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martedì 1 aprile 2014

Leptina, diabete e altre malattie infiammatorie


La leptina viene rilasciata proporzionalmente alla quantità di grasso corporeo e, come tutti gli ormoni, è un arma a doppio taglio perché agisce correttamente in un "range", cioè quando non è né troppo alta né troppo bassa.
Quando è elevata nel sangue, agisce infatti come fattore infiammatorio, cioè stimola l'aggressività dei globuli bianchi, e questo è uno dei motivi per cui le persone sovrappeso hanno un alto tasso di malattie autoimmuni e a carattere flogistico. Viene stimolata anche l'aggregazione delle piastrine, aumentando quindi il rischio di malattie cardiovascolari.
Anche il diabete di tipo II, quello che insorge in età avanzata (ma in realtà l'età media si sta sempre più abbassando, e spesso colpisce pure i bambini, almeno nella sua forma iniziale di insulino-resistenza), è, in ultima analisi, una malattia essenzialmente infiammatoria, e dovuta ad una alterazione del segnale leptinico
Per questo, qualunque fattore antiinfiammatorio e antiossidante è in grado di migliorare (lievemente) queste condizioni, compreso la semplice aspirina, i polifenoli, le spezie, l'acido alfa-lipoico ecc.
I glitazoni, farmaci che hanno fatto più morti che guariti, agiscono riducendo il grasso viscerale ma aumentando quello sottocutaneo, tant'è che le persone ingrassano ma la loro glicemia si riduce. Sul lungo periodo però, la leptina circolante è più elevata, e questo è un fattore proinfiammatorio che aumenta comunque il rischio cardiovascolare.
Altri esempi di malattie ad eziopatogenesi infiammatoria sono l'aterosclerosi, i tumori, l'Alzheimer.
Possiamo riassumere affermando che le calorie di troppo sono un fattore infiammatorio, mediante la leptina, ma, insieme alle calorie, consideriamo pure la presenza di cibo spazzatura che ne altera la funzionalità. 
Quando invece non introduciamo abbastanza calorie, la leptina si abbassa. Questo succede perché siamo a dieta ipocalorica, o perché non stiamo mangiando per altri motivi (anoressia, malattia che ci costringe a letto, ferite che non ci consentono di procurarci cibo). La situazione viene vista dall'ipotalamo come condizione di carestia e il metabolismo rallenta; inoltre lo stato infiammatorio si riduce. Le difese immunitarie si abbassano e ci si ammala molto facilmente. Alle donne sparisce il ciclo: in condizioni di carestia non potrebbero affrontare una gravidanza.


http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1087185/



Qualcuno dirà che alcune di queste sono condizioni "non comuni" ai giorni nostri. Ma ogni reazione del nostro corpo deve essere sempre vista in chiave evolutiva, come se fossimo i cacciatori-raccoglitori di migliaia di anni fa, poiché geneticamente siamo ancora uguali a quegli uomini. I nutrizionisti che non si arrendono a questa visione sono destinati solo a fare danni.

Come accennavo prima, la dieta ipocalorica taglia l'infiammazione, perché riduce sensibilmente la leptina circolante: le malattie a carattere infiammatorio o autoimmune hanno perciò un miglioramento.
E per questo la prima cosa che dicono i diabetologi (o altri) è: dimagrendo anche solo del 5% la condizione iperglicemica del diabetico migliora.
Questo è riportato pure nelle linee guida Ligio99 (o 2012, tanto in 13 anni non le hanno praticamente aggiornate), che invitano a ridurre le calorie quotidiane.
Sfortunatamente questo tipo di atteggiamento "eccita" tutti quei meccanismi che ci portano a riprendere i kg persi, il cosiddetto "weight regain mode" (modalità di recupero del peso). Questi meccanismi permettevano infatti ai nostri antenati di superare senza crepare i periodi di carestia, nonché quelli di malattia durante il quale non potevano procurarsi cibo. Si ritorna così a mangiare come prima, perché si ha più fame, semplicemente perché non si può stare tutta la vita a mangiare 1200 calorie al giorno, nonostante quello che sostengono certi luminari, e gli adipociti molto volentieri (ri)accolgono i grassi tra le loro membrane.
Nel mentre si è persa molta massa magra (il muscolo) che rappresenta la massa metabolicamente attiva del corpo, e si fatica a recuperarla. I movimenti involontari (non exercise activity theromogenesis) si riducono. Il risultato è che il metabolismo è più lento di prima.


