Cerca nel blog

giovedì 7 giugno 2012

I cibi light funzionano?


Finalmente un nuovo Activia, quello light senza grassi! Ci viene pubblicizzato con personaggi TV, una delle quali recentemente dimagrita.
Peccato che che i prodotti light, a partire dal latte parzialmente scremato, non abbiano mai fatto dimagrire nessuno. Questo semplicemente perché sono cibi impoveriti, che dopo la loro ingestione non soddisfano e ci fanno tornare prima l'appetito. Togliere i grassi significa aggiungere zuccheri, così da avere un picco glicemico (e insulinemico) superiore. La fame torna prima, così l'introduzione totale calorica giornaliera è superiore. Chi oggi pensa di far dimagrire qualcuno con il semplice taglio delle calorie è un illuso e porta la nutrizione indietro di 60 anni. Utilizzare un bilancio energetico negativo è un metodo che fallisce nel 90% dei casi.


http://www.quickmeme.com/meme/3ncd

Aggiornamento 20/4/2016

Nessuna evidenza che le diete low-fat funzionino meglio delle altre.

Aggiornamento 29/5/2016

Un nuovo studio mostra come le etichette light, low fat ecc inducano il consumatore a mangiare di più e non facciano dimagrire nel lungo termine.

Aggiornamento 29/5/2017

Alcuni motivi in più per evitare i cibi light: in questi cibi i grassi sono sostituiti con zuccheri, determinando una (scarsa) riduzione delle calorie totali.
Solo che, almeno nei topi, le calorie da zucchero alterano la flora intestinale e la comunicazione tra intestino e cervello, inducono infiammazione intestinale e accumulo del grasso
Aggiornamento 30/12/2019
I bambini che bevono latte intero hanno il 39% in meno di rischio di essere sovrappeso rispetto a quelli che bevono latte scremato o parzialmente scremato. Sembrerebbe una vittoria di chi è contro i cibi light e a favore dei grassi saturi, ma è comunque una metanalisi di studi osservazionali quindi non può stabilire un legame di causa-effetto
Aggiornamento 16/9/2021

Una nuova puntata del modello insulina-carboidrati del prof. Ludwig.
"In contrasto con il modello del bilancio energetico, il modello carboidrati-insulina fa un'affermazione coraggiosa: l'eccesso di cibo non è la causa principale dell'obesità. Al contrario, il modello carboidrati-insulina attribuisce gran parte della colpa dell'attuale epidemia di obesità ai moderni modelli dietetici caratterizzati da un consumo eccessivo di alimenti ad alto carico glicemico: in particolare, carboidrati trasformati e rapidamente digeribili. Questi alimenti causano risposte ormonali che modificano radicalmente il nostro metabolismo, determinando l'accumulo di grasso, l'aumento di peso e l'obesità.
Quando mangiamo carboidrati raffinati, il corpo aumenta la secrezione di insulina e sopprime la secrezione di glucagone. Questo, a sua volta, segnala alle cellule adipose di immagazzinare più calorie, lasciando meno calorie disponibili per alimentare i muscoli e altri tessuti metabolicamente attivi. Il cervello percepisce che il corpo non riceve abbastanza energia, il che, a sua volta, porta a sensazioni di fame. Inoltre, il metabolismo può rallentare nel tentativo del corpo di risparmiare carburante. Pertanto, tendiamo a rimanere affamati, anche se continuiamo ad aumentare il grasso in eccesso.
Per comprendere l'epidemia di obesità, dobbiamo considerare non solo quanto stiamo mangiando, ma anche come i cibi che mangiamo influenzano i nostri ormoni e il nostro metabolismo. Con la sua affermazione che tutte le calorie sono uguali per il corpo, il modello del bilancio energetico manca questo pezzo fondamentale del puzzle.
L'adozione del modello carboidrati-insulina rispetto al modello del bilancio energetico ha implicazioni radicali per la gestione del peso e il trattamento dell'obesità. Piuttosto che spingere le persone a mangiare semplicemente di meno, una strategia che di solito non funziona a lungo termine, il modello carboidrati-insulina suggerisce un altro percorso che si concentra maggiormente su ciò che mangiamo. Secondo il Dr. Ludwig, "ridurre il consumo dei carboidrati rapidamente digeribili che hanno inondato l'approvvigionamento alimentare durante l'era della dieta lowfat riduce la spinta sottostante a immagazzinare il grasso corporeo. Di conseguenza, le persone possono perdere peso con meno fame e fatica".
Chi ha ragione allora?
È probabile che entrambi la abbiano, nel senso che, dal punto di vista termodinamico, l'aumento del grasso immagazzinato è sempre dato da un'introduzione calorica superiore a quella consumata, ma dal punto di vista biologico l'immagazzinamento è permesso solo da particolari situazioni ormonali che i carboidrati possono favorire, e l'uso di alimenti non trasformati supporta una maggiore sazietà e quindi una minore introduzione di calorie.

Nessun commento:

Posta un commento