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domenica 5 giugno 2022

Il cibo come medicina 4

 

Continua qui il post storico sull'uso di alimenti e nutrienti come terapia

Aggiornamento 9/6/2022


In uno studio controllato, in persone con intestino irritabile (IBS) la dieta FODMAP ha dato maggiori miglioramenti rispetto ai farmaci spasmolitici. Secondo i ricercatori questo approccio dietetico dovrebbe essere usato come prima scelta.

Le linee guida ESPEN sulla nutrizione nei tumori raccomandano gli omega 3 in caso di cachessia, mentre per altri supplementi non ci sono abbastanza evidenze

Aggiornamento 14/6/2022

Astragalo e quercetina hanno un potenziale per ridurre l'iperuricemia, una condizione che porta alla gotta ma in generale favorisce problemi metabolici e cardiovascolari.
L'astragalo, un'erba della medicina tradizionale cinese, migliora il microbiota, i sali biliari e gli ormoni dello stress, favorendo la funzionalità renale e l'escrezione dell'acido urico.
La quercetina aumenta l'escrezione di urati, ha un effetto antiossidante e antinfiammatorio, migliora le patologie metaboliche (iperglicemia, ipertensione, obesità) che accompagnano l'iperuricemia.
Queste sostanze hanno il potenziale per essere usate da sole o congiuntamente ai farmaci per ridurne la tossicità

Aggiornamento 5/11/2022

Alcune sostanze naturali presenti in alimenti vegetali sostengono un invecchiamento sano favorendo il rinnovamento dei mitocondri, gli organelli che danno energia alla cellula.
"I composti bioattivi come curcumina, astaxantina, resveratrolo, idrossitirosolo, oleuropeina e spermidina, presenti sia nella dieta mediterranea che in quella di Okinawa, esercitano le loro funzioni protettive aumentando l'attività degli induttori della mitofagia, che rimuove i mitocondri danneggiati, e promuovendo la generazione di nuovi mitocondri. Dato il ruolo dello stress ossidativo nel guidare la disfunzione mitocondriale e la riduzione della mitofagia, le proprietà antiossidanti di questi composti proteggerebbero dall'invecchiamento cerebrale prematuro e dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (AD). Una mitofagia difettosa può innescare o peggiorare malattie neurodegenerative come l'AD, dove la disfunzione mitocondriale gioca un ruolo centrale nella patogenesi".
Aggiornamento 19/6/2022

La dieta chetogenica VLCKD induce miglioramenti nel profilo ormonale di donne con ovaio policistico in maniera superiore a quelli di una semplice dieta ipocalorica. Questo permette una riduzione dell'eccesso di testosterone (che induce l'irsutismo e le alterazioni metaboliche) e delle disfunzioni ovulatorie che causano problemi di fertilità.

Aggiornamento 20/6/2022

Secondo le linee guida ADA sul trattamento nutrizionale del diabete di tipo 2, "Se integrate con supporto comportamentale e corretta consulenza, le diete strutturate a bassissimo contenuto calorico VLCKD, in genere 800-1.000 kcal/giorno che utilizzano alimenti ad alto contenuto proteico e prodotti sostitutivi del pasto, possono aumentare il ritmo e/o l'entità della perdita di peso iniziale e dei miglioramenti glicemici rispetto a interventi comportamentali standard. Poiché il recupero del peso è comune, tali interventi dovrebbero includere strategie di mantenimento del peso a lungo termine e consulenza per mantenere la perdita di peso e i cambiamenti comportamentali".
In pratica come dico sempre ai pazienti il dimagrimento che si ha inizialmente con la dieta chetogenica è solo il primo passo, ma i cambiamenti a lungo termine si mantengono solo con dei miglioramenti dello stile di vita (dieta corretta e attività fisica) che bisogna essere in grado di sostenere.

Molti rimedi ayurvedici sono efficaci nel migliorare i parametri glicemici nei diabetici, ma sono necessari ulteriori studi sulla sicurezza e di migliore qualità

Aggiornamento 22/6/2022

La SIBO, una condizione caratterizzata da eccesso di batteri nel primo tratto intestinale, è spesso causa di problemi addominali, dal gonfiore alla stitichezza.
Il trattamento è fatto solitamente con la rifaximina, un antibiotico che non viene assorbito nel sangue.
Si possono aggiungere la dieta FODMAP, procinetici, probiotici (che possono a volte peggiorare la situazione), erbe medicinali con potere battericida (origano, berberina ecc.)
In uno studio il trattamento con erbe è efficace più della rifaximina, con meno effetti collaterali.

Aggiornamento 26/6/2022

Quali supplementi possono essere utili nell'emicrania?
Tra le erbe, il partenio e il farfaraccio hanno mostrato efficacia. Devono essere usati purificati perché possono avere elementi tossici e non possono essere usati in gravidanza.
Tra i nutrienti, magnesio, coenzima Q10 e vitamina B2.
Avere pasti e sonno regolari è un comportamento che aiuta.
Per quanto riguarda i cibi "trigger" (che scatenano l'attacco), si tratta di condizioni molto soggettive che è difficile definire.
L'agopuntura e lo yoga possono essere lievemente efficaci.

Aggiornamento 12/7/2022

Nella più completa revisione recente dei dati sul rapporto tra microbiota intestinale e cervello (oltre 1600 citazioni) si riporta che "ci sono prove accumulate da studi sia sugli animali che clinici che implicano il ruolo del microbiota in una varietà di malattie psichiatriche, neurologiche e neurodegenerative. Tuttavia, siamo ancora agli inizi in questo campo ed è necessaria cautela nell'interpretazione dei dati di tali studi".
Il campo in cui vi è maggiore evidenza sulla manipolazione del microbiota è l'intestino irritabile (IBS), mentre sulle malattie neurologiche e psichiatriche si è ancora all'inizio.
"Uno dei grandi enigmi nella medicina basata sul microbiota è come definire un microbiota sano. Le differenze interindividuali nella composizione del microbiota possono essere notevoli, il che rende difficile un approccio "una taglia che veste per tutti" per prendere di mira il microbiota. Tuttavia, offre anche opportunità in quanto il microbiota potrebbe essere il canale per efficaci approcci di medicina personalizzata in futuro.
Dato il ruolo della dieta nella modulazione del microbiota, potremmo davvero concentrarci su un asse dieta-microbiota-intestino-cervello nel mediare la salute e la malattia nel corso della vita. Pertanto, oltre alla citazione all'inizio di questa recensione ("tutte le malattie iniziano nell'intestino"), Ippocrate avrebbe anche detto: "fa che il cibo sia la tua medicina". Forse una versione modificata ora merita di essere presa in considerazione "lascia che il cibo per i tuoi microbi sia la tua medicina per il cervello"".

Aggiornamento 16/7/2022

I consigli di Chris Kresser per la gestione delle infezioni del tratto urinario ricorrenti (cistite), patologie che diventano ricorrenti e resistenti agli antibiotici

🛡 Usare il D-mannosio, uno zucchero che inibisce l'adesione di E. coli, il principale batterio responsabile, alle pareti del tratto urinario
usare enzimi che degradano i biofilm, forme di resistenza che riparano i batteri dai farmaci. Tra di essi anche la nattokinasi.
🥥 usare la lauricidina, un composto naturale presente nel cocco con proprietà battericide grazie alla monolaurina
🥛 usare la lattoferrina che può potenziare le difese immunitarie


Aggiornamento 28/7/2022

Il cacao amaro può avere sulla pressione sanguigna un effetto simile a quello dei farmaci. Nello studio, fatto su persone con valori borderline, vi è stata comunque una forte variabilità interindividuale dell'effetto.
"I dati confermano che il cacao può ridurre la pressione arteriosa e la rigidità arteriosa nella vita di tutti i giorni quando i valori sono elevati all'interno dell'intervallo di normalità", hanno affermato gli autori. "L'entità degli effetti, in particolare entro le prime 3 ore, è simile a quella che si ottiene coi farmaci antipertensivi standard negli studi clinici, evidenziando la rilevanza clinica e il potenziale dei flavanoli per l'uso nella pratica clinica".

Inoltre, un'ampia percentuale di effetti di variazione intra- e inter-individuale era correlata ai valori pressori basali, e il cacao abbassava la pressione arteriosa solo se prima era elevata. Ciò riduce le preoccupazioni sul fatto che il cacao possa comportare rischi per la salute inducendo ipotensione, come può accadere con i farmaci antipertensivi".
"Questo ha importanti implicazioni di sicurezza e meccanicistica", ha affermato il team. "In particolare, nella prevenzione primaria, la sicurezza è un problema importante e un'eccessiva riduzione della pressione arteriosa può rappresentare un rischio per la sicurezza, come descritto per i farmaci antipertensivi".

Il professor Heiss ha dichiarato: "L'impatto positivo dei flavanoli del cacao sul nostro sistema cardiovascolare, in particolare sulla funzione dei vasi sanguigni e sulla pressione sanguigna, è innegabile. I medici spesso temono che i farmaci possano diminuire troppo la pressione soprattutto nei primi giorni".
L'effetto dura anche alcune ore dopo probabilmente grazie alla metabolizzazione dei flavanoli da parte dei batteri intestinali.

Aggiornamento 5/8/2022

Quali sono le raccomandazioni in caso di emocromatosi, una patologia in cui si accumula ferro nell'organismo?
Evitare supplementi di ferro e vitamina C, ridurre la carne rossa, evitare l'alcol. Moderare la frutta per l'apporto di vitamina C.

Aggiornamento 17/8/2022

La vitamina B6 ad alte dosi riduce l'ansia, modificando l'attività neuronale, in particolare a livello dei neuroni GABAergici inibitori.
È stato evidenziato anche un effetto minore sulla depressione.
La B6 era già nota per il suo effetto benefico sull'emicrania, in particolare su quella con sintomi visivi.

