Continua qui il post sugli effetti benefici dei probiotici
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Questo avviene cambiando specifici componenti del microbiota e metaboliti del triptofano, mentre il cortisolo salivare non cambia.
"Questi risultati evidenziano che gli approcci dietetici possono essere utilizzati per ridurre lo stress percepito in una coorte umana. L'uso di diete mirate al microbiota per modulare positivamente la comunicazione intestino-cervello offre la possibilità di ridurre lo stress e i disturbi associati, ma sono necessarie ulteriori ricerche per indagare sui meccanismi sottostanti, incluso il ruolo del microbiota".
Come mai c'è stato negli ultimi decenni un aumento delle malattie gastrointestinali come IBD (Crohn e colite ulcerosa), celiachia, esofagite eosinofila, delle malattie metaboliche come il diabete di tipo 2 e autoimmuni come il diabete di tipo 1? Oltre a un aumento delle diagnosi, grazie a maggiori indagini, uno dei fattori ambientali è l'uso di antibiotici, in particolare nei bambini che stanno sviluppando il sistema immunitario.
Dopo un ciclo di antibiotici il microbiota risulta perturbato per mesi e può non tornare alla sua composizione originale. Si assiste a una proliferazione dei funghi come la Candida che hanno importanti influenze sul sistema immunitario.
"Gli antibiotici portano a profondi cambiamenti nel microbiota intestinale favorendo potenziali meccanismi che inducono le malattie. Gli studi sperimentali mostrano che la perturbazione del microbiota è capace di influenzare lo sviluppo delle malattie. Il livello di esposizione, la finestra temporale, in particolare nella prima infanzia e il tipo di antibiotici può spiegare la differenza nel rischio di malattia.
La difficoltà nel chiarire il legame è dovuta alla complessità nelle dinamiche del microbiota, per cui occorrono maggiori studi sia epidemiologici che sperimentali.
I trattamenti per porre rimedio a queste alterazioni, come prebiotici, probiotici, simbiotici e trapianto fecale sono sotto indagine, ma una migliore gestione nella somministrazione degli antibiotici sarebbe il fattore a cui porre maggiore attenzione".
Nella celiachia prima della manifestazione della malattia, si notano un eccesso di Escherichia coli e di Bacteroides e una riduzione dei bifidobatteri. L'esposizione agli antibiotici nel modello sperimentale influenza l'immunopatogenicità indotta dal glutine in relazione a specifiche specie batteriche. Alcuni patogeni opportunisti possono indurre la sensibilità delle cellule immunitarie al glutine attraverso l'elastasi batterica o il mimetismo molecolare (posseggono proteine che somigliano al glutine) o ancora modificando il glutine. I lattobacilli invece possono supportare la degradazione del glutine. Le finestre temporali potrebbero essere multiple ma la più importante appare essere quella nei primi 2 anni.
La permeabilità intestinale, con l'ingresso di molecole infiammatorie attraverso la mucosa, sembra giocare un ruolo in tutte queste malattie.
"È stato osservato che la Candida è elevata nelle malattie infiammatorie e ulteriormente aumentata nei topi trattati con antibiotici. La Candida è un lievito caratterizzato da polimorfismo, comprendente diverse forme di crescita e morfologie; la formazione di ife è associata a virulenza. In uno studio recente è stato scoperto che i metaboliti batterici controllano la crescita e la virulenza della Candida albicans limitando la formazione di ife. Poiché gli antibiotici non influiscono direttamente sui funghi, i cambiamenti osservati nel micobiota intestinale sono probabilmente mediati dal cambiamento della composizione batterica. I nostri risultati suggeriscono fortemente che i batteri commensali intestinali regolano i funghi, tenendoli sotto controllo. Quando i batteri vengono distrutti dagli antibiotici, i funghi, in particolare la Candida, hanno l'opportunità di crescere.
I benefici dei probiotici per la tiroide per ora sono ancora sotto indagine
Studi recenti evidenziano la sua capacità di ridurre le citochine infiammatorie e aumentare le cellule tollerogeniche (Treg e cellule dendritiche).
Se usato in pazienti asmatici ha portato al miglioramento del 100% dei pazienti con asma non controllato in 2 mesi in un piccolo studio su circa 30 persone.
Akkermansia, lattobacilli e Colinsella sono le specie che aumentano, mentre i bifidi si riducono anche con la somministrazione di probiotico. Akkermansia riduce il rischio di sovrappeso e malattie intestinali. Si riducono inoltre, rispetto al solo antibiotico, gli aumenti di Firmicutes e Proteobacteria, generi legati alla disfunzione metabolica.
Gli autori concludono che secondo l'evidenza attuale è corretto prescrivere i probiotici insieme ai cicli di antibiotici.
Alcune notizie dalle ultime linee guida americane sulla celiachia.
