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sabato 6 luglio 2024

I nostri piccoli eroi: i mitocondri

 Il mitocondrio è l'organello che fornisce la maggior parte dell'energia cellulare, sfruttando l'energia chimica dei legami presenti nelle sostanze nutritive.

Alla fine del 19° secolo Benda notò delle strutture intracellulari simili ai batteri, che funzionavano come organismi elementari; chiamò queste strutture “mitocondri”, formando la parola dalle parole greche “mitos” (filo) e “chondros” (granuli).


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Storicamente le disfunzioni mitocondriali erano attribuite a difetti genetici, quindi condizioni presenti alla nascita e non acquisite. Oggi invece sappiamo che le loro alterazioni acquisite sono corresponsabili di numerose patologie (ischemia, malattie neurodegenerative e psichiatriche, epatiche, polmonari, cardiache, metaboliche, reumatiche, autoimmuni, tumori). Queste malattie sono infatti caratterizzate da cellule che non riescono a produrre energia e quindi funzionare correttamente, o da difetti nella bioenergetica che alterano alcune funzioni come l'apoptosi, la morte cellulare programmata che è necessaria nelle cellule alterate per evitare la formazione di tumori.

Le disfunzioni mitocondriali sono legate a bioenergetica compromessa, stress ossidativo aumentato, omeostasi del calcio alterata e modifiche nelle dinamiche mitocondriali.

Quali sono le ragioni che portano i mitocondri a funzionare male?

Inversione del trasporto degli elettroni (che dovrebbe avvenire in un solo senso) legato all'eccesso di specie reattive (i famosi radicali liberi, ROS), l'accumulo di proteine alterate, l'accumulo di calcio, ROS e amiloide (nelle malattie neurodegenerative) che alterano la morfologia e la funzione, la formazione di pori che danno il via alla morte cellulare, alterazioni nella bioenergetica creano sbilanciamenti energetici e facilitano l'insorgere di insulinoresistenza, instabilità del genoma che porta alla produzione di proteine alterate e mitocondri malfunzionanti.
Anche la malattia COVID19 può essere dannosa per i mitocondri.

https://www.nature.com/articles/s41392-024-01839-8/figures/4


Tra i supporti nutrizionali per i mitocondri, vitamina B2, creatina, carnitina, coenzima Q10. Anche la dieta chetogenica può essere d'aiuto.

In particolare, per ridurre lo stress ossidativo che si sviluppa durante le reazioni chimiche sono stati proposti coenzima Q10, MitoQ, nicotinamide riboside, N-acetil cisteina.

Questi interventi non hanno però verifiche sul lungo termine, compreso la dieta chetogenica che nel modello animale può favorire la fibrosi e può portare a sbilanciamenti nutrizionali.

"Allo stesso modo, l’efficacia clinica degli antiossidanti e dei composti mirati alla dinamica mitocondriale richiede un attento equilibrio, evitando interferenze con i meccanismi fisiologici di segnalazione dei ROS essenziali per l’omeostasi cellulare".
In pratica un eccesso di antiossidanti può essere problematico perché abbiamo necessità anche dei ROS e di (un po' di) stress ossidativo.

Il trapianto di mitocondri, l'inserimento di mitocondri giovani e funzionanti può essere un'altra prospettiva. Quello autologo (con mitocondri della persona stessa) può ridurre i rischi di rigetto immunitario.

Si tratta comunque di trattamenti ancora da approvare e sottoporre a rigorosi studi.

"La direzione futura delle terapie per la disfunzione mitocondriale risiede probabilmente nella medicina personalizzata, in cui la profilazione genetica e metabolica potrebbe adattare gli interventi alle esigenze dei singoli pazienti, migliorando sia l’efficacia che la sicurezza. Mentre il panorama terapeutico per la disfunzione mitocondriale continua a maturare, l’integrazione di strategie dietetiche, farmacologiche e preventive mantiene la promessa di un approccio più completo ed efficace alla gestione di queste malattie complesse. Lo sforzo di tradurre questi progressi nella pratica clinica sottolinea la necessità di uno sforzo multidisciplinare, colmando il divario tra intuizioni molecolari e innovazione terapeutica per tracciare un percorso verso risultati migliori per i pazienti nel campo della patologia mitocondriale.

