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martedì 15 ottobre 2013

Allergico al sale


Quando ho letto che si poteva essere intolleranti al sale mi è scappato un po' da ridere. In realtà viene specificato che il problema vero non è il cloruro di sodio, composto da due ioni normalmente presenti nel nostro organismo, quanto le impurità o il suo sovraccarico.
Per la serie "smentite inaspettate", recentemente è stato invece verificato che il sale induce la differenziazione di linfociti, cioè una classica risposta infiammatoria. E in particolare i Th17, tipicamente coinvolti nelle malattie autoimmuni come la sclerosi multipla.
È ben noto che il sale provoca ipertensione ed è quindi tra le maggiori cause di infarti e ictus.
Ridurre il sale, anche in chi è normoteso, abbassa il rischio di malattie cardiovascolari, insufficienza cardiaca e renale, tumore gastrico.
Da poco si è scoperto come realmente il sale causa aumento della pressione sanguigna, soprattutto nelle persone con una particolare predisposizione genetica, ed è ovviamente un meccanismo che coinvolge l'ipotalamo, il centro che gestisce la maggior parte delle nostre attività vegetative.




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Il sale (come lo zucchero del resto) viene volutamente aggiunto ai cibi industriali, che sono spesso fatti con ingredienti di scarsa qualità. Per avere un sapore accettabile devono quindi essere addizionati di sostanze che ne aumentino la palatabilità. E così ne mangeremo più del necessario, con il risultato di aumentare di peso.
Anche aggiungere sale alle pappette dei bambini per rendergliele più gradite è dannoso, perché da adulti privilegeranno quel gusto.
Abituiamo il nostro gusto a una piccola quantità di sale, il nostro organismo ci ringrazierà!
Privilegiamo le spezie, come la curcuma, il principale ingrediente del curry, i cui benefici sono ormai certi!

update 3/7/14

Quando ti vedi citato da uno dei tuoi idoli, non puoi che essere felice! 


update 1/6/16

Il mio nuovo articolo sul sale.


Aggiornamento 10/6/2016

La collega M.Rosaria Vestuto segnala un lavoro secondo cui il sale contribuirebbe ad aumentare la grelina, ormone noto per fare danni come i terremoti, in particolare aumenta la fame e rallenta il dispendio energetico.

Aggiornamento 19/9/2017

Si conosceva già il ruolo dannoso del sale nella sclerosi multipla, ora si ipotizza che si possa estendere anche a lupus e artrite reumatoide


Aggiornamento 9/11/2017
Utilizzare le spezie aumenta la percezione del gusto salato e aiuta a ridurre l'introito di sale e quindi la pressione sanguigna


Aggiornamento 16/11/2017

Il sale modula il microbiota, riducendo la vita dei lattobacilli e favorendo l'ipertensione


Aggiornamento 16/1/2018

Il sale, tramite l'azione sui th-17, sembra aumentare in un modello animale il rischio di demenza e problemi cerebrovascolari.


Aggiornamento 26/1/2018

Anche il sale può contribuire al diabete. Infatti attiva lo stress ossidativo che a sua volta stimola una via infiammatoria (NLRP3) responsabile di insulino-resistenza. Questo ha anche effetto sul rene, aumentando la ritenzione di liquidi. Il potassio ha un effetto contrario.


Aggiornamento 2/5/2018

Ridurre il sale rimane probabilmente il miglior modo per abbassare la pressione e ridurre le malattie cardiovascolari

Aggiornamento 11/6/2018

Raddoppiare il sale nella dieta fa piazza pulita dei lattobacilli, importanti batteri del nostro intestino legati ad ipertensione e obesità


Aggiornamento 16/7/2018

Contrariamente a quanto si pensava, il sodio può essere temporaneamente stipato nel corpo, e non viene necessariamente espulso con le urine: il suo legame con la riduzione di lattobacilli e l'attivazione dei Th-17 è sempre più evidente