Aggiornamento 20/8/2022

La benfotiamina, una forma sintetica di tiamina (vitamina B1) è in grado di ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione aumentando la degradazione degli AGEs e modulando le vie infiammatorie.
In uno studio su 70 persone con Alzheimer moderato (perdita della memoria e medio declino cognitivo) la benfotiamina è apparsa sicura e ha migliorato le condizioni neurologiche riducendo gli AGEs e agendo probabilmente mediante la modulazione di alcuni enzimi relativi al metabolismo energetico neuronale, alla trasmissione colinergica e come antiossidante.
Sono necessari studi più grandi per confermare l'efficacia.

Aggiornamento 23/8/2022

Il miele può agire come prebiotico e contrastare la disbiosi (alterazione del microbiota).
Favorisce la crescita di specie buone (bifidi, lattobacilli, Desulfovibrio) in maniera simile alle fibre GOS e FOS.
Le specie inibite invece sono Listeria monocytogenes, Clostridium perfringens, Eubacterium aerofaciens e altri enteropatogeni come Salmonella, Shigella, E. coli, Yersinia enterocolitica, Campylobacter, Clostridium difficile, in alcuni casi anche quelli resistenti ai farmaci.
Inoltre agisce modulando le citochine in modo da ridurre infiammazione e stress ossidativo.
Solitamente il miele più scuro ha maggiori proprietà antiossidanti perché contiene maggiori quantità di fenoli.

Aggiornamento 6/9/2022

La menta piperita si conferma efficace nel trattamento della sindrome dell'intestino irritabile (IBS). L'evidenza è però di scarsa qualità. Un effetto collaterale comune è l'induzione di reflusso gastroesofageo.

Aggiornamento 8/9/2022

Secondo una revisione degli studi la supplementazione con omega 3 può diminuire i livelli sierici di TNF-α, IL-6 e CRP, tre marcatori associati all'infiammazione. "I pazienti con malattie la cui patogenesi è correlata all'infiammazione cronica, come cancro, malattie renali, diabete mellito e malattie cardiache, possono beneficiare dell'integrazione di omega 3". Sia EPA che DHA, i 2 principali omega 3, hanno effetto da singoli, ma se usati contemporaneamente l'effetto è migliore e sinergico.


Aggiornamento 10/9/2022

Le malattie reumatiche autoimmuni (tra cui artrite reumatoide, sindrome di Sjogren, lupus eritematoso sistemico e sclerosi sistemica) sono caratterizzate da infiammazione che colpisce le articolazioni. La loro causa è parzialmente incerta ma sicuramente l'insieme di cause ambientali e predisposizione genetica giocano ruoli fondamentali. Gli studi sui fattori dietetici che possano ridurre lo stato infiammatorio sono ancora pochi ma in aumento. Nelle conclusioni della revisione si afferma che la dieta gioca un ruolo cruciale nel trattamento di queste patologie attraverso la gestione dell'infiammazione, dello stato nutrizionale e dello stress ossidativo e una dieta specifica può essere un utile supporto per i pazienti.
Tra i grassi, quelli saturi appaiono aumentare l'infiammazione mentre quelli omega 3 e monoinsaturi (olio d'oliva) la contrastano.
Le fibre possono modulare favorevolmente la malattia ma in alcuni casi peggiorare i sintomi intestinali.
Come approcci generali, una dieta ipocalorica, la dieta mediterranea e il digiuno possono essere efficaci, ma esistono dei dubbi su fatto che il semplice dimagrimento sia responsabile.
Anche le diete di esclusione (vegana, senza glutine, antinfiammatoria ecc.) hanno mostrato buoni risultati in alcuni casi. Sono in generale caratterizzate da una prevalenza di alimenti vegetali su quelli animali e ricche in antiossidanti.
"In molti casi le diete di eliminazione hanno portato a risultati positivi perché sono stati considerati soggetti con alcune intolleranze alimentari. In questi pazienti ci si attende un miglioramento, ma questo non significa che questi benefici siano validi ed estendibili a tutta la popolazione senza intolleranze alimentari. Inoltre, questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela poiché gli studi disponibili hanno diversi pregiudizi che limitano la robustezza dei risultati", come la difficoltà a fare lo studio in cieco.

Il diabete di tipo 2 è una patologia caratterizzata da uno stato infiammatorio e di stress ossidativo che concorrono alla ridotta sensibilità all’ormone insulina. L’uso di sostanze naturali che contrastino queste alterazioni può quindi migliorare il metabolismo glucidico. Per esempio lo zafferano, con il suo più importante metabolita crocina, ha effetti antiossidanti e può ridurre la glicemia nei diabetici. In uno studio randomizzato e controllato assumere 30mg di zafferano o di crocina ha migliorato la glicemia e l’emoglobina glicata in persone diabetiche non trattate coi farmaci in maniera significativa rispetto al placebo. Gli autori concludono osservando che è possibile usarlo come terapia complementare.

Aggiornamento 14/9/2022

Il succo di prugna viene definito come una efficace e naturale terapia nutrizionale per la costipazione

Aggiornamento 20/9/2022

L'EAACI, la società europea degli allergologi, si conferma una delle società scientifiche più moderne per quanto riguarda la posizione sull'alimentazione. Ha infatti rilasciato un documento in cui si chiarisce l'importanza della fibra per la modulazione del sistema immunitario, sia per quanto riguarda la prevenzione che la gestione della tolleranza immunitaria e quindi delle allergie.
I fattori dietetici possono funzionare da "allenatori" per il sistema immunitario, e i cambiamenti nell'alimentazione degli ultimi decenni hanno un ruolo causale nell'aumento delle allergie.
Il passaggio a una dieta povera di vegetali "ha influenzato negativamente la diversità e la composizione del microbiota, le caratteristiche specie-specifiche, il metabolismo microbico e la tolleranza immunologica".
Le cellule immunitarie, tra cui quelle dendritiche che conferiscono la tolleranza, i mastociti che rilasciano istamina e le Tregs da cui derivano i linfociti attivati e polarizzati Th2 (favorenti l'allergia), hanno recettori per gli SCFA, i derivati della fibra prodotti dai batteri buoni.
Una buona quantità di fibre può essere protettiva anche dalle malattie infettive respiratorie come COVID19 in forma grave grazie alla modulazione sul microbiota.
La position si conclude sottolineando che le fibre contribuiscono al mantenimento di una mucosa tolerogenica e possono proteggere dai disturbi allergici, ma c'è ancora incertezza sul trattamento ottimale da somministrare.
Per esempio la sola presenza di fibre in caso di mancanza di alcune specie batteriche può non essere sufficiente e la migliore strategia sarebbe quella di integrare anche i probiotici. Inoltre una varietà di fibre può avere effetto migliore rispetto ad un solo tipo. Sono necessari ulteriori studi per perfezionare le conoscenze e rilasciare linee guida precise.

Aggiornamento 5/10/2022

Le nuove linee guida sul diabete di tipo 2 rilasciate da European Association for the Study of Diabetes (EASD) e American Diabetes Association (ADA) focalizzano il trattamento invitando alla perdita di peso. Può sembrare scontato ma quelle precedenti puntavano più sulla gestione. Ora che si sa che il dimagrimento può portare a una remissione della malattia si chiede maggiormente il dimagrimento e non si punta più solo sulla gestione delle glicemie. Inoltre si invita a una maggiore personalizzazione delle terapie e a un approccio olistico col paziente al centro. Si raccomanda anche di usare un linguaggio comprensibile, inclusivo, rispettoso e senza stigmatizzazioni.
Per quanto riguarda l'approccio nutrizionale, i professionisti della nutrizione devono fornire una dieta di tipo salutare, che mantenga il piacere del cibo e sia focalizzata sulla qualità degli alimenti e non solo sulla restrizione calorica. Questo tipo di approccio può prevenire, ritardare e trattare le complicanze del diabete grazie all'effetto sui parametri metabolici, soprattutto emoglobina glicata.
Non esistono valori assoluti nei rapporti tra macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati), ma si devono enfatizzare i cibi salutari e minimizzare quelli dannosi tenendo conto delle preferenze del paziente.
Per la prima volta, assieme a quelle sull'attività fisica, si danno indicazioni anche sulla necessità e l'importanza di un sonno salutare e riposante per la gestione del diabete.
Aggiornamento 15/10/2022

Alcune persone hanno emicrania dovuta a cibi "trigger" (attivatori). Tuttavia sono di difficile individuazione e spesso un semplice miglioramento dello stile di vita (dimagrimento, evitare alcol e caffeina, non saltare pasti e idratarsi correttamente) è sufficiente per migliorare le condizioni di molte persone.
Anche la gestione dello stress è importante.
Alcuni nutraceutici come magnesio, riboflavina, coenzima Q10 e partenio hanno mostrato discreta efficacia.

Aggiornamento 16/10/2022

Il dimagrimento ottenuto con la dieta chetogenica migliora la riserva ovarica e la funzione luteale in donne obese con PCOS (ovaio policistico), favorendo la loro fertilità. Si sono rilevati cambiamenti favorevoli in molti parametri legati alla fertilità, come ormone antimulleriano, SHBG, progesterone ecc.
A causa della mancanza di gruppo di controllo i ricercatori non possono essere sicuri che l'effetto sia da attribuire alla dieta o al dimagrimento, ma l'effetto ottenuto rapidamente può essere l'ideale in donne che ricorrono alla fecondazione assistita.

Aggiornamento 19/10/2022

"Secondo l'evidenza scientifica odierna, possiamo affermare che un elevato consumo di zuccheri e grassi saturi e un basso consumo di frutta e verdura sono associati alla depressione.
Gli studi di intervento per la depressione basati su approcci nutrizionali e interventi sullo stile di vita con dieta come trattamento aggiuntivo mostrano risultati promettenti."


