notizie, e soprattutto il conflitto d'interesse di chi ve le dà!

http://www.danilic.com/share-a-coke-now-includes-even-more-names/

Aggiornamento 8/6/2015

La prossima volta che sentite la pubblicità della Sprite che dice "ascolta la tua sete", rispondete alla sete che le bibite zuccherate esacerbano la deidratazione.


la felicità della bibita ti ha dato il diabete


Aggiornamento 8/10/2016

Pare che Coca Cola voglia pagare i dietisti USA per twittare contro la tassa sugli zuccheri.

Aggiornamento 15/1/2017

Chi sono i migliori amici di Big Sugar (la lobby dello zucchero)? I nutrizionisti che ancora credono che "di tutto un po'" non faccia male, sia tutta una questione di calorie ecc., sebbene questa visione sia stata smentita dalla fisiologia. Finché si difende questo dogma, l'industria può legittimamente propinare i suoi prodotti, salvata dal "solo l'eccesso di calorie fa ingrassare"
La visione che lo zucchero fosse necessario alla dieta dell'uomo è un concetto di quasi 50 anni fa, dovuto al pagamento di tangenti nei confronti di alcuni ricercatori. 
Una metanalisi ha chiarito che gli unici studi che assolvono gli zuccheri sono quelli pagati dalle industrie: le revisioni sistematiche con conflitti di interessi finanziari hanno cinque volte più probabilità di presentare una conclusione senza associazione positiva tra il consumo di bibite gassate e obesità rispetto a quelli senza finanziamento.

Aggiornamento 8/3/2017

La tassa sulle bevande zuccherate in Messico continua a dare buoni risultati

Aggiornamento 22/3/2017

I produttori di bibite contribuiscono all'inquinamento, soprattutto marino, anche grazie agli imballaggi

Aggiornamento 10/4/2017

Come si fa a far credere alla gente che l'obesità non dipende dallo zucchero ma solo dalla sedentarietà? basta pagare gli scienziati per diffondere la bufala

Aggiornamento 23/7/2017

Le bibite consumate nei giovani, sia normali che light, aumentano il rischio di dismetabolismo

Aggiornamento 22/12/2017

Evitare le bibite gassate aumenta la probabilità di successo della fecondazione in vitro

Aggiornamento 21/11/2018

In ragazzi obesi, abbandonare le bibite gassate per 3 giorni porta a dei veri e propri sintomi da dipendenza e astinenza: mal di testa, diminuzione della motivazione al lavoro, umore depresso e scarsa capacità di concentrazione, desiderio di bevande zuccherate e valutazioni più basse del proprio benessere generale.

Aggiornamento 31/12/2018
Le bibite zuccherate aumentano il rischio di malattia renale (CKD) in una coorte di afroamericani.
In un editoriale abbinato allo studio hanno scritto gli autori: "Mentre alcune città statunitensi selezionate hanno ridotto con successo il consumo di SSB [bibite zuccherate] attraverso la tassazione, altre città hanno resistito agli sforzi di sanità pubblica per ridurre il consumo di SSB". "Questa resistenza culturale alla riduzione del consumo di SSB può essere paragonata alla resistenza culturale alla cessazione del fumo negli anni '60 dopo la pubblicazione del rapporto che dimostrava i suoi danni: negli anni '60 l'uso del tabacco era considerato una scelta sociale e non un problema di salute pubblica o sociale ".
In un editoriale di accompagnamento riservato alla "voce dei pazienti", Duane Sunwold ha spiegato di essere un paziente affetto da CKD che ha cambiato il suo modo di mangiare e bere per mettere la sua malattia in remissione.
Aggiornamento 26/1/2019
Bere bibite zuccherate dopo l'attività fisica può portare a ulteriore disidratazione e aumenta i marker di danno renale

Aggiornamento 23/3/2019

Più si beve bibite zuccherate (SSB), più sale il rischio di morte prematura. Il legame è proporzionale. Nello studio bere da una a quattro bevande al mese è legato ad un aumento del rischio dell'1%; da due a sei a settimana con un aumento del 6%; da uno a due al giorno con un aumento del 14%; e due o più al giorno con un aumento del 21%. Inoltre si è dimostrato un modesto legame tra il consumo di SSB e il rischio di morte precoce da cancro. "Questi risultati sono coerenti con i noti effetti avversi dell'alta assunzione di zuccheri sui fattori di rischio metabolici e la forte evidenza che bere bevande zuccherate aumenti il rischio di diabete di tipo 2, a sua volta un importante fattore di rischio per morte prematura. Supportano inoltre le politiche di limitazione della pubblicità delle bevande zuccherate a bambini e adolescenti e per l'attuazione della soda-tax perché il prezzo corrente delle bevande zuccherate non include gli alti costi di trattamento delle conseguenze ", ha detto Walter Willett, professore di epidemiologia e nutrizione.