Aggiornamento 20/8/2018

Un altro studio documenta che l'eccessiva riduzione del sale (sodio sotto i 5 grammi) aumenta il rischio cardiovascolare. Già l'anno scorso l'American Heart Association​ rigettò le conclusione di uno studio simile, continuando a consigliare una maggiore limitazione del sodio (2 grammi al giorno). Quello che è emerso però senza dubbio e su cui tutti concordano è che il potassio sia un indicatore di qualità della dieta, trovandosi soprattutto in frutta e verdura, e possa limitare i danni dovuti al sale (che, senza eccessi, potrebbe essere protettivo)


Aggiornamento 26/1/2019


Ridurre il sodio (sale da cucina) e aumentare il potassio (frutta e verdura) riduce il rischio di ictus

Aggiornamento 11/2/2019
Il sale stimola la ritenzione di liquidi e l'aumento dei volumi plasmatici anche grazie allo stress ossidativo. Un'elevata assunzione di sale porta alla mancanza di fattore di crescita epidermico (EGF) nel tessuto corticale, bassa abbondanza di RhoGDIα e attivazione anomala dei recettori mineralcorticoidi (MR) tramite l'alta attività di Rac1, che funge anche da unità strutturale della NADPH ossidasi. La produzione di specie reattive dell'ossigeno (ROS) aumenta l'attività di ENaC, che, a sua volta, contribuisce all'espansione del volume del liquido corporeo richiesta per lo sviluppo dell'"ipertensione sensibile al sale"
Aggiornamento 21/2/2019
Il sale da cucina (cloruro di sodio) sembra avere inaspettate conseguenze nelle allergie.
Agisce aumentando l'aggressività delle cellule TH2, quelle tipiche della reazione allergica (atopia), attivando alcuni fattori di trascrizione.
La pelle delle persone con dermatite atopica ha maggiori quantità di sodio del normale, e questo aumenta la risposta allergica e favorisce la crescita di Staphylococcus aureus, batterio tipicamente collegato con la dermatite
Aggiornamento 27/2/2019

Il lupus è una malattia autoimmune in cui bisogna stare attenti all'alimentazione. La vitamina D modula il sistema immunitario L'omocisteina alta aumenta il rischio cardiovascolare, ed è legata a carenza di vitamine del gruppo B. Tra i minerali, poco sale e introdurre abbastanza zinco e selenio. I polifenoli e le fibre contenuti in frutta e verdura aiutano a ridurre lo stato infiammatorio e agiscono da antiossidanti

Aggiornamento 21/3/2019

Il consumo di sodio e potassio è essenziale per la salute, in quanto nessuno dei due è prodotto dall'organismo ed entrambi sono necessari per i processi fisiologici critici. La nostra alimentazione è comunque spesso caratterizzata da un eccesso del primo e una carenza del secondo (presente in frutta e verdura). Non bisogna però ridurre eccessivamente il sodio, presente nel sale da cucina. "La combinazione di un apporto moderato di sodio (3-5 g / die) con un'assunzione elevata di potassio è associata al più basso rischio di mortalità ed eventi cardiovascolari, mentre gli eccessi di assunzione di sodio combinati con una bassa escrezione urinaria di potassio sono associati al più alto rischio cardiovascolare. I nostri dati evidenziano la necessità di un forte aumento nell'assunzione di potassio nella dieta nella popolazione generale, con la contemporanea riduzione dell'assunzione di sodio".

Aggiornamento 11/4/2019

Sempre più studi legano sale e attivazione dei TH17, nell'artrite e nell'autoimmunità in generale

Aggiornamento 13/7/2019
Può il sale agire da antigene? In un certo senso sì, perché capace di attivare molti tipi di cellule immunitarie. Inoltre aumenta la produzione di un composto (IsoLG) che stimola le cellule dendritiche.
In ultimo determina disbiosi, con aumento dei Firmicutes e riduzione dei Bacteroidetes.
Tutto questo porta ad uno stato di infiammazione e predispone per l'ipertensione, il principale fattore di rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 4/9/2019
È possibile mettere in relazione l'escrezione degli elettroliti urinari con l'umore. I ragazzi che avevano molto sodio rispetto al potassio (che significa eccessiva introduzione di sale) avevano maggiore manifestazione di sintomi depressivi rispetto a quelli che avevano il rapporto invertito (che rappresenta un maggior consumo di alimenti vegetali non raffinati e minore di cibo spazzatura).
Aggiornamento 8/10/2019
Il sale provoca ipertensione anche riducendo il numero di lattobacilli e alterando l'immunità e i ritmi circadiani e così l'escrezione urinaria del sodio.
Aggiornamento 24/11/2019

Il legame bidirezionale tra ipertensione, infiammazione e microbiota.

