|
https://www.pinterest.it/pin/AQvaUB5ZTR-JIt-LQboT51AcwrJWuBTh1W9e6Am_J40c2x7hhXGkljU/?nic_v2=1abXmc0LP |
Aggiornamento 19/1/2020
Alcuni cibi, spezie ecc ritenuti salutari possono esserlo anche perché agiscono sui fagi, virus normalmente presenti nel nostro intestino e capaci di tenere sotto controllo la popolazione batterica. Alcuni studiosi hanno sperimentato l'effetto su alcuni batteri patogeni, E. faecalis, B. thetaiotaomicron, S. aureus e P. aeruginosa. Per esempio il tabasco riduce la crescita dei primi 3. L'effetto è potenziato dalla capsaicina (peperoncino) e dall'aceto.
Anche il NAC (N-acetilcisteina) ha proprietà batteriostatiche, antimicrobiche e antibiofilm. La stevia ha esibito potenziale contro B. thetaiotaomicron e S. aureus. I dolcificanti artificiali invece inducono disbiosi
Il propoli aumenta i fagi contro B. thetaiotaomicron e E. faecalis. Alcuni cibi (rabarbaro, caffè, origano e melagrana) invece riducono i fagi, e sono infatti conosciuti come antivirali.
Aggiornamento 22/1/2020
La taurina, un particolare aminoacido, è stata somministrata a due ragazzi con un deficit del trasportatore, prevenendo la degenerazione retinica e la disfunzione cardiaca
Aggiornamento 23/1/2020
Lo zenzero migliora peso, circonferenza addominale, glicemia, resistenza insulinica e colesterolo HDL, senza però effetti su trigliceridi, insulina e LDL
Bufalina e licorina migliorano la fibrosi cardiaca da ipertensione nel modello animale
Aggiornamento 24/1/2020
L'uso di integrazione con omega 3 si associa a migliori parametri di funzionalità riproduttiva in uomini sani
Aggiornamento 26/1/2020
Lattobacilli insieme a mirtillo rosso sono efficaci nelle cistiti ricorrenti
Aggiornamento 30/1/2020 Il cisto rosso appare avere un forte potere antivirale per le infezioni respiratorie
Aggiornamento 31/1/2020
Nelle persone con lieve ipertensione non si capisce esattamente se è conveniente trattare farmacologicamente, per cui la Società Europea dell'Ipertensione ha emesso una posizione ufficiale sull'uso di cibo, integratori e nutraceutici in questa condizione.
La barbabietola grazie ai suoi nitrati naturali appare il cibo più efficace. Tè ricco in catechine, karkadè, sesamo e melagrana hanno effetto più limitato.
Tra gli integratori, vitamina C, magnesio e potassio (attenzione a quest'ultimo in alcune patologie) sono i migliori, tra i nutraceutici gli isoflavoni della soia (in donne postmenopausa), il resveratrolo (nei diabetici) e la melatonina (in chi soffre di ipertensione notturna). Anche probiotici e prebiotici hanno discreta efficacia. Molti altri funzionano (cacao, taurina, omega 3, ecc) ma a dosi elevate e a costi non bassi. In ogni caso non si consiglia di rimuovere gli eventuali farmaci prescritti.
Aggiornamento 6/2/2020
L'aglio, o il suo estratto secco, può avere un effetto sull'ipertensione simile a quello dei farmaci. Una corretta quantità delle vitamine del gruppo B è importante per l'effetto.La rigidità arteriosa si riduce in maniera da "ringiovanire" di 5 anni il sistema cardiovascolare. Funziona inoltre come prebiotico, migliorando il microbiota, aumentando i lattobacilli e i clostridi benefici
Aggiornamento 9/2/2020
Da tempo si parla di uso della dieta chetogenica nell'Alzheimer. Non esistono ancora molti studi, ma un modello in vitro fornisce una possibile spiegazione della sua (eventuale) efficacia: i corpi chetonici (che si formano durante la dieta e rappresentano il principale carburante cerebrale) riescono a "pulire" la cellula dalla β-amiloide, la sostanza che caratterizza i neuroni delle persone con Alzheimer.
L'EPA, il grasso omega 3, potrebbe prevenire la cachessia neoplastica (e aiutare nel recupero del peso) riducendo le citochine infiammatorie, alla dose di 1,5g. Non vi è consenso unanime sull'indicazione
Aggiornamento 12/2/2020
Nel modello animale l'inulina, una fibra prebiotica, riduce la crescita del melanoma, modulando la risposta immunitaria grazie al microbiota
Una dose giornaliera tra gli 80 e i 90mg di zinco può ridurre la durata del raffreddore del 33%
L'emicrania arriva quando si alzano i livelli di glucosio nel sangue. Meglio quindi un'alimentazione che stabilizzi la glicemia, chetogenica o a basso indice glicemico per esempio.
Da un articolo sull'uso delle evidenze scientifiche nella terapia nutrizionale
"Evidenze emergenti da recenti studi e revisioni sistematiche hanno messo in evidenza il significativo miglioramento clinico associato alla terapia nutrizionale medica mirata. La terapia nutrizionale medica dovrebbe ora essere considerata un intervento semplice, per lo più non invasivo ed economico con una sicurezza molto elevata nei pazienti. Queste conclusioni stanno diventando sempre più "basate sull'evidenza" anziché "guidate da esperti". Poiché il tema della malnutrizione è molto sfaccettato, sono necessari ulteriori studi per studiare il ruolo della dose, dei componenti nutrizionali, delle vie di introduzione e i tempi dell'intervento. Inoltre, la scienza potrebbe spostarsi maggiormente verso la "medicina personalizzata" in futuro. Fattori specifici della malattia (ad es. Comorbidità, decorso cronico o acuto), fattori specifici del paziente (età, sesso, elementi genetici) o biomarcatori nutrizionali potrebbero fornire informazioni sul fatto che un paziente debba beneficiare o meno della terapia nutrizionale. Di ulteriore interesse è anche l'influenza della terapia nutrizionale sul microbiota, che può svolgere un ruolo chiave. C'è anche ancora incertezza sul corso temporale ottimale della terapia nutrizionale medica (cioè, quando iniziare e per quanto tempo trattare). Tutte queste domande dovrebbero essere affrontate in ulteriori studi seguendo il concetto di medicina basata sull'evidenza. La terapia nutrizionale basata sull'evidenza ha avuto un viaggio difficile, ma ha un futuro promettente".
Aggiornamento 18/2/2020
L'articolo del Prof Alessio Fasano, docente ad Harvard, inizia così "Venticinque secoli fa, quando Ippocrate affermò che "Tutte le malattie iniziano nell'intestino", ebbe un'intuizione incredibile che solo recentemente è stato pienamente apprezzata a causa di nuove intuizioni sulla patogenesi di molte malattie infiammatorie croniche (CID) che affliggono l'umanità.
Oggi sappiamo che la permeabilità intestinale può essere concausa di molte malattie, perché permette agli antigeni alimentari e a batteri o loro derivati di entrare nel circolo sanguigno (endotossemia) e attivare cellule immunitarie T, facendo perdere la tolleranza immunitaria e inducendo allergie e infiammazione.
Tra le cause di induzione della zonulina, la proteina che provoca permeabilità, vengono indicate disbiosi, in particolare SIBO, e il glutine (altri fattori conosciuti sono alcol e stress). Quali patologie sono probabilmente legate alla condizione di leaky gut? Invecchiamento, malattie autoimmuni (celiachia, diabete di tipo 1, IBD, sclerosi multipla, spondilite anchilosante), disordini metabolici (obesità, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, steatosi epatica), IBS, tumori (glioma e carcinoma epatico), patologie neurologiche (autismo, depressione, schizofrenia, fatica cronica).
Aggiornamento 19/2/2020
Il collagene è efficace nel ridurre rughe e dolori articolari da osteoartrite. Le evidenze per la salute ossea, delle unghie, dei capelli e l'aumento di muscolo sono invece dubbie. La dieta FODMAP può essere efficace in oltre la metà dei casi di intestino irritabile (IBS). In altri casi è opportuno personalizzare il trattamento, a seconda delle sensibilità individuali
Aggiornamento 22/2/2020
Le persone con depressione hanno nel loro intestino ridotte quantità di batteri della famiglia Prevotellaceae, e dei generi Coprococcus, Ruminococcus, Bifidobacterium, Escherichia e Faecalibacterium rispetto ai controlli sani. La famiglia Actinomycetaceae è invece elevata.
È probabile che una minore diversità batterica determini minore resilienza (capacità di far fronte allo stress) e minore produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA). I probiotici possono aiutare e migliorare anche l'effetto dei farmaci. I bifidi in particolare possono migliorare la depressione legata allo stress, mentre L. rhamnosus migliora il sistema immunitario e protegge dai comportamenti legati allo stress. Tra le piante che hanno mostrato attività verso la malattia di Lyme (borreliosi che si prende dalla puntura di zecca) Cryptolepsis sanguinolenta, Juglans nigra, Polygonum cuspidatum, Uncaria tomentosa, Artemisia annua, Cistus creticus, e Scutellaria baicalensis.
Lo stimolo può essere diretto, sul nervo vago, o indiretto (metaboliti e neurotrasmettitori batterici che modulano il dolore). Lo stress provoca disbiosi e permeabilità intestinale, tramite il cortisolo. In questo modo sostanze infiammatorie possono giungere al cervello e provocare l'emicrania. Anche i problemi digestivi peggiorano l'emicrania.
Il microbiota produce SCFA che possono ridurre la tendenza agli attacchi. I probiotici possono così ridurre la frequenza. Anche la dieta a basso indice glicemico, favorendo la formazione di SCFA, è efficace. Ridurre il rapporto tra omega 6 e omega 3 è un altro approccio che può dare risultati. Può essere importante inoltre avere livelli corretti di vitamina D. In caso di sovrappeso è necessario dimagrire.
Aggiornamento 16/2/2020
Bacteroides thetaiotaomicron, un batterio presente nell'intestino sano, trasforma i glucosinolati in isotiocianati, ed è quindi importante per l'effetto anticancerogeno dei broccoli
Aggiornamento 27/2/2020
In uno studio americano su circa 50 mila donne, il latte e in maniera minore i latticini aumentano il rischio di tumore al seno, già a dosi basse. "Il consumo compreso tra appena 1/4 e 1/3 di tazza di latte al giorno è stato associato ad un aumentato rischio di cancro al seno del 30%", ha detto Fraser, uno dei ricercatori. "Bevendo fino a una tazza al giorno, il rischio associato è salito al 50% e, per coloro che ne bevono da due a tre tazze al giorno, il rischio è aumentato ulteriormente dal 70% all'80%". Il tipo di latte (scremato o intero) non ha influenzato i risultati, mentre "non si notavano importanti associazioni con formaggio e yogurt". Il risultato può essere dovuto alla maggiore quantità di IGF1 presente nel latte americano. "Gli ormoni sessuali bovini e i livelli sierici endogeni di IGF-1 sono due possibili agenti di mediazione in un legame tra carcinoma mammario e latte bovino. Circa il 75% delle vacche che forniscono latte nella moderna produzione casearia sono in gravidanza e, per definizione, stanno allattando. Quindi rilevanti quantità di estrogeni (ng/L) e progesterone (mg/L) si trovano nel latte di vacca. Le concentrazioni di progesterone sono fortemente correlate positivamente al contenuto di grassi del latte e allo stadio della gestazione. [...] I livelli di estrogeni e progesterone nel latte sembrano essere piccoli rispetto alla produzione endogena femminile e sono stati dichiarati biologicamente irrilevanti.
Tuttavia: il latte magro e il latte intero favoriscono la crescita del tumore mammario nei ratti, [...] il consumo di latte aumenta l'escrezione urinaria e i livelli sierici di estradiolo. Alcuni di questi effetti potrebbero derivare dalla conversione endogena di estrone da latte (o altre varianti coniugate) e progesterone in estradiolo. Livelli ormonali sostanzialmente più bassi sono riportati nel formaggio e nello yogurt (per grammo di alimento). [...] Il latte contiene IGF-1 bovino che viene assorbito e non viene distrutto dalla pastorizzazione. Inoltre l'assunzione di latte è stata anche associata a livelli più elevati di IGF-1 endogeno, un ormone proliferativo che è un probabile fattore causale nel carcinoma mammario". La soia non ha effetto chiaro secondo lo studio. I ricercatori concludono suggerendo di tenere conto di questi dati nelle linee guida, che consigliano 3 porzioni di latte al giorno. Si tratta di uno studio osservazionale, che quindi non stabilisce relazione causa-effetto, ma con delle basi biologiche che possono giustificare la relazione.
Aggiornamento 28/2/2020
Le persone con IBD, in particolare rettocolite ulcerosa, hanno ridotte quantità della famiglia delle Ruminococcaceae, batteri noti per trasformare i sali biliari da primari in secondari. Infatti questi ultimi sono ridotti nelle persone con malattia. Fornire sali biliari secondari migliora la malattia nel modello animale. Uno dei migliori modi per aumentare i ruminococchi è l'amido resistente
Aggiornamento 1/3/2020
Il potenziale antivirale di alcuni nutraceutici nei confronti dei virus a RNA come il coronavirus
Aggiornamento 3/3/2020
Secondo una revisione sistematica dei potenziali interventi nei confronti del CoVid19, vitamine A, C, D e quelle del gruppo B possono prevenire la malattia e aiutare nella guarigione, in particolare nelle persone con carenza. Gli omega 3 possono supportare la guarigione.
Zinco, selenio e ferro possono contribuire a migliorare la risposta immunitaria. Anche acido α-lipoico, estradiolo e fitoestrogeni hanno potenziale antivirale. Sottolineiamo che non esistono ovviamente studi di intervento in merito, ma solo ipotesi da verificare.