Fornire pasti sani ed equilibrati a persone con patologie avanzate come diabete, insufficienza cardiaca, malattia renale allo stadio terminale, HIV e cancro potrebbe portare al risparmio di 13 miliardi di dollari negli USA e oltre un milione di ospedalizzazioni. Gli autori concludono che il cibo può essere una vera medicina per le malattie croniche e che fa risparmiare soldi alla sanità.

Aggiornamento 21/10/2022

L'urolitina A, un composto derivato dai polifenoli della melagrana, migliora la risposta immunitaria nei confronti dei tumori nel modello animale e può quindi supportare l'immunoterapia.

Aggiornamento 5/11/2022

Alcune sostanze naturali presenti in alimenti vegetali sostengono un invecchiamento sano favorendo il rinnovamento dei mitocondri, gli organelli che danno energia alla cellula.
"I composti bioattivi come curcumina, astaxantina, resveratrolo, idrossitirosolo, oleuropeina e spermidina, presenti sia nella dieta mediterranea che in quella di Okinawa, esercitano le loro funzioni protettive aumentando l'attività degli induttori della mitofagia, che rimuove i mitocondri danneggiati, e promuovendo la generazione di nuovi mitocondri. Dato il ruolo dello stress ossidativo nel guidare la disfunzione mitocondriale e la riduzione della mitofagia, le proprietà antiossidanti di questi composti proteggerebbero dall'invecchiamento cerebrale prematuro e dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (AD). Una mitofagia difettosa può innescare o peggiorare malattie neurodegenerative come l'AD, dove la disfunzione mitocondriale gioca un ruolo centrale nella patogenesi".

Aggiornamento 9/11/2022

Il microbiota intestinale può influenzare sia la prevenzione che la cura del tumore al seno. Per questo dieta, probiotici e prebiotici hanno un ruolo in questa malattia. Gli effetti possono essere correlati ad alterazioni del metabolismo degli estrogeni, della regolazione immunitaria sistemica, che influenza l'immunoterapia, e della regolazione epigenetica. I metaboliti batterici riducono la crescita del tumore e la propensione alle metastasi. Inoltre, la modulazione del microbiota intestinale può alleviare gli effetti collaterali della chemio e della radioterapia.

Aggiornamento 11/11/2022

Un caso pubblicato (che indica solo un'iniziale evidenza) in cui una dieta chetogenica a base di carne e grassi ha portato a guarigione una donna affetta da candidosi vaginale e idrosadenite suppurativa (malattia cutanea nota anche come acne inversa).
È probabile che la condizione di chetosi abbia favorito il metabolismo energetico di macrofagi e neutrofili favorendo la proprietà di fagocitosi nei confronti della candida. Ha avuto inoltre un effetto antinfiammatorio, col risultato di riportare un corretto equilibrio tra ecosistema microbico e sistema immunitario.

Aggiornamento 19/11/2022


Qual è l'influenza della dieta sulla fatica e la qualità della vita nelle persone con sclerosi multipla (MS)?
È risaputo che la dieta può avere efficacia nella MS e la maggior parte degli studi osservazionali con diete genericamente salutari hanno dato buoni risultati riducendo il tasso di recidiva, lo stato di disabilità, la perdita di volume cerebrale, l’affaticamento, il declino cognitivo, la depressione e hanno aumentato la qualità della vita fisica e mentale. L’integrazione di vitamina D, omega 3 e probiotici può migliorare alcuni aspetti e i marker di infiammazione.
Alcuni ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e hanno raccolto le evidenze su diverse diete.
Sono stati paragonati 8 diversi approcci dietetici: antinfiammatorio, digiuno, restrizione calorica, dieta chetogenica, dieta a basso contenuto di grassi, dieta mediterranea (DM), dieta paleo (PD) e dieta di controllo.
DM e PD sono risultate quelle con maggiori risultati sul miglioramento dei sintomi di fatica e qualità della vita mentale (in particolare la PD) e fisica. Entrambe le diete raccomandano di privilegiare alimenti non trasformati ed evitare quelli industriali ricchi di grassi non salutari e sodio. Considerando solo gli studi più lunghi la significatività dei risultati si riduce.
I dati sono limitati dal rischio di bias nei diversi lavori e dal ridotto numero dei pazienti negli studi, quindi i ricercatori raccomandano di prendere i risultati con cautela, tuttavia rappresentano una base di partenza per ampliare i trial e arrivare a linee guida ufficiali tanto attese dalle persone con MS. Attualmente viene solo consigliata una dieta salutare e varia.


Aggiornamento 11/12/2022

In uno studio sono stati confrontati gli effetti di diverse dosi di EPA (omega 3) sulla depressione non trattata. La dose più alta è stata maggiormente efficace nel ridurre lo stato infiammatorio e i sintomi. La correlazione tra calo degli indici infiammatori (PCR) e dei sintomi è stata evidente.

Aggiornamento 2/1/2023

Gli interventi nutrizionali appaiono efficaci nel migliorare ansia e depressione nelle donne che stanno entrando in menopausa o che sono in menopausa. Non si sa se questo è dovuto solo al miglioramento dei sintomi (meno vampate ecc.) e quindi della qualità della vita o direttamente legate a un cambiamento degli ormoni perché sono pochi i dati che collegano l'alimentazione col quadro ormonale.

Aggiornamento 10/1/2023

La sindrome di Prader-Willi è una rara malattia genetica che porta a obesità e problemi nello sviluppo del bambino. In un piccolo studio (solo 10 pazienti) la dieta chetogenica ipocalorica ha favorito il dimagrimento e regolato meglio le sensazioni di fame e sazietà, riducendo l'introito totale. I bambini non hanno riscontrato problemi, un paio hanno avuto aumento della colesterolemia e uricemia, ridottesi con aggiustamenti nella dieta. La dieta ha avuto anche effetti sul sistema nervoso centrale migliorando aspetti neurologici, comportamento e sonno.

Aggiornamento 14/1/2023

Da una review sui disturbi dello spettro autistico (ASD):
"A causa della mancanza di farmacoterapie efficaci per l'ASD, le famiglie sono spesso interessate ad approcci complementari e alternativi. Alcuni integratori come N-acetilcisteina e sulforafano sono stati studiati in studi clinici randomizzati e hanno dimostrato efficacia per i sintomi emotivi e comportamentali. Tuttavia, le prove attuali non supportano alcun supplemento per i problemi di linguaggio, la scarsa interazione sociale o i comportamenti limitati o ripetitivi".

Aggiornamento 16/1/2023

Alcuni ricercatori hanno revisionato i lavori scientifici su paleodieta (PD) e malattie tiroidee autoimmuni (AITD) come Hashimoto e Basedow. Nei diversi motori di ricerca sono stati trovati uno studio controllato randomizzato (RCT), uno studio pilota e sei casi singoli (case-study). Si tratta quindi di numeri ridotti. Tutti hanno comunque riportato miglioramenti significativi a livello clinico, in 2 casi la remissione della malattia.
"Dopo una valutazione strutturata degli interventi nutrizionali che utilizzano la PD sugli effetti dell'AITD, si è concluso che gli alimenti di natura ancestrale insieme all'aggiunta di integratori specifici, componenti alimentari, esercizio fisico e meditazione consapevole ed esclusione dei cibi moderni hanno un impatto considerevole sugli anticorpi tiroidei e gli ormoni. Gli studi pertinenti suggeriscono che questo protocollo dietetico può essere utile nella pratica clinica ma è necessario condurre studi su larga scala".
In sintesi: 1) Attualmente non ci sono interventi dietetici raccomandati per il trattamento delle malattie autoimmuni tiroidee. È stato documentato che la dieta Paleo migliora gli anticorpi nelle AITD e gli ormoni tiroidei sia nella tiroidite di Hashimoto che nella malattia di Basedow-Graves.
2) La dieta Paleo può fornire una fonte naturale di nutrienti simili ai supplementi che hanno mostrato risultati positivi sull'AITD.
3) La dieta paleo fornisce specifiche percentuali di macronutrienti che possono essere utili nel ridurre gli anticorpi nelle AITD, migliorando al contempo gli ormoni tiroidei.
4) Il supporto della metilazione mediante supplementi può essere utile nei casi di AITD.

Aggiornamento 20/1/2023

Le persone sottoposte a chemioterapia possono avere problemi dermatologici nei giorni seguenti (eritema tossico). Un piccolo studio ha mostrato che la vitamina D somministrata in alte dosi ha determinato un "miglioramento sintomatico del dolore, del prurito o del gonfiore entro il giorno successivo e un miglioramento del rossore entro 1-4 giorni". Nel piccolo gruppo di persone che hanno avuto il trattamento non si sono registrati effetti avversi. Il miglioramento della rigenerazione della pelle e dei processi infiammatori è probabilmente secondario alla sovraregolazione dell'autofagia dei macrofagi M2.
Sono necessari studi più grandi per verificare l'efficacia.

Aggiornamento 21/1/2023

L'associazione dei cardiologi americani (AHA) ha pubblicato una posizione sull'uso dei supplementi in caso di insufficienza cardiaca. Quelli potenzialmente utili sono omega 3, alcune vitamine in caso di carenza, carnitina, ribosio e coenzima Q10. La possibilità di interazioni coi farmaci porta comunque a suggerire prudenza. Anche tai-chi e yoga possono essere utili. Molti fitoterapici sono invece potenzialmente dannosi soprattutto perché interagiscono col metabolismo epatico dei farmaci.