Aggiornamento 28/11/2019

La dieta chetogenica è probabilmente l'approccio alimentare più efficace nell'emicrania. In persone con sensibilità alimentari le diete di eliminazione possono funzionare, ma anche la semplice riduzione del sale può essere efficace. Uno dei meccanismi possibili è la riduzione dell'infiammazione grazie al bilanciamento tra omega 6 e omega 3

Aggiornamento 26/12/2019

Un'ipotesi da verificare lega il consumo eccessivo di sale in gravidanza e l'aumento del rischio di autismo nella prole. Questo accadrebbe tramite l'induzione di disbiosi e alterando il sistema immunitario (è noto che il sodio stimola i linfociti Th-17 e i macrofagi M1).
Tra i fattori nutrizionali nell'artrite reumatoide, il più importante appare essere il sale
Aggiornamento 12/1/2020
La pressione sanguigna è influenzata da molti fattori, tra cui quanto sale (sodio) viene riassorbito dai reni e non espulso con l'urina. Stimolare i recettori del gusto dolce favorisce la ritenzione di sale e l'ipertensione. Il sale e un'alimentazione proinfiammatoria alterano il microbiota e aumentano il tono simpatico con ulteriore aumento della pressione

Aggiornamento 12/3/2020

Il sale crea iperosmolarità (eccesso di soluti nei tessuti) che stimola i macrofagi a essere più infiammatori. In questo modo i tessuti vengono danneggiati (in questo caso si stimola il danno renale), anche per la maggiore pressione sanguigna.

Aggiornamento 23/5/2020
La dieta chetogenica può far variare il microbiota, riducendo i bifidobatteri (batteri tipici della società agricola) e in modo da ridurre i Th17, cellule immunitarie particolarmente importanti nell'autoimmunità
Aggiornamento 13/7/2020
Secondo una revisione degli studi su artrite reumatoide (AR) e dieta, "evidentemente, la dieta può migliorare i sintomi dell'AR riducendo l'infiammazione, rimuovendo i cibi proinfiammatori o aumentando i cibi antinfiammatori e alterando il microbiota intestinale. Si raccomanda pertanto di curare abitualmente la nutrizione nei pazienti con AR facendo riferimento a nutrizionisti esperti nell'identificare e affrontare problemi relativi all'alimentazione". Omega 3 ad alte dosi, vitamina D e riduzione del sale possono migliorare il rischio cardiovascolare e altri fattori. Le diete di eliminazione, digiuno intermittente ecc possono dare vantaggi in alcuni individui, ma devono essere seguite da personale preparato per non creare rischi di carenze. Tuttavia gli esiti confermano il probabile legame della malattia con antigeni alimentari. La dieta mediterranea appare essere la più appropriata nel migliorare alcuni parametri.
Aggiornamento 2/5/2021

Il sale è noto per aumentare la pressione, ma forse esiste un altro meccanismo che lo lega al rischio cardiovascolare. Il sale può disturbare i mitocondri dei macrofagi, e in particolare il complesso II della catena respiratoria. Questo altera la loro produzione di energia e il consumo di ossigeno, e li trasforma in fagociti più aggressivi. L'effetto è reversibile.
"I fagociti, il cui compito è identificare ed eliminare i patogeni nel corpo, sono stati in grado di combattere le infezioni in modo più efficace. Ma questo potrebbe anche promuovere l'infiammazione, e aumentare il rischio cardiovascolare", spiega Müller.
"Ovviamente la prima cosa a cui pensi è il rischio cardiovascolare. Ma diversi studi hanno dimostrato che il sale può influenzare le cellule immunitarie in vari modi. Se un meccanismo cellulare così importante viene alterato per un lungo periodo, potrebbe avere un impatto negativo — E potrebbe potenzialmente causare malattie infiammatorie dei vasi sanguigni o delle articolazioni, o malattie autoimmuni ", afferma Kleinewietfeld.

