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giovedì 12 settembre 2013

Perché il digiuno fa male



Alcuni ricercatori, tra cui uno che ho già citato, Piccini, sostengono che il digiuno, più o meno alternato, sia una buona cosa. E di solito fanno l'esempio citando Auschwitz, dicendo che nei campi di concentramento nessuno moriva di malattie cardiovascolari.
In realtà il digiuno non fa altro che ridurre la quantità di leptina che giunge all'ipotalamo e aumentare quella di grelina.


http://nutritionadvance.com/satiety-and-feeling-satiated/

C'è una bella differenza: la prima attiva l'ipotalamo, promuovendo la spesa energetica, riducendo il rischio di diabete e attivando gli assi tiroideo, somatotropo e riproduttivo; ovvero ci consente di svolgere le nostre attività di tutti i giorni. Come dire: abbiamo da mangiare, possiamo permetterci di spendere, accrescere la nostre masse muscolari, riprodurci.
Al contrario la grelina rallenta il metabolismo e stimola tutti quei meccanismi che portano ad accumulare le calorie piuttosto che bruciarle, e aumenta il rischio di diabete.

Kalra P & Kalra S , Progress in Brain Research, Vol. 181

La perdita di peso iniziale è dovuta prevalentemente alla riduzione della muscolatura, ponendo così le basi per un abbassamento del metabolismo e rendere il corpo flaccido.
La fame aumenterà, perché aumenta la grelina e si riduce la leptina, e la tendenza sarà di mangiare di più per recuperare il peso perduto.


Come dice testualmente un editoriale pubblicato su Nature, la restrizione calorica vacilla sul lungo periodo, e così l'opinione che allunghi la vita. Non è possibile mettere organismi destinati a vivere 70-80 anni a dieta ferrea per un arco di tempo così lungo.
Aggiornamento ottobre 2015

Il digiuno intermittente sta emergendo come pratica potenzialmente benefica, ma ancora da valutare a pieno su chi. Riporto un appunto del dott Giordano su digiuno intermittente e tumori

DIGIUNO INTERMITTENTE/DIGIUNO E TUMORI
Mentre La Restrizione calorica Intermittente e il Digiuno è benefico per molti tipi di cellule normali, il contrario è vero per le cellule tumorali. Le cellule dei tumori presentano gravi anomalie mitocondriali e generano il loro ATP principalmente dalla glicolisi, piuttosto che dalla fosforilazione ossidativa. Inoltre, i tumori sono altamente vascolarizzati e quindi le loro cellule hanno accesso a grandi quantità di glucosio circolante. Modelli animali hanno costantemente dimostrato che La Restrizione Calorica Intermittente inibisce e perfino inverte la crescita di una gamma di tumori, tra cui il neuroblastoma, il tumore della mammella e il tumore ovarico. Il passaggio alla chetogenesi può svolgere un ruolo importante nella soppressione della crescita tumorale perché molte cellule tumorali sono in gran parte in grado di utilizzare i chetoni come fonte di energia; di conseguenza, le diete chetogeniche possono potenziare gli effetti antitumorali della Restrizione Calorica Intermittente. Sebbene preliminari, i recenti casi di studio su pazienti umani suggeriscono potenziali applicazioni della Restrizione Calorica Intermittente nel trattamento di una serie di tumori, tra cui quelli del seno, alle ovaie, alla prostata, e il glioblastoma. In effetti, la teoria evoluzionistica prevede che le mutazioni casuali accumulate impediranno alle cellule tumorali di effettuare i necessari adattamenti metabolici in condizioni di Restrizione Calorica Intermittente.

Bibliografia minima di riferimento:
Seyfried TN, Flores RE, Poff AM, D’Agostino DP. Cancer as a metabolic disease: Implications for novel therapeutics. Carcinogenesis. 2014;35(3):515–527. [PMC free article] [PubMed]
Lee C, et al. Fasting cycles retard growth of tumors and sensitize a range of cancer cell types to chemotherapy. Sci Transl Med. 2012;4(124):124ra27. [PMC free article] [PubMed]
Safdie FM, et al. Fasting and cancer treatment in humans: A case series report. Aging (Albany, NY Online) 2009;1(12):988–1007. [PMC free article] [PubMed]
Zuccoli G, et al. Metabolic management of glioblastoma multiforme using standard therapy together with a restricted ketogenic diet: Case report. Nutr Metab (Lond) 2010;7:33. [PMC free article] [PubMed]
Seyfried TN. Cancer as a Metabolic Disease: On the Origin, Management and Prevention of Cancer. John Wiley & Sons; Hoboken, NJ: 2012. pp. 261–275.
Aggiornamento novembre 2015

Il dott Speciani ci aggiorna sul digiuno intermittente.
Aggiornamento marzo 2016

Il mio nuovo articolo sul digiuno

Aggiornamento novembre 2016

Attivare l'autofagia, con protocolli OPPORTUNI di digiuno alternato, potenzia l'effetto delle terapie tumorali (chemio e radio); ovviamente non vale per persone in cachessia e bisogna sempre discutere col professionista l'opportunità di utilizzare queste strategie.