Aggiornamento 3/2/2023

Non si sa quale approccio dietetico sia il migliore nella sindrome dell'ovaio policistico (PCOS), ma il dimagrimento è sicuramente benefico nei confronti delle alterazioni metaboliche come iperglicemia e resistenza insulinica. La dieta mediterranea sembra migliorare i problemi di fertilità, mentre la chetogenica VLCKD, migliorando alcuni aspetti ormonali come il rapporto tra LH e FSH può essere considerato un vero e proprio trattamento a breve termine, ma va sempre intrapresa sotto controllo di un esperto.

Aggiornamento 19/2/2023

Una dieta di tipo antinfiammatorio e antidiabetico è associata, se seguita sia prima che dopo la diagnosi di tumore al seno, con una minore mortalità.
Tra i meccanismi potenziali, il minore rilascio di insulina, che aumenta IGF1 (importante nell'iniziazione e nella progressione del tumore) e aumenta gli estrogeni che promuovono la carcinogenesi mammaria. Anche l'induzione di infiammazione di basso grado è ritenuta un meccanismo che stimola la progressione tumorale.
"L'adesione a lungo termine a modelli dietetici antidiabetici e antinfiammatori potrebbe essere un mezzo per migliorare la prognosi delle sopravvissute al cancro al seno e quindi potrebbe aiutare a fornire raccomandazioni dietetiche. Sono giustificati ulteriori studi che utilizzino modelli dietetici correlati ai meccanismi biologici, in particolare studi di intervento nutrizionale".


Aggiornamento 16/3/2023

La barbabietola è un ortaggio capace di abbassare la pressione grazie alla sua azione sul microbiota e alla produzione di ossido nitrico derivato dai suoi nitrati naturali, che permette il rilassamento dei vasi sanguigni. Anche altri flavonoidi e polifenoli presenti supportano la riduzione della pressione

Aggiornamento 8/4/2023

Nel modello animale un batterio probiotico naturalmente presente nell'intestino, il L. reuteritrasloca nel melanoma e trasforma il triptofano, un aminoacido essenziale, in indolo-3-aldeide. Questa molecola migliora l'efficacia dell'immunoterapia. La disponibilità del batterio e del triptofano appare quindi un potenziale trattamento complementare per combattere questo pericoloso tumore della pelle.
"La risposta è stata evidenziata anche in modelli murini di adenocarcinoma, fibrosarcoma e cancro al seno, il batterio si è spostato in modo simile ai tumori oltre l'intestino e ha soppresso la crescita del cancro".

Aggiornamento 10/4/2023

La dipendenza da cibo può essere considerata, per caratteristiche, simile a quella da tabacco (compulsione, ricerca, trascurare il resto, difficoltà a fermarsi ecc.). Almeno nel breve termine, un approccio una dieta lowcarb fatta da cibi "veri" può ridurre la dipendenza, con buona pace di quelli "mangi un po' di tutto".

Aggiornamento 14/4/2023

Non è facile fare scienza sulla nutrizione a causa della sua complessità: molti fattori (tipi di studi osservazionali, conflitto d'interessi, difficoltà a standardizzare i metodi di rilevamento, disinformazione, informazione più o meno corretta che viene da professionisti o non professionisti, mancanza di consenso tra esperti sull'effetto di alcuni nutrienti) influenzano le scelte. Gli alimenti non hanno un comportamento "binario" come per esempio il fumo. Il fumo fa sempre male, dalla prima sigaretta. Nel caso del cibo ci possono essere alimenti che creano problemi oltre una certa dose, che può essere difficile da stabilire e non uguale per tutti. Questi alimenti fanno parte di un "pattern" in cui possono essere più o meno presenti e solo l'insieme di questi alimenti può determinare salute o malattia, risulta difficile considerare un alimento "da solo". Anche focalizzarsi solo sulla quantità di cibo è sicuramente un approccio sbagliato.
L'approccio "cibo come medicina" può essere utile in persone che hanno alimentazione di scarsa qualità, diabete e obesità, aiutandoli a migliorare i parametri metabolici, la salute e la qualità della loro vita.
Tra i campi più promettenti troviamo la crononutrizione e la nutrizione di precisione, dato che le linee guida sono basate su persone medie, ma servono ulteriori studi per confermare i dati, integrarli e applicarli.

Aggiornamento 17/4/2023

La vitamina E può essere utile sia nella prevenzione che nel trattamento dell'artrite reumatoide. Secondo una metanalisi riduce le conseguenze dello stato infiammatorio come la perossidazione delle membrane e l'ipercoagulabilità, promuovendo l'apoptosi, con effetti anticoagulante, anti aggregante piastrinico e antiossidante.
"La capacità della vitamina E di ripristinare la barriera intestinale e migliorare il tratto gastrointestinale può essere collegata alla prevenzione e al trattamento dell'artrite reumatoide. Gli integratori di vitamina E usati regolarmente possono aiutare le persone con AR a ridurre il dolore articolare, l'edema e la rigidità, oltre a migliorare la loro qualità generale della vita".

Aggiornamento 23/4/2023

Le infezioni delle vie urinarie (cistiti) possono essere prevenute con il mirtillo rosso. A confermarlo una revisione della The Cochrane Library, l'organizzazione indipendente maggiormente riconosciuta come affidabile.
"I dati supportano l'uso di prodotti a base di mirtilli rossi per ridurre il rischio di infezioni del tratto urinario sintomatiche e verificate con cultura batterica nelle donne con infezioni del tratto urinario ricorrenti, nei bambini e nelle persone suscettibili di infezioni del tratto urinario a seguito di interventi. Le prove attualmente disponibili non ne supportano l'uso negli anziani, nei pazienti con problemi di svuotamento della vescica o nelle donne in gravidanza".

Nelle donne il rischio si riduce di un quarto, nei bambini e nelle persone suscettibili post intervento della metà.

"La maggior parte delle infezioni del tratto urinario viene trattata in modo efficace e piuttosto rapido con antibiotici, a volte una sola dose può curare il problema. Sfortunatamente, in alcune persone le infezioni del tratto urinario continuano a ripresentarsi. Senza essere sicuri se o come funzioni, alcuni operatori sanitari hanno iniziato a suggerire ai loro pazienti l'uso di cranberry. All'epoca era un'opzione facile e innocua. Anche secoli fa, secondo quanto riferito, i nativi americani mangiavano mirtilli rossi per problemi alla vescica."

Aggiornamento 25/4/2023

Un gruppo di adolescenti ha consumato 30g di noci al giorno per 6 mesi, con una moderata aderenza al protocollo (ossia non sempre l'hanno fatto).
Si sono riscontrati miglioramenti nell'intelligenza fluida, nell'attenzione e nei sintomi di ADHD.
Secondo i ricercatori i grassi presenti nelle noci (acido alfalinolenico, omega 3) è capace di favorire la crescita di sinapsi con un migliore funzionamento e quindi migliori connessioni tra neuroni. Per i risultati l'aderenza ha contato molto e i ricercatori hanno concluso raccomandando una porzione per almeno 3 volte a settimana.

Aggiornamento 30/4/2023

Da diverso tempo penso che l'EAACI, la società europea di allergologia, sia una delle società scientifiche più avanti di tutte.
In una recente posizione hanno illustrato come le fibre alimentari possano modulare il sistema immunitario e prevenire, alleviare e in qualche caso guarire malattie legate alle sue alterazioni come allergie, asma e malattia infettive, compreso COVID19.
Le fibre sono componenti essenziali dell'alimentazione e le allergie sono cresciute contemporaneamente al declino del loro consumo. Le fibre contribuiscono a mantenere la tolleranza immunologica attraverso la fermentazione microbica e la produzione di metaboliti batterici. Per questo la fibra può non essere sufficiente ma può essere necessario integrare le specie batteriche mancanti coi probiotici. È probabile che un tipo di fibra da solo sia inefficace, quindi il vantaggio si avrebbe dal corretto mix delle diverse fibre presenti in vari alimenti vegetali.
Potrebbe essere importante classificare le fibre in base al loro effetto immunitario. Per esempio promozione dell'integrità della barriera epiteliale, induzione delle cellule T regolatorie, prevenzione della polarizzazione TH2 e inibizione della degranulazione dei mastociti (rilascio di istamina).
Anche il timing di esposizione è importante, per cui sin da piccoli ci si deve abituare a mangiare fibre per modulare l'immunità. Alcune linee guida stabiliscono l'utilità della supplementazione con fibre in bambini a rischio malattie allergiche. Diversi studi mostrano l'utilità delle fibre nella gestione di allergie, dermatite atopica e asma, mostrando quindi un potenziale uso farmacologico dell'alimentazione. Ulteriori studi sono necessari per chiarire le varie interazioni tra microbiota, fibre e sistema immunitario.

Aggiornamento 5/5/2023

Nelle donne con tumore al seno si può perdere una proteina chiamata NF1 e così il trattamento con alpelisib, un inibitore PI3Kα utilizzato come terapia, perde efficacia. L'aggiunta di N-acetil cisteina, un comune integratore, appare aggirare il problema nel modello animale.

Aggiornamento 8/5/2023

Il consumo di frutta secca appare collegato a ridotta incidenza di tumore e ancor di più ridotta mortalità, indicando che possa essere importante nella sopravvivenza. I tumori in cui l'effetto è maggiore sono quelli del colon-retto, della mammella e della prostata.
Dagli studi sui modelli preclinici si ipotizza che i potenziali meccanismi possano riguardare l'induzione di enzimi di disintossicazione, la riduzione dell'impatto di agenti cancerogeni e degli stress ambientali, l'inibizione dello stress ossidativo e l'infiammazione durante la fase di promozione tumorale e l'induzione di apoptosi nella fase di progressione.

