Aggiornamento 16/7/2023
I probiotici possono avere un buon effetto sulla glicemia in persone diabetiche secondo una metanalisi. L'effetto è maggiore in persone con BMI superiore a 30. I probiotici a base di bifidobatteri e i cibi probiotici appaiono più efficaci.
"I cambiamenti nella composizione microbica intestinale possono essere un meccanismo mediante il quale l'integrazione di probiotici migliora il controllo glicemico. L'integrazione di probiotici può modulare e aumentare l'abbondanza della flora intestinale che è benefica per il controllo glicemico. Inoltre, il microbiota intestinale può regolare il GLP1, che promuove la secrezione di insulina dalle cellule β pancreatiche e riduce la secrezione di glucagone dalle cellule α, con conseguente riduzione del tempo di svuotamento gastrico, della peristalsi gastrointestinale e della perdita di appetito [lo stesso effetto dei farmaci antiobesità]. Precedenti studi hanno scoperto che i probiotici possono stimolare la produzione di acidi grassi a catena corta, in particolare il butirrato, che aumentano la sensibilità all'insulina e quindi migliorano il controllo glicemico".
Il fatto che le persone con rapporto peso/altezza superiore abbiano maggiore giovamento fa pensare che abbiano un peggiore microbiota.
Aggiornamento 6/7/2023
Il microbiota ha una forte influenza sulla PCOS. L'uso di probiotici e simbiotici può migliorare i profili ormonali, gli indicatori infiammatori e i disturbi del metabolismo lipidico. Migliorano anche peso, insulina e indice HOMA.
"La PCOS può originarsi nelle primissime fasi dello sviluppo, mostrando caratteristiche cliniche più tardi nell'adolescenza; il monitoraggio del microbioma e l'integrazione precoce di probiotici durante l'infanzia e l'adolescenza potrebbero essere utili per modulare la disbiosi al fine di prevenirla come causa modificabile di PCOS".
Aggiornamento 6/7/2023
I probiotici possono modulare il sistema immunitario e ridurre la disbiosi nella celiachia. Migliorano la situazione soprattutto nelle persone con sintomi gastrointestinali pronunciati.
Le persone con nefropatia diabetica (DN, diabete + danno renale)
hanno un microbiota differente che è concausa della malattia.
Gli studi hanno dimostrato che la disbiosi influenza la progressione della malattie e i metaboliti batterici come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), gli acidi biliari (BA), le tossine uremiche e altri derivati (TMAO) causano danni ai tubuli renali attraverso diverse vie di segnalazione, promuovono la fibrosi renale e influenzano la progressione della DN.
"L'integrazione con probiotici, prebiotici alimentari, integratori simbiotici e trapianto di microbiota fecale può prevenire la progressione della DN, migliorare i livelli di glucosio nel sangue, mantenere la stabilità dell'ambiente corporeo e ridurre la risposta infiammatoria, contribuendo così a migliorare la qualità della vita di questo gruppo dei pazienti".
Un mix di 4 batteri probiotici
è in grado di migliorare i sintomi e il gonfiore di persone con intestino irritabile (IBS-D, variante diarroica). L'effetto si attenua quando si toglie l'integrazione. Non si osservano grandi variazioni nella diversità dei batteri intestinali, ma aumentano specie chiave produttrici di SCFA (
Butyricimonas, Pseudobutyrivibrio, Barnesiella e Sutterella) che hanno un effetto antinfiammatorio e modulano il sistema immunitario.
La risposta è del 67% nel gruppo trattato e del 36 nel gruppo placebo.
I probiotici, secondo
una revisione degli studi, possono essere utili nella IBS ma l'evidenza è bassa e servono studi fatti meglio.
Secondo
una revisione degli studi i probiotici possono dare una mano al dimagrimento durante una dieta, un supporto tutto sommato piccolo ma che può aiutare in quanto spesso il sovrappeso di accompagna a disbiosi (alterazione della flora).
In caso di chirurgia bariatrica i dati sono interessanti ma ancora pochi per trarre conclusioni, così come in caso di uso di farmaci per il dimagrimento.
L'effetto dei probiotici può essere dovuto a una modulazione degli ormoni che gestiscono appetito e sazietà, favorendo il dimagrimento nel lungo periodo, al supporto a livello di composizione corporea (peso, circonferenza addominale, grasso corporeo) e a livello metabolico (glicemia, lipogenesi, adipogenesi, colesterolo e trigliceridi) e infiammatorio.
Gli alimenti fermentati possono aiutare in caso di diarrea nei bambini attorno ai 5 anni, con evidenza di basso grado. "Il ceppo K12 è stato ampiamente studiato clinicamente soprattutto per la sua efficace azione nel contrasto delle infezioni dell’orecchio, del cavo orale, della faringe e delle tonsille causate da S. pyogenes, S. pneumoniae, M. catarrhalis e/o H. influenzae. L’efficacia del ceppo K12 è più spesso ricondotta alla sua capacità di rilasciare due "lantibiotici" (Salivaricina A2 e Salivaricina B), efficaci nel danneggiare la membrana dei batteri bersaglio. Tuttavia la sua capacità di contrastare gli antagonisti non si estingue con il rilascio di batteriocine. Altre specie microbiche, potenzialmente legate all'habitat orale come virus oro-faringei (virus sinciziale, adenovirus, rinovirus), funghi come Candida, o batteri Gram-negativi come Aggregatibacter, Fusobacterium o Porphyromonas, sono efficacemente contrastate dallo S. salivarius K12 nell’ambiente oro-faringeo, sicuramente non attraverso le due salivaricine, considerate inefficaci".
La capacità di combattere i virus potrebbe invece derivare dalla stimolazione nella produzione di antivirali come interferone e IL-12 senza aumentare le citochine infiammatorie come TNF-α, IL-1β e IL-6. Questo porterebbe quindi a una risposta antivirale senza un eccesso di infiammazione, tipica della malattia COVID19 grave.
La permeabilità intestinale è un fenomeno che favorisce l'ingresso nel sangue di sostanze che dovrebbero rimanere nell'intestino. A livello cellulare si può osservare una perdita di funzione delle giunzioni strette, sorta di legamenti tra una cellula e l'altra che permettono di evitare l'ingresso di antigeni e sostanze tossiche. Le malattie associate al fenomeno sono quelle intestinali (IBS e IBD), celiachia, diabete di tipo 1, obesità, steatosi epatica, malattie cardiache.
Tra i fattori che la influenzano, la disbiosi (alterazione delle specie batteriche), infezioni, farmaci (antibiotici, antinfiammatori), alcol, stress, dieta (zuccheri, emulsionanti, alcuni grassi favoriscono, mentre le fibre la riducono).
Dal punto di vista nutrizionale come trattare la condizione?
🥦 i FODMAP (zuccheri fermentabili) possono avere un effetto positivo se rimossi in caso di infiammazione intestinale, ma vanno reintrodotti per modulare positivamente il microbiota.
🦠 i probiotici possono favorire la formazione del muco protettivo e la riduzione dell'infiammazione, modulando il sistema immunitario. Supportano la digestione, riducendo gli antigeni e producendo gli SCFA che nutrono le cellule intestinali.
💊 le vitamine A e D supportano la funzione di barriera intestinale promuovendo le giunzioni cellulari.
🥬 le fibre fanno produrre alla flora gli SCFA promuovendo la salute intestinale.
💊 glutammina e arginina in alcuni modelli cellulari supportano la guarigione della barriera.
🫐 i polifenoli hanno effetto antinfiammatorio, riducono lo stress ossidativo, incrementano il muco e l'integrità dell'epitelio intestinale. I più studiati sono quercetina, epigallocatechina gallato, catechine, epicatechine, berberina, resveratrolo e curcumina.
⚕ erbe medicinali della tradizione come zenzero, altea, liquirizia, ibisco, tè hanno mostrato di modulare positivamente la permeabilità intestinale.
🍄 funghi medicinali come maitake, shiitake, ganoderma ecc. favoriscono la modulazione del microbiota, fanno produrre SCFA e in generale sono in grado di favorire l'omeostasi intestinale grazie ai loro polisaccaridi come chitina, betaglucani, xilani, galattani ecc.
Uno studio di 8 anni conferma la sicurezza del trapianto di microbiota nel medio-lungo termine. Si potranno curare e gestire patologie intestinali come infezioni resistenti agli antibiotici e malattie infiammatorie intestinali, ma anche patologie extraintestinali come autismo, diarrea, diabete e obesità. In caso di infezione da Clostridioides difficile la sopravvivenza è maggiore che col trattamento con antibiotici.
Il micobiota (l'insieme dei funghi che alloggiano nell'intestino e non solo) può avere un effetto sulle malattie metaboliche come diabete, obesità e fegato grasso. Molti funghi/lieviti infatti interagiscono col sistema immunitario e le vie metaboliche, oltre a interagire coi batteri intestinali che notoriamente influenzano il metabolismo energetico e glucidico/lipidico.In particolare la Candida rilascia candidalisina e PGE2 che nei topi promuovono la progressione della steatosi epatica e il danno epatico, insieme all'insulinoresistenza. Altre specie correlate coi problemi metabolici sono Aspergillus e Meyerozyma.L'altenusina (rilasciata da alternaria) riduce l'aumento di peso bloccando gli enzimi lipogenici. Anche Cochliobolus può produrre metaboliti utili per ridurre il dismetabolismo.È nota l'associazione tra carboidrati da alimenti raffinati e sovracrescita di Candida, mentre una dieta più proteica e lipidica può contrastarla, in particolare se ricca di acidi grassi a catena corta e media, presenti per esempio nell'olio di cocco, che si è dimostrato efficace nel ridurre la Candida intestinale.Oltre alla dieta, per contrastare la disbiosi fungina si usano i probiotici a base fungina come S. boulardii o il kefir che contiene oltre 50 specie tra lieviti e fermenti lattici.
In particolare, revisionando gli articoli in merito, è emerso che sono utili:
🦠 come trattamento adiuvante nella parodontite e nella gengivite, contrastando i biofilm di placca batterica
🦷 in caso di perimplantite e mucosite, problemi normali in caso di interventi
🔴 in caso di gengivite ulcerativa acuta necrotizzante, gengivite nel diabetico, gengivite gravidica
🦀 in caso di mucosite associata alle terapie oncologiche
L'uso può essere sia sistemico che topico. Gli effetti collaterali appaiono minimi. Anche i prebiotici (fibre) hanno mostrato utilità.
Una revisione sistematica dimostra l'utilità dei probiotici nei bambini prematuri. Sono in gradi di ridurre la mortalità e la morbilità. I multiceppo sono risultati migliori. Si riducono enterocolite necrotizzante, sepsi, intolleranza, sazietà precoce, durata del ricovero. L'efficacia migliora con la cosomministrazione di prebiotici e lattoferrina. I prebiotici da soli sono poco efficaci.
Secondo
una revisione sistematica i probiotici sono efficaci nel ridurre la permeabilità intestinale, quel fenomeno che favorisce l'ingresso dall'intestino al sangue di elementi infiammatori e favoriscono diverse malattie.
Si riducono la zonulina sierica (marker di permeabilità), le endotossine, LPS e i marker di infiammazione, mentre aumenta la resistenza transepiteliale, dimostrando minor passaggio di molecole.
Aggiornamento 16/11/2023
L'insufficienza cardiaca
è legata alla disbiosi intestinale. Dieta e probiotici possono migliorare la condizione.
Il rilascio di molecole microbiche che entrano dall'intestino favoriscono un ambiente infiammatorio e il rimodellamento cardiaco, ossia l'alterazione delle strutture cellulari tale da alterare la funzione.
I probiotici candidati per essere i più adatti sono
Lactobacillus rhamnosus GR-1,
L. plantarum 299v e
S. boulardii.
L’assunzione di probiotici nei bambini con stipsi funzionale (FC) ha migliorato significativamente il tasso di successo del trattamento e la frequenza della defecazione, riducendo al contempo il tasso di recidiva della stitichezza.
Il probiotico S. boulardii può essere utile nella sclerosi multipla, migliorando la capacità antiossidante, riducendo le citochine infiammatorie e aumentando quelle antinfiammatorie. Anche fatica, dolore e qualità della vita sono migliorati nello studio.
Gli alimenti vegetali freschi come frutta e verdura hanno un microbiota che influenza i nostri batteri intestinali. Sono dei probiotici naturali che colonizzano l'apparato digerente.
È stato scoperto il gene dei bifidobatteri che permette di alleviare la stipsi. Si tratta di un gene che produce una proteina capace di utilizzare gli arabinani, una fibra presente in alcuni vegetali formata da catene di arabinosio. Il metabolita prodotto agisce sull'intestino facilitando la motilità.
L'effetto dei probiotici nelle persone con malattia coronarica.
Riescono a migliorare il metabolismo glicolipidico (glicemia, trigliceridi e colesterolo), la depressione, l'infiammazione e lo stress ossidativo.
I probiotici sono raccomandati per la prevenzione della pouchite ricorrente dopo chirurgia per IBD.
Una preparazione simbiotica, contenente 3 ceppi di bifidobatteri e alcune fibre, ha dimostrato di ridurre i sintomi di LongCOVID
I meccanismi con cui i bifidobatteri riducono la permeabilità intestinale
L'isolamento sociale è legato a maggior rischio di tumore al seno e di ricorrenza tramite stimolo dell'asse corticotropo, del sistema nervoso simpatico e del microbiota intestinale.
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".
I probiotici, secondo una revisione degli studi, sono efficaci nel migliorare la depressione (MDD), sia da soli che in supporto ai farmaci.
"I probiotici possono esercitare potenziali effetti sinergici e additivi regolando gli stessi neurotrasmettitori degli antidepressivi, alleviando ulteriori comorbidità legate alla depressione o modulando il microbiota intestinale. Alcuni ceppi probiotici, come il Lactobacillus helveticus, possono migliorare lo stato MDD. Questo effetto potrebbe essere dovuto alla produzione di serotonina nell’intestino. La 5-idrossitriptamina (serotonina), un neurotrasmettitore monoaminico, è un regolatore dell'umore e la sua ricaptazione è inibita dagli SSRI. La serotonina può essere prodotta nell’intestino e svolge un ruolo importante nella comunicazione bidirezionale tra l’intestino e il cervello. Oltre alla serotonina, le specie Lactobacillus possono anche produrre altri neurotrasmettitori, tra cui glutammato, istamina e acido gamma-aminobutirrico, che potrebbero contribuire ad alleviare i sintomi depressivi. I probiotici possono anche manifestare i loro effetti terapeutici attraverso il percorso della neuroinfiammazione. Ad esempio, un “intestino permeabile”, una condizione in cui la barriera intestinale è indebolita e il microbioma intestinale viene successivamente perturbato, è stato associato a diverse malattie mentali, incluso il disturbo depressivo maggiore, attraverso l’attivazione di una risposta proinfiammatoria periferica. Gli antidepressivi possono esacerbare questa disbiosi attraverso effetti antimicrobici. Tuttavia, i batteri probiotici possono potenzialmente ripristinare l’omeostasi del microbioma intestinale e migliorare la funzione della barriera intestinale.
Anche il consumo di probiotici a lungo termine è ben tollerato tra i partecipanti e non è associato a eventi avversi gravi, con tassi di interruzione paragonabili a quelli degli antidepressivi. In linea con i nostri risultati, Schaub et al hanno riferito che gli effetti benefici dei probiotici erano significativi solo per i soggetti con elevata compliance e accentuati nel follow-up dopo 8 settimane".
Il probiotico Bacteroides fragilis 839 può essere utile per ridurre la tossicità intestinale della chemioterapia in donne con tumore mammario. Le donne trattate hanno avuto una riduzione di vomito, diarrea e nausea. Si è verificata anche una minore riduzione delle difese immunitarie.
Il batterio B. infantis è un importante immunomodulatore presente nell'intestino sano con un effetto antinfiammatorio. La sua presenza riduce il rischio di malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1 e si riduce negli adulti a causa di cure antibiotiche e alimentazione sbilanciata.
Se lo si vuole ripristinare, l'attecchimento del batterio è molto più efficace se viene somministrato contemporaneamente ad HMO, gli oligosaccaridi presenti nel latte materno che hanno appunto il compito di favorire la proliferazione dei bifidobatteri nel neonato.
Interrompendo l'integrazione la presenza del batterio si riduce.
Lo studio "suggerisce la possibilità che nei microbiomi disbiotici, B. infantis possa modulare l’ambiente intestinale attraverso il metabolismo degli HMO e la produzione di metaboliti che possono sia aumentare la produzione benefica di butirrato da parte dei microbi commensali sia inibire gli enteropatogeni. Questo studio apre anche la porta allo sviluppo di prodotti batterici controllabili per il trattamento di un’ampia varietà di disturbi del microbiota".
Un probiotico misto insieme alla vitamina D ha dato buoni risultati in persone affette da schizofrenia, migliorando la loro funzione cognitiva. Anche i parametri metabolici (glicemia e colesterolo) e infiammatori sono migliorati.
"Diversi meccanismi possono spiegare gli effetti dei probiotici sul metabolismo del glucosio. La funzione antiossidante dei probiotici attraverso l’inibizione della perossidazione lipidica e l’induzione di enzimi antiossidanti come superossido dismutasi, catalasi e glutatione perossidasi è uno dei principali meccanismi proposti per gli effetti ipoglicemizzanti dei probiotici. D’altro canto, la vitamina D può regolare l'effetto antinfiammatorio e la trascrizione dell'insulina stessa. Inoltre, la vitamina D può regolare i livelli di calcio nel citoplasma. È stato suggerito che la vitamina D possa aumentare l'ingresso del glucosio nelle cellule mediante l'aumento del calcio intracellulare.
Inoltre, i probiotici possono migliorare l’espressione dei recettori della vitamina D. La vitamina D può migliorare la salute mentale attraverso l'induzione dell'espressione della tirosina idrossilasi, l'aumento della biodisponibilità della dopamina, la neuroprotezione e la neuroimmunomodulazione. Inoltre, la microflora ha un ruolo nella biosintesi e nella regolazione dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA) e della serotonina. Pertanto, mirare all’asse microbiota-intestino-cervello con la co-somministrazione di probiotici e vitamina D potrebbe fornire un nuovo approccio per promuovere la salute mentale".
L'orticaria cronica (CSU) è un disturbo che può non essere controllato dagli antistaminici in oltre la metà dei casi, ma può rispondere all'alimentazione.
"L’allergia alimentare è una causa estremamente rara di CSU, mentre in alcuni pazienti può essere associata una sensibilità (intolleranza) alimentare (definita come pseudoallergia).
I componenti o le sostanze alimentari che possono provocare intolleranze alimentari sono chiamati pseudoallergeni. Questi sintomi sono reazioni di ipersensibilità che possono simulare vere reazioni allergiche e sono oggettivamente riproducibili in esposizioni ripetute. Tra gli pseudoallergeni degni di nota figurano alimenti ricchi di istamina o che attivano i mastociti come formaggio, pesce, frutti di mare, verdure come pomodori, frutta, cioccolato, alcol, alcuni farmaci, erbe e spezie, additivi alimentari come rosso cocciniglia, azorubina, carminio, rosso allura ed eritrosina. Questi prodotti alimentari possono innescare o peggiorare la CSU in modo dose-dipendente. Recentemente, diversi autori hanno segnalato che l'orticaria da contatto causata da alcuni alimenti può essere una causa di tali reazioni. L'intolleranza alimentare viene solitamente sospettata quando i sintomi clinici migliorano dopo 3 settimane di dieta di eliminazione rigorosa, o se i test provocativi orali (OPT) con sostanze implicate aggravano i sintomi
Nel complesso, le diete di eliminazione hanno prove inferiori rispetto alle diete integrate con alcuni supplementi come terapia aggiuntiva, poiché le prime mancano di studi randomizzati e controllati.
L’eliminazione degli additivi alimentari e le diete personalizzate possono essere utili in un sottogruppo di pazienti senza alcun test per predire la risposta, mentre integratori alimentari come vitamina D, diaminoossidasi (enzima degradatore dell'istamina) e probiotici possono essere utili in caso di carenze specifiche.
La restrizione generalizzata di alimenti, senza test di provocazione, è fortemente scoraggiata.
Le diete di eliminazione devono essere continuate per almeno 3 settimane per valutare la risposta, mentre in caso di carenze devono essere somministrati integratori alimentari finché i livelli sierici non ritornano normali".
In generale le maggiori evidenze sono per la dieta a basso contenuto di istamina, per quella personalizzata e per l'eliminazione degli additivi. Per gli integratori l'uso di vitamina D e probiotici e simbiotici.
La ricerca si conclude invitando a rivolgersi a un nutrizionista per la personalizzazione della dieta
Alcune informazioni sulla SIBO, una nota causa di intestino irritabile e maldigestione, e sul suo trattamento con la nutrizione funzionale. Si tratta di una crescita eccessiva di batteri nel primo tratto intestinale. Questi batteri fermentano il cibo e provocano sintomi intestinale ed extraintestinali.
Tra le cause, problemi di motilità intestinale (i batteri non vengono "spinti" lungo l'intestino), legati magari a ipotiroidismo, stress, farmaci, chirurgia addominale ecc., carenza di acido cloridrico nell'intestino (uso di antiacidi), carenza di enzimi digestivi (insufficienza pancreatica/pancreatite), alterazioni strutturali (fistole, diverticoli ecc.), carenze immunitarie.
Le SIBO possono essere caratterizzate in base al tipo di gas prodotti (metano, acido solfidrico o idrogeno) e si valutano con i breath test idonei (lattulosio e glucosio), anche se il gold standard sarebbe l'esame dell'aspirato intestinale.
Una dieta adeguata, in alcuni casi i probiotici, disinfettanti intestinali, supporti digestivi, procinetici e miglioramento dello stile di vita possono migliorare la condizione.
Quali trattamenti complementari
possono essere aggiunti al trattamento della depressione lieve?
Omega 3 e probiotici hanno dimostrato di poter migliorare l'effetto dei farmaci ma non possono essere usati come trattamento primario.
Anche agopuntura e attività fisica possono avere effetti complementari simili.
Una revisione ha individuato alcuni batteri candidati come probiotici orali: "S. sanguinis, S. oralis, S. mitis e S. gordonii sono tra le specie batteriche proposte come potenziali probiotici perché alcuni ceppi possono inibire i parodontopatogeni e sono stati segnalati come sicuri per l’uomo". Un probiotico multiceppo è in grado, nel modello animale, di ridurre la tossicità del bisfenolo A e degli ftalati, tipiche sostanze tossiche presenti nella plastica.
Si riducono il danno epatico e renale e si normalizzano i livelli di ormoni, peso, infiammazione e appetito.
Un probiotico multiceppo è in grado, nel modello animale, di ridurre la tossicità del bisfenolo A e degli ftalati, tipiche sostanze tossiche presenti nella plastica.
Si riducono il danno epatico e renale e si normalizzano i livelli di ormoni, peso, infiammazione e appetito.
I postbiotici (batteri morti) possono avere interessanti applicazioni nello sportivo con effetti diversi rispetto a quelli dei probiotici. La ricerca è ancora agli albori
Ulteriori caratterizzazioni nelle IBD mostrano la correlazione tra alcuni funghi e intensità e attività della malattia. I probiotici potrebbero migliorare la situazione
Un mix di LP299V, Saccharomyces boulardii e octacosanolo ha benefici effetti nelle donne affette da obesità, migliorando parametri metabolici, appetito e infiammazione
L'uso inappropriato di antibiotici favorisce l'antibioticoresistenza, l'inefficacia degli antibiotici nei confronti dei batteri. Questo significa che aumenta la proporzione di batteri patogeni opportunisti e si riduce quello di batteri buoni protettivi, col risultato di aumentare la disbiosi e "la produzione di tossine, il danno cellulare, la formazione di biofilm, il danno al muco e l'ingresso di agenti patogeni, la diminuzione della produzione di citochine nelle cellule T regolatorie (Treg), i peptidi antimicrobici e la produzione di ATP dagli acidi grassi a catena corta (SCFA)".
Sono stati caratterizzati anche gli effetti di alcuni antibiotici su particolari famiglie, che aumentano (in verde) o diminuiscono (in rosso).
L'uso di probiotici e prebiotici, insieme a un'alimentazione ricca in fibre, può ridurre gli effetti negativi degli antibiotici.
Secondo i consigli del giornale dei medici americani JAMA Internal Medicine i probiotici, in particolare se contenti lattobacilli, aiutano a prevenire la ricorrenza di cistiti nelle donne. L'uso di cramberry, vitamina C e mannosio non ha benefici comprovati, secondo le ultime ricerche.
Assumere molta acqua ed evitare di trattenere l'urina sono altri consigli utili.
Secondo uno studio sui bambini nati prematuri, un probiotico misto non ha ridotto la colonizzazione di batteri patogeni o multiresistenti rispetto al placebo. Ha tuttavia permesso di migliorare la qualità del microbiota, che in questi bambini è messa a dura prova a causa delle condizioni (parto cesareo, uso di antibiotici, mancanza di allattamento ecc.), spostando l'equilibrio verso l'eubiosi. Una maggiore varietà è comunque protettiva dall'effetto dei patogeni e forse i vantaggi si vedranno in tempi più lunghi.
Da tempo è noto che lo stress interagisce col microbiota intestinale, alterandolo e riducendo i batteri buoni. Forse si è scoperto uno dei meccanismi, attraverso l'amigdala, una parte del cervello che gestisce le emozioni, in particolare paura e ansia. L'amigdala invia segnali, tramite il nervo vago, alle ghiandole di Brunner, che secernono mucina e fanno proliferare i batteri. Nei topi, lo stress stimola l'amigdala a bloccare il segnale alle ghiandole. In questo modo si inibisce la crescita di alcuni batteri benefici come i lattobacilli, impoverendo l'intestino.
Ne conseguono in questo modo problemi digestivi, immunitari (anomalie del tessuto linfoide, in particolare contrazione della milza e crescita eccessiva dei follicoli linfoidi della mucosa) e tono simpatico aumentato.
Anche in via sperimentale rimuovere le ghiandole porta all'impoverimento dei lattobacilli e a vulnerabilità immunitaria alle infezioni
"Lo stress cronico ha soppresso l’attività centrale dell’amigdala e ha fenocopiato gli effetti delle lesioni ghiandolari. Al contrario, l’eccitazione dell’amigdala centrale o dei neuroni vagali parasimpatici ha attivato le ghiandole di Brunner e ha invertito gli effetti dello stress sul microbioma intestinale e sull’immunità. I risultati hanno rivelato un meccanismo trattabile cervello-corpo che collega gli stati psicologici alla difesa dell’ospite". La carenza di lattobacilli favorisce anche la permeabilità intestinale e quindi uno stato di infiammazione e potrebbe essere un fattore anche nelle malattie autoimmuni, in particolare intestinali.
Nel modello animale "l’inoculazione con probiotici sembra essere sufficiente per mitigare questi effetti negativi: mentre la somministrazione di Lattobacilli + Bifidobatteri ha ripristinato l’integrità della barriera intestinale e ridotto l’attività del nervo simpatico, gli animali trattati con antibiotici hanno mostrato una maggiore permeabilità intestinale. Questi risultati sono in accordo con studi che dimostrano che i batteri commensali, in particolare i lattobacilli, migliorano la funzione della barriera intestinale sovraregolando le proteine epiteliali delle giunzioni strette."
Il diabete di tipo 2 ha un chiaro legame col microbiota, ma la situazione è talmente complessa che non è facile trarre conclusioni valide per tutti. Il legame è dato soprattutto dai metaboliti rilasciati, che possono avere un effetto pro o antinfiammatorio e promuovere o ridurre la permeabilità intestinale. Il tratto comune è probabilmente la minor varietà (diversità) di microbi intestinali presente nei diabetici, dovuta essenzialmente allo stile di vita occidentale, con poca fibra e molti prodotti raffinati che non permettono la proliferazione dei microbi. Stratificare i pazienti a seconda delle loro caratteristiche metaboliche potrebbe aiutare nel trattamento.
Ad esempio, "i pazienti privi di batteri produttori di butirrato potrebbero beneficiare di probiotici specifici, mentre quelli con alti livelli di metaboliti dannosi come imidazolo propionato potrebbero richiedere inibitori enzimatici per ridurre questi metaboliti".
Un esame del microbiota e dei metaboliti prima e dopo un intervento sarà quindi fondamentale per scoprire i legami causali più precisamente e prescrivere terapie personalizzate. L'uso di probiotici e prebiotici è potenzialmente utile ma servono ulteriori studi.
Due RCT mostrano l'utilità di 2 ceppi di Bifidobacterium lactis nei problemi metabolici di donne sovrappeso.
Nel primo B. lactis GCL2505 (insieme a inulina) aumenta il dispendio energetico, in media di 84 calorie al giorno. La conta batterica mostra un aumento di tutti i bifidobatteri (soprattutto grazie all'inulina). Nel secondo B. lactis IDCC 4301 (B. lactis Fit™) migliora i trigliceridi, le citochine e la composizione corporea di donne con obesità, aiutandole a dimagrire.
Aggiornamento 12/9/2024
Secondo una revisione degli studi il miglior approccio nei confronti dell'artrite reumatoide (insieme al trattamento farmacologico) è una dieta mediterranea ricca di alimenti antinfiammatori e supplementata con 2 grammi di omega 3 al giorno. I reumatologi dovrebbero lavorare in stretta collaborazione coi nutrizionisti per assicurare un trattamento nutrizionale tagliato sul paziente.
Secondo un altro lavoro anche i probiotici e la vitamina K (in particolare K2) possono aiutare modulando il microbiota, la risposta immunitaria e la permeabilità intestinale.
Secondo le linee guida per l'eradicazione dell'H. pylori l'uso di probiotici come supporto è promettente ma non ancora a livello da essere inserito come raccomandazione. L'uso di lattobacilli o probiotici multiceppo appare più efficace ed è associato con maggiore successo della terapia antibiotica.
Conferme sull'utilità di alcuni batteri buoni nel tenere sotto controllo alcune specie patogene come Escherichia e Klebsiella. Questo avviene tramite la sottrazione di nutrienti, in particolare gluconato
I probiotici appaiono utili nel ridurre la mucosite orale associata a chemio e radioterapia. Anche la sicurezza è stata verificata. Quelli multiceppo sono più efficaci di quelli monoceppo.
I meccanismi coinvolti sono la modulazione delle risposte immunitarie, la riduzione delle citochine proinfiammatorie, il mantenimento della barriera epiteliale, la produzione di agenti antimicrobici, la competizione con i patogeni e l'induzione della secrezione di IgA.
I probiotici nel miglioramento della qualità della vita (QOL) secondo una revisione. Si rivelano utili, in particolare i mix di lattobacilli e bifidobatteri, nel migliorare la QOL delle persone affette da intestino irritabile (IBS). In particolare "Bifidobacterium infantis 35624 ha dimostrato un notevole miglioramento nell'alleviare il disagio/dolore addominale, gonfiore/distensione e/o difficoltà di movimento intestinale rispetto al placebo.
Sono efficaci anche nella riduzione della stipsi funzionale, condizione che determina riduzione della QOL soprattutto negli anziani.
Per quanto riguarda le persone con tumore, servono studi più grandi per verificare l'efficacia nei confronti della "fatigue" e della riduzione degli effetti collaterali gastrointestinali delle terapie.
I probiotici possono ridurre il cortisolo, ormone dello stress che, in eccesso, altera la composizione corporea e favorisce l'invecchiamento e malfunzionamenti dell'asse intestino-cervello, compreso le disfunzioni cognitive e la depressione. "La ricerca ha dimostrato che il microbiota intestinale può influenzare la funzione cerebrale attraverso molteplici meccanismi, tra cui la modulazione della risposta immunitaria, la produzione di neurotrasmettitori e gli effetti diretti sull’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene). A questo proposito, i probiotici hanno suscitato interesse per la loro capacità di modificare l’asse HPA e avere un impatto sulla produzione di cortisolo. I probiotici regolano l’equilibrio microecologico dell’intestino e possono essere utili se utilizzati in dosi adeguate. I probiotici sono stati esplorati come potenziale bersaglio in varie condizioni come depressione, ansia, sindrome dell'ovaio policistico, disturbo dello spettro autistico, deterioramento cognitivo, obesità e stress. Agiscono influenzando i livelli di varie sostanze bioattive, incluso il cortisolo".
Nessun commento:
Posta un commento