Dulloo et al Dieting and obesity predisposition


E la glicemia come va?
Quando si recupera il peso perso, la leptina torna inoltre ai livelli precedenti (ma ancora meno oltrepassa la barriera ematoencefalica), e così lo stato infiammatorio e il suo stimolo all'insulino-resistenza, la condizione del diabetico che rende inefficace l'insulina.
Essendo la massa magra uno dei "tamponi" della glicemia, cioè uno dei tessuti che concorrono alla sua gestione (e soprattutto al consumo del glucosio), la si può ritrovare più alta di prima, tant'è che un recente lavoro ha dimostrato che non vi è una riduzione delle malattie cardiovascolari nei diabetici che erano dimagriti.
Il miglioramento della glicemia era quindi solo momentaneo.



http://morethanmediocrity.wordpress.com/


In futuro, grazie anche ad un ricercatore italiano e ai suoi studi sulla leptina, Roberto Coppari, i diabetici (persino quelli di tipo I!) potranno fare a meno dell'insulina.
Nel mentre, cominciamo a mangiare correttamente, evitando il cibo spazzatura (tutto ciò che è raffinato e industriale), facendo una buona colazione, senza esagerare con nessun alimento. E senza far mancare l'attività fisica!

Aggiornamento 23/3/2016

Le donne soffrono di malattie autoimmuni più frequentemente anche a causa dei più alti livelli di leptina (normalmente le donne hanno più grasso e quindi più leptina), ma anche a causa del malfunzionamento del recettore per gli estrogeni

Aggiornamento 23/9/2016

I cibi antinfiammatori secondo la Cleveland Clinic.

Aggiornamento 23/11/2016

L'eccesso di leptina, insieme ad altre adipochine, è responsabile, oltre al carico meccanico, della degenerazione intervertebrale nelle persone sovrappeso

La leptina come marker di rischio cardiovascolare, anche negli obesi apparentemente sani.

Aggiornamento 23/12/2016

Cosa succede se nell'intestino manca una proteina, ZG16, che tiene lontani i batteri dalla mucosa? I batteri entrano nel sangue, creano infiammazione e il topo ingrassa e si ammala di diabete. Finché persiste la condizione infiammatoria non è possibile né dimagrire né guarire dal diabete. Sistema immunitario e omeostasi energetica sono solidamente legati.
L'importante ruolo del GLP1 nell'attivazione del metabolismo, mediante l'attivazione di AMPK e condivisione delle vie dell'irisina.
Questo accade anche con le cellule iNKT, che fanno parte del sistema immunitario, che rispondono a GLP1 rilasciando FGF21. Quest'ultima molecola stimola la trasformazione del grasso bianco in bruno

Aggiornamento 12/1/2017

La leptina è un crocevia tra metabolismo, immunità e infiammazione: la sua alterazione porta ai problemi di autoimmunità, peso, diabete ecc

Aggiornamento 18/1/2017

L'infiammazione è il miglior "amico" dell'invecchiamento. Più dura, più va avanti il processo di aging, e ognuno deve trovare la dieta per sé che non lo faccia infiammare.
Aggiornamento 18/2/2017

La leptina in eccesso aumenta la permeabilità intestinale e tutto ciò che ne consegue.

Aggiornamento 25/2/2017

Perché quando c'è insulino-resistenza è così difficile dimagrire e mettere muscolo? Perché si determina un restringimento del flusso di sangue verso i muscoli. Così i nutrienti vengono diretti al tessuto adiposo e prevalentemente "messi da parte" per i momenti di difficoltà. Questo meccanismo, che ci ha permesso di sopravvivere alle carestie e all'impossibilità di procurare cibo, oggi, quando sussiste per un tempo prolungato, determina il diabete di tipo 2

Aggiornamento 26/2/2017

Interessante articolo di Arianna Rossoni sulla dieta antinfiammatoria.