Aggiornamento 13/3/2022

La dieta chetogenica si conferma utile in persone con sclerosi multipla.
In 6 mesi di dieta le persone hanno migliorato la composizione corporea, stanchezza, depressione, qualità della vita e disabilità neurologica. I pazienti hanno aumentato la lunghezza percorsa nel test del cammino. Si ha inoltre un impatto sul sistema immunitario perché si riducono le citochine proinfiammatorie e aumentano quelle antinfiammatorie.
A uno dei ricercatori è stato chiesto se tutti i pazienti con SM debbano quindi seguire questo approccio.
"Non necessariamente", ha risposto il prof. Brenton. "Non esiste una dieta unica per la SM. "Ciò che funziona per alcuni pazienti potrebbe non funzionare per altri e l'accumulo di prove suggerisce che ci sono numerosi vantaggi negli interventi dietetici nei pazienti che vivono con la SM", ha affermato. "Il mio consiglio attuale è quello di seguire una dieta sana ed equilibrata e di mantenere un peso sano, poiché entrambi questi aspetti probabilmente svolgono un ruolo positivo nella SM".
"Le diete chetogeniche possono essere di beneficio nelle persone con SM attraverso diversi meccanismi, tra cui la riduzione dell'infiammazione, la riduzione del grasso corporeo e/o la promozione di un microbiota intestinale meno infiammatorio", ha affermato la dott.ssa Giesser, che non ha legami con il nuovo studio.
E le diete cheto non sono prive di rischi, ha aggiunto. "Le diete chetogeniche potrebbero portare ad altre complicazioni mediche o carenze nutrizionali", ha spiegato Giesser, "e qualsiasi regime dietetico dovrebbe essere intrapreso dopo aver consultato un medico".

Aggiornamento 20/8/2022

Si è scoperto un meccanismo che spiega l'aumento di pressione legato all'ingestione di sale (ipertensione sodio-sensibile). Infatti non in tutti la pressione aumenta all'ingestione di sale, ma solo in quelli che hanno una certa predisposizione, circa la metà.
In questi il sodio entra nelle cellule immunitarie legate all'allergia (APC) e mediante una cascata di attivazioni si arriva a stimolare NLRP3, un mediatore dell'infiammazione.
Questo porta all'attivazione delle cellule T e alla produzione di citochine proinfiammatorie tra cui IFN (interferone)-γ e IL-17A. I linfociti T si infiltrano nei reni e nello spazio perivascolare e promuovono la ritenzione di sodio renale e la disfunzione vascolare che alla fine mediano l'ipertensione sale-sensibile.
"La sensibilità al sale della pressione sanguigna espone sia gli individui normotesi che quelli ipertesi a un rischio maggiore di morbilità e mortalità cardiovascolare". La scoperta di questo meccanismo potrà portare a sviluppare terapie apposite, nel mentre cercate di ridurre il consumo di sale.

Aggiornamento 26/9/2022

Nelle malattie autoimmuni, a causa di un'interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali si scatena un'infiammazione che altera il funzionamento delle cellule e del sistema immunitario. Le proresolvine, derivati degli omega 3, possono fermare questa infiammazione cronica che concorre alla malattia in maniera diversa dagli antinfiammatori, non bloccandola ma favorendo la sua risoluzione.