Aggiornamento 12/12/2016

In un modello animale di leucemia, il digiuno uccide le cellule cancerose riducendo la leptina.

Aggiornamento 30/1/2017
I danni della restrizione calorica.


Aggiornamento 18/2/2017
In un modello animale, il digiuno alternato aumenta la dipendenza da cibo. Non dovrebbe infatti essere utilizzato in persone con disturbi del comportamento alimentare perché aumenta il desiderio di cibo spazzatura

Aggiornamento 20/2/2017
Il digiuno intermittente si conferma efficace nel ridurre i fattori di rischio cardiovascolari, tumorali e di invecchiamento
Aggiornamento 30/4/2017
Ecco perché il digiuno non va bene in chi ha disturbi del comportamento alimentare.

Aggiornamento 10/5/2017

In un nuovo studio, il digiuno alternato non dà risultati migliori della semplice restrizione calorica. Ci si dimentica di dire però che in qualcuno può averla data, in altri no, perché nell'effetto statistico i risultati si annullano tra loro
Aggiornamento 21/6/2017

La mia intervista a Buongiorno Regione Sardegna, su digiuno e sclerosi multipla.


Aggiornamento 28/6/2017
"Quando un tumore si è formato, può il digiuno intermittente essere utilizzato per far morire di fame il cancro?
Le cellule tumorali hanno solitamente un tasso metabolico superiore rispetto ai circostanti tessuti normali, e il loro  principale combustibile è il glucosio.
Il digiuno intermittente mira a ridurre la concentrazione di glucosio circolante.
 Il digiuno ha dimostrato di provocare una riduzione delle concentrazioni di fattori di crescita (IGF) e dell'insulina, determinando la morte cellulare.
Infatti  alcuni tumori hanno concentrazioni superiori di IGF, e alcune terapie farmacologiche bloccano queste vie, ma spesso senza esito positivo sul lungo termine.
Combinare il digiuno con le correnti terapie ha  mostrato alcuni promettenti risultati preliminari in modelli animali.
Il digiuno intermittente o un ridotto apporto calorico combinato con la radioterapia ha diminuito la progressione dei tumori al seno nei topi e ha anche protetto i tessuti sani durante la chemioterapia.

 Un altro studio ha mostrato che i modelli murini di glioma erano più sensibili sia alla radioterapia sia alla chemioterapia dopo 48 ore di digiuno rispetto ai controlli.
Per prendere in considerazione il digiuno negli umani, è indispensabile selezionare i pazienti, perché molti individui con malattia avanzata potrebbero aver già subito una notevole perdita di peso, che sarebbe ulteriormente aggravata da un regime chemioterapico.
I risultati tratti da una serie di casi di dieci pazienti sottoposti a chemioterapia suggeriscono che in diversi tumori il digiuno intermittente accompagnato da un regime di chemioterapia ha funzionato bene, è tollerato, e i pazienti che hanno digiunato avevano una riduzione degli effetti collaterali, gastrointestinali e stanchezza.
Il regime di digiuno non ha avuto alcun effetto dannoso sulla funzione della chemioterapia.
Tuttavia, sono necessarie analisi più rigorose prima che questa tecnica possa essere adottata.
È necessario identificare quale tipo di digiuno e quali individui ne beneficerebbero, considerando fattori quali l'età, il peso e il tipo di tumore.
Alla luce di ulteriori prove, una dieta che simula il digiuno, risultando in un simile effetto biochimico senza un digiuno permanente, potrebbe essere più tollerabile per la popolazione generale.

Ma per il momento, rimane una pratica non validata sull'uomo".
Aggiornamento 4/7/2017

Alcuni effetti metabolici del digiuno.


Aggiornamento 19/9/2017




Aggiornamento 3/11/2017

L'AICR, l'istituto americano per la ricerca sul cancro, consiglia una dieta che sia fatta in maggioranza con cibi vegetali, e cibi di derivazione animale in moderazione. Ma raccomanda soprattutto di scegliere cibi minimamente processati perché più salutari, limitando quelli con zuccheri e grassi aggiunti.