Aggiornamento 5/3/2020
La metionina, un amminoacido essenziale solforato, peggiora i problemi intestinali dopo la radioterapia in un modello animale, aumentando stress ossidativo, infiammazione e permeabilità intestinale. I ricercatori sottolineano che "questi risultati mostrano l'importanza del ruolo di un percorso nutrizionale seguito da esperti durante la terapia tumorale e la necessità di un solido background scientifico dietro la vendita di integratori alimentari e affermazioni sui loro effetti benefici". Aggiornamento 6/3/2020
"Mentre Ippocrate potrebbe avere sbagliato nell'affermare che "tutte le malattie iniziano nell'intestino", ci sono molti disturbi cronici e debilitanti del cervello e dell'intestino per i quali il trattamento e la prevenzione possono iniziare nell'intestino". I metaboliti batterici che raggiungono il cervello sono regolati a 2 livelli: barriera intestinale ed ematoencefalica. Quando queste diventano permeabili (oltre la soglia fisiologica), si possono avere problemi intestinali e mentali. Il microbiota intestinale comunica con il sistema nervoso centrale attraverso vie endocrine, immunitarie e neurali. Questa comunicazione, che è anche bidirezionale, è programmata durante i primi 3 anni di vita e rimane relativamente stabile per tutta la vita nonostante le perturbazioni. In questo modo l'intestino influenza umore, malattie neurologiche come Parkinson, irritabilità intestinale ecc.
Aggiornamento 7/3/2020
Tra le patologie esofagee, quella che risponde meglio alla dieta è l'esofagite eosinofila, seguita dal reflusso
Il resveratrolo ha ridotto l'iperattività nei ragazzi autistici, mentre non ha avuto effetti su letargia, isolamento, comportamenti stereotipati e linguaggio inappropriato.
Aggiornamento 10/3/2020
La vitamina D è spesso carente in persone con emicrania, e una dose giornaliera fino a 4000UI può aiutare a ridurre la frequenza degli attacchi insieme alla terapia farmacologica
Aggiornamento 11/3/2020
"Lo zinco è un oligoelemento essenziale che è cruciale per la crescita, lo sviluppo e il mantenimento della funzione immunitaria. La carenza di zinco è sorprendentemente comune, colpisce fino a un quarto della popolazione nei paesi in via di sviluppo, ma colpisce anche popolazioni distinte nei paesi sviluppati a causa dello stile di vita (dieta povera, alcolismo), dell'età (anziani) e dei fattori mediati dalla malattia. Di conseguenza, lo status dello zinco è un fattore critico che può influenzare l'immunità antivirale, in particolare poiché le popolazioni carenti di zinco sono spesso maggiormente a rischio di contrarre infezioni virali. Il trattamento con zinco applicato a una dose terapeutica e nella forma corretta ha il potenziale per migliorare drasticamente la guarigione di infezioni virali croniche e acute, nonché patologie e sintomi associati. Di conseguenza, il ruolo dello zinco come antivirale può essere suddiviso in 2 categorie: 1) integrazione di zinco implementata per migliorare la risposta antivirale e l'immunità sistemica nei pazienti con carenza di zinco e 2) trattamento con zinco eseguito per inibire specificamente la replicazione virale o correlata ai sintomi dell'infezione".
Aggiornamento 13/3/2020
In uno studio su 300 persone con sclerosi multipla (SM), risultano ridotti i livelli di acido propionico (PA), un SCFA prodotto dai batteri intestinali. Questo porta a riduzione dei Treg (che danno tolleranza e riducono l'infiammazione) e aumenta Th-1 e Th-17, cellule particolarmente alterate nell'autoimmunità. Nel microbiota si osservano riduzione di alcuni produttori di SCFA (Butyricimonas), e aumento di alcuni patobionti (Flavonifractor, Escherichia e Shigella). "La supplementazione con PA ha indotto un variazione positiva nell'equilibrio delle cellule immunitarie (cioè una diminuzione di Th1 e Th17 e un aumento delle cellule Treg periferiche e un recupero funzionale della funzione soppressiva delle cellule Treg) nei pazienti con SM. Non abbiamo osservato eventi avversi rilevanti ai sensi della PA. La supplementazione con PA ha avuto un effetto benefico sui parametri immunologici, neurodegenerativi e clinici nei pazienti con SM, inclusi il tasso di recidiva e la progressione della disabilità. Questi risultati retrospettivi forniscono solide basi per studi clinici prospettici di fase II per il trattamento con PA non solo nella SM ma anche per altre malattie autoimmuni, come l'artrite reumatoide." Alcuni batteri sono produttori di propionato
Aggiornamento 14/3/2020
Le terapie microbiomediate (dieta, probiotici, integrazione) nell'autismo hanno necessità di essere validate, ma hanno una valida base nell'alterazione dell'asse intestino-cervello
Aggiornamento 15/3/2020
Il farmaco che potrebbe essere utile contro il coronavirus (Tocilizumab) funziona meglio con livelli di vitamina D più alti, almeno nell'artrite reumatoide
Aggiornamento 16/3/2020
Si confermano i legami tra asma e alimentazione. "Numerosi studi hanno dimostrato una concomitante riduzione delle citochine proinfiammatorie e un aumento dei marker antinfiammatori associati all'assunzione di frutta e verdura. Il consumo di frutta e verdura è inversamente associato ai neutrofili delle vie aeree negli adulti asmatici". Le diete a base vegetale, grazie alla presenza di antiossidanti, come vitamine E e C, carotene, ubichinone, flavonoidi e selenio, migliorano le condizioni degli asmatici. In particolare "la vitamina C influenza il rilascio di acido arachidonico, un precursore delle prostaglandine, che impedisce la sintesi della prostaglandina E2 (PGE2), che aumenta infiammazione e broncocostrizione. La vitamina C svolge anche diversi ruoli nella funzione immunitaria contribuendo alla fagocitosi e alla funzione linfocitaria e modulando le concentrazioni di citochine e istamina". Gli antiossidanti possono ridurre lo stress ossidativo e potenzialmente ridurre i sintomi asmatici. L'aumento dell'assunzione di magnesio è associato ad un effetto positivo sull'asma. Una dieta a basso contenuto di sale migliora la funzione polmonare nei pazienti con asma indotto dall'esercizio. La fibra modula positivamente il microbiota, che produce butirrato antinfiammatorio, e riduce la permeabilità intestinale. Inoltre riduce l'iperglicemia postprandiale, che si associa a maggiore infiammazione. In generale la dieta di tipo occidentale e i latticini appaiono peggiorare l'asma. Tra i grassi, il rapporto tra omega 3 e omega 6 deve rimanere alto per inibire la produzione di acido arachidonico e citochine infiammatorie, mentre i grassi saturi sembrano associati a peggioramento. La vitamina D ha un effetto antinfiammatorio e immunomodulante, bilanciando il rapporto tra Th1 e Th2. Nelle persone sovrappeso il dimagrimento gioca un ruolo importante nel miglioramento dei sintomi. In conclusione "l'assunzione di frutta e verdura è stata associata a un ridotto rischio di asma e ad un migliore controllo dell'asma, mentre il consumo di prodotti lattiero-caseari è associato ad un aumentato rischio e potrebbe esacerbare i sintomi asmatici. Componenti dietetici come antiossidanti, fibre, acidi grassi polinsaturi, grassi totali e saturi e consumo di vitamina D probabilmente influenzano le vie immunitarie coinvolte nella fisiopatologia dell'asma". Si rilevano però pochi trial clinici.
Aggiornamento 17/3/2020
"È stato riscontrato che l'assunzione di omega-3 di origine marina ha effetti antiaritmici. Quando si consumano gli omega-3, si verifica un aumento della fluidità della membrana cellulare, l'inibizione dei canali del calcio di tipo L e una riduzione della possibilità di eventi aritmici durante i periodi sensibili. Dati prospettici suggeriscono che il mantenimento di un indice omega-3 di circa l'8%, che richiede il consumo di frutti di mare ricchi di omega-3 fino a cinque volte alla settimana o il consumo di oltre 3 g di EPA e DHA al giorno, può fornire la massima protezione contro gli eventi aritmici". Vi è uno stretto legame tra microbiota intestinale e dolori alle articolazioni. Lo riconosce anche un gruppo di esperti europeo. In questo modo la dieta, modulando la flora intestinale, può aiutare a ridurre i dolori, anche se i trial clinici sono ancora pochi. Si è visto comunque che le persone sovrappeso o con flora sbilanciata hanno maggiore endotossemia, parti di batteri che passano dall'intestino al sangue e danno infiammazione. Una dieta ricca in fibre invece riduce l'infiammazione. Alcuni probiotici (LGG) aumentano gli estrogeni, che calano in età avanzata, aumentando i dolori. L. casei Shirota invece riduce l'infiammazione. Condroitina e glucosamina agiscono soprattutto come prebiotici. Anche se stiamo ancora aspettando studi più grandi, se nel mentre vi mettete a dieta e i dolori passano non stupitevi.
Aggiornamento 19/3/2020
Lo studio dell'interazione tra dieta e disordini autoimmuni è stato recentemente soprannominato "immunodietetica". I componenti del cibo e i loro effetti sul microbioma intestinale sono tra i principali corresponsabili della malattia autoimmune, ma sono spesso trascurati. La perdita del meccanismo di tolleranza orale può indurre il sistema immunitario a reagire al cibo che il corpo usa per vivere. Molti alimenti condividono le sequenze con alcuni tessuti umani; questo "mimetismo molecolare" può indurre o esacerbare malattie autoimmuni. Latte, grano, acquaporine vegetali, legumi, proteine ricche di glicina (carni bianche e rosse, cereali, soia, gelatina ecc), glucani, pectine, tropomiosina del gambero, Saccharomyces cerevisiae (lievito) e carne di maiale sono alcuni esempi di alimenti che condividono una significativa omologia con diverse proteine dei tessuti umani. Le lectine e le agglutinine sono proteine che legano i carboidrati di membrana, e sono presenti in microrganismi, piante e animali, sono resistenti alla digestione. "Le lectine non digerite che riescono a penetrare le barriere digestive possono avere effetti devastanti sul corpo, tra cui problemi digestivi, carenze nutrizionali, danni intestinali e intestino permeabile, una porta verso l'autoimmunità. La lectina iniettata nei topi induce il legame della lectina con le IgG, seguita dall'aggregazione delle IgG e dalla formazione di IgM anti-IgG o fattore reumatoide (RF), inducendo così l'artrite reumatoide." Altre malattie autoimmuni hanno probabilmente altri fattori alla base. "Inoltre, le lectine possono legarsi all'endometrio umano, agli spermatozoi e agli ovuli, provocando una reazione autoimmune che potrebbe causare infertilità negli uomini o nelle donne". "Alcuni alimenti possono aiutare a mantenere la tolleranza orale e un sistema digestivo sano, mentre gli alimenti dannosi possono favorire la crescita di batteri dannosi e portare al rilascio di tossine batteriche, indebolendo le barriere intestinali. Inducendo la permeabilità intestinale, i batteri o i loro antigeni possono entrare nella circolazione, dove la reazione immunitaria contro di loro provoca la produzione di anticorpi. Poiché il tessuto umano è imitato da così tanti antigeni batterici intestinali, gli anticorpi e le cellule T che reagiscono contro gli antigeni batterici possono attaccare le proteine che imitano i batteri presenti nel tessuto umano e quindi innescare una risposta autoimmune. Evitare alimenti che contengono epitopi autoimmuni o componenti che inducono modificazioni post-traduzionali delle proteine alimentari o che hanno la capacità di modificare selettivamente il microbiota intestinale, potrebbe migliorare i sintomi nei pazienti con la corrispondente malattia autoimmune". Come si può leggere quasi qualsiasi categoria di cibo è potenzialmente immunogena quindi solo una dieta tagliata su misura può agire correttamente.
Aggiornamento 20/3/2020
Una nota della Società scientifica di immunonutrizione (ISIN).
"Vi è una mancanza di immunità acquisita nelle popolazioni di tutto il mondo nei confronti di COVID-19, nessun vaccino, incertezza sul vero tasso di infezione nei paesi e, gli anziani sono un gruppo vulnerabile (in particolare quelli nelle case di cura e istituti). La consulenza nutrizionale è quindi considerata appropriata in questo momento. Ci sono molte prove da studi su animali e umani che la nutrizione comprendente antiossidanti e i nutrienti correlati supportano il sistema immunitario, consentendogli di funzionare correttamente. Il consiglio generale è di seguire una dieta varia ed equilibrata, ricca di frutta e verdura colorate (per aumentare l'assunzione di antiossidanti e sostanze nutritive associate) per supportare la funzione immunitaria. Un consiglio specifico in relazione agli anziani è di aumentare l'assunzione di vitamina E (134 mg - 800 mg / giorno), zinco (30 mg - 220 mg / giorno), vitamina C (200 mg - 2 g / giorno) e in particolare per quelle persone con basso livello sierico di vitamina D, vitamina D (10 μg - 100 μg / giorno). Questi nutrienti hanno dimostrato di migliorare l'immunità delle cellule T e B negli studi sull'uomo, incluso negli anziani. Non ci sono prove specifiche che queste misure nutrizionali possano aiutare a proteggere o addirittura a ridurre gli effetti dell'infezione da COVID-19. Tuttavia, ha senso pragmatico sostenere nutrizionalmente sia la salute normale che il sistema immunitario (con dosi che probabilmente non saranno dannose) prima, durante e dopo l'infezione COVID-19.
Sebbene le evidenze siano non definitive, esistono alcuni legami tra alimentazione e schizofrenia. Alcune persone hanno eccesso di interleuchina-2 intestinale, un marker di correlazione tra dieta e autoimmunità. Spesso sono presenti carenze minerali e vitaminiche, dovute al consumo di cibo spazzatura o a malassorbimento, e vanno corrette perché i neuroni ne hanno bisogno. Una forte correlazione è stata notata tra celiachia o sensibilità al glutine e psicosi, e con alterato metabolismo lipidico. Anche supplementazione con aminoacidi e digiuno hanno dato risultato. La review non ha preso in considerazione la dieta chetogenica
Basandomi sul webinar del dott. Giordano, ho trovato indicazioni in letteratura su lipidi (PUFA), infiammazione, replicazione virale e albumina, che può spiegare come lo stato nutrizionale possa influenzare guarigione e sopravvivenza nelle infezioni virali.