Aggiornamento 21/8/2024

Le diete possono avere un effetto importante sulle dinamiche bioenergetiche influenzando i mitocondri, i nostri organelli produttori di energia che soffrono in caso di alterazioni.
"La disfunzione mitocondriale si verifica nei monociti durante l'obesità e contribuisce a uno stato infiammatorio di basso grado; pertanto, il mantenimento di buone condizioni mitocondriali è un aspetto chiave per il mantenimento della salute".
I ricercatori hanno mostrato che 3 tipi di diete di restrizione (dieta chetogenica, digiuno intermittente e restrizione calorica) insieme alla rifaximina influenzano il microbiota, riducendo LPS.
LPS è rilasciato dai batteri infiammatori ed entra in circolo tramite permeabilità intestinale. Riducendosi, non vengono stimolati alcuni recettori (TLR4) che inducono infiammazione nei monociti, migliorando la salute mitocondriale.
Questo riflette probabilmente un generale miglioramento della bioenergetica dell'organismo.

martedì 23 gennaio 2024

Funghi e problemi (e loro risoluzione)

  

C'è molta confusione in merito al legame tra salute e funghi, intesi come i vari miceti che vengono in contatto con l'uomo e non (solo) come porcini o altre specie, ma anche come organismi uni o multicellulari che possono annidarsi nel nostro intestino o in altre parti, solitamente in maniera innocua (micobiota). Alcuni funghi hanno anche proprietà medicinali, come lo shitake e il reishi. 


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Per fare un po' di chiarezza è uscita una posizione ufficiale dell'EAACI, la società europea di allergologia, sul legame tra funghi e reazioni avverse.

I funghi sono organismi eucarioti, eterotrofi, principalmente aerobi, che possiedono chitina nelle loro pareti cellulari ed ergosterolo nelle membrane. Le forme vegetative unicellulari possono essere chiamate lieviti.

Alcuni funghi hanno dimorfismo, ossia possono passare ad un'altra forma che può non essere innocua ma patogena. Per esempio la Candida è normalmente unicellulare, ma può passare alla forma invasiva di ifa, che è formata da più cellule messe insieme (passaggio a una forma multicellulare). Diverse specie stanno destando preoccupazione per la salute pubblica.

Il dimorfismo permette ai funghi di svilupparsi sia nell'ambiente (libero e come saprotrofi) che nell'ospite (parassita).

"La transizione a entrambe le forme può essere associata ad un aumento della patogenicità. Come altre forme fungine, i lieviti possono causare reazioni di ipersensibilità, infezioni o entrambe. Possono verificarsi infezioni gravi in ​​ospiti immunocompetenti; al contrario, i lieviti possono persistere all'interno dell'ospite, manifestandosi come infezioni opportunistiche alla soppressione immunitaria o ritornando nell'ambiente come saprotrofi dopo la morte dell'ospite. Esempi di lieviti di importanza medica nell'uomo sono mostrati in Tabella" (e come si può notare sono comunque normalmente presenti nell'organismo).



Sono presenti naturalmente nell'intestino sano miceti che rappresentano il micobiota come SaccharomycesMalasseziaCandida e Cyberlindnera, tuttavia non si è esattamente definito un micobiota sano/fisiologico.

Il documento ci informa che i funghi sono una causa importante di malattie nell'uomo, incluso ipersensibilità di tipo I (le classiche allergie IgE mediate), ma anche di tipo 3 e tipo 4 (rispettivamente mediate da IgG e cellule T). Queste ipersensibilità stanno emergendo grazie alle nuove tecnologie.

Ma perché alcune persone manifestano malattia e altre no?

"Sebbene i funghi stimolino i PAMP (ligandi per i recettori di riconoscimento del modello immunitario innato (PRR) dell'ospite), la maggior parte delle interazioni tra i funghi e l'ospite umano non provocano la malattia. Invece, una malattia fungina di solito si manifesta in ospiti suscettibili. L'infezione è spesso associata a deficienza immunitaria, mentre l'ipersensibilità di tipo I si verifica principalmente nei pazienti atopici (allergici). A seconda della capacità di un dato fungo di crescere alla temperatura corporea umana (funghi termotolleranti) o meno (funghi mesofili), la minaccia patogena posta all'ospite umano è sia infettiva che allergica o solo allergica. Esempi tipici di funghi termotolleranti importanti dal punto di vista medico sono Aspergillus fumigatus e Candida albicans, mentre Alternaria alternata e Cladosporium herbarum gradiscono temperature intermedie".

I funghi possono creare danno anche rilasciando micotossine, sostanze prodotte dal fungo per facilitare la loro alimentazione. Le micotossine possono essere dannose se ingerite col cibo contaminato conservato, mentre non lo sono se inalate per via aerea.

Gli antigeni dei funghi sono proteine che innescano le reazioni immunitarie IgE e IgG. Esistono alcuni esempi di crossreattività di sostanze presenti tra regni diversi, come la chitina, presente nei funghi, nei crostacei, negli aracnidi e negli insetti, e la Malassezia, che ha proteine simili a quelle della cute.

I funghi possono rilasciare anche VOC (composti organici volatili) che possono indurre affaticamento, letargia, mal di testa, irritazione delle mucose oculari e delle vie aeree superiori e respiro sibilante, e in generale infiammazione, tuttavia la loro importanza per la salute umana è ancora controversa.

