Seconda parte - qui la prima
Uno dei prodotti più usati come integratori sono sicuramente i grassi omega 3
(o meglio n-3).
Questo tipo di grassi possono essere a catena corta (18 atomi di carbonio, acido alfa-linolenico, tipico di prodotti vegetali come le noci e i semi di lino) o lunga (EPA e DHA, tipici dei pesci). La fonte più classica di integrazione sono le perle composte da olio di
pesce. Ora sono anche disponibili omega 3 a catena lunga provenienti da alghe, utilizzati soprattutto dai vegani. Tra l'altro l'ultimo numero di ScienzaVegetariana sconsiglia sia il pesce che gli integratori perché troppo inquinati. In realtà come già spiegato esistono integratori perfettamente sicuri perché purificati.
I loro effetti appaiono moderatamente benefici per la prevenzione o la
cura di diverse patologie o condizioni: memoria e cognizione, aritmie, allergie,
malattie infiammatorie in genere, reumatismi, diabete, dislipidemie, dismenorrea. Non sono associati a tumore prostatico.
Recentemente un importante studio
ha comparato l'effetto di omega 3 vs placebo, non dando grossi
risultati (nessuna riduzione della mortalità e della morbidità). Si è
messa in discussione la loro utilità. In realtà il placebo era olio d'oliva, ovvero un alimento tutt'altro che inerte, e la dose di omega 3 era probabilmente bassa.
Molto importante evidenziare che gli omega 3 sono antitrombotici e quindi possono, se in eccesso, favorire l'insorgere di ictus emorragici o altre malattie da deficit di coagulazione.
Una fonte alternativa (ma costosa) di omega 3 è l'olio di krill: purtroppo ha un prezzo più alto, ma i vantaggi sono innumerevoli:
maggiore biodisponibilità, minore inquinamento da metalli pesanti,
maggior livello di vitamine e antiossidanti, minore impatto ambientale.
Recentemente si è ipotizzato un ruolo benefico nei ragazzi con problemi comportamentali e sociali. Andrà ovviamente confermato in studi successivi.
Aggiornamento 10/10/2015
Una revisione Cochrane non supporta la supplementazione con omega 3 durante l'allattamento per migliorare vista e cognizione, mentre vi è una piccola evidenza di prevenzione delle allergie. Anche la degenerazione maculare non pare influenzata.
Aggiornamento 10/10/2015
Il DHA può attenuare le alterazioni dell'espressione genica nell'ipotalamo dovute al consumo di fruttosio industriale
Gli omega 3 riducono il grasso epatico nella steatoepatite ma non la fibrosi.
Aggiornamento 13/5/2016
Aggiornamento 11/6/2016
L'infografica della Cleveland Clinic sul pesce e il contenuto di omega 3.
Aggiornamento 30/6/2016
L'apporto di omega 3, in un nuovo studio, si associa ad un modesta riduzione del rischio cardiovascolare. Questo vale sia per le fonti animali che vegetali e sia per l'integrazione che per l'assunzione da fonti alimentari.
Aggiornamento 23/7/2016
Gli omega 3 ossidati sono deleteri in un modello animale
1) scegliete bene l'integratore di omega 3 se lo prendete
2) per il pesce usate cotture delicate
3) ma quello che diceva che gli antiossidanti non servono a nulla??
Gli omega 3 in gravidanza e allattamento riducono la possibilità di sviluppare allergie alimentari nel bambino, ma i benefici possono non durare.
Aggiornamento 5/8/2016
Gli omega 3, in un piccolo studio preliminare, hanno aumentato la rimozione della placca di beta amiloide in malati di Alzheimer.
Aggiornamento 5/10/2016
Aggiornamento 9/10/2016
L'olio di pesce in un trial ha ridotto il cortisolo e quindi migliorato la composizione corporea di uomini sani.
Update 23/10/16
"Vitamine, minerali e grassi sotto forma di integratore possono aiutare la popolazione anziana a raggiungere i fabbisogni nutrizionali" secondo la British Dietetic Association.Aggiornamento 3/11/2016
Con una quantità maggiore di omega 3 nel latte materno si abbassa la frequenza di allergie nei bambini. Utilizzate però solo fonti sicure e non inquinate (pesci piccoli ed eventualmente integratori certificati IFOS)
Aggiornamento 3/12/2016
Gli omega 3 sembrano utili in chi soffra di fibrosi cistica. Inoltre potrebbero essere utili nel tumore prostatico e nei trapianti di rene, ma l'evidenza è ancora debole. Invece appaiono più incoraggianti i dati sui tumori pancreatici.
Aggiornamento 13/12/2016
Ulteriori prove che gli omega 3 possono avere effetto terapeutico sull'Alzheimer rimuovendo la placca betaamiloide.
Gli omega 3 hanno un effetto antinfiammatorio in donne obese che si riflette nell'intero trascrittoma (l'insieme degli RNA prodotti che codificheranno per le proteine da sintetizzare)
Aggiornamento 20/12/2016
L'effetto benefico degli omega 3 su sensibilità insulinica e aumento di peso appare mediato da una particolare isoforma di un gene, APOE. Chi la possiede, ha i benefici.
Aggiornamento 29/12/2016
In uno studio RCT la supplementazione con omega 3 nell'ultimo trimestre di gravidanza previene asma e infezioni del tratto respiratorio. Speculando si può ipotizzare che queste e altre malattie infiammatorie siano solo lo specchio di carenze nutrizionali, così come il rachitismo è lo specchio della carenza di vitamina D
Aggiornamento 4/1/2017
Aggiornamento 7/1/2017
Il trattamento con omega 3 e vitamina D guarisce la steatosi epatica nei bambini. La cosa scandalosa è però che i bambini abbiano il fegato grasso. Questo è dovuto ai kg di merendine, biscotti, gelati ecc ricchi di oli vegetali, zucchero, HFCS (fruttosio), addensanti, emulsionanti ecc e dall'altra parte alla mancanza di cibi nutrienti o vita all'aria aperta.
Aggiornamento 7/3/2017
Gli omega 3 sono particolarmente efficaci nel prevenire l'Alzheimer in persone con una variante genetica, APOE4, che aumenta il rischio di demenza
Aggiornamento 21/3/2017
Sale l'evidenza sull'integrazione di omega 3: possono essere consigliati a quelli con alto rischio cardiovascolare, diabetici, persone con fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca
Aggiornamento 27/4/2017
Update 9/5/2016
Un derivato degli omega 3 blocca la morte delle cellule retiniche e previene così la neurodegenerazione
Aggiornamento 23/5/2017
Un buon livello di omega 3 a catena lunga in gravidanza riduce il rischio di diabete di tipo I (giovanile).
Invece gli omega 6 (acido linoleico e arachidonico) e gli omega 3 a catena corta (acido linolenico) sembrano aumentare il rischio
Aggiornamento 2/6/2017
Vitamina D e omega 3 integrati insieme migliorano il quadro metabolico di donne con diabete gestazionale
Aggiornamento 9/6/2017
Aggiornamento 9/6/2017
Aggiornamento 20/6/2017
Aggiornamento 28/6/2017
Chi ha più enzimi che metabolizzano gli omega 3 rispetto agli omega 6 ha più probabilità di sopravvivenza al tumore intestinale
Aggiornamento 9/8/2017
Gli omega 3 hanno un effetto antinfiammatorio anche mediante la produzione di endocannabinoidi con effetto opposto a quelli derivati dagli omega 6
Aggiornamento 15/8/2017
In un modello animale, somministrando omega 3 freschi alle topoline gravide si previene il diabete nella prole, ma somministrando omega 3 ossidati si ha il 30% di mortalità in più
Aggiornamento 3/9/2017
Le donne anziane (ma non gli uomini) hanno beneficiato dell'integrazione con omega 3 per quanto riguarda la funzione muscolare.
Segnalo un sito molto interessante sull'olio di krill, formulazione di omega 3 per certi versi migliore rispetto al classico olio di pesce
Aggiornamento 9/9/2017
Aggiornamento 26/9/2017
Gli integratori di omega 3 si associano ad una modesta riduzione del rischio cardiovascolare (-8%) in una revisione degli studi finanziata dalla GOED.
Tra i meccanismi antinfiammatori anche la modulazione di alcune proteine nei globuli bianchi
Aggiornamento 25/10/2017
Gli omega 3 sono sempre buoni? Insomma. Sono anche precursori di una sostanza (epossido dell'omega 3) che aumenta la risposta allergica. La nutrizione è complicata
Aggiornamento 12/11/2017
In un modello animale, omega 3 (in questo caso a catena corta) e un probiotico misto hanno ridotto significativamente la steatosi epatica
Aggiornamento 8/12/2017
Secondo Harvard gli omega 3 in capsule non aiutano a prevenire gli attacchi di cuore e possono dare problemi se non purificati.
Aggiornamento 23/1/2018
Gli omega 3, in particolare in forma di olio di krill, migliorano la sindrome dell'occhio secco
Aggiornamento 3/2/2018
Gli omega 3 e in generale una dieta salutare sono molto importanti per prevenire il passaggio alla fase attiva dell'artrite reumatoide
Aggiornamento 5/2/2018
Fa notizia lo studio secondo il quale gli omega 3 non aiutano a prevenire le morti cardiovascolari.
Chiariamo che si parla degli omega 3 dati secondo linea guida nei soggetti ad alto rischio (già infartuati o a forte rischio) quindi in tal caso risulta sbagliata la linea guida.
Gli autori sottolineano comunque le forti limitazioni dello studio
Aggiornamento 9/2/2018
Un cardiologo americano sostiene comunque che sia ancora ragionevole darli, e lui continuerà a farlo in pazienti infartuati, con colesterolo e trigliceridi alti e con insufficienza cardiaca sistolica.
"Questo documento difficilmente sarà una condanna a morte in quanto gli omega-3 sono molto sicuri e relativamente economici, e diversi studi hanno mostrato benefici almeno modesti o persino molto profondi", ha detto.
Aggiornamento 14/2/2018
Gli omega 3 e in particolare il DHA abbassano la frequenza cardiaca. Invece l'EPA sembra più responsabile dell'effetto antidepressivo.
Inoltre riducono l'aggregabilità piastrinica (e quindi potenzialmente le malattie cardiovascolari), ma questo capita soprattutto in chi abbia un'alimentazione povera di nutrienti.
Inoltre riducono l'aggregabilità piastrinica (e quindi potenzialmente le malattie cardiovascolari), ma questo capita soprattutto in chi abbia un'alimentazione povera di nutrienti.
Aggiornamento 22/2/2018
Gli omega 3 appaiono benefici nei confronti dell'insufficienza cardiaca, in particolare in caso di cardiomiopatia dilatativa
Nuovo capitolo della saga degli omega 3: viene chiarito che sono utili in chi soffra di insufficienza ventricolare sinistra o recente attacco cardiaco, e in chi non mangia abbastanza pesce. Inoltre come già accennato c'erano forti limitazioni allo studio, in particolare alla sua interpretazione e che le dosi erano troppo basse.