"si suggerisce che (i) la produzione di TNF-α potenziata con HCV e HBV induca una carenza di PUFA (in particolare AA, EPA e DHA); (ii) la produzione di ROS indotta da HCV e HBV e la perossidazione lipidica aggravano ulteriormente il deficit di PUFA, che, a sua volta, può aumentare la proliferazione virale; (iii) l'attività COX-2 innescata da virus porta ad un aumento della produzione di PGE2; (iv) la riduzione dei livelli di AA, EPA e DHA epatici porta a una riduzione della produzione di LX, resolvina e protectina (molecole che risolvono i danni, derivate da omega 3); (v) l'aumento della produzione di TNF-α causata dall'infezione virale (HCV e HBV) provoca ipoalbuminemia che aggrava ulteriormente la carenza di LX, resolvine e protectine; e (vi) uno squilibrio tra PGE2 pro-infiammatorio e LXs anti-infiammatori, resolvine e protectine (e ridotta formazione di PGE1 a causa della carenza di PUFA, in particolare quella di DGLA) può manifestarsi sotto forma di immunosoppressione, infiammazione e infezioni batteriche inadeguate nella cirrosi epatica. L'albumina è benefica nei pazienti con cirrosi (a condizione che vi siano sufficienti riserve epatiche di PUFA) grazie alla sua capacità di mobilizzare i PUFA e migliorare la formazione di LX, resolvine e protectine". Negli stati di malattia cronica il corpo sacrifica proteine muscolari per sintetizzare albumina, così le persone demuscolate e denutrite sono più esposte ai rischi.
"Si suggerisce che l'integrazione e / o l'infusione di quantità appropriate di albumina, PUFA e cofattori necessari per la formazione adeguata di PGE1, PGI2, PGA, lipoxine, resolvine, protectine e maresine come vitamina C, piridossina, vitamina B12 e folati potrebbero essere impiegati per prevenire, gestire e invertire la disfunzione / malattia epatica". Il miglior modo per stimolare la produzione di albumina endogena sono invece gli aminoacidi essenziali.
La terapia con alte dosi di vitamina C endovena in caso di ARDS (sindrome da distress respiratorio) da coronavirus può essere presa in considerazione secondo 3 rianimatori dell'Università di San Francisco.
Alcuni ricercatori suggeriscono i trial su composti naturali come sitosteroli e ciclodestrine per inibire la replicazione virale, anche da coronavirus
Aggiornamento 24/3/2020
L'uso degli SCFA (e dei probiotici) nella prevenzione e trattamento del diabete di tipo 1 e 2
Aggiornamento 25/3/2020
• Prendere in considerazione una dieta mediterranea, ricca di polifenoli ee eventualmente senza glutine.
• Ridurre al minimo l'assunzione di alcol.
• Assicurare l'assunzione frequente di varie fonti di carboidrati fermentabili, se tollerate.
• Valutare i probiotici produttori di butirrato; considerare il butirrato come supplemento.
• Misurare lo stato degli omega 3 EPA e DHA; considerare l'integrazione con olio di pesce
• Misurare e correggere lo stato della vitamina D.
• Garantire un'adeguata assunzione di retinolo o beta-carotene; se fai molto affidamento sul beta-carotene, valuta la capacità genetica di convertire il beta-carotene in retinolo.
• Considerare l'integrazione con zinco e carnosina
• Considerare l'utilizzo di curcuma in alimenti, bevande e snack o l'integrazione con i curcuminoidi ad alta biodisponibilità.
Secondo una revisione degli studi, gli omega 3 possono essere utili nella sindrome acuta da distress respiratorio (ARDS), una delle caratteristiche della COVID19. I dati non si riferiscono però alla malattia da coronavirus ma in generale alla condizione ARDS
Anche un lavoro dell'Università di Torino conferma che chi ha livelli di vitamina D più bassi ha rischio più alto di COVID19 e mortalità più alta
Il mio nuovo articolo che spiega la situazione sull'uso della terapia alimentare abbinata alle terapie tumorali
"La dieta a basso contenuto di FODMAP è diventata un componente chiave nella gestione dell'IBS e ha rinvigorito le discussioni sul ruolo della dieta nella fisiopatologia e nel trattamento dei pazienti con IBS. Ha anche messo a nudo le inadeguatezze della strategia "prima i farmaci" che ha dominato il trattamento dell'IBS per decenni. La dieta a basso contenuto di FODMAP ha contribuito a inaugurare una nuova era della gestione dell'IBS che riconosce che i risultati sono massimizzati quando esperti e pazienti adottano un modello di assistenza clinica olistica integrativa, uno che considera la dieta, il comportamento, lo stile di vita e l'esercizio fisico, insieme ai farmaci. Inoltre "la stessa taglia non si adatta a tutti" quando si tratta di IBS, per cui il clinico esperto deve saperla adattare al paziente.
Alcune proposte, tutte da verificare, per la COVID-19. Colpiscono l'origano, quercetina, bergamotto, curcumina, olio di cocco.
La niacina (vitamina B3) potrebbe aiutare se presa ai primi sintomi di malattia (tosse) da coronavirus, grazie al suo effetto protettivo sui polmoni. Per ora l'evidenza viene solo da modelli animali.
Lo zenzero riduce fatica e vomito associato alla chemioterapia. 1g per 3 giorni riduce il rischio di vomito fino al 70%. La dose va divisa in 2/4 somministrazioni giornaliere. La fatica si riduce forse grazie all'effetto antinfiammatorio. Il rischio di indurre reflusso non sembra rilevante. Informate sempre l'oncologo perché può interferire con le terapie
Tra le indicazioni nutrizionali redatte dalla ANSISA per le persone affette da COVID19, ospedalizzate o nutrite artificialmente, aminoacidi essenziali, vitamina D ad alte dosi per ripristinare le scorte, probiotici da valutare in caso di antibioticoterapia, multivitaminici in caso di carenza.
Anche la Associazione Medici Endocrinologi consiglia la somministrazione di vitamina D in caso di patologie endocrine (compresa l'obesità) nel paziente con COVID19 che non può esporsi adeguatamente al sole (praticamente chiunque in questo periodo), insieme ad adeguato apporto proteico (1,5g/kg), basandosi sulle linee guida della European Society of Endocrinology. Ma visto che è così importante non sarà meglio non farsi trovare impreparati e assumerla da prima?
L'efficacia dei trattamenti erboristici può dipendere dal microbiota
Ipotesi: ci potrebbe essere un legame tra ARDS (una delle complicazioni della COVID19) e disbiosi intestinale e quindi polmonare
Aggiornamento 6/4/2020
Esiste un legame tra disbiosi intestinale e emicrania. I batteri possono indurre un rilascio di TNFalfa, una sostanza infiammatoria, dalla microglia (tessuto cerebrale). Se invece abbiamo i batteri (e l'alimentazione) giusti, essi rilasciano SCFA che stimolano correttamente la microglia e riducono l'emicrania.
L'acido ursolico, un triterpene presente nella buccia di alcuni frutti, modula il sistema immunitario e stimola la rimielinizzazione dei nervi nel modello animale di sclerosi multipla
Le raccomandazioni dell'IFM per la COVID-19: curcumina, quercetina, zinco, NAC, vitamine A, C, D, melatonina, sambuco, tè verde, resveratrolo.
Aggiornamento 7/4/2020
L'antico adagio "lascia che il cibo sia la tua medicina" (una citazione erroneamente spesso attribuita a Ippocrate di Kos) è supportato dai risultati del Global Burden of Disease (GBD) Study 2017, che riportava che diete malsane, tipicamente caratterizzate da un elevato apporto di sodio e zucchero e uno basso di cereali integrali, verdura e frutta - può causare la maggior parte del carico di malattie croniche non trasmissibili, come ipertensione, malattie cardiovascolari (CVD), cancro, diabete mellito di tipo 2 (T2DM) e malattia renale cronica (CKD)
Una formulazione di prebiotici e nutrienti vegetali, fatta da curcumina, aloe vera, olmo sdrucciolevole, gomma di guar, pectina, olio di menta piperita, può essere benefica per le persone con problemi gastrointestinali. In uno studio che ha considerato disturbi da reflusso e/o simili a IBS, (indigestione, bruciore di stomaco, nausea, costipazione o diarrea, dolore addominale, flatulenza, e collegati come fatica e ansia) senza gruppo di controllo, "la formula ha ridotto significativamente la permeabilità intestinale, migliorato il profilo microbico e ridotto la necessità di farmaci per il reflusso nel 40% dei partecipanti che assumevano regolarmente antiacidi prima dello studio. La guarigione della mucosa intestinale ha consentito al 40% -50% dei partecipanti di reintrodurre potenziali fattori scatenanti alimentari come cibi FODMAP, latticini, cibi ricchi di carboidrati e/o cibi acidi o piccanti senza ricaduta dei sintomi gastrointestinali. La qualità della vita (funzione fisica, energia, umore e sonno) è migliorata tra il 60 e l'80%". Il microbiota è migliorato (aumento di lattobacilli, bifidi e clostridi non patogeni) e anche la forma delle feci secondo la scala di Bristol.
Aggiornamento 9/4/2020
Precisando che non ci sono validazioni da studi sull'uomo, un team di scienziati ha riassunto le possibili integrazioni e comportamenti per prevenire e gestire il coronavirus della COVID19, basandosi sulle conoscenze attuali (cioè poche) e sull'attivazione dell'inflammasoma NLRP3, alla base molecolare della malattia. Innanzitutto sonno adeguato e riduzione dello stress migliorano le difese immunitarie.
⋆ lo zinco riduce il rischio di ingresso nella cellula dei coronavirus e la loro virulenza
⋆ vari flavonoidi presenti in frutta e verdura, come baicalina, liquiritigenina, quercetina, miricetina, apigenina, curcumina, EGCG (tè verde), hanno presentato attività antivirale in vitro, e "almeno 5-7 porzioni di verdura e 2-3 porzioni di frutta al giorno forniscono una varietà di flavonoidi e sono considerati una pietra angolare di una dieta anti-infiammatoria".
⋆ vitamina C
⋆ melatonina
⋆ sambuco (da togliere in caso di positività al virus)
⋆ vitamina D
Anche larice, echinacea e funghi medicinali vanno evitati perché possono peggiorare la "tempesta di citochine" tipica della malattia, mentre aglio, astragalo e menta piperita sono ritenuti sicuri. L'articolo si conclude con "Le informazioni e la comprensione su COVID-19 continuano a cambiare rapidamente. Ti invitiamo a formulare raccomandazioni integrative con attenzione e tenendo conto dei meccanismi sia dell'infezione COVID-19 sia dell'intervento previsto. È anche importante ribadire che ad oggi non esistono strategie di prevenzione o trattamento integrative clinicamente basate sull'evidenza per l'infezione da COVID-19".
Aggiornamento 10/4/2020
"La vitamina C (acido L-ascorbico) ha un ruolo fisiologico pleiotropico, ma esistono prove a sostegno dell'effetto protettivo della vitamina C endovenosa ad alta dose (HDIVC) durante le ARDS da sepsi. La vitamina C rinforza il mantenimento della barriera epiteliale alveolare e aumenta la trascrizione dei canali proteici (CFTR, aquaporina-5, e pompa sodio-potassio) regolando la clearance del fluido alveolare. L'HDIVC riduce i neutrofili (NET) che facilitano l'infiammazione sistemica nell'insufficienza multiorgano indotta da sepsi". Riduce inoltre sindecano-1, che correla con la gravità della sepsi. Il trial cinese per i risultati definitivi si concluderà a settembre.
"La vitamina D è nota per mitigare la portata dell'immunità acquisita e rigenerare il rivestimento endoteliale. Ciò può essere utile per ridurre al minimo il danno alveolare causato dall'ARDS. Prove di livello I hanno dimostrato che esiste un effetto protettivo complessivo del 12% della supplementazione di vitamina D contro l'infezione acuta batterica e virale del tratto respiratorio. Questi effetti protettivi sono aumentati al 19% in quegli individui con il regime giornaliero o settimanale di vitamina D rispetto a quelli che assumono un bolo mensile di vitamina D. Inoltre, c'è un effetto protettivo del 70% quando la carenza di vitamina D viene corretta con l'integrazione. Questo risultato è pertinente per la maggior parte degli individui residenti alle latitudini settentrionali che presentano carenza di vitamina D ( <25 nmol/L) a causa di prolungati periodi di mancanza di luce solare".
Le indicazioni di IFM sulla COVID19
Il controllo glicemico e metabolico nelle persone diabetiche può rappresentare un approccio specifico e meccanicistico per prevenire e migliorare gli effetti acuti del coronavirus riducendo la risposta infiammatoria locale e bloccandone l'ingresso nelle cellule.
La restrizione calorica intermittente può migliorare la funzionalità cardiaca, agendo sui mitocondri e la produzione di energia, ma se è prolungata può essere deleteria sui tessuti cardiaci. Le persone con insufficienza cardiaca possono beneficiare degli aminoacidi essenziali perché ne hanno livelli inferiori nel sangue.
La schizofrenia può essere associata ad alterazione del microbiota e del metabolismo del triptofano. Anche i segnali di dopamina, GABA e glutammato sono alterati, e recentemente si sono evidenziati coinvolgimento di uno stato infiammatorio e di problematiche gastrointestinali, tant'è che "il trattamento dei disturbi metabolici attraverso l'attività fisica, gli interventi psicosociali e dietetici è un approccio efficace per migliorare i sintomi della schizofrenia". Un batterio, S. vestibularis, sembra particolarmente coinvolto, e se trapiantato nei topi altera il comportamento e i livelli di neurotrasmettitori.
Aggiornamento 13/4/2020
"Studiando i meccanismi molecolari coinvolti nell'attività degli ω-3 (omega 3) sullo sviluppo e la progressione del carcinoma mammario, si suggerisce che gli integratori alimentari, in combinazione con farmaci antitumorali, dovrebbero essere usati, ma solo sotto controllo medico. Gli ω-3 possono essere usati come strategia ausiliaria per il trattamento del tumore al seno triplo negativo. Sono necessari ulteriori studi clinici per valutare gli effetti specifici degli ω - 3 sugli esiti del cancro al seno".