L'esposizione ai funghi avviene mediante molteplici vie: inalazione, ingestione, contatto ecc.



"Le interazioni fungo-ospite umano includono una combinazione di ipersensibilità, tossicità e infezioni opportunistiche. L'esposizione interna ed esterna ai funghi è ubiquitaria ed è alterata dai cambiamenti climatici. Facendo riferimento alla classificazione di Gell e Coombs, le ipersensibilità ai funghi possono essere di tipo I (IgE), III (IgG) e IV (cellule T) con i meccanismi immunitari relativi, ad esempio immunità innata e adattativa di tipo 2".

Sia le IgG che le IgE possono essere monitorate nel siero per verificare le patologie allergiche. 




La rinosinusite allergica legata ai funghi è associata ad Aspergillus (soprattutto), Candida e Alternaria in oltre la metà dei casi, ma solo in determinate condizioni climatiche (caldo e umidità) si ha manifestazione.
Anche l'asma fungina è associata a queste tre specie, così come alle muffe. Esiste inoltre una forma occupazionale che riguarda i panificatori, associata al S. cerevisiae (lievito di birra) o agli enzimi. L'asma in generale può essere influenzata dal micobiota, in particolare da Candida e Rhodotorula presenti nell'intestino. Altre complicazioni possono essere polmonite da ipersensibilità e micosi polmonare allergica.

Per quanto riguarda le malattie cutanee, orticaria colinergica e soprattutto dermatite atopica, legata alla Malassezia. Questo fungo rilascia proteine che creano mimetismo molecolare, inducendo un processo autoimmune. È anche responsabile della forfora e della dermatite atopica (assieme a S. aureus).

Malassezia e Candida appaiono implicate anche in malattie intestinali (IBD) come Crohn e colite ulcerosa, influenzando sia genesi che progressione e gravità di queste patologie. 

In altri articoli ho trattato il rapporto tra Candida e salute, in particolare il legame con l'insufficienza cardiaca.

Esiste invece un'intolleranza al lievito di birra? Secondo una recente pubblicazione gli epitopi antigenici vengono alterati e inattivati dal calore, ma alcune persone potrebbero avere sensibilità. Sono tuttavia necessari ulteriori ricerche.

È noto che dieta corretta, alcuni fitoterapici e uno stile di vita corretto possono contrastare le crescite fungine patologiche nell'intestino e quindi ridurre i rischi delle malattie collegate. Viceversa diversi fattori ambientali (stress, alcol, sedentarietà, fumo, cicli di antibiotici) aumentano il rischio di infezione fungina (o meglio sovracrescita di funghi normalmente presenti in quantità non dannose).


Muffe

Per le persone sensibili alle muffe, raccomando l'articolo di Chris Kresser. L'esposizione porta a infiammazione e alterazione del sistema immunitario. Anche la neuroinfiammazione è comune e può favorire la nebbia cerebrale, la depressione e la disfunzione cognitiva. Inoltre le micotossine bloccano il sistema immunitario e possono persino riattivare infezioni latenti. L'esposizione cronica alla muffa compromette anche la risposta immunitaria agli agenti patogeni, aumentando il rischio di infezioni opportunistiche.

Le muffe possono avere inoltre effetto negativo sul microbiota ed esaurire le riserve cellulari di glutatione, prezioso antiossidante.

Le muffe casalinghe (indoor) destano ugualmente preoccupazione, grazie al rilascio di micotossine. 


Micotossine 

Le micotossine si possono accumulare nella catena alimentare se non vengono seguite le corrette tecniche di conservazione; una categoria di cibi a rischio è quella dei latticini. Anche i cereali sono a rischio, e questo penso possa almeno parzialmente spiegare perché alcune persone stanno meglio se li evitano. Gli autori dello studio avvisano comunque che i vantaggi  derivanti dal consumo sono superiori ai rischi legati ai contaminanti, in quanto sono alimenti ricchi di nutrienti, in particolare se integrali, e la principale fonte di carboidrati nelle nostre diete. L'uso dell'integrale inoltre favorisce una flora che possa decontaminare dalle tossine.

È stata osservata anche una possibile correlazione delle micotossine alimentari con malattie neurodegenerative, in collaborazione con l'eccesso alimentare e l'LPS batterico.

Per approfondimenti potete consultare il mio articolo sul legame tra tossicità e dieta

I funghi come medicina

Come accennato all'inizio, si ritiene che alcuni funghi possano avere proprietà benefiche e potenzialmente terapeutiche. Tra di esse si elencano: antiossidanti, antinfiammatorie, antitumorali (sia in prevenzione che in terapia), antidiabetiche, antiCOVID19

Alcuni funghi medicinali hanno proprietà positive nei confronti della funzione cardiaca e in particolare nell'ipertensione, ma la loro azione sembra essere utile solo nelle prime fasi della condizione.