Gli omega 3 migliorano la composizione del microbiota e favoriscono la produzione di una molecola benefica per l'intestino
Inoltre si associano a riduzione della circonferenza vita ma non del peso totale
Aggiornamento 19/4/2018
Aggiornamento 3/5/2018
Gli omega 3 migliorano il metabolismo dell'oxilipina, implicata nella sindrome metabolica
Aggiornamento 10/5/2018
Inoltre si associano a riduzione della circonferenza vita ma non del peso totale
Aggiornamento 7/6/2018
Gli omega 3 in gravidanza aumentano il peso alla nascita ma non sono associati ad alto peso o eccesso di grasso con la crescita
Aggiornamento 23/6/2018
Gli omega 3 riducono efficacemente i dolori articolari dovuti alla terapia con inibitori delle aromatasi (anastrozolo, exemestano ecc) nelle donne con tumore al seno
Aggiornamento 6/7/2018
Gli omega 3 non sembrano aumentare il rischio di sanguinamento
Aggiornamento 12/7/2018
Gli omega 3 migliorano la steatosi e la funzionalità epatica nei bambini
Aggiornamento 17/7/2018
Vitamina D e resveratrolo non hanno dimostrato efficacia
Aggiornamento 23/7/2018
Una metanalisi di 79 RCT, includenti studi con cibi ricchi in omega 3, cibi arricchiti e soprattutto integratori ha concluso che non vi sono grosse prove della prevenzione cardiovascolare né della riduzione della mortalità con gli omega 3, nonostante quelli a lunga catena riducano i trigliceridi e aumentino l'HDL. La review viene pesantemente criticata perché si pretende di usare gli stessi endpoint dei farmaci, non si considera gli omega 3 basali, non si considerano quantità adatte a conferire protezione cardiovascolare
Aggiornamento 24/7/2018
In uno studio preliminare italoamericano, alte dosi di omega 3 e vitamina D riescono a bloccare il diabete giovanile alla sua manifestazione, inducendo remissione.
Ovviamente si tratta di pochi casi-studio quindi bisogna aspettare prima di festeggiare, ma si conferma uno stretto legame tra alcuni nutrienti e autoimmunità
Aggiornamento 21/8/2018
Gli omega 3, in particolare il DHA, hanno un effetto favorevole nei confronti della steatosi epatica
Aggiornamento 15/9/2018
Aggiornamento 26/9/2018
Cosa succede se si usano dosi appropriate (4g) di omega 3 e non basse (1g) come negli ultimi studi presentati, che avrebbero dimostrato la loro inutilità? Riduzione della mortalità cardiovascolare del 25%
2 grammi al giorno di omega3 sono efficaci nell'alleviare l'ansia.
Evidenze emergenti suggeriscono che i PUFA omega-3 interferiscono e possibilmente controllano diversi processi neurobiologici, come i neurotrasmettitori, la neuroplasticità e l'infiammazione, che sono ritenuti tra i meccanismi responsabili di ansia e depressione.
Aggiornamento 26/10/2018
L'intelligenza dei lavori pubblicati: si somministra DHA (omega 3) ai bambini nati pretermine per vedere se aiutano lo sviluppo, e si conclude che non hanno effetti positivi, anzi potrebbero essere negativi in alcuni sottogruppi. Solo che... andando a vedere bene, è stato dato anche acido arachidonico (omega 6), che ha effetti completamente diversi. Attenzione a leggere soltanto i titoli!
Aggiornamento 4/11/2018
Secondo una revisione degli studi gli omega 3 non riducono frequenza né intensità degli attacchi di emicrania, ma accorciano la loro durata di quasi 4 ore
Aggiornamento 28/11/2018
Medscape ci dice che non ci sono state riduzioni né dei tumori né degli eventi cardiovascolari.
Viene poi aggiunto "risultati sono stati un po' più ottimisti per alcuni degli outcome secondari, con una riduzione del 28% del rischio di infarto da nel gruppo che riceveva solo omega-3 e una riduzione del 77% del rischio di infarto tra i neri partecipanti al gruppo omega-3, tant'è che "Se questa scoperta è confermata e replicata, potrebbe indicare un approccio molto promettente per ridurre il rischio coronarico tra gli afro-americani", ha detto Manson, la principale ricercatrice, in un comunicato stampa.
NutraIngredients-USA.com ci dice invece che, per la vitamina D vi è stata comunque una riduzione della mortalità da cancro quando si sono esclusi i dati del follow-up iniziale. Inoltre "VITAL ha indicato che la vitamina D3 quotidiana e / o EPA + DHA sotto forma di esteri etilici degli omega-3 non hanno raggiunto l'outcome primario del trial di ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari maggiori (CVD). Tuttavia, gli omega-3 hanno ridotto il rischio di infarto miocardico totale e fatale del 28% e del 50%, rispettivamente. Una riduzione del rischio del 17% è stata registrata per la cardiopatia coronarica totale, rispetto al placebo".
Aggiornamento 2/2/2019
Chi è sotto trattamento con cortisonici non dovrebbe assumere omega 3: infatti l'effetto di perdita di massa muscolare tipico dei glucocorticoidi viene aumentato da questi grassi mediante l'attivazione di vie metaboliche.
Nonostante gli ultimi studi non siano stati favorevoli, la posizione sugli omega 3 dopo malattia cardiaca della American Heart Association non cambia: "Il trattamento con integratori di PUFA omega-3 è ragionevole per questi pazienti. Anche una potenziale modesta riduzione della mortalità per malattia coronarica (10%) in questa popolazione clinica giustificherebbe il trattamento con una terapia relativamente sicura". Gli effetti collaterali sono infatti rari (sanguinamento) e modestissimi.
Si raccomanda anche il trattamento per pazienti con insufficienza cardiaca senza preservata funzione ventricolare sinistra per ridurre la mortalità e le ospedalizzazioni.
Si sconsiglia il trattamento per prevenire gli ictus in pazienti ad alto rischio cardiovascolare e recidiva di fibrillazione atriale.
Aggiornamento 5/3/2019
Le persone anziane hanno inferiore capacità anabolica nei muscoli (aumento della massa magra), e vanno facilmente in sarcopenia. La stimolazione della massa magra è direttamente proporzionale agli aminoacidi essenziali presenti in un pasto, mentre aumentare semplicemente le proteine porta ad un aumento degli aminoacidi persi per ossidazione. Gli omega 3 migliorano la risposta anabolica negli anziani modulando mTOR e la fluidità di membrana.
Aggiornamento 16/4/2019
Gli omega 3 riducono la mortalità cardiovascolare nelle persone con problemi renali
Aggiornamento 19/5/2019
L'EAACI, la società europea di allergologia, ha rilasciato una posizione sulla funzione dei grassi in relazione ad allergie, dermatite atopica e asma.
I polimorfismi nei geni (le diverse forme genetiche che ognuno di noi porta) associati alla sintesi, catabolismo e utilizzo dei grassi influenzano i loro fabbisogni e funzioni.
Gli omega 3 sono solitamente benefici, mentre gli omega 6 sono metabolizzati a composti proinfiammatori, ma comunque necessari.
È probabile che un approccio nutrizionale personalizzato, compresa la supplementazione di acidi grassi, sia necessario per osservare i benefici ottimali che possono venire dagli acidi grassi nella prevenzione e nel trattamento delle allergie e dell'asma.
La supplementazione con omega 3 o il consumo di alimenti ricchi di questi grassi (ad esempio, pesce grasso, alcune microalghe e carne di ruminanti allevati con un adeguato esercizio fisico e una dieta a base di erbe) sono probabilmente utili.
Si ribadisce la nocività dei grassi trans, a parte il CLA presente nei prodotti caseari. Anche il microbiota interagisce, in particolare con la produzione di grassi a catena corta (SCFA).
Aggiornamento 19/6/2019
Gli omega 3 ad alto contenuto di DHA migliorano la condizione di ragazzi affetti da ADHD dopo 6 mesi di supplementazione
Aggiornamento 10/7/2019
Tra i supplementi, omega 3 e folati possono ridurre il rischio di alcune malattie cardiovascolari, mentre il calcio insieme alla vitamina D può aumentare il rischio di ictus
Aggiornamento 15/7/2019
Aggiornamento 21/7/2019
Sia olio di krill che olio di pesce apportano omega 3 di qualità, e l'uso dei 2 potrebbe essere complementare. L'astaxantina è caratteristica solo del krill.
Aggiornamento 22/7/2019
Aggiornamento 22/7/2019
Omega 3 a corta catena (acido linolenico) insieme a un probiotico misto migliorano il quadro della steatosi epatica, riducendo grasso epatico e plasmatico e infiammazione
Aggiornamento 29/7/2019
"La carenza di acidi grassi omega-3, a causa di un'insufficiente assunzione o di un rapido esaurimento delle scorte durante la gravidanza e l'allattamento, è uno dei fattori di rischio della depressione postparto (PPD). Associazioni tra neuroinfiammazione (citochine proinfiammatorie elevate) e neurotrasmissione alterata (bassa attività di trasmissione serotoninergica) e rischio di PPD sono state riportate anche da numerosi studi. Il completamento con olio arricchito con acido eicosapentaenoico (EPA) può ridurre efficacemente la depressione durante la gravidanza e la PPD dopo il parto. Il trattamento a lungo termine con olio arricchito con acido docosaesaenoico (DHA) può essere efficace nel ridurre il rischio di PPD nelle donne sane, ma non nelle donne che allattano. Il DHA da solo non è sufficiente.
In conclusione l'integrazione dietetica con acidi grassi omega-3 ricchi di EPA durante la gravidanza o dopo il parto riduce alcuni sintomi associati alla depressione. Anche l'integrazione di DHA in donne in gravidanza in buona salute può ridurre il rischio di PPD".
Secondo un nuovo statement dei cardiologi americani, l'ipertrigliceridemia può essere trattata con gli omega 3, con una dose di 4g al giorno (EPA e DHA o solo EPA), per la loro efficacia nel prevenire gli eventi cardiovascolari, con o senza farmaci associati.
Non sono allergenici se altamente purificati, quindi anche chi ha allergia al pesce li può assumere
Aggiornamento 21/8/2019
Non sono allergenici se altamente purificati, quindi anche chi ha allergia al pesce li può assumere
Aggiornamento 6/9/2019
"Vari studi epidemiologici hanno fortemente supportato gli effetti soppressivi dell'integrazione di omega-3 nelle allergie. Inoltre, l'avanzata della lipidomica ha rilevato che le molecole lipidiche svolgono un ruolo importante nell'allergia. Gli omega 3 dietetici alterano il profilo dei mediatori lipidici riducendo la produzione di quelli infiammatori nel tessuto congiuntivale e alleviando i sintomi allergici della congiuntivite in un modello murino. Gli Omega-3 riducono PGD2, PGE2, PGF2α, PGI2, TXA2 e LTB4. Gli omega-3 dietetici possono essere un approccio sicuro e pratico per l'allergia oculare".
Gli acidi grassi Omega-3 e l'integrazione di olio di pesce hanno molti effetti benefici per le persone con sclerosi multipla. Il consumo influenza il livello dei marker infiammatori come TNFα, IL-Iβ, IFN-ϒ e IL-6, riduce il tasso di ricaduta, migliora la qualità della vita e riduce la progressione della malattia. Gli effetti si hanno anche grazie al ribilanciamento del rapporto con gli omega 6 e l'aumento del glutatione.
Per avere gli effetti sono necessari 4g al giorno di omega 3 o olio di pesce. Tuttavia, l'efficacia di questa dose o l'integrazione variano in base a molti fattori in particolare la progressione e lo stato della malattia prima di iniziare la supplementazione.
