Diete? Anoressia? Bulimia? Disturbi del comportamento alimentare?
Invece che scatenare una torma di psicologi dietro ai "perennemente a dieta" o agli anoressici e bulimici forse sarebbe bene riguardare i risultati di uno dei più importanti esperimenti mai fatti nel campo nutrizionale e risalente a circa 70 anni fa.
Contare le calorie e stare a dieta è il modo più veloce e sicuro per "fare uscire pazza" la persona più normale di questo mondo.
In pratica la restrizione calorica aumenta la propensione (in persone predisposte geneticamente ed epigeneticamente) a bramare il cibo, e, quando non lo si ha a disposizione, nascono le psicosi.
Congratulazioni a tutti quei nutrizionisti che, puntando solo su una restrizione calorica e non sui cibi "veri", ricchi di nutrienti e sazianti, causano queste malattie.
Aggiornatevi un po'!
Una ragazza anoressica intervistata a TG2 Salute: "All'inizio tu controlli la malattia, poi è lei che controlla te".
Aggiornamento 23/7/2018
Aggiornamento 20/5/2017
Secondo un articolo di Authoritynutition.com il craving (desiderio impellente) di certi cibi non è legato alle carenze nutrizionali, se non in casi non frequenti.
Molto meglio comunque mangiare cibi nutrizionalmente densi, dormire bene, idratarsi, mangiare abbastanza fibre e proteine, non stressarsi.
Aggiornamento 6/7/2017
Aggiornamento 23/7/2018
La scarsità di micronutrienti può essere vista come uno dei fattori inducenti il craving, soprattutto in persone che si sottopongono a chirurgia bariatrica: il corpo va alla ricerca di nutrimento (vitamine e sali minerali) perché non ne trova a sufficienza nei cibi industriali e ci spinge a mangiare ulteriormente. questo giustifica l'utilizzo di supplementi.
Aggiornamento 12/11/2018
Le persone con disturbi del comportamento alimentare, come perdita di controllo, alimentazione senza fame e simili sembrano quelli che più traggono vantaggio dalla chirurgia bariatrica
Aggiornamento 13/2/2019
Secondo un trial in cui le persone erano lasciate libere di mangiare senza limiti (ma con pasti con le stesse calorie e gli stessi macronutrienti) "Eliminare gli alimenti industriali dalla dieta riduce l'assunzione di calorie e determina perdita di peso, mentre grandi quantità di alimenti ultra-elaborati nella dieta aumentano l'assunzione di energia e il peso. Limitare il consumo di alimenti ultra-elaborati può essere una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dell'obesità". La differenza era quindi rappresentata da minerali e vitamine, che si perdono nel processo industriale e sono importanti per la sazietà.
Aggiornamento 17/7/2019
La taurina aumenta la possibilità di guarigione al primo episodio di psicosi. Vitamine, antiossidanti e omega 3 sembrano efficaci in particolare se c'è stress ossidativo. Vitamine del gruppo B e minerali possono migliorare lo stato delle persone con schizofrenia
Aggiornamento 19/4/2020
Un periodo di severa restrizione calorica può attivare il sistema renina-angiotensina (ipertensione) e aumentare la suscettibilità alla sua alterazione, portando a malattie renali e cardiovascolari.
Consumare Gymnema sylvestre, una pianta della tradizione ayurvedica, riduce il desiderio di zucchero e dolci, aumentando la soddisfazione che si ottiene da tali alimenti. Questo accade grazie alla "soppressione selettiva delle risposte gustative ai composti dolci senza influire sulla percezione di altri elementi gustativi", per cui ci si accontenta di porzioni inferiori.