I probiotici hanno dato alcuni risultati nel miglioramento della disbiosi nei celiaci, ma sono ancora pochi perché vengano raccomandati
L'avena può essere usata dai celiaci, ma esiste sempre un rischio di contaminazione di glutine e una certa parte di celiaci ha una reazione immunogenica che può dipendere anche dal tipo di avena e dalla sua quantità.
È importante verificare la presenza di carenze nutrizionali come vitamine, rame, zinco, acido folico, ferritina e sideremia.
"Le interazioni tra l'intestino e il sistema immunitario svolgono un ruolo significativo nella salute dei testicoli. Questa scoperta evidenzia la necessità di ulteriori ricerche per esplorare il miglioramento dell'integrità della barriera intestinale come potenziale trattamento per la malattia andrologica".
"La risposta è stata evidenziata anche in modelli murini di adenocarcinoma, fibrosarcoma e cancro al seno, il batterio si è spostato in modo simile ai tumori oltre l'intestino e ha soppresso la crescita del cancro".
Secondo la pubblicazione:
∎ La nutrizione, attraverso le sue proprietà pro e antinfiammatorie, svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione dell'artrite reumatoide (AR).
∎ Il consumo di una dieta mediterranea antinfiammatoria integrata con acidi grassi omega-3 è raccomandato in aggiunta al trattamento medico.
∎ Sono necessarie prove di qualità superiore per trarre conclusioni più solide su specifici interventi dietetici per migliorare i risultati dell'AR.
∎ I reumatologi dovrebbero lavorare a stretto contatto con i professionisti della nutrizione per fornire un intervento dietetico più personalizzato ai pazienti con AR.
Altre diete come la glutenfree e la dieta vegetale possono essere d'aiuto in particolari persone. Gli omega 3 hanno un ruolo importante nel ridurre l'infiammazione. Antiossidanti, spezie ed erbe (per esempio aglio, zafferano, zenzero, cannella ecc.) riducono l'infiammazione tramite diversi meccanismi e funzionano bene in sinergia tra loro. Vitamina D, probiotici e vitamina K sono altri supplementi utili.
"In sintesi, le prove esistenti suggeriscono che la nutrizione svolge un ruolo sia nell'insorgenza della malattia RA sia nella gestione della malattia attraverso alimenti (anti)-infiammatori/gruppi di alimenti, sostanze nutritive o anche in alcuni casi restrizioni di alimenti. In effetti, la maggior parte degli studi clinici è limitata in termini di dimensioni del campione, durata e capacità di condurre gli studi "in cieco", quindi è evidente la necessità di studi di migliore qualità. Tuttavia, le prove che collegano la nutrizione e il rischio e la gestione dell'AR si stanno accumulando e non dovrebbero essere ignorate".
Lo studio ha riguardato 50 persone con risposta insufficiente ai farmaci. I probiotici sono stati ben tollerati e possono quindi costituire una terapia complementare nel trattamento della depressione grazie alla loro influenza sull'asse intestino-cervello
Aggiornamento 16/7/2023
I probiotici possono avere un buon effetto sulla glicemia in persone diabetiche secondo una metanalisi. L'effetto è maggiore in persone con BMI superiore a 30. I probiotici a base di bifidobatteri e i cibi probiotici appaiono più efficaci.
"I cambiamenti nella composizione microbica intestinale possono essere un meccanismo mediante il quale l'integrazione di probiotici migliora il controllo glicemico. L'integrazione di probiotici può modulare e aumentare l'abbondanza della flora intestinale che è benefica per il controllo glicemico. Inoltre, il microbiota intestinale può regolare il GLP1, che promuove la secrezione di insulina dalle cellule β pancreatiche e riduce la secrezione di glucagone dalle cellule α, con conseguente riduzione del tempo di svuotamento gastrico, della peristalsi gastrointestinale e della perdita di appetito [lo stesso effetto dei farmaci antiobesità]. Precedenti studi hanno scoperto che i probiotici possono stimolare la produzione di acidi grassi a catena corta, in particolare il butirrato, che aumentano la sensibilità all'insulina e quindi migliorano il controllo glicemico".
Il fatto che le persone con rapporto peso/altezza superiore abbiano maggiore giovamento fa pensare che abbiano un peggiore microbiota.
Il microbiota ha una forte influenza sulla PCOS. L'uso di probiotici e simbiotici può migliorare i profili ormonali, gli indicatori infiammatori e i disturbi del metabolismo lipidico. Migliorano anche peso, insulina e indice HOMA.
"La PCOS può originarsi nelle primissime fasi dello sviluppo, mostrando caratteristiche cliniche più tardi nell'adolescenza; il monitoraggio del microbioma e l'integrazione precoce di probiotici durante l'infanzia e l'adolescenza potrebbero essere utili per modulare la disbiosi al fine di prevenirla come causa modificabile di PCOS".
I probiotici possono modulare il sistema immunitario e ridurre la disbiosi nella celiachia. Migliorano la situazione soprattutto nelle persone con sintomi gastrointestinali pronunciati.