Aggiornamento 10/9/2019
Aggiornamento 10/9/2019
Gli omega 3 insieme alla vitamina E riducono la proteina C reattiva (marker di infiammazione) e aumentano l'ossido nitrico e la capacità antiossidante
Aggiornamento 11/9/2019
Secondo una metanalisi, gli omega 3 sono efficaci nei disordini depressivi quando l'EPA è il 60% nella miscela e inferiore a un grammo come quantità
Aggiornamento 19/9/2019
Gli omega3, sia negli alimenti che negli integratori, migliorano la qualità degli spermatozoi
Aggiornamento 29/9/2019
Gli omega 3 possono migliorare moderatamente i dolori cronici, in particolare quelli dovuti a dismenorrea
Aggiornamento 30/9/2019
Gli ultimi studi sugli omega 3 e il rischio cardiovascolare erano stati piuttosto deludenti, ma una nuova metanalisi evidenzia come possano ridurre il rischio in maniera dose-dipendente. 840mg al giorno riducono il rischio dell'8% , e ogni 1000mg in più riducono il rischio di infarto del 9% e di morte cardiovascolare del 7%. Il rischio di ictus non sembra influenzato.
"Sebbene le raccomandazioni sulla salute pubblica dovrebbero concentrarsi sull'aumento del consumo di pesce, seguire una dieta salutare per il cuore, essere fisicamente attivi e avere altre pratiche di stile di vita salutare, questo studio suggerisce che l'integrazione con omega-3 può avere un ruolo nei pazienti appropriati", ha affermato una degli autori, JoAnn Manson
Aggiornamento 4/10/2019
Gli omega 3 sono efficaci nell'aumentare le difese antiossidanti dell'organismo
Aggiornamento 31/10/2019
Gli omega 3 riducono la frequenza delle crisi in persone con epilessia resistente ai farmaci, senza apparenti effetti collaterali.
Il Vascepa è stato approvato dall'FDA per persone con malattia cardiovascolare già stabilita e ipertrigliceridemia. Consiste in 4g di EPA altamente purificato e ha ridotto del 25% gli eventi cardiovascolari, con lieve incremento di fibrillazione e sanguinamenti.
L'uso di integrazione con omega 3 si associa a migliori parametri di funzionalità riproduttiva in uomini sani
L'EPA, il grasso omega 3, potrebbe prevenire la cachessia neoplastica (e aiutare nel recupero del peso) riducendo le citochine infiammatorie, alla dose di 1,5g. Non vi è consenso unanime sull'indicazione
Gli omega 3 possono essere utili nella fibrosi cistica secondo una revisione della Cochrane
"La supplementazione con omega 3 influisce sul decorso di molte malattie reumatiche infiammatorie diminuendo la loro attività, riducendo il dolore e riducendo il rischio di complicanze cardiovascolari. Tuttavia, ci sono indicazioni secondo cui il GLA (omega 6 presente in alcune piante) dovrebbe essere aggiunto alla supplementazione con omega-3, poiché intensifica la loro attività antinfiammatoria. Pertanto l'integrazione con omega-3 combinati con GLA dovrebbe diventare parte di terapie complesse utilizzate per il trattamento delle seguenti malattie: artrite idiopatica giovanile, spondiloartropatie (artrite psoriasica, spondilite anchilosante), artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta"
Aggiornamento 4/11/2019
4g al giorno di omega 3 riducono i sintomi e la necessità di farmaci in persone con artrite reumatoide
Aggiornamento 9/11/2019
Gli omega 3 ad alte dosi (>3g al giorno) sono in grado di rallentare la progressione dell'aterosclerosi e probabilmente a questo è dovuta la riduzione del rischio cardiovascolare vista nel trial REDUCE-IT
Aggiornamento 12/11/2019
Omega 3 (DHA) e vitamina D riducono rispettivamente l'irritabilità e l'iperattività nei bambini autistici.
Aggiornamento 23/11/2019
La U.S. Food and Drug Administration ha approvato, con un po' di polemiche, l'uso di omega 3 in una particolare forma (icosapent etile) per la riduzione dei trigliceridi, associato alle statine. Può aumentare il rischio di sanguinamento e fibrillazione atriale, ma non delle malattie legate (ictus). La riduzione del rischio di infarto si abbassa del 35% nelle persone ad alto rischio.
Aggiornamento 25/11/2019
Il dott Vasquez fa a pezzi un recente trial in cui omega 3 e vitamina D non hanno dato risultati sulla funzionalità renale in persone diabetiche. In particolare le dosi erano basse e il trial sembra disegnato per fare un favore alle compagnie farmaceutiche
Aggiornamento 16/12/2019
Il Vascepa è stato approvato dall'FDA per persone con malattia cardiovascolare già stabilita e ipertrigliceridemia. Consiste in 4g di EPA altamente purificato e ha ridotto del 25% gli eventi cardiovascolari, con lieve incremento di fibrillazione e sanguinamenti.
Aggiornamento 24/12/2019
Gli omega 3 a dosi medio-alte (tra 1 e 2g al giorno) possono migliorare la memoria di anziani sia sani che con deficit cognitivo
Aggiornamento 2/1/2020
Omega 3 e vitamina E riducono trigliceridi e colesterolo LDL in persone con sindrome metabolica
Aggiornamento 15/1/2020
Alcune precisazioni su Vascepa e altri icosapent-etil omega 3: non possono essere sostituiti dai normali omega 3, e non sono indicati per tutti.
Aggiornamento 24/1/2020
L'uso di integrazione con omega 3 si associa a migliori parametri di funzionalità riproduttiva in uomini sani
Aggiornamento 10/2/2020
L'EPA, il grasso omega 3, potrebbe prevenire la cachessia neoplastica (e aiutare nel recupero del peso) riducendo le citochine infiammatorie, alla dose di 1,5g. Non vi è consenso unanime sull'indicazione
Aggiornamento 25/2/2020
Gli omega 3 possono ridurre la proteinuria nelle persone con nefropatia diabetica se presi per almeno 6 mesi.
Gli omega 3 possono ridurre la proteinuria nelle persone con nefropatia diabetica se presi per almeno 6 mesi.
Aggiornamento 2/3/2020
Le ultime 2 grandi revisioni sugli effetti degli omega 3 evidenziano una lieve riduzione del rischio cardiovascolare e un lieve incremento di quello tumorale, in particolare della prostata
Aggiornamento 6/3/2020
Secondo uno studio osservazionale, "La supplementazione abituale con olio di pesce è associata a un rischio inferiore del 13% di mortalità per tutte le cause, un rischio inferiore del 16% di mortalità per CVD e un rischio inferiore del 7% di eventi CVD nella popolazione generale".
Aggiornamento 17/3/2020
"È stato riscontrato che l'assunzione di omega-3 di origine marina ha effetti antiaritmici. Quando si consumano gli omega-3, si verifica un aumento della fluidità della membrana cellulare, l'inibizione dei canali del calcio di tipo L e una riduzione della possibilità di eventi aritmici durante i periodi sensibili. Dati prospettici suggeriscono che il mantenimento di un indice omega-3 di circa l'8%, che richiede il consumo di frutti di mare ricchi di omega-3 fino a cinque volte alla settimana o il consumo di oltre 3 g di EPA e DHA al giorno, può fornire la massima protezione contro gli eventi aritmici".
Secondo una revisione degli studi, gli omega 3 possono essere utili nella sindrome acuta da distress respiratorio (ARDS), una delle caratteristiche della COVID19. I dati non si riferiscono però alla malattia da coronavirus ma in generale alla condizione ARDS
Aggiornamento 12/4/2020
Aggiornamento 13/4/2020
"Studiando i meccanismi molecolari coinvolti nell'attività degli ω-3 (omega 3) sullo sviluppo e la progressione del carcinoma mammario, si suggerisce che gli integratori alimentari, in combinazione con farmaci antitumorali, dovrebbero essere usati, ma solo sotto controllo medico. Gli ω-3 possono essere usati come strategia ausiliaria per il trattamento del tumore al seno triplo negativo. Sono necessari ulteriori studi clinici per valutare gli effetti specifici degli ω - 3 sugli esiti del cancro al seno".
Aggiornamento 3/5/2020
L'alcol in gravidanza è dannoso perché, tra le altre cose (riduzione di BDNF e infiammazione), riduce la quantità di DHA (omega 3) che arriva al cervello, impedendogli di maturare correttamente. Fermo restando che in gravidanza (e possibilmente allattamento) non si deve assumere alcol, la somministrazione di DHA potrebbe ridurre i danni
Aggiornamento 8/5/2020
Aggiornamento 18/5/2020
L'uso dell'olio di pesce durante l'allattamento appare aumentare bifidobatteri e lattobacilli nel microbiota del bambino, inducendo una flora antinfiammatoria
Aggiornamento 15/5/2020
Gli omega 3 in forma di fosfolipidi, anziché trigliceridi, che si trovano nell'olio di krill, sono più biodisponibili. Il 20% viene assorbito senza digestione, e favoriscono la formazione dell'HDL (colesterolo buono) e superano più facilmente la barriera ematoencefalica, favorendo la formazione dei nervi. Il loro effetto antitrombotico e antinfiammatorio può essere superiore, riducendo così il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 2/6/2020
Gli omega 3 preservano la forza e aiutano nel recupero in seguito a stress psicologici in giovani adulti sani
"Se un paziente chiede opzioni per la modifica della dieta per migliorare la propria salute cutanea, gli omega3 sono sicuri, economici e ci sono evidenze che suggeriscono un ruolo in numerose malattie della pelle. Pertanto, data l'elevata qualità delle prove, può essere ragionevole suggerire l'integrazione di omega 3. Può rivelarsi particolarmente importante come terapia adiuvante nella psoriasi e nell'eczema, nella chemioterapia e negli effetti collaterali cutanei indotti dai retinoidi e nella fotoprotezione sistemica".
Aggiornamento 21/6/2020
Esiste "una forte relazione tra l'integrazione di acidi grassi omega-3 e l'inibizione della calcificazione ectopica (in tessuti che non ne dovrebbero avere) in vari tessutii. Pertanto, si può dedurre che gli acidi grassi omega-3 sono inibitori naturali non tossici della calcificazione. Inoltre, mediano la preservazione dell'osso stimolando una maggiore attività degli osteoclasti durante il rimodellamento osseo". In questo modo si protegge dall'osteoporosi e dalla calcificazione vascolare. Gli omega 3 possono anche ridurre la calcificazione dei tessuti tumorali trattati con chemioterapia, migliorando sopravvivenza e salute ossea.
Aggiornamento 8/7/2020
Gli omega3 possono avere un effetto antinfiammatorio decisivo per evitare l'aggravamento della malattia da coronavirus. La loro presenza nelle membrane cellulari può infatti ridurre lo stato infiammatorio che è alla base della tempesta di citochine. "Sulla base dei dati disponibili, l'integrazione di EPA e DHA nei pazienti COVID-19 sembra avere potenziali effetti benefici nella gestione della "tempesta di citochine". Pertanto, l'uso della supplementazione di EPA e DHA dovrebbe essere considerato sia una terapia di supporto che una strategia di prevenzione nell'infezione SARS-Cov-2"
Aggiornamento 14/7/2020
Un maggiore apporto di omega 3 rispetto agli omega 6 migliora la steatosi epatica anche in assenza di dimagrimento in adolescenti obesi
Aggiornamento 16/7/2020
Tra gli integratori con maggiore evidenza scientifica nel ridurre i danni post allenamento e accelerare il recupero, creatina, omega 3, vitamina D, estratti di bietola rossa, melagrana e amarena. Evidenza inferiore per proteine e aminoacidi, curcumina, HMB, caffeina e antiossidanti vari. Scarsa per altri, in particolare le pratiche di digiuno e restrizione calorica
Aggiornamento 19/7/2020
La supplementazione con almeno 2g al giorno di DHA (omega 3) potrebbe prevenire l'Alzheimer in persone ad alto rischio (genotipo APO-E4). Nello studio è stato anche aggiunto un complesso di vitamine del gruppo B che facilitano l'incorporazione degli omega 3 nei fosfolipidi, forma che attraversa più facilmente la barriera ematoencefalica e quindi raggiunge il cervello agevolmente.