Tra i composti attivi troviamo ergosterolo, lovastatina, cordicepina, tocoferoli, chitosano, ergotioneina, acido γ-aminobutirrico, quercetina ed eritadenina.
La presenza di composti potenzialmente tossici ne limita l'impiego.

Ganoderma lucidum (reishi) può aumentare Akkermansia, un batterio benefico per il metabolismo. Gli sono inoltre riconosciute "numerose proprietà farmacologiche, quali antitumorali, ipoglicemizzanti, immunomodulanti, antipertensive, citotossiche, antidiabetiche, antiossidanti, anti-iperlipidemiche, antimutagene, antinvecchiamento, antimicrobiche ed epatoprotettive".

Shiitake (Lentinula edodesha proprietà metaboliche sull'uomo (ipotensive, ipoglicemizzanti e ipolipidemizzanti) e immunomodulanti e antitumorali (solo in vitro per ora). Ha inoltre proprietà prebiotiche, supportando il recupero dopo gli antibiotici assieme ai probiotici, o in generale agendo sulla flora disbiotica. Alcuni studi del bravo Armando D'Orta mostrano che il suo derivato AHCC può migliorare, grazie alle proprietà immunomodulanti, la risposta alla chemioterapia, in particolare ridurre gli effetti collaterali e migliorare la qualità della vita.

https://mushroommarauder.com/products/coffee-makes-me-shiitake-mug

Anche la Grifola frondosa (maitake) ha proprietà metaboliche (colesterolo e glicemia) e antitumorali, modulando il sistema immunitario grazie ai β-glucani.

In generale gli studi oggi hanno bisogno di numeri più grandi perché effettuati su campioni ritenuti troppo piccoli. Vanno inoltre migliorate e standardizzate le produzioni di supplementi a base di funghi medicinali per assicurare purezza e concentrazioni idonee.

Aggiornamento 3/2/2024

Alcuni studi mostrano un potenziale antipertensivo di alcuni funghi medicinali. L'effetto è legato a diversi meccanismi

Aggiornamento 8/5/2024

La colangite sclerosante primitiva (PSC) è una malattia epatica cronica, fibroinfiammatoria, colestatica, di eziopatogenesi sconosciuta, spesso associata a malattie infiammatorie intestinali come la rettocolite ulcerosa. Colpisce anche i bambini.
Le persone colpite sono affette da disbiosi che riguarda sia i batteri che i funghi intestinali. In particolare chi ha entrambe le malattie ha aumento di saccaromiceti, mentre chi ha solo rettocolite ha eccessi di candida.
In entrambi i casi aumentano i batteri infiammatori come Klebsiella e si riducono quelli antinfiammatori come Akkermansia, Bacteroides, Parabacteroides e Oscillospira. Queste alterazioni determinano un'alterazione degli acidi biliari rendendoli infiammatori.
In conclusione "l'alterazione del micro/micobiota ha un ruolo nella patogenesi della PSC-UC, influenzando la produzione di molecole intestinali cruciali (ad esempio, gli acidi biliari). Quindi, gli interventi sul contenuto microbico e fungino dell’intestino potrebbero avere un ruolo protettivo o terapeutico nella PSC".

domenica 29 ottobre 2023

Aminoacidi essenziali: perché li consiglio


È stata pubblicata una posizione della International Society of Sports Nutrition sull'uso di aminoacidi essenziali (EAA) nello sport.
Il documento ribadisce l'efficacia e la sicurezza di questo supplemento, in dosi di 15 grammi al giorno (ma viene specificato che anche 100g/die generalmente lo sono).
Il loro principale effetto è quello di stimolare la sintesi proteica muscolare (MPS) e mantenere la massa muscolare in seguito al turnover proteico, ossia il processo di degradazione e resintesi delle proteine danneggiate nei muscoli che avviene normalmente e dopo lo sport.


"Gli integratori di EAA stimolano l'MPS più di una pari quantità di proteine ​​di alta qualità sia come isolato che come componente di un pasto. È stato riscontrato che una dose orale di 3 g di EAA stimola la MPS in misura simile a 20 g di isolato di proteine ​​del siero di latte, che contiene circa 10 g di EAA. Inoltre, è stato dimostrato che l'aggiunta di EAA alle proteine ​​del siero di latte migliora significativamente la risposta degli MPS rispetto alle sole proteine ​​del siero di latte. L'effetto stimolatorio superiore degli EAA in forma libera è correlato alla maggiore quantità di EAA/grammo rispetto a una fonte proteica alimentare. A causa dell’elevato tasso di assorbimento intestinale degli EAA in forma libera, i rapidi aumenti delle concentrazioni plasmatiche circolanti di EAA guidano il trasporto verso l’interno del muscolo con conseguente raggiungimento più rapido delle concentrazioni massime di EAA intramuscolari rispetto ad altre fonti di proteine ​​alimentari".

