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mercoledì 31 gennaio 2018

L'infiammazione, causa di tanti problemi



Un tempo gli individui appartenenti alla specie umana si potevano ritenere fortunati a mangiare una volta al giorno.
Oggi fortunatamente quei tempi sono passati, ma che succede in seguito all'ingestione di un pasto?
L'evidenza sperimentale dimostra che dopo che mangiamo aumentano trigliceridi, insulina, glicemia, e alcuni marker di infiammazione, chiamati citochine (messaggeri locali che influenzano le risposte cellulari).
Nel lungo periodo queste sostanze sono associate  a pericolo cardiovascolare.
Il fenomeno è chiamato infiammazione post-prandiale, ed è fortemente influenzato da ciò che mangiamo.


https://www.slideshare.net/csbrprasad/inflammation-5



Sappiamo bene infatti che non tutte le calorie sono uguali
Vi sono crescenti prove dell'importanza dello stato postprandiale nel causare malattie infiammatorie, e l'alimentazione è la principale fonte di infiammazione e stress ossidativo, o almeno quella che li stimola più spesso (dato che mangiamo più volte tutti i giorni), determinando una cascata di eventi molecolari (attivazione di vie metaboliche) che influenza gli equilibri ormonali e così le funzioni tra cui riproduzione, distribuzione del grasso, resistenza insulinica (diabete) ecc.

Che succede se mangio un pasto ricco di fibra e micronutrienti oppure un pasto con le stesse calorie ma con scarsa densità di nutrienti, il tipico pasto con alimenti raffinati delle "western diet"? Mentre il primo aumenta la capacità antiossidante, il secondo alza clamorosamente gli indici di infiammazione e di stress ossidativo dopo il pasto.
Stress ossidativo e infiammazione vanno sempre di pari passo. 



https://www.researchgate.net/figure/259880292_Oxidative-stress-and-antioxidants-imbalance-in-inflammation-In-inflammation-the-balance
Questo potrebbe non importare in persone relativamente sane (su cui è stato compiuto il test) se succede saltuariamente, ma è molto dannoso in persone con qualsivoglia malattia caratterizzata da  infiammazione cronica (autoimmune, diabete, aterosclerosi ecc).

Lo stato infiammatorio ripetuto ogni volta che mangiamo contribuisce alla malattia aterosclerotica, ossia quella progressiva deposizione di materiale che determina la formazione della placca che andrà a ostruire le nostre arterie fino all'ischemia (infarto o ictus) e alle altre malattie infiammatorie.
Questa situazione è esacerbata nei diabetici, nei quali il picco glicemico è fortemente legato allo stress ossidativo.

Contrariamente a quanto si crede i grassi non sono necessariamente i colpevoli, secondo una revisione dei trial, ma il loro effetto infiammatorio può dipendere dal microbiota che abbiamo.
Di chi è la colpa allora?

In generale degli alimenti privati dei loro antiossidanti potremmo dire.

Frutta e verdura, ricchi in polifenoli che agiscono in sinergia, conferiscono protezione da questi problemi. Lo stesso accade con i cereali integrali, anche se la questione è più complessa.
Questo non accade generalmente con gli integratori, proprio perché non si riesce a raggiungere quella perfezione di mix garantito dalla natura su cui la nostra specie si è evoluta.
Anche i polifenoli della frutta sono in grado di attenuare questa risposta infiammatoria, smentendo così la diceria secondo cui la frutta non si possa mangiare a fine pasto.
Quindi come spesso vediamo, sempre meglio utilizzare prodotti non processati dall'uomo, che, per migliorare conservabilità e talvolta il gusto, tende sempre a impoverire di nutrienti i cibi coi trattamenti industriali,  riempirli di grassi e zuccheri che altro non fanno se non stimolare il palato e ridurre la sazietà, rendendoci schiavi di tali alimenti e rendendoli attivatori dell'infiammazione.
Se così non fosse non avrebbe senso utilizzare l'olio extravergine d'oliva, ma si potrebbe usare l'olio lampante (il derivato delle olive di scarto, ad alto grado di acidità): infatti il profilo di acidi grassi è molto simile, ma la ricchezza in polifenoli dell'olio EVO fa sì che non ci sia risposta infiammatoria
E anche il miele, che è un prodotto naturale, non crea infiammazione come invece fa lo zucchero.

Questi aspetti si manifestano anche negli studi di popolazione, dove ad esempio il consumo di succhi di frutta non zuccherati non si associa ad aumentato rischio di diabete.
Il digiuno intermittente, seguiti da un nutrizionista esperto e non fatto da soli, potrebbe essere un ottimo modo per ridurre lo stato infiammatorio, a ulteriore conferma che la costante disponibilità di cibo aumenta lo stress ossidativo e l'infiammazione, e in questo modo riduce i rischi delle malattie del progresso (tumori diabete ecc).
Il digiuno intermittente promuove anche la polarizzazione dei macrofagi in M2 (cellule immunitarie antinfiammatorie). Ulteriore prova della stretta connessione tra immunità e metabolismo.

Uno stato infiammatorio cronico fa sì che l'energia non venga destinata ai muscoli ma al sistema immunitario, alterando le funzionalità corporee e la spesa energetica, stimolando l'invecchiamento e il rischio di malattie croniche.

L'immunometabolismo, il crocevia tra infiammazione sistemica e conseguenze metaboliche (alterazione delle funzioni organiche, a partire dall'iperglicemia) è un nuovo topic di studio che ci aiuta a chiarire perché si altera la spesa energetica quando vi è uno stato infiammatorio.


Anche il sale può contribuire allo stress ossidativo, che a sua volta stimola una via infiammatoria (NLRP3) responsabile di insulino-resistenza. L'effetto si ripercuote anche sul rene, aumentando la ritenzione di liquidi. Il potassio ha un effetto contrario.

Le diete più sane al mondo (mediterranea, Okinawa, DASH, ecc) hanno tutte in comune un alta densità di nutrienti e antiossidanti in rapporto alle calorie introdotte.

L'infiammazione da cibo si può associare anche con l'anemia e con aumento del rischio di tumore del colon retto.

Aggiornamento 1/2/2018

La dieta MIND, un ibrido tra DASH e mediterranea, riduce il declino cognitivo di chi abbia avuto un ictus. È caratterizzata da un alto introito di folati, antiossidanti e polifenoli da frutta e verdura, quantità moderate di pesce e scarso apporto di grassi saturi e trans.

Aggiornamento 5/2/2018

Ci sono ancora molti dubbi, ma emergono alcuni fattori ambientali responsabili della sclerosi multipla.
Lo stress ossidativo (che genera infiammazione), il fumo, la vitamina D bassa, alcune infezioni (come quella da EBV, mononucleosi), la disbiosi intestinale (microbiota alterato), l'esposizione al BPA. Tutti questi fattori si possono incrociare con la predisposizione genetica
Aggiornamento 7/2/2018
Quando assumiamo fruttosio dalla frutta, la sua quantità difficilmente supera le capacità di metabolizzazione dell'intestino, anche grazie alla fibra che rallenta la digestione, e quindi viene trasformato in acidi grassi a catena corta benefici.
Quando invece lo assumiamo dagli alimenti zuccherati, soprattutto a stomaco vuoto, la "clearance" intestinale viene superata, e il fruttosio viene metabolizzato dai batteri intestinali o arriva al fegato intatto, dove si trasforma in metaboliti tossici (acido urico) o fa da attivatore per la sintesi dei grassi e di nuovo glucosio.
Una review sulle proprietà di flavonoidi e latticini (importanti costituenti della dieta DASH) da parte di Dariush Mozaffarian, noto epidemiologo. I flavonoidi sono i componenti polifenolici tipici di molti vegetali come il tè verde, il cacao, i frutti di bosco ecc. Agiscono riducendo l'infiammazione, influenzando la composizione del microbiota e l'espressione genica.I latticini hanno proprietà migliori quando sono fermentati (yogurt e formaggi), perché forniscono probiotici e vitamina K che sono legati a salute migliore, e la loro qualità dipende anche dall'alimentazione dell'animale.
Aggiornamento 10/2/2018
Una review sulle proprietà dei semi di lino
"La fibra e la gomma di lino possono produrre un'attività anti-aterogena riducendo l'apporto calorico. Un lignano (SDG) ripristina la funzione vascolare aumentando la neovascolarizzazione e quindi migliora la funzione cardiaca; esso ha anche una potente attività antiossidante.
L'acido linolenico (ALA) e l'olio di lino hanno mostrato attività antiipertensiva alterando le concentrazioni di ossilipina pro-infiammatoria, ha attività antiaterogena tramite la produzione di citochine infiammatorie, azione antipiastrinica attraverso l'inibizione della prostaciclina, effetti anti-aritmici (diminuendo la fibrillazione ventricolare e migliorando la sopravvivenza delle cellule cardiache mediante la sovraregolazione delle proteine anti-apoptotiche). L'ALA potrebbe essere il composto bioattivo più vantaggioso del seme di lino per i suoi effetti cardiovascolari. Sono necessari ulteriori studi preclinici e più ampi studi clinici di durata maggiore per identificare un elenco completo dei composti bioattivi dei semi di lino".
Aggiornamento 13/2/2018
Ѐ stato costruito un indice empirico di infiammazione legata al cibo: i cibi più infiammatori appaiono essere le carni rosse, specie se lavorate. Anche le bibite gassate, i pomodori e i cereali raffinati appartengono a questa categoria.
Invece verdure a foglia, caffè, vino birra e, sorprendentemente, la pizza appaiono antinfiammatori.
Aggiornamento 21/2/2018
L'HIIT fatto prima di mangiare cibo spazzatura riduce, senza eliminare totalmente, la disfunzione endoteliale postprandiale indotta da quel tipo di alimentazione.
L'infiammazione cronica, quando non si risolve, è associata allo stress e ad aumentato rischio di malattie infettive, cardiovascolari, neurodegenerative, depressione, tumori e autoimmunità.
L'indice e il carico glicemico sono spesso correlabili con lo stress ossidativo, soprattutto a causa del rapporto inverso tra i cibi con alti IG e CG e la ricchezza di nutrienti.
Aggiornamento 22/2/2018
Si è scoperto almeno uno dei meccanismi che lega lo zucchero e in particolare il fruttosio con la deposizione di grasso viscerale (omento). Il fruttosio crea uno stato infiammatorio cellulare nell'adipocita che genera cortisolo, l'ormone dello stress, che aumenta il grasso intraaddominale, notoriamente legato al rischio di malattia. Il fruttosio da frutta non ha questa caratteristica. Possiamo anche ipotizzare che le persone stressate bramino lo zucchero per avere livelli di cortisolo più alti e rispondere così agli stress
Inoltre è un altro meccanismo per cui il grasso genera grasso: infatti più sono gli adipociti, più questo meccanismo è stimolato.




Aggiornamento 12/3/2018

Il magnesio è spesso carente nelle persone, a causa di un'alimentazione troppo raffinata e scarso consumo di verdure. Il suo effetto antinfiammatorio è indispensabile nelle malattie caratterizzate da infiammazione e stress ossidativo come ipertensione, diabete, sindrome premestruale, malattie autoimmuni

Aggiornamento 30/3/2018

Un pasto ipercalorico lipidico, come per esempio un milkshake fatto da gelato, latte intero e panna, attiva un rimodellamento dei globuli rossi che li predispone per favorire le malattie cardiache. In particolare cambia l'espressione dell'enzima mieloperossidasi, notoriamente legato alla riduzione di elasticità delle arterie e aumento dello stress ossidativo (che altera la funzione dei globuli rossi grazie alla generazione di ROS). Avviene anche l'attivazione delle vie infiammatorie nei globuli bianchi, che favorisce l'aterosclerosi. La risposta immunitaria è simile a quella di un'infezione (VES alta). Questo non succede con un pasto con simile quantità di calorie ma fatto solo da cereali (senza grassi). L'esperimento è stato fatto su maschi sani e attivi. Gli scienziati concludono che "questi risultati danno nuove informazioni sui meccanismi in base ai quali il consumo di pasti arricchiti in grassi può promuovere la destabilizzazione delle placche vulnerabili che portano a un infarto miocardico acuto".
L'insulinoresistenza causa infiammazione nel tessuto adiposo viscerale, e quindi non è solo il tessuto adiposo a causare insulinoresistenza, con un effetto reciproco che ricorda un cane che si morde la coda.
Aggiornamento 3/4/2018

La restrizione calorica aumenta la longevità, tra le altre cose, riducendo lo stress ossidativo. Un alto metabolismo basale sembra aumentare lo stress ossidativo e così ridurre l'aspettativa di vita.
Il danno ossidativo dovuto a mitocondri invecchiati è tipico delle persone con scarsa muscolatura (gli anziani stessi), ed è forse dovuto ad una riduzione della sensibilità all'ADP, una molecola che attiva vie metaboliche che si forma dopo gli sforzi.


https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S221112471830264X


Aggiornamento 23/4/2018
Complicate relazioni tra sistema immunitario, adipociti e alimentazione: sono stati individuati 3 tipi di risposta infiammatoria.
Un insulto patogeno (così come un alimento) può alterare l'equilibrio delle citochine, modificando il set point infiammatorio in un determinato tessuto e così influenzare la funzione del tessuto.
"La speranza è capire le vie del sistema immunitario per progettare approcci migliori e olistici, come gli interventi dietetici o microbici, per trattare disordini complessi e multiorgano".

Aggiornamento 24/4/2018

I radicali liberi non sono sempre dannosi e gli antiossidanti non sono sempre utili. Negli sportivi ad esempio i radicali liberi (come i ROS) sono necessari come segnale per favorire l'aumento di massa muscolare. I ROS rilasciati dai mitocondri possono essere importanti per riparare le membrane muscolari. "Sebbene gli antiossidanti siano una parte essenziale di qualsiasi dieta sana, stanno aumentando le prove sul fatto che i supplementi di antiossidanti dovrebbero essere evitati nelle ore vicine all'allenamento. Potrebbe anche essere saggio evitare quotidianamente gli integratori di antiossidanti ad altissima dose se si punta alla massima crescita muscolare".

Aggiornamento 26/4/2018
La somministrazione di bicarbonato di sodio ha un effetto antinfiammatorio, agendo tramite la milza e la produzione di globuli bianchi, e potrebbe essere un modo semplice ed economico per migliorare molte malattie infiammatorie, comprese quelle autoimmuni. In particolare i macrofagi da M1 (infiammatori) diventano M2 (antinfiammatori).

Aggiornamento 29/4/2018

In 2 piccoli studi pilota (solo 4 persone sane) il cioccolato amaro al 70% ha ridotto i marker di stress e infiammazione e migliorato l'umore, la memoria e la capacità cognitiva.

Aggiornamento 2/5/2018

La dieta infiammatoria in gravidanza aumenta il rischio di neonato con eccesso di adiposità
È sempre più evidente che le malattie metaboliche inizino prima di nascere e che senza un miglioramento della qualità della dieta siano destinate ad aumentare

Aggiornamento 15/5/2018

L'acido urico è un antiossidante, quindi i suoi livelli troppo bassi sono dannosi così come quelli alti, che si legano ad attivazione del sistema inflammasoma NLRP3.
Alti livelli intracellulari sono fonte di stress ossidativo e quindi attivazione della COX-2 (via infiammatoria)

Aggiornamento 16/5/2018

2 porzioni di yogurt sgrassato al giorno, mangiati prima dei pasti, riducono la risposta infiammatoria postprandiale e possoni essere d'aiuto in tutte le malattie infiammatorie croniche, perché riduce il passaggio di molecole nel sangue (permeabilità intestinale)

L'infiammazione costante porta all'aumento dei livelli di TNF-α, un mediatore dello stato flogistico. Questa molecola riduce l'assorbimento intestinale della vitamina C, esponendo a carenze tutti quelli con malattie infiammatorie croniche, intestinali o meno

Aggiornamento 25/5/2018

I metaboliti del triptofano della dieta sono controllati dai microbi intestinali e influenzano l'asse cervello-intestino. In questo modo agiscono direttamente sulla microglia e sugli astrociti (tessuti cerebrali) in modo da limitare l'infiammazione e la neurodegenerazione nella sclerosi multipla

Aggiornamento 27/5/2018

La cronica soppressione dell'infiammazione può alterare il processo di guarigione

Aggiornamento 4/6/2018

Una revisione dei dati fa il punto sul legame tra dietoterapia come cura complementare a quelle classiche nei tumori.
Il link tra obesità, tumori e alimentazione è dato da infiammazione (soprattutto del tessuto adiposo), alterazione dei metabolismi cellulari, aumento dei fattori di crescita, induzione dell'angiogenesi (nascita di nuovi vasi sanguigni che nutrono le cellule tumorali), alterazione dei ritmi sonno-veglia e del microbiota. Per quanto riguarda l'efficacia della dieta, "sono in corso di valutazione studi preclinici e clinici su presunti interventi dietetici antitumorali, tra cui restrizione calorica (CR), digiuno intermittente, dieta low fat e dieta chetogenica, alcuni dei quali si mostrano promettenti nel ridurre il rischio di cancro. Gli studi clinici in corso stanno anche valutando l'utilizzo di questi interventi dietetici come terapia adiuvante. Le prove limitate di questi studi suggeriscono che la CR, il digiuno intermittente e la dieta chetogenica possono migliorare la risposta e/o ridurre gli effetti collaterali della terapia. Gli studi futuri dovranno concentrarsi sulla sicurezza e sui benefici aggiuntivi oltre a quelli delle attuali terapie e considerare il potenziale degli interventi dietetici per sensibilizzare i pazienti e migliorare la risposta terapeutica a chemioterapia o radioterapia a dosi più basse".