Gli studi hanno dimostrato che la disbiosi influenza la progressione della malattie e i metaboliti batterici come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), gli acidi biliari (BA), le tossine uremiche e altri derivati (TMAO) causano danni ai tubuli renali attraverso diverse vie di segnalazione, promuovono la fibrosi renale e influenzano la progressione della DN.
"L'integrazione con probiotici, prebiotici alimentari, integratori simbiotici e trapianto di microbiota fecale può prevenire la progressione della DN, migliorare i livelli di glucosio nel sangue, mantenere la stabilità dell'ambiente corporeo e ridurre la risposta infiammatoria, contribuendo così a migliorare la qualità della vita di questo gruppo dei pazienti".
In caso di chirurgia bariatrica i dati sono interessanti ma ancora pochi per trarre conclusioni, così come in caso di uso di farmaci per il dimagrimento.
L'effetto dei probiotici può essere dovuto a una modulazione degli ormoni che gestiscono appetito e sazietà, favorendo il dimagrimento nel lungo periodo, al supporto a livello di composizione corporea (peso, circonferenza addominale, grasso corporeo) e a livello metabolico (glicemia, lipogenesi, adipogenesi, colesterolo e trigliceridi) e infiammatorio.
In particolare la Candida rilascia candidalisina e PGE2 che nei topi promuovono la progressione della steatosi epatica e il danno epatico, insieme all'insulinoresistenza. Altre specie correlate coi problemi metabolici sono Aspergillus e Meyerozyma.
L'altenusina (rilasciata da alternaria) riduce l'aumento di peso bloccando gli enzimi lipogenici. Anche Cochliobolus può produrre metaboliti utili per ridurre il dismetabolismo.
È nota l'associazione tra carboidrati da alimenti raffinati e sovracrescita di Candida, mentre una dieta più proteica e lipidica può contrastarla, in particolare se ricca di acidi grassi a catena corta e media, presenti per esempio nell'olio di cocco, che si è dimostrato efficace nel ridurre la Candida intestinale.
Oltre alla dieta, per contrastare la disbiosi fungina si usano i probiotici a base fungina come S. boulardii o il kefir che contiene oltre 50 specie tra lieviti e fermenti lattici.
Si riducono la zonulina sierica (marker di permeabilità), le endotossine, LPS e i marker di infiammazione, mentre aumenta la resistenza transepiteliale, dimostrando minor passaggio di molecole.
Il rilascio di molecole microbiche che entrano dall'intestino favoriscono un ambiente infiammatorio e il rimodellamento cardiaco, ossia l'alterazione delle strutture cellulari tale da alterare la funzione.
I probiotici candidati per essere i più adatti sono Lactobacillus rhamnosus GR-1, L. plantarum 299v e S. boulardii.
Riescono a migliorare il metabolismo glicolipidico (glicemia, trigliceridi e colesterolo), la depressione, l'infiammazione e lo stress ossidativo.
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".
"I probiotici possono esercitare potenziali effetti sinergici e additivi regolando gli stessi neurotrasmettitori degli antidepressivi, alleviando ulteriori comorbidità legate alla depressione o modulando il microbiota intestinale. Alcuni ceppi probiotici, come il Lactobacillus helveticus, possono migliorare lo stato MDD. Questo effetto potrebbe essere dovuto alla produzione di serotonina nell’intestino. La 5-idrossitriptamina (serotonina), un neurotrasmettitore monoaminico, è un regolatore dell'umore e la sua ricaptazione è inibita dagli SSRI. La serotonina può essere prodotta nell’intestino e svolge un ruolo importante nella comunicazione bidirezionale tra l’intestino e il cervello. Oltre alla serotonina, le specie Lactobacillus possono anche produrre altri neurotrasmettitori, tra cui glutammato, istamina e acido gamma-aminobutirrico, che potrebbero contribuire ad alleviare i sintomi depressivi. I probiotici possono anche manifestare i loro effetti terapeutici attraverso il percorso della neuroinfiammazione. Ad esempio, un “intestino permeabile”, una condizione in cui la barriera intestinale è indebolita e il microbioma intestinale viene successivamente perturbato, è stato associato a diverse malattie mentali, incluso il disturbo depressivo maggiore, attraverso l’attivazione di una risposta proinfiammatoria periferica. Gli antidepressivi possono esacerbare questa disbiosi attraverso effetti antimicrobici. Tuttavia, i batteri probiotici possono potenzialmente ripristinare l’omeostasi del microbioma intestinale e migliorare la funzione della barriera intestinale.
Anche il consumo di probiotici a lungo termine è ben tollerato tra i partecipanti e non è associato a eventi avversi gravi, con tassi di interruzione paragonabili a quelli degli antidepressivi. In linea con i nostri risultati, Schaub et al hanno riferito che gli effetti benefici dei probiotici erano significativi solo per i soggetti con elevata compliance e accentuati nel follow-up dopo 8 settimane".
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