In pratica il maggior aumento delle concentrazioni plasmatiche di aminoacidi che si ha con l'integrazione di EAA favorisce maggiore aumento di muscolo rispetto a cibo e altri integratori perché entrano più facilmente nel muscolo dove permettono l'effetto anabolico.




Gli EAA sono particolarmente indicati nei periodi di deficit calorico in cui si punta a ridurre la massa grassa, perché salvaguardano dalla perdita di muscolo.

La stimolazione dell'anabolismo muscolare avviene anche in persone che non praticano movimento, sono per questo ottimi in pazienti immobilizzati e anziani, mentre per dimostrare questo nei giovani servono più studi.

Gli EAA possono essere assunti prima, durante e dopo l'attività fisica, per massimizzare il loro effetto anabolico.

Altre condizioni che possono beneficiare dell'uso sono: sarcopenia, infezioni acquisite durante cure a lungo termine, ridotta funzionalità fisica e insufficienza cardiaca. "Gli effetti benefici degli EAA sono stati segnalati anche nelle seguenti condizioni o situazioni: riabilitazione; ictus; riposo a letto/immobilizzazione; malattia delle arterie periferiche; insufficienza renale; infiammazione; malattia critica; cancro ai polmoni; fibrosi cistica; malattia polmonare cronica ostruttiva; guarigione delle ferite; lesione cerebrale; sindrome metabolica e fattori di rischio cardiovascolare; obesità; grasso nel fegato e diabete. È importante sottolineare che in tutti questi studi sono stati osservati effetti benefici nonostante l'assenza di controllo sul consumo degli EAA contenuti nelle proteine ​​alimentari, suggerendo l'importanza dell'assorbimento rapido e completo degli EAA liberi in circostanze cliniche in cui la digestione può essere compromessa e la resistenza anabolica è prevalente".

Sottolineo che si tratta di malattie che hanno in comune un'alterazione della funzione mitocondriale, che beneficia della supplementazione di EAA.

Questi supplementi hanno un costo superiore a parità di peso rispetto alle altre fonti proteiche, ma una maggiore convenienza in rapporto all'effetto.

Chiedete comunque sempre consiglio al professionista prima di assumerli (sicuramente controindicati in caso di assunzione di psicofarmaci e di fenilchetonuria).


Aggiornamento 12/7/2024

L'incremento di muscolatura negli anziani stimolato da 3,6g di aminoacidi essenziali è molto maggiore di quello di 15g di proteine whey. Questo è probabilmente dovuto alla miglior efficienza nell'assorbimento intestinale.


Aggiornamento 29/8/2024

La supplementazione con un mix di aminoacidi essenziali e proteine (25g al giorno) per 8 settimane ha permesso a persone con osteoartrite al ginocchio di recuperare massa muscolare e migliorare la qualità della vita, riducendo i dolori articolari.
Non si sono registrati effetti avversi sui parametri metabolici o allergie.

Aggiornamento 2/10/2024

Durante i periodi di restrizione calorica, il corpo sopperisce al ridotto introito calorico consumando muscolo per ottenerne aminoacidi. Questo serve a chiarire perché non è facile dimagrire senza perdere massa magra e perché spesso le diete falliscono sul lungo periodo, visto che meno muscolo significa minor metabolismo basale e consumo totale.
Se però al posto dei carboidrati si consumano proteine whey e aminoacidi essenziali, quindi un mix ad alta quantità e qualità proteica, si riesce ad incrementare la massa muscolare nonostante il deficit energetico.

lunedì 28 agosto 2023

Quanto sono fico

 

I fichi, l’infruttescenza della pianta di Ficus carica appartenente alla famiglia delle Moraceae, sono tipicamente estivi e originari della Caria, regione dell’Asia Minore, ma poi diffusi in tutto il bacino mediterraneo. Sono ritenuti simbolo di longevità, anche grazie alle loro proprietà benefiche. Non si tratta di frutti veri e propri, ma vengono definiti “siconi”, falsi frutti con all’interno i granuli che costituiscono il vero frutto.



Il fico è noto per alcune caratteristiche benefiche legate alla presenza di diversi nutrienti. Queste proprietà sono presenti sia nel prodotto fresco che essiccato e sono dovute ai composti bioattivi, in particolare quelli di colore scuro.

I numerosi composti benefici del fico come fenoli, flavonoidi, quercetina, triterpeni, rutina, acido ferulico e tanti altri, hanno dimostrato nei modelli animali e in studi su umani di favorire gli effetti positivi di questo alimento.

La letteratura scientifica attribuisce al fico attribuisce al fico attività antimicrobica, antidiabetica, antinfiammatoria e analgesica, anticonvulsivante e anti-neurodegenerativa, citotossica e antiossidante. 