Aggiornamento 10/3/2017

Nel modello animale una molecola presente nei cavoli, il sulforafano, attenua l'infiammazione, aumenta il dispendio energetico e gli adipociti bruni, migliora la flora intestinale. Riducendo così l'aumento di peso con una dieta ad alto contenuto di grassi

Aggiornamento 12/3/2017

Nel modello animale l'iniezione di FGF1 direttamente nel cervello porta alla guarigione per lungo tempo dal diabete: questo perché alcune cellule, i taniciti, possono influenzare direttamente l'omeostasi glucidica

Aggiornamento 21/3/2017

Oltre alla leptina, anche l'uridina, rilasciata dal fegato dopo che mangiamo ma dal tessuto adiposo lontano dai pasti, contribuisce al mantenimento della composizione corporea, e la sua alterazione è osservabile nei diabetici e sovrappeso.

Aggiornamento 27/3/2017

Tutte le info sulla leptina offerte da Authoritynutrition.com

Aggiornamento 30/4/2017

Hai il diabete e scarsa massa muscolare? Camminare è quasi inutilePrima fatti i muscoli con i pesi e poi potrai migliorare i tuoi fattori di rischio cardiovascolare

Aggiornamento 2/5/2017
I principali stimolatori dell'invecchiamento sono l'infiammazione, la flora alterata e la permeabilità intestinale. Queste condizioni peggiorano con l'età, creando un circolo vizioso, ma si possono gestire utilizzando cibo vero ed evitando quello industriale.
Aggiornamento 12/5/2017
12 modi per migliorare la resistenza leptinica
Aggiornamento 31/5/2017

L'importanza dell'ipotalamo nel controllo della glicemia

Aggiornamento 6/7/2017

L'alimentazione infiammatoria (cibi raffinati e industriali) aumenta il rischio di aumento di peso sia ne sani che nei malati
Aggiornamento 2/8/2017

Cercate di fare sempre pace col vostro partner prima di andare a dormire. Litigare e la mancanza di sonno costituiscono un uno-due micidiale che alza il livello infiammatorio mediante una risposta stressogena

Aggiornamento 6/8/2017

L'infiammazione della microglia (tessuto di sostegno al cervello) determina la suscettibilità all'obesità nei topi
Scrive il collega Francesco Astolfi "Se ingrassiamo per il troppo mangiare, la colpa potrebbe essere della neuroglia, cellule del sistema immunitario residenti nel cervello. Secondo uno studio appena pubblicato su Cell Metabolism sarebbero le cellule microgliali presenti nell’ipotalamo le responsabili dell’aumento di peso La regione medio-basale dell’ipotalamo contiene alcuni neuroni specializzati nella regolazione dell’assunzione di cibo e del consumo energetico. Normalmente questa regione cerca di bilanciare il numero di calorie ingerite, con il fabbisogno energetico necessario per mantenere un peso normale."

Aggiornamento 24/9/2017
Perché non possiamo considerare le persone sovrappeso come persone normali con qualche kg in più?
Chi è sovrappeso ha alterazione delle vie neuronali che gestiscono fame e sazietà, e questo rende difficile per loro tornare al normopeso nel lungo termine e dire di no al cibo, in particolare quello "confortevole"

Ottimo articolo su leptina e gestione della composizione corporea, cibo, dipendenza e palatabilità: "al tuo cervello piace il cibo spazzatura, ma al tuo corpo no!"

Aggiornamento 14/11/2017

Una review sull'importanza della dieta antinfiammatoria nel diabete/sindrome metabolica: viene sottolineata l'importanza dei prodotti non raffinati, in particolare olio extravergine, utili per la loro ricchezza di polifenoli e antiossidanti.
Anche l'olio di pesce ha effetti discreti. Alcune vitamine (C, D, E) possono essere supplementate con discreti effetti antinfiammatori.
Tra i cibi, l'aglio e altri vegetali ricchi in zolfo (cavoli ecc) appaiono ridurre l'infiammazione.
Aggiornamento 22/12/2017

Un gruppo di ricercatori olandese ha messo in evidenza che il livello infiammatorio della dieta stimola il recupero del peso perso, al di là dei macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati) e delle calorie. 
Nello studio chi ha usato cibi associati ad infiammazione ha recuperato molto più peso di chi ha usato cibi non infiammatori, anche tenendo conto dell'attività fisica.