Digiunare almeno 13 ore durante la notte è un promettente metodo per ridurre l'infiammazione, i problemi glicemici e aumentare la sopravvivenza nelle donne con tumore al seno
Aggiornamento 16/11/2017

L'asprosina è un nuovo ormone scoperto che aumenta l'appetito e l'accumulo di grasso agendo sull'ipotalamo, e viene rilasciato durante il digiuno.
Aggiornamento 11/12/2017

In un modello animale, mangiando 2 soli pasti ma con un normale introito calorico, si prevengono le principali problematiche metaboliche dell'invecchiamento (perdita massa magra, diabete ecc).
Aggiornamento 7/2/2018
La restrizione calorica è conosciuta per determinare miglioramenti metabolici (glicemia, trigliceridi ecc) e riduzione del peso, ma spesso non dà risultati buoni a lungo termine per l'impossibilità di mantenere il regime.
Per questo alcuni studiosi sono fautori del digiuno intermittente.
Questa pratica ha radici antiche e sembra conferire buoni risultati, anche più sostenibili della semplice restrizione calorica in termini di miglioramenti metabolici e della composizione corporea.
Tuttavia non abbiamo ancora studi a lungo termine che abbiano verificato risultati migliori, quindi la pratica rimane tuttora sperimentale.
Aggiornamento 12/2/2018
Si sta diffondendo la moda dei digiuni/estreme restrizioni. Alcuni studi dicono che possono esserci risultati interessanti, però oggi scopriamo che molto del grasso che lascia il tessuto adiposo se ne va nel cuore, potenzialmente alterando la sua funzione, in particolare in chi abbia già problemi (aritmie, insufficienza cardiaca ecc)
Aggiornamento 3/4/2018

La restrizione calorica aumenta la longevità, tra le altre cose, riducendo lo stress ossidativo. Un alto metabolismo basale sembra aumentare lo stress ossidativo e così ridurre l'aspettativa di vita.


Aggiornamento 7/6/2018
Il digiuno intermittente, nelle sue diverse opzioni, si conferma avere un'interessante prospettiva nei confronti del diabete. In questo studio le persone non hanno ridotto le calorie, ma la finestra di alimentazione, facendo colazione, pranzo e cena in 6 ore, e digiunando per le altre 18. i ricercatori hanno descritto questo tipo di alimentazione come "allineata ai ritmi circadiani del corpo", e il risultato è stato di migliorare i parametri metabolici (infiammazione, insulina, glicemia, stress ossidativo, pressione sanguigna). Chi invece ha praticato la stessa finestra di alimentazione di sera o ha cenato tardi non ha avuto vantaggi, ma ha anche peggiorato la situazione in qualche caso, evidenziando una volta di più l'importanza della colazione.


Aggiornamento 19/7/2018

La glicemia costantemente alta, come capita in caso di diabete, di infiammazione o dopo i pasti, blocca AMPK, una proteina che, tra le altre cose, attiva TET2, un soppressore dei tumori. Stare sempre a stomaco pieno favorisce quindi i tumori, mentre i digiuni fatti in modo adeguato possono ridurre la proliferazione cellulare. Questo è uno dei motivi che lega diabete e tumori.
Fare solo 2 pasti al giorno sembra sufficiente, anche senza restrizione calorica ad attivare l'autofagia e prevenire tutte le complicazioni dovuta alla produzione di proteine aberranti (sindrome metabolica e tutte le malattie dell'invecchiamento)
Aggiornamento 26/8/2018
In un modello animale, nonostante la perdita di peso, il digiuno può peggiorare il quadro metabolico e favorire l'insorgere del diabete. Questo capita tramite alterazione degli ormoni, soprattutto di quelli correlati con fame e sazietà
Aggiornamento 31/8/2018

Una testimonianza secondo cui perdere troppo grasso porta ad un effetto negativo sugli ormoni dell'asse riproduttivo (ipotalamo-ipofisi-gonadi, GnRH-LH/FSH-testosterone). Questo è probabilmente dovuto alla caduta della leptina, sia per lo scarso introito calorico che chi fa digiuni per "definirsi" pratica sia al basso livello di grasso raggiunto, che in termini evolutivi indica un pericolo e quindi necessità di sopravvivere e non certo di riprodursi





Aggiornamento 13/12/2018

La grelina è un ormone che viene prodotto lontano dai pasti. Aumenta la motivazione per il cibo e rallenta il metabolismo. Nella nostra storia evolutiva è stata molto importante, perché in tempi di carenza di cibo spingeva i nostri antenati a rischiare la vita andando a caccia per procurarsi da mangiare e lottando con animali che non erano tanto d'accordo a sacrificarsi. Oggi, in tempi di abbondanza, il risultato è che saltando i pasti aumentiamo la grelina, e questa aumenta la sensibilità per gli odori e così la motivazione, attraverso la dopamina dei circuiti di ricompensa, per i cibi spazzatura