Aggiornamento 17/4/2020
Migliora il metabolismo mitocondriale, aumenta l'ossidazione dei grassi, riduce l'infiammazione, promuove la riparazione dei nervi
L'effetto protettivo della vitamina D è stato riportato in molte condizioni associate a polmonite, iperproduzione di citochine e ARDS (condizioni tipiche della COVID19 aggravata). Il pretrattamento con vitamina D è stato benefico nei modelli animali di ARDS, riducendo la permeabilità polmonare mediante modulazione dell'attività del sistema renina-angiotensina ed espressione dei recettori ACE2. Il ruolo della vitamina D nel contesto delle infezioni virali è anche supportato dai risultati di alcune varianti alleliche del gene del recettore della vitamina D (VDR) associati ad una maggiore suscettibilità alle infezioni respiratorie, nonché alla progressione dell'infezione da HIV. A causa della mancanza di un trattamento specifico e dell'urgenza, questi risultati potrebbero essere provvisoriamente estrapolati per l'infezione da SARS-CoV-2, giustificando l'uso della vitamina D come possibile terapia adiuvante. Dal punto di vista della salute pubblica, si potrebbe prendere in considerazione anche la raccomandazione di un'intensa integrazione come possibile profilassi. Data la buona tollerabilità e sicurezza anche di dosi elevate di vitamina D, questo approccio rispetta il principio "primum non nocere". Le indagini sullo stato della vitamina D e sui polimorfismi VDR dei soggetti affetti potrebbero contribuire a spiegare il "comportamento insolito" della diffusione del SARS-CoV-2 e una straordinaria varietà di presentazioni cliniche e risultati della COVID-19.
Anche se la qualità degli studi appare bassa, una metanalisi conferma l'efficacia del lievito S. boulardii nel trattamento della diarrea acuta nel bambino
L'ADHD è una patologia legata a infiammazione e stress ossidativo. Tra le sostanze potenzialmente utilizzabili per migliorare la situazione, omega 3, sulforafano (broccoli e cavoli) e NAC, ma vi è attualmente una carenza di studi clinici.
Aggiornamento 21/4/2020
Linee guida europee ESPEN (The European Society for Clinical Nutrition and Metabolism) sulla gestione della COVID19 Per verificare lo stato nutrizionale è necessaria la consulenza con dietista, esperti nutrizionisti, nutrizionisti clinici e medici specializzati.
Un adeguato apporto calorico e proteico è fondamentale per non indurre malnutrizione e catabolismo muscolare. Recenti evidenze sembrano indicare un potenziale impatto positivo dell'attività fisica con aminoacidi essenziali o loro metaboliti. In caso di peggioramento delle condizioni aumenta l'apporto proteico. Assicurare l'apporto corretto di vitamine e minerali e in caso di necessità integrare, in particolare vitamina D (anche se non è ancora certo che la sua carenza peggiori le condizioni le prove attuali vanno in tal senso) e vitamina A (ugualmente protettiva e immunostimolante). In generale, bassi livelli o assunzioni di micronutrienti come vitamine A, E, B6 e B12, zinco e selenio sono stati associati a risultati peggiori durante le infezioni virali. In base alle esperienze dei ricercatori cinesi vitamine A e D, le vitamine del gruppo B, la vitamina C, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, nonché il selenio, lo zinco e il ferro dovrebbero essere considerati nella valutazione dei micronutrienti nei pazienti COVID-19. Non ci sono prove attualmente che alte dosi migliorino l'esito, ma è importante non avere carenze. Un approccio globale che associa l'alimentazione alle misure di supporto vitale ha il potenziale per migliorare i risultati, in particolare nella fase di recupero.
Nei modelli animali la dieta ad alto contenuto di grassi e il fruttosio modulano il recettore ACE2 in maniera da aumentare la severità della COVID19, mentre il resveratrolo conferisce protezione.
Aggiornamento 22/4/2020
Forse sarebbe meglio non passare queste giornate a impastare, o magari farlo dedicandosi ad alimenti salutari, per prevenire conseguenze a lungo termine.
"È fondamentale considerare l'impatto delle abitudini di vita, come il consumo di diete non salutari, sulla suscettibilità a COVID-19 e [la capacità di] recupero. Inoltre, il gran numero di persone che si riprenderanno da COVID-19 può portare a un picco di condizioni mediche croniche, come l'Alzheimer, che potrebbero essere ulteriormente esacerbate da diete malsane o in popolazioni vulnerabili. Pertanto, si raccomanda che le persone si astengano dal mangiare cibi ricchi di grassi saturi e zuccheri e consumino invece elevate quantità di fibre, cereali integrali, grassi insaturi e antiossidanti per migliorare la funzione immunitaria".
Quando assumiamo un pasto ricco in grassi, soprattutto saturi, e carboidrati, l'organismo ha una reazione infiammatoria postprandiale, che se ripetuta troppo spesso può essere correlata con problemi di salute. Un mix di 6g di spezie (basilico, alloro, pepe nero, cannella, coriandolo, cumino, zenzero, origano, prezzemolo, pepe rosso, rosmarino, timo e curcuma) è in grado di attenuare la risposta.
Secondo una revisione degli studi sull'argomento, un'alimentazione salutare caratterizzata principalmente dal consumo di frutta, verdura e cereali integrali ha mostrato un effetto protettivo contro l'iperattività o l'ADHD, mentre diete non salutari, caratterizzate dal consumo di grassi saturi e zucchero raffinato sono state associate ad un aumentato rischio di iperattività o insorgenza di ADHD. L'evidenza dell'effetto protettivo di modelli alimentari sani è supportata dal fatto che alcuni nutrienti specifici, come ferro, zinco, iodio e acidi grassi a catena lunga sono considerati protettivi contro l'ADHD, principalmente perché gli individui con il disturbo hanno bassi livelli ematici di questi nutrienti. La mancanza di nutrienti specifici nel corpo umano influisce sulla salute mentale attraverso diversi percorsi biologici. Il ferro, ad esempio, è un precursore per la produzione di dopamina e noradrenalina, che svolgono un ruolo essenziale nell'eziologia del disturbo.
La mancanza di nutrienti specifici nel corpo umano influisce sulla salute mentale attraverso diversi percorsi biologici. Il ferro, ad esempio, è un precursore per la produzione di dopamina e noradrenalina, che svolgono un ruolo essenziale nell'eziologia del disturbo
Allo stesso modo, lo zinco è necessario per molti complessi metallo-enzimatici, molti dei quali situati nel sistema nervoso, essendo essenziali per la conversione della piridossina (vitamina B6) nella dieta in piridossina attiva, necessaria per la conversione del triptofano in serotonina, che ha una stretta relazione con ADHD. Inoltre, lo zinco è fondamentale per la produzione e la modulazione della melatonina, che aiuta a regolare la funzione della dopamina, importante nella fisiopatologia dell'ADHD. In conclusione, questo studio fornisce prove sull'associazione tra dieta e ADHD, suggerendo che una dieta ricca di zuccheri raffinati e grassi saturi può aumentare il rischio di ADHD o iperattività, mentre una dieta sana, caratterizzata dall'elevato consumo di frutta e verdura, proteggerebbe da queste condizioni.
Aggiornamento 26/4/2020
Anche il Policlinico Gemelli parla di terapia nutrizionale a sostegno delle cure farmacologiche nella COVID19
La strategia antinfiammatoria, tramite alimenti, nutrienti o medicinali, è un'opzione praticabile per la gestione della COVID19. A parte l'insufficienza di micronutrienti legata all'età, come precedentemente menzionato, lo stato nutrizionale di un individuo influenza il rischio di infezione da SARS-CoV-2, il decorso clinico e gli esiti della malattia COVID-19. Pertanto, il mantenimento del corretto stato di macro e micronutrienti dell'ospite è un'importante misura preventiva. Numerosi micronutrienti sono essenziali per l'immunocompetenza, in particolare vitamina A, C, D, E, gruppo B, ferro, selenio e zinco. La dieta è vitale per mantenere lo stato nutrizionale individuale. Tuttavia, la dieta da sola potrebbe non essere sufficiente in determinate condizioni metaboliche e di stile di vita, tra cui l'età avanzata, le condizioni mediche coesistenti, il fumo di sigaretta o l'esposizione professionale alle tossine ambientali. Le infezioni acute possono alterare il microbiota, e un microbiota sano e diversificato del tratto intestinale e respiratorio è un altro fattore determinante per il decorso della malattia. Alcuni lattobacilli possono potenziare la risposta antivirale. "... L'alimentazione è il primo fattore determinante della comunità microbica, della struttura e delle funzioni del microbiota intestinale ..."
"... In generale, la dieta equilibrata con una varietà di fibre prebiotiche, probiotici e polifenoli, promuove il microbiota sano e diversificato ..."
"... Migliorare la qualità della dieta in soggetti sensibili per COVID-19 potrebbe alleviare il rischio di infezione grave ..." "... Nonostante le prove inconcludenti, i probiotici possono essere l'opzione aggiuntiva razionale nella gestione di varie malattie virali."
L'alimentazione è una terapia in caso di trauma cerebrale, e aiuta nel recupero e nel limitare i danni
Aggiornamento 27/4/2020
Può la dieta aiutare nei confronti della perdita di capelli? Secondo una revisione degli studi ci sono indicazioni per un effetto preventivo e come terapia complementare. Una dieta mediterranea, con effetto antinfiammatorio, grazie ai suoi antiossidanti e polifenoli, protegge in particolare dall'alopecia androgenetica. I prodotti della soia grazie agli isoflavoni possono essere efficaci. Tra quelli da evitare, pesce ricco in mercurio, miglio e grano saraceno. Anche i prodotti confezionati, a causa del contenuto in BPA, possono essere dannosi. La dieta ipocalorica può promuovere la perdita di capelli. La curcumina, un composto polifenolico estratto dalla spezia curcuma, è un antiossidante naturale non tossico e altamente promettente. Agendo su diversi target (mTOR e AMPK ad esempio), la curcumina modula numerosi vie correlate coi tumori, tra cui proliferazione cellulare, vie di segnalazione del cancro, fattori di trascrizione e angiogenesi tumorale. L'uso clinico della curcumina è limitato dalla sua scarsa biodisponibilità ed efficacia. Sono in corso ricerche per migliorare la farmacocinetica della curcumina utilizzando formulazioni e sistemi di rilascio basati sulle nanotecnologie, il suo uso nella pratica clinica e il suo profilo di sicurezza, anche insieme agli antitumorali
Aggiornamento 30/4/2020
La vitamina C può essere utilizzata come cura per il coronavirus? "La vitamina C per via endovenosa ad alta dose (VC) è stata utilizzata con successo nel trattamento di 50 pazienti con COVID-19 da moderati a gravi in Cina. Le dosi utilizzate variavano tra 10 a 20 g al giorno, somministrate per un periodo di 8-10 h. Tra i pazienti in condizioni critiche può essere necessario un bolo aggiuntivo. L'indice di ossigenazione è migliorato in tempo reale e tutti i pazienti alla fine sono guariti e sono stati dimessi. In effetti, VC ad alte dosi è stata usata per diversi decenni e un recente documento del panel di esperti NIH afferma chiaramente che questo regime (1,5 g / kg di peso corporeo) è sicuro e senza eventi avversi importanti.
Poiché lo sviluppo di vaccini efficaci e farmaci antivirali richiede tempo, la VC e altri antiossidanti sono tra gli agenti attualmente disponibili per mitigare le ARDS associate a COVID-19. Dato che la VC ad alte dosi è sicura, gli operatori sanitari dovrebbero dare un'occhiata da vicino a questa opportunità. Ovviamente, studi clinici ben progettati sono assolutamente necessari per sviluppare protocolli standard per l'utilizzo". In conclusione "questo regime dovrebbe essere incluso nel trattamento della COVID-19 e utilizzato come misura preventiva per le popolazioni sensibili come gli operatori sanitari con rischi di esposizione più elevati".
"La supplementazione con omega 3 influisce sul decorso di molte malattie reumatiche infiammatorie diminuendo la loro attività, riducendo il dolore e riducendo il rischio di complicanze cardiovascolari. Tuttavia, ci sono indicazioni secondo cui il GLA (omega 6 presente in alcune piante) dovrebbe essere aggiunto alla supplementazione con omega-3, poiché intensifica la loro attività antinfiammatoria. Pertanto l'integrazione con omega-3 combinati con GLA dovrebbe diventare parte di terapie complesse utilizzate per il trattamento delle seguenti malattie: artrite idiopatica giovanile, spondiloartropatie (artrite psoriasica, spondilite anchilosante), artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta" Lo zinco riduce la durata del raffreddore di 2 giorni in media
In uno studio pilota, alcune diete di esclusione si sono rivelate utili nel migliorare la rinosinusite cronica, probabilmente legata a sensibilità alimentari
Come fanno gli i grassi polinsaturi (PUFA) a migliorare condizioni neurologiche come l'autismo (ASD)? "I grassi ω−3 e ω−6 possono indurre l'espansione dei neuriti, probabilmente attraverso diversi meccanismi, come la regolazione dinamica del citoscheletro neuronale insieme all'espansione delle membrane neuronali dovuta alla modulazione del meccanismo di fusione vescicolare. Inoltre, i benefici dei PUFA nei soggetti con autismo potrebbero anche essere associati a un miglioramento dell'efficacia della trasmissione sinaptica e alla modulazione del rilascio di neurotrasmettitori". Anche uno sbilanciamento tra omega 3 e omega 6 può alterare la funzionalità cerebrale. "Il recupero promosso dall'intervento nutrizionale con i PUFA può essere considerato non solo come un piano terapeutico per le persone con ASD, ma anche come prevenzione durante lo sviluppo fetale".
Esiste un legame tra autoimmunità tiroidea e interferenti endocrini (sostanze chimiche, solitamente artificiali, che interferiscono con gli ormoni). La prevalenza di Hashimoto aumenta vicino agli stabilimenti petrolchimici, dell'alluminio e nelle zone contaminate da pesticidi e PCB. Anche il mercurio (consumatori di pescespada e lavoratori industrie chimiche) ha questo effetto. Il vanadio (zone vulcaniche) aumenta la risposta infiammatoria dei tireociti. Gli omega-3, il mioinositolo e il selenio esercitano un effetto protettivo contro queste sostanze, contrastando la comparsa dell'autoimmunità nei soggetti esposti all'inquinamento ambientale o professionale.