Il potenziale effetto antidiabetico è legato al miglioramento dell’azione dell’insulina, con un rallentamento dell’assorbimento del glucosio e un miglioramento del suo ingresso nelle cellule muscolari, insieme alla modulazione del metabolismo glicemico nel fegato, nel muscolo e nel tessuto adiposo. Inoltre l’effetto antiossidante contrasta i radicali liberi e riduce l’infiammazione che è corresponsabile della glicemia alta. Tra i principali antiossidanti che modulano il metabolismo glucidico troviamo kampferolo (tipico anche dei capperi), quercetina, balcaleina, naringenina, ficusina.

In Marocco foglie e frutti sono considerati una medicina tradizionale per il diabete. 

Sono state evidenziate anche proprietà antitumorali, sia in termini di prevenzione che di potenziale terapeutico, nei confronti di diversi tipi di tumore, tra cui stomaco, seno, polmone e intestino. Infatti gli studi animali indicano forti evidenze per gli effetti antiproliferativi dei composti presenti nel fico, tali da poter supportare le terapie convenzionali.

Quercetina e rutina presenti nel fico sono noti anche per il loro effetto senolitico. Si tratta di molecole capaci di favorire l’apoptosi (morte cellulare programmata) delle cellule senescenti. Queste cellule si accumulano nei tessuti andando avanti con l’età e non vengono rimosse. Il loro effetto è quello di disturbare il metabolismo energetico e non solo. La loro abbondanza è legata alle malattie tipiche dell’invecchiamento, come diabete, malattie neurodegenerative, tumori, sarcopenia ecc. Attualmente studi preliminari mostrano che favorendo la loro rimozione si contrasta il processo di aging

I fichi d’India invece sono i prodotti (bacche carnose) della pianta Opuntia ficus indica, cactacea originaria del Centro America ma diffusa in tutto il bacino del Mar Mediterraneo.




In termini generali sono state riportate numerose proprietà benefiche nell’assunzione di fichi d’india.

Grazie al suo alto contenuto di antiossidanti, tra cui flavonoidi, vitamina C, pigmenti, carotenoidi e betalaina, acidi fenolici e altri componenti fitochimici (biopeptidi e fibre solubili), il frutto ha dimostrato attività biologica contro acne, artrosi, dermatiti, diabete, diarrea, febbre, ipertensione, prostatite, reumatismi, mal di stomaco, verruche, allergie, colite e alcune malattie virali, favorendo inoltre la guarigione delle ferite. Interessanti risultati sono stati osservati anche nei confronti dei problemi metabolici.

Gli studi su animali hanno mostrato che il fico d’India induce maggiore ossidazione dei grassi e riduce la lipogenesi e lo stress ossidativo nel fegato, mostrandosi un potenziale amico di quest’organo al centro del metabolismo corporeo.

Negli studi sull’uomo, due revisioni hanno verificato potenziali positivi nei confronti del metabolismo.

Una mostra che i fichi d’india possono essere un supporto nel dimagrimento del paziente con obesità, modulando sia al metabolismo glucidico che lipidico. 

Un’altra supporta l’effetto di riduzione del grasso corporeo, anche senza riduzione del peso, con miglioramento dei valori di pressione sanguigna e colesterolo.


Aggiornamento 11/9/2023

Fornire frutta e verdura a persone in difficoltà economica aiuta la loro salute. Migliorano lo stato di salute generale, il peso, lo stato metabolico (emoglobina glicata) e la pressione sanguigna, tutte condizioni legate a cibo di scarsa qualità che costa poco ma non apporta sufficiente nutrimento. Si riduce inoltre la food insecurity, intesa come incapacità di procurarsi cibo a sufficienza per motivi economici.
Lo studio ha mostrato che "gli investimenti in programmi e interventi nutrizionali basati sugli alimenti, come i programmi di prescrizione dei prodotti, che prevedono l’acquisto e l’assunzione di alimenti sani, come frutta e verdura, hanno il potenziale per affrontare l’insicurezza alimentare e migliorare i risultati sanitari a valle, soprattutto nelle popolazioni con condizioni sanitarie eterogenee a maggior rischio di cattiva alimentazione". Lo studio fa parte della "The Food is Medicine Initiative" della American Heart Association

Che altre prove servono per considerare il cibo una medicina?