Aggiornamento 16/12/2018

Si è concluso lo studio HELENA, che ha confrontato il digiuno intermittente (del tipo 5:2) con una convenzionale restrizione calorica, ed è durato quasi un anno. Non si sono osservate grandi differenze tra i 2 gruppi, e quindi si è concluso che il DI può essere equivalente ma non superiore al CRC per la riduzione del peso e la prevenzione delle malattie metaboliche.
Entrambi i gruppi hanno avuto un trend di recupero del peso nei mesi di controllo (dopo il 6°).
"Sebbene lo studio HELENA non confermi le aspettative euforiche poste nel digiuno intermittente, mostra anche che questo metodo non è meno vantaggioso delle diete convenzionali per la perdita di peso. "Inoltre, per alcune persone sembra essere più facile essere molto disciplinati in due giorni invece di contare le calorie e limitare il cibo ogni giorno", ha spiegato Tilman Kühn, scienziato leader dello studio", e ad ognuno conviene trovarsi il metodo più adatto a sé.
Aggiornamento 17/1/2019
Nei lieviti, la "starvation" (deplezione di nutrienti, ossia taglio delle calorie) altera gli introni, cioè quelle zone di DNA che vengono trascritte ma non determinano la sintesi di proteine.
In questo modo vengono ridotte le produzioni di alcune proteine necessarie per la respirazione e probabilmente la sintesi di proteine "dell'abbondanza", essendo abbinate al mTOR, segnale di abbondanza. Si riduce quindi il consumo di nutrienti e si promuove la sopravvivenza della cellula in condizioni difficili.
Con tutta probabilità il meccanismo è presente anche negli esseri superiori, fino all'uomo, e questo dimostra come una persona che si metta a restrizione calorica non sia equiparabile a una normale.

Aggiornamento 7/4/2019
Interessante articolo sul digiuno 16:8, ossia la restrizione alimentare ad una finestra di 8 ore corrispondente alle ore di luce, e non necessariamente con restrizione calorica. Il suo potenziale effetto antinfiammatorio e positivo nei confronti degli equilibri ormonali, grazie all'allineamento dei ritmi circadiani

Aggiornamento 14/4/2019

Il Ramadan può portare a modifiche sia positive che negative nella composizione corporea e nei parametri metabolici, che sembrano comunque rimettersi in linea dopo il mese di digiuno diurno.
Aggiornamento 1/5/2019

Come affrontare il Ramadan senza far danni
Aggiornamento 8/6/2019

A che punto sono gli studi sul digiuno breve (STF) come terapia adiuvante tumorale? "Prove precliniche abbondanti e convincenti mostrano che l'STF può ridurre la tossicità e contemporaneamente aumentare l'efficacia di un'ampia varietà di agenti chemioterapici. I dati preclinici che suggeriscono che la STF può migliorare gli effetti della radioterapia e degli inibitori TK sono promettenti. Negli studi clinici, la STF emerge come una strategia promettente per migliorare l'efficacia e la tollerabilità della chemioterapia. Appare sicuro in aggiunta alla chemioterapia negli esseri umani e può ridurre gli effetti collaterali e il danno al DNA nelle cellule sane in risposta alla chemioterapia. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire con fermezza l'efficacia e la sicurezza clinica".


Aggiornamento 9/6/2019


Le persone sarcopeniche o con difficoltà a mettere muscolo non dovrebbero usare il digiuno

Aggiornamento 23/6/2019
L'ipoleptinemia (leptina bassa) che si ha in seguito a una dieta ipocalorica stimola l'asse corticotropo (cortisolo) per stimolare la fame.
Aggiornamento 30/8/2019
Il digiuno intermittente può ridurre l'infiammazione riducendo i monociti, una classe di globuli bianchi. In pratica i livelli di energia regolano lo stato infiammatorio. Questo può migliorare anche la reazione nelle malattie autoimmuni.
Aggiornamento 27/10/2019
Secondo una revisione degli studi, il digiuno intermittente "migliora significativamente il controllo glicemico e la resistenza all'insulina con una riduzione del peso, del livello di leptina e un aumento della concentrazione di adiponectina nella popolazione generale senza malattia metabolica cronica" rispetto alla semplice restrizione calorica. È importante notare inoltre l'importanza del "timing": infatti saltare la colazione è associato ad aumento degli ormoni dello stress, condizione che può aumentare la perdita di massa magra e il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 25/11/2019

Nei topi fare esercizio coi carichi durante il digiuno blocca la perdita di muscolo (bloccando l'autofagia) ma non ne permette la costruzione di nuovo
Aggiornamento 7/12/2019