Aggiornamento 9/5/2023

Dieta e integrazione nel LES (lupus eritematoso sistemico).
Da una revisione degli studi su questa malattia autoimmune è emerso che:
"Sulla base delle prove disponibili, l'integrazione di vitamina D può aumentare i suoi livelli sierici, ridurre l'infiammazione e può favorire l'attività della malattia e la salute delle ossa. L'integrazione di Omega 3 riduce l'attività della malattia e può ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo, migliorare i profili lipidici e la funzione endoteliale e persino aiutare a migliorare la qualità della vita. L'integrazione di vitamina E può regolare la produzione di anticorpi. Una dieta a basso indice glicemico può favorire la perdita di peso e ridurre l'affaticamento nei pazienti. L'effetto sinergico di curcumina e vitamina D non è più efficiente dell'integrazione di vitamina D, suggerendo che integrazioni separate possono far ottenere risultati migliori. Tutte le dosi utilizzate in vari studi sono state ben tollerate e questa evidenza può essere utilizzata come riferimento sulla sicurezza per studi futuri".

Aggiornamento 16/5/2023

Da tempo abbiamo sempre più informazioni sul legame tra malattie autoimmuni e alimentazione. Secondo una revisione pubblicata su Autoimmunity Reviews, rivista di riferimento queste evidenze non possono più essere ignorate dai medici (e purtroppo anche dai nutrizionisti).
Secondo la pubblicazione:
∎ La nutrizione, attraverso le sue proprietà pro e antinfiammatorie, svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione dell'artrite reumatoide (AR).
∎ Il consumo di una dieta mediterranea antinfiammatoria integrata con acidi grassi omega-3 è raccomandato in aggiunta al trattamento medico.
∎ Sono necessarie prove di qualità superiore per trarre conclusioni più solide su specifici interventi dietetici per migliorare i risultati dell'AR.
∎ I reumatologi dovrebbero lavorare a stretto contatto con i professionisti della nutrizione per fornire un intervento dietetico più personalizzato ai pazienti con AR.

Altre diete come la glutenfree e la dieta vegetale possono essere d'aiuto in particolari persone. Gli omega 3 hanno un ruolo importante nel ridurre l'infiammazione. Antiossidanti, spezie ed erbe (per esempio aglio, zafferano, zenzero, cannella ecc.) riducono l'infiammazione tramite diversi meccanismi e funzionano bene in sinergia tra loro. Vitamina D, probiotici e vitamina K sono altri supplementi utili.
"In sintesi, le prove esistenti suggeriscono che la nutrizione svolge un ruolo sia nell'insorgenza della malattia RA sia nella gestione della malattia attraverso alimenti (anti)-infiammatori/gruppi di alimenti, sostanze nutritive o anche in alcuni casi restrizioni di alimenti. In effetti, la maggior parte degli studi clinici è limitata in termini di dimensioni del campione, durata e capacità di condurre gli studi "in cieco", quindi è evidente la necessità di studi di migliore qualità. Tuttavia, le prove che collegano la nutrizione e il rischio e la gestione dell'AR si stanno accumulando e non dovrebbero essere ignorate".

Aggiornamento 17/5/2023

Sorpresa sorpresa… La vitamina D non riduce la mortalità per tumore… ma solo se presa in boli. L'integrazione in microdosi quotidiane invece la riduce del 13% e incrementa la sopravvivenza dell'11%. In realtà anche i boli mensili la riducono ma solo di un non significativo 6%.
"Considerando la probabile sottostima degli effetti della vitamina D3 negli studi attualmente disponibili, non concentrandosi sui soggetti con bassi livelli di 25(OH)D e consentendo l'automedicazione della vitamina D al gruppo di controllo, il rischio quasi trascurabile di eventi avversi derivanti dall'integrazione di vitamina D3 a dosi ragionevoli e costi di trattamento molto bassi, riteniamo che la vitamina D sia un farmaco sottoutilizzato per i malati di cancro e dovrebbe essere considerato per l'uso in aggiunta alla terapia primaria del cancro quando bassi livelli sierici di 25 (OH) D ne giustificano l'uso".

Aggiornamento 20/5/2023

In caso di patologie neurodegenerative, secondo una revisione della letteratura, a poter beneficiare della dieta chetogenica sono le persone con Alzheimer che presentano la variante negativa dell'allele APOε4 e le persone con MCI (declino cognitivo moderato). Per il morbo di Parkinson ci sono ancora pochi dati. L'effetto può essere dovuto a miglioramenti nella produzione di energia mitocondriale grazie al "cambio di carburante", all'effetto epigenetico che consente l'espressione di proteine con effetto antiossidante e antineurodegenerativo, modulazione della neuroplasticità e della trasmissione sinaptica

Aggiornamento 4/6/2023

Da una revisione degli studi su nutrizione e Alzheimer (AD).

La scarsa qualità della dieta è un fattore di rischio per lo sviluppo dell'AD, peggiorando così le prestazioni cognitive e la fluidità verbale. Inoltre, la malnutrizione e la perdita di peso involontaria sono associate a un aumentato rischio di mortalità nei pazienti con AD. Il consumo di fonti di carboidrati raffinati o una dieta con un alto indice glicemico sono associati ad un aumento dell'accumulo di β-amiloide nel cervello. Questo effetto è incrementato nei portatori della variante genetica APOE-ε4, un fattore di rischio genetico associato all'AD e alla demenza, così come all'insulino-resistenza.
Un modello di dieta occidentale aumenta il rischio di AD, poiché questa dieta aumenta i livelli di infiammazione. Al contrario, l'adesione alla dieta mediterranea è associata a un rischio di demenza inferiore del 20%. La dieta mediterranea ha dimostrato di migliorare i risultati cognitivi, aumentare il volume della materia grigia, migliorare la memoria e diminuire il declino della memoria. Anche una dieta chetogenica può essere utile nel trattamento dell'AD, poiché è stato dimostrato che riduce lo stress ossidativo e l'infiammazione e riduce gli effetti negativi dell'alterato metabolismo del glucosio nel cervello. Inoltre, secondo altri studi clinici, questa dieta può migliorare la memoria verbale, l'attenzione e la funzione cognitiva complessiva. Tuttavia, l'uso a lungo termine di questa dieta può presentare dei rischi; pertanto, dovrebbe essere monitorato da un nutrizionista esperto".
Lo stress ossidativo caratterizza la malattia e bisogna quindi contrastarlo con antiossidanti. L'introito vitaminico è stato legato a minor declino cognitivo, sull'efficacia della supplementazione di vitamina D non ci sono però ancora prove consistenti. Le carenze di B12, colina e vitamina E aumentano il rischio di demenza. Anche i grassi buoni come gli omega 3 e quelli presenti nella frutta oleosa e il miglioramento dell'asse intestino-cervello hanno dimostrato di rallentare il declino e poter essere utilizzati nella gestione della malattia.
In sintesi "gli interventi nutrizionali sono buoni strumenti non farmacologici per il trattamento dell'AD. I risultati hanno mostrato che gli interventi nutrizionali sono in grado di rallentare il tasso di progressione della malattia di Alzheimer, migliorare la funzione cognitiva e migliorare la qualità della vita di questi pazienti. Tuttavia, molte lacune conoscitive restano da indagare; pertanto, si raccomanda uno studio più approfondito sull'associazione tra nutrizione e AD".

Aggiornamento 6/6/2023

Ci sono persone che possono avere maggior effetto dall'uso degli omega 3 nella depressione?

"Da un terzo a metà delle persone depresse ha livelli di infiammazione elevati. La relazione è bidirezionale, promuovendo un circolo vizioso di cattiva salute mentale e fisica. Questo fenomeno aiuta a spiegare perché la depressione coesiste comunemente con le malattie infiammatorie e perché da un terzo alla metà dei casi di depressione sono resistenti ai tradizionali trattamenti antidepressivi, che non mirano specificamente all'infiammazione (ad es. inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). L'attuale studio ha testato un integratore alimentare antinfiammatorio sicuro e a basso costo - acidi grassi omega-3 - che può aiutare a prevenire l'insorgenza di casi di depressione associati all'infiammazione e difficili da trattare. Questo lavoro suggerisce che nella popolazione generale con frequente stress sociale, l'integrazione di acidi grassi omega-3 può aiutare a scongiurare l'aumento dei sintomi della depressione, forse riducendo le risposte infiammatorie allo stress. Questo metodo può essere vantaggioso perché lo stress è inevitabile e l'integrazione di omega-3 mira semplicemente alla risposta cellulare allo stress. Secondo la teoria della trasduzione del segnale sociale, può anche essere fruttuoso mirare alla frequenza di esposizione allo stress. In particolare, tra coloro che sperimentano stress sociale frequente, come un matrimonio ostile, affrontare lo stress direttamente (ad esempio, attraverso capacità di comunicazione o risoluzione dei conflitti, terapia matrimoniale o separazione/divorzio) può essere un passo necessario nel trattamento o nella prevenzione della depressione. In effetti, da un punto di vista clinico, è inutile, minaccioso e persino negligente raccomandare un integratore alimentare antinfiammatorio come strategia di prevenzione della depressione per qualcuno in una relazione violenta, ad esempio. Tuttavia, questi risultati mostrano come un integratore alimentare antinfiammatorio può aiutare a tamponare l'impatto sulla salute mentale del comune stress sociale, che a volte può essere inevitabile."
In conclusione, l'effetto antidepressivo degli omega-3 può essere più evidente tra coloro che soffrono di frequente stress sociale, forse perché questi grassi buoni riducono la reattività infiammatoria ai fattori di stress sociale.

Aggiornamento 2/7/2023

In un piccolo studio (16 persone con sclerosi multipla) ridurre il grano, fonte di glutine e ATI (inibitori della tripsina), ha indotto modifiche di alcune cellule immunitarie e ha migliorato i dolori e la qualità della vita.
È stato evidenziato che queste sostanze possono interagire col sistema immunitario che è alterato in persone con malattie autoimmuni.
"Per concludere, questo studio pilota suggerisce che la riduzione del frumento/ATI nella dieta può essere utile per alcuni pazienti con SMRR come trattamento complementare. Insieme a una buona tollerabilità, seguire una dieta a ridotto contenuto di grano/ATI ha migliorato la qualità della vita correlata al dolore ed ha esercitato un effetto potenzialmente immunomodulante, che era più pronunciato nel compartimento delle cellule mieloidi".