Aggiornamento 14/6/2018
2 porzioni di mango al giorno possono aiutare a ridurre la pressione grazie alla sua ricchezza in polifenoli
Com'è possibile ridurre i dolori articolari (osteoartrite) con l'alimentazione? La cosa più importante è ridurre il peso e fare attività fisica appropriata, ma alcuni accorgimenti migliorano ulteriormente la situazione.
Una dieta ricca in omega 3 e antiossidanti antinfiammatori, ridurre il colesterolo che si insinua nelle articolazioni aumentando l'infiammazione, corretti livelli di vitamine D e K (1 e 2)
Aggiornamento 15/6/2018

Gli zuccheri aggiunti alle sostanze liquide sono associati a infiammazione e metabolismo alterato
Aggiornamento 18/6/2018
Una dieta infiammatoria (ricca di alimenti industriali e povera di vegetali) si associa ad aumento del rischio di tumore ovarico
Aggiornamento 23/6/2018
L'attività fisica, anche senza portare al dimagrimento, riduce le componenti infiammatorie del sangue

Aggiornamento 27/6/2018
Anche un sonno solo lievemente disturbato è sufficiente ad aumentare l'infiammazione vascolare e far salire la pressione
Aggiornamento 2/7/2018

La supplementazione con magnesio è in grado di ridurre la PCR (proteina C reattiva), un parametro di infiammazione

Aggiornamento 10/7/2018

Modulare i sistemi ossidoriduttivi interni della cellula è un modo potenziale per ridurre l'infiammazione e gestire condizioni autoimmuni e tumori

Aggiornamento 11/7/2018
L'esposizione a BPA (bisfenolo A) altera i metaboliti intestinali e può aumentare il rischio di infiammazione intestinale (colite, Crohn e simili)
Aggiornamento 15/7/2018
legami tra il setpoint del peso e la tiroide: l'orologio biologico, l'assunzione di cibo (fisiologici), l'infiammazione acuta e cronica (fisiopatologici).
Aggiornamento 16/7/2018
Tra le sorprendenti caratteristiche dei moscerini, anche loro dormono. E se gli viene levato il sonno, sono molto sensibili allo stress ossidativo
Traslando nel modello umano, molte malattie che sono associate a stress ossidativo, come l'Alzheimer, il Parkinson e la malattia di Huntington. La perdita di sonno potrebbe rendere gli individui più sensibili allo stress ossidativo e così alla malattia; a sua volta, la distruzione patologica della risposta antiossidante potrebbe anche portare alla perdita del sonno e alle patologie associate alla malattia.


Aggiornamento 17/7/2018
Tra gli integratori che riducono 2 markers di infiammazione (IL-6 e CRP) omega 3 e probiotici
Vitamina D e resveratrolo non hanno dimostrato efficacia
Aggiornamento 19/7/2018

La glicemia costantemente alta, come capita in caso di diabete, di infiammazione o dopo i pasti, blocca AMPK, una proteina che, tra le altre cose, attiva TET2, un soppressore dei tumori. Stare sempre a stomaco pieno favorisce quindi i tumori, mentre i digiuni fatti in modo adeguato possono ridurre la proliferazione cellulare. Questo è uno dei motivi che lega diabete e tumori.
Aggiornamento 27/7/2018
Secondo uno studio fatto su giovani sani, i grassi saturi aumentano l'endotossemia postprandiale (e i gli acidi grassi liberi), gli omega 3 la riducono.
Gli omega 6 non aumentano  l'endotossemia ma i trigliceridi.
Probabilmente a causa del buon stato di salute dei soggetti, l'endotossemia non si traduce in infiammazione, ma lo farà in seguito se non si cambia stile di vita.

La dieta mediterranea, ricca in frutta e verdura e povera di alimenti industriali, si conferma rallentare la progressione della psoriasi, indipendentemente dalla perdita di peso. Gli studiosi specificano che non è chiaro se sia dovuto all'introduzione dei cibi salutari o la rimozione di quelli nocivi della dieta occidentale, e concludono che la dieta dovrebbe fare parte di un protocollo multidisciplinare per il trattamento del paziente psoriasico
Aggiornamento 20/8/2018


La supplementazione con dosi modeste di vitamina D, calcio, magnesio e zinco ha migliorato il quadro ormonale e i marker di infiammazione e stress ossidativo di donne con ovaio policistico
Aggiornamento 21/8/2018
Le persone stressate hanno un alto tasso di malattie cardiovascolari, ipertensione, insufficienza cardiaca e morte improvvisa.
Questo è dovuto alle catecolamine (adrenalina e noradrenalina), gli ormoni/neurotrasmettitori dello stress. Ma il vero colpevole potrebbe essere l'aminocromo, un derivato della loro ossidazione, che determina stress ossidativo e così l'effetto tossico a livello del cuore.
Nel modello animale, N-acetilcisteina, vitamina E e antiossidanti riducono i livelli di aminocromo, le aritmie e lo stress ossidativo, e non presentano fibrillazione
Aggiornamento 22/8/2018
Non riesci più a far fronte ai problemi e il tuo sistema immunitario è debole? Hai una scarsa resilienza (dovuta al troppo stress), e il ponte tra le 2 condizioni può essere un'alterazione del microbiota.
L'alterazione dei microbi intestinali e la perdita di alcune specie in seguito a episodi stressanti alterano i neurotrasmettitori che giungono al cervello, favorendo ansia e depressione
In questo caso lo stress cronico e il rilascio di cortisolo e catecolammine sono associati ad infiammazione costante e scarse difese immunitarie.
In caso di infiammazione costante inoltre i messaggeri infiammatori influenzano negativamente l'umore a causa della permeabilità della barriera ematoencefalica.
Le persone ottimiste e tranquille invece si ammalano meno.
Il ruolo della dieta nella cura delle malattie psichiatriche sta emergendo, anche se trascurato da molti, e gli psicobiotici (probiotici per la mente) saranno una parte della terapia.
Tra questi, Bifidobacterium longum 1714 migliora la risposta allo stress e la memoria, Lactobacillus helveticus R0052 riduce il cortisolo, Lactobacillus rhamnosus HN001 riduce la depressione postparto. Tra i promotori naturali della resilienza troviamo i polifenoli, grazie al loro effetto antinfiammatorio.
Aggiornamento 28/8/2018

Le biopsie compiute su persone che stanno sveglie la notte dimostrano un'alterazione delle proteine sintetizzate. Queste alterazioni aumentano l'infiammazione e rallentano il metabolismo, favorendo l'accumulo di grasso e l'insorgere del diabete
Aggiornamento 2/9/2018
Sebbene gli studi siano ancora pochi e l'evidenza bassa, continua a confermarsi un legame tra intestino e fibromialgia e fatica cronica. Tra i probiotici più promettenti, L casei Shirota riduce l'ansia e B. infantis 35624 i marker di infiammazione
Anche le carenze nutrizionali sono spesso presenti
L'insulina aumenta l'aggressività del sistema immunitario, in particolare contro i virus. Ad essere stimolate sembrano le cellule T, una classe di linfociti (globuli bianchi), che grazie all'insulina aumenta la sua vitalità aumentando la produzione di energia e così la produzione di anticorpi.
Questa può essere una buona notizia per chi ha un'infezione, ma un'arma a doppio taglio in altre condizioni in cui l'insulina è alta o il sistema immunitario alterato.
Infatti spesso notiamo che usare una dieta che riduca l'insulina migliori le condizioni infiammatorie come malattie autoimmuni, diabete ecc
Aggiornamento 11/9/2018
Nel modello animale gli antiossidanti come l'apocinina riducono il rischio di un secondo infarto. Ecco perché è importante mangiare bene e curarsi anche dopo questi eventi
Aggiornamento 15/9/2018
L'infiammazione è una componente obbligatoria dell'aterosclerosi, e uno stato infiammatorio correlato a malattia autoimmune aumenta il rischio cardiovascolare
Aggiornamento 17/9/2018
L'acqua extracellulare, è associata con infiammazione e danno renale, e secondo questo studio anche con calcificazione della placca e quindi rischio cardiovascolare

Il Q10 si conferma riduttore dell'infiammazione
Aggiornamento 25/9/2018
2 grammi al giorno di omega3 sono efficaci nell'alleviare l'ansia.
Evidenze emergenti suggeriscono che i PUFA omega-3 interferiscono e possibilmente controllano diversi processi neurobiologici, come i neurotrasmettitori, la neuroplasticità e l'infiammazione, che sono ritenuti tra i meccanismi responsabili di ansia e depressione.
Una combinazione di batteri probiotici (lattobacilli e bifidi) somministrata per 6 mesi migliora i parametri ematochimici (glicemia, insulina, HOMA, colesterolo, trigliceridi) e quelli di infiammazione (endotossine, CRP, TNF, adipochine ecc) in persone diabetiche. Non sembra però favorire il dimagrimento
Aggiornamento 26/9/2018
L'infiammazione vascolare come causa delle malattie cardiovascolari legate all'invecchiamento

https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCRESAHA.118.311378
Aggiornamento 27/9/2018

In 2 minuti si ottengono i risultati di 30' di aerobica. Non stiamo parlando di qualche diavoleria per sudare o per fare addominali venduta in televisione, ma degli scatti fatti in maniera intervallata (HIIT), che hanno un ottimo impatto sulla funzionalità mitocondriale (e di conseguenza sulla salute).
Inoltre ottimizza la produzione dei tanto temuti radicali liberi. "I ricercatori hanno scoperto che i livelli mitocondriali di perossido di idrogeno - un tipo di molecola coinvolta nella segnalazione cellulare gestita dalle "specie reattive dell'ossigeno" cambiano dopo l'esercizio. Mentre troppe specie reattive dell'ossigeno possono essere dannose per le cellule, i ricercatori hanno notato che i livelli dei volontari erano in quantità appropriata per promuovere potenzialmente le risposte cellulari che avvantaggiano la funzione metabolica piuttosto che causare danni".
Aggiornamento 28/9/2018
Tra i fattori che influenzano l'invecchiamento, l'instabilità genomica, il DNA mitocondriale, l'efficienza della telomerasi, le alterazioni epigenetiche, la perdita della proteostasi (equilibrio che garantisce la sostituzione delle proteine danneggiate con quelle nuove e correttamente ripiegate), la disregolazione del sistema di percezione ipotalamico dei nutrienti, la disfunzione mitocondriale, l'esaurimento delle cellule staminali che non rimpiazzano più quelle vecchie, l'alterata comunicazione tra cellule (infiammazione).
Aggiornamento 29/9/2018

La dieta ricca di grassi e zuccheri (HFS) favorisce l'atrofia dei muscoli scheletrici e induce la degradazione delle proteine e infiammazione periferica. Una dieta HFS prolungata accelera l'atrofia dei muscoli scheletrici, la funzionalità e altera il trasporto periferico del glucosio. Ciò implica che non vi è alcuna compensazione pertinente tra domanda di energia e disponibilità energetica (perdita di flessibilità metabolica, ossia della normale ossidazione nei cicli di glucosio e acidi grassi), come è evidente dall'aumento di peso e dalla perdita accelerata di massa muscolare. È interessante notare che l'attenuazione della sintesi proteica in risposta all'obesità è stata associata all'insulino-resistenza causata dall'HFS. Inoltre, l'HFS riduce anche il tasso di sintesi dell'ATP e la capacità del muscolo di rispondere ai segnali di crescita, che ostacola il recupero dalle lesioni, accelera gli effetti dell'invecchiamento e influisce negativamente sull'omeostasi del glucosio. L'HFS ha un potenziale di induzione dell'atrofia muscolare scheletrica e può portare alla miosite (infiammazione muscolare)

L'impatto dello stress ossidativo e dell'infiammazione sul tessuto vascolare e sul suo invecchiamento

https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCRESAHA.118.312563

Aggiornamento 2/10/2018

Quali sono le caratteristiche dei centenari italiani? Nel dopoguerra, nonostante la variazione dell'alimentazione, hanno mantenuto le abitudini di un ambiente non obesogeno, sono stati fisicamente attivi per tutta la vita, per tutta la vita hanno avuto ritmi simili nei pasti e nel sonno, a tutto vantaggio del microbiota intestinale. Nonostante presentino un profilo delle citochine infiammatorie alterato, questo non sembra arrecare danno. La  genetica ha un ruolo più complesso, che interagisce con l'epigenetica.
Aggiornamento 8/10/2018

Nel modello animale lo zucchero è infiammatorio per le articolazioni, e una dieta ricca in saccarosio è sufficiente per indurre osteoartrite
Aggiornamento 18/10/2018
Sostituire i cereali raffinati con quelli integrali e i legumi riduce PLA2, un enzima che produce citochine infiammatorie (prostaglandine). Il risultato è una diminuzione significativa di glicemia a digiuno, insulina, indice HOMA, emoglobina glicata, malondialdeide, attività plasmatica di Lp-PLA2 e LDL ossidate (ox-LDL) e un aumento delle dimensioni delle particelle LDL, che risultano così meno aterogene.
Aggiornamento 1/11/2018
Ancora convinti che asma e alimentazione non siano collegate? Un team di ricercatori ha messo a punto una barretta ricca di nutrienti e l'ha data a dei ragazzi obesi con l'asma. La loro funzionalità respiratoria è migliorata e lo stato infiammatorio ridotto, indipendentemente dal dimagrimento. Sicuramente sarebbe meglio una dieta adeguata, ma viene sottolineata l'importanza della dieta nella gestione della malattia, e le carenze nutrizionali che spesso hanno le persone con una dieta ricca di cibi industriali e impoveriti, e la non necessità di ricorrere a farmaci che hanno sempre effetti collaterali (cortisone ecc). Composizione della barretta "CHORI": contenuto moderato in calorie (130 kcal / 36g), ma nutrizionalmente densa, con una matrice polifenolica, ricca di frutta, noci, e cioccolato fondente non trattato, vitamine, minerali, acido docosaesaenoico (omega 3), fibre solubili e insolubili, proteine e altre piccole molecole benefiche per la salute dell'intestino

Aggiornamento 2/11/2018

Alcune condizioni patologiche (asma, eruzioni dermatologiche, problemi cognitivi e comportamentali, condizioni neurologiche inclusa la neuropatia, problemi di vista, fatica cronica, dolore muscolare o articolare o rigidità, problemi gastrointestinali, infiammazione cronica, soppressione immunitaria e autoimmunità) possono essere legate ad una sensibilità per le muffe, o meglio i loro metaboliti, portando a sensibilità chimica multipla e fibromialgia. Come intervenire con la dieta? Semi e cereali possono essere grandi fonti di micotossine, così come i cibi fermentati possono favorirne lo sviluppo endogeno. In generale una dieta di tipo paleo può essere la migliore
Aggiornamento 8/11/2018
2 porzioni a settimana di pesce grasso, abbinati ad una dieta mediterranea ricca in vegetali, migliorano significativamente l'infiammazione polmonare in bambini asmatici
Aggiornamento 9/11/2018
La dieta infiammatoria, fatta con alimenti raffinati, fritti, carni rosse e lavorate, bibite gassate, solanacee (pomodori, peperoni, patate ecc) è associata a progressione della malattia renale. Vegetali a foglia e pesce azzurro appaiono invece protettivi.
Aggiornamento 11/11/2018
Il coenzima Q10 ha interessanti prospettive nelle malattie correlate alla sindrome metabolica e all'infiammazione, come diabete e steatosi epatica. La sua azione si esplica a livello dei mitocondri, con la riduzione delle specie reattive dell'ossigeno, ed è considerato sicuro anche a dosi relativamente alte. Le fonti alimentari principali sono pesci grassi e frattaglie di carne rossa, e tra i vegetali quelli a foglia scura, legumi e semi oleosi. Tra gli integratori la migliore forma per biodisponibilità risulta l'ubiquinolo solubilizzato

Aggiornamento 12/11/2018
"Nonostante l'importanza clinica del microbioma nella fisiologia umana e nelle patologie, come quelle cardiovascolari, stiamo solo iniziando ad apprezzare i potenziali meccanismi di interazione"
In questo esperimento si è dimostrato come un particolare batterio, C. sporogenes, che possiede l'enzima per produrre TMA, aumenti l'aggregazione delle piastrine e quindi il rischio di trombosi e malattia cardiovascolare. I ricercatori concludono chiarendo che il batterio può essere un target nella prevenzione delle malattie metaboliche e connesse.
Aggiornamento 13/11/2018

La glia è il tessuto di sostegno dei neuroni. Alcune alterazioni nel suo metabolismo energetico, in persone predisposte, portano alla produzione di sostanze infiammatorie.
Ecco perché la dieta chetogenica può essere d'aiuto in numerose patologie neurologiche
L'estratto di zenzero, inibendo l'espressione dei geni correlati con il deposito dei grassi, riduce l'aumento di peso nei topi nutriti con una dieta ingrassante, anche inibendo l'infiammazione.
Aggiornamento 17/11/2018
La lipemia postprandiale è un nuovo fattore da tenere in considerazione, aumentando l'infiammazione e agendo di concerto con l'indice glicemico (potenzialmente riducendolo ma allo stesso tempo attivando le vie infiammatorie). Viene influenzata da numerosi fattori come il tipo di grasso, la qualità totale della dieta, il contenuto di micro e macronutrienti, lo stato della persona.
Aggiornamento 27/11/2018
Un polisaccaride della membrana del B. bifidum induce la produzione di Treg, cellule immunitarie regolatrici che riducono la risposta infiammatoria sia nell'autoimmunità che nelle allergie. Lo studio apre la possibilità di utilizzare i componenti microbici, come i polisaccaridi β-glucano / galattano della superficie cellulare, per trattare disturbi come la colite e le allergie alimentari.
Aggiornamento 2/12/2018
Il resveratrolo è la molecola famosa che troviamo nell'uva scura, al centro di polemiche perché non si è mai dimostrato efficace In questa metanalisi i ricercatori concludono che le "prove disponibili da studi controllati suggeriscono che l'integrazione di resveratrolo ha ridotto significativamente i livelli di TNF-α e proteina C reattiva ma non IL-6 (tutti marker di infiammazione). Un significativo miglioramento nei marcatori infiammatori supporta il resveratrolo come coadiuvante nella gestione farmacologica delle malattie metaboliche". Anche se non si indica se abbia nella pratica clinica miglioramenti tangibili (esempio riduzione del pericolo cardiovascolare)
Aggiornamento 16/12/2018
Articolo di Sara Gottfried sul grasso addominale e alterazione ormonale in postmenopausa.