Una forma di digiuno intermittente (time-restricted fasting), ossia cenare presto e digiunare per 14 ore circa, migliora i parametri della sindrome metabolica in un piccolo studio senza gruppo di controllo.
Aggiornamento 14/11/2019
La restrizione calorica intermittente può ridurre la tendenza a recuperare peso e al blocco del peso. Quella continua può far danni.
Aggiornamento 21/12/2019
Due medici trentini raccontano, nel loro case-study, come lo zucchero sia correlato con i dolori reumatici del loro paziente. L'uomo, 66 anni, ha visto scomparire i suoi dolori tendinei e articolari escludendo lo zucchero, e quando l'ha reintrodotto per alcune feste, i dolori si sono ripresentati. I medici spiegano il nesso: lo zucchero attiva mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, presente in qualsiasi cellula. In quelle immunitarie questa proteina attiva l'infiammazione, e stimola le cellule Treg (antinfiammatorie) a trasformarsi in Teff, produttrici di citochine infiammatorie.
Concludono gli autori scrivendo "Gli individui possono cercare di evitare l'assunzione di zucchero e/o gli eccessi alimentari in generale e provare a fare più attività fisica e/o digiuni (sotto controllo) e osservare se questo è seguito da benefici per la salute a breve termine. I benefici a lungo termine di tali comportamenti riguardo alla salute e alla prevenzione delle malattie sono stati per lungo tempo ampiamente accettati e dimostrati da studi epidemiologici e interventistici".
Aggiornamento 28/12/2019
Il digiuno visto da NEJM
Aggiornamento 21/2/2020
Non tutte le calorie sono uguali. Fare una colazione abbondante porta a una maggiore termogenesi indotta dalla dieta (2,5 volte più alta) rispetto a una cena abbondante, a parità di calorie introdotte durante il giorno. Vi è quindi un consumo più alto. Inoltre una colazione scarsa aumenta l'appetito durante il giorno e la voglia di dolci. "Una colazione abbondante dovrebbe quindi essere preferita alla cena abbondante per prevenire l'obesità e i picchi elevati di glicemia anche in condizioni di dieta ipocalorica".
Aggiornamento 18/4/2020
La composizione corporea è qualcosa di complesso, molto, e non dipende solo dalle calorie. Mentre qualcuno si sgola a dirvi che non dimagrite o mantenete il peso perso perché mangiate troppo, di nascosto ecc (non che a qualcuno non capiti eh), altri lavorano più seriamente e si chiedono perché questo succede. Dando un ruolo alla massa magra (FFM) che sì, si perde spesso in una dieta. "La perdita di FFM o il suo deficit dovuto a dieta, programmazione evolutiva o sedentarietà dovrebbero essere considerate non solo come un contributo all'aumentata adiposità a causa della riduzione del dispendio di energia basale dovuta a una FFM inferiore, ma anche al tentativo dell'organismo di ripristinare la FFM alimentandosi eccessivamente. Questo concetto di "ingrasso collaterale" (collateral fattening) si inserisce nell'autoregolazione della composizione corporea e si comporta fisiologicamente come un sistema che interpreta i segnali periferici ("proteinostato") che collegano la FFM e l'assunzione di cibo. Serve anche a sottolineare ulteriormente l'importanza di uno stile di vita sano incentrato su diete equilibrate e attività fisica nella protezione contro i deficit di massa magra che riguardano sia la prevenzione che il trattamento dell'obesità". In pratica il corpo è costretto a ridurre il consumo energetico e aumentare l'appetito nel tentativo di recuperare il muscolo perso.
Aggiornamento 19/4/2020
Un periodo di severa restrizione calorica può attivare il sistema renina-angiotensina (ipertensione) e aumentare la suscettibilità alla sua alterazione, portando a malattie renali e cardiovascolari.
Aggiornamento 20/4/2020
L'ipotalamo secerne 2 ormoni che rallentano il metabolismo: NPY e AgRP. Cosa regola il loro rilascio? Quando c'è un surplus energetico (ossia mangiamo abbastanza) i neuroni usano glucosio e rilasciano segnali per cui la loro produzione si riduce, e consumiamo di più e siamo più sazi. In caso di deficit energetico (mangiamo poco) i neuroni usano grassi e questo porta ad un aumento degli ormoni (con riduzione del consumo e aumento della fame). Il consumo così è sempre adattato alla disponibilità di energia, in barba a "se dimagrite consumate di meno perché siete più leggeri". La fisiologia è ben altra e molto più complessa.
Aggiornamento 21/4/2020
Usando una metodica di valutazione della temperatura corporea, alcuni ricercatori hanno valutato cosa succede al consumo calorico quando si tagliano le calorie. La temperatura è ridotta durante la fase di "recupero del grasso", e questo risparmio energetico è più efficiente in chi tende a recuperare facilmente il peso. "Il ridotto costo energetico dell'omeotermia (mantenimento della temperatura) in risposta alla restrizione calorica persiste durante il recupero del peso e costituisce un tratto metabolico "parsimonioso" che contribuisce all'elevata efficienza metabolica che sta alla base del rapido ripristino delle riserve di grasso corporeo durante il recupero del peso, con implicazioni per la ricaduta dell'obesità dopo il dimagrimento terapeutico e la fisiopatologia del recupero del peso".
Aggiornamento 10/7/2020
La restrizione calorica nei giorni di chemioterapia ne aumenta l'efficacia. "In conclusione, i risultati di questo studio sono i primi a suggerire che i cicli di dieta mimadigiuno sono sicuri ed efficaci in aggiunta alla chemioterapia nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale. Questi risultati insieme a dati preclinici incoraggiano un'ulteriore esplorazione dei benefici del digiuno/mimadigiuno nei pazienti che ricevono una vasta gamma di terapie per il cancro".