"La sclerosi multipla (SM) è attualmente una malattia neurologica incurabile e non traumatica con gravi implicazioni emotive ed economiche. L'infiammazione è considerata un attore importante nella sua patogenesi poiché la mancata risoluzione dell'infiammazione è il fattore unificante delle condizioni patologiche in diverse malattie infiammatorie. Sebbene siano disponibili diversi regimi farmacologici e approcci riabilitativi per la gestione di questa malattia, al momento non sono disponibili strategie efficaci per modulare l'alterazione del sistema immunitario che attacca diversi componenti del sistema nervoso. I farmaci disponibili per il trattamento sono associati a sostanziali effetti avversi che complicano ulteriormente la gestione di questa malattia debilitante. Pertanto, le terapie esistenti possono solo ritardare in una certa misura la progressione della malattia, ma un approccio curativo o riparativo per invertire il danno causato alla mielina rimane elusivo".
Le proresolvine sono un trattamento potenziale e promettente per la SM da verificare negli studi clinici.


Aggiornamento 19/11/2022


Qual è l'influenza della dieta sulla fatica e la qualità della vita nelle persone con sclerosi multipla (MS)?
È risaputo che la dieta può avere efficacia nella MS e la maggior parte degli studi osservazionali con diete genericamente salutari hanno dato buoni risultati riducendo il tasso di recidiva, lo stato di disabilità, la perdita di volume cerebrale, l’affaticamento, il declino cognitivo, la depressione e hanno aumentato la qualità della vita fisica e mentale. L’integrazione di vitamina D, omega 3 e probiotici può migliorare alcuni aspetti e i marker di infiammazione.
Alcuni ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e hanno raccolto le evidenze su diverse diete.
Sono stati paragonati 8 diversi approcci dietetici: antinfiammatorio, digiuno, restrizione calorica, dieta chetogenica, dieta a basso contenuto di grassi, dieta mediterranea (DM), dieta paleo (PD) e dieta di controllo.
DM e PD sono risultate quelle con maggiori risultati sul miglioramento dei sintomi di fatica e qualità della vita mentale (in particolare la PD) e fisica. Entrambe le diete raccomandano di privilegiare alimenti non trasformati ed evitare quelli industriali ricchi di grassi non salutari e sodio. Considerando solo gli studi più lunghi la significatività dei risultati si riduce.
I dati sono limitati dal rischio di bias nei diversi lavori e dal ridotto numero dei pazienti negli studi, quindi i ricercatori raccomandano di prendere i risultati con cautela, tuttavia rappresentano una base di partenza per ampliare i trial e arrivare a linee guida ufficiali tanto attese dalle persone con MS. Attualmente viene solo consigliata una dieta salutare e varia.

Aggiornamento 12/1/2023

Aumentano le conoscenze della relazione tra sclerosi multipla e microbiota. Sono stati individuati 2 batteri che sono presenti in chi ha la malattia in remissione: Faecalibacterium prausnitzii e Gordonibacter urolithinfaciens. Il primo è un produttore di butirrato mentre il secondo trasforma un antiossidante vegetale, acido ellagico, in urolitina, un composto benefico. Nei modelli animali questi composti sono noti per la loro modulazione favorevole del sistema immunitario. Scrivono gli autori: "Queste specie batteriche o i loro postbiotici immunomodulanti derivati ​​sono candidati per essere testati in futuri interventi controllati come terapia aggiuntiva basata sul microbiota. In alternativa, il trattamento medico potrebbe essere combinato con una dieta a base vegetale su misura che favorisca la proliferazione batterica intestinale specifica e dei composti immunomodulatori identificati".

Lo studio ha anche confermato che alcuni batteri come Clostridium leptumClostridium inocuumAnaerotruncus colihominis e Ruminococcus gnavus aumentano il rischio di malattia

Aggiornamento 12/2/2023

Il sodio in eccesso altera l'attività mitocondriale delle cellule immunitarie Tregs, importanti per la tolleranza immunitaria, interferendo con la loro funzione. Il sale in eccesso può così essere correlato con malattie autoimmuni, infiammatorie e altre alterazioni del sistema immunitario.


Aggiornamento 4/3/2023

Il sale iodato è consigliato per ridurre il rischio di carenza di questo importante elemento, fondamentale per la tiroide. Purtroppo alcuni ricercatori hanno evidenziato che durante la cottura della pasta in acqua salata il cloro dell'acqua di rubinetto può reagire con lo iodio e formare composti potenzialmente tossici.
"Sulla base dei loro risultati, i ricercatori suggeriscono alcuni modi per ridurre il possibile consumo di queste sostanze:
La pasta dovrebbe essere bollita senza coperchio e scolata dall'acqua in cui viene cotta.
Il sale da cucina iodato va aggiunto dopo la cottura della pasta.
Usare sale non iodato per cuocere la pasta.