Aggiornamento 21/4/2019

Mentre in Italia i produttori di zucchero sponsorizzano convegni e stipendiano "esperti" di alimentazione, nel Regno Unito si stima che il programma di riduzione del consumo di zucchero possa portare a 155 mila diabetici in meno nei prossimi 10 anni e un risparmio di 650 milioni di euro/anno per lo sanità pubblica, con un incasso dalla sugartax di circa 300 milioni.
Aggiornamento 10/5/2019

Quando la CocaCola sponsorizza uno studio, per contratto può avere l'ultima parola sulla pubblicazione, e bloccarla (o bloccare lo studio) in caso di risultati negativi. Questo è emerso dall'esame di documenti riservati resi pubblici solo grazie a una speciale legge che ha dato il diritto di accesso. "Prese insieme, queste clausole potrebbero sopprimere "informazioni critiche sulla salute", e probabilmente lo hanno già fatto, secondo gli autori dello studio. Gran parte dei supporti della ricerca Coca-Cola riguarda i settori della nutrizione, dell'inattività fisica e del bilancio energetico", concludendosi con il classico "all'interno di una dieta bilanciata il prodotto non è dannoso". Gli autori sostengono che "le clausole contravvengono agli impegni di Coca-Cola per un sostegno trasparente e "illimitato" alla scienza, che è arrivato dopo aver criticato l'opaco modo in cui alcune grandi aziende alimentari finanziano la ricerca sanitaria.". 

Da anni molti "scienziati" sono nel suo libro paga, ma tutti fanno finta di nulla.  

"Stiamo già ascoltando accuse da parte di esperti in nutrizione che l'industria alimentare sta copiando le tattiche delle industrie del tabacco. La responsabilità sociale delle imprese deve essere molto più di semplici siti Web che affermano politiche progressiste che vengono ignorate".
Il consumo di cibi e bevande ad alto contenuto calorico e basso contenuto di nutrienti è considerato un fattore importante nell'epidemia di obesità infantile. L'anno scorso, il governo del Regno Unito ha introdotto una "tassa sullo zucchero" su molte bevande analcoliche, tra cui il prodotto di punta della Coca-Cola, con documentati vantaggi sulla salute e le casse dello stato.

I ricercatori premono perché l'industria alimentare  aggiorni i contratti di ricerca in linea con i nuovi impegni pubblici.
"Il caso della Coca-Cola suggerisce una continua mancanza di trasparenza a cui si dovrebbe porre rimedio con informazioni sui finanziamenti, piuttosto che basarsi su conflitti di interesse auto-dichiarati".

"La mancanza di informazioni attendibili  da parte dell'industria e sugli studi terminati prima della pubblicazione dei risultati, rende impossibile sapere quanta parte della ricerca che entra nel dominio pubblico riflette le posizioni dell'industria".

Aggiornamento 26/6/2019

Secondo una revisione degli studi, una tassa del 10% sulle bibite zuccherate riduce del 10% il consumi. L'OMS suggerisce ai governi di applicare una tassa del 20% per avere un impatto significativo sulla salute