Nel modello animale, il digiuno insieme alla vitamina C a dosi farmacologiche, ritarda la progressione del tumore con mutazione KRAS, e in alcuni casi lo fa regredire, eventualmente in aggiunta alla chemioterapia. Lo studio è stato compiuto dall'equipe del Prof. Valter Longo. "I ricercatori hanno affermato che mentre il digiuno rimane un'opzione interessante per i malati di cancro, un'opzione più sicura e più fattibile è una dieta a basso contenuto calorico a base vegetale che induce le cellule a rispondere come se il corpo stesse digiunando. I loro risultati suggeriscono che il trattamento a bassa tossicità della dieta che mima il digiuno più la vitamina C ha il potenziale per sostituire i trattamenti più tossici".
L'estratto di caffè verde riduce la pressione sanguigna
Secondo una revisione degli studi, l'aglio è efficace nell'abbassare i marker di infiammazione come PCR e TNFα e può essere utilizzato in aggiunta ai farmaci per il trattamento delle malattie metaboliche
L'olio di oliva non filtrato contiene dei peptidi con attività antipertensiva
Aggiornamento 18/5/2020
Nei topi, l'allicina, composto tipico dell'aglio, aumenta il dispendio energetico stimolando il tessuto adiposo bruno. Dosi eccessive tuttavia provocano disfunzione mitocondriale alterando una proteina
Aggiornamento 19/5/2020
Nonostante (purtroppo) sia un aspetto poco considerato, le IBD (Crohn e colite ulcerosa) sono spesso legate a disbiosi fungina, in particolare aumento di Candida e Malassezia. Genericamente, una dieta ricca di carboidrati aumenta l'abbondanza totale delle specie di Candida, mentre una dieta ricca di proteine ha l'effetto opposto. Integrare i probiotici fungini Saccharomycopsis fibuligera, Saccharomyces boulardii e Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 ha mostrato effetti terapeutici sulle IBD.
Aggiornamento 20/5/2020
Le cattive abitudini alimentari influenzano negativamente la fertilità maschile, e in particolare la qualità degli spermatozoi. Una corretta introduzione dei nutrienti necessari (fibre, minerali) e degli antiossidanti e una riduzione di quelli negativi (tossici come pesticidi, BPA, ftalati, alcol) possono migliorare il quadro
Lo zafferano riduce infiammazione e glicemia (lievemente) nei diabetici
L'associazione dei dietisti britannici sottolinea l'importanza dell'alimentazione gestita da un esperto per la gestione e la riabilitazione della COVID19
Come fa la dieta chetogenica (KD) a migliorare il quadro della depressione (MDD)? Un effetto antinfiammatorio (l'infiammazione può essere tra le cause della malattia), il miglioramento del microbiota, della bioenergetica della cellula (che riprende a produrre ATP in maniera efficiente e riduce lo stress ossidativo), del rilascio di neurotrasmettitori (riduzione del glutammato eccitante e aumento del GABA rilassante). In conclusione, "la KD è emersa come una nuova e promettente opzione terapeutica per i pazienti con MDD, ma richiede ancora rigorosi studi scientifici prima della sua diffusione e accettabilità nella pratica clinica". Essendo questi meccanismi comuni a molte malattie neurologiche (epilessia, Parkinson, Alzheimer, schizofrenia ecc), tutte potrebbero beneficiare di questo trattamento
L'influenza dell'alimentazione sulla mielinizzazione (e quindi patologie neurologiche come la sclerosi multipla. Omega 3, vitamine, in particolare gruppo B e D, ecc
Esiste "una significativa associazione tra indice di infiammazione della dieta (DII) e incidenza, mortalità e ricovero in ospedale di persone con diversi tipi di tumori. Il DII, utilizzato per valutare le proprietà infiammatorie della dieta, può essere usato per predire l'incidenza e la mortalità di tutti i tumori. "Secondo i risultati dello studio, raccomandiamo il cambiamento dei modelli alimentari, in quanto fattori alterabili, che possono ridurre sostanzialmente sia i rischi di incidenza che quelli di mortalità nei pazienti oncologici" .
La dieta chetogenica può far variare il microbiota, riducendo i bifidobatteri (batteri tipici della società agricola) e in modo da ridurre i Th17, cellule immunitarie particolarmente importanti nell'autoimmunità
Diverse opzioni dietetiche sono allo studio per migliorare l'esito delle terapie tumorali. Restrizione calorica e digiuno intermittente, grazie all'effetto su insulina e IGF1 e induzione dell'autofagia. Effetti simili si possono avere con la dieta chetogenica, soprattutto perché limita fruttosio e glucosio. L'aumento degli aminoacidi essenziali con riduzione di quelli non essenziali (aumento rapporto EAA/NEAA), o limitazione di alcuni essenziali (metionina) e o di alcuni non essenziali (glutammina, asparagina, arginina, cisteina, serina). Alcune vitamine (B9 e B12) utili nella produzione di basi azotate possono favorire la riproduzione cellulare. Istidina, mannosio, glicina possono rallentare la proliferazione, abbinate a diverse terapie. L'intervento dietetico può inoltre influenzare lo stato immunitario e la cachessia, 2 fattori decisivi nella sopravvivenza. Il microbiota influenza notevolmente la risposta all'immunoterapia. "Un'altra considerazione importante è che la manipolazione della dieta porterà a una risposta sistemica che non è limitata al tumore stesso ma avrà anche un impatto su altri fattori come il sistema immunitario e l'omeostasi generale. Pertanto, dovrebbe essere usata una visione olistica dell'effetto della restrizione dietetica che mira a preservare una risposta immunitaria antitumorale funzionale ed evitare lo sviluppo della cachessia. È importante tenere presente che le manipolazioni dietetiche per la terapia del cancro sono da usare a breve termine e coordinate con altri regimi di trattamento. Limitare il tempo della restrizione può ridurre gli effetti collaterali indesiderati e migliorare la probabilità di adesione del paziente". L'efficacia è comunque ormai certa. "C'è ancora molto da imparare, ma sembra evidente che una profonda comprensione di come la dieta possa interfacciarsi nelle complesse interazioni tra cancro, microambiente e metabolismo sistemico ci consentirà di offrire ai pazienti consigli razionali e personalizzati sull'assunzione nutrizionale per massimizzare l'effetto della loro terapia".
La curcumina, grazie al suo effetto antinfiammatorio, può essere un trattamento adiuvante nella COVID19 e aiutare a inibire la tempesta di citochine che aggrava la situazione, soprattutto a livello respiratorio Il microbiota alterato può essere causa di osteoartrite, soprattutto nell'obeso. La mancanza di alcuni bifidi, tipici dell'anziano, infatti aumenta l'infiammazione a livello delle articolazioni. L'uso di fibre bifidogeniche come l'oligofruttosio può aumentare i batteri buoni e ridurre i dolori.
La cannella è in grado di abbassare la pressione sanguigna
Chi ha una corretta alimentazione, sul modello mediterraneo ad esempio, probabilmente risponde meglio all'infezione COVID19, perché ha un miglior bilanciamento del sistema immunitario. La dieta di tipo occidentale invece aumenta l'infiammazione e così il rischio di quella tempesta di citochine che è alla base dell'aggravamento della malattia. Le carenze più diffuse tra gli anziani, le persone più a rischio, sono calcio, vitamina C, vitamina D, folati e zinco, e fornire corrette dosi potrebbe migliorare la risposta. Anche omega 3 e altri derivati dei grassi sono importanti per bilanciare la risposta immunitaria così come le fibre che migliorano il microbiota.Aggiornamento 1/6/2020
L'aglio può migliorare lo stress ossidativo, l'infiammazione, la qualità della vita e i dolori dopo attività fisica in donne con artrite reumatoide
Alcuni derivati aminoacidici tipici della carne sono utili per la salute. "La taurina , la creatina, la carnosina, l'anserina e la 4-idrossiprolina svolgono un ruolo importante nell'inibire lo stress ossidativo (un fattore scatenante comune delle malattie croniche) e l'infiammazione, favorendo lo sviluppo dei tessuti (ad es. cervello, cuore, scheletro lesioni muscolari, renali, epatiche e intestinali) e dei profili metabolici".
Un intensivo cambio di stile di vita (dieta più attività fisica) può mandare in remissione il diabete di tipo 2 di recente manifestazione nel 60% delle persone e fino al 30% tornano ad una glicemia normale
Aggiornamento 12/6/2020
Una dieta antinfiammatoria, con alimenti integrali, legumi, spezie, semi, tè, cioccolato amaro, carni bianche e pesce, e raccomandazione di ridurre carni rosse e uova ed evitare dolci e cibi processati, migliora fatica e qualità della vita in persone con sclerosi multipla Aggiornamento 16/6/2020
Le diete a prevalenza vegetale (plant-based) sono l'ideale nel caso di ridotta funzione renale. "I vegetali sono l'unica fonte dietetica di fibra, che sposta il profilo del microbiota intestinale verso una maggiore produzione di composti antinfiammatori e una ridotta produzione di tossine uremiche. I grassi vegetali sono antiaterogeni e antinfiammatori, in particolare l'olio d'oliva. Le diete a base vegetale hanno ridotto carico netto acido endogeno (PRAL), che potrebbe mitigare l'acidosi metabolica nei pazienti con insufficienza renale cronica e potenzialmente rallentare la progressione della malattia renale. Il fosforo vegetale è legato a fitati ed è meno biodisponibile del fosforo animale; di conseguenza, molti alimenti a base vegetale presentano un rapporto favorevole tra proteine e fosforo (che il rene sofferente fatica a smaltire). La restrizione dei vegetali con alte quantità di potassio va effettuata solo in caso di iperkaliemia". Negli studi animali il carico acido aumenta endotelina, angiotensina II e aldosterone, che accelerano il declino renale, mentre gli alcalinizzanti la rallentano. "Gli effetti di un maggiore apporto di fibre sul microbiota intestinale (ovvero aumento della generazione di acidi grassi a catena corta (SCFA, alcalinizzanti) e riduzione della generazione di tossine uremiche) contribuiscono a un ambiente alcalino". Anche nella popolazione generale un alto PRAL si associa a rischio di problemi renali e albuminuria. Quando si riduce la funzione renale "la capacità del rene di espellere e neutralizzare l'acido è significativamente e progressivamente ridotta; pertanto, l'acidosi metabolica è un segno distintivo dei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata e in dialisi", che può portare a resistenza insulinica e sarcopenia. Gli alimenti vegetali invece contribuiscono a contrastarla perché "i principali anioni nelle diete a base vegetale sono citrato e malato, che vengono metabolizzati in bicarbonato e contribuiscono all'alcalinizzazione". Gli alimenti ricchi in ossalato invece sono acidificanti e da evitare anche per il rischio di calcoli. I vegetali contribuiscono anche alla proliferazione della flora saccarolitica, mentre le proteine animali portano alla produzione delle tossine uremiche come indossile solfato, acido 3 indolacetico, p-cresil solfato e trimetilammina N-ossido (TMAO), normalmente smaltite dal rene, che possono portare a affaticamento, anoressia, nausea, prurito, miopatia, neuropatia, sierosi ed encefalopatia.
Aggiornamento 20/6/2020
La proliferazione di una cellula tumorale è sostenuta da una serie di metaboliti e vie metaboliche corrispondenti. La PLA2 metabolizza l'acido arachidonico (AA, omega 6) e interagisce con mTOR e insulina. Una dieta con basso apporto di AA, presente soprattutto in carne e latticini, possibilmente chetogenica (per ridurre l'insulina) aumenta la sensibilità agli inibitori PLA2, aprendo alla possibilità di un nuovo link tra alimentazione e guarigione tumorale Aggiornamento 23/6/2020
Aggiornamento 25/6/2020
Somministrare vitamina D, B12 e magnesio riduce la necessità di cure e la gravità della malattia da coronavirus in un piccolo gruppo di persone ultra50enni, senza effetti collaterali. "La vitamina D, attraverso il suo effetto su NFkB e altre vie, può attenuare varie citochine proinfiammatorie che mediano la tempesta incontrollata di citochine osservata nel COVID-19 grave. Il magnesio è fondamentale nella sintesi e nell'attivazione della vitamina D, fungendo da cofattore in molti degli enzimi coinvolti nel metabolismo della vitamina D. La vitamina B12 è essenziale per supportare un microbioma intestinale sano che ha un ruolo importante nello sviluppo e nella funzione dei sistemi immunitari innati e adattativi. Questo potrebbe essere fondamentale nel prevenire un'eccessiva reazione immunitaria, specialmente nei pazienti COVID-19 con disbiosi da microbiota associati a patologie gravi". Aggiornamento 3/7/2020
Sempre più esperti
sono convinti di poter usare l'alimentazione non solo come prevenzione ma anche come trattamento per le patologie. Infatti "Un'epidemia globale di patologie croniche legate all'alimentazione ha spinto la sperimentazione nell'uso del cibo come parte formale dell'assistenza e del trattamento dei pazienti. Una morte su cinque in tutto il mondo è attribuibile alla dieta non ottimale, più
di ogni altro fattore di rischio incluso il tabacco. [...] I dati [disponibili] indicano il potenziale per gli interventi alimentari e nutrizionali di svolgere un ruolo di primo piano nella prevenzione, gestione, trattamento e persino in alcuni casi l'inversione della malattia". Purtroppo "La realizzazione dei benefici per la salute è, tuttavia, ostacolata dalla mancanza di investimenti nella ricerca [ovviamente le case farmaceutiche non hanno interesse], bassi livelli di conoscenza nutrizionale del medico e consapevolezza degli interventi e accesso ristretto a servizi e programmi adeguati. Affrontare ognuna di queste sfide è fondamentale per realizzare un sistema sanitario in cui l'alimentazione e il cibo siano una parte normale della prevenzione e del trattamento delle malattie basate sull'evidenza."
Gli interventi "Il cibo è medicina" comprendono pasti su misura dal punto di vista medico (chiamati anche pasti terapeutici), generi alimentari su misura dal punto di vista medico (a volte noti come "farmacie" alimentari o prescrizioni alimentari sane) e la preparazione di ricette. Su Pubmed sono presenti 32 lavori scientifici. Uno di questi ha dimostrato che la ricezione di pasti su misura dal punto di vista medico era associata a una riduzione netta del 16% dei costi sanitari complessivi, al 49% in meno di ricoveri ospedalieri ospedalieri e al 72% in meno di ricoveri in strutture infermieristiche qualificate rispetto al gruppo di controllo. Insomma un investimento redditizio per la sanità. Anche incentivare i cibi salutari può
far risparmiare soldi: secondo una ricerca un sussidio del 30% per frutta e verdura eviterebbe 1,93 milioni di eventi cardiovascolari e farebbe risparmiare circa 40 miliardi di dollari (36
miliardi di euro) in spese sanitarie negli USA.