Aggiornamento 4/8/2020
Le prove cliniche e meccanicistiche per i benefici dei PUFA ω-3 nel ridurre il rischio cardiovascolare, in particolare in soggetti con ipertrigliceridemia, sono forti e già incorporati nelle recenti linee guida cliniche. Tuttavia, i benefici della supplementazione di PUFA ω-3 nella prevenzione o nel trattamento del diabete di tipo 2 non sono comprovati. Sebbene l'evidenza suggerisca che i PUFA ω-3 non sono efficaci nell'indurre la perdita di peso negli individui con obesità, sono modestamente efficaci nel mantenimento della perdita di peso. Contrariamente agli studi sull'uomo, i PUFA ω-3 migliorano costantemente la resistenza all'insulina e l'adiposità indotta dalla dieta HF nei modelli animali, almeno in parte tramite la modulazione del grasso bianco (WAT). Questi meccanismi comprendono l'alleviamento dell'infiammazione e la promozione di un fenotipo adipocitario sano. Ma gli studi sull'uomo, che hanno dimostrato che i PUFA ω-3 possono ridurre l'infiammazione di WAT, non sono riusciti dare significativi miglioramenti metabolici negli individui con obesità. Tuttavia, l'evidenza mostra che una riduzione del rapporto PUFA ω-6:ω-3, specialmente durante il periodo perinatale, può prevenire un'eccessiva adiposità in età avanzata. Questi risultati sono anche supportati da dati in vitro sullo sviluppo di adipociti umani. È interessante notare che i PUFA ω-3 hanno dimostrato di essere di beneficio nel mantenimento della perdita di peso in alcuni studi clinici. Inoltre, i PUFA ω-3 aumentano la secrezione di leptina e aumentano il dispendio energetico nei meccanismi UCP1 dipendenti e UCP1 indipendenti nei modelli animali (induzione di termogenesi). Poiché questi acidi grassi hanno anche la capacità di indurre la trasformazione del WAT in adipociti beige (termogenici), offrono il potenziale per identificare meccanismi che possono aiutare nel mantenimento della perdita di peso che dovrebbero essere ulteriormente esplorati. L'integrazione dietetica con PUFA ω-3 ha mostrato risultati promettenti in studi su animali per invertire la disbiosi intestinale e merita ulteriori ricerche con studi clinici.
Aggiornamento 12/8/2020
Omega 3 e ginseng rosso coreano hanno migliorato attenzione, memoria e funzione esecutiva in bambini con ADHD
Aggiornamento 21/8/2020
Alcuni dei meccanismi attraverso cui gli omega 3 intervengono nelle malattie neurologiche: miglioramento del funzionamento dei neurotrasmettitori serotonina, glutammato e dopamina, riduzione del CRH e del cortisolo, miglioramento delle funzioni di membrana e delle trasduzioni dei segnali intracellulari (pompa sodio/potassio, PKC, proteine G). Anche microbiota e antiossidanti hanno ruoli importanti
Aggiornamento 12/10/2020
Nelle malattie reumatiche autoimmuni, come artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite, artrite psoriasica, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta, l'uso di omega 3 è benefico e il loro effetto può essere migliorato da un omega 6 come il DGLA.
Aggiornamento 14/10/2020
"Gli acidi grassi polinsaturi omega 3 sono integratori alimentari che sulla base dei dati preliminari della ricerca possono avere un ruolo nel trattamento di diversi sintomi di disturbi psichiatrici, almeno in combinazione con i farmaci tradizionali. La mancanza di gravi effetti avversi è una ragione significativa per considerare attentamente il potenziale terapeutico di questi agenti".
Aggiornamento 19/10/2020
L'omocisteina è un fattore di rischio cardiovascolare, per l'Alzheimer ecc, legato ad alcune mutazioni genetiche (MTHFR), e si può tenere sotto controllo grazie alle vitamine del gruppo B, in particolare folati e B12. Gli omega 3 possono aiutare ulteriormente a controllarla
Aggiornamento 19/11/2020
Gli omega 3 in gravidanza migliorano il colesterolo HDL e la PCR (indice di infiammazione)
Aggiornamento 23/11/2020
Gli omega 3 nei bambini e nelle condizioni neurologiche.
Il DHA è fondamentale nello sviluppo cerebrale, e più se ne accumula tra gravidanza e primi 2 anni più ne rimarrà in seguito. Agiscono inoltre come modulatori dell'infiammazione e del microbiota.
Nei bambini con infiammazione e ADHD appare più importante integrare l'EPA, mentre nell'autismo si usano mix dei 2 grassi a dosi superiori al grammo. Nella depressione si indica un rapporto EPA/DHA di 2 a 1. Per avere indicazioni personalizzate è opportuno un dosaggio dei livelli sanguigni. I segni di una carenza possono essere pelle squamosa, eczema e secchezza degli occhi.
Aggiornamento 27/11/2020
Omega 3 e vitamina E possono avere effetto positivo sul Parkinson
Aggiornamento 29/12/2020
L'olio di pesce (omega 3) negli sportivi ha effetti positivi sulla cognizione (e umore), sulle dinamiche cardiovascolari (in particolare nei ciclisti), funzione respiratoria e sul recupero muscolare. Si riducono i danni da infortunio, in particolare da trauma cranico e tendinopatie. Attenua anche le risposte cellulari proinfiammatorie ma può aumentare la perossidazione lipidica (non se abbinato a polifenoli antiossidanti) e l'ossido nitrico post-esercizio. Attenzione alla possibile presenza di inquinanti (certificazione IFOS): "Bisogna fare attenzione quando si raccomandano prodotti per gli atleti, e idealmente i prodotti dovrebbero essere analizzati non solo da una prospettiva antidoping, ma anche per la presenza e la concentrazione di metalli pesanti, diossine e bifenili policlorurati (PCB)"
Aggiornamento 20/1/2021
La supplementazione con omega 3, in particolare DHA, migliora il sonno, ma curiosamente le persone, nonostante abbiano dormito di più, si sono sentite meno riposate rispetto a chi ha assunto EPA.
Aggiornamento 27/1/2021
Come già previsto ampiamente, le persone con più alti livelli di omega 3 appaiono avere mortalità inferiore da COVID19 di 4 volte. Oltre al loro effetto antinfiammatorio, gli omega 3 sono gli unici precursori di molecole in grado di risolvere l'infiammazione cronica (IRM: resolvine, maresine e protectine), fondamentali nella tempesta citochinica che contraddistingue la forma grave di malattia da coronavirus. Oggi è possibile integrare queste molecole dall'esterno.
In conclusione "Date le profonde preoccupazioni per la salute pubblica legate all'attuale pandemia COVID-19, è urgentemente necessario considerare i fattori di rischio modificabili per lo sviluppo di complicanze gravi e critiche. Nonostante i meccanismi noti con cui gli IRM e gli acidi grassi omega-3 supportano la risoluzione endogena attiva dei meccanismi infiammatori, a nostra conoscenza questo è il primo studio che ha esplorato la relazione tra i livelli di omega 3 nei tessuti e l'esito più grave del COVID-19, la morte. Sono urgentemente necessari studi più ampi per confermare questi risultati. Se un'associazione è confermata con una dimensione del campione più grande, allora questo getterebbe le basi per testare gli effetti di una maggiore assunzione di pesce azzurro e/o un integratore alimentare poco costoso, sicuro e ampiamente disponibile (capsule con DHA/EPA) per ottimizzare i risultati durante questo crisi della salute pubblica".
Aggiornamento 15/3/2021
L'uso di omega 3 di origine algale (microalghe unicellulari) potrebbe rappresentare un'alternativa ecologica ed economica agli integratori di origine marina. Anche alcuni batteri si sono dimostrati capaci di produrli
Aggiornamento 19/4/2021
Gli omega 3 hanno un ruolo protettivo dall'osteoporosi durante l'invecchiamento. Invece omega 6 e grassi saturi possono peggiorare la situazione. "Il consumo di acidi grassi ω-3 come DHA ed EPA è stato ampiamente associato a un aumento significativo della rigenerazione ossea, a una migliore microarchitettura e resistenza strutturale. Tuttavia, gli acidi grassi ω-6 sono tipicamente pro-infiammatori e sono stati associati ad un aumentato rischio di fratture. Questa revisione suggerisce un potenziale ruolo degli acidi grassi ω-3 come metodo non farmacologico per ridurre la perdita ossea nella nostra popolazione che invecchia".
Aggiornamento 22/4/2021
Una nuova ricerca suggerisce che una dose giornaliera elevata di omega-3 può aiutare a rallentare gli effetti dell'invecchiamento sopprimendo i danni e aumentando la protezione a livello cellulare durante e dopo un evento stressante.
Rispetto al gruppo placebo, i partecipanti che assumevano integratori di omega-3 hanno prodotto meno cortisolo, l'ormone dello stress, e livelli più bassi di una proteina pro-infiammatoria durante un evento stressante in laboratorio. E mentre i livelli di composti protettivi sono diminuiti drasticamente nel gruppo placebo dopo il fattore di stress, non sono state rilevate tali diminuzioni nelle persone che assumevano omega-3. I ricercatori hanno anche suggerito che abbassando l'infiammazione correlata allo stress, gli omega-3 possono aiutare a interrompere la connessione tra stress ripetuto e sintomi depressivi. Ricerche precedenti hanno suggerito che le persone con una reazione infiammatoria più elevata a un fattore di stress in laboratorio possono sviluppare sintomi più depressivi nel tempo.
"Non tutti coloro che sono depressi hanno un'infiammazione aumentata, si stima circa un terzo. Questo aiuta a spiegare perché la supplementazione di omega-3 non sempre si traduce in una riduzione dei sintomi depressivi", ha detto Kiecolt-Glaser. "Se non si ha un'infiammazione intensificata, gli omega-3 potrebbero non essere particolarmente utili. Ma per le persone con depressione legata all'infiammazione, i nostri risultati suggeriscono che gli omega-3 sarebbero più utili".
"Quattro mesi di integrazione di omega-3 hanno aumentato la resilienza in risposta allo stress; si sono osservati livelli complessivi inferiori di cortisolo e infiammazione i seguito a stress e livelli più elevati di telomerasi e attività antinfiammatoria durante il recupero. Ciò ha una rilevanza diretta per la biologia e la psichiatria dell'invecchiamento. Questi risultati sono preliminari, ma se replicati, suggeriscono che l'integrazione di omega-3 può limitare l'impatto dello stress ripetuto sull'invecchiamento cellulare e sul rischio di depressione".
Aggiornamento 26/4/2021
Dopo oltre un anno di pandemia finalmente qualcuno ha pensato di dare omega 3 alle persone in terapia intensiva, con esiti ovviamente buoni. Migliorano il microcircolo e la funzione endoteliale (i vasi si dilatano), la funzione renale (miglioramento dell'acidosi e della creatinina), la conta linfocitaria. La sopravvivenza a un mese è stata del 21% nel gruppo di intervento e solo del 3% nei trattati con placebo.
Aggiornamento 3/6/2021
La supplementazione con omega 3 appare conferire vantaggi in termini di malnutrizione e riduzione degli effetti avversi delle terapie nei tumori pediatrici, riducendo l'infiammazione, bilanciando le citochine e dando altri vantaggi fisiologici (microbiota, appetito, funzioni cellulari ecc.). Sfortunatamente gli studi sono ancora troppo pochi per stabilire un profilo di sicurezza
Aggiornamento 25/7/2021
Secondo una metanalisi gli omega 3 migliorano i parametri metabolici nella PCOS (sindrome dell'ovaio policistico). In particolare migliorano insulina, HOMA, trigliceridi, colesterolo ma non glicemia basale.