Aggiornamento 28/8/2024

In un esperimento durato 5 anni, persone con ipertensione in terapia e segni di danno renale sono state suddivise in 3 gruppi. Il primo assumeva tanta frutta e verdura, il secondo bicarbonato di sodio, il terzo una dieta normale e terapia farmacologica standard.
Dopo 5 anni si è verificato l'impatto sulla funzionalità renale e la pressione.
Il primo gruppo ha avuto miglioramento della pressione (riducendo i farmaci) e mantenimento della funzionalità renale. Nel secondo la funzionalità renale non è peggiorata ma la pressione non si è ridotta. Il terzo ha avuto progressione della malattia renale, verificata da un innalzamento del rapporto albumina/creatinina nelle urine. Vegetali e bicarbonato hanno l'effetto di ridurre la produzione di acidi che danneggiano il rene, ma il sodio del bicarbonato non permette di far scendere la pressione (pur non aumentandola).
Gli autori concludono scrivendo: "Lo studio supporta la misurazione di routine dell’albuminuria nei pazienti con ipertensione primaria e l’uso di frutta e verdura come base, e non aggiuntiva, alla gestione farmacologica", ritenendo quindi l'uso di frutta e verdura come un farmaco da utilizzare in caso di pressione alta e prevenzione del danno renale, riducendo anche il rischio cardiovascolare.

martedì 4 luglio 2023

Per "risolvere" l'ovaio policistico


La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) è una condizione caratterizzata da ridotta fertilità e alterazioni metaboliche simili a quelle del diabete (resistenza insulinica e difficoltà a mantenere il peso). Come molte condizioni croniche è caratterizzata anche da uno stato infiammatorio cronico.




La risoluzione dell'infiammazione cronica non è un processo che dipende esclusivamente dalla fine dell'infiammazione stessa, semplicemente col blocco dei segnali proinfiammatori, ma è un processo attivo che deve essere sostenuto da segnali appositi che promuovono la rimozione delle cause dell'infiammazione, tra cui la permanenza di parti virali o batteriche come ormai abbiamo imparato in questi anni. Il processo di risoluzione è quindi attivamente stimolato da molecole note come proresolvine, derivate dagli omega 3 e, in misura minore, dagli omega 6.




Si è osservato che le donne con PCOS hanno ridotti livelli di proresolvine. 

Si sta ipotizzando per questo di fornire le proresolvine come integratore in modo da favorire una riduzione del tono infiammatorio e migliorare il quadro di questa condizione.

In generale, un'alimentazione con riduzione dei cibi infiammatori (industriali) e aumento di quelli veri e non processati è possibile migliorare il quadro legato allo stress ossidativo e all'infiammazione. Gli alimenti ricchi di antiossidanti hanno proprio questo effetto, ma anche alcuni integratori possono dare supporto. Tra questi vitamina D, magnesio e omega 3.

Aggiornamento 6/7/2023

La cannella può essere usata come trattamento complementare in sindrome dell'ovaio policistico e diabete di tipo 2 per migliorare il metabolismo dei carboidrati.
"La cannella può migliorare i livelli dell'indice HOMA (che misura l'insulinoresistenza) attraverso vari meccanismi tra cui la sottoregolazione (riduzione) della segnalazione dell'insulina negli adipociti, l'inibizione dell'azione dell'alfa-amilasi come enzima iniziale della digestione dei carboidrati, l'attivazione dell'adenosina monofosfato (AMP)-chinasi (AMPK) che può regolare il GLUT4 (trasportatore del glucosio) e l'attivazione dell'IGF1 nei fibroblasti, favorendo il controllo glicemico".

Aggiornamento 6/7/2023

Il microbiota ha una forte influenza sulla PCOS. L'uso di probiotici e simbiotici può migliorare i profili ormonali, gli indicatori infiammatori e i disturbi del metabolismo lipidico. Migliorano anche peso, insulina e indice HOMA.

"La PCOS può originarsi nelle primissime fasi dello sviluppo, mostrando caratteristiche cliniche più tardi nell'adolescenza; il monitoraggio del microbioma e l'integrazione precoce di probiotici durante l'infanzia e l'adolescenza potrebbero essere utili per modulare la disbiosi al fine di prevenirla come causa modificabile di PCOS". 

Aggiornamento 4/10/2023

La dieta chetogenica a basso contenuto calorico (VLCKD) può migliorare lo stato di salute delle adolescenti con sindrome dell'ovaio policistico (PCOS). Migliora il quadro ormonale e con esso le caratteristiche (irregolarità mestruali, irsutismo, ), la composizione corporea, le alterazioni del glucosio e dei grassi (iperglicemia e ipertrigliceridemia), lo stress ossidativo. Gli studi sono però ancora troppo pochi.


Aggiornamento 11/11/2023

In donne con ovaio policistico, la dieta chetogenica ha un effetto superiore rispetto alla dieta mediterranea nel favorire la gravidanza in seguito a fecondazione in vitro.