Aggiornamento 6/7/2023

La cannella può essere usata come trattamento complementare in sindrome dell'ovaio policistico e diabete di tipo 2 per migliorare il metabolismo dei carboidrati.
"La cannella può migliorare i livelli dell'indice HOMA (che misura l'insulinoresistenza) attraverso vari meccanismi tra cui la sottoregolazione (riduzione) della segnalazione dell'insulina negli adipociti, l'inibizione dell'azione dell'alfa-amilasi come enzima iniziale della digestione dei carboidrati, l'attivazione dell'adenosina monofosfato (AMP)-chinasi (AMPK) che può regolare il GLUT4 (trasportatore del glucosio) e l'attivazione dell'IGF1 nei fibroblasti, favorendo il controllo glicemico".

Aggiornamento 11/7/2023

Alcuni funghi medicinali hanno proprietà positive nei confronti della funzione cardiaca e in particolare nell'ipertensione, ma la loro azione sembra essere utile solo nelle prime fasi della condizione.
Tra i composti attivi troviamo ergosterolo, lovastatina, cordicepina, tocoferoli, chitosano, ergotioneina, acido γ-aminobutirrico, quercetina ed eritadenina.
La presenza di composti potenzialmente tossici ne limita l'impiego.

Aggiornamento 15/7/2023

L'acido ellagico, un antiossidante presente in mele, noci, frutti di bosco, lamponi, uva e pistacchi, può contrastare i biofilm, forme di resistenza dei microbi che li rendono più difficilmente attaccabili dagli antibiotici 

Aggiornamento 17/7/2023


I diversi tipi di tè hanno varie concentrazioni di componenti con effetto positivo di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Le principali categorie sono teaflavine (soprattutto del tè nero) e le catechine (particolarmente presenti nel tè verde.
In particolare gli effetti sono anti-ipertensione, ipolipemizzanti, antiossidanti, antinfiammatori, anti-proliferazione, anti-angiogenesi, antiaterosclerosi, anti-trombosi, insieme ad un effetto protettivo del miocardio in generale e la promozione del recupero della funzione endoteliale (rilassamento dei vasi).
Alcuni studi hanno mostrato anche effetti non solo preventivi ma anche terapeutici nei confronti di aterosclerosi, trombosi, miocardite, malattia coronarica, aritmia e danno da ischemia/riperfusione.
"Gli studi hanno dimostrato che gli effetti cardioprotettivi dei polifenoli sono strettamente correlati alle loro caratteristiche antiossidanti, antinfiammatorie e di alterazione della viscosità del sangue".

Aggiornamento 24/7/2023

"La supplementazione di aglio ha modulato parzialmente il profilo lipidico (trigliceridi, colesterolo totale, LDL, HDL), la pressione sanguigna e i parametri antropometrici (circonferenza e peso) della sindrome metabolica (MS). Ha dimostrato che l'aglio è un alimento medicinale potenzialmente benefico per la MS. Tuttavia, sulla base delle prove attuali, non possiamo trarre una conclusione solida sulla portata benefica dell'integrazione di aglio sulla MS, e sono ancora necessari ulteriori RCT su larga scala per supportare questa conclusione".
L'effetto è dovuto ai composti solforati (contenenti zolfo) come allicina e allilcisteina, che si formano durante il processamento e la digestione, anche grazie alla flora. Questo può spiegare la soggettività dell'effetto. L'effetto antipertensivo può essere legato alla riduzione dello stress ossidativo, mentre l'effetto antidiabetico all'azione sull'insulina e sul DPP-4, in maniera simile ai farmaci.

Aggiornamento 27/7/2023

I mirtilli migliorano la salute intestinale con diversi meccanismi: modulando la morfologia intestinale, riducendo la permeabilità intestinale (aumentando lo strato di muco protettivo), riducendo lo stress ossidativo, migliorando l'infiammazione intestinale e la quantità di batteri buoni (come Bifidobacterium, Faecalibaculum, Lactobacillus, Parabacteroides, Akkermansia, Roseburia), riducendo contemporaneamente quelli cattivi (come Proteobacteria, E. faecalis, Bilophila e Desulfovibrio).
Minor stress ossidativo significa riduzione delle citochine infiammatorie.

Aggiornamento 19/8/2023

In India, dove la malnutrizione è comune, fornire dei pasti con supplementazione riduce l'incidenza e le conseguenze della tubercolosi. Qualcuno si è spinto a definirlo un vaccino per la tubercolosi già pronto.

Aggiornamento 22/8/2023

Il fico, temutissimo per il suo incredibile contenuto di zuccheri 🤌🏼🤌🏼, in realtà contrasta il diabete grazie al suo effetto di modulazione del metabolismo glucidico. Infatti determina un rallentamento dell’assorbimento del glucosio e un miglioramento del suo ingresso nelle cellule muscolari (miglioramento della sensibilità insulinica), insieme alla modulazione del metabolismo glicemico nel fegato, nel muscolo e nel tessuto adiposo. Inoltre ha un effetto antiossidante che contrasta i radicali liberi.

Aggiornamento 30/8/2023

Il glutine è veramente dannoso per la tiroide o si tratta di una leggenda? Secondo una metanalisi degli studi l'esclusione del glutine dalla dieta può portare a benefici clinicamente rilevanti in persone con tiroidite di Hashimoto (HT).
Si può ridurre la concentrazione degli anticorpi (AbTPO e AbTG). L'effetto è maggiore in persone con malattie correlate al glutine (oltre alla celiachia) ed è quindi molto eterogeneo. Questo significa che è probabilmente sbagliato escludere il glutine a priori, ma che solo una parte delle persone ne beneficerebbe.
L'esclusione del glutine può migliorare l'infiammazione intestinale legata alla permeabilità intestinale, che favorisce l'ingresso di molecole antigeniche e infiammatorie nel sangue, inducendo risposte immunitarie. Anche la modulazione del microbiota ha probabilmente un ruolo.
Nell'analisi si è rilevato un miglioramento degli ormoni TSH e FT4.
"Questi risultati rilevanti possono essere spiegati con il ruolo della dieta priva di glutine nel migliore assorbimento di iodio, selenio, zinco, vitamina D e di tutti i nutrienti essenziali per l’adeguato funzionamento della tiroide e la regolazione della sua autoimmunità. Inoltre, nei pazienti HT trattati con levotiroxina, si dovrebbe tenere in considerazione un migliore assorbimento della terapia durante la dieta senza glutine.
Per quanto riguarda i livelli di FT3, non sembrava esserci alcun cambiamento significativo dopo l’intervento dietetico nella nostra analisi complessiva".
È probabile secondo i ricercatori che la riduzione dell'infiammazione sistemica possa migliorare l'attività delle desiodasi, enzimi che convertono il T4 in T3, l'ormone pienamente attivo.
I ricercatori concludono sostenendo che i dati non sono ancora sufficienti a dare indicazioni per la rimozione del glutine nella dieta delle persone con Hashimoto, in particolare con l'uso di alimenti glutenfree arricchiti in grassi, sale e zuccheri che sono veri e propri cibi spazzatura.

Aggiornamento 9/9/2023

Il microbiota intestinale è implicato nella regolazione delle risposte immunitarie e nel mantenimento della salute cardiovascolare. La disbiosi del microbiota intestinale può essere coinvolta nello sviluppo e nella progressione della miocardite, una patologia con diverse cause che può portare a complicazioni come insufficienza cardiaca e aritmie. La modulazione del microbiota con dieta, prebiotici, probiotici ecc. ha quindi potenziali effetti terapeutici nei confronti della patologia.

Aggiornamento 11/9/2023

Fornire frutta e verdura a persone in difficoltà economica aiuta la loro salute. Migliorano lo stato di salute generale, il peso, lo stato metabolico (emoglobina glicata) e la pressione sanguigna, tutte condizioni legate a cibo di scarsa qualità che costa poco ma non apporta sufficiente nutrimento. Si riduce inoltre la food insecurity, intesa come incapacità di procurarsi cibo a sufficienza per motivi economici.
Lo studio ha mostrato che "gli investimenti in programmi e interventi nutrizionali basati sugli alimenti, come i programmi di prescrizione dei prodotti, che prevedono l’acquisto e l’assunzione di alimenti sani, come frutta e verdura, hanno il potenziale per affrontare l’insicurezza alimentare e migliorare i risultati sanitari a valle, soprattutto nelle popolazioni con condizioni sanitarie eterogenee a maggior rischio di cattiva alimentazione". Lo studio fa parte della "The Food is Medicine Initiative" della American Heart Association

Che altre prove servono per considerare il cibo una medicina?

Aggiornamento 13/9/2023

La curcumina ha un effetto sulla dispepsia funzionale paragonabile a quello dell'omeprazolo, antiacido con noti effetti collaterali sul lungo termine (aumento del rischio di fratture, carenze di micronutrienti e aumento del rischio di infezioni). Lo studio effettuato su circa 200 pazienti in Tailandia ha necessità di essere replicato su numeri più grandi per conferme, ma ha evidenziato riduzione dei sintomi tra cui il dolore digestivo. L'azione è probabilmente dovuta all'attivazione dei recettori TRPV1 che regolano la sensibilità viscerale.

Aggiornamento 27/9/2023

Qualche novità sullo zenzero.
Somministrato a persone sane, modula i neutrofili in modo da ridurre la loro aggressività eccessiva ed evita la formazione di aggregazioni extracellulari note come "netosi". Questo nel modello animale di autoimmunità riduce gli autoanticorpi e la trombosi. Questo meccanismo ne fa un potenziale trattamento complementare nei confronti delle malattie autoimmuni.