Aggiornamento 28/7/2021
La dieta regola il microbiota nell'intestino e di conseguenza nel microambiente del tumore al seno, influenzando così la tumorigenesi. Modificare la dieta modula il microbiota tumorale nei pazienti con cancro al seno.
Infettare le cellule tumorali con un microbiota legato a una dieta di tipo occidentale ha aumentato la proliferazione, facendo intendere che i batteri associati al tumore possono modulare le vie metaboliche tumorali.
"In uno studio clinico in doppio cieco controllato con placebo su pazienti con cancro al seno a cui sono stati somministrati integratori di olio di pesce prima della resezione del tumore primario, l'intervento dietetico ha modulato positivamente il microbiota nei tumori e nel tessuto mammario normale".
Aggiornamento 21/9/2021
I grassi omega-3 migliorano i sintomi del disturbo borderline della personalità, in particolare il controllo comportamentale impulsivo e la disregolazione affettiva. Gli acidi grassi omega-3 marini potrebbero essere considerati come terapia aggiuntiva.
Possono essere utili anche nella depressione postparto
Aggiornamento 7/10/2021
Gli omega 3, in dose superiore a un grammo al giorno, sembrano aumentare del 49% il rischio di fibrillazione atriale. Il rischio sale solo dell'11% con una dose sotto il grammo.
Aggiornamento 5/11/2021
L'assunzione dietetica e supplementare dell'acido grasso omega 3 acido docosaesaenoico (DHA) riduce il rischio di malattia di Alzheimer (AD) e ne migliora i sintomi. Avere la forma genica (allele) dell'apolipoproteina E (APOE) 4 è il fattore di rischio più forte per l'AD, escludendo l'età. I portatori di APOE4 rispondono bene al DHA presente nel pesce ma non rispondono altrettanto bene agli integratori alimentari. Perché questo?
Gli integratori hanno i trigliceridi, mentre nel pesce una parte degli omega 3 è presente sotto forma di fosfolipidi, che riescono ad arrivare al cervello grazie a dei trasportatori appositi.
Anche l'olio di krill possiede i fosfolipidi, e potrebbe essere la forma corretta per l'integrazione nelle persone con APOE4.
Aggiornamento 10/11/2021
Assumere vitamina D e/o omega 3 riduce del 25-30% il rischio di malattie autoimmuni a 5 anni in persone ultra 50enni.
L'effetto della vitamina D appare più forte dopo 2 anni.
Lo studio ribadisce l'importanza di alcuni nutrienti nel modulare il sistema immunitario e l'importanza dell'ambiente nella manifestazione dell'autoimmunità
Aggiornamento 29/12/2021
Nelle persone con problemi renali gli omega 3 ad alto dosaggio in una particolare forma (icosapent etile) riducono il rischio cardiovascolare del 25% in chi abbia i trigliceridi alti anche assumendo statine.
Aggiornamento 20/2/2022
Una ricerca recente ha stroncato l'effetto degli omega 3 nella prevenzione della depressione. Però nello studio VITAL-DEP sono stati usati 465 mg di EPA e 375 mg di DHA, mentre secondo la International Society for Nutritional Psychiatry Research sono necessari tra 1000 e 2000 mg per avere effetto
Aggiornamento 2/6/2022
Gli omega 3 in una dose tra i 2 e i 3 grammi al giorno, sia da cibo che da integratori, possono favorire la riduzione della pressione sanguigna sia in persone sane che ipertese. Le persone con fattori di rischio cardiovascolari sono più responsive.
Aggiornamento 19/7/2022
La combinazione di attività fisica, omega 3 e vitamina D riduce del 61% il rischio di tumore nei 3 anni successivi in un gruppo di ultra settantenni. Anche ciascun trattamento singolo o doppio ha la sua efficacia ma i 3 in sinergia si sono dimostrati i più utili.
Aggiornamento 20/7/2022
Gli omega 3 possono aiutare a ridurre l'omocisteina, un fattore di rischio cardiovascolare e in generale legato alle patologie infiammatorie (neurodegenerative, autoimmuni ecc.).
L'iperomocisteinemia si verifica in particolare in persone con mutazione MTHFR. Altre cause possono essere l'inadeguata introduzione di vitamine del gruppo B o l'assunzione di farmaci o sostanze che ne alterano l'assorbimento (antiacidi, alcol).
Gli omega 3 sono particolarmente efficaci in caso di livelli medio-alti.
L'iperomocisteinemia si verifica in particolare in persone con mutazione MTHFR. Altre cause possono essere l'inadeguata introduzione di vitamine del gruppo B o l'assunzione di farmaci o sostanze che ne alterano l'assorbimento (antiacidi, alcol).
Gli omega 3 sono particolarmente efficaci in caso di livelli medio-alti.
L'altro modo è usare i supplementi di vitamine del gruppo B, i cui benefici sono sicuramente maggiori dei rischi
Aggiornamento 9/8/2022
L'uso di olio di pesce è associato a ridotto rischio di IBD (malattie infiammatorie croniche dell'intestino), in particolare di colite ulcerosa, meno di morbo di Crohn.
Aggiornamento 8/9/2022
Secondo una revisione degli studi la supplementazione con omega 3 può diminuire i livelli sierici di TNF-α, IL-6 e CRP, tre marcatori associati all'infiammazione. "I pazienti con malattie la cui patogenesi è correlata all'infiammazione cronica, come cancro, malattie renali, diabete mellito e malattie cardiache, possono beneficiare dell'integrazione di omega 3". Sia EPA che DHA, i 2 principali omega 3, hanno effetto da singoli, ma se usati contemporaneamente l'effetto è migliore e sinergico.
Aggiornamento 15/12/2022
Quali sono i supplementi che hanno dimostrato efficacia nel ridurre il rischio cardiovascolare (CVD)?
Secondo una revisione degli studi l'integrazione con grassi omega 3 e omega 6, L-citrullina, acido folico, vitamina D, magnesio, zinco, acido alfa-lipoico, coenzima Q10, melatonina, catechina, curcumina, flavanoli (cacao, tè, frutti di bosco), genisteina e quercetina ha mostrato prove di qualità da moderata ad alta per ridurre i fattori di rischio CVD".
In particolare gli omega-3, hanno ridotto la mortalità per malattie cardiovascolari, l'acido folico ha ridotto il rischio di ictus e il coenzima Q10 ha ridotto la mortalità per tutte le cause.
La vitamina C, la vitamina D, la vitamina E e il selenio non hanno invece mostrato alcun effetto sulle malattie cardiovascolari a lungo termine o sul rischio di diabete di tipo 2, mentre gli integratori di beta carotene sono stati associati ad aumentata mortalità per tutte le cause.
I ricercatori concludono affermando che alcuni integratori possono essere utili nella riduzione del rischio cardiovascolare ma raccomandano ulteriori studi per capire chi effettivamente può trarre vantaggio.
Secondo una revisione degli studi l'integrazione con grassi omega 3 e omega 6, L-citrullina, acido folico, vitamina D, magnesio, zinco, acido alfa-lipoico, coenzima Q10, melatonina, catechina, curcumina, flavanoli (cacao, tè, frutti di bosco), genisteina e quercetina ha mostrato prove di qualità da moderata ad alta per ridurre i fattori di rischio CVD".
In particolare gli omega-3, hanno ridotto la mortalità per malattie cardiovascolari, l'acido folico ha ridotto il rischio di ictus e il coenzima Q10 ha ridotto la mortalità per tutte le cause.
La vitamina C, la vitamina D, la vitamina E e il selenio non hanno invece mostrato alcun effetto sulle malattie cardiovascolari a lungo termine o sul rischio di diabete di tipo 2, mentre gli integratori di beta carotene sono stati associati ad aumentata mortalità per tutte le cause.
I ricercatori concludono affermando che alcuni integratori possono essere utili nella riduzione del rischio cardiovascolare ma raccomandano ulteriori studi per capire chi effettivamente può trarre vantaggio.
Aggiornamento 15/1/2023
Gli omega 3 possono aiutare a migliorare la composizione corporea negli anziani, con aumento della massa muscolare, della forza e delle prestazioni fisiche. Possono quindi contrastare la sarcopenia
Gli aggiornamenti sugli omega 3 continuano qui
Tra i tanti antiossidanti presenti nei multiminerali/vitaminici vari, il selenio ha mostrato interessanti proprietà antinfiammatorie e di prevenzione tumorale. La sua insufficienza è legata a problemi tiroidei, a tutte le età. Il mercurio interferisce con la sua azione determinando problemi tiroidei e di sviluppo neuronale. Una revisione Cochrane ha messo in evidenza che le prove del beneficio della supplementazione di selenio nelle tireopatie non sono ancora certe, né sia certo che prevenga i tumori sebbene alcuni tipi si riducano negli studi osservazionali.
La sua carenza è comunque tutto sommato rara, mentre il suo eccesso può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e diabete. In persone con alimentazione sufficientemente varia non è
probabilmente necessario integrarlo, il suo fabbisogno è coperto da una
alimentazione ricca di cereali integrali, frutta oleosa, pesce
(soprattutto crostacei e molluschi), carne (soprattutto fegato e
frattaglie).
Il selenio può aiutare nella guarigione dal morbo di Basedow (ipertiroidismo) e anche nell'Hashimoto (ipotiroidismo, insieme allo zinco).
Aggiornamento 2/9/2016
L'utilizzo del selenio, che previene le malattie tiroidee, è influenzato dalla flora batterica.
Aggiornamento 31/10/2016
Crescono le prove sul beneficio per la tiroide del selenio, in particolare in caso di tiroidite.
Si è infatti dimostrato ridurre gli anticorpi contro la tiroide in persone trattate, ribaltando la conoscenza di alcuni anni fa.
Aggiornamento 9/12/2016
In un modello animale (maiali) il selenio, insieme alla vitamina E, riduce lo stress ossidativo e la permeabilità intestinale dovuta a stress (in questo caso ipertermia).
La sua efficacia antitumorale, sia preventiva che terapeutica, è certa, grazie all'effetto antiproliferativo.
Aggiornamento 14/2/2017
Aggiornamento 9/10/2017
La supplementazione con vitamina E è efficace nel migliorare l'osteoartrite al ginocchio e in particolare lo stress ossidativo. Tuttavia meglio assumerla mediante alimenti ricchi (olio extravergine, avocado, frutta oleosa)
Aggiornamento 21/10/2017
Il selenio è fondamentale per ridurre l'infiammazione intestinale nelle MICI.
Aggiornamento 28/6/2018
La supplementazione di selenio potrebbe aumentare il rischio di diabete
Aggiornamento 26/8/2018
I problemi dati dal mercurio (presente spesso nel pesce) sono ridotti dalla disponibilità del selenio, anche in gravidanza. Comunque meglio preferire i pesci di piccola taglia.
Aggiornamento 16/7/2018
Il selenio può essere usato per prevenire la depressione postparto in donne con tiroidite, ma il suo uso dev'essere discusso col curante perché può aumentare il rischio di diabete
Aggiornamento 8/10/2018
La carenza di selenio si associa a quasi tutte le problematiche tiroidee, autoimmuni e non (compresi i tumori). Generalmente la sua supplementazione ha effetti positivi sulla patologia tiroidea, e può ridurre il rischio di depressione postparto. Le migliori fonti sono noci brasiliane, pesce e frattaglie.