Aggiornamento 27/12/2023

Il sovrappeso riduce la fertilità sia nelle donne che negli uomini. Da una parte si verificano "scarsi esiti riproduttivi con mestruazioni irregolari, anovulazione, infertilità, aborto spontaneo e complicazioni durante la gravidanza", dall'altra scarsa qualità del seme, disfunzione erettile e squilibri ormonali. Questo accade perché l'eccesso di tessuto adiposo influenza negativamente diversi processi fisiologici. Anche l'alterazione del microbiota gioca un ruolo.
"Iperinsulinemia, iperleptinemia, infiammazione cronica e stress ossidativo sono importanti mediatori dell'obesità, che possono portare a disfunzione erettile ed epididimite negli uomini e a cicli mestruali irregolari, sindrome dell'ovaio policistico, endometriosi, fibromi uterini e preeclampsia nelle donne, portando infine alla sterilità".
La modulazione del microbiota con dieta e supplementi appare utile nel modello animale, migliorando le condizioni testicolari e l'assorbimento di nutrienti utili. Migliorano anche i livelli di testosterone ed estrogeni.
Anche l'uso dei nutraceutici fitoterapici è un approccio che può migliorare la condizione di infertilità legata al sovrappeso.
Tra i meccanismi dei fitoterapeutici, "ridotto assorbimento dei lipidi, ridotto apporto energetico, blocco dell'assorbimento dei grassi dal cibo, aumento della sazietà, aumento del dispendio energetico, diminuzione della differenziazione e proliferazione dei preadipociti o diminuzione della lipogenesi e aumento della lipolisi, modulazione del metabolismo dei carboidrati, inibizione della lipasi pancreatica, riduzione dei liquidi, miglioramento dell'umore, diminuzione dell'accumulo di tessuto adiposo bianco, inibizione della grelina, aumento dell'espressione dei recettori PPAR".
In breve, "Abelmoschus esculentus, Cinnamomum verum, Citrullus colocynthis, Matricaria chamomilla, Trigonella foenum-graceum L., Glucomannano, una fibra alimentare da Amorphophallus konjac, Punica granatum, i flavonoidi dell'Eucommia ulmoides, il decotto Cangfu Daotan e le catechine del tè Oolong hanno migliorato l'equilibrio degli ormoni sessuali, la disfunzione ovarica, la ciclicità mestruale e la funzione ovarica e hanno inibito l'iperplasia ovarica nelle donne con PCOS, riducendo apoptosi ovarica, infiammazione, stress ossidativo e migliorando il controllo della disfunzione metabolica nelle donne obese. Acacia senegal, Aloe barbadensis Mill, Ficus asperifolia, ficocianina da Spirulina platensis, Salvia officinalis, Urtica dioica e formulazioni Unani da Apium graveolans, Pimpinella anisum, Ptychotis ajowan, Trigonella foenum, Valeriana wallichii hanno migliorato l’infertilità aumentando la sensibilità all’insulina, migliorando la ciclicità mestruale e la funzione ovulatoria e hanno parzialmente aumentato la qualità delle ovaie e degli ovociti nelle donne obese attenuando la dislipidemia e lo stress ossidativo".
Per quanto riguarda l'uomo, "tè nero e verde, Caralluma fimbriata, Cistanche Tubulosa, Succo di frutta Citrus maxima, Cuminum cyminum L, Foeniculum vulgare, Curcumina, Echinacea purpurea, Glicoproteina da estratto di Mytilus edulis, Glycyrrhiza glabra, estratto di semi d'uva, Guibourtia tessmannii, Hibiscus sabdariffa, decotto Huaji Jianpi, decotto di Huatan Qushi, indolo-3 -carbinolo, licopene e moring, olio essenziale di maggiorana (Origanum majorana), Moringa oleifera, olio di Nigella sativa, formulazione polierboristica a base di radici di Withania somnifera, radici di Asparagus racemosus e Andrographis foglie di panicolata, Polisaccaridi da Lycium barbarum, Quercetina, Olio di palma rosso ed estratti di tè Rooibos, Resveratrolo, Acido asiatico [centella], isoflavoni di Glycine max, Syzygium aromaticum, Tamarindus indica L., timochinone e rizoma di Zingiber zerumbet hanno il potenziale di combattere l’infertilità maschile sopprimendo la lipogenesi, aumentando i livelli di testosterone e altri ormoni come 3β-HSD e 17β-HSD, migliorando la conta degli spermatozoi, la motilità, lo spessore del tubulo testicolare e la steroidogenesi, regolando le vie di segnalazione PPAR e AMPK, attenuando la dislipidemia testicolare, lo stress ossidativo, l'infiammazione e sopprimendo l'apoptosi delle cellule germinali".

Aggiornamento 19/2/2024

In donne in età fertile con iperandrogenismo (eccesso di ormoni tipici maschili) e sovrappeso una dieta appropriata con riduzione degli zuccheri, attività fisica moderata, riduzione di stress e alcol facilita il miglioramento del quadro ormonale. Come conseguenza migliorano acne, irsutismo, disturbi mestruali e infertilità.