Per il futuro sono necessari studi con più persone e maggiore educazione ai temi nutrizionali per gli operatori sanitari, che spesso trascurano questo argomento. I medici devono anche essere incoraggiati a collaborare coi professionisti della nutrizione
Nel modello animale il miele riduce l'infiammazione da colite ulcerosa modulando il microbiota
Aggiornamento 6/7/2020
Dieta chetogenica e Alzheimer
Questo tipo di dieta consente di far utilizzare ai neuroni un altro tipo di "carburante" rispetto a quello che solitamente usano, il glucosio, e che in quelle condizioni non riescono a sfruttare efficientemente. Le cellule senza energia non possono funzionare. "I chetoni servono come fonti di substrato alternative per il cervello, un "super combustibile", che previene la fame di energia. Pertanto, i chetoni sembrano essere un substrato cerebrale obbligatorio tra le persone con MCI (deficit cognitivo), a causa del basso assorbimento di glucosio a livello cerebrale". Sebbene la ricerca sia ancora all'inizio, ci sono buoni presupposti per migliorare le condizioni a breve e a lungo termine.
Gli omega3 possono avere un effetto antinfiammatorio decisivo per evitare l'aggravamento della malattia da coronavirus. La loro presenza nelle membrane cellulari può infatti ridurre lo stato infiammatorio che è alla base della tempesta di citochine. "Sulla base dei dati disponibili, l'integrazione di EPA e DHA nei pazienti COVID-19 sembra avere potenziali effetti benefici nella gestione della "tempesta di citochine". Pertanto, l'uso della supplementazione di EPA e DHA dovrebbe essere considerato sia una terapia di supporto che una strategia di prevenzione nell'infezione SARS-Cov-2" Aggiornamento 9/7/2020
Il potassio citrato è un ottimo rimedio per i calcoli renali, come se fosse un farmaco
L'aglio riduce i marker di stress ossidativo e gli enzimi epatici (AST ma non ALT) e migliora la capacità antiossidante In una revisione degli studi, "la combinazione di vitamina K e D può migliorare la qualità ossea aumentando la densità minerale ossea totale e diminuendo l'osteocalcina sottocarbossilata (una forma di ormone poco attiva). Si prevede [inoltre] un effetto più favorevole quando viene utilizzata la vitamina K2. Questi risultati hanno importanti implicazioni per la salute pubblica per quanto riguarda il miglioramento della qualità ossea, specialmente nelle donne, attraverso una combinazione di vitamine D e K sotto forma di integratore". Probabilmente purtroppo continueranno a dirvi di assumere latticini o assumere la vitamina D da sola, interventi che negli studi precedenti non hanno dimostrato forte impatto sull'osteoporosi. Aggiornamento 10/7/2020
La restrizione calorica nei giorni di chemioterapia ne aumenta l'efficacia. "In conclusione, i risultati di questo studio sono i primi a suggerire che i cicli di dieta mimadigiuno sono sicuri ed efficaci in aggiunta alla chemioterapia nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale. Questi risultati insieme a dati preclinici incoraggiano un'ulteriore esplorazione dei benefici del digiuno/mimadigiuno nei pazienti che ricevono una vasta gamma di terapie per il cancro". Aggiornamento 13/7/2020
Secondo una revisione degli studi su artrite reumatoide (AR) e dieta, "evidentemente, la dieta può migliorare i sintomi dell'AR riducendo l'infiammazione, rimuovendo i cibi proinfiammatori o aumentando i cibi antinfiammatori e alterando il microbiota intestinale. Si raccomanda pertanto di curare abitualmente la nutrizione nei pazienti con AR facendo riferimento a nutrizionisti esperti nell'identificare e affrontare problemi relativi all'alimentazione". Omega 3 ad alte dosi, vitamina D e riduzione del sale possono migliorare il rischio cardiovascolare e altri fattori. Le diete di eliminazione, digiuno intermittente ecc possono dare vantaggi in alcuni individui, ma devono essere seguite da personale preparato per non creare rischi di carenze. Tuttavia gli esiti confermano il probabile legame della malattia con antigeni alimentari. La dieta mediterranea appare essere la più appropriata nel migliorare alcuni parametri.
Aggiornamento 15/7/2020
Grazie al loro effetto antinfiammatorio, antivirale e antiaggregante, e la produzione di sostanze che favoriscono la guarigione (resolvine), gli omega 3 sono un potenziale supporto alla malattia COVID19. Tuttavia alcuni autori mettono in guardia per la mancanza di studi condotti (come del resto anche per i farmaci in questa nuova malattia), perché attenuando l'infiammazione si ha minore risposta verso i virus, e si ha più stress ossidativo dovuto all'ossidazione di questi grassi nelle membrane.
Aggiornamento 16/7/2020
L'aglio riduce i marker di infiammazione come TNFalfa e PCR, ma non IL6
Aggiornamento 23/7/2020
Il consumo di tè ha un buon effetto sulle componenti della sindrome metabolica, ma i diversi tipi agiscono in diversi modi. Il consumo di tè nero ha effetti benefici sulla pressione, mentre il tè verde potrebbe aumentare il livello di insulina, ridurre il colesterolo LDL e la pressione. "Questi effetti sembrano maggiori quando il BMI è superiore a 28" Aggiornamento 24/7/2020
Secondo una revisione dei dati, le persone con celiachia e sintomi neurologici spesso non li hanno a livello gastrointestinale. La dieta senza glutine migliora l'epilessia nel 53% dei casi di persone con sensibilità al glutine. Le persone con epilessia di origine ignota dovrebbero testare gli anticorpi per celiachia
La dieta chetogenica (e, incredibilmente, anche i chetoni esogeni) è un potenziale trattamento per il linfedema, una condizione senza terapie e trattata solitamente con attività fisica, dovuta al ristagno di liquidi. "Gli studi sui topi rivelano che l'uso di una dieta chetogenica o di corpi chetonici esogeni può alleviare il linfedema aumentando la formazione di vasi linfatici, che possono drenare il liquido linfatico in eccesso". Nonostante l'assenza di trial clinici su persone con linfedema, è possibile comunque intraprendere il percorso chetogenico, che è approvato sull'uomo.
Come mostrato dalle evidenze scientifiche "un approccio simbiotico (polifenoli + probiotici) può innescare un cambiamento di paradigma nel regime di trattamento della depressione in quanto l'integrazione con vegetali ricchi di polifenoli e i
probiotici è un'opzione di trattamento a lungo termine economica con effetti collaterali limitati e che può essere migliore dei paradigmi farmacologici tradizionali che hanno come obiettivo i fattori di rischio specifici della depressione" In particolare la correzione dello stato infiammatorio, dello stress ossidativo, del metabolismo del triptofano (precursore della serotonina) e dell'asse surrenalico contribuiscono al miglioramento dei sintomi.
La FDA ha approvato un cerotto alla capsaicina per alleviare il dolore dovuto alla neuropatia diabeticaAggiornamento 28/7/2020
In uno studio su dieta chetogenica (KD) senza restrizione calorica e tumore al seno, con 60 persone che hanno completato lo studio, "Concludiamo che l'applicazione della dieta per 12 settimane può avere effetti benefici nei pazienti con carcinoma mammario attraverso effetti inibitori su biomarcatori infiammatori e fattori di crescita (insulina e IGF-1) e attraverso il potenziamento del fattore antinfiammatorio, IL-10. I nostri risultati mostrano che una KD provoca una riduzione delle dimensioni e dello stadio del tumore nei pazienti con carcinoma mammario avanzato ma localizzato, possibilmente creando un ambiente metabolico che inibisce la progressione del tumore". I tumori si sono ridotti in media di 27 mm contro i 6 mm della dieta di controllo. Il lavoro si conclude suggerendo lavori con numeri più grandi.Aggiornamento 29/7/2020
L'uso di nitrati (esempio: rape rosse) migliora la performance in palestra, "migliorando la produzione di energia muscolare, la velocità di contrazione e il numero di ripetizioni a esaurimento durante l'esercizio di sollevamento pesi. Le basi meccanicistiche responsabili del potenziale effetto ergogenico della supplementazione di NO3 sulle prestazioni degli esercizi di sollevamento pesi possono essere collegate a miglioramenti nell'accoppiamento eccitazione-contrazione dei muscoli scheletrici e al metabolismo e perfusione dell'ATP". C'è un legame probabile tra condizioni infiammatorie croniche, dieta infiammatoria e gravità delle manifestazioni di COVID19. Visto questo "suggeriamo che mentre ci prepariamo a convivere con COVID-19, gli individui con malattie infiammatorie croniche dovrebbero considerare di cambiare la loro dieta prima di essere infettati per attenuare lo sviluppo dei sintomi più gravi", ad esempio riducendo l'apporto di grassi saturi che possono aumentare la permeabilità intestinale e favorire l'ingresso di endotossine prodotte da un microbiota sbilanciato. "L'integrazione di cannella ha effetti benefici sulla salute umana riducendo i livelli di PCR e malonildialdeide,, diminuendo leggermente i livelli di IL-6 e aumentando lai capacità antiossidante. Tuttavia, l'integrazione di cannella non ha modificato i livelli di ICAM-1. Dato che i dati analizzati sono derivati da studi che hanno coinvolto pazienti con sindrome metabolica, diabete mellito di tipo 2, steatosi epatica non alcolica e artrite reumatoide, che sono disturbi associati a infiammazione di basso grado, la cannella potrebbe emergere come possibile strumento clinico grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti". Una posizione ufficiale dei cardiologi americani consiglia ai medici di effettuare sempre una valutazione nutrizionale, precisando anche che spesso non hanno le conoscenze per farlo, e suggerendo quindi di appoggiarsi ad altri esperti. Migliorare lo stile di vita è importante perché "Una dieta sana può migliorare il rischio e gli esiti delle malattie cardiovascolari. Quello che mangi (e quanto) può influenzare altri fattori di rischio controllabili, come il colesterolo, la pressione sanguigna, il diabete e il sovrappeso".
Aggiornamento 11/8/2020
I postbiotici, metaboliti o frammenti derivati da microrganismi probiotici, sono una strategia terapeutica e preventiva attraente nella medicina moderna. Secondo i dati attuali, "i postbiotici hanno effetti pleiotropici, comprese proprietà immunomodulatorie, antinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali". I dati dimostrano efficacia nelle allergie, compresa la dermatite atopica,, nella modulazione del sistema immunitario, nella prevenzione delle infezioni, nelle malattie metaboliche e legate allo stress ossidativo.
Omega 3 e ginseng rosso coreano hanno migliorato attenzione, memoria e funzione esecutiva in bambini con ADHD
Senza benzina la macchina non cammina. E senza energia i neuroni non funzionano. Per ragioni metaboliche i neuroni delle persone con Alzheimer non riescono a utilizzare il glucosio come fonte energetica, ma i grassi possono sostituire lo zucchero perché entrano, a certe condizioni (chetosi), facilmente nella cellula. Ci si può stupire allora se molti hanno miglioramenti con una dieta chetogenica? Solo chi ignora il metabolismo può.
Aggiornamento 14/8/2020
I probiotici contrastano naturalmente, con la produzione di sostanze antimicrobiche (biosurfattanti, perossido di idrogeno, acido lattico, acido acetico e batteriocine), alcuni patogeni, come staffilococchi, candida, P. aeruginosa. "Esistono prove che i probiotici possono agire nel trattamento e nella prevenzione delle malattie infettive. Attualmente, le malattie infettive vengono comunemente gestite con la somministrazione di antibiotici. Tuttavia, un uso irrazionale di antibiotici può causare conseguenze per il paziente, come effetti avversi specifici del farmaco, e a livello di salute pubblica, come l'antibioticoresistenza. Pertanto, è necessaria la ricerca di nuove alternative nella terapia antimicrobica, con un interesse speciale per le terapie a base di prodotti naturali". Ad esempio L. rhamnosus GR-1 e L. reuteri RC-14 sono efficaci nel trattamento della Candida glabrata, così come altri lattobacilli. L. plantarum migliora l'acne. I probiotici cutanei migliorano la dermatite contrastando S. aureus. Possono anche lavorare in sinergia con gli antibiotici (vaginiti, gastrite da H. pylori e parodontite). Attualmente non vi è consenso o standardizzazione per l'uso clinico dei probiotici come terapia antimicrobica e resta da determinare il dosaggio, alcuni meccanismi d'azione e l'efficacia clinica.
Aggiornamento 21/8/2020
L'acido anacardico, un lipide tipico degli anacardi, nel modello animale di sclerosi multipla stimola la rigenerazione della mielina, promuovendo l'interleuchina 33
La dieta chetogenica sembra dare buoni risultati in persone affette da Covid19, anche normocalorica, modulando il sistema immunitario, favorendo la polarizzazione dei macrofagi in M2 (antinfiammatori), stimolando l'interferone e inibendo la replicazione virale
Secondo una revisione degli studi, pubblicata su una rivista EBM, "il miele migliora i sintomi delle infezioni respiratorie (URTI), con le prove più forti nel contesto della frequenza e della gravità della tosse. Prove moderate supportano il suo utilizzo rispetto alla cura abituale per altri sintomi di URTI e la maggior parte delle prove proviene da studi sui bambini. Il miele è un rimedio di uso frequente ben noto ai pazienti. È anche economico, di facile accesso e presenta danni limitati. Quando i medici desiderano curare le URTI, raccomandiamo il miele come alternativa agli antibiotici. Il miele è più efficace e meno dannoso degli antibiotici ed evita di causare danni perché non favorisce la resistenza agli antibiotici.
Ancora oggi si sentono "esperti" che dicono che la distribuzione calorica durante la giornata non conta, ma solo la quantità totale. Prendiamo questo esempio: donne normopeso con ovaio policistico (PCOS), divise in 2 gruppi. Un gruppo mette la maggior parte delle calorie a colazione (BF), l'altro a cena. Il primo ha una riduzione di glicemia e insulina del 7 e del 54% rispettivamente. Il testosterone si dimezza e la SHBG aumenta del 105%. Queste variazioni, tutte positive, non si sono osservate nell'altro gruppo. "Inoltre, le donne nel gruppo BF avevano un aumento del tasso di ovulazione. Nelle donne magre con PCOS, un elevato apporto calorico a colazione con un ridotto apporto a cena si traduce in migliori indici di sensibilità all'insulina e ridotta attività del citocromo P450c17α, che migliora l'iperandrogenismo e migliora il tasso di ovulazione".
Aggiornamento 27/8/2020
Mangiare 300g di pesce grasso a settimana migliora le prestazioni cognitive in bambini sani. I risultati indicano miglioramenti nell'attenzione, nella flessibilità cognitiva e nei problemi socioemotivi. “Questi risultati confermano l'importanza degli omega 3 per una funzione cerebrale ottimale e le raccomandazioni sull'assunzione di pesce nei bambini”.
Aggiornamento 28/8/2020
La fitoterapia può migliorare la permeabilità intestinale, riducendo disbiosi e infiammazione
Le malattie croniche hanno spesso un terreno comune: mitocondri che funzionano male. Le nostre centrali energetiche perdono efficienza. Per esempio nel diabete la secrezione di insulina è alterata perché dipende (anche) dai mitocondri. Nei tumori si trovano alterazioni dei geni mitocondriali. Nelle malattie cardiovascolari, il danno al DNA mitocondriale favorisce la proliferazione del muscolo endoteliale e così l'aterosclerosi. Inoltre l'insufficiente energia prodotta è alla base della cardiomiopatia dilatativa e dell'insufficienza cardiaca. La restrizione calorica, l'aumento del rapporto NAD+/NADH, l'attivazione delle sirtuine, l'esercizio fisico con l'attivazione dell'AMPK, il mitoquinone (MitoQ), sono potenziali modi per ridurre la disfunzione mitocondriale. "Indubbiamente, le terapie mitocondriali sono promettenti e rappresentano una nuova prospettiva per il trattamento di malattie di lunga durata. [...] Ad oggi, la maggior parte delle prove suggerisce un modello comune di alterazioni mitocondriali sebbene il contributo di ciascuna di esse alla progressione della malattia possa variare. Di conseguenza, il controllo terapeutico di specifiche alterazioni mitocondriali è un passaggio cruciale nella fisiologia mitocondriale e la sua applicazione può dipendere dal contesto patologico. Nuovi strumenti per l'analisi e l'applicazione terapeutica devono essere perseguiti in modo aggressivo". Un altro antiossidante mitocondriale (MitoTempo) riduce lo stress ossidativo e modula il microbiota
Cosa può funzionare nella sindrome dell'intestino irritabile (IBS)?olio di menta piperita, alcuni probiotici, lo psillio, dieta FODMAP. La dieta senza glutine in alcuni. Non appare efficace l'aloe vera.
Una dieta "ketomediterranea" (MMKD) può ridurre le specie fungine intestinali (micobioma) che caratterizzano il declino cognitivo (MCI), aumentando lo specie batteriche e i loro metaboliti che tengono sotto controllo i funghi. L'Alzheimer e l'invecchiamento, oltre che da disbiosi, sono caratterizzati da una ridotta funzione di barriera intestinale, una maggiore permeabilità della barriera intestinale e da superfici mucose alterate, che rappresentano una concausa del declino cognitivo. Una delle specie che si riduce con la dieta KM è la Candida. "Il genere Candida comprende molte specie opportunistiche implicate in varie malattie intestinali tra cui malattie infiammatorie intestinali, morbo di Crohn, colite ulcerosa e infiammazione intestinale. Inoltre, ci sono state alcune segnalazioni di comunità fungine intestinali alterate caratterizzate da una maggiore incidenza di Candida in pazienti con disturbo dello spettro autistico. In questo contesto, la riduzione delle specie di Candida nei pazienti con MCI potrebbe riflettere un altro esito positivo dell'intervento MMKD. La presenza di Candida riduce anche il butirrato, benefico acido grasso (SCFA) prodotto dai batteri.
Nel modello cellulare il veleno d'ape e un suo componente (melittina) sopprimono l'attivazione del recettore del fattore di crescita nei tumori al seno HER2-arricchito e triplo negativo, mandando a morte le cellule malate senza interferire con quelle sane.
"In conclusione il trattamento con vitamina D appare ridurre la severità della malattia il ricorso alla terapia intensiva" Per molto tempo rimarranno teorie, ma sempre più prove tendono a dimostrare che una dieta bilanciata, ricca in polifenoli e vitamine, può migliorare la risposta immunitaria e proteggere dalle infezioni virali come quella da coronavirus o supportare la guarigione Molte speculazioni su antiossidanti e prodotti naturali come zenzero, curcuma, aglio, cipolla, cannella, limone, neem, basilico e pepe nero e la loro efficacia per proteggere dai virus. Attualmente non esistono grandi studi controllati (non ci sarebbe né il tempo né il modo di farli). Questo non ci vieta comunque di inserire cibi notoriamente salutari che potrebbero prevenire l'infezione o ridurne gli effetti. Secondo una revisione degli studi "i prodotti naturali hanno mostrato efficacia terapeutica contro molteplici sintomi osservati in pazienti con COVID ‐ 19 avanzato. Sono altamente tollerati senza effetti collaterali e possono essere utilizzati in combinazione con gli standard clinici esistenti di cura. In questo contesto, i prodotti naturali hanno il potenziale per fungere da agenti profilattici nelle popolazioni a rischio di sviluppare infezione da COVID-19. Questi includono individui anziani e coloro che hanno condizioni di comorbilità sottostanti. Inoltre, nei pazienti sintomatici, l'integrazione di prodotti naturali può arrestare la progressione dell'infezione. Nel caso di pazienti che sono in uno stadio avanzato, i prodotti naturali possono mitigare molte delle complicanze e ridurre la mortalità. È importante sottolineare che l'integrazione di prodotti naturali costituisce rimedi casalinghi che sono poco costosi e possono essere facilmente implementati su scala comunitaria".
Nelle malattie autoimmuni il microbiota intestinale è alterato e questo contribuisce alla malattia, e il suo studio è implicato come potenziale bersaglio per la diagnosi, la prognosi e il trattamento della malattia. Tra le malattie coinvolte artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico (LES), spondiloartrite, sindrome di Sjögren primaria e malattia di Behçet. I meccanismi includono traslocazione microbica anormale (passaggio dall'intestino al sangue di sostanze infiammatorie a causa di permeabilità intestinale), mimetismo molecolare (somiglianza di strutture microbiche con proteine self, innescando una risposta immunitaria contro le proprie strutture) e disregolazione dell'immunità sia locale che sistemica. Anche la candida può innescare mimetismo molecolare.
L'aggiustamento della dieta, il trattamento con prebiotici e/o probiotici, trapianto microbico e altri interventi basati sul microbiota intestinale possono essere trattamenti supplementari per le malattie autoimmuni e sono ancora in fase di studio.
La direzione futura del trattamento dell'autoimmunità basato sul microbiota dovrebbe essere su misura del paziente.
L'aggiustamento della dieta è un modo ideale per modulare il microbiota intestinale patogeno, con pochi effetti negativi. Finora, nessuna dieta specifica si è confermata come benefica per i pazienti con autoimmunità e una dieta rigorosa spesso ha una scarsa compliance del paziente. Sono stati anche suggeriti e testati prebiotici e probiotici, con risultati iniziali incoraggianti. Tra i probiotici solitamente lattobacilli e bifidi possono aiutare.
Lactobacillus casei per esempio può essere benefico per l'artrite, riducendo la degradazione articolare. Tuttavia il quadro è complicato e anche alcuni bifidi e lattobacilli (adolescentis e animalis) possono innescare risposte autoimmuni.
Le piante producono fitochelatine, molecole in grado di difenderle dai metalli pesanti come il piombo. Queste molecole possono funzionare anche nell'uomo. L'aglio, secondo studi anche effettuati sull'uomo, può ridurre la quantità di piombo nei tessuti dovuta a intossicazioni croniche. Anche pomodori, tè, uva, frutti di bosco e cipolla hanno effetti simili, anche sul cadmio, e in generale un'alimentazione ricca di antocianine è benefica per ridurre gli effetti dell'esposizione a metalli pesanti
L'insulina è un segnale di abbondanza di nutrienti, che dice alle cellule: ingranditevi e riproducetevi. Questo va ovviamente male in caso di presenza di cellule tumorali, e infatti le persone con iperinsulinemia (solitamente affette da sindrome metabolica) sono più a rischio di tumori e di loro progressione. Da quasi un secolo si sa che una dieta alta in zuccheri e grassi, tipica dell'alimentazione occidentale, aumenta l'insulina e di conseguenza la progressione tumorale e le metastasi nei topi. Per ridurre l'iperinsulinemia, le strategie sono la semplice restrizione calorica, il digiuno alternato e la dieta chetogenica, che però può favorire la progressione di leucemia mieloide acuta, cancro del rene e melanoma positivo per BRAF-V600E. Come volevasi dimostrare, la National Psoriasis Foundation ha recepito le nuove conoscenze sul legame tra glutine e malattie cutanee, indicando il trattamento dietetico tra le possibili risorse. Per la psoriasi si possono fare 3 mesi di esclusione per verificare l'effetto. Anche psoriasi palmopustolosa e dermatite aftosa possono rispondere al trattamento con maggiore frequenza. Lupus, vitiligine, dermatosi, dermatomiosite, alopecia areata, orticaria e angioedema ereditario rispondono con meno frequenza. Dermatite atopica, sclerosi sistemica e disturbi del connettivo indifferenziato non sembrano rispondere Il succo di mirtillo americano (cranberry) può aiutare nell'eradicazione dell'H. pylori, un fattore di rischio per il tumore dello stomaco e il reflusso. Alle persone che si sottopongono a radioterapia viene spesso detto di non mangiare fibre perché possono aumentare i problemi intestinali, come gonfiore e diarrea. Nel modello animale la fibra d'avena previene l'infiammazione intestinale legata alla radioterapia, mentre una dieta senza fibre aumenta la produzione di citochine infiammatorie, che sono invece ridotte nel medio e lungo termine se la dieta è ricca di fibre. "Se riusciamo a prevenire parte dell'infiammazione derivante dalle radiazioni semplicemente regolando i livelli di fibre alimentari, potremmo migliorare la salute intestinale a lungo termine, e possibilmente per tutta la vita, tra i sopravvissuti al cancro ".
Perché l'alimentazione odierna favorisce l'aumento delle malattie non trasmissibili e a volte la sola dieta non è sufficiente a correggere i problemi? La scarsa quantità di fibra porta a perdita di specie batteriche benefiche che la sola dieta non sempre ripristina, e favorisce i degradatori di muco, che invece aumentano l'infiammazione. "I processi industriali riducono significativamente la quantità di contenuto di MAC (carboidrati accessibili al microbiota, fibre in sostanza) nella dieta occidentale, rispetto al contenuto della dieta dei nostri antenati. Il basso consumo di MAC non solo ha impatti dannosi sul microbiota intestinale in particolare, ma anche sull'ospite nel suo insieme. Favorisce lo sviluppo di malattie e aumenta la mortalità, come dimostrato da studi preclinici e clinici. Il basso consumo di MAC nel corso delle generazioni porta alla completa scomparsa di ceppi batterici benefici in uno studio preclinico. [...] L'unico trattamento in grado di correggere questo “microbiota alterato” è costituito da interventi dietetici e probiotici combinati. Ciò potrebbe spiegare la scarsa efficacia dei trattamenti esclusivi con i probiotici negli esseri umani, poiché i probiotici potrebbero non crescere in un ambiente disbiotico, perché non abbinati a una dieta ricca in fibra. Pertanto, gli interventi dietetici insieme alla somministrazione di ceppi batterici benefici potrebbero essere un trattamento economico per gestire la maggior parte delle malattie dello stile di vita occidentali non trasmissibili" come asma, allergie, sindrome metabolica ecc.
L'insufficienza renale (CKD) può essere caratterizzata dalla produzione di tossine uremiche, prodotte nell'intestino e entrate nella circolazione sanguigna, che il corpo (i reni in particolare) non riesce a smaltire. Migliorare le cattive abitudini alimentari potrebbe potenzialmente avere effetti positivi sulla CKD e sulle sue complicanze, nonché su malattie non trasmissibili come l'ipertensione e il diabete che contribuiscono a queste complicazioni. I fattori sottostanti interconnessi che accompagnano la CKD, come infiammazione, stress ossidativo, disfunzione mitocondriale e disbiosi intestinale, possono essere infatti tutti potenzialmente influenzati dall'assunzione di cibo. Un approccio "cibo come medicina" potrebbe essere utilizzato come nuova strategia che utilizzi nutrienti bioattivi per gestire il carico uremico nella malattia renale cronica. La disbiosi intestinale è associata a infiammazione e aumento del rischio cardiovascolare; prebiotici, probiotici, simbiotici e componenti alimentari, inclusi polifenoli, zuccheri e proteine, possono influenzare la diversità del microbiota intestinale e la produzione di tossine uremiche. I composti bioattivi naturali, compresi quelli presenti nella curcuma, nei broccoli, nei frutti di bosco, nella propoli e in altri alimenti, sono potenziali agenti terapeutici nutrizionali che potrebbero modulare l'espressione dei fattori di trascrizione pro-infiammatori e l'inflammasoma. Invece nutrienti come gli zuccheri semplici raffinati e i grassi in eccesso influenzano negativamente il microbiota e favoriscono la disbiosi, la permeabilità intestinale e l'endotossemia. Alcuni composti sulfurei come la metionina favoriscono la disbiosi putrefattiva. Gli omega 3 aiutano a ripristinare la barriera, mentre l'olio di oliva extravergine promuove la salute microbica, al contrario dell'olio raffinato (privato dei polifenoli). Il consumo di alimenti ricchi di polifenoli (es. Uva, vino rosso, melagrana, aglio, caffè, tè verde, cioccolato, curcuma, frutti di bosco), e in particolare di composti polifenolici di origine vegetale, è associato a una minore mortalità nella popolazione generale. Poiché la loro biodisponibilità è bassa, la maggior parte dei polifenoli alimentari arriva al colon e di conseguenza può modulare la composizione e la funzione microbica intestinale. Tutti questo può modulare anche la funzione mitocondriale, che risulta alterata e meno efficiente nell'invecchiamento. Catechine, curcumina, fisetina, cinnamaldeide, allicina, proantocianidine, sulforafano, resveratrolo ecc sono tutti composti bioattivi con attività antiossidante e modulatrice del microbiota e dello stato redox.
Altri composti molto importanti sono i nitrati (barbabietola), che favoriscono la produzione di ossido nitrico, potente antinfiammatorio e vasodilatatore.
In conclusione, nonostante manchi la prova certa dell'evidenza sui trial, l'ipotesi di usare il cibo come medicina, in modo che "macronutrienti, micronutrienti e nutrienti bioattivi specifici che influenzano le vie biochimiche, sia separatamente che quando agiscono insieme come parte del cibo, abbiano il potenziale di influenzare la maggior parte delle malattie, in particolare quelle legate a disturbi metabolici come CKD, obesità e diabete, sembra ovvia e probabilmente evidente".
La N-acetilglucosamina, uno zucchero semplice presente nel latte materno umano e venduto come integratore alimentare, promuove la riparazione della mielina nei modelli murini e la sua quantità nel sangue si correla con i livelli di mielinizzazione nei pazienti con sclerosi multipla. "L'associazione dei ridotti livelli sierici di N-acetilglucosamina con i cambiamenti della sostanza bianca nel cervello dei pazienti con sclerosi multipla suggerisce che la sua carenza può contribuire alla gravità della malattia".
La nicotinamide riboside può ripristinare la funzione nei mitocondri (mitocondri danneggiati o "depolarizzati") ed essere d'aiuto nell'immunoterapia tumorale
Nelle malattie reumatiche autoimmuni, come artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite, artrite psoriasica, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta, l'uso di omega 3 è benefico e il loro effetto può essere migliorato da un omega 6 come il DGLA. "Gli acidi grassi polinsaturi omega 3 sono integratori alimentari che sulla base dei dati preliminari della ricerca possono avere un ruolo nel trattamento di diversi sintomi di disturbi psichiatrici, almeno in combinazione con i farmaci tradizionali. La mancanza di gravi effetti avversi è una ragione significativa per considerare attentamente il potenziale terapeutico di questi agenti".
Quanto è importante mangiare bene per una persona con tumore che fa immunoterapia? Il cibo modula il microbiota, e il microbiota agisce sul sistema immunitario, determinando l'efficacia delle terapie.
Quali diete possono essere utili nella fibromialgia? Tutti i modelli dietetici sani, ricchi di cibi vegetali, antiossidanti o fibre, solitamente portano a un miglioramento dei sintomi, e questo "suggerisce che una dieta adeguata potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella gestione della fibromialgia". attraverso la modulazione del microbiota, del peso corporeo e della somatizzazione (componenti psicosomatiche). Vitamina D, magnesio, ferro e probiotici sono integrazioni spesso utili.
La modulazione da parte dei nutraceutici, in particolare su Treg, sul sistema immunitario con implicazioni per le patologie tumorali. "Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che la nutrizione ha ruoli critici nella conservazione della salute e nella patogenesi e nel trattamento delle malattie. Nelle malattie esiste un'associazione tra nutrizione e immunità che, da un punto di vista evolutivo, ha mostrato una stretta connessione nello sviluppo e nella funzione del sistema immunitario". I nutraceutici modulano il sistema immunitario, ma una somministrazione scorretta di questi composti naturali può interferire con l'attività delle terapie convenzionali, determinando effetti nocivi sull'uomo.
Tim Spector parla di COVID19 con cauto ottimismo. Inoltre l'articolo aggiunge: L'ultimo libro di Tim Spector, Spoon-Fed, lamenta la mancanza di prove dietro molte linee guida nutrizionali del governo e il modo in cui si perpetuano i miti sul cibo. Il fatto che l'obesità aumenti il rischio di malattie gravi da covid-19 porta una nuova urgenza nell'affrontare il problema nel Regno Unito, afferma Spector. “Dobbiamo fare tre cose: aumentare la tassa sullo zucchero, contro la quale le aziende alimentari hanno fatto pressioni con successo; migliorare il supporto nutrizionale per i pazienti; e trattare l'obesità come una malattia ", spiega. "L'enfasi deve concentrarsi sulla nutrizione", dice. "Questa specialità non dovrebbe essere sottofinanziata, dovrebbe essere la specialità numero uno e tutti i migliori medici dovrebbero andarci. Non ci sono praticamente esperti di nutrizione con formazione medica là fuori". “Tutti i reparti di nutrizione sono ampiamente sottofinanziati e dipendono dalle aziende alimentari per andare avanti. È oltraggioso, davvero, se si considera che l'obesità è il problema numero uno che deve affrontare questo paese (UK). Abbiamo la maggior quantità di cibo spazzatura in tutta Europa, siamo i più obesi e siamo i meno istruiti in materia di alimentazione e obesità. Questo deve cambiare. "
"Il presupposto che siamo tutti macchine identiche e che tutti rispondiamo agli alimenti nello stesso modo è il mito più diffuso e pericoloso sul cibo", spiega. “Le persone normali possono variare di 10 volte le risposte glicemiche a cibi identici. Rispondiamo tutti in modo diverso agli stessi alimenti e l'idea che possiamo tutti seguire gli stessi consigli e limiti calorici non ha più senso. Allo stesso modo non potremmo sentirci a nostro agio con lo stesso seggiolino auto senza regolarlo, solo perché è stato realizzato per la persona media ".
Perché consiglio spesso, soprattutto in chi ha necessità di aumentare il muscolo e carenza di energie, le miscele di aminoacidi essenziali? "Le formulazioni bilanciate di amminoacidi sono strumenti preziosi per gestire condizioni caratterizzate da stato catabolico, stress ossidativo o difetti dell'equilibrio energetico, come declino fisico e cognitivo legato all'età, malattie cardiometaboliche, traumi, cachessia tumorale e sepsi. È stato dimostrato che le miscele di amminoacidi ben formulate promuovono la bioenergetica mitocondriale e la difesa dei ROS (specie reattive dell'ossigeno, radicali liberi) nei tessuti metabolicamente attivi. La supplementazione di aminoacidi condivide molteplici meccanismi molecolari ed effetti benefici con la restrizione calorica e la dieta mima-digiuno, ma è più sicura a lungo termine e più gestibile rispetto ad altri tipi di restrizioni". Molte delle malattie dell'invecchiamento sono legate a una ridotta qualità mitocondriale con conseguente ridotta produzione di energia
Il dolore cronico è dovuto in parte a stress ossidativo che esacerba l'infiammazione. Qual è un modo per ridurre lo stress ossidativo? La dieta ricca in antiossidanti, sia di tipo mediterraneo che low carb, può funzionare, ed è uno dei trattamenti complementari (o alternativi) ai farmaci.
Aggiornamento 3/11/2020
Quali supplementi hanno potenziale nel prevenire e affiancare le terapie di COVID19? Zinco, vitamina D, vitamina C, curcumina, cannella, allicina, piperina, selenio, propoli, probiotici, lattoferrina e quercetina. Scrivo potenziale perché gli studi sono tutti in fase 1 e 2, quindi nessuna certezza, se non che abbiano funzionato con altri virus. Sono tutt'ora in corso studi più approfonditi.
Aggiornamento 5/11/2020
Tra gli interventi nutrizionali nella fibromialgia, possono funzionare quelli che riducono lo stress ossidativo e migliorano la produzione di energia mitocondriale, come l'alga clorella, il coenzima Q10, l'acetil-l-carnitina, l'olio extravergine di oliva, una combinazione di vitamina C, E e semi di Nigella sativa. Tra le diete la fodmap e la dieta vegana possono essere efficaci
Aggiornamento 8/11/2020
I funghi allucinogeni sono efficaci per curare la depressione
Quale dieta nella IBS (sindrome dell'intestino irritabile)? La dieta FODMAP è efficace, ma può esserlo come una dieta che elimini i cibi "trigger" (attivatori), caffeina, alcol. Queste diete però devono favorire la reintroduzione, perché eliminare per lunghi periodi alimenti può alterare il microbiota negativamente. Tra gli integratori, i probiotici possono aiutare ma è difficile trovare qualcosa che vada bene per tutti, mentre la fibra di psillio ha mostrato efficacia e l'olio di menta piperita riduce i sintomi.
Bastano 10g di cacao amaro al giorno per migliorare gli indici di qualità della vita nelle donne in post menopausa
Aggiornamento 23/11/2020
Gli omega 3 nei bambini e nelle condizioni neurologiche. Il DHA è fondamentale nello sviluppo cerebrale, e più se ne accumula tra gravidanza e primi 2 anni più ne rimarrà in seguito. Agiscono inoltre come modulatori dell'infiammazione e del microbiota.
Nei bambini con infiammazione e ADHD appare più importante integrare l'EPA, mentre nell'autismo si usano mix dei 2 grassi a dosi superiori al grammo. Nella depressione si indica un rapporto EPA/DHA di 2 a 1. Per avere indicazioni personalizzate è opportuno un dosaggio dei livelli sanguigni. I segni di una carenza possono essere pelle squamosa, eczema e secchezza degli occhi.
L'immunonutrizione si basa sul concetto che la malnutrizione altera la funzione immunitaria. Pertanto, l'immunonutrizione utilizza l'alimentazione arricchita con vari farmaconutrienti (acidi grassi Omega 3, vitamina C, aminoacidi, selenio, zinco, vitamina E e vitamina D) per modulare le risposte infiammatorie, la risposta immunitaria acquisita e per migliorare i risultati dei pazienti. Anche gli omega 3 sono necessari per la modulazione e risoluzione dello stato infiammatorio, così come l'OEA, derivato dell'acido oleico (presente nell'olio d'oliva) e i probiotici e loro stimolanti (prebiotici) per la modulazione delle risposte immunitarie. Uno stato nutrizionale ottimale garantisce i principali processi modulatori dello stress infiammatorio e ossidativo, entrambi legati al sistema immunitario. Il metabolismo per la biosintesi e la richiesta di energia necessita di molti componenti dietetici differenti. Infatti, alcuni nutrienti e i loro metaboliti sono regolatori diretti dell'espressione genica del compartimento immunitario e svolgono un ruolo chiave nella maturazione, differenziazione e reattività delle cellule immunitarie.
L'immunonutrizione personalizzata per i pazienti obesi dovrebbe essere la prima scelta terapeutica per ridurre il rischio di infezioni e il decorso della malattia nel paziente con COVID19. In particolare, l'approccio nutrizionale potrebbe essere gestito in due differenti strategie, considerando lo stato di malattia del paziente obeso. In primo luogo, l'immunonutrizione può ridurre il rischio di infezioni, riducendo lo stato infiammatorio caratteristico. Inoltre, l'immunonutrizione sarebbe fondamentale per supportare la risposta immunitaria e la sintesi proteica nella fase grave di COVID-19.
Questa immagine è riferita al caso della depressione, ma può essere estesa a qualsiasi condizione legata all'alterazione del microbiota (che parte da una dieta scorretta, abuso di antibiotici, parto cesareo ecc.) che altera l'asse intestino-cervello. Le conseguenze sono alterazioni mitocondriali, infiammazione, stress ossidativo, e ridotta o inefficiente produzione di energia che non permette alle cellule di funzionare correttamente. Le conseguenze sono le malattie tipiche dell'invecchiamento (obesità, diabete, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, autoimmuni, fibromiagia ecc.) che colpiscono persone sempre più giovani. Nella dieta, quello che fa la differenza è un'alimentazione ricca di phytochemicals, vitamine, minerali e fibre che nutrono il microbiota contro una dieta di tipo occidentale, povera di nutrienti, che seleziona e favorisce le specie di batteri "cattive".
In tutto questo l'alimentazione funzionale ha il potenziale per fungere da medicina e invertire queste condizioni alla base della malattia e mettere l'organismo in condizioni di guarire.
"Gli interventi dietetici possono includere interventi sui nutrienti (ad esempio zinco, acidi grassi omega-3), interventi sul cibo (ad esempio tè verde, olio d'oliva) e interventi sulla dieta completa (ad esempio dieta mediterranea o chetogenica). L'ampia gamma e la diversità dei composti bioattivi presenti all'interno di vari interventi dietetici, nonché le proprietà pleiotropiche di questi composti, rende i loro effetti e lo studio di questi effetti intrinsecamente complessi", ma il campo della psichiatria nutrizionale è molto promettente.
Il NAD+ è necessario per un buon funzionamento delle cellule, e declina con l'età. Questo fenomeno precedentemente inspiegabile è associato a numerose malattie legate all'età e ha generato lo sviluppo di molti integratori alimentari volti a riportare il NAD+ ai livelli giovanili. Si è scoperto adesso che lo stato infiammatorio, particolarmente se connesso con l'invecchiamento (inflammaging), degrada il NAD+ riducendone la quantità, con tutte le conseguenze del caso. In pratica lo stato infiammatorio è responsabile della mancanza di energia delle cellule, con conseguente stanchezza, degenerazione, Alzheimer ecc "Confrontando il nostro metabolismo cellulare con l'economia, il ricercatore Verdin descrive NAD+ come i camion blindati che trasferiscono denaro tra istituzioni. "Il denaro è il carburante. Se non riesci a trasportare il denaro, l'intera economia si ferma. Tutto crolla. Ecco quanto è importante NAD+ per la nostra salute cellulare e non vediamo l'ora di applicare questa scoperta ai nostri sforzi per arginare le devastazioni delle malattie legate all'età ".
La dieta a basso contenuto di nichel può migliorare il reflusso indipendentemente dalla positività del test cutaneo
In uno studio su un centinaio di persone, la dieta chetogenica ha ridotto lo stato infiammatorio e quindi mortalità e ricorso a terapia intensiva in persone ricoverate per COVID19. Si tratta di dati preliminari ma interessanti
Il lipedema (LI) è una condizione comune ma mal diagnosticata