Aggiornamento 8/8/2020
"La massa magra viene generalmente mantenuta quando il digiuno intermittente (IF), anche se seguito per motivi religiosi, è combinato con l'allenamento coi pesi (resistenza). Tuttavia, se IF inibisce o meno l'aumento di massa magra non è chiaro e può dipendere dall'adeguato apporto di proteine ​​e dal bilancio energetico. La combinazione di IF e allenamento di resistenza può anche portare a una riduzione del grasso corporeo, non solo durante i periodi di deficit energetico, ma anche quelli di surplus di energia".

Aggiornamento 1/9/2020

La dieta ipocalorica può portare a perdita di specie importanti per il microbiota e così facilitare il recupero del peso. Immagazzinare il microbiota e poi riimmetterlo dopo la dieta (trapianto fecale autologo) può ridurre il rischio di effetto yo-yo, in particolare se abbinato a una dieta "amica" del microbiota, ricca di fibre e antiossidanti
Aggiornamento 12/9/2020

Ridurre l'introito energetico nello sportivo può essere deleterio per la sua massa magra, l'assetto ormonale, l'umore, il sistema cardiovascolare. Secondo questa review il bodybuilder non dovrebbe mai scendere sotto 25 Kcal/kg di massa muscolare

Aggiornamento 13/11/2020

Un post che spiega le motivazioni termodinamiche, ormonali e psicologiche che rendono difficile la perdita di peso

Aggiornamento 21/12/2020

Senza essere abbinato all'esercizio strenuo, il digiuno da solo non sembra attivare l'autofagia nel muscolo scheletrico

Aggiornamento 17/1/2021

I prebiotici come i FOS (inulina) possono ridurre la grelina, ormone responsabile della fame e del ridotto dispendio energetico, e la PCR, marker di infiammazione. Gli effetti sono probabilmente dovuti all'effetto positivo sul microbiota

Aggiornamento 26/1/2021

Aumentano le prove sull'uso del digiuno o dieta mimadigiuno (FMD) nelle persone in chemioterapia.
"Un ambiente ricco di sostanze nutritive favorisce la crescita cellulare delle cellule normali, rendendole sensibili agli effetti citotossici di molti agenti chemioterapici. Il digiuno o le diete FMD riducono l'IGF1 e il glucosio e provocano una riduzione del segnale attraverso la cascata intracellulare di rilevamento dei nutrienti, arrestando così la crescita cellulare ma promuovendo una resistenza differenziale allo stress (DSR). L'attivazione delle vie intracellulari di resistenza allo stress riduce la citotossicità e gli effetti collaterali legati al trattamento farmacologico. (B) In un ambiente ben nutrito, i requisiti nutrizionali per la proliferazione cellulare non regolamentata sono soddisfatti e la crescita del tumore è supportata. Il trattamento del cancro con farmaci chemioterapici produce la risposta attesa e la massa tumorale si riduce. Il digiuno o l'FMD limitano notevolmente la disponibilità dei metaboliti necessari per sostenere la crescita non regolata delle cellule maligne, con conseguente riduzione della crescita del cancro o restringimento del tumore. La combinazione della chemioterapia con il digiuno/FMD è associata a due scenari benefici: (1) inducendo l'attivazione della risposta protettiva nelle cellule normali, mentre le mutazioni nelle cellule tumorali bloccano l'attivazione della risposta allo stress cellulare; (2) sensibilizzando le cellule maligne al trattamento chemioterapico e quindi aumentando l'efficacia del trattamento, indicato come sensibilizzazione differenziale allo stress".
I risultati mostrano in modo convincente che la limitazione del glucosio, degli amminoacidi e dei fattori di crescita mediante il digiuno o l'FMD induce la protezione dell'organismo, degli organi e delle cellule, riducendo contemporaneamente la progressione del tumore in un ambiente di limitazione dei nutrienti, in particolare in combinazione con chemioterapici comunemente usati o altri approcci terapeutici emergenti. Ci si aspetta che i cicli di FMD siano più facili da affrontare rispetto ai regimi dietetici cronici perché i pazienti consumano cibo durante l'FMD, ma si deve considerare che quasi tutti gli interventi basati sul digiuno potrebbero essere difficili da rispettare per molte persone. Inoltre "l'utilizzo non comporta una grave perdita di peso e non ha mostrato effetti dannosi sul sistema immunitario ed endocrino". In particolare, l'identificazione di una "strategia dietetica personalizzata" a vantaggio di un soggetto soddisfa maggiormente la necessità di un coinvolgimento attivo dei pazienti nel loro processo di cura e dovrebbe essere raccomandato dalla comunità degli oncologi.