Come spiega il team, bollire la pasta senza coperchio consente la fuoriuscita di composti clorurati e iodati vaporizzati e scolare la pasta rimuove la maggior parte dei contaminanti. L'aggiunta di sale iodato dopo la cottura dovrebbe ridurre il rischio di formazione di sottoprodotti, ma si consigliano sali non iodati se si sala l'acqua prima dell'ebollizione".

Aggiornamento 9/4/2023

Il sale in eccesso è noto per il suo effetto sulla pressione sanguigna, favorendo l'ipertensione.
In uno studio svedese è stato evidenziato che, oltre all'effetto sulla pressione, il sale favorisce anche l'aterosclerosi, la formazione della placca ateromatosa che, rompendosi, determina occlusione del vaso e quindi infarti e ictus. L'effetto potrebbe essere dovuto sia all'eventuale pericolosità di livelli di pressione ritenuti normali ma in realtà dannosi, sia a altri effetti come danneggiamento dell'endotelio, indurimento dei vasi, induzione di danno vascolare dovuto allo stress ossidativo. Esiste inoltre un effetto sul sistema immunitario e sull'infiammazione, con coinvolgimento del TGFbeta che riduce il rilassamento dei vasi e modifica le cellule in modo da irrigidirle.
"Ogni aumento di 1000 mg dell'escrezione di sodio è stato associato a un aumento del 9% del riscontro con gli ultrasuoni di placca carotidea, un più alto punteggio di calcificazione dell'arteria coronarica (+16%) e un aumento del 17% dell'incidenza di stenosi coronarica".

Aggiornamento 15/4/2023

Con quali meccanismi il sale da cucina (cloruro di sodio) aumenta la pressione sanguigna?
In realtà ci sono solo ipotesi. Le principali indicano induzione di disfunzione vascolare primaria, di disfunzione primaria del sistema nervoso simpatico e di attivazione immunitaria, forse correlata all'ipertono cutaneo. La ritenzione di sodio è una delle spiegazioni per l'ipertensione responsiva al sale, ma non è valida per tutti. È probabile una componente renale che spiega la ritenzione e l'aumento dei liquidi; in queste persone si è solitamente responsivi ai farmaci diuretici. Vi sono crescenti prove che l'ipertensione sia dovuta anche alla stimolazione del sistema immunitario da parte del sodio.
Il tono vascolare e i liquidi extracellulari sono collegati, ma il meccanismo rimane ancora dubbio.
Quale dieta per ridurre la pressione?
La dieta DASH, simile alla mediterranea, è solitamente l'approccio consigliato. Aumentare il potassio, che si trova in frutta e verdura, riduce sia la pressione che la sensibilità al sale.
"Questa riduzione è probabilmente dovuta in parte agli effetti diretti del potassio sull'endotelio vascolare, possibilmente mediati dall'attivazione di Na+/K+ ATPasi ​​o dai cambiamenti nella deformabilità delle cellule endoteliali e dal rilascio di ossido nitrico".
Una scarsa introduzione di potassio porta all'attivazione di canali che determinano la sensibilità al sale e il riassorbimento del sodio nei reni, che così non viene escreto con le urine e rimane nel corpo, trattenendo liquidi. Invece grazie a una sorta di "interruttore" (switch) sensibile al potassio l'escrezione del sodio con le urine viene attivata.
"Lo switch sembra essere idealmente adattato per i tempi antichi in cui l'introduzione di sodio e potassio era diversa e altalenante: il consumo di sale nella dieta era spesso basso ma i carichi di potassio si verificavano in modo intermittente. Lo switch dà la priorità alla ritenzione di potassio rispetto all'escrezione di sodio, tuttavia non è adatto per una dieta occidentalizzata, caratterizzata da un'assunzione giornaliera ricca di sodio e bassa di potassio. Dal momento che un basso consumo di potassio stimola una condizione che lo faccia risparmiare a scapito dell'aumento del sodio, può stimolare la sensibilità al sale, fornendo una spiegazione del modo in cui il potassio nella dieta mitiga la sensibilità al sale".
Un altro fattore che riduce la pressione è la fibra alimentare, agendo sul microbiota e promuovendo la produzione di SCFA, grassi a catena corta che attivano recettori capaci di modulare il sistema immunitario e ridurre l'infiammazione che può stimolare l'ipertensione. Il sale agisce negativamente sui lattobacilli.