La prima causa è la riduzione degli estrogeni, che anche se declinano possono rimanere in eccesso (oltre 100 volte) rispetto al progesterone, causando la cosiddetta estrogeno-dominanza, che esacerba la deposizione di grasso lontano dalle cosce.
Inoltre il cortisolo, i cui livelli sono alterati, attiva la aromatasi, aumentando così la conversione di androgeni in estrogeni.
Il grasso viscerale aumenta l'insulina, e l'insulina riduce SHBG, aumentando gli ormoni steroidei in circolo che favoriscono, con un circolo vizioso, l'aumento del giro vita.
L'infiammazione che consegue ai fattori rilasciati dal grasso viscerale causano alterazione del segnale leptinico, così riducendo il metabolismo. Anche i carboidrati da fonti raffinate hanno questo effetto.
Anche la cosiddetta "tireopausa", la riduzione fisiologica degli ormoni tiroidei, riduce il rate metabolico e può far sentire stanchi e spossati.
I consigli sono quelli di mangiare correttamente, fare sport e in particolare HIIT, dormire a sufficienza.
Aggiornamento 23/12/2018
Secondo una revisione degli studi, una dieta proinfiammatoria, ricca di alimenti raffinati e povera di nutrienti, aumenta il rischio di depressione del 40%.
Gli studiosi hanno spiegato che "l'infiammazione è il sistema di difesa naturale del corpo contro infezioni, lesioni e tossine. Al fine di proteggersi dai danni, il corpo rilascia proteine, anticorpi e aumento del flusso sanguigno nelle zone colpite, causando arrossamento e gonfiore. Tuttavia, l'infiammazione cronica mette il corpo in uno stato costante di allerta ed è stato precedentemente collegato a malattie come il cancro, l'asma e le malattie cardiache. Si ritiene che tale infiammazione persistente, in particolare nel cervello, contribuisca alla morte neuronale", alterando così la funzionalità cerebrale.
"A livello molecolare e cellulare c'è una crescente abbondanza di ricerche che dimostrano l'influenza di fattori dietetici su marcatori della funzione neuronale e plasticità sinaptica, meccanismi che sono tutti coinvolti nell'eziologia della depressione"
Alla luce dei risultati, "utilizzare la dieta potrebbe fornire una promettente strategia efficace per ridurre i sintomi depressivi".

Aggiornamento 26/12/2018

Una serie di revisioni sistematiche di trial RCT mostra l'efficacia del resveratrolo in differenti situazioni: riduzione dei marker di infiammazione e stress ossidativo, riduzione del colesterolo cattivo, dell'emoglobina glicata, della pressione nei diabetici, aumento dell'adiponectina (citochina antinfiammatoria), miglioramento della composizione corporea.

Aggiornamento 30/12/2018
La fibra alimentare protegge il sistema cardiovascolare perché viene fermentata dai nostri batteri a propionato, che riduce l'infiammazione e modula il sistema immunitario in modo da ridurre ipertrofia cardiaca e fibrosi, suscettibilità alle aritmie cardiache e lesioni aterosclerotiche.
"Il propionato potrebbe essere importante nel migliorare la salute cardiovascolare, poiché sia ​​l'aterosclerosi che il rimodellamento cardiaco ipertensivo sono stati significativamente ridotti nel trattamento con propionato nel nostro studio. È interessante notare che diversi sottogruppi di batteri intestinali sono in grado di produrre propionato, alcuni dei quali sono stati mostrati essere meno abbondanti nell'ipertensione sperimentale e nei pazienti ipertesi.
Di conseguenza, l'integrazione orale con propionato o suoi precursori può essere utile in individui ipertesi per prevenire danni agli organi bersaglio. Le attuali linee guida sull'ipertensione raccomandano modifiche dello stile di vita prima dell'inizio di qualsiasi trattamento farmacologico antiipertensivo.
L'aumento dietetico del propionato è un intervento accessibile, e le nostre osservazioni suggeriscono che questo potrebbe essere un nuovo approccio per prevenire i danni da ipertensione agli organi bersaglio".
Aggiornamento 4/1/2019
Le persone con sindrome metabolica e steatosi epatica sono spesso affette da una condizione di endotossemia (passaggio di tossine intestinali nel circolo ematico) e hanno ridotte quantità di vitamina C nel sangue perché viene consumata dall'alterato stato redox (sistema degli antiossidanti, stress ossidativo e infiammazione) per riciclare la vitamina E.
La vitamina C protegge anche i neutrofili dalla mieloperossidasi, un enzima che aumenta lo stress ossidativo intestinale.
5-10 porzioni quotidiane tra frutta e verdura possono supplire all'aumentato fabbisogno di vitamina C.
Aggiornamento 5/1/2019

L'infiammazione aumenta epcidina, una proteina che riduce il trasporto di ferro. Così può dare anemia perché il ferro rimane nell'intestino e crea a sua volta stress ossidativo.
Inoltre aumenta FGF23, a livelli ai quali altera il metabolismo osseo e si lega a malattie autoimmuni e all'insufficienza renale.
Aggiornamento 9/1/2019

Numerosi tipi di tumore sono correlati con l'eccesso di peso. Questo è dovuto soprattutto al carattere endocrino del tessuto adiposo, che aumenta o altera la funzionalità di alcuni ormoni (IGF, insulina, ormoni sessuali) e aumenta l'infiammazione. Mantenere un peso adeguato e ridurlo in caso di malattia sono associati a maggiore sopravvivenza. 
Gli autori inoltre elencano i provvedimenti necessari per ridurre l'incidenza dei tumori mantenendo un peso adeguato, individuati dall'OMS: oltre a praticare costantemente attività sportiva, le scelte politiche dovrebbero: eliminare i grassi trans, ridurre l'uso dello zucchero attraverso la tassazione, sovvenzionare i produttori di frutta e verdura per ridurne il prezzo, ridurre le porzioni degli alimenti pronti e indicare in etichetta le quantità di nutrienti insalubri. Inoltre promuovere l'allattamento esclusivo nei primi 6 mesi, promuovere l'educazione alimentare.
Aggiornamento 11/1/2019

I grassi a catena corta (SCFA) influenzano l'attivazione di alcuni recettori: a seconda dei batteri presenti nell'intestino, riusciamo a favorire (Bilophila, Streptococcus, e Mucispirillum), o a inibire  (Akkermansia muciniphila) l'aterosclerosi.
"Il microbiota intestinale sembra contribuire allo sviluppo di placche aterosclerotiche attraverso la ridotta abbondanza di batteri produttori di SCFA, inferiore produzione di SCFA, e maggiore abbondanza di batteri proinfiammatori che possono alterare i livelli di citochine circolanti e stimolare l'attivazione dei neutrofili. 
L'apporto dietetico di grassi e colesterolo può influenzare la progressione dell'aterosclerosi, almeno in parte, modificando la composizione e il rilascio di metaboliti dal microbiota intestinale".


Aggiornamento 19/1/2019


Nel modello animale, alcuni emulsionanti come il polisorbato80 e la carbossimetilcellulosa, presenti anche negli integratori per bambini, alterano l'asse intestino-cervello, modificando i microbi intestinali e inducendo infiammazione di basso grado. Nei maschi l'esposizione si manifesta come ansia, nelle femmine come ridotta socialità


Aggiornamento 21/1/2019

Esiste da tempo una disputa sull'effetto di alcuni oli. Alcuni parteggiano per i saturi, perché tendono a non ossidarsi, e gli omega 3 a lunga catena, che sono antinfiammatori, tipici del mondo animale, mentre altri, e solitamente le linee guida, ci invitano a privilegiare gli oli vegetali ricchi di monoinsaturi e polinsaturi, tra cui l'acido linoleico (omega 6), che secondo gli studi epidemiologici riducono il rischio di malattie cardiovascolari, ma secondo la biochimica sono precursori di molecole proinfiammatorie (acido arachidonico ed eicosanoidi).
Grazie a questo studio ora sappiamo che la variante di un gene (FADS1) influenza la risposta all'acido linoleico (LA). Chi ha la variante "TT omozigote" ha più conversione in acido arachidonico e quindi maggiore infiammazione, evidenziata dalla proteina C reattiva. Chi possiede la variante "CC omozigote" ha ridotta conversione e quindi tollera livelli più alti di LA.
Aggiornamento 22/1/2019

Negli adulti solo l'8% circa degli adipociti si rinnova durante l'anno, con morte e sostituzione con nuovi adipociti. Il tessuto sottocutaneo addominale risponde prevalentemente con ipertrofia, mentre quello femorale con iperplasia.
Gli adipociti hanno un ruolo fondamentale nella tendenza al recupero del peso dopo dimagrimento. Infatti il dimagrimento determina uno "stress" in queste cellule, che provoca modificazioni nella loro funzione che servono a favorire il recupero del peso. Questi meccanismi sono dovuti al principio evoluzionistico di salvaguardia del grasso che ci permette di affrontare i periodi di carenza di cibo. Tra di essi, un aumento dell'infiammazione (e non una riduzione come a volte si pensa), alterazione delle citochine (messaggeri locali) secrete, rimodellamento della matrice extracellulare, ipossia, riduzione della funzione mitocondriale, della conversione di grasso bianco in bruno, della lipolisi (rilascio di grassi), rilascio di microRNA, molecole capaci di influenzare il metabolismo.
Per prevenire il recupero del peso, l'esercizio fisico e la dieta antinfiammatoria appaiono quindi importanti. Alcuni nutraceutici come resveratrolo, omega 3 e CLA possono avere un effetto, ma non sono testati su grandi numeri.
Aggiornamento 25/1/2019
L'attività fisica migliora il controllo glicemico anche migliorando il microbiota e riducendo la permeabilità intestinale, 2 cause di infiammazione cronica
Aggiornamento 27/1/2019

Un'alta frequenza di consumo di cibi fritti, particolarmente pollo e prodotti ittici, aumenta la mortalità da qualsiasi causa, soprattutto cardiovascolare, nelle donne in postmenopausa. Questo può essere dovuto alla formazione di grassi trans, di acrilammide e di AGEs con le alte temperature, che determinano stress ossidativo e infiammazione, all'aumento della densità energetica, all'aumentato consumo di sale, al riutilizzo dell'olio che agisce sull'enzima paraoxonasi e inibisce il metabolismo del colesterolo.


Aggiornamento 6/2/2019

Le diete ricche di nutrienti e povere di cibo spazzatura sono efficaci nel ridurre i sintomi di depressione e ansia, soprattutto nelle donne. L'attività fisica aumenta ulteriormente l'effetto. Questo il risultato di una metanalisi che ha raggruppato 16 studi clinici d'intervento.
Il dr Brendon Stubbs, coautore dello studio e docente presso il NIHR Maudsley Biomedical Research Center e King's College London, ha aggiunto: "I nostri dati si aggiungono alle prove crescenti per supportare gli interventi sullo stile di vita come un approccio importante per affrontare i problemi di umore e la depressione".
Come agiscono le diete? "Potrebbe essere attraverso la riduzione dell'obesità, dell'infiammazione o della fatica, tutti legati alla dieta e all'impatto sulla salute mentale, ma sono ancora necessarie ulteriori ricerche per esaminare gli effetti degli interventi dietetici in persone con condizioni psichiatriche diagnosticate clinicamente".

Aggiornamento 7/2/2019

L'acido alfalipoico è efficace nell'abbassare la PCR, un marker di infiammazione

Le persone che hanno assunto amido resistente (da banane verdi) in uno studio della durata di 6 mesi hanno perso grasso, in particolare nell'addome, e aumentato il muscolo. I parametri metabolici riferiti al diabete sono migliorati. L'amido resistente agisce da prebiotico, modulando la flora e l'infiammazione, e migliora la sensibilità all'insulina, favorendo il cambiamento vantaggioso della composizione corporea
Aggiornamento 12/2/2019
Spesso parliamo di indice glicemico, in riferimento a quanto un cibo stimoli un rialzo della glicemia. Ma le ricerche dimostrano che il picco glicemico postprandiale cambia a seconda di quello che mangiamo in relazione al tipo di microbi intestinali.
Così in futuro sarà possibile determinare la nutrizione personalizzata incrociando i dati dei nostri geni con quelli dei nostri microbi, e sapremo esattamente cosa mangiare per rimanere in salute.
Aggiornamento 13/2/2019

Una delle conseguenze del sovrappeso è la sindrome OSAS (apnee notturne). Da questo deriva una riduzione dell'ossigeno nel sangue e un'attivazione delle vie infiammatorie.
L'infiammazione è associata a cambiamenti neurocognitivi, dell'umore, del comportamento, della funzione cardiovascolare e del metabolismo, nonché ad una serie di condizioni correlate tra cui la malattia renale cronica, la disfunzione erettile, le patologie oculari e il cancro.
"Oltre all'uso del respiratore (CPAP) trattamenti più precisi potrebbero includere vitamina C o antiossidanti di origine vegetale per invertire il danno causato dai processi infiammatori specifici e proteggere il corpo dai danni futuri".
Aggiornamento 19/2/2019
Le citochine infiammatorie, rilasciate anche in caso di stress ossidativo,  agiscono sul rene stimolando la ritenzione di acqua e sodio, aumentando l'acqua nei tessuti e la pressione sanguigna. Il sodio nei tessuti a sua volta agisce aumentando la risposta infiammatoria del sistema immunitario, e questo potrebbe essere una risposta evolutiva: ritenzione di sodio per aumentare la risposta immunitaria, ma se questa risposta persiste nel lungo termine dà problemi.
Aggiornamento 20/2/2019

State male e non sapete perché. Qualcuno vi ha mai suggerito di misurare pregnenolone e DHEA, i precursori degli ormoni steroidei?

Il "furto del pregnenolone" è una condizione dovuta a infiammazione cellulare e stress ossidativo che riduce la produzione di ormoni sessuali (testosterone ed estrogeni) in favore del cortisolo, alterando gli equilibri tra ormoni e la salute di tutto il corpo.

Aggiornamento 25/2/2019
125 g di lamponi dopo il pasto riducono glicemia e insulina in persone prediabetiche. Ma il diabetologo vi dirà di fare attenzione alla frutta perché contiene zuccheri, e di bere tranquillamente il caffè perché ne mettete solo 2 cucchiaini
Aggiornamento 28/2/2019
Chi vi dice che la dieta non influenza le malattie infiammatorie vi mente, magari attribuendo i risultati a effetto placebo. La dieta chetogenica ad esempio riduce l'espressione di molecole proinfiammatorie (eicosanoidi) che peggiorano il quadro clinico della sclerosi multipla
Aggiornamento 5/3/2019
Attenzione agli integratori di ferro: possono favorire una selezione dei batteri patogeni e provocare irritazione e infiammazione intestinale
Aggiornamento 7/3/2019

L'inquinamento atmosferico stimola l'infiammazione. Da questo deriva l'aumentato rischio cardiovascolare che hanno le persone che vivono in aree inquinate: l'infiammazione sistemica porta a rottura della placca e aumentato rischio di formazione di coaguli (trombi)
Aggiornamento 12/3/2019

Lo stato infiammatorio e la sedentarietà (forzata da un infortunio o volontaria) utilizzano vie diverse per indurre insulinoresistenza, ma con lo stesso risultato di far perdere massa muscolare

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Aggiornamento 14/3/2019

Una revisione dei dati sull'efficacia delle diete nella fibromialgia (FM) ha trovato modesti risultati con diversi metodi (FODMAP, dieta vegetariana, ecc). In generale "i sintomi della FM sembrano essere associati a diverse alterazioni metaboliche, in particolare per quanto riguarda i cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale e la conseguente esistenza di proliferazione batterica dell'intestino tenue (SIBO), variazioni nell'asse ipotalamico e l'aumento di cortisolo, disfunzione mitocondriale, stress ossidativo e alterazioni nel sistema nervoso centrale, con attivazione della cellule gliali nel liquido cerebrospinale. In questa prospettiva, una combinazione di diversi approcci nutrizionali che potrebbero interferire in ogni alterazione metabolica potrebbero essere un modo per migliorare la sintomatologia della malattia", e in generale la qualità della vita (ansia, sonno, depressione, energie, stato infiammatorio).

Nelle persone con rettocolite ulcerosa, il consumo di frutta migliora il microbiota intestinale e riduce l'infiammazione, abbassando il rischio di complicazioni come la pouchite.

Aggiornamento 18/3/2019
Lo stress, attraverso il suo ormone cortisolo, facilita la propagazione delle metastasi e riduce l'efficacia della chemioterapia.
Aggiornamento 20/3/2019

Il legame tra intestino, cervello, stress e salute mentale.

L'interazione tra ormoni, flora, nutrienti e condizioni intestinali influenza l'umore e non solo..
Lo stress cronico porta a livelli elevati di ormoni come il cortisolo, l'ormone dello stress, e può anche causare bassi livelli di serotonina e altri neurotrasmettitori nel cervello collegati alla depressione. Nelle persone predisposte, lo stress cronico può essere uno dei principali fattori che contribuiscono allo sviluppo di malattie psichiatriche, come ansia e depressione.
Una dieta ricca di fibre ha dimostrato di contribuire a un ambiente intestinale sano in diversi modi,  aumentando la produzione di SCFA (acidi grassi a catena corta) e modulando la flora.
Lo stress ossidativo, un fattore che contribuisce alla malattia mentale, è spesso associato ad alti livelli di infiammazione tissutale, ed è stato suggerito che le persone con depressione hanno maggiori probabilità di avere un aumento dello stress ossidativo. È ben documentato che i probiotici aiutano a migliorare lo stato antiossidante e ridurre il danno ossidativo.
La barriera ematoencefalica (BBB) è un importante strato di cellule che circondano il cervello che agisce per controllare ciò che entra per mantenere l'omeostasi del sistema nervoso centrale. È stato dimostrato che una flora intestinale sana e bilanciata diminuisce la permeabilità della BBB e aumenta le giunzioni strette (cioè la rende meno permeabile), un altro modo unico in cui un microbioma intestinale sano contribuisce alla salute e alla vitalità complessive. In sintesi, la terapia probiotica è un metodo che promuove un ambiente intestinale sano ed equilibrato, insieme a una dieta ricca di fibre. Lo stress, un fattore significativo nella depressione, è noto per alterare negativamente la microflora, abbassando i livelli di Lattobacilli e Bifidobatteri. Quindi una parte importante di un protocollo per un intestino sano è la gestione dello stress, da abbinare a dieta e integrazione appropriata


Aggiornamento 21/3/2019

Il consumo di sodio e potassio è essenziale per la salute, in quanto nessuno dei due è prodotto dall'organismo ed entrambi sono necessari per i processi fisiologici critici. La nostra alimentazione è comunque spesso caratterizzata da un eccesso del primo e una carenza del secondo (presente in frutta e verdura). Non bisogna però ridurre eccessivamente il sodio, presente nel sale da cucina. "La combinazione di un apporto moderato di sodio (3-5 g / die) con un'assunzione elevata di potassio è associata al più basso rischio di mortalità ed eventi cardiovascolari, mentre gli eccessi di assunzione di sodio combinati con una bassa escrezione urinaria di potassio sono associati al più alto rischio cardiovascolare. I nostri dati evidenziano la necessità di un forte aumento nell'assunzione di potassio nella dieta nella popolazione generale, con la contemporanea riduzione dell'assunzione di sodio".