Aggiornamento 5/3/2021

In un lavoro sui topi si è potuto analizzare le proteine che vengono sintetizzate durante il digiuno a giorni alterni. Si è scoperto che aumentano le proteine che predispongono per la lipogenesi (sintesi endogena dei grassi) e si riducono le UCP (proteine che "sprecano" i grassi liberando calore). Un ottimo modo per rallentare il metabolismo e predisporre il corpo a riprendersi i kg persi.
"Durante il digiuno, il tessuto adiposo fornisce energia al resto del corpo rilasciando molecole di acidi grassi (lipolisi).
Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che il grasso viscerale è diventato resistente a questo rilascio di acidi grassi durante il digiuno.
C'erano anche segni secondo cui il grasso viscerale e sottocutaneo aumentavano la loro capacità di immagazzinare energia sotto forma di grasso, probabilmente per ricostruire rapidamente il deposito di grasso prima del successivo periodo di digiuno.
Questo tipo di adattamento può essere il motivo per cui il grasso viscerale può essere resistente alla perdita di peso dopo lunghi periodi di dieta.
Il dottor Larance ha affermato che è possibile che una storia di periodi di digiuno ripetuti abbia innescato un percorso di segnalazione di conservazione nel grasso viscerale.
Questo suggerisce che il grasso viscerale può adattarsi a ripetuti periodi di digiuno e proteggere la sua riserva di energia", ha detto.

Aggiornamento 13/5/2021

In un modello animale (vermi) il digiuno temporaneo migliora l'aspettativa di vita, ma... la riduce nelle generazioni future. La scarsità di cibo viene segnata nei geni, tramite l'epigenetica, e la prole si adegua: scarsa spesa energetica, tendenza alle malattie dell'invecchiamento, ridotta aspettativa di vita in un contesto di disponibilità di nutrienti.

Aggiornamento 16/5/2021

Secondo una metanalisi degli studi, il digiuno intermittente in persone che fanno pesi determina "miglioramenti nei risultati della composizione corporea, inclusi peso, percentuale di grasso e quantità di grasso senza una differenza significativa nella FFM (massa magra)". Però l'unico modo per salvaguardare il muscolo è assumere abbastanza proteine, perché "il potenziale meccanismo di conservazione della FFM delle diete ad alto contenuto proteico potrebbe essere correlato alle alterazioni indotte dalle proteine ​​alimentari nel turnover proteico, in particolare MPS (sintesi proteica muscolare), inibendo la fosforilazione della proteina chinasi attivata da AMP (AMPK, che determina catabolismo) e attivando mTORC1 (che stimola l'anabolismo). Inoltre, è importante riconoscere che l'attività coi pesi è un potente stimolo per preservare i tassi di MPS e FFM durante la perdita di grasso".

Aggiornamento 23/12/2021

La dieta mimadigiuno appare utile nel diabete con insufficienza renale (nefropatia diabetica), riducendo la microalbuminuria, migliorando il controllo glicemico e l'ipertensione.
Il digiuno (forte restrizione calorica, circa 700 kcal al giorno) è stato fatto per 5 giorni al mese per 6 mesi, con una dieta mediterranea classica negli altri 25 giorni.
La dieta è stata abbinata ad eventuale trattamento farmacologico secondo linee guida

Aggiornamento 12/2/2021

L'ipotalamo, e in particolare il nucleo arcuato, integra i sistemi neuroendocrino e autonomo e coordina le risposte metaboliche attraverso più tessuti (pancreas, tessuto adiposo, muscoli, fegato). Questi neurocircuiti chiave di regolazione dell'alimentazione si sovrappongono ai centri cerebrali coinvolti nella ricompensa correlata al cibo, come l'amigdala, lo striato e l'area tegmentale ventrale e aiutano a tradurre la regolazione omeostatica dell'alimentazione in un comportamento motivato, che determina la volontà di assumere un cibo e di essere dipendente da esso.
L'obesità altera la reattività ai segnali di feedback circolanti e la plasticità neurale dei neurocircuiti di regolazione dell'alimentazione, che porta a cambiamenti persistenti nell'equilibrio energetico e nel peso corporeo, favorendo un'eccessiva assunzione di alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti che impediscono di dimagrire.
La colecistochinina (CCK), un ormone intestinale, è particolarmente importante per i segnali di sazietà attraverso il nervo vago

Aggiornamento 26/2/2022

È vero che fare sport a digiuno fa dimagrire?
Secondo una revisione degli studi allenarsi a digiuno e non mangiare dopo provoca la migliore restrizione calorica durante la giornata, potenzialmente aiutando a dimagrire.
Solo che… contemporaneamente provoca un aumento della fame (sia soggettiva che rilevata dal quadro ormonale) che una riduzione del consumo energetico, ponendo le basi per un recupero veloce dei kg persi.
Mangiare prima e/o dopo invece riduce la fame e ha un buon impatto sulla spesa energetica.
Il bilancio energetico totale, che si rifletterà sulla composizione corporea e quindi la quantità di muscolo e grasso, dipende da vari fattori e il risultato non è mai scontato.

Aggiornamento 30/12/2022

In uno studio che ha esaminato i dati di oltre 20 mila americani dai 40 anni in su è stato osservato che chi salta i pasti ha più elevata mortalità. Le persone sono state seguite per 15 anni e interrogate con un recall delle 24 ore.