Aggiornamento 17/1/2018

I trigliceridi inducono direttamente resistenza leptinica, e sono spesso aumentati da un eccesso di carboidrati da fonti raffinate.

Aggiornamento 7/2/2018
Una nuova review elenca le alterazioni cellulari che coinvolgono il segnale leptinico: infiammazione e gliosi ipotalamica, stress del reticolo endoplasmatico. Queste alterazioni non permettono un corretto funzionamento della leptina e delle sue azioni correlate.

Aggiornamento 27/4/2018
I trigliceridi oltrepassano la barriera ematoencefalica inducendo insulino e leptino-resistenza, peggiorando il consumo di energia e il metabolismo.

Aggiornamento 31/8/2018

Una testimonianza secondo cui perdere troppo grasso porta ad un effetto negativo sugli ormoni dell'asse riproduttivo (ipotalamo-ipofisi-gonadi, GnRH-LH/FSH-testosterone). Questo è probabilmente dovuto alla caduta della leptina, sia per lo scarso introito calorico che chi fa digiuni per "definirsi" pratica sia al basso livello di grasso raggiunto, che in termini evolutivi indica un pericolo e quindi necessità di sopravvivere e non certo di riprodursi





Aggiornamento 1/9/2018

La resistenza leptinica è data, tra le altre cose, dall'attivazione dell'enzima MMP2, in risposta all'aumentato grasso corporeo. Questo enzima "rompe" (cleavage) il recettore per la leptina ipotalamico, rendendolo meno attivo, e rompendo quel circolo virtuoso che porta la leptina ad attivare la spesa energetica e ridurre l'appetito. Ancora una volta più si ingrassa e più si ingrasserà

Aggiornamento 2/9/2018
L'insulina aumenta l'aggressività del sistema immunitario, in particolare contro i virus. Ad essere stimolate sembrano le cellule T, una classe di linfociti (globuli bianchi), che grazie all'insulina aumenta la sua vitalità aumentando la produzione di energia e così la produzione di anticorpi.
Questa può essere una buona notizia per chi ha un'infezione, ma un'arma a doppio taglio in altre condizioni in cui l'insulina è alta o il sistema immunitario alterato.
Infatti spesso notiamo che usare una dieta che riduca l'insulina migliori le condizioni infiammatorie come malattie autoimmuni, diabete etc
Aggiornamento 7/9/2019

I tumori sono dipendenti dallo zucchero, e privandoli di questo nutriente li si fa morire.
Spesso capita di leggere questo. Ma lo zucchero da cui dipendono non è il saccarosio (zucchero da tavola) che utilizziamo, ma il glucosio presente nel sangue (glicemia), che deriva dallo zucchero alimentare, dalle fonti di carboidrati (cereali, patate, ecc), dalle proteine che possono essere trasformate in glucosio (gluconeogenesi) e dai grassi che possono favorire l'insulinoresistenza e quindi determinare una glicemia alta. Quindi genericamente dagli eccessi di nutrienti, e non solo dallo zucchero. Inoltre alcuni tumori sono dipendenti invece da glutammina, acetato, lattato, acidi grassi. Tuttavia "Un aumentato metabolismo dello zucchero (glicolisi) può avviare cambiamenti maligni nelle cellule non maligne e la glicolisi mediata dalle proteine regolatrici HBP, GAPDH, EPAC e RAP1 sostiene fenotipi maligni in cellule maligne" Quindi per sfavorire sia la formazione che la proliferazione dei tumori è necessario tenere bassa la glicemia non (solo) riducendo lo zucchero alimentare, ma mangiando correttamente e muovendosi.

Aggiornamento 12/9/2018

Un ulteriore studio conferma che in chi abbia problemi di glicemia può essere conveniente iniziare il pasto con la fonte proteica o ancora meglio con un'insalata. In questo modo si riducono le glicemie post prandiali e il rilascio di insulina

Aggiornamento 1/12/2018

Da un articolo del prof Ludwig.