Aggiornamento 25/3/2019
Nel modello animale, gli oli riscaldati più volte aumentano le metastasi del tumore mammario. Questo è probabilmente dovuto alla perossidazione lipidica che aumenta stress ossidativo e infiammazione
Aggiornamento 10/4/2019

L'uso della glutammina, un aminoacido non essenziale spesso integrato senza motivo, è molto controverso e il suo effetto può dipendere dalla fase della malattia. In questo modello di danno polmonare acuto inibire il metabolismo della glutammina facilita la guarigione riducendo l'infiammazione

Aggiornamento 11/4/2019
Il cervello delle persone con schizofrenia è infiammato. In questa condizione il triptofano, che normalmente diventa serotonina e favorisce il benessere, viene trasformato in kinurenina, un composto che altera la funzione dei neuroni. Anche la flora intestinale può influenzare questi metabolismi e quindi avere un ruolo chiave nei disturbi dell'umore/cognizione/comportamento.
Aggiornamento 17/4/2019

Chi non dorme bene si ammala più facilmente e vive uno stato di infiammazione che altera tutto il sistema immunitario, spalancando le porte a virus, batteri, diabete, aterosclerosi e neurodegenerazione. L'aumento del sonno durante un'infezione agisce sul sistema immunitario per promuovere le difese. Infatti, il sonno influisce su vari parametri immunitari, è associato a un ridotto rischio di infezione e può migliorare l'esito dell'infezione e le risposte ai vaccini.

Aggiornamento 22/4/2019

L'infiammazione è un segnale importante per la riparazione cellulare. L'uso di antinfiammatori può disturbare questo processo. L'infiammazione, in alcune cellule tra cui i fibroblasti, lo stato infiammatorio porta ad uno switch (variazione) metabolico, e le cellule consumano glucosio e non più grassi (come l'effetto Warburg delle cellule tumorali). Questo permette modifiche epigenetiche al DNA (acetilazione degli istoni) che influenzano l'espressione genica.
Chi usa cortisone non può sottoporsi a chirurgia, perché non guarirebbe.
Aggiornamento 23/4/2019

La dieta antinfiammatoria migliora le condizioni delle gengive. "Entro i limiti, lo studio ha dimostrato che la gengivite è profondamente influenzata dalla dieta. La dieta antinfiammatoria è stata in grado di ridurre significativamente l'infiammazione gengivale in un intervallo clinico rilevante e indurre la perdita di peso.
Aggiornamento 26/4/2019

Lo stress aumenta il pericolo cardiovascolare, agendo, tra i tanti effetti, con l'ormone cortisolo. Il cortisolo riduce la quantità di cAMP, una molecola con funzione antinfiammatoria e antiossidante, che riduce i trigliceridi e aumenta il colesterolo buono. Riduce inoltre la produzione di ossido nitrico, una molecola che abbassa la pressione. Aumenta l'endotelina-1, un potente vasocostrittore. Viene attivata anche una risposta infiammatoria e del sistema simpatico, con produzione di citochine, stress ossidativo e catecolamine.

Aggiornamento 28/4/2019
La funzione cerebrale e l'umore sono fortemente influenzati dall'intestino. Si ha un'interazione tra vie metaboliche, nervose, immunitarie e ormonali con l'intestino, e questo influenza la percezione del dolore e dell'infiammazione intestinale, con ripercussioni sul cervello.
Infatti i batteri presenti nell'intestino producono e metabolizzano molti ormoni e acidi grassi capaci di modulare il cervello, con il cosiddetto asse intestino-cervello. I livelli di GABA, triptofano, glutammato, BDNF sono così modulati dalla flora, e sono importanti per la risposta allo stress, l'ansia, il comportamento, la memoria. Bifidobatteri e lattobacilli possono modulare questi neurotrasmettitori/ormoni, e in questo caso i probiotici prendono il nome di psicobiotici.
Aggiornamento 7/5/2019

La dieta a base vegetale appare essere quella che più riduce il rischio di insufficienza cardiaca. Questo è dovuto probabilmente all'effetto antinfiammatorio.
"Gli alimenti a base vegetale minimamente trasformati sono ricchi di fibre, antiossidanti e fitonutrienti, che possono migliorare la salute del nostro microbiota, ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo", osservano i ricercatori.
"Inoltre, consumando una dieta a base vegetale, si possono evitare gli effetti potenzialmente dannosi degli alimenti di origine animale, come il ferro eme, l'acido sialico e il colesterolo".
La dieta definita "southern", ricca in salumi, cibo fritto, zuccheri e grassi aggiunti, è invece quella associata a maggior rischio, a causa della stimolazione della formazione di TMAO (metabolita aterogeno), della ricchezza in grassi saturi e trans, aminoacidi ramificati, nitriti, nitrati, ferro eme.
Aggiornamento 22/5/2019
Il NAC (N-acetil cisteina) è un precursore del glutatione, il maggiore antiossidante cellulare. Somministrarlo agli sportivi però può essere controproducente se fatto vicino all'allenamento. Infatti "l'uso intensivo di antiossidanti può avere un effetto negativo sulle prestazioni muscolari e sul recupero, probabilmente alterando le vie di segnalazione che mediano l'infiammazione, il recupero muscolare e la biogenesi mitocondriale e il metabolismo energetico correlato". L'infiammazione è in questo caso un segnale necessario per favorire l'ipertrofia.
Aggiornamento 27/5/2019
La carenza di vitamina D in gravidanza sembra aumentare il rischio di diabete gestazionale (GDM). I meccanismi non sono chiari, potrebbe essere dovuto alla disponibilità del calcio nella secrezione di insulina, o grazie al suo effetto antinfiammatorio. Infatti l'infiammazione cronica può scatenare la disfunzione o la morte delle β-cellule e indurre direttamente la resistenza all'insulina.

I difetti nella secrezione di insulina e nella sensibilità all'insulina (insulino-resistenza) possono contribuire allo sviluppo del GDM. Attraverso l'inibizione della produzione e dell'azione delle citochine infiammatorie, la vitamina D può ridurre l'infiammazione sistemica e promuovere la sopravvivenza delle cellule pancreatiche.
Aggiornamento 30/5/2019

L'aterosclerosi può avere un'origine da diversi tipi di infiammazione, coinvolgente le cellule T, tra cui quella favorita dai cibi infiammatori come cereali, uova, latticini, soia ecc. e legati alle Ig-G

Aggiornamento 1/6/2019

Il coenzima Q10 riduce l'infiammazione se somministrato per almeno 3 mesi in persone con malattia cardiovascolare
Aggiornamento 3/6/2019

L'ingestione contemporanea di zuccheri e grassi aumenta i grassi nel sangue (lipemia) molto più dei grassi abbinati alle proteine. In particolare il fruttosio aumenta i trigliceridi plasmatici e la produzione endogena di grassi (acido palmitico). Le fibre invece riducono la lipemia postprandiale. Ecco perché mangiare un frutto a fine pasto o un dolce ha un effetto ben diverso.
Aggiornamento 4/6/2019

I sentimenti possono influenzare la malattia. La rabbia in particolare, ma non la tristezza, aumenta IL-6 (un messaggero dell'infiammazione) nelle persone anziane, contribuendo allo stato di infiammazione di basso grado che accelera invecchiamento e rischio cardiovascolare, tumorale ecc.

Aggiornamento 5/6/2019

Esiste una connessione tra intestino e cervello, e questi organi si influenzano a vicenda.
"A causa di questa forte legame cerebrale, lo stress e una varietà di emozioni negative come ansia, tristezza, depressione, paura e rabbia possono influenzare il sistema gastrointestinale (GI). Questi trigger possono accelerare o rallentare i movimenti del tratto gastrointestinale e del contenuto al suo interno; rendere il sistema digestivo eccessivamente sensibile al gonfiore e ad altri segnali di dolore; rendere più facile per i batteri attraversare il rivestimento dell'intestino e attivare il sistema immunitario (permeabilità intestinale); aumentare l'infiammazione nell'intestino; e cambiare il microbiota intestinale (i tipi di batteri che risiedono nell'intestino). Ecco perché lo stress e le forti emozioni possono contribuire a influenzare o peggiorare una varietà di condizioni gastrointestinali come la malattia infiammatoria dell'intestino (morbo di Crohn e colite ulcerosa), la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) e le allergie e sensibilità alimentari.
I cambiamenti negativi nel sistema GI possono quindi influenzare il cervello, creando un circolo vizioso. Ad esempio, una nuova ricerca sta dimostrando che l'aumento dell'infiammazione intestinale e i cambiamenti nel microbioma intestinale possono avere effetti profondi in tutto il corpo e contribuire alla fatica cronica, alle malattie cardiovascolari e alla depressione.
Abbiamo anche imparato che determinati tipi di alimenti possono scatenare reazioni specifiche nell'intestino di individui sensibili. In questi casi, diete specifiche, come la FODMAP o evitare certi cibi per il GERD, possono essere utili per la gestione dei sintomi. La dieta influenza anche profondamente il microbioma intestinale. Ad esempio, mangiare una dieta più vegetale con pochi carboidrati raffinati e poca o nessuna carne rossa porta spesso a un microbioma più sano. Questi cambiamenti nella dieta a loro volta riducono l'infiammazione intestinale e possono aiutare a ridurre sintomi sistemici come affaticamento o depressione e il rischio di malattie cardiovascolari. Sebbene la situazione di ciascuna persona sia unica, si può trovare spesso che una combinazione di approcci integrativi può essere utile per ridurre i sintomi della GI e ristabilire sia un intestino sano che una mente sana".
Aggiornamento 6/6/2019
Esiste un legame tra ipertensione e infiammazione, in particolare quella del rene
Aggiornamento 7/6/2019
Il metilgliossale è un composto che si forma quando la glicemia è alta e attiva la UPR, una risposta fisiopatologica che determina la formazione di proteine aberranti e attiva le vie infiammatorie e protrombotiche che favoriscono le malattie cardiovascolari
Aggiornamento 22/6/2019

Arricchire la dieta dei topi "di mezza età" con inulina (una fibra che troviamo in particolare in radice di cicoria, aglio, porri, asparagi, topinambur e cipolle) aumenta i batteri buoni come bifidobatteri e Akkermansia.
Questo riduce l'infiammazione cerebrale tipica dell'invecchiamento.
"Presi insieme, questi dati evidenziano un potenziale percorso attraverso il quale manipolare il microbiota intestinale con prebiotici può modulare la risposta immunitaria periferica e alterare la neuroinfiammazione nella mezza età. I nostri dati evidenziano una nuova strategia per il miglioramento delle patologie neuroinfiammatorie legate all'età e della funzione cerebrale".
Aggiornamento 29/6/2019
I lipidi plasmatici dopo il pasto possono indicare anche meglio del prelievo a digiuno il rischio cardiovascolare

Aggiornamento 30/6/2019
Nuovi mediatori dell'infiammazione: i mitocondri. Vengono rilasciati in vescicole dai globuli bianchi colpiti da uno stimolo infiammatorio come LPS
Aggiornamento 2/7/2019
Come alcuni cibi determinano infiammazione
Nelle persone con infiammazione sistemica gli antidepressivi sono meno efficaci, forse perché il corpo non riesce a guarire sé stesso

Aggiornamento 6/7/2019
Anche il sistema immunitario può contribuire all'obesità. Nei topi bloccare alcune proteine immunitarie e aumentare le cellule Tregs impedisce agli animali di ingrassare anche sotto dieta ad alta quantità di grassi.
Aggiornamento 12/7/2019


Secondo uno studio osservazionale, che quindi non può stabilire legame causale ma solo associazione, ogni 100 mL di bibite gassate zuccherate al giorno il rischio di tumore aumenta del 18% (del 22% quello di tumore al seno). Il meccanismo potrebbero essere dovuto allo zucchero, che aumenta il grasso viscerale, la glicemia e l'infiammazione, tutti fattori protumorali. Anche il 4-metilimidazolo (colorante caramello) potrebbe avere un ruolo. Anche i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti hanno mostrato un'associazione.
Aggiornamento 16/7/2019

Gli alimenti infiammatori, ricchi in calorie e poveri di nutrienti, aumentano il rischio di malattie mentali, in particolare depressione, e gli interventi nutrizionali sono efficaci per migliorare l'umore.
Aggiornamento 19/7/2019
Secondo una revisione degli studi pubblicata sulla rivista della società europea di Nutrizione Clinica, l'acido alfalipoico è efficace nell'abbassare la glicemia a digiuno, l'emoglobina glicata e i parametri di infiammazione.
Aggiornamento 24/7/2019
Non possiamo estrarre il sangue dalle rape, ma i nitrati inorganici sì (così come dai vegetali a foglia), e per la salute è molto meglio.
"Storicamente, i nitrato inorganici (conservanti dei salumi NDT) sono stati considerati un componente dietetico dannoso, a causa della formazione di nitriti e della possibile generazione di nitrosammine cancerogene. Tuttavia, la potenziale relazione tra assunzione di nitrati e cancro nell'uomo non è stata dimostrata. Un aumento del consumo di verdure contenenti nitrati potrebbe essere una componente chiave degli interventi sullo stile di vita per promuovere, preservare o persino ripristinare la salute cardiovascolare. [...]
I dati suggeriscono che i nitrati alimentari influiscono sul microbiota intestinale e orale, e questo potrebbe essere un meccanismo indiretto attraverso il quale gli alimenti vegetali modulano la funzione immunitaria.
Le prove contenute in questa recensione suggeriscono che il nitrato inorganico può essere un componente vegetale chiave per ridurre l'infiammazione cronica e promuovere l'omeostasi immunitaria e cardiovascolare. Nel complesso rappresentano un'area di ricerca promettente e importante. È probabile che il miglioramento della comprensione del ruolo del nitrato alimentare nella modulazione della funzione immunitaria amplierà una varietà di potenziali obiettivi per il trattamento e la prevenzione di malattie cardiovascolari, disturbi legati all'età e altre malattie associate all'infiammazione cronica".
Aggiornamento 26/7/2019
Il grassi viscerale contribuisce alle malattie cardiovascolari riducendo il glutatione e aumentando lo stress ossidativo
Aggiornamento 10/8/2019
L'epatologo vi ha mai invitato a considerare il microbiota intestinale in caso di steatosi epatica (fegato grasso)? Eppure ci sono molti collegamenti. La colina è un nutriente fondamentale per il fegato. La sua carenza riduce la fuoriuscita dei grassi dal fegato, che così rimangono all'interno determinando steatosi. Se la flora non è corretta, la colina, pur introdotta con l'alimentazione (o magari carente), viene trasformata in altre sostanze (TMAO), tra l'altro correlate con le malattie cardiovascolari.Inoltre la colina è fondamentale per le membrane mitocondriali, e la sua carenza porta a stress ossidativo.
In certe condizioni E. coli, un normale abitante dell'intestino, produce acetaldeide (che diventa alcol) dai carboidrati, con tutte le conseguenze del caso per intestino (permeabilità), fegato, sistema immunitario e infiammazione sistemica.
Aggiornamento 26/8/2019
L'inquinamento potrebbe essere una causa di neuroinfiammazione e quindi di malattia mentale, anche attraverso il microbiota
Aggiornamento 30/8/2019
Il digiuno intermittente può ridurre l'infiammazione riducendo i monociti, una classe di globuli bianchi. In pratica i livelli di energia regolano lo stato infiammatorio. Questo può migliorare anche la reazione nelle malattie autoimmuni.
Aggiornamento 31/8/2019
La vitamina E riduce l'infiammazione riducendo l'attività della ciclossigenasi e le prostaglandine.
Aggiornamento 10/9/2019
Gli omega 3 insieme alla vitamina E riducono la proteina C reattiva (marker di infiammazione) e aumentano l'ossido nitrico e la capacità antiossidante
Aggiornamento 11/9/2019

"I fattori dietetici possono modulare l'infiammazione e prevenire, ritardare l'insorgenza e rallentare la progressione dell'Alzheimer. Mentre gli alimenti infiammatori (grassi trans, carni conservate, zuccheri, alimenti fritti e ricchi di AGEs (molecole glicate)) stimolano la malattia, sostanze nutritive antinfiammatorie e prodotti come omega-3 , specialmente se combinati con vitamine (complesso B, D3), flavonoidi (ad es. resveratrolo), polifenoli (ad es. curcumina), alcaloidi (ad es. caffeina), prodotti a basso contenuto di AGE, probiotici e butirrato possono contrastare infiammazione in molti modi diversi, compresa la produzione di sostanze che "risolvono" l'infiammazione".
Aggiornamento 12/9/2019
La dieta infiammatoria aumenta il rischio di tumore tiroideo e mammario e di depressione
Aggiornamento 15/9/2019
L'attivazione del sistema immunitario in gravidanza è legata a problemi di neurosviluppo del bambino, e può essere stimolata sia da infezioni che da stress. Questo sistema però ha una certa resilienza, ossia è protetto fino a un certo punto. Fattori alimentari come omega 3, colina, ferro, zinco, un buon sistema antiossidante sono protettivi, mentre anemia e ferro basso, infezioni, infiammazione, diabete gestazionale, disbiosi e traumi infantili aumentano il rischio.
Aggiornamento 16/9/2019
L'infiammazione postprandiale è estremamente soggettiva, influenza l'espressione di 13 mila geni e potrebbe essere correlata col successo nella dieta.
Aggiornamento 27/9/2019
La supplementazione con enzimi digestivi può migliorare la digestione, lo stato infiammatorio (edema) e l'osteoartrite.
Aggiornamento 1/10/2019
Nel modello animale la colina previene l'Alzheimer riducendo l'attivazione della microglia e quindi l'infiammazione cerebrale
Aggiornamento 2/10/2019
In uno studio piccolo ma ben fatto dormire solo 5 ore per 4 notti altera il metabolismo energetico, aumentando la lipemia postprandiale e la risposta insulinica, favorendo il deposito dei grassi, aumentano la fame e l'infiammazione.
Aggiornamento 4/10/2019
Gli omega 3 sono efficaci nell'aumentare le difese antiossidanti dell'organismo
Aggiornamento 12/10/2019
L'immunoterapia è oggi uno standard nel trattamento tumorale, ma funziona correttamente solo se abbiamo un microbiota sano, perché esso influenza fortemente lo stato infiammatorio e il sistema immunitario. La dieta dovrebbe avere un ruolo centrale come coadiuvante delle terapie tumorali. Il cibo ricco di antiossidanti, omega 3 e fibre che modula il microbiota aumenta l'efficacia delle terapie.
Aggiornamento 14/10/2019