In particolare, rispetto a chi fa i 3 pasti, chi salta la colazione ha maggiore mortalità cardiovascolare, chi salta il pranzo o la cena da tutte le cause. Anche un intervallo breve (inferiore a 4,5 ore) tra i pasti è stato associato ad aumentata mortalità.

In particolare chi consumava un solo pasto al giorno aveva aumentata mortalità per tutte le cause del 30% e cardiovascolare dell’83%.

Chi saltava la colazione aveva maggiore mortalità cardiovascolare del 40%.

Saltare il pranzo e la cena aumentava la mortalità del 12 e del 16% rispettivamente.

Lo studio è limitato dal fatto di essere basato sui questionari (e quindi soggetto a errori nei report) ed essere impostato in modo da non poter stabilire nesso causale.
Il legame potrebbe essere la qualità inferiore della dieta con mancanza o ridotto introito di importanti nutrienti (per esempio quelli della frutta); da altri studi è emerso che chi salta la colazione tende ad avere una qualità dietetica inferiore. Inoltre saltare un pasto porta a fare i successivi più grandi, portando a un esagerato quantitativo di nutrienti tutti insieme. Avere pasti più regolari invece migliora la risposta metabolica/insulinica al glucosio. Infine saltare i pasti può riflettere condizioni psicosociali associate a un elevato rischio di malattia cardiovascolare come l'anoressia nervosa.

Aggiornamento 28/1/2023

Una revisione degli studi mostra che una significativa porzione delle persone normopeso che perdono peso di proposito, magari per pressioni sociali o distorsione dell'immagine, spesso riacquistano i kg persi con gli interessi. L'analisi suggerisce che indurre un bilancio energetico negativo genera dei comportamenti compensatori di adattamento che persistono oltre la fase in cui si mangia per recuperare il peso. In questo modo ci si può ritrovare con più kg totali, ma meno muscolo e più grasso. Per questo un taglio calorico può, in individui predisposti, favorire un passaggio al sovrappeso o all'obesità.

Aggiornamento 11/2/2023

Gli studi comparativi hanno mostrato che non c'è grande differenza nel dimagrimento ottenuto con una classica restrizione calorica e il digiuno intermittente.
Alcuni ricercatori hanno mostrato che aumentando le proteine e distribuendole correttamente durante la giornata il digiuno intermittente è molto più efficace per quanto riguarda il miglioramento della composizione corporea (aumentando il muscolo e riducendo il grasso), la circonferenza addominale, il grasso viscerale, la gestione dell'appetito, la pressione sanguigna e i lipidi plasmatici, a parità di calorie con una classica dieta ipocalorica.
"I risultati dello studio dovrebbero favorire l'enfasi sulla qualità dei nutrienti assunti (riduzione di zucchero e sodio e aumento di proteine ​​e fibre) e la quantità di cibo consumato per promuovere la perdita di peso, il miglioramento della composizione corporea e dei comportamenti nell'assunzione di cibo. Questi effetti favorevoli appaiono indipendenti dalle alterazioni degli ormoni circolanti e dalle differenze nel bilancio energetico."
Le persone in digiuno intermittente hanno perso 3kg in più con un'introduzione calorica simile.

Aggiornamento 26/3/2023

L'appetito è gestito in larga parte da neuroni presenti nell'ipotalamo. Sono presenti tipi di neuroni "antagonisti", che si bloccano tra loro. Quando sono attivi quelli "oressizzanti" (che stimolano la fame, AgRP) vengono bloccati quelli "anoressizzanti" (che bloccano la fame).
In particolare in caso di deficit calorico (in pratica un a dieta a ridotto introito calorico) si stimolano i neuroni TRH del nucleo paraventricolare, che vanno a influenzare la funzione tiroidea, e mandano segnali al nucleo arcuato, un'altra parte dell'ipotalamo che esprime AgRP. Questi neuroni si "sintonizzano" sulla nuova situazione e amplificano il segnale di fame, finché non mangiamo lo stesso quantitativo precedente, rendendo così vano il tentativo di dimagrire. Molte diete falliscono proprio per questo: il deficit calorico induce fame perché il corpo vuole recuperare i kg persi.
"Abbiamo scoperto che la connessione fisica del neurotrasmettitore tra questi due neuroni, in un processo chiamato plasticità sinaptica, aumenta notevolmente con la dieta e la perdita di peso, e questo porta a una fame eccessiva di lunga durata", ha commentato il coautore Bradford Lowell della Harvard Medical School.

Aggiornamento 7/2/2024

Interrompere periodicamente la restrizione calorica riduce la tendenza all'adattamento metabolico, ossia quella riduzione del metabolismo basale che si verifica durante una dieta ipocalorica e che porta al plateau, l'appiattimento del dimagrimento.
Secondo la revisione degli studi introdurre degli intervalli è conveniente nei confronti della composizione corporea.