Aggiornamento 1/12/2023

Il probiotico S. boulardii può essere utile nella sclerosi multipla, migliorando la capacità antiossidante, riducendo le citochine infiammatorie e aumentando quelle antinfiammatorie. Anche fatica, dolore e qualità della vita sono migliorati nello studio.

Aggiornamento 30/4/2024


L'eccesso di sodio può essere responsabile del 10, 13 e 30% dei decessi totali per malattia cardiovascolare, malattia coronarica e insufficienza cardiaca, rispettivamente.
Risultano maggiormente a rischio le persone con un'alimentazione legata al basso reddito perché hanno una maggiore introduzione di cibo-spazzatura.

Aggiornamento 30/5/2024

Sostituire il sale con cloruro di potassio può ridurre la mortalità.
Nella metanalisi si è evidenziata una riduzione di 5 decessi per qualsiasi causa ogni 1.000 e di 3 decessi per malattie cardiovascolari ogni 1.000. Anche il numero di eventi cardiovascolari si è ridotto. L'effetto è particolarmente evidente negli ipertesi. Attenzione in caso di problemi renali.

Aggiornamento 6/6/2024

In uno studio cross-sectional, l'escrezione urinaria di sodio, proporzionale alla quantità di sale assunto, è associata al rischio di dermatite atopica. I ricercatori suggeriscono che limitare il sale nell'alimentazione può essere un modo per ridurre l'incidenza di questa malattia dermatologica a carattere allergico, anche se lo studio non può stabilire causalità e potrebbe solo riflettere l'assunzione di molto cibo spazzatura. Il meccanismo ipotizzato è legato all'accumulo di sodio nella pelle. In questo modo vengono alterate le vie immunitarie: i linfociti T diventano t-helper 2 e sono così più infiammatori.

Aggiornamento 21/6/2024

Un'alimentazione infiammatoria è legata a maggior rischio di sclerosi multipla o altre malattie demielinizzanti.
"un punteggio "dietary inflammatory index" elevato può corrispondere a un maggiore apporto di grassi saturi, zuccheri raffinati e alimenti trasformati. Questi componenti possono innescare lo stress ossidativo e promuovere la produzione di mediatori pro-infiammatori, che possono danneggiare la barriera emato-encefalica e attivare le cellule immunitarie all’interno del sistema nervoso centrale. Questi eventi possono ulteriormente contribuire alle caratteristiche di neuroinfiammazione e demielinizzazione della SM".
Invece gli alimenti non trasformati, soprattutto vegetali, sono ricchi in vitamine, grassi buoni, antiossidanti, e contrastano l'infiammazione.
"Questi risultati evidenziano l’importanza di includere più alimenti antinfiammatori nella dieta per la possibile prevenzione e gestione della SM e forniscono una potenziale strada per la ricerca futura per sviluppare strategie nutrizionali mirate per mitigare il peso di queste condizioni debilitanti".

Aggiornamento 9/7/2024

Ridurre il sale potrebbe essere fondamentale in caso di infiammazione intestinale.
Infatti anche il comune cloruro di sodio ha mostrato nel modello animale di poter favorire l’IBD (Crohn e colite ulcerosa).
Questo succede grazie all’aumento delle citochine infiammatorie, all’azione sul microbiota (riduzione dei lattobacilli) e sulla riduzione del butirrato, a quella sull’endotelio vascolare (riduzione del NO e indurimento delle arterie)

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