La dieta corretta può modulare la percezione del dolore. Infatti un'alimentazione di tipo occidentale, povera di nutrienti, aumenta l'infiammazione e sbilancia il sistema immunitario. Invece un'alimentazione ricca di vitamina D, omega 3, selenio, zinco, polifenoli e fibre che nutrono il microbiota, curcuma e zenzero che riducono l'infiammazione sono un possibile approccio per la riduzione della nocicezione (percezione del dolore)
Aggiornamento 20/10/2019
Bere troppo poco (insufficiente idratazione) aumenta l'infiammazione e lo stato pro-coagulante, aumentando il rischio cardiovascolare, accelera l'invecchiamento e il declino della funzione renale, e probabilmente la fibrosi cardiaca.
Aggiornamento 21/10/2019
Le prove di sicurezza su molti additivi alimentari sono state fatte alcuni decenni fa, senza andare a rinnovare le autorizzazioni, ma prove crescenti suggeriscono che essi possono perturbare l'omeostasi intestinale, contribuendo così a promuovere risposte infiammatorie dannose per i tessuti, specialmente in soggetti con disturbi intestinali o sistemici (ad es. pazienti con IBD, pazienti con sindrome metabolica) o suscettibili a condizioni patologiche (ad es. parenti di pazienti con cancro del colon, parenti di pazienti con IBD).
[Di recente] molti studi preclinici hanno collegato il consumo aumentato e prolungato di additivi alimentari con lo sviluppo e la progressione di varie forme di colite, carcinoma del colon-retto e sindrome metabolica, che è caratterizzata da un aumento di adiposità, disglicemia e infiammazione basale.
Dolcificanti, maltodestrine, emulsionanti, biossido di titanio, nanoparticelle, possono tutti agire alterando la fisiologia intestinale e il microbiota.
"I disinfettanti come il triclosan possono promuovere l'infiammazione intestinale di basso grado, la colite e la carcinogenesi del colon associata a colite nei topi anche a basse dosi", attivando i TLR4. Quindi è probabile un legame tra consumo di queste sostanze e sviluppo/peggioramento delle malattie intestinali e metaboliche nell'uomo, anche se "sarebbe importante accertare se gli stessi effetti si verificano anche negli esseri umani prima di trarre conclusioni sugli effetti deleteri degli additivi sull'omeostasi intestinale".
Aggiornamento 24/10/2019
L'infiammazione è un'importante parte nell'autismo, questo emerge dal fatto che le citochine pro e antinfiammatorie sono alterate.
Aggiornamento 26/10/2019
Scoperto un meccanismo che protegge i tumori dai nostri macrofagi che dovrebbero proteggerci. Il lattato prodotto dal tumore (effetto Warburg) polarizza i macrofagi in modo che supportino il tumore anziché attaccarlo. L'effetto Warburg si osserva anche in altre malattie, tra cui sepsi, malattie autoimmuni, aterosclerosi, diabete e invecchiamento.
L'infiammazione è una condizione presente nell'aritmia, nell'insufficienza cardiaca e nella malattia cardiovascolare acuta. Questo dipende dal fatto che "rimodella" i tessuti e altera le loro funzioni.
Aggiornamento 4/10/2019
L'infiammazione sistemica di basso grado è oggi ritenuta una condizione comune nelle malattie croniche non trasmissibili (NCD), come le malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro. Secondo un'indagine brasiliana l'alimentazione di bassa qualità è il primo dei fattori causali, seguito da peso in eccesso, sedentarietà, invecchiamento e una variante genetica del gene TLR4 (recettore attivato dai grassi saturi).
Aggiornamento 5/11/2019
L'abbondanza di streptococchi sembra correlata con la gravità dell'osteoartrite, e questo forse succede per il rilascio di metaboliti infiammatori. Dieta e probiotici sono potenziali metodi per migliorare la malattia
Aggiornamento 7/11/2019
Il microbiota intestinale, al di là delle calorie, si sta rivelando più importante di quanto ipotizzato nei confronti dell'obesità infantile. Alimentazione sbagliata (iperproteica o ipercalorica), disbiosi, carenze nutrizionali, uso di antibiotici, parto cesareo, sovrappeso della mamma, uso di latte artificiale sono fattori che aumentano il rischio. Allattamento prolungato, parto naturale, microbiota bilanciato, uso corretto degli integratori, sono invece fattori protettivi, perché bilanciano il sistema immunitario e l'infiammazione e aumentando il grasso bruno.
Aggiornamento 11/11/2019
L'infiammazione altera il sistema mesolimbico, quello che controlla la volontà e la motivazione per compiere le azioni attraverso la dopamina. Le persone con infiammazione sistemica di base possono avere malattie psichiatriche, incapacità di prendere decisioni o manie guidate da queste alterazioni
Aggiornamento 17/11/2019
Uno dei miti a cui molti credono, compresi molti professionisti, è che siamo in grado di digerire qualsiasi cosa. Questo avviene solo in persone sane e con un microbiota in ordine. Un bravo professionista sa però che in caso di problemi sistemici si deve partire dall'intestino per risolvere infiammazione e disbiosi. Lo spiega bene nel suo ultimo lavoro il prof Riccio, che mette in relazione cibo non digerito, carenza di nutrienti immunomodulanti e malattie neuroinfiammatorie come sclerosi multipla, SLA, Parkinson, Alzheimer e autismo. Parti di cibo indigerito (soprattutto glutine e latticini), additivi, grassi saturi e trans, alcol, genericamente il cibo industriale sono tutti in grado di indurre una risposta infiammatoria e in persone predisposte sostenere la malattia.
Aggiornamento 19/11/2019
L'inflammaging, l'infiammazione di basso grado che arriva con l'invecchiamento, è il terreno comune da cui dipendono sarcopenia (perdita di muscolo), aumento di grasso, problemi cardiovascolari e disbiosi. In realtà si tratta di "crosstalk", ossia di rapporti bidirezionali in cui i fattori si influenzano a vicenda.

Aggiornamento 24/11/2019

Il legame bidirezionale tra ipertensione, infiammazione e microbiota.
L'effetto antinfiammatorio dei flavonoidi

Aggiornamento 25/11/2019

Mitocondri, antiossidanti e radicali liberi.
"Molte malattie croniche sono causate da un aumento dei livelli intracellulari di radicali liberi ... [e sebbene] i livelli basali delle specie reattive dell'ossigeno (ROS) siano essenziali per i processi fisiologici di base, l'eccessiva generazione di radicali liberi provoca danni ossidativi ai tessuti... Lo stress ossidativo causato da ROS induce disfunzione mitocondriale, stress del reticolo endoplasmatico e stato infiammatorio"
"... La vita in stile occidentale comporta in particolare un aumento dell'assunzione di grassi, con conseguente stress ossidativo e alterato controllo dello stimolo ... [e] i mitocondri sono i siti primari dedicati all'ossidazione dei lipidi, e per questo generano molti ROS...", soprattutto in caso di grassi trans o perossidati come nei prodotti da forno.
“… [Ad esempio] l'accumulo di 4-idrossi-2- esenale (4-HHE)… [un] composto aldeidico estremamente reattivo derivato dall'ossidazione lipidica ... nel [sangue] dopo il consumo di acido grasso polinsaturo omega-3 ossidato provoca stress ossidativo e infiammazione nell'intestino superiore dopo assorbimento intestinale ... "
Lo stress ossidativo è dato anche dall'iperglicemia e dagli acidi grassi liberi rilasciati da fegato e tessuto adiposo.
In generale, la produzione di "radicali liberi è una risposta cellulare vitale allo stress ossidativo, tuttavia un'esposizione eccessiva, ad esempio a causa di scarso controllo dello stress, esposizione ambientale alle tossine o il consumo di una dieta povera può attivare una serie di fattori di trascrizione e indurre disfunzione del tessuto adiposo e nei mitocondri, alla base del potenziale sviluppo della sindrome metabolica '.
Nel lavoro gli autori illustrano diversi polifenoli che possono avere un'applicazione nutraceutica e "possono funzionare come antiossidanti in generale, ma la potenza degli effetti ottenuti attraverso il loro consumo dipenderà in gran parte dalle vostre popolazioni microbiche basali personali".
"In quanto tale, sebbene alcuni polifenoli possano essere di beneficio per alcuni, non tutti riceveranno gli stessi benefici.
Pertanto, sebbene l'aggiunta di alimenti ricchi di antiossidanti in una dieta possa essere un modo per migliorare i livelli di stress ossidativo cellulare e disfunzione dei mitocondri, una maggiore attenzione agli stress ambientali e alla salute intestinale in generale, può ottenere risultati superiori".
Aggiornamento 27/11/2019
Tante malattie partono o sono comunque collegate con l'intestino. La miocardite è una malattia cardiaca infiammatoria che può evolvere in cardiomiopatia letale, ed esiste un crescente corpus di prove che il microbiota umano sia un modulatore critico delle malattie infiammatorie tra cui la miocardite.
Trapiantare nei topi le feci delle persone con la malattia fa emergere i sintomi negli animali, e nell'uomo la gravità della malattia è proporzionale agli anticorpi verso Bacteroides thetaiotaomicron, un particolare batterio che attiva la risposta immunitaria (CD4) in persone predisposte. "Pertanto, lavorare sul microbiota di pazienti con miocardite geneticamente predisposti o di pazienti sensibili sottoposti a trattamento con immunosoppressori può alleviare la gravità della malattia e può quindi aiutare a prevenire le sequele potenzialmente letali della cardiomiopatia infiammatoria".
Aggiornamento 30/11/2019
Senza il tono simpatico, l'attivazione basale di una parte del sistema nervoso autonomo, non c'è rilascio di grassi dagli adipociti (lipolisi), e non c'è grasso beige. Chi è un po' più sfortunato ha un basso tono simpatico basso e di conseguenza il metabolismo lento, perché fatica a far uscire il grasso stipato e non lo ossida come calore, ossia una minore spesa energetica.
Esiste un'interazione tra sistema energetico e immunitario, per cui infiammazione e cellule immunitarie influenzano la spesa energetica.
Alcuni macrofagi, depositati nel grasso, sono in grado di ridurre il tono simpatico, per esempio degradando la noradrenalina (neurotrasmettitore del sistema simpatico). Insulina, glucosio e acido palmitico sono capaci di "attivare" i macrofagi di questo tipo.
Aggiornamento 1/12/2019
Nel nuovo lavoro del prof Gasbarrini su intestino e autismo, si sottolineano i limiti degli studi sulle diete applicate, l'alterazione del microbiota e in particolare dei batteri produttori di serotonina e degli SCFA, l'infiammazione e la permeabilità intestinale che peggiorano i sintomi, così come il cortisolo alto, in modo da aumentare il passaggio di metaboliti come LPS e la produzione di molecole infiammatorie
Aggiornamento 12/12/2019
600g a settimana di salmone migliorano l'infiammazione, l'omocisteina, e la quantità di omega 3 in persone con colite ulcerosa, risultando in un miglioramento della malattia. La quantità di acido arachidonico (omega 6) è correlato con la severità della malattia.
Aggiornamento 13/12/2019
Il microbiota contribuisce alla nostra salute anche con la produzione di vitamine. Quando si ha carenza di vitamine, anche il metabolismo energetico e l'immunità ne risentono: viene privilegiata la via glicolitica, che sfavorisce l'ossidazione dei grassi, e stimola le cellule immunitarie infiammatorie (Th1, Th2, Th17, macrofagi M1). Invece le vitamine favoriscono la "polarizzazione" verso cellule immunitarie protettive: i folati sostengono i Treg, La B3 i macrofagi M2 e le cellule dendritiche.
L'infiammazione, che sta alla base delle malattie dell'invecchiamento, arriva quasi fisiologicamente dopo una certa età. Antiossidanti da frutta e verdura, sport e relax riescono a ridurre i danni cellulari legati all'infiammazione.

Aggiornamento 15/12/2019

L'iperglicemia porta a infiammazione e alla neuropatia diabetica. Il sulforafano dei broccoli riduce l'infiammazione bloccando NF-kB, mediatore cellulare, e stimolando Nrf2, che protegge dallo stressossidativo
L'iperuricemia, anche senza arrivare alla gotta, determina aumento dell'infiammazione basale, soprattutto se i cristalli di urato vengono fagocitati dai globuli bianchi

Aggiornamento 19/12/2019

Gli anziani che fanno attività sportiva possono beneficiare di omega 3 e antiossidanti
Aggiornamento 21/12/2019
Due medici trentini raccontano, nel loro case-study, come lo zucchero sia correlato con i dolori reumatici del loro paziente. L'uomo, 66 anni, ha visto scomparire i suoi dolori tendinei e articolari escludendo lo zucchero, e quando l'ha reintrodotto per alcune feste, i dolori si sono ripresentati. I medici spiegano il nesso: lo zucchero attiva mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, presente in qualsiasi cellula. In quelle immunitarie questa proteina attiva l'infiammazione, e stimola le cellule Treg (antinfiammatorie) a trasformarsi in Teff, produttrici di citochine infiammatorie.
Concludono gli autori scrivendo "Gli individui possono cercare di evitare l'assunzione di zucchero e/o gli eccessi alimentari in generale e provare a fare più attività fisica e/o digiuni (sotto controllo) e osservare se questo è seguito da benefici per la salute a breve termine. I benefici a lungo termine di tali comportamenti riguardo alla salute e alla prevenzione delle malattie sono stati per lungo tempo ampiamente accettati e dimostrati da studi epidemiologici e interventistici".
Aggiornamento 2/1/2020
"Almeno un grammo di polifenoli al giorno per 3 o più giorni prima e dopo l'esercizio fisico migliorano il recupero a seguito di danni muscolari tramite meccanismi antiossidanti e antinfiammatori".
Aggiornamento 3/1/2020
Nelle IBD, malattie infiammatorie croniche intestinali, coesistono infiammazione e disbiosi, in un circolo vizioso che si autoalimenta (la disbiosi causa infiammazione e l'infiammazione crea disbiosi). Ma quale viene prima? Non si sa. "La relazione tra disbiosi e infiammazione nell'IBD è più dinamica della semplice relazione causa-effetto, l'uovo o la gallina". Ma soprattutto "le terapie per le IBD devono mirare sia all'infiammazione che al microbiota, non l'una o l'altra", e "per modificare con successo il microbiota a uno stato stabile e sano e ottenere la remissione dell'IBD, è necessario un approccio su più fronti che incorpori sia la riduzione dell'infiammazione che il ripristino del microbiota. Idealmente, approcci personalizzati che comportano un'analisi del microbiota e delle caratteristiche specifiche della risposta immunitaria della mucosa guideranno le nostre future terapie".
Aggiornamento 12/1/2020
La pressione sanguigna è influenzata da molti fattori, tra cui quanto sale (sodio) viene riassorbito dai reni e non espulso con l'urina. Stimolare i recettori del gusto dolce favorisce la ritenzione di sale e l'ipertensione. Il sale e un'alimentazione proinfiammatoria alterano il microbiota e aumentano il tono simpatico con ulteriore aumento della pressione
Aggiornamento 16/1/2020
L'uso di olio extravergine (50mL al giorno) migliora i parametri di infiammazione e i sintomi intestinali (gonfiore, costipazione, irregolarità) delle persone con colite ulcerosa, e può essere considerato una medicina complementare
Aggiornamento 17/1/2020
Una dieta con cereali integrali riduce marker di infiammazione e il peso rispetto a una dieta con cereali raffinati

Aggiornamento 20/1/2020
La dieta proinfiammatoria aumenta il rischio di tumore al colon, in particolare se abbinata a grasso addominale e sedentarietà.
Aggiornamento 21/1/2020
Chissà quando smetteremo di leggere cattive notizie sugli inibitori di pompa (antiacidi, PPI). Se la natura ci ha predisposto con l'acidità gastrica un motivo ci sarà, per esempio è necessaria, tra le tante cose, per l'assorbimento del magnesio (e del ferro, e della vitamina B12). Le persone con malattie croniche, come la cachessia (scarsa muscolatura) o altre patologie a base infiammatoria hanno spesso carenza di magnesio, che riduce la funzione muscolare, e l'uso di PPI peggiora la situazione. Come detto pochi giorni fa il magnesio è necessario per attivare la vitamina D, e la carenza di questa vitamina crea ulteriore perdita di muscolo. Inoltre vengono selezionati dei batteri infiammatori e che favoriscono l'accumulo di grasso. Il tutto viene esacerbato in caso di sovrappeso e obesità sarcopenica. Vale proprio la pena di trovare un percorso alimentare che permetta la riduzione o l'abbandono di questi farmaci.
Aggiornamento 23/1/2020
I polifenoli, i composti organici che spesso chiamiamo antiossidanti come resveratrolo, catechine del tè, acido ellagico ecc, nutrono il microbiota, consentendo il mantenimento dei giusti batteri (lattobacilli, bifidi, Akkermansia muciniphilaF. prausnitzii ecc) e riducono la presenza di batteri cattivi, ma soprattutto consentono la formazione di uno strato di muco che impedisce il passaggio nel sangue di LPS, metabolita batterico responsabile di infiammazione, diabete, steatosi epatica. Infatti "i soggetti obesi mostrano spesso un aumento dei batteri del phylum dei Firmicutes, che è associato ad un maggiore assorbimento di energia dal cibo e ad un aumento dell'infiammazione di basso grado", mentre "Akkermansia muciniphila, una specie aumentata dai polifenoli, è correlata all'aumento delle cellule L, la fonte di GLP-1 e GLP-2 (ormoni che abbassano la glicemia). A. muciniphila è anche inversamente collegato all'accumulo di grasso viscerale, alla dimensione degli adipociti nel tessuto adiposo sottocutaneo e ai livelli di glucosio nel plasma a digiuno nell'uomo obeso.
Aggiornamento 28/1/2020
Un alto intake proteico riduce la funzionalità renale nelle persone che hanno avuto un infarto. Questo è dovuto forse alla ​​dilatazione delle arteriole afferenti al glomerulo, con conseguente iperfiltrazione e danno glomerulare a causa di infiammazione e fibrosi. Ipotesi personale: conta anche lo sconvolgimento del microbiota intestinale in seguito a infarto. È nota comunque l'efficacia degli aminoacidi essenziali nel recupero post evento cardiovascolare
Aggiornamento 30/1/2020

Figura schematica di come l'alimentazione errata porti alla disbiosi e alla sindrome metabolica, tramite l'infiammazione stimolata dai metaboliti batterici che entrano dall'intestino
Aggiornamento 12/2/2020
L'AMPK, tra l'altro bloccata da condizioni come infiammazione cronica e iperglicemia, è importante per mantenere la solidità della barriera intestinale

Aggiornamento 16/2/2020
Lo stress ossidativo e l'infiammazione legati all'obesità alterano la fertilità maschile, rendendo meno efficaci anche le tecniche di riproduzione assistita

Aggiornamento 12/3/2020

Il sale crea iperosmolarità (eccesso di soluti nei tessuti) che stimola i macrofagi a essere più infiammatori. In questo modo i tessuti vengono danneggiati (in questo caso si stimola il danno renale), anche per la maggiore pressione sanguigna.