Si sa dagli anni 50 del secolo scorso che chi si mette a dieta va a riprendere peso. E questo dipende soprattutto dal fatto che il metabolismo cambia. Non è solo una questione di volontà: nella battaglia tra volontà e metabolismo, il secondo vince.
La spiegazione può essere data dal modello carboidrati-insulina, al di là del dispendio calorico: lo studio effettuato in random ha dimostrato come le persone che hanno utilizzato una dieta low carb dimagrivano meglio e avevano maggiore dispendio energetico. E questo è durato 3 anni.
Infatti "Secondo l'ultimo studio del prof Ludwig, sostenitore del modello carboidrati-insulina, a parità di calorie le persone con dieta lowcarb hanno maggiore spesa energetica, specie se hanno insulina alta.
La grelina, ormone della fame e del risparmio energetico, e la leptina, ormone che aumenta nel sovrappeso e non funziona più correttamente nello stimolare la spesa energetica, si sono ridotti.
L'effetto di "vantaggio metabolico" si è mantenuto nel tempo, mettendo in evidenza che le calorie da carboidrati fanno ingrassare (o meglio sono più legate all'aumento di peso) più di quelle da grassi, nonostante il calo fisiologico della spesa energetica sia comunque presente."

Ludwig accusa inoltre il suo "rivale" KD Hall di aver falsificato i dati nella sua revisione del modello, perché si continui a sostenere che tutte le calorie sono uguali.

Aggiornamento 23/6/2019

L'ipoleptinemia (leptina bassa) che si ha in seguito a una dieta ipocalorica stimola l'asse corticotropo (cortisolo) per stimolare la fame.

Aggiornamento 24/6/2019

La leptina regola il grasso epatico (lipogenesi, trasporto all'esterno e conseguente steatosi) attraverso l'ipotalamo e la stimolazione del nervo vago.

Aggiornamento 11/7/2019

Non rispettare gli orari fisiologici dei cicli sonno-veglia altera i segnali di insulina e leptina, due ormoni cruciali per il mantenimento del peso corretto e della composizione corporea
Aggiornamento 24/7/2019

Il cervello gestisce la glicemia in coordinazione col pancreas.

Aggiornamento 13/8/2019

GIP, il peptide gastrointestinale, è fondamentale per la resistenza leptinica. Se questo ormone è rilasciato in maniera elevata, l'iperalimentazione farà ingrassare più facilmente.
Aggiornamento 8/12/2019

L'insulina stimola la lipogenesi (DNL), ossia la sintesi di grassi endogena. Mentre questa via è quasi trascurabile nelle persone normali, è discretamente attiva in persone con alterazioni metaboliche (insulinoresistenza, sindrome metabolica, diabete, invecchiamento), e può quindi condizionare l'aumento di peso e rendere più difficile dimagrire.

"Oltre all'eccesso calorico, i macronutrienti esercitano effetti specifici modulando la secrezione enteroendocrina e, a loro volta, le isole pancreatiche [con aumento del rapporto insulina/glucagone] e la funzione cerebrale prima di raggiungere il letto splancnico per stimolare direttamente la secrezione di insulina e l'ingresso [dei nutrienti] nel fegato. Solo il 33% circa dei carboidrati nella dieta entra nel fegato e si ritiene che i grassi nella dieta ammontino solo al 10-20% del pool di acidi grassi epatici. Tuttavia, i macronutrienti possono fornire substrati per l'acetil-CoA epatico" che attiva i sensori nutrizionali e fornisce i substrati per la lipogenesi.
Nelle persone con diabete "l'ingestione di due pasti ad alto tasso glucidico rivelano le anomalie metaboliche: i carboidrati ingeriti vengono deviati dalla sintesi di glicogeno muscolare al fegato, dove la disponibilità aumentata di carboidrati e l'iperinsulinemia compensativa promuovono la DNL epatica, sintesi di trigliceridi epatica e secrezione di VLDL, ipertrigliceridemia e riduzione nel plasma delle HDL".
In tutto questo gioca un ruolo importante l'ipotalamo e l'infiammazione che lo colpisce, che altera il controllo sui nutrienti e influenza il loro destino metabolico.

Aggiornamento 1/4/2020

Scoperti i neuroni che vengono attivati dalla leptina nell'ipotalamo e attivano il consumo calorico a livello del tessuto adiposo bruno per mezzo del sistema nervoso simpatico
Aggiornamento 23/4/2020

Quando assumiamo un pasto ricco in grassi, soprattutto saturi, e carboidrati, l'organismo ha una reazione infiammatoria postprandiale, che se ripetuta troppo spesso può essere correlata con problemi di salute. Un mix di 6g di spezie (basilico, alloro, pepe nero, cannella, coriandolo, cumino, zenzero, origano, prezzemolo, pepe rosso, rosmarino, timo e curcuma) è in grado di attenuare la risposta.