Aggiornamento 12/7/2019

Secondo uno studio osservazionale, che quindi non può stabilire legame causale ma solo associazione, ogni 100 mL di bibite gassate zuccherate al giorno il rischio di tumore aumenta del 18% (del 22% quello di tumore al seno). Il meccanismo potrebbero essere dovuto allo zucchero, che aumenta il grasso viscerale, la glicemia e l'infiammazione, tutti fattori protumorali. Anche il 4-metilimidazolo (colorante caramello) potrebbe avere un ruolo. Anche i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti hanno mostrato un'associazione.
Aggiornamento 23/8/2019
Bibite zuccherate durante un'attività sedentaria sono una combinazione metabolica letale, che aumenta glicemia e insulina e predispone per l'aumento di peso.
Aggiornamento 7/9/2019
Ennesima conferma che la sugartax sia una cosa buona e giusta.
Tassare le bibite zuccherate in base al quantitativo effettivo di zucchero (e non a quello di bibita) riduce del 22% il consumo e causa una riduzione del peso di oltre un kg, riducendo obesità e diabete del 2% (in numeri negli USA: 2 milioni di obesi e 36 mila diabetici in meno), con un risparmio sui costi sanitari di 1,4 miliardi di $ all'anno.
Aggiornamento 19/10/2019
Secondo il rapporto su clima e nutrizione di Lancet, "sono noti i legami tra consumo eccessivo di carne e obesità e relativi malattie non trasmissibili (diabete, tumori ecc). Un consumo eccessivo di carne può contribuire all'obesità. il consumo di carne rossa (in particolare carne processata) è associato ad un aumentato rischio di malattie non trasmissibili compresi malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tumori.
Gli alimenti di origine animale, compresa la carne, forniscono una ricca fonte ad elevata biodisponibilità di micronutrienti, soprattutto per i bambini piccoli, e apportano un contributo importante alle diete di alta qualità se consumati con moderazione. In molte regioni, la produzione di bestiame è anche un importante contributo ai mezzi di sussistenza, al reddito familiare e alla ricchezza nazionale, e nelle aree semi-aride e aride ci sono spesso pochi altri usi produttivi del territorio. Tuttavia, la produzione di mangimi per il bestiame può distogliere il cibo dal consumo umano diretto e minacciare la sicurezza alimentare e il sostentamento delle popolazioni per l'espansione di terreni coltivati ​​per la produzione di mangimi (vedi Amazzonia), che è anche un'importante causa di deforestazione".
Si stima che gli allevamenti contribuiscano per il 19% ai gas serra e per il 70% al consumo delle risorse agricole.
Anche il cibo spazzatura ha un impatto ambientale (fino al 39% tra acqua, CO2, energia e sfruttamento del terreno) e ridurre il suo consumo è una priorità per l'ambiente e la salute.
In Messico la sugartax è stata efficace nel ridurre il consumo di bibite zuccherate fino all'11%
Aggiornamento 21/2/2020
In Cile la tassa sulle bibite zuccherate, insieme agli avvertimenti in etichetta, hanno portato a una riduzione del consumo del 23%. Nel Regno Unito la tassa sullo zucchero ha portato a una riduzione delle bibite con oltre 5g di zucchero per 100mL dal 49 al 15%. Tutto questo porterà sul lungo periodo a risparmi per i sistemi sanitari, che altrimenti andrebbero al collasso. Nel mentre in Italia le industrie dolciarie sponsorizzano i corsi di aggiornamento.
Aggiornamento 29/2/2020
Se volete gestire il colesterolo, forse è meglio preoccuparsi più delle bibite zuccherate che delle uova: l’uso di bibite è infatti associato con dislipidemia aterogena (trigliceridi alti e HDL basse)
Aggiornamento 6/5/2020
Mezzo litro di bibita zuccherata con fruttosio (HFCS) porta all'attivazione del sistema simpatico e all'aumento della resistenza vascolare a livello renale, grazie all'aumento di acido urico e vasopressina (ADH). Questo si traduce alla lunga in ipertensione e danno renale
Aggiornamento 29/8/2020

Il fruttosio in dosi eccessive, quali quelle di una bibita zuccherata per esempio, è la tempesta perfetta per creare steatosi epatica (fegato grasso). La sua ingestione blocca una proteina che tiene le giunzioni intestinali vicine, creando permeabilità intestinale. In questo modo tutte le endotossine intestinali arrivano ai macrofagi, infiammandoli. Inoltre il fruttosio che arriva al fegato spinge la lipogenesi (produzione endogena dei grassi, ulteriormente stimolata dall'infiammazione), che si accumulano nel fegato.

Aggiornamento 18/9/2021

La sugartax entrerà in vigore in Italia nel prossimo anno, ha dimostrato di funzionare negli altri paesi e la prova migliore è che l'industria del cibo sia contraria
Aggiornamento 10/11/2022

In un nuovo studio si mette in mostra come il cibo spazzatura crei dipendenza in maniera simile al tabacco. L'azione sui centri cerebrali della dipendenza e della ricompensa è simile. Inoltre le compagnie del tabacco hanno comprato alcune grandi compagnie alimentari, in un certo senso attaccandoci da più fronti e usando tecniche di marketing e di lobbying simili a quelle usate per il fumo.
Questo può essere problematico per quanto riguarda la ricerca e la messa in pratica di politiche sanitarie utili alla popolazione.
Gli autori concludono osservando "Ciò ha ritardato l'attuazione di strategie efficaci per affrontare questa crisi di salute pubblica, che è costata milioni di vite. A differenza del fumo, tutti abbiamo bisogno di mangiare. Negli ultimi 40 anni, gli alimenti processati sono diventati di uso comune e dominano l'ambiente alimentare, ma non possiamo trascurare loro potenziale di creare dipendenza e dannoso".