Lo zenzero può inoltre essere efficace contro la nausea, anche in prevenzione (quindi assunto prima di andare in auto per esempio, ma anche per la chemioterapia).
Sostanze presenti come gingeroli e shogaoli interagiscono con i recettori di serotonina e acetilcolina che attivano il riflesso del vomito.

Aggiornamento 6/10/2023

L'immunoterapia è un trattamento utilizzato per i tumori. Una dieta ricca in fibre amica del microbiota e i probiotici possono favorirne l'efficacia. Però vengono segnalati anche casi di peggioramento in caso di persone che non si rivolgono ad esperti.

Aggiornamento 8/10/2023

L'insicurezza alimentare e l'alimentazione di scarsa qualità sono fattori emergenti che causano diabete di tipo 2. Le persone con basse possibilità economiche possono quindi avere maggiore rischio di questa malattia cronica.
Fornire pasti ricchi di nutrienti tra cui frutta e verdura è, per queste persone, come fornire una medicina. Secondo una revisione degli studi questo approccio è efficace nel ridurre il rischio di diabete e l'emoglobina glicata in chi sia già malato.

Aggiornamento 13/10/2023

Una dieta mediterranea antinfiammatoria, supplementata con kefir e curcuma, è stata sperimentata su persone con dolori reumatici cronici. La dieta prevedeva esclusione di carne rossa, latte e glutine.
I dolori e la qualità della vita sono migliorati. Anche la qualità del sonno è migliorata.

Aggiornamento 24/10/2023

L’insicurezza alimentare (food insecurity, FI), definita come "la mancanza di accesso costante a cibo sufficiente per una vita attiva e sana", è un potente fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione del diabete.
I motivi sono diversi. Le persone assumono alimenti economici ma che non possono fornire nutrienti a sufficienza. In questo modo aumentano le spese sanitarie e la predisposizione per malattie croniche, incluse ridotta salute mentale, soprattutto stress e depressione.
La FI agisce anche, indirettamente, inducendo infiammazione. L'alimentazione di scarsa qualità è proinfiammatoria e questo determina stress e resistenza insulinica.
I programmi alimentari di sostegno con alimenti salubri agiscono da vera e propria medicina nelle popolazioni colpite da FI.
I pasti medicali su misura (MTM) sono in grado di "migliorare la qualità della dieta, diminuire l’insicurezza alimentare e l’ipoglicemia, migliorare l’autogestione del diabete e sostenere migliori risultati psicosociali. La partecipazione ai programmi MTM è stata anche associata a un minore utilizzo dell’assistenza sanitaria e a costi inferiori". Sono quindi un investimento che fa risparmiare soldi alla sanità.


Il Tongxinluo può migliorare il recupero dopo infarto. Si tratta di un composto della medicina tradizionale cinese che comprende insetti e erbe. Il meccanismo d'azione non è chiaro

Aggiornamento 28/10/2023

Una revisione mostra che l'approccio cibo come medicina aumenta il consumo di frutta  e verdura nelle persone con problemi economici, facendo ridurre il BMI di 0,6 kg/m2 e l'emoglobina glicata dello 0,8%. Altri parametri cardiometabolici non sono cambiati significativamente.

Aggiornamento 29/10/2023

Il micobiota (l'insieme dei funghi che alloggiano nell'intestino e non solo) può avere un effetto sulle malattie metaboliche come diabete, obesità e fegato grasso. Molti funghi/lieviti infatti interagiscono col sistema immunitario e le vie metaboliche, oltre a interagire coi batteri intestinali che notoriamente influenzano il metabolismo energetico e glucidico/lipidico.
In particolare la Candida rilascia candidalisina e PGE2 che nei topi promuovono la progressione della steatosi epatica e il danno epatico, insieme all'insulinoresistenza. Altre specie correlate coi problemi metabolici sono Aspergillus e Meyerozyma.
L'altenusina (rilasciata da alternaria) riduce l'aumento di peso bloccando gli enzimi lipogenici. Anche Cochliobolus può produrre metaboliti utili per ridurre il dismetabolismo.
È nota l'associazione tra carboidrati da alimenti raffinati e sovracrescita di Candida, mentre una dieta più proteica e lipidica può contrastarla, in particolare se ricca di acidi grassi a catena corta e media, presenti per esempio nell'olio di cocco, che si è dimostrato efficace nel ridurre la Candida intestinale.
Oltre alla dieta, per contrastare la disbiosi fungina si usano i probiotici a base fungina come S. boulardii o il kefir che contiene oltre 50 specie tra lieviti e fermenti lattici.

Aggiornamento 14/11/2023

La dieta chetogenica può essere uno strumento ideale per la gestione del lipedema, grazie al suo effetto antinfiammatorio, soprattutto in caso di compresenza di obesità. Il lipedema è una forma patologica di accumulo del grasso che colpisce prevalentemente le donne nelle gambe, legato ad anormalità nei tessuti connettivi. Il grasso è doloroso e "resistente" allo stile di vita. Altre caratteristiche sono formazione di lividi e noduli sottocutanei. La patologia appare legata ad alcuni geni ed è quindi ereditaria; le mutazioni possono favorire alti livelli di estrogeni e alterazione dei tessuti elastici e della vascolarizzazione che sono alla base della malattia.

Aggiornamento 25/11/2023

In un lavoro presentato al congresso ESMO - European Society for Medical Oncology , il digiuno breve nelle ore intorno alla chemioterapia, in donne con tumore al seno e senza rischio di malnutrizione, ha migliorato la qualità della vita.
Il trattamento può alleviare gli effetti collaterali comuni della chemioterapia come perdita di appetito, nausea, affaticamento o diarrea.
I ricercatori hanno specificato che "i risultati non devono essere applicati a popolazioni di pazienti al di fuori del cancro al seno o a regimi di trattamento al di fuori di questo studio. E, ha osservato, "deve essere considerato anche come si sente il paziente durante il digiuno di 60-72 ore".
Inoltre "deve essere considerato lo stato nutrizionale dell'individuo. Se un paziente ha scarso appetito e perde peso tra un trattamento e l'altro, il digiuno non deve essere effettuato prima del trattamento successivo".

Aggiornamento 2/12/2023

Alcune critiche, ma costruttive, al modello "food is medicine", confermano comunque la bontà in certi contesti di questo approccio.
"Anche se i programmi “cibo è medicina” possono colmare le lacune terapeutiche di alcuni pazienti, non rappresentano la soluzione migliore per prevenire le malattie legate all’alimentazione. Dobbiamo invece concentrarci sul cambiamento del comportamento dell’industria alimentare per garantire che gli alimenti malsani non siano onnipresenti, non così economici e pesantemente commercializzati, garantendo al tempo stesso che i nostri programmi di assistenza nutrizionale esistenti siano accessibili e promuovano la salute. Sappiamo già che investire in questi interventi può fare una differenza reale e duratura nella vita delle persone". In pratica si caldeggiano le tasse sul cibo-spazzatura.

Aggiornamento 27/12/2023

Il sovrappeso riduce la fertilità sia nelle donne che negli uomini. Da una parte si verificano "scarsi esiti riproduttivi con mestruazioni irregolari, anovulazione, infertilità, aborto spontaneo e complicazioni durante la gravidanza", dall'altra scarsa qualità del seme, disfunzione erettile e squilibri ormonali. Questo accade perché l'eccesso di tessuto adiposo influenza negativamente diversi processi fisiologici. Anche l'alterazione del microbiota gioca un ruolo.
"Iperinsulinemia, iperleptinemia, infiammazione cronica e stress ossidativo sono importanti mediatori dell'obesità, che possono portare a disfunzione erettile ed epididimite negli uomini e a cicli mestruali irregolari, sindrome dell'ovaio policistico, endometriosi, fibromi uterini e preeclampsia nelle donne, portando infine alla sterilità".
La modulazione del microbiota con dieta e supplementi appare utile nel modello animale, migliorando le condizioni testicolari e l'assorbimento di nutrienti utili. Migliorano anche i livelli di testosterone ed estrogeni.
Anche l'uso dei nutraceutici fitoterapici è un approccio che può migliorare la condizione di infertilità legata al sovrappeso.
Tra i meccanismi dei fitoterapeutici, "ridotto assorbimento dei lipidi, ridotto apporto energetico, blocco dell'assorbimento dei grassi dal cibo, aumento della sazietà, aumento del dispendio energetico, diminuzione della differenziazione e proliferazione dei preadipociti o diminuzione della lipogenesi e aumento della lipolisi, modulazione del metabolismo dei carboidrati, inibizione della lipasi pancreatica, riduzione dei liquidi, miglioramento dell'umore, diminuzione dell'accumulo di tessuto adiposo bianco, inibizione della grelina, aumento dell'espressione dei recettori PPAR".
In breve, "Abelmoschus esculentus, Cinnamomum verum, Citrullus colocynthis, Matricaria chamomilla, Trigonella foenum-graceum L., Glucomannano, una fibra alimentare da Amorphophallus konjac, Punica granatum, i flavonoidi dell'Eucommia ulmoides, il decotto Cangfu Daotan e le catechine del tè Oolong hanno migliorato l'equilibrio degli ormoni sessuali, la disfunzione ovarica, la ciclicità mestruale e la funzione ovarica e hanno inibito l'iperplasia ovarica nelle donne con PCOS, riducendo apoptosi ovarica, infiammazione, stress ossidativo e migliorando il controllo della disfunzione metabolica nelle donne obese. Acacia senegal, Aloe barbadensis Mill, Ficus asperifolia, ficocianina da Spirulina platensis, Salvia officinalis, Urtica dioica e formulazioni Unani da Apium graveolans, Pimpinella anisum, Ptychotis ajowan, Trigonella foenum, Valeriana wallichii hanno migliorato l’infertilità aumentando la sensibilità all’insulina, migliorando la ciclicità mestruale e la funzione ovulatoria e hanno parzialmente aumentato la qualità delle ovaie e degli ovociti nelle donne obese attenuando la dislipidemia e lo stress ossidativo".
Per quanto riguarda l'uomo, "tè nero e verde, Caralluma fimbriata, Cistanche Tubulosa, Succo di frutta Citrus maxima, Cuminum cyminum L, Foeniculum vulgare, Curcumina, Echinacea purpurea, Glicoproteina da estratto di Mytilus edulis, Glycyrrhiza glabra, estratto di semi d'uva, Guibourtia tessmannii, Hibiscus sabdariffa, decotto Huaji Jianpi, decotto di Huatan Qushi, indolo-3 -carbinolo, licopene e moring, olio essenziale di maggiorana (Origanum majorana), Moringa oleifera, olio di Nigella sativa, formulazione polierboristica a base di radici di Withania somnifera, radici di Asparagus racemosus e Andrographis foglie di panicolata, Polisaccaridi da Lycium barbarum, Quercetina, Olio di palma rosso ed estratti di tè Rooibos, Resveratrolo, Acido asiatico [centella], isoflavoni di Glycine max, Syzygium aromaticum, Tamarindus indica L., timochinone e rizoma di Zingiber zerumbet hanno il potenziale di combattere l’infertilità maschile sopprimendo la lipogenesi, aumentando i livelli di testosterone e altri ormoni come 3β-HSD e 17β-HSD, migliorando la conta degli spermatozoi, la motilità, lo spessore del tubulo testicolare e la steroidogenesi, regolando le vie di segnalazione PPAR e AMPK, attenuando la dislipidemia testicolare, lo stress ossidativo, l'infiammazione e sopprimendo l'apoptosi delle cellule germinali".