Aggiornamento 30/5/2020

La dieta lowcarb può aumentare la spesa energetica in persone dimagrite, sia a riposo che nell'attività fisica. In particolare "ridotte concentrazioni di insulina e grelina possono aumentare il dispendio energetico, in parte attraverso l'attivazione dell'attività del tessuto adiposo bruno", mente il glucagone attraverso altre vie. Anche la sensibilità leptinica migliora, fattore associato con un minor rischio di recupero del peso. L'effetto è stimabile tra le 200 e le 300kcal al giorno o 50Kcal ogni 10% di riduzione dei carboidrati

Aggiornamento 1/8/2020

C'è un legame probabile tra condizioni infiammatorie croniche, dieta infiammatoria e gravità delle manifestazioni di COVID19. Visto questo "suggeriamo che mentre ci prepariamo a convivere con COVID-19, gli individui con malattie infiammatorie croniche dovrebbero considerare di cambiare la loro dieta prima di essere infettati per attenuare lo sviluppo dei sintomi più gravi", ad esempio riducendo l'apporto di grassi saturi che possono aumentare la permeabilità intestinale e favorire l'ingresso di endotossine prodotte da un microbiota sbilanciato.

Aggiornamento 17/1/2021

I prebiotici come i FOS (inulina) possono ridurre la grelina, ormone responsabile della fame e del ridotto dispendio energetico, e la PCR, marker di infiammazione. Gli effetti sono probabilmente dovuti all'effetto positivo sul microbiota

Aggiornamento 10/4/2021

La leptina è un ormone, rilasciato dal tessuto adiposo, che dà sazietà e stimola la spesa energetica, quando funziona correttamente. Quando è presente ma funziona male, non bloccando l'appetito, si parla di resistenza leptinica. Si è scoperto un nuovo circuito attraverso cui agisce (indirettamente), nel nucleus accumbens, centro della ricompensa, bloccando i neuroni dopaminergici che stimolano la ricerca di cibo e il piacere del mangiare. Questo circuito può essere un target farmacologico nel dimagrimento e nell'anoressia

Aggiornamento 19/3/2022

Nella dietetica classica si insegnava che gli adipociti dopo l'adolescenza non potevano aumentare di numero ma solo di dimensioni. Immaginare una situazione del genere era evidentemente sbagliato visto che si conoscevano già farmaci antidiabetici (i glitazoni) che agivano proprio favorendo la maturazione dei preadipociti in adipociti (cioè aumentando il numero) e permettendo di abbassare la glicemia perché il glucosio in eccesso andava a essere stipato assieme al grasso. Chiaramente se era possibile stimolare la maturazione dei preadipociti con molecole esogene, esistono anche molecole endogene che stimolano le stesse vie.
Oggi sappiamo che il tessuto adiposo è altamente dinamico, e i grassi vengono scomposti e riformati (lipolisi e riesterificazione dei trigliceridi) con spreco di energia, ma questo processo è rallentato nelle persone sovrappeso, nell'invecchiamento e nell'insulinoresistenza ed è un segno di malattie metaboliche (e metabolismo lento). "La lipolisi indotta da catecolamine diminuisce nel tempo e può, in parte, spiegare l'aumento del peso corporeo durante l'invecchiamento". Questo può spiegare perché da giovani è più facile dimagrire, mentre andando avanti con l'età e con più diete alle spalle diventa sempre più difficoltoso.
Gli adipociti vengono rimpiazzati da nuove cellule col tasso del 10% annuo, ma nel dimagrimento non si riducono di numero (solo di dimensioni) e questo facilita il recupero del peso.
Il meccanismo di aumento del numero di adipociti (iperplasia) è particolarmente evidente nell'obeso e nella persona che recupera peso, anche per effetto delle fluttuazioni nella leptina.
L'aumento di numero avviene prevalentemente nel tessuto viscerale e non in quello sottocutaneo, soggetto più che altro a ipertrofia (aumento delle dimensioni delle cellule).

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