Aggiornamento 28/6/2020
Aggiornamento 4/7/2020
Alimentazione e benessere mentale
Le attuali conoscenze "supportano l'idea che la creazione di ambienti e lo sviluppo di misure che promuovano diete sane e nutrienti, riducendo al contempo il consumo di alimenti "spazzatura" altamente elaborati e raffinati possano fornire benefici anche al di là dei ben noti effetti sulla salute fisica, incluso un miglioramento del benessere psicologico. I modelli alimentari sani, come la dieta mediterranea, sono associati a una migliore salute mentale rispetto ai modelli alimentari "non salutari", come la dieta occidentale. Gli effetti di determinati alimenti o schemi dietetici sulla glicemia, sull'attivazione immunitaria e sul microbioma intestinale possono svolgere un ruolo nelle relazioni tra cibo e umore. Infatti il cibo ha un effetto sul sistema immunitario e sui livelli di infiammazione, e le malattie mentali sono influenzate anche da questi fattori
Aggiornamento 12/9/2020
Ridurre l'introito energetico nello sportivo può essere deleterio per la sua massa magra, l'assetto ormonale, l'umore, il sistema cardiovascolare. Secondo questa review il bodybuilder non dovrebbe mai scendere sotto 25 Kcal/kg di massa muscolare
Aggiornamento 4/2/2021
Sta emergendo l'importanza del microbiota intestinale anche nell'anoressia nervosa. Il microbiota influenza, grazie ai suoi effetti neuroendocrini, sia l'appetito che la spesa energetica, e la sua correzione può essere uno degli aspetti da tenere in considerazione
Aggiornamento 5/6/2021
Esistono dei collegamenti tra anoressia nervosa (AN) e microbiota, e stimolare un cambiamento dei batteri intestinali con alimenti e probiotici può potenzialmente aiutare la guarigione.
Con i loro metaboliti (LPS, SCFA, microRNA) i batteri intestinali influenzano comportamenti, pensieri e azioni (asse intestino-cervello). I batteri che rilasciano LPS stimolano l'infiammazione e la permeabilità intestinale, e vanno contrastati. Le pazienti con AN hanno abbondanza di batteri degradatori di mucina, e in questo modo la parete intestinale è esposta e diventa ancora più permeabile. In questo modo il sistema immunitario viene stimolato eccessivamente da frammenti batterici, e si producono (auto)anticorpi, così come accade per esempio nelle malattie autoimmuni.
"In alcuni casi, questi anticorpi possono agire come omologhi parziali dei neuropeptidi e reagire in modo incrociato con i recettori degli ormoni che regolano l'appetito e la sazietà, come l'ormone alfa-MSH e la grelina, alterando successivamente il comportamento alimentare. Ancora più interessante, è stato anche dimostrato che questi anticorpi sono elevati nei pazienti con AN e bulimia nervosa e correlati con la psicopatologia del disturbo alimentare. Gli autoanticorpi dovuti all'aumento della permeabilità intestinale potrebbero quindi svolgere un nuovo ruolo importante nella fisiopatologia dell'AN e aiutare a spiegare la riduzione della fame, l'aumento della sazietà e la ridotta ricompensa edonistica legata al cibo, come comunemente riportato dai pazienti con AN. Infine, i pazienti con AN hanno mostrato un interessante aumento delle malattie autoimmuni; in particolare, i pazienti con AN mostrano un aumento di circa due volte delle malattie autoimmuni gastrointestinali ed endocrine, incluso il diabete di tipo 1, e persino un aumento di quattro volte della malattia di Crohn."
Inoltre l'AN spesso si accompagna a sintomi da intestino irritabile, come gonfiore, stitichezza ecc.
Probabilmente i probiotici che possono aiutare sono i lattobacilli, assieme agli omega 3.
Aggiornamento 12/9/2022
Il microbiota, grazie alla sua influenza su nervo vago, sugli ormoni intestinali, su infiammazione, endocannabinoidi e grazie alla produzione di metaboliti (SCFA), può influenzare l'appetito e la voglia di cibo e quindi essere un target per i disturbi del comportamento alimentare con eccesso di introduzione di cibo come la bulimia. Gli esperimenti per ora sono prevalentemente su modelli animali.
Tra i batteri interessati, B. infantis ha effetto antinfiammatorio ma non è ancora dimostrato un effetto sul reward (sistema della ricompensa). Akkermansia muciniphila appare essere il più interessante perché "agisce su molteplici percorsi coinvolti nel sistema di ricompensa tra cui l'infiammazione, la produzione di SCFA, il tono endocannabinoide, rendendolo un buon candidato nella regolazione delle alterazioni della ricompensa alimentare".
Bacteroides uniformis invece può aumentare la dopamina e ridurre le #abbuffate.
Anche i prebiotici (fibre), grazie alla modulazione sul microbiota, possono avere interessanti prospettive.
Bacteroides uniformis invece può aumentare la dopamina e ridurre le #abbuffate.