Aggiornamento 2/12/2018
Il selenio è importante per la detossificazione del metilmercurio. È presente naturalmente nel pesce, e questo ne riduce la sua pericolosità, ma in caso scarseggi la sua disponibilità nei mari il pesce diventa pericoloso, soprattutto per lo sviluppo cerebrale dei bambini.
Aggiornamento 29/12/2018
Review sul selenio da selfhacked: antinfiammatorio, allinea i ritmi circadiani, protegge da alcuni tumori (controverso), la tiroide, dai virus, migliora il sistema immunitario (in particolare i TH2-dominanti), promuove la fertilità, migliora la . Gli eccessi favoriscono il diabete.
Aggiornamento 15/3/2020
Il selenio ha un ruolo importante nelle infezioni virali. "I patogeni virali inducono stress ossidativo attraverso l'aumento della generazione di ROS e l'alterazione dei sistemi di rimozione cellulare dei ROS. Come parte della difesa antiossidante, le selenoproteine, come glutatione-perossidasi, svolgono un ruolo importante nel controllo dello stress ossidativo. La carenza di selenio crea un indebolimento delle difese contro le malattie infettive riducendo l'espressione delle selenoproteine. Tuttavia, lo stato nutrizionale dell'ospite può anche portare a mutazioni del genoma virale da un virus benigno o poco patogeno a uno altamente virulento sotto stress ossidativo che potrebbe diffondersi anche nelle persone ospiti con un'adeguata assunzione di selenio".
Le migliori fonti alimentari sono noci brasiliane e pesce.
Aggiornamento 16/3/2020
Sia vitamina D che selenio sono noti per abbassare gli anticorpi nella tiroidite di Hashimoto. In questo studio possiamo vedere come il loro effetto sia sinergico e particolarmente efficace in persone con valori medi di anticorpi
Aggiornamento 1/5/2020
Da mesi i nutrizionisti funzionali cercano di farvi capire quanto sia importante avere uno stato nutrizionale corretto per affrontare il coronavirus, e ogni tanto arrivano le conferme. In uno studio condotto in Cina le persone con più alto tasso di guarigione erano quelle con un migliore stato del selenio. Questo è coerente col noto ruolo antivirale di questo elemento
Aggiornamento 10/5/2020
Nonostante non sia suggerito dalle linee guida sull'Hashimoto, alcuni endocrinologi consigliano il selenio, specie quando non si tratta ancora con LT4 (tipo Eutirox), per la sua capacità di abbassare gli anticorpi.
Aggiornamento 15/6/2021
Il selenio (Se) è fondamentale per la salute della tiroide.
"Il Se può alleviare i sintomi o prevenire la progressione verso l'ipotiroidismo e l'ipotiroidismo postpartum. La supplementazione di Se in pazienti con autoimmunità tiroidea, senza alterazioni, subclinica o ipotiroidei conclamati ha ridotto gli autoanticorpi tiroidei, abbassato o mantenuto il livello di TSH, diminuito il rapporto fT4/fT3, ridotto lo stress ossidativo e lo stato infiammatorio del corpo e modificato la qualità della vita e la struttura e il volume della tiroide. Nelle donne in gravidanza, un'adeguata assunzione di Se protegge da aborti spontanei, preeclampsia/ipertensione, parto pretermine, ridotto peso alla nascita e migliora lo sviluppo neuropsicologico del bambino. Nella popolazione anziana, un'adeguata integrazione di Se ha ridotto le malattie cardiovascolari e il rischio di ipertensione, ma l'assunzione prolungata di dosi eccessive ha aumentato il tasso di mortalità per tutte le cause".
Aggiornamento 11/2/2022
Nei topi "l'integrazione alimentare di selenio può ripristinare la neurogenesi e invertire il declino cognitivo associato all'invecchiamento e al danno ippocampale".
Questo succede anche con l'attività fisica, ma a presenza di selenio è indispensabile per avere l'effetto.
Buone fonti di selenio sono il pesce, le noci brasiliane e i cereali integrali.
Aggiornamento 22/3/2023
Il selenio può migliorare la capacità antiossidante e la qualità follicolare nelle donne con ovaio policistico. Non sembra avere effetti su peso, testosterone, colesterolo e altri parametri metabolici.
Aggiornamento 24/4/2023
Il mercurio, sostanza altamente tossica, e il selenio, elemento essenziale per la vita, sono legati in maniera complessa.
Il mercurio crea stress ossidativo e in alcune forme (metilmercurio) è altamente neurotossico. L'alta affinità del selenio per il mercurio fa sì che la disponibilità del primo sia ridotta dal secondo, creando così una carenza.
Uno dei problemi indotti dal mercurio è la tossicità per i mitocondri. In questi organelli vengono inibite la tioredossina-reduttasi e la glutatione perossidasi, con aumento dello stress ossidativo e danno alle proteine e ai lipidi. Gli astrociti, cellule di protezione dei neuroni, trattengono il mercurio ma una volta saturata la capacità questo metallo entra nei neuroni e crea danno alterando il metabolismo del calcio. Anche il rene è danneggiato dal mercurio.
"Vecchie ricerche hanno suggerito che il selenio può fornire un ruolo protettivo nell'avvelenamento da mercurio, e, con alcune limitazioni, questo è vero. Il ruolo svolto dal selenio in questa riduzione della tossicità del mercurio dipende in parte dalla forma del mercurio e può essere multisfaccettato: 1) facilita la demetilazione del mercurio organico in mercurio inorganico; 2) ridistribuisce il mercurio agli organi bersaglio meno sensibili; 3) si lega al mercurio inorganico e forma un complesso Hg:Se insolubile, stabile e inerte; 4) riduce l'assorbimento di mercurio dal tratto gastrointestinale; 5) ripristina l'attività della selenoproteina bersaglio e ripristina l'ambiente redox intracellulare". La presenza di mercurio però può esaurire le riserve di selenio. La supplementazione ripristina in parte le scorte e può mitigare la tossicità del mercurio.
Altre molecole con funzione antiossidante (diretta o indiretta) sono i polifenoli, nome generico che include migliaia di molecole con proprietà nutrizionali non caloriche, caratterizzati da anelli a 6 atomi di carbonio o eterocicli.
Agiscono sia direttamente, contrastando i radicali liberi, sia indirettamente promuovendo la sintesi di antiossidanti endogeni (soprattutto glutatione, il più importante antiossidante endogeno). Insomma fungono da scudo contro lo stress ossidativo dovuto a qualunque reazione del nostro metabolismo.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0223523415300039 |
La carenza si associa anche ad ipertensione e aterosclerosi (e altre malattie infiammatorie).
Un'altra importante funzione è quella di modulare in senso positivo il microbiota.
Quando vengono supplementati, sembrano ridurre il danno ossidativo dovuto all'attività fisica intensa, tuttavia anche in questo caso un'alimentazione con sufficienti quantità di frutta, fresca e oleosa, oli vergini, verdura, spezie ecc dovrebbe fornire tutto quello che ci serve, soprattutto a persone non particolarmente attive.
Tra i vari polifenoli, ne segnalo alcuni interessanti.
Le catechine, antiossidanti presenti nel cacao e nel tè in diverse sottoforme, abbassano pressione e colesterolo, hanno proprietà di prevenzione tumorale, neurodegenerativa, cardiovascolare, contrastano l'obesità e il diabete, proteggono i denti, aumentano il consumo di ossigeno e la resistenza nei topi che fanno attività fisica.
La quercetina ha, ad alte dosi, effetti ipotrigliceridemizzanti ma neutri sul colesterolo. L'effetto dimagrante è ancora sotto osservazione, ma riducendo lo stato infiammatorio contrasta l'aumento di peso. Può aiutare nella gestione delle MICI (malattie infiammatorie croniche dell'intestino) e ridurre la tossicità dei chemioterapici. Aumenta le difese immunitarie negli sportivi. Anche il resveratrolo è ultimamente molto di moda. Nel modello animale dà risultati promettenti (attivazione delle sirtuine, proteine che aumentano la vita media, protezione del cuore, modulazione dell'espressione genica, effetto antiproliferativo, neuroprotettivo, antidiabetico, antiobesità, antitrombotico, antinfiammatorio, prevenzione del danno renale, stimolo della riproduzione degli adipociti bruni) ma nell'uomo pare funzionare meno perchè poco assorbito nell'intestino, e ad alte concentrazioni è potenzialmente pericoloso (1g/die). Qualcuno parla addirittura di fiasco totale e non provati effetti sull'uomo.
Teniamo sempre presente che i polifenoli hanno un effetto sinergico tra loro e quindi presi con integratori e separati tra loro probabilmente non hanno effetti importanti e sicuramente inferiori a quelli che si verificano se presi tutti insieme come li troviamo ad esempio in una insalata mista seguita da una bella macedonia. Insomma più colori ci sono, meglio è.
Nel modello animale quercetina e resveratrolo sono in grado di attenuare la disbiosi indotta dalla dieta occidentale e ridurre la permeabilità intestinale, riducendo le conseguenze (iperinsulinemia e aumento di peso).
Aggiornamento 1/8/2016
Aggiornamento 5/8/2016
In uno studio su scimmie il resveratrolo compensa i danni arrecati da una dieta occidentale. Questo è forse dovuto al miglioramento della flora intestinale.
Un eccesso di polifenoli potrebbe determinare danni al DNA (si parla di curva a U perché i massimi vantaggi si hanno con dosi intermedie).
Aggiornamento 5/1/2017
Aggiornamento 3/3/2017
Aggiornamento 8/3/2017
Aggiornamento 23/6/2017
In un modello animale il resveratrolo migliora l'insufficienza cardiaca migliorando il microbiota.
Integrare con selenio e/o vitamina E non riduce il rischio di demenza
Aggiornamento 1/10/2017
Le antocianine sono sostanze presenti in molti vegetali, soprattutto quelli di colore rosso, blu e viola (frutti di bosco, uva, cipolla rossa ecc).
Una revisione sistematica del loro effetto sulla salute cardiometabolica ha concluso che "i significativi miglioramenti del controllo glicemico e lipidico supportano i benefici delle antocianine nella prevenzione e gestione delle malattie metaboliche", sia da alimenti che in supplementazione
Gli antiossidanti rallentano la progressione dell'insufficienza renale
Aggiornamento 16/10/2017
I polifenoli nutrono i nostri batteri buoni: per questo è importante un'alimentazione ricca di frutta e verdura di tutti i colori
Aggiornamento 15/12/2017
Le conclusioni di una revisione degli studi sul resveratrolo: Dopo aver analizzato i risultati riportati che sono stati ottenuti con sovralimentazione, alimentazione normale e condizioni di alimentazione a restrizione energetica, si può affermare che il resveratrolo è utile per ridurre l'accumulo di grasso corporeo e quindi per prevenire l'obesità. Tuttavia, per ragioni etiche, questi risultati sono stati ottenuti negli animali. Al contrario, non vi è alcuna prova della sua utilità nel ridurre il grasso corporeo precedentemente accumulato. Di conseguenza, non esiste ancora un supporto scientifico per proporre il resveratrolo come nuovo strumento di trattamento anti-obesità. Tuttavia, è importante sottolineare che il resveratrolo può indurre effetti favorevoli su diverse comorbidità dell'obesità, quali l'insulino-resistenza e il fegato grasso, senza cambiamenti nell'adiposità.
Aggiornamento 15/3/2018
Selenio e inositolo si confermano benefici nell'ipotiroidismo in un nuovo studio
Selenio e inositolo si confermano benefici nell'ipotiroidismo in un nuovo studio
Aggiornamento 24/4/2018
Il resveratrolo migliora la rigidità delle arterie nei diabetici
Aggiornamento 25/4/2018
I radicali liberi non sono sempre dannosi e gli antiossidanti non sono sempre utili. Negli sportivi ad esempio i radicali liberi (come i ROS) sono necessari come segnale per favorire l'aumento di massa muscolare.