Aggiornamento 16/2/2023

Secondo una revisione degli studi, ogni porzione di bibita zuccherata (SSB) è associata a un aumento di peso di 0,42 kg in bambini e adolescenti. I risultati sono in linea con quelli di altri studi e forniscono l'evidenza che il consumo di queste bevande promuova l'aumento di peso e che ridurre il loro consumo sia associato con un calo del peso.
"Si ritiene che le SSB contribuiscano a un peso maggiore e all'aumento di peso attraverso diversi meccanismi. In primo luogo, possono portare ad un aumento di peso attraverso una bassa sazietà e una ridotta termogenesi nei pasti successivi legata all'ingestione di calorie liquide. Il consumo eccessivo di bevande zuccherate altamente appetibili può determinare un eccesso di energia (introdotta) e, quindi, uno squilibrio energetico e un aumento di peso se l'apporto energetico non viene regolato ai pasti successivi. Gli studi hanno anche suggerito un aumento di peso maggiore dopo il consumo isocalorico di bevande rispetto a quello di cibi solidi. Ciò suggerisce che bere zuccheri liquidi contribuisce a un maggiore apporto energetico rispetto alle calorie dello zucchero solido. Le SSB possono anche contribuire all'aumento di peso dovuto alla risposta metabolica del fruttosio se consumati in eccesso calorico. Queste bevande sono spesso addolcite con HFCS o saccarosio, entrambi zuccheri contenenti fruttosio. Un'ipotesi che collega il fruttosio all'aumento di peso e all'obesità suggerisce che il fruttosio non stimola la leptina, l'ormone della sazietà, né sopprime la grelina, l'ormone della fame. La ridotta segnalazione di sazietà dovuta al fruttosio può promuovere un bilancio energetico positivo. Se consumato in eccesso, il fruttosio ha dimostrato di aumentare i fattori di rischio cardiometabolico, tra cui obesità, ipertensione, insulino-resistenza e dislipidemia. Tuttavia, gli effetti metabolici dannosi del fruttosio sull'aumento di peso sembrano essere in gran parte guidati da condizioni di surplus energetico. Il fruttosio, a differenza del glucosio, ha una sua via di metabolizzazione unica in cui viene preferenzialmente processato nel fegato. Se consumato in eccesso, il fruttosio può portare alla lipogenesi de novo epatica, che può portare alla produzione di lipoproteine ​​a bassissima densità e trigliceridi postprandiali. I potenziali effetti deleteri dell'eccesso di fruttosio possono essere ulteriormente esacerbati da una scarsa attività fisica, che è spesso associata a cattive abitudini di vita, incluso il consumo di SSB".

Aggiornamento 22/4/2023

Per persone con diabete assumere bibite zuccherate è un po' come buttare benzina sul fuoco.
🥤 Tra gli adulti con diabete di tipo 2, una maggiore assunzione di bevande zuccherate (SSB) è associata a una maggiore mortalità per tutte le cause e incidenza di malattie cardiovascolari, mentre l'assunzione di caffè, tè, acqua naturale o latte scremato è stata inversamente associata a mortalità per tutte le cause
Un maggiore aumento del consumo di caffè e tè dopo la diagnosi di diabete è stato significativamente associato a una minore mortalità per tutte le cause
💧 La sostituzione delle SSB con caffè, tè o acqua naturale è stata associata in modo statisticamente significativo a una minore mortalità per tutte le cause tra gli adulti con diabete.


Aggiornamento 4/2/2024

L'applicazione della sugartax in alcuni stati degli USA ha portato a un aumento del prezzo del 33% e una contemporanea riduzione degli acquisti del 33% delle bibite zuccherate. Questo testimonia come la facile reperibilità a prezzi bassi sia un motivo di incentivo al consumo.
La tassa porterebbe a una riduzione dei costi sanitari e sarebbe quindi un guadagno per tutti, tranne che l'industria alimentare.

Aggiornamento 15/9/2024

Il Fatto Alimentare parla del libro che descrive i conflitti d'interessi e la corruzione dell'industria dello zucchero nei confronti di alcuni scienziati