Anche i prebiotici (fibre), grazie alla modulazione sul microbiota, possono avere interessanti prospettive.
Aggiornamento 12/5/2023
Le persone con anoressia nervosa hanno un particolare microbiota che contribuisce alla patologia, aumentando la sazietà, riducendo l'appetito, alterando la termogenesi e la spesa energetica, favorendo la degradazione dei neurotrasmettitori e così modificando la comunicazione tra intestino e cervello
Aggiornamento 18/8/2025
La dieta ipocalorica, ossia con un quantitativo di calorie introdotte inferiore a quello che si consuma per favorire la perdita di peso, deve essere fatta bene. In caso contrario rischia di essere più dannosa che altro.
Introdurre meno calorie significa infatti avere a disposizione meno nutrienti essenziali. Questo capita in particolare se l'alimentazione non è fatta con alimenti ricchi di nutrienti ma con quelli impoveriti, cioè quelli processati che vengono sottoposti a trattamenti che favoriscono la perdita di minerali, fibre, vitamine (quelli che ancora si chiedono quali sono gli alimenti processati purtroppo non capiranno questo passaggio) alterando la matrice alimentare.
Diverse ricerche hanno già mostrato che gli alimenti salutari sono legati a un maggiore benessere mentale mentre quelli processati aumentano il rischio di depressione.
Lo studio in questione è osservazionale ma "real-life", ossia va a vedere cosa succede in persone nella vita di tutti i giorni. Gli studi RCT invece non hanno queste conclusioni perché le persone sono rigorosamente seguite nella loro aderenza alla dieta.
"Le diete ipocaloriche e l'obesità nella vita reale spesso provocano carenze nutrizionali (in particolare di proteine, vitamine/minerali essenziali) e inducono stress fisiologico, che può esacerbare la sintomatologia depressiva, compresi i sintomi cognitivo-affettivi."
Il rischio appare maggiore nei maschi e in persone con BMI maggiore, forse perché hanno maggiori fabbisogni che la dieta non riesce a coprire e perché tendono ad avere maggiore consumo di cibo non salutare. "Le carenze di nutrienti essenziali (ad esempio, vitamina B12, omega 3, folato e ferro) possono compromettere il metabolismo energetico, esacerbando i sintomi somatici della depressione"
Questi nutrienti infatti sono essenziali per la fisiologia della neurochimica che sta alla base del funzionamento del cervello in molti aspetti, compreso l'umore. Tagliare questi nutrienti significa potenzialmente non far funzionare bene la "macchina".
Uno studio fatto invece sui dati NHANES ha dato conclusioni sovrapponibili in alcuni punti.
Chi è passato ad alimenti meno calorici, migliorato l'idratazione (con acqua), ha mangiato più frutta e verdura e ha fatto attività fisica (ottimo antidepressivo) ha avuto minore rischio di depressione, mentre chi ha mangiato troppo poco, saltato pasti, utilizzato prodotti sostitutivi (rendendo la dieta monotona e carente di magnesio e vitamine del gruppo B), assunto farmaci per dimagrire che impattano sui neurotrasmettitori, togliendo sonno e provocando ansia, lassativi o integratori che impattano sulla veglia, chi ha avuto comportamenti di eliminazione (vomito) ha avuto maggiore rischio di depressione.
Mangiare meglio migliora le escursioni glicemiche (ebbene sì, i picchi glicemici hanno effetto negativo, anche se qualcuno ancora non si è accorto) e l'infiammazione, condizioni legate con peggioramento dell'umore. Le fibre, le vitamine, i minerali e gli antiossidanti di frutta e verdura riducono lo stress ossidativo che concorre alla depressione. Insieme allo sport e all'idratazione sono fondamentali per far funzionare bene i neurotrasmettitori.
Pratiche pesanti come saltare i pasti o ridurre l'introito calorico fanno venire fame e aumentano il cortisolo, ormone dello stress che esacerba ansia e depressione.
In conclusione, si fa presto a dire deficit calorico, ma gli effetti non sono per niente così scontati. No al faidate e al semplice mangia meno che tanti ancora prescrivono, funzionante nel breve termine ma dannoso su lungo. I piani alimentari dovrebbero includere le considerazioni per la salute mentale e non essere mai troppo restrittivi, coprendo i fabbisogni ed eventualmente integrare la carenza.
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