Aggiornamento 7/1/2024

In un programma "food as medicine" non si sono osservati miglioramenti rispetto al trattamento tradizionale con farmaci, però... gli ingredienti "sani" sono stati forniti separati e le persone non hanno avuto voglia di cucinare. Fa un po' pena la cosa però gli si sarebbe dovuto fornire le pietanze pure cucinate

Aggiornamento 14/1/2024

La mora di gelso è capace di contrastare la sindrome metabolica

Aggiornamento 1/2/2024

L'insicurezza alimentare è associata a minor aspettativa di vita, in particolare soffrendo di ipertensione, diabete e BPCO.
"Una migliore adozione dei programmi di assistenza esistenti finanziati a livello federale (ad esempio, il Programma di assistenza nutrizionale supplementare), farmacie alimentari, educazione alimentare, programmi di consegna di cibo e cucine didattiche sono tra le numerose soluzioni proposte per migliorare l'insicurezza alimentare. Tuttavia, tali sforzi mirati esclusivamente all’insicurezza alimentare, piuttosto che iniziative più ampie mirate alla vulnerabilità sociale, potrebbero non servire a migliorare l’effetto sulla longevità e sull’aspettativa di vita tanto quanto ci si aspetterebbe per le minoranze razziali ed etniche o altri gruppi svantaggiati".

Aggiornamento 6/2/2024

I batteri possono avere un ruolo nella lombalgia (dolori alla schiena). Oltre alla ben nota barriera intestinale, esiste anche una barriera sangue-dischi intervertebrali. Il passaggio di batteri nei dischi favorisce l'infiammazione e altera la sua funzione, compromettendo l'immunità e il rapporto tra citochine (messaggeri dell'infiammazione).
Modulare il microbiota può essere un'arma ulteriore contro la lombalgia, assieme al dimagrimento e al trattamento farmacologico.

Aggiornamento 9/2/2024

L'isolamento sociale è legato a maggior rischio di tumore al seno e di ricorrenza tramite stimolo dell'asse corticotropo, del sistema nervoso simpatico e del microbiota intestinale.
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".

Aggiornamento 19/2/2024

La cannella può migliorare il metabolismo glucidico in persone con prediabete

Aggiornamento 20/2/2024

Gli omega 3 in dose fino a un grammo sono associati a recupero del peso in persone con cachessia neoplastica. In dose superiore a un grammo sono invece associati alla perdita di peso.

Aggiornamento 26/2/2024

Individuato un composto naturale, il polifenolo schisandrina B del frutto schisandra, che può mandare in apoptosi i tumori intestinali, sia in vitro che in vivo nei topi. La sua tossicità nei confronti delle cellule sane è inferiore a quella dei chemioterapici.

Aggiornamento 26/2/2024

Una dieta a nullo/ridotto contenuto di alimenti processati può indurre la remissione del morbo di Crohn in circa il 70% delle persone con malattia moderata. L'effetto è dovuto alla modulazione del microbiota e alla riduzione della permeabilità intestinale. Infatti alcuni alimenti e gli additivi hanno un effetto negativo su questi fattori, inducendo la malattia. Il trattamento provoca una riduzione dei Proteobacteria. Le persone che non rispondono al trattamento non hanno questa riduzione. Altri meccanismi coinvolgono il metabolismo del triptofano (kinurenina).
Dopo una prima fase di esclusione si può reintrodurre, col supporto di un professionista, alcuni alimenti. Questo permette una gestione a lungo termine. Anche l'eventuale adeguamento e personalizzazione deve essere fatto seguendo le preferenze e tolleranze individuali, in particolare per gli alimenti con fibra.
La dieta non dovrebbe essere usata in caso di malnutrizione, disturbo del comportamento alimentare, in caso di stenosi e alcune manifestazioni extraintestinali.

Aggiornamento 4/3/2024

La curcumina è efficace e sicura per la gestione dell'osteoartrite al ginocchio. Inoltre può potenziare l'effetto dei comuni antinfiammatori, riducendo gli effetti collaterali.

Aggiornamento 8/3/2024

Qual è il miglior approccio per l'obesità?
L'arrivo dei nuovi farmaci, efficaci e sicuri ma costosi, ha aperto nuovi orizzonti. Purtroppo se si smette di usarli il peso tende a riaumentare.
Il prof. Mozaffarian, uno dei maggiori epidemiologi nutrizionali al mondo, ci avvisa che non si può comunque prescindere da un uso del cibo come farmaco (FIM), con alimenti individualizzati e salubri e sovvenzionati dallo stato, e dalla considerazione di fattori come metodiche di cottura, esercizio fisico e sonno, "sfruttando la telemedicina, le app, l'intelligenza artificiale e l'approccio ludico".
Ognuno dovrebbe avere un percorso ideale e personalizzato: "Un programma combinato agonista GLP-1/FIM dovrebbe essere individualizzato. Per alcuni pazienti, la perdita di peso iniziale può essere sostenuta a lungo termine con la FIM e il supporto dello stile di vita associato. In altri, il programma potrebbe solo rallentare il recupero del peso, richiedendo un “periodo di richiamo” episodico dell’agonista GLP-1. Indubbiamente, la perdita di peso sostenuta rimarrà una sfida per gli altri, idealmente un sottoinsieme in diminuzione man mano che cresce l’esperienza nella combinazione di agonisti del GLP-1 e FIM".
L'effettiva convenienza economica di questi trattamenti deve essere verificata nel lungo termine.

Aggiornamento 16/3/2023

La sindrome di Behçet è una malattia autoimmune complessa e multicausale che si presenta come vasculite ma colpisce spesso mucose, pelle, occhi e articolazioni. Nella sua eziologia rientrano "agenti infettivi e microbiota, genetica ed epigenetica, disfunzione del sistema immunitario e ulteriori fattori ambientali".
Tra i batteri associati, alcuni streptococchi e Mycobacterium tuberculosis, mentre tra i virus quello dell'herpes (tipo 1). Si rilevano inoltre carenze di Roseburia, Subdoligranulum e Clostridum, batteri che producono butirrato.
Può l'alimentazione modulare la malattia?
Gli alimenti acidi, speziati e istaminoliberatori possono attivare la malattia, in particolare le ulcere orali. La carenza di butirrato induce una riduzione delle cellule Treg che favoriscono la tolleranza immunitaria. Alcuni studi hanno evidenziato l'utilità di questo acido grasso a catena corta. "Sulla base di queste evidenze, le diete arricchite di butirrato potrebbero essere utili nel trattamento della sindrome di Behçet".

Aggiornamento 17/3/2023

La steatosi epatica è caratterizzata principalmente da accumulo di grasso nel fegato e alterazione delle sue funzioni. Essendo il fegato il centro metabolico dell'organismo, tutte le funzioni legate ai nutrienti appaiono alterate. Si manifestano così insulinoresistenza, dislipidemia e sindrome metabolica.
Attualmente non esiste un approccio farmacologico approvato per cui lo stile di vita che porta al dimagrimento rappresenta l'unica strada disponibile.
EASL e EASD raccomandano una dieta mediterranea con eliminazione delle bibite con fruttosio aggiunto e del cibo industriale. La ESPEN non formula invece particolari indicazioni.
Tra le diete, quella più efficace potrebbe essere un approccio a basso contenuto di carboidrati ma alto di vegetali, con fonti proteiche animali ma rappresentate da pesce grasso e carne bianca. Questo può favorire un miglioramento degli ormoni insulina, grelina e leptina.
Tra i nutraceutici potenzialmente utili, silimarina, berberina, curcumina, resveratrolo, Nigella sativa, quercetina, vitamina E (particolarmente utile in caso di NASH), vitamina D, inositolo, probiotici e omega 3.
Tra i grassi, gli omega 6, i trans e i saturi appaiono supportare la patogenesi della condizione mentre gli Omega 3 e i monoinsaturi sono benefici.


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