Aggiornamento 21/3/2020
Il ruolo dell'infiammazione nelle malattie moderne e legate all'invecchiamento. Ritengo che oggi non ci si dovrebbe occupare di alimentazione senza aver letto questo articolo.
L'infiammazione è una risposta adattativa dell'organismo agli insulti esterni, che l'evoluzione ci ha dato per difenderci. Purtroppo ai nostri tempi una risposta infiammatoria cronica (SCI) è alla base di molti problemi. L'infiammazione determina effetti comportamentali specifici che includono un insieme di comportamenti legati al risparmio energetico comunemente noti come "comportamenti da malattia", come tristezza, anedonia, affaticamento, riduzione della libido e dell'assunzione di cibo, sonno alterato e ritiro comportamentale sociale, nonché aumento della pressione sanguigna, insulino-resistenza e dislipidemia. Questi cambiamenti comportamentali possono essere fondamentali per la sopravvivenza durante i periodi di lesioni fisiche e minacce microbiche.
L'infiammazione cronica è legata ad aumentato rischio di sindrome metabolica, che include la triade di ipertensione, iperglicemia e dislipidemia; diabete di tipo 2; steatosi epatica; ipertensione; malattie cardiovascolari (CVD); malattia renale cronica; vari tipi di cancro; depressione; malattie neurodegenerative e autoimmuni; osteoporosi e sarcopenia. I marker di infiammazione come PCR e neutrofili aumentati e albumina bassa, correlati all'infiammazione, sono predittivi di mortalità per tutte le cause. In realtà però non esistono marker standardizzati per l'infiammazione cronica.
Tra le cause riconosciute di SCI, infezioni croniche, inattività fisica, obesità (viscerale), disbiosi intestinale, dieta, isolamento sociale, stress psicologico, sonno disturbato e ritmo circadiano alterato ed esposizione a sostanze tossiche come inquinanti atmosferici, rifiuti pericolosi, prodotti chimici industriali e fumo di tabacco. In particolare per quanto riguarda la dieta "la dieta tipica che è stata ampiamente adottata in molti paesi negli ultimi 40 anni è relativamente povera di frutta, verdura e altri alimenti ricchi di fibre e prebiotici e ricca di cereali raffinati, alcool e alimenti industriali, in particolare quelli contenenti emulsionanti. Questi fattori dietetici possono alterare la composizione e la funzione del microbiota intestinale e sono collegati ad una maggiore permeabilità intestinale e cambiamenti epigenetici nel sistema immunitario che alla fine causano endotossemia e SCI". I derivati della cottura ad alte temperature (AGEs e ALEs) sono infiammatori e aumentano l'appetito, mentre gli alimenti ad alto indice e carico glicemico, come zuccheri e cereali raffinati, che sono ingredienti comuni nella maggior parte degli alimenti ultraprocessati, possono causare un aumento dello stress ossidativo che attiva i geni infiammatori. Anche i grassi trans e il sale risultano infiammatori, quest'ultimo attivando i macrofagi e riducendo i lattobacilli. Altri i fattori includono carenze di micronutrienti, tra cui zinco e magnesio, causate dal consumo di alimenti trasformati o raffinati a basso contenuto di vitamine e minerali e livelli di omega 3 non ottimali, che influiscono sulla fase di risoluzione dell'infiammazione. I principali contribuenti alla crescente incidenza mondiale di carenza di omega-3 sono un basso apporto di pesce e un alto apporto di oli vegetali ad alto contenuto di acido linoleico, che riduce gli acidi grassi omega-3 nei fosfolipidi della membrana cellulare (dai quali derivano i composti antinfiammatori). Se combinato con una bassa attività fisica, il consumo di alimenti trasformati iperpalatabili ad alto contenuto di grassi, zucchero, sale e additivi può causare importanti cambiamenti nel metabolismo cellulare e portare all'aumento della produzione (e dello smaltimento difettoso) di organelli disfunzionali come i mitocondri, e di molecole endogene disperse, mal ripiegate e ossidate. Questo porta in ultimo all'inflammaging, uno stato di cronica stimolazione del sistema immunitario tipico dell'anziano, che promuove le malattie legate all'invecchiamento. Tra le sostanze tossiche col quale siamo spesso a contatto invece troviamo ftalati, sostanze per- e polifluoroalchiliche, bisfenoli, idrocarburi policiclici aromatici e ritardanti di fiamma, che fungono da citotossici, interferenti endocrini e ossidanti.
Aggiornamento 28/3/2020
"La biogenesi mitocondriale viene attivata in risposta a stimoli ambientali, come restrizione calorica e consumo di polifenoli vegetali. La capacità dei polifenoli di produrre benefici clinici può essere dovuta, almeno in parte, a una relazione bidirezionale e complessa con il microbiota intestinale. I polifenoli alimentari possono influenzare la composizione del microbiota intestinale e i batteri intestinali metabolizzano i polifenoli in composti bioattivi che producono rilevanti effetti sulla salute"
Aggiornamento 30/3/2020
L'infiammazione, non il colesterolo, come causa delle malattie croniche
Aggiornamento 31/3/2020
Lo zenzero riduce fatica e vomito associato alla chemioterapia. 1g per 3 giorni riduce il rischio di vomito fino al 70%. La dose va divisa in 2/4 somministrazioni giornaliere. La fatica si riduce forse grazie all'effetto antinfiammatorio. Il rischio di indurre reflusso non sembra rilevante. Informate sempre l'oncologo perché può interferire con le terapie
Aggiornamento 1/4/2020
Senza fare attenzione ai meccanismi molecolari, non potremo mai curare alcuna malattia, al massimo sopprimere qualche sintomo. Lo stress cronico come causa di depressione, da un post del mio amico dott. Cerasari.
QUANDO LO STRESS GENERA INFIAMMAZIONE E L'INFIAMMAZIONE GENERA STRESS
• Normalmente durante un evento stressante acuto in un soggetto sano si assiste ad una normale risposta dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene dove il CRH ipotalamico stimola l'ACTH ipofisario che a sua volta fa produrre alle nostre ghiandole surrenali il famoso cortisolo che, tra le tante funzioni, ha il compito anche di tenere a bada il nostro sistema immunitario e la risposta infiammatoria, attraverso l'inibizione del fattore di trascrizione NF-kB, da cui si genera la produzione di citochine proinfiammatorie ed altri fattori.
• Purtroppo quando lo stress diventa perpetuato nel tempo (CRONICO) le cellule iniziano a diventare meno sensibili al cortisolo, permettendo l'attivazione di questo fattore.
• Ma non solo, l'attivazione della risposta infiammatoria indotta dallo stress segue anche una "via alternativa" attraverso il sistema nervoso, che va proprio ad attivare lo stesso meccanismo che genera la produzione di molecole proinfiammatorie.
• Alcune di queste molecole prodotte arrivano nel nostro cervello ed innescano nuovamente lo stesso processo che produrrà localmente le stesse sostanze, che sono in grado di ridurre la concentrazione di amine importanti anche per il nostro tono dell'umore (in particolare depressione) e per il trofismo cerebrale.
• Purtroppo però è sempre lo stesso fattore (NF-kB) che è in grado a livello cerebrale ed in maniera autonoma di stimolare il CRH ipotalamico, portando ad un circolo vizioso che non si interrompe più
• Cerchiamo di non stressarci ancora di più in questo periodo, ricordando come diceva Antifonte che "in tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto".
• Qui l'articolo per chi volesse approfondire
Aggiornamento 17/4/2020
Spesso si legge che solo le calorie contano e non gli equilibri ormonali. Un caso di scuola che contraddice la conta calorica è la sindrome dell'ovaio policistico, PCOS, una condizione in cui infiammazione, stress ossidativo, iperinsulinismo e iperandrogenismo concorrono a creare insulinoresistenza e aumento di peso, tra le altre cose interferendo con l'attività mitocondriale. Questo significa che il metabolismo energetico in queste persone è diverso, più lento, e l'insulina in eccesso non stimola correttamente la spesa energetica e la produzione di energia mitocondriale. Ecco perché vi danno una dieta e non funziona. Inoltre "l'aumento dello stress ossidativo può indurre l'obesità promuovendo la proliferazione dei preadipociti e la differenziazione degli adipociti, aumentando le dimensioni degli adipociti maturi e stimolando i neuroni ipotalamici per ridurre la sazietà e aumentare il comportamento della fame". Ridurre lo stress ossidativo con diete e integrazioni particolari può migliorare la condizione.
Aggiornamento 19/4/2020
L'obesità è un fattore di rischio per il ricovero dovuto alla malattia da coronavirus, probabilmente per lo stato di infiammazione che aumenta il rischio di coaguli
Aggiornamento 20/4/2020
L'ADHD è una patologia legata a infiammazione e stress ossidativo. Tra le sostanze potenzialmente utilizzabili per migliorare la situazione, omega 3, sulforafano (broccoli e cavoli) e NAC, ma vi è attualmente una carenza di studi clinici.
Aggiornamento 23/4/2020
Quando assumiamo un pasto ricco in grassi, soprattutto saturi, e carboidrati, l'organismo ha una reazione infiammatoria postprandiale, che se ripetuta troppo spesso può essere correlata con problemi di salute. Un mix di 6g di spezie (basilico, alloro, pepe nero, cannella, coriandolo, cumino, zenzero, origano, prezzemolo, pepe rosso, rosmarino, timo e curcuma) è in grado di attenuare la risposta.
Aggiornamento 24/4/2020
I ROS, specie reattive dell'ossigeno, hanno cattiva fama perché generano stress ossidativo (e infiammazione). Però lo sport fa produrre un basso livello di ROS che appare benefico, per un invecchiamento sano e la rigenerazione del muscolo. Alcuni supplementi possono anche interferire con questo processo.
Aggiornamento 28/4/2020
B. infantis è un probiotico utile nella sindrome dell'intestino irritabile (IBS), soprattutto se abbinato ad altri ceppi. L'effetto è dovuto a una modulazione dell'asse HPA (minore cortisolo), alla normalizzazione del rapporto tra citochine (interleuchine 10, 11 e 12), stimolazione della risposta anti-infiammatoria, inibizione della crescita di organismi patogeni e alleviamento di molti sintomi di IBS
Aggiornamento 29/4/2020
Alcune persone sane vengono divise in 2 gruppi. Alcune assumono muffin con olio di palma, ricco in grassi saturi, altre con olio di girasole, ricco in PUFA omega 6. In entrambi viene dato un surplus calorico, in modo da favorire l'aumento di peso. Entrambi gli oli erano di tipo raffinato. Nel primo gruppo è aumentato particolarmente il grasso ectopico, quello viscerale e che troviamo nel fegato, e associato con malattie infiammatorie, mentre nel secondo è aumentata la muscolatura, come se il corpo avesse dissipato le calorie in più costruendo muscoli. Probabilmente i grassi saturi hanno indotto maggiore lipogenesi (sintesi di grassi), anche grazie all'interazione col fruttosio. Inoltre i PUFA sono ossidati più facilmente dai mitocondri
Aggiornamento 14/5/2020
Secondo una revisione degli studi, l'aglio è efficace nell'abbassare i marker di infiammazione come PCR e TNFα e può essere utilizzato in aggiunta ai farmaci per il trattamento delle malattie metaboliche
Sentirsi stanchi e affaticati dopo un pasto è legato, almeno in parte, al rilascio di una citochina infiammatoria, IL1. IL6 è comunque forse la citochina più coinvolta nell'infiammazione postprandiale
Aggiornamento 21/5/2020
Come fa la dieta chetogenica (KD) a migliorare il quadro della depressione (MDD)? Un effetto antinfiammatorio (l'infiammazione può essere tra le cause della malattia), il miglioramento del microbiota, della bioenergetica della cellula (che riprende a produrre ATP in maniera efficiente e riduce lo stress ossidativo), del rilascio di neurotrasmettitori (riduzione del glutammato eccitante e aumento del GABA rilassante). In conclusione, "la KD è emersa come una nuova e promettente opzione terapeutica per i pazienti con MDD, ma richiede ancora rigorosi studi scientifici prima della sua diffusione e accettabilità nella pratica clinica". Essendo questi meccanismi comuni a molte malattie neurologiche (epilessia, Parkinson, Alzheimer, schizofrenia ecc), tutte potrebbero beneficiare di questo trattamento
Aggiornamento 21/5/2020
La cannella, alla dose di 2g per 3 mesi, riduce peso, massa grassa e circonferenza addominale, soprattutto nelle persone con BMI sopra i 30kg/m^2 e sotto i 50 anni. Migliora inoltre i parametri legati alla sindrome metabolica (glicemia, colesterolo, emoglobina glicata, trigliceridi), migliora la sensibilità insulinica, rallenta l'assorbimento intestinale di glucosio, modula il metabolismo glucidico, riducendo la gluconeogenesi e aumentando il glicogeno epatico. Inoltre si riduce l'assorbimento del chilomicroni (grassi) portando così alla riduzione della sintesi e della conservazione del grasso e al miglioramento delle misure antropometriche. Aumenta la tristetraprolina, una proteina con effetto antinfiammatorio. La revisione si conclude suggerendo il suo uso come integratore dimagrante nella gestione dell'obesità
Aggiornamento 22/5/2020
Esiste "una significativa associazione tra indice di infiammazione della dieta (DII) e incidenza, mortalità e ricovero in ospedale di persone con diversi tipi di tumori. Il DII, utilizzato per valutare le proprietà infiammatorie della dieta, può essere usato per predire l'incidenza e la mortalità di tutti i tumori. "Secondo i risultati dello studio, raccomandiamo il cambiamento dei modelli alimentari, in quanto fattori alterabili, che possono ridurre sostanzialmente sia i rischi di incidenza che quelli di mortalità nei pazienti oncologici" .
Aggiornamento 6/6/2020
La curcumina è un ottimo antinfiammatorio. Ritarda la progressione dell'osteoartrite e della steatoepatite (soprattutto nelle prime fasi). Inoltre può avere effetto favorevole sulle malattie cardiovascolari, neurologiche, renali, polmonari, intestinali, tumorali. Questo avviene in particolare mediante il blocco dell'inflammasoma NLRP3
La permeabilità intestinale (leaky gut) è presente quando c'è un tumore del sistema digerente. Mentre prima si pensava che essa fosse una conseguenza dell'infiammazione indotta dal tumore, oggi si sa che è antecedente, collegata a IBD, pancreatite, epatite ecc, ed è causata da disbiosi, metaboliti batterici tossici, antigeni alimentari. Questa condizione quindi aumenta il rischio di tumore pancreatico, epatico, intestinale ecc. La diversità batterica riduce il rischio, e percorsi appositi che ristabiliscano la funzione di barriera possono ridurre il rischio di tumore.
Aggiornamento 12/6/2020
Una dieta antinfiammatoria, con alimenti integrali, legumi, spezie, semi, tè, cioccolato amaro, carni bianche e pesce, e raccomandazione di ridurre carni rosse e uova ed evitare dolci e cibi processati, migliora fatica e qualità della vita in persone con sclerosi multipla
Anziani e persone con condizioni infiammatorie, come sovrappeso, diabete ecc hanno peggior esito nella malattia da coronavirus. Questo è dovuto all'inflammaging, che caratterizza le loro cellule. Mitocondri meno efficienti, alta produzione di ROS, ridotte difese antiossidanti, alterazione dei recettori ACE2, carenza di vitamina D, sono tutte condizioni che peggiorano lo stato del sistema immunitario e aumentano il rischio della tempesta di citochine, in particolare nei polmoni. Le persone sane invece hanno un giusto equilibrio tra molecole pro e antinfiammatorie e più difficilmente si ammalano gravemente.
Aggiornamento 29/6/2020
Uno dei fattori che infiamma e rende disfunzionale il tessuto adiposo è l'omocisteina. Qualche medico ve l'ha mai fatta misurare? L'attivazione dell'inflammasoma è data anche da altri fattori (disbiosi e permeabilità intestinale, metaboliti dei farmaci e sostanze tossiche, situazioni di pericolo) che vengono viste dal nostro organismo come "emergenze" e portano ad insulinoresistenza, alterata lipolisi e produzione del tessuto adiposo bruno, con minore ossidazione dei grassi.
Aggiornamento 6/7/2020
Paradossalmente, una quantità troppo bassa di cortisolo potrebbe essere uno dei motivi per cui si invecchia. L'inflammaging e il macroph-aging (attivazione dei macrofagi) sono infatti caratterizzati da infiammazione basale costante e conversione del cortisolo in cortisone inattivo, aumentando il tono basale dell'infiammazione.
Nel modello animale il miele riduce l'infiammazione da colite ulcerosa modulando il microbiota
Aggiornamento 16/7/2020
Covid 19 appare più "cattiva" e mortale in chi ha carenza di glutatione, il principale antiossidante cellulare. Infatti le categorie più a rischio sono maschi, anziani, fumatori, chi mangia male ed è affetto da malattie/condizioni legate a stress ossidativo e infiammazione come diabete, obesità ecc. Se l'ipotesi fosse confermata si potrebbe migliorare la condizione utilizzando N-acetilcisteina, un precursore del glutatione già utilizzato nelle congestioni nasali e altre malattie respiratorie.
L'aglio riduce i marker di infiammazione come TNFalfa e PCR, ma non IL6
Aggiornamento 24/7/2020

Non rispettare i ritmi circadiani ha un effetto deleterio sulla muscolatura, e specularmente favorisce la deposizione di grasso. Questo per lo stato infiammatorio e di alterazione ormonale che si crea. In particolare
🚩Aumento dell'assorbimento di batteri indotto da permeabilità intestinale
🚩Amplificazione della risposta infiammatoria alle componenti batteriche
🚩 L'infiammazione cronica provoca disfunzione mitocondriale
🚩 Compromissione delle funzioni di riparazione/crescita del muscolo
"Il muscolo agisce come un organo endocrino oltre a consentire il movimento e la costruzione di una buona postura, secernendo dozzine di molecole di segnalazione chiamate miochine. Queste molecole regolano quasi tutti i sistemi del corpo (seconda immagine), molti dei quali rallentano con l'età. Ciò include la promozione della produzione sana di cortisolo, che aiuta a frenare l'infiammazione. Pertanto, la fragilità legata all'età non è solo un segno di scarsa mobilità, è un segno di interruzione circadiana a livello di sistema".
Aggiornamento 27/7/2020
Come mostrato dalle evidenze scientifiche "un approccio simbiotico (polifenoli + probiotici) può innescare un cambiamento di paradigma nel regime di trattamento della depressione in quanto l'integrazione con vegetali ricchi di polifenoli e i probiotici è un'opzione di trattamento a lungo termine economica con effetti collaterali limitati e che può essere migliore dei paradigmi farmacologici tradizionali che hanno come obiettivo i fattori di rischio specifici della depressione"one dello stato infiammatorio, dello stress ossidativo, del metabolismo del triptofano (precursore della serotonina) e dell'asse surrenalico contribuiscono al miglioramento dei sintomi.