I ROS rilasciati dai mitocondri possono essere importanti per riparare le membrane muscolari. "Sebbene gli antiossidanti siano una parte essenziale di qualsiasi dieta sana, stanno aumentando le prove sul fatto che i supplementi di antiossidanti dovrebbero essere evitati nelle ore vicine all'allenamento. Potrebbe anche essere saggio evitare quotidianamente gli integratori di antiossidanti ad altissima dose se si punta alla massima crescita muscolare".
Aggiornamento 3/9/2018
La carenza di iodio è stata per secoli un fattore di rischio per la tiroide. Oggi grazie al sale iodato il problema è meno diffuso. Tuttavia si è scoperto che anche gli eccessi di iodio sono dannosi per la tiroide, stimolando lo stress ossidativo e così l'autoimmunità tiroidea.
Il selenio conferisce protezione dall'eccesso di iodio, e pesce e frattaglie ne sono particolarmente ricchi
Aggiornamento 13/9/2018
12 anni dopo lo studio in cui per 4 anni si è somministrato selenio e coenzimaQ10, chi ha partecipato ha ancora benefici, e in particolare una riduzione del rischio cardiovascolare del 40%
Aggiornamento 29/10/2018
Selenio e probiotici migliorano il benessere e i parametri infiammatori, ormonali e di stress ossidativo in donne con ovaio policistico
Aggiornamento 2/12/2018
Il resveratrolo è la molecola famosa che troviamo nell'uva scura, al centro di polemiche perché non si è mai dimostrato efficace
In questa metanalisi i ricercatori concludono che le "prove disponibili da studi controllati suggeriscono che l'integrazione di resveratrolo ha ridotto significativamente i livelli di TNF-α e proteina C reattiva ma non IL-6 (tutti marker di infiammazione). Un significativo miglioramento nei marcatori infiammatori supporta il resveratrolo come coadiuvante nella gestione farmacologica delle malattie metaboliche". Anche se non si indica se abbia nella pratica clinica miglioramenti tangibili (esempio riduzione del pericolo cardiovascolare)
Aggiornamento 12/12/2018
Il resveratrolo potrebbe aiutare in alcune funzioni cognitive nell'uomo adulto, ma non vi è grande evidenza secondo una metanalisi
Aggiornamento 26/12/2018
Una serie di revisioni sistematiche di trial RCT mostra l'efficacia del resveratrolo in differenti situazioni: riduzione dei marker di infiammazione e stress ossidativo, riduzione del colesterolo cattivo, dell'emoglobina glicata, della pressione nei diabetici, aumento dell'adiponectina (citochina antinfiammatoria), miglioramento della composizione corporea.
Aggiornamento 10/3/2019
I polifenoli di frutta e verdura agiscono sulle cellule adipose, in particolare sui recettori adrenergici, aumentando il consumo calorico, favorendo la trasformazione in tessuto adiposo bruno che consuma energia sotto forma di calore (termogenesi), la nascita di nuovi mitocondri, la lipolisi.
Aggiornamento 29/5/2019
I polifenoli come il resveratrolo agiscono da prebiotici sulla flora, ossia stimolano la crescita di batteri buoni come Akkermansia, un batterio che spesso non si ritrova nell'intestino degli obesi e dei diabetici.
"Gli studi con modelli animali hanno mostrato un ruolo causale per A. muciniphila nel proteggere la barriera intestinale, che è stato associato con l'aumento dello spessore del muco, l'omeostasi del glucosio migliorata e l'alleviamento dell'endotossemia metabolica.
Attraverso un effetto prebiotico, i polifenoli possono favorire la crescita di alcuni batteri, come l'Akkermansia muciniphila, migliorare la ricchezza e la diversità complessiva della comunità batterica e migliorare la difesa dagli agenti patogeni rinforzando l'omeostasi della barriera intestinale".
Il trapianto fecale da persone che consumano polifenoli aiuta a dimagrire e a migliorare il quadro metabolico.
Gli integratori probabilmente non funzionano allo stesso modo perché non contengono la complessità delle sostanze presenti in natura.
Aggiornamento 29/6/2019
Non sempre gli antiossidanti sono amici.
In questo lavoro i ricercatori mostrano come importanti antiossidanti cellulari come vitamina E e N-acetilcisteina, se supplementati, portano all'attivazione di vie metaboliche che favoriscono la diffusione delle metastasi nel tumore polmonare.
La riduzione dello stress ossidativo in questo caso riduce i livelli di eme, e questo porta ad aumento del glucosio intracellulare, della glicolisi, e infine del lattato che è noto per favorire la proliferazione tumorale.
La cellula sta sempre in un delicato equilibrio tra antiossidanti e proossidanti che è pericoloso alterare.
Il resveratrolo migliora il flusso sanguigno ma non sembra influente nell'ipertensione in persone con sindrome metabolica.
Aggiornamento 7/7/2019
Aggiornamento 13/7/2019
Aggiornamento 1/8/2019
Lo pterostilbene, un polifenolo, migliora il microbiota nei topi, riducendo i Firmicutes e aumentando Akkermansia e Odoribacter, profili associati a dimagrimento
Aggiornamento 4/8/2019
Il resveratrolo può migliorare il flusso sanguigno e così il declino cognitivo
Aggiornamento 7/8/2019
Tra gli alimenti/nutrienti che stimolano il grasso bruno, quello "bruciagrassi", mediante stimolo del sistema nervoso simpatico, della mitogenesi (biogenesi mitocondriale) o dell'effetto (epi)genetico, solo i capsinoidi (peperoncino) hanno studi sull'uomo, e la loro sicurezza a lungo termine non è stata comunque verificata.
Alcuni polifenoli (berberina, resveratrolo, curcumina) agiscono a livelli difficilmente raggiungibili nei trial sull'uomo così come la vitamina A.
Il tè verde ha effetto termogenico, l'EPA (omega 3) stimola la trasformazione degli adipociti bianchi in bruni.
Aggiornamento 28/9/2019
I glitazoni (o tiazolidinedioni) sono stati usati per molti anni come farmaci antidiabetici per abbassare la glicemia. Questo avveniva tramite la ridistribuzione del grasso, che passava dal compartimento viscerale a quello sottocutaneo, fatto per cui le persone ingrassavano. Sono stati quasi aboliti perché aumentavano il rischio cardiovascolare, e oggi si è scoperto perché, almeno per alcuni di questi farmaci.
Sono tossici per i mitocondri, gli organelli cellulari che forniscono energia agli organi, in primis al cuore.
Nel modello animale il resveratrolo riduce la disfunzione cardiaca causata dai farmaci.
La medicina mitocondriale si conferma l'approccio del futuro.
Aggiornamento 17/12/2019
Nel modello animale il resveratrolo mostra proprietà antiobesità, aumentando il dispendio energetico (tramite conversione del grasso bianco in grasso bruno) e modulando il microbiota, aumentando le specie amiche. Tuttavia le evidenze nell'uomo rimangono poche.
Aggiornamento 19/12/2019
Gli anziani che fanno attività sportiva possono beneficiare di omega 3 e antiossidanti
Il selenio aumenta le capacità antiossidanti stimolando la glutatione perossidasi e la TAC, e riduce la malonildialdeide (marker di stress ossidativo).
Aggiornamento 25/12/2019
L'uso di antiossidanti, come vitamina A, C ed E, B12, coenzima Q10 e carotenoidi sembra ridurre la sopravvivenza in persone con tumori, se somministrati prima o durante la chemioterapia. Il ferro aumenta la ricorrenza. Vitamina D e multivitaminici non hanno mostrato effetti. Lo studio è fatto su un numero relativamente piccolo di persone, ma conferma un'idea che si sapeva già, ossia che gli antiossidanti interferiscano con l'azione della chemio e possano promuovere la sopravvivenza del tumore
Aggiornamento 2/1/2020
"Almeno un grammo di polifenoli al giorno per 3 o più giorni prima e dopo l'esercizio fisico migliorano il recupero a seguito di danni muscolari tramite meccanismi antiossidanti e antinfiammatori".
Aggiornamento 8/3/2020
"Almeno un grammo di polifenoli al giorno per 3 o più giorni prima e dopo l'esercizio fisico migliorano il recupero a seguito di danni muscolari tramite meccanismi antiossidanti e antinfiammatori".
Aggiornamento 8/3/2020
Il resveratrolo ha ridotto l'iperattività nei ragazzi autistici, mentre non ha avuto effetti su letargia, isolamento, comportamenti stereotipati e linguaggio inappropriato.
Si sa che un alto introito di polifenoli riduce il rischio cardiovascolare e di diabete, ma secondo la posizione ufficiale di 3 società scientifiche è bene assumerli da alimenti e non da supplementi e "la dieta mediterranea o altre diete a base vegetale possono rappresentare il gold standard per un'adeguata assunzione dietetica di polifenoli".
B12
Aggiornamento 9/4/2020
Si sa che un alto introito di polifenoli riduce il rischio cardiovascolare e di diabete, ma secondo la posizione ufficiale di 3 società scientifiche è bene assumerli da alimenti e non da supplementi e "la dieta mediterranea o altre diete a base vegetale possono rappresentare il gold standard per un'adeguata assunzione dietetica di polifenoli".
Aggiornamento 21/4/2020
Nei modelli animali la dieta ad alto contenuto di grassi e il fruttosio modulano il recettore ACE2 in maniera da aumentare la severità della COVID19, mentre il resveratrolo conferisce protezione.
Aggiornamento 14/6/2020
Il resveratrolo ha proprietà anticancro e immunomodulanti nei confronti delle malattie autoimmuni, anche grazie alla stimolazione degli enzimi epatici di detossificazione a alle proprietà antiossidanti.
Aggiornamento 28/10/2020
Per ottenere dal resveratrolo un effetto di incremento della vita dei topi, si devono somministrare dosi che corrispondono a 1g al giorno. Che corrispondono ad almeno 500 litri di vino rosso.
Aggiornamento 24/12/2020
Il resveratrolo riduce i marker di infiammazione come PCR e TNFalfa, e quelli di stress ossidativo nelle persone con disordini metabolici (diabete e sindrome metabolica).
Aggiornamento 20/2/2021
Il resveratrolo, il famoso antiossidante dell'uva, aiuta a dimagrire? Secondo una metanalisi sì (miglioramento del peso, della massa magra, della circonferenza addominale), secondo un'altra no (solo un piccolo effetto sulla circonferenza addominale) 🤷🤷
Secondo altre metanalisi ha un effetto positivo sui parametri metabolici del diabete e sull'infiammazione
Aggiornamento 5/3/2023
Alcuni composti naturali come curcumina e resveratrolo agiscono a livello dell'espressione del DNA (epigenetica) influenzando spesa energetica e sensibilità insulinica. Il loro ruolo come potenziali adiuvanti nel dimagrimento è oggetto di studio. Hanno inoltre un effetto antinfiammatorio. Uno dei problemi è la scarsa biodisponibilità, che può essere aggirata con formulazioni speciali.
Aggiornamento 20/10/2023
La supplementazione di selenio è raccomandata in caso di carenza in persone con orbitopatia legata al morbo di Basedow-Graves (ipertiroidismo)
Aggiornamento 28/5/2024
Secondo una revisione degli studi non ci sono prove che la supplementazione di vitamina antiossidanti (A, C, E) migliori le performance sportive di atleti, indipendentemente dal grado di allenamento.