Aggiornamento 1/8/2020

C'è un legame probabile tra condizioni infiammatorie croniche, dieta infiammatoria e gravità delle manifestazioni di COVID19. Visto questo "suggeriamo che mentre ci prepariamo a convivere con COVID-19, gli individui con malattie infiammatorie croniche dovrebbero considerare di cambiare la loro dieta prima di essere infettati per attenuare lo sviluppo dei sintomi più gravi", ad esempio riducendo l'apporto di grassi saturi che possono aumentare la permeabilità intestinale e favorire l'ingresso di endotossine prodotte da un microbiota sbilanciato.

Aggiornamento 7/8/2020

"L'integrazione di cannella ha effetti benefici sulla salute umana riducendo i livelli di PCR e malonildialdeide,, diminuendo leggermente i livelli di IL-6 e aumentando lai capacità antiossidante. Tuttavia, l'integrazione di cannella non ha modificato i livelli di ICAM-1. Dato che i dati analizzati sono derivati ​​da studi che hanno coinvolto pazienti con sindrome metabolica, diabete mellito di tipo 2, steatosi epatica non alcolica e artrite reumatoide, che sono disturbi associati a infiammazione di basso grado, la cannella potrebbe emergere come possibile strumento clinico grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti". L'N-acetil cisteina, un precursore del glutatione, ha effetto antiossidante che si riflette anche sullo stato infiammatorio. Si riduce anche l'omocisteina.

Aggiornamento 13/8/2020

Le antocianine, una classe di antiossidanti presenti nei vegetali, riducono lo stress ossidativo e migliorano la capacità antiossidante soprattutto nelle persone con malattia

Aggiornamento 28/8/2020

La fitoterapia può migliorare la permeabilità intestinale, riducendo disbiosi e infiammazione

Aggiornamento 29/8/2020

Uno dei primi alteratori del microbiota in età avanzata è l’infiammazione.

Il fruttosio in dosi eccessive, quali quelle di una bibita zuccherata per esempio, è la tempesta perfetta per creare steatosi epatica (fegato grasso). La sua ingestione blocca una proteina che tiene le giunzioni intestinali vicine, creando permeabilità intestinale. In questo modo tutte le endotossine intestinali arrivano ai macrofagi, infiammandoli. Inoltre il fruttosio che arriva al fegato spinge la lipogenesi (produzione endogena dei grassi, ulteriormente stimolata dall'infiammazione), che si accumulano nel fegato.

Aggiornamento 3/9/2020

Individuati anticorpi che potrebbero aiutare a diagnosticare la sensibilità al glutine. Fanno parte della classe delle IgG. "Abbiamo scoperto che le cellule B dei pazienti affetti da celiachia hanno prodotto un profilo di sottoclasse di anticorpi IgG con un forte potenziale infiammatorio che è legato all'attività autoimmune e al danno delle cellule intestinali", afferma Alaedini. "Al contrario, i pazienti con sensibilità al glutine non celiaca hanno prodotto anticorpi IgG associati a una risposta infiammatoria più contenuta". "Se riusciamo a guidare specifiche cellule immunitarie dei pazienti celiaci verso una minore infiammazione, potremmo essere in grado di prevenire o ridurre la gravità della reazione immunologica al glutine".

Aggiornamento 16/9/2020

La malattia di Kawasaki, una delle principali cause di problemi cardiaci nei bambini, sembra correlata con la disbiosi intestinale.
Nello specifico ...
"... Enterococcus, Acinetobacter, Helicobacter, Lactococcus, Staphylococcus e Butyricimonas nei bambini con malattia di Kawasaki in fase acuta erano significativamente più alti rispetto ai bambini sani ... [e] i livelli dei biomarcatori dell'infiammazione sistemica, inclusi IL-2, IL-4, IL-6, IL- 10, TNF-α e INF-γ, erano significativamente elevati nei bambini con malattia di Kawasaki acuta ... " "... I nostri risultati ... [dimostrano anche la maggiore] abbondanza relativa di Ruminococcus, Blautia e Roseburia nella fase non acuta ..." "... Abbiamo anche scoperto che i produttori di SCFA come Prevotella, Dialister, Clostridium, Eubacterium, Roseburia e Megasphaera era significativamente ridotti nei bambini con malattia di Kawasaki acuta rispetto ai controlli sani ..." "... [Nella nostra] analisi di correlazione [abbiamo] dimostrato che Enterococcus e Helicobacter erano correlati positivamente con IL-6 [, un'osservazione che] ... non è mai stata riportata in precedenza nella malattia di Kawasaki ..."
'Enterococcus, sebbene faccia parte dei normali microbi intestinali nell'uomo, è noto per aumentare i fattori di virulenza associati alla formazione di biofilm e alla sovraregolazione di una grande varietà di molecole biologicamente attive, portando a infezioni nosocomiali che interessano il flusso sanguigno, le vie urinarie, il peritoneo e il tratto respiratorio , compresi i superantigeni, e inducono anche una forte risposta infiammatoria, quando si è sotto stress '...
"... [A tal fine è degno di nota che] queste caratteristiche fanno parte della patogenesi della malattia di Kawasaki ..."
In conclusione…
"... Abbiamo ipotizzato che la disbiosi del microbiota intestinale possa partecipare alla patogenesi della malattia di Kawasaki amplificando l'infiammazione sistemica ..."
"... [In effetti, i risultati di] questo studio suggeriscono che l'alterazione del microbiota intestinale è strettamente associata all'infiammazione sistemica, che fornisce una nuova prospettiva sull'eziologia e la patogenesi della malattia di Kawasaki ... [sebbene] ulteriori studi dovrebbero essere condotti a questo proposito ... "

Aggiornamento 17/9/2020

L'invecchiamento è associato a un declino della funzione mitocondriale e ad un aumento dei livelli di IL-6 nel sistema vascolare, ed entrambi gli effetti probabilmente accelerano l'aterosclerosi indipendentemente dall'iperlipidemia cronica. In pratica avere mitocondri sani è importante quanto i valori di colesterolo per prevenire le malattie cardiovascolari

Aggiornamento 26/10/2020

L'acido alfa-lipoico, ALA, ha un effetto antinfiammatorio e antidiabetico, soprattutto nei confronti della neuropatia diabetica, e promuove la perdita di peso, con un ottimo profilo di sicurezza.

Aggiornamento 30/10/2020

Il dolore cronico è dovuto in parte a stress ossidativo che esacerba l'infiammazione. Qual è un modo per ridurre lo stress ossidativo? La dieta ricca in antiossidanti, sia di tipo mediterraneo che low carb, può funzionare, ed è uno dei trattamenti complementari (o alternativi) ai farmaci.

Aggiornamento 5/11/2020

Tra gli interventi nutrizionali nella fibromialgia, possono funzionare quelli che riducono lo stress ossidativo e migliorano la produzione di energia mitocondriale, come l'alga clorella, il coenzima Q10, l'acetil-l-carnitina, l'olio extravergine di oliva, una combinazione di vitamina C, E e semi di Nigella sativa. Tra le diete la fodmap e la dieta vegana possono essere efficaci


Aggiornamento 10/11/2020
Le malattie pancreatiche sono spesso legate ad alterazioni del microbiota. Nel caso del tumore pancreatico i batteri sono capaci, in certe condizioni, di traslocare dall'intestino al pancreas creando infiammazione che alla lunga favorisce l'ambiente per la genesi e progressione del tumore.

Nel caso dell'insufficienza pancreatica (riduzione degli enzimi digestivi), spesso si parte da un evento acuto, e poi si arriva alla cronicizzazione. La condizione favorente può essere la SIBO (traslocazione dei batteri dal colon all'intestino tenue), e l'alterata digestione favorisce l'infiammazione pancreatica, perpetuando la condizione. Nel diabete di tipo 1 la disbiosi, in particolare la carenza di bifidobatteri, insieme ad altri fattori ambientali e genetici, aumenta il rischio

Aggiornamento 22/11/2020

Qualcuno vi ha mai detto che, a seconda dei metodi di cottura e del cibo, si formano più o meno AGEs, sostanze glicate che infiammano il corpo e influenzano negativamente il metabolismo, sia energetico che immunitario? No, vi dicono solo "è la dose che fa il veleno" e "non esistono cibi buoni e cibi cattivi", fermi al 19° secolo della nutrizione.
"Sulla base dell'attuale conoscenza, le linee guida generali per ridurre il consumo di AGEs possono includere: (1) scegliere cibi a basso contenuto di AGEs, ad esempio cereali integrali, latte e carne meno lavorati, verdura e frutta; (2) evitare o ridurre prodotti alimentari industriali, ad esempio carni e cereali processati, formaggi, snack e bevande zuccherate; (3) applicare procedure di cottura con acqua, ovvero bollitura, cottura a vapore e stufatura, invece di metodi di riscaldamento a secco ad alta temperatura, ovvero frittura, cottura al forno, arrosto e grigliatura; (4) adottare abitudini di vita sane, compreso limitare il fumo e l'assunzione di alcol e praticare attività fisica.
Anche marinatura e uso di spezie possono ridurre la formazione di AGEs.

Aggiornamento 25/11/2020

Questa immagine è riferita al caso della depressione, ma può essere estesa a qualsiasi condizione legata all'alterazione del microbiota (che parte da una dieta scorretta, abuso di antibiotici, parto cesareo ecc.) che altera l'asse intestino-cervello. Le conseguenze sono alterazioni mitocondriali, infiammazione, stress ossidativo, e ridotta o inefficiente produzione di energia che non permette alle cellule di funzionare correttamente. Le conseguenze sono le malattie tipiche dell'invecchiamento (obesità, diabete, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, autoimmuni, fibromiagia ecc.) che colpiscono persone sempre più giovani.
Nella dieta, quello che fa la differenza è un'alimentazione ricca di phytochemicals, vitamine, minerali e fibre che nutrono il microbiota contro una dieta di tipo occidentale, povera di nutrienti, che seleziona e favorisce le specie di batteri "cattive".
In tutto questo l'alimentazione funzionale ha il potenziale per fungere da medicina e invertire queste condizioni alla base della malattia e mettere l'organismo in condizioni di guarire.
"Gli interventi dietetici possono includere interventi sui nutrienti (ad esempio zinco, acidi grassi omega-3), interventi sul cibo (ad esempio tè verde, olio d'oliva) e interventi sulla dieta completa (ad esempio dieta mediterranea o chetogenica). L'ampia gamma e la diversità dei composti bioattivi presenti all'interno di vari interventi dietetici, nonché le proprietà pleiotropiche di questi composti, rende i loro effetti e lo studio di questi effetti intrinsecamente complessi", ma il campo della psichiatria nutrizionale è molto promettente.

Aggiornamento 27/11/2020

Il NAD+ è necessario per un buon funzionamento delle cellule, e declina con l'età. Questo fenomeno precedentemente inspiegabile è associato a numerose malattie legate all'età e ha generato lo sviluppo di molti integratori alimentari volti a riportare il NAD+ ai livelli giovanili. Si è scoperto adesso che lo stato infiammatorio, particolarmente se connesso con l'invecchiamento (inflammaging), degrada il NAD+ riducendone la quantità, con tutte le conseguenze del caso. In pratica lo stato infiammatorio è responsabile della mancanza di energia delle cellule, con conseguente stanchezza, degenerazione, Alzheimer ecc
"Confrontando il nostro metabolismo cellulare con l'economia, il ricercatore Verdin descrive NAD+ come i camion blindati che trasferiscono denaro tra istituzioni. "Il denaro è il carburante. Se non riesci a trasportare il denaro, l'intera economia si ferma. Tutto crolla. Ecco quanto è importante NAD+ per la nostra salute cellulare e non vediamo l'ora di applicare questa scoperta ai nostri sforzi per arginare le devastazioni delle malattie legate all'età ".

Aggiornamento 1/12/2020

Chi ha insufficienza cardiaca e segue una dieta infiammatoria, ha il doppio del rischio di ricovero e morte rispetto a chi segue una dieta antinfiammatoria, caratterizzata da cibi sani (cereali integrali, olio d'oliva, frutta e verdura)

Aggiornamento 2/12/2020

Alcuni derivati degli omega 3 (resolvine e protectine, SPM, "mediatori che favoriscono la risoluzione") sono fondamentali per risolvere l'infiammazione acuta, che si presenta per esempio nella "tempesta di citochine" tipica della forma grave di COVID19. Vuoi vedere che la carenza di questi grassi gioca un ruolo fondamentale nella mortalità?


Il lipedema (LI) è una condizione comune ma mal diagnosticata, spesso fraintesa con una semplice obesità, ma che crea disagio sia estetico che psicologico, ma anche dolore e ridotta qualità di vita.
• L'adiposità del lipedema è resistente alle diete dimagranti, ma può rispondere alla chetosi.
• Le diete chetogeniche modulano il dolore nel lipedema indipendentemente dalla perdita di peso.
• La chetogenesi ha un impatto positivo sull'integrità dei vasi linfatici e sul trasporto linfatico.
• Il rilascio di BHB riduce l'infiammazione riducendo i fattori di stress esogeni.
Il lipedema si lega a ridotto metabolismo perché vi è una iperproduzione di rT3, ormone tiroideo inattivo, e disfunzione mitocondriale, ed è caratterizzato da infiammazione dolorosa con ristagno di liquidi.
Il trattamento per il lipedema mediante dieta chetogenica è disponibile nel mio studio

Aggiornamento 24/12/2020

Il resveratrolo riduce i marker di infiammazione come PCR e TNFalfa, e quelli di stress ossidativo nelle persone con disordini metabolici (diabete e sindrome metabolica).

Aggiornamento 29/1/2021

Uno degli sport preferiti da alcuni sedicenti divulgatori è quello di parlare di cose che non conoscono, e senza almeno dare uno sguardo alla letteratura scientifica prima. Uno che leggo spesso è "non esistono cibi antinfiammatori o proinfiammatori". Niente di più falso. È ormai evidente come il cibo processato aumenti l'infiammazione mentre quello non industriale, che mantiene fibre, minerali, vitamine e antiossidanti abbia effetto contrario. In generale dieta mediterranea e le sue simili riducono l'infiammazione, mentre la dieta di tipo occidentale aumenta tutti i marker. Adottare la prima dovrebbe anche essere in grado di invertire lo stato infiammatorio di basso grado tipico del sovrappeso.

Aggiornamento 2/2/2021

Perché i dolori non vanno via? per sparire o almeno ridursi c'è bisogno di alcune molecole, chiamate mediatori specializzati per la risoluzione (SPM, resolvine, maresine e protectine), che risolvono l'infiammazione. Sono derivate dagli omega 3, e un'insufficiente introduzione, comune in tante persone, in particolare anziani, può favorire le malattie legate all'infiammazione cronica.
Iniziano ad uscire gli studi sulla loro efficacia, in caso si ovaio policistico (PCOS), diabete, malattie autoimmuni (sclerosi multipla), dolore cronico, asma, COVID19.
I prodotti sono ora disponibili sul mercato come integratori

Aggiornamento 7/2/2021

Le diete a base vegetale (con sostanziosa prevalenza degli alimenti vegetali, come la mediterranea, la DASH e la paleo) hanno effetto di riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione. Questo avviene aumentando le difese antiossidanti endogene (catalasi, SOD) e riducendo i marker di infiammazione. Al contrario la dieta di tipo occidentale ricca di alimenti raffinati e zuccheri aggiunti aumenta i marker e riduce le capacità antiossidanti

Aggiornamento 20/2/2021

Il resveratrolo, il famoso antiossidante dell'uva, aiuta a dimagrire? Secondo una metanalisi sì (miglioramento del peso, della massa magra, della circonferenza addominale), secondo un'altra no (solo un piccolo effetto sulla circonferenza addominale) 🤷🤷
Secondo altre metanalisi ha un effetto positivo sui parametri metabolici del diabete e sull'infiammazione

Aggiornamento 24/2/2021

La dieta infiammatoria, misurata col DII (dietary inflammation index), è associata sia a aumentato rischio di calcoli renali che di ricorrenza

Aggiornamento 10/4/2021

I probiotici modulano l'infiammazione agendo a diversi livelli. Regolazione delle citochine, delle cellule dendritiche, dell'istamina, delle Treg. Una terapia personalizzata con i ceppi appositi è il trattamento ideale

Aggiornamento 24/4/2021

Probabilmente qualsiasi malattia moderna (diabete, malattie neurodegenerative, dolori cronici, malattie della pelle, asma ecc.) ha caratteristiche di infiammazione cronica. Cercare di sopprimere il sintomo con gli antidolorifici/antinfiammatori/cortisonici appare oggi una strategia superata, perché abbiamo a disposizione le proresolvine (SPM), derivati degli omega 3, con potente azione farmacologica di risoluzione dell'infiammazione, di inibizione del dolore, senza azione immunosoppressiva, per cui possono essere utili anche nelle malattie infettive caratterizzate da infiammazione duratura e che non si risolve (COVID19).
"La scoperta delle SPM ha cambiato il concetto di come si spegne l'infiammazione e ha aperto nuove strade per il trattamento delle malattie infiammatorie. Le SPM sono molecole immunoresolventi (ovvero non presentano effetti immunosoppressivi, uno degli effetti collaterali indesiderati di corticosteroidi, agenti immunobiologici e oppioidi) e, pertanto, sfruttare la farmacologia della risoluzione potrebbe fornire la base per riprogrammare le attività neuronali e delle cellule immunitarie e la risposta infiammatoria. A dosi molto basse, gli SPM agiscono su specifici recettori espressi dalle cellule immunitarie e silenziano i nocicettori limitando il dolore e l'infiammazione".

Aggiornamento 5/5/2021

Il consumo di una dieta ricca di cibi pro-infiammatori, compresi gli alimenti che contengono carboidrati raffinati e zuccheri, appare associato a maggiori probabilità di sviluppare carenza di testosterone negli uomini.
"I sintomi della carenza di testosterone possono includere bassa libido, diminuzione dell'energia, scarsa concentrazione e depressione. La carenza di testosterone è anche associata a malattie croniche, comprese le malattie cardiovascolari e l'obesità. Per gli uomini con la dieta più pro-infiammatoria, le probabilità di carenza di testosterone erano circa il 30% più alte rispetto agli uomini con la dieta più anti-infiammatoria. Le associazioni sono rimaste significative dopo l'aggiustamento per altre caratteristiche, tra cui l'indice di massa corporea e il fumo. I nostri risultati suggeriscono che gli uomini che seguono una dieta pro-infiammatoria, in particolare quelli obesi, hanno maggiori probabilità di avere una carenza di testosterone", hanno commentato i dottori. Qiu e Zhang, autori dello studio. "Poiché gli uomini con obesità probabilmente soffrono già di infiammazione cronica, i medici dovrebbero essere consapevoli dei fattori che contribuiscono, come la dieta, che potrebbero probabilmente peggiorare questa infiammazione e contribuire al rischio di altre condizioni di salute, come il diabete e le malattie cardiache".
Drs. Qiu e Zhang e colleghi chiedono ulteriori studi per verificare la relazione causale tra dieta infiammatoria e carenza di testosterone. Suggeriscono anche che consumare una dieta più antinfiammatoria "potrebbe essere un metodo fattibile per ridurre il carico infiammatorio accumulato, [potenzialmente] portando a un aumento del livello di testosterone".

Aggiornamento 28/5/2021

Lo zenzero appare efficace nel ridurre i dolori, riducendo le prostaglandine, la produzione di mediatori dell'infiammazione, l'attività antiossidante, l'attivazione dei recettori vanilloidi. Gli studi mostrano efficacia sui dolori mestruali, articolari, osteoartrite, emicrania.

Aggiornamento 4/6/2021

Il lipedema è una malattia del tessuto connettivo lasso nel tessuto adiposo, ed è un problema più comune di quanto si pensi, colpisce circa una donna su 20.
"Un fattore scatenante per lo sviluppo del lipedema può essere un aumento del rimodellamento del tessuto fluido e connettivo che si verifica insieme ai cambiamenti del corpo durante la pubertà, il parto, la menopausa, lo stress associato al cambiamento dello stile di vita o l'alterazione della struttura del tessuto dopo un intervento chirurgico o un trauma. Il lipedema è caratterizzato da un'infiammazione del tessuto, che provoca fibrosi tissutale e dolore e, in alcuni casi, il tessuto può diventare insensibile". Le irregolarità del tessuto sono dovute ai proteoglicani (proteine della matrice extracellulare con legati zuccheri particolari) alterati.
A livello nutrizionale, un documento di consenso dei flebologi statunitensi consiglia "un'alimentazione che riduca al minimo le fluttuazioni postprandiali di insulina e glucosio e che possa essere sostenibile a lungo termine.
In generale una dieta ricca di cibi integrali, di enzimi, a base vegetale o chetogenica.
I livelli di vitamina D dovrebbero essere monitorati e normalizzati per le persone con lipedema", soprattutto in caso di obesità.

Aggiornamento 9/6/2021

L'infiammazione postprandiale è legata all'aumento dei trigliceridi nel sangue dopo un pasto e parzialmente influenzata dall'adiposità. Per attenuarla, alimenti a basso indice glicemico, fibre, omega 3, insieme a pasti ricchi in antiossidanti che riducono l'attivazione delle vie infiammatorie.


Aggiornamento 13/6/2021

Come mai la mortalità da coronavirus cresce al crescere dell'età?
Una delle cause potrebbero essere le cellule senescenti (SnC), da qualcuno chiamate cellule zombie, che si accumulano nel corpo andando avanti con l'età e "disturbano" il normale funzionamento delle altre cellule, contribuendo all'infiammazione, alle malattie croniche multiple e alle disfunzioni legate all'età.
Nel modello animale la loro presenza, in caso di infezione virale COVID19:
1) esacerba ulteriormente e prolunga l'infiammazione; 2) riduce le difese virali delle altre cellule; 3) facilita l'ingresso dei virus; 4) attenua o ritarda il recupero; 5) contribuisce alla fragilità persistente; 6) causa fibrosi tissutale; e 7) contribuisce all'iperinfiammazione e all'insufficienza multiorgano.
Usare senolitici, sostanze naturali (fisetina) o di sintesi che favoriscono la morte delle cellule senescenti, prima o dopo l'esposizione al patogeno "ha ridotto significativamente la mortalità, la senescenza cellulare e i marker infiammatori e ha aumentato gli anticorpi antivirali. Pertanto, la riduzione del carico di SnC negli individui malati o anziani dovrebbe migliorare la resilienza e ridurre la mortalità a seguito di infezione virale, inclusa SARS-CoV-2".

Aggiornamento 16/6/2021

Il microbiota può influenzare la muscolatura, e le persone con resistenza anabolica, anche alimentandosi bene, faticano ad aumentare la massa magra. Una buona muscolatura è legata a miglior salute anche perché il muscolo funziona come organo endocrino e rilascia "miochine" (segnali) antinfiammatorie. Viceversa la sarcopenia si lega ad aumentato rischio di malattia.
Nell'anziano si riduce la digestione delle proteine, e il microbiota riduce la sintesi di aminoacidi e degrada una parte di quelli alimentari, riducendo la disponibilità per favorire la sintesi proteica. Inoltre l'infiammazione e l'endotossemia legate a LPS e permeabilità intestinale bloccano gli ormoni e gli altri segnali anabolizzanti (testosterone, insulina, mTOR, IGF), favorendo la perdita di muscolo.
Alcuni batteri viceversa producono SCFA, in particolare butirrato, che hanno effetto antinfiammatorio e contrastano i batteri infiammatori.

Aggiornamento 19/6/2021

L'infiammazione è la risposta dell'organismo ai problemi, ma per cessare devono essere presenti alcune sostanze, SPM, che risolvono l'infiammazione.
"Il ruolo della risoluzione (=ripristino dell'omeostasi) è un aspetto piuttosto trascurato dell'infiammazione che è distinto dall'immunosoppressione (=attenuazione degli eventi che sostengono l'infiammazione). Nonostante l'insorgenza dell'infiammazione sia riconosciuta come un processo attivo e controllato, la fase di risoluzione è stata erroneamente considerata un processo passivo in cui l'infiammazione semplicemente svanisce. Piuttosto, contemporaneamente alla down-regulation attiva dell'infiammazione, la risoluzione è attivamente promossa da mediatori lipidici specializzati (SPM) che includono maresine, resolvine, protectine e lipossine, prodotte come risultato della scissione enzimatica di PUFA omega-3 (ω- 3) e ω-6".
L'azione delle SPM è necessaria anche a livello della barriera intestinale, dove l'infiammazione aumenta la permeabilità e consente l'ingresso di sostanze infiammatorie, creando un circolo vizioso. L'infiammazione costante non permette la riparazione del tessuto. I derivati degli omega 3 sono quindi fondamentali per il ripristino della funzione di barriera, che è notoriamente legata alle condizioni croniche dell'invecchiamento.
Attraverso lo sforzo orchestrato di arrestare l'infiammazione e attivare i processi di guarigione dei tessuti danneggiati, le SPM insieme ad altri mediatori di risoluzione promuovono il recupero della barriera intestinale e il ritorno all'omeostasi dei tessuti".

Aggiornamento 21/6/2021

La ghiandola pituitaria (ipofisi), che regola gli assi endocrini, subisce l'infiammazione e invecchia, disregolando tutto ciò che è sotto di lei (riproduzione, composizione corporea ecc.) a causa dell'inflammaging.

Aggiornamento 23/6/2021

Il grasso epicardico, quello che circonda il cuore (ma non dovrebbe farlo), rilascia delle vescicole extracellulari che contengono molecole sostenenti le aritmie, la fibrosi cellulare e l'infiammazione cardiaca, alterando la funzione cardiaca, con conseguente fibrillazione atriale e perdita di muscolo cardiaco. A sua volta la deposizione di grasso è stimolata dallo stress ossidativo dovuto ad alimentazione errata.

Aggiornamento 13/7/2021

Una dieta ricca in prodotti fermentati aumenta la diversità del microbiota, riduce l'infiammazione e modula il sistema immunitario. Anche la dieta ricca in fibre conferisce benefici ma in maniera diversa, stimolando il metabolismo glucidico e la produzione di SCFA, senza ridurre i parametri infiammatori, portando a pensare che nel breve periodo non abbia un impatto importante sul microbiota

Aggiornamento 26/7/2021

Alcuni ricercatori hanno esaminato "i meccanismi dell'interazione tra infiammazione e cancro: l'essenza della terapia del cancro mirata all'infiammazione è promuovere l'infiammazione che inibisce il cancro e inibire l'infiammazione che promuove il cancro, mentre la più grande difficoltà del trattamento è mantenere l'equilibrio dell'infiammazione. Fatta eccezione per i bersagli sopra menzionati, sono numerose le molecole coinvolte nella regolazione dell'infiammazione e del cancro, come il microbiota intestinale e i suoi metaboliti."
Una maggiore comprensione potrà assicurare terapie personalizzate

Aggiornamento 3/8/2021

Il grasso in eccesso crea infiammazione e diabete, che a loro volta danneggiano tutti gli organi, tra cui i reni. L'infiammazione dovrebbe autoregolarsi e spegnersi (risoluzione), ma il carattere cronico impedisce che si arrivi a questa fase, per la quale sono indispensabili le proresolvine (SPM), sostanze derivate principalmente degli omega 3 (e qualcuno dagli omega 6).
La scoperta di queste sostanze ha fatto nascere la "farmacologia della risoluzione", con l'intento di curare l'infiammazione cronica ed evitare i problemi ad essa legata senza ricorso ai classici antinfiammatori.
I modelli sperimentali mostrano che la somministrazione di proresolvine può ridurre il reclutamento di globuli bianchi e l'accumulo di cellule infiammatorie e di matrice extracellulare, migliora l'integrità dei podociti e l'integrità dell'endotelio e dei tubuli renali, riduce fibrosi e deposizione di collagene che alterano la funzione cellulare, riduce la trasformazione dei macrofagi da M1 in M2 (antinfiammatori).

"Promuovere la risoluzione dell'infiammazione non è fisiologicamente equivalente a una risposta antinfiammatoria. La risoluzione dell'infiammazione riflette diversi processi distinti mediati dagli SPM, tra cui la cessazione della diapedesi dei neutrofili e la promozione dell'efferocitosi apoptotica (rimozione dei resti di cellule morte) dei neutrofili nel focolaio infiammatorio per prevenire il rilascio di contenuto tossico dei neutrofili. Le prove indicano anche che gli SPM hanno un ruolo importante nelle proprietà antinfiammatorie e immunomodulatorie delle cellule staminali, inclusa la modulazione della proliferazione, migrazione e capacità di guarigione delle ferite delle cellule staminali"
Gli SPM sono quindi potenzialmente utilizzabili in qualsiasi malattia legata all'infiammazione cronica (diabete, malattie autoimmuni, tumori ecc.), e in particolare appaiono indicati nel caso di nefropatia diabetica

Aggiornamento 6/9/2021

8g di una miscela di aminoacidi essenziali riducono lo stato infiammatorio in persone anziane fragili, in seguito a malattia o malati cronici, migliorando la funzionalità del sistema immunitario, favorendo IGF1 e riducendo il cortisolo, bloccando così lo stato catabolico favorito dall'infiammazione.

Aggiornamento 17/9/2021

Si arriva alla sarcopenia quando, per un tempo sufficiente, la demolizione (catabolismo) delle fibre muscolari è molto maggiore della loro costruzione (anabolismo), e questa condizione porta a ridotta qualità della vita e aumenta la mortalità significativamente.
Le cause non sono del tutto chiare, ma è fisiologico perdere col passare degli anni una parte della massa magra, ma chi si mantiene attivo e mangia correttamente ne perde meno. Il quadro ormonale (testosterone, IGF, estrogeni) e i regolatori cellulari (mTOR e AMPK) hanno sicuramente un ruolo importante.
Stress ossidativo e infiammazione ostacolano i mitocondri, e questa situazione sembra essere uno stimolo per la perdita di muscolo.
In particolare lo stato infiammatorio è fortemente catabolico, grazie alle citochine rilasciate. Anche i microRNA regolano la muscolatura e le cellule di sostegno dei miociti (cellule satellite), importanti per il loro sostentamento. Quando si riducono questi specifici microRNA la massa magra decresce.
Per contrastare la sarcopenia, oltre a un'attività fisica idonea, una dieta con un corretto apporto proteico può stimolare i microRNA.
"Digiuno e diete ipocaloriche aggressive sono state segnalate come deleterie per la massa e la funzione muscolare, specialmente quando non vengono raggiunti i fabbisogni proteici", perché spingono il catabolismo.
Nelle persone sarcopeniche i classici valori di apporto proteico (1g/kg di peso corporeo) non sono sufficienti quindi devono essere superiori per favorire un recupero del muscolo.
Tra i supplementi utilizzabili:
- miscele di aminoacidi essenziali, possono aumentare la durata della vita sana e prevenire condizioni patologiche associate a un deficit energetico come la sarcopenia. Questi effetti sono probabilmente mediati dalla biogenesi mitocondriale e dalla sovraregolazione dei sistemi antiossidanti.
- aswhagandha per l'effetto antinfiammatorio, antistress e adattogeno
- HMB ha un effetto anticatabolico
- i carboidrati favoriscono il rilascio di insulina che promuove il glicogeno muscolare e l'ingresso di aminoacidi nei muscoli
- la creatina ha un effetto antiossidante e stimola le cellule satellite, riducendo il catabolismo
- la vitamina D ha un effetto antinfiammatorio e promuove l'energia muscolare
- gli antiossidanti come sulforafano (broccoli), omega 3 e NAC riducono lo stress ossidativo e quindi l'infiammazione
- la dieta chetogenica può ridurre infiammazione e stress ossidativo ma la mancanza di carboidrati può bloccare IGF1 promuovendo il catabolismo
In generale le proteine dovrebbero essere assunte in boli da 25g e ancora di più dopo l'attività fisica.

Aggiornamento 27/1/2022

Un intestino infiammato che funziona male può far ingrassare?

Nel modello animale, lo stress ossidativo a livello intestinale favorisce l'aumento di peso, attraverso l'azione dell'acido arachidonico (grasso della serie omega 6).
Viene aumentata la produzione di insulina dal pancreas e questo aumenta la produzione di grassi (lipogenesi).
In pratica l'alimentazione occidentale (povera di antiossidanti, ricca di omega 6 e infiammatoria) crea una tempesta perfetta per ingrassare.
"Un'alterata segnalazione redox (stato proossidante) nel tratto gastrointestinale potrebbe essere cruciale nella suscettibilità ai disturbi metabolici (insulinoresistenza, diabete e aterosclerosi)" che accompagnano l'aumento di peso.

Fermo restando che se siete sovrappeso è perché mangiate troppo, l'infiammazione intestinale può essere un motivo che rende più difficile mantenere il peso corretto

Aggiornamento 30/3/2022

Un video che spiega l'infiammazione e la necessità di risolverla

Aggiornamento 5/6/2022

L'uso di antinfiammatori e cortisonici nel dolore cronico può favorire il ritorno del dolore nel lungo periodo. Questo perché vanno a disturbare l'azione dei neutrofili, che intervengono nelle prime fasi e poi nella fase successiva in cui l'infiammazione dovrebbe risolversi.
“Per molti decenni è stata pratica medica standard trattare il dolore con farmaci antinfiammatori. Ma abbiamo scoperto che questa soluzione a breve termine potrebbe portare a problemi a lungo termine", afferma Jeffrey Mogil, autore dello studio.
"Abbiamo scoperto che la risoluzione del dolore è in realtà un processo biologico attivo", afferma il professor Diatchenko. Questi risultati dovrebbero essere seguiti da studi clinici che confrontano direttamente i farmaci antinfiammatori con altri antidolorifici che alleviano dolori e dolori ma non interrompono l'infiammazione" (come gli oppioidi, lidocaina o gabapentina).
L'uso di molecole innovative come le proresolvine potrebbe essere una chiave di svolta.


Aggiornamento 21/8/2022

L'infiammazione cronica, causa di malattie tipiche dell'invecchiamento e rilevata dall'innalzamento della proteina C reattiva, pare avere un legame diretto con la carenza di vitamina D.
Secondo i dati ottenuti con una particolare tecnica (randomizzazione mendeliana) "il miglioramento dei valori di vitamina D al di sopra dell'intervallo di carenza potrebbe ridurre l'infiammazione sistemica di basso grado e potenzialmente mitigare il rischio o la gravità di malattie croniche con una componente infiammatoria".
Scrivono inoltre gli autori: "è importante notare che questi risultati non forniscono alcun supporto per la necessità di utilizzare un'integrazione di vitamina D ad alte dosi, poiché i benefici osservati sembravano diventare ampiamente saturati quando le concentrazioni di 25(OH)D raggiungono 50 nmol/L. Va anche notato che uno stato di vitamina D più elevato può giovare ad alcune sottopopolazioni o in alcune malattie, ma servono ulteriori studi".
L'effetto antinfiammatorio si ha grazie alla modulazione delle cellule immunitarie. Inoltre "l'effetto antinfiammatorio aumenta anche la possibilità che avere adeguate concentrazioni di vitamina D possa mitigare le complicanze derivanti dall'obesità e ridurre il rischio o la gravità di malattie croniche con una componente infiammatoria, come malattie cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e condizioni neurodegenerative, tra le altre".

Aggiornamento 2/9/2022

I fattori che influenzano la crescita e il mantenimento del muscolo sono molteplici. Quando manca uno stimolo per un tempo sufficiente si induce la sarcopenia, la carenza di muscolo che rende le persone deboli e soggette a malattie croniche.
Con l'età alcuni cambiamenti fisiologici (calo di ormoni come testosterone ed estrogeni) facilitano la perdita di muscolo ma questa può essere contrastata con un corretto stile di vita.
Per stimolare la massa magra a crescere si deve fondamentalmente stimolare mTOR, un sensore cellulare che favorisce l'ipertrofia muscolare.
Tra i fattori che stimolano correttamente mTOR, l'allenamento (la stimolazione meccanica attiva diverse proteine che a cascata determinano il segnale), la dieta corretta, il sonno, l'eventuale uso di supplementi.
Esistono ovviamente limiti genetici personali che non possono essere superati.
Un'alimentazione con nutrienti di scarsa qualità e povera di aminoacidi, uno stato infiammatorio e sedentarietà sono tra le cause di mancata stimolazione di mTOR. L'infiammazione infatti stimola la proteolisi (rottura delle proteine) e rallenta la ricostruzione ed è presente nelle persone anziane e in malattie croniche come tumori, diabete, malattie renali, BPCO e insufficienza cardiaca.
Anche un'alterata funzionalità intestinale digestiva può indurre sarcopenia.

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