Tornando alle vitamine, parliamo di B12. Questa importante vitamina presente solo nel regno animale viene assorbita con difficoltà in persone che fanno largo uso di inibitori di pompa e altri farmaci contro il reflusso gastrico (segnalato dal dott Speciani). Questo è probabilmente una ragione di supplementazione. Le altre sono ovviamente la dieta vegana stretta (anche i vegetariani devono stare attenti) e la pregressa chirurgia bariatrica. In gravidanza è consigliabile per precauzione, anche se l'assorbimento intestinale si sovraregola automaticamente, come avviene anche col ferro. Nelle donne vegane/vegetariane è assolutamente necessario introdurla come prevenzione dei difetti del tubo neurale, come per i folati,
La necessità di supplementare persone in dialisi è ancora oggetto di discussione, così come in caso di psoriasi.
La B12, tra le altre funzioni, ha quella di donare i gruppi metilici e quindi influenzare la metilazione del DNA. Così facendo viene regolata l'espressione genica. In parole povere non importa se abbiamo geni buoni o cattivi (o meglio importa meno di quanto pensassimo un tempo), ma se essi possono facilmente essere trascritti o meno.
Per fare questo si dovranno mettere a punto dei test efficaci per capire la necessità di incrementare i donatori di metili (oltre alla B12, colina, betaina ecc). Questo saremo in grado di verificare il grado di metilazione del DNA, potremo determinare chi è a rischio di effetti negativi per un'eccessiva introduzione, o chi ha bisogno di dosi superiori. Lo stesso capita per l'effetto preventivo sull'osteoporosi, che sembra consigliabile solo a chi ha iperomocisteinemia.
Aggiornamento 18/10/2015
L'uso improprio di supplementi porta a 20 mila ricorsi al pronto soccorso all'anno negli USA.
Aggiornamento 16/4/2016
La supplementazione di antiossidanti è potenzialmente dannosa in persone con tumore, dato che il nostro sistema immunitario usa i radicali liberi per combatterlo.
Aggiornamento 6/9/2016
La supplementazione di vitamine del gruppo B, e in particolare B12, si è rivelata efficace nel prevenire gli eventi cerebrovascolari (ictus) in persone con omocisteina alta.
Aggiornamento 14/9/2016
La vitamina B12, meglio se assieme all'acido folico e altre del gruppo B, previene il declino cognitivo negli anziani. Spesso è bassa soprattutto in chi fa uso di antiacidi.
Aggiornamento 10/11/2016
Aggiornamento 25/11/2016
La carenza di vitamina B12 può portare a problemi psichiatrici, perdita di memoria, incontinenza, perdita del gusto e dell'olfatto, debolezza, problemi epatici.
Chi dovrebbe chiedere al medico di dosarla? Chi prende farmaci per l'acidità gastrica o la metformina, chi ha possibili problemi di assorbimento (celiachia o infiammazione intestinale), i vegetariani, chi ha fatto chirurgia bariatrica e chi ha più di 50 anni.
Aggiornamento 4/2/2017
Aggiornamento 14/2/2017
Aggiornamento 23/2/2017
L'uso di metformina per lungo periodo è legato a vitamina B12 bassa
Chris Kresser spiega perché è meglio valutare la carenza di B12 con l'esame dell'acido metilmalonico e perché è così diffusa e pericolosa.
Aggiornamento 20/5/2017
Aggiornamento 6/7/2017
Per un migliore effetto è necessario integrare sia la forma metilata che la forma adenosilata di vitamina B12, poiché servono a diverse vie metaboliche
Aggiornamento 31/12/2017
Nuove emergenze sulla B12 da un congresso di medicina funzionale: probabilmente le linee guida dovrebbero dare indicazioni più alte, e apposite per età, e le persone a rischio sono, tra gli altri, anziani e chi assume metformina.
Insieme all'omocisteina alta, la carenza di B12 può essere indicativa di numerose patologie, cardiovascolari, ossee ecc
La genetica influenza fortemente il metabolismo e il fabbisogno di B12
Aggiornamento 14/2/2018
La genetica influenza fortemente il metabolismo e il fabbisogno di B12
Aggiornamento 17/7/2018
La vitamina B12 in forma metilata migliora i sintomi dei bambini autistici se sono legati a difetti metabolici di metilazione e di smaltimento della metionina
Aggiornamento 7/10/2018
Uno studio in più conferma che chi prende metformina è a rischio di carenza di vitamina B12, e presenta anche i tipici segni (danno neuronale e anemia macrocitica). L'articolo conclude suggerendo di monitorare sempre il parametro sia prima che dopo la terapia, e ovviamente l'eventuale integrazione.
Aggiornamento 18/4/2019
Aggiornamento 21/9/2019
Aggiornamento 24/2/2019
L'anemia perniciosa o megaloblastica è dovuta alla carenza di vitamina B12 (o folati) ed è caratterizzata da globuli rossi grandi ma poco efficienti.
In questo caso i livelli di B12 (e folati) erano normali, ma le forme rilevate di vitamina B12 non erano quelle attive, e quindi la carenza era reale.
La malattia si è risolta con la somministrazione di metilcobalamina (la forma attiva)
Aggiornamento 18/4/2019
Quasi la metà dei bambini con problemi psichiatrici ha carenza di vitamina B9 (folati) e uno su 5 di vitamina B12. Questo forse è dovuto alla riduzione della sintesi del glutatione e della guaina mielinica che ricopre i neuroni, che dipendono da queste vitamine.
Aggiornamento 21/9/2019
La vitamina B12 in forma attiva (metilcobalamina) e ad alte dosi può ritardare la progressione della SLA e aumentare la sopravvivenza
Alti livelli di B12 sono associati con maggiore mortalità (associazione non vuol dire causalità: potrebbe essere dovuto anche alla maggiore introduzione di alimenti animali)
Aggiornamento 25/6/2020
Aggiornamento 2/2/2020
Aggiornamento 25/6/2020
Somministrare vitamina D, B12 e magnesio riduce la necessità di cure e la gravità della malattia da coronavirus in un piccolo gruppo di persone ultra50enni, senza effetti collaterali. "La vitamina D, attraverso il suo effetto su NFkB e altre vie, può attenuare varie citochine proinfiammatorie che mediano la tempesta incontrollata di citochine osservata nel COVID-19 grave. Il magnesio è fondamentale nella sintesi e nell'attivazione della vitamina D, fungendo da cofattore in molti degli enzimi coinvolti nel metabolismo della vitamina D. La vitamina B12 è essenziale per supportare un microbioma intestinale sano che ha un ruolo importante nello sviluppo e nella funzione dei sistemi immunitari innati e adattativi. Questo potrebbe essere fondamentale nel prevenire un'eccessiva reazione immunitaria, specialmente nei pazienti COVID-19 con disbiosi da microbiota associati a patologie gravi".
Aggiornamento 5/4/2021
La cianocobalamina, B12 sintetica, la forma maggiormente diffusa negli integratori, induce disbiosi nel modello animale di IBD, favorendo la crescita delle enterobatteriacee. Invece la forma metilcobalamina è antinfiammatoria grazie al suo effetto benefico sul microbiota. Inoltre CB12 agisce negativamente sui riboswitch, filamenti di RNA che influenzano l'espressione genica, e sugli enzimi.
Aggiornamento 25/9/2021
Anche se capita raramente, negli esami del sangue si possono riscontrare elevati livelli di vitamina B12. Quali sono le cause? Non necessariamente l'integrazione, perché l'eccesso introdotto viene eliminato con le urine.
Alcune anomalie metaboliche possono favorire l'accumulo nel sangue e non permettono l'utilizzo della vitamina, per cui i sintomi possono anche essere simili a quelli della carenza (tipo astenia).
Le principali cause da ricercare quando si ha a che fare con livelli sierici elevati di cobalamina sono malattie del fegato, insufficienza renale, tumori solidi, malattie mieloproliferative del sangue, metastasi epatiche.
Una carenza di B12 può essere verificata in caso di iperomocisteinemia o elevati livelli di acido metilmalonico.
Aggiornamento 22/11/2021
La vitamina B12 influenza il rischio di ictus e il recupero dopo l'evento cardiovascolare acuto.
La carenza di vitamina B12 induce aumento dell'omocisteina e quindi infiammazione che è alla base delle malattie cardiovascolari, in particolare ictus. L'omocisteina viene metabolizzata anche dai batteri quindi è necessario avere un buon microbiota.
L'iperomocisteinemia induce infiammazione dell'endotelio vascolare facilitando l'adesione e la migrazione dei globuli bianchi, che a loro volta vengono resi più aggressivi dall'attivazione delle vie infiammatorie. Viene indotta inoltra la trasformazione delle cellule T naïve in Th1, che sono più aggressive.
Avere buoni livelli di B12 permette quindi di ridurre il rischio e nel caso di evento, avere un recupero migliore. Anche i folati e un buon microbiota riducono l'omocisteina e i suoi effetti, riducendo l'infiammazione
Aggiornamento 28/7/2022
I diabetici che assumono metformina sono a rischio di carenza di vitamina B12 perché il farmaco interagisce con il suo assorbimento. Questo può favorire un aumento dell'omocisteina, un metabolita infiammatorio che aumenta il rischio cardiovascolare. Sarebbe opportuno misurare i livelli di B12 in chi assume metformina ed eventualmente integrare con supplementi o iniezioni la carenza.
Aggiornamento 26/11/2022
Le persone con tumori possono essere a rischio di malnutrizione e carenza di vitamina B12. In alcuni casi il valore può essere invece alto, in particolare nei tumori epatici. Tuttavia non si conosce un possibile legame causale tra B12 nel cibo o supplementi e tumori e l'eventuale carenza va corretta.
"Non si trovano prove sufficienti sulla temporalità, sulla soglia biologicamente significativa o sulle associazioni dose-risposta (tra tumori e B12). Inoltre, non vi era alcun modello distintivo delle associazioni con adenocarcinomi e carcinoma a cellule squamose. Ciò non supporta un ruolo funzionale della vitamina B12 nell'inizio o nella progressione del cancro, ma piuttosto suggerisce che un'elevata vitamina B12 potrebbe essere un epifenomeno in alcuni tipi di cancro. Pertanto, a meno che non vengano chiariti i meccanismi dell'elevata B12 in alcuni, ma non in tutti i tumori, le alte concentrazioni plasmatiche di B12 rilevate accidentalmente in persone che non ricevono integratori non dovrebbero essere considerate un parametro diagnostico o prognostico. Il trattamento convenzionale del cancro può abbassare le concentrazioni plasmatiche di B12, suggerendo che il tumore attivo fosse la fonte di alte concentrazioni di vitamina B12 in circolazione".
"Non si trovano prove sufficienti sulla temporalità, sulla soglia biologicamente significativa o sulle associazioni dose-risposta (tra tumori e B12). Inoltre, non vi era alcun modello distintivo delle associazioni con adenocarcinomi e carcinoma a cellule squamose. Ciò non supporta un ruolo funzionale della vitamina B12 nell'inizio o nella progressione del cancro, ma piuttosto suggerisce che un'elevata vitamina B12 potrebbe essere un epifenomeno in alcuni tipi di cancro. Pertanto, a meno che non vengano chiariti i meccanismi dell'elevata B12 in alcuni, ma non in tutti i tumori, le alte concentrazioni plasmatiche di B12 rilevate accidentalmente in persone che non ricevono integratori non dovrebbero essere considerate un parametro diagnostico o prognostico. Il trattamento convenzionale del cancro può abbassare le concentrazioni plasmatiche di B12, suggerendo che il tumore attivo fosse la fonte di alte concentrazioni di vitamina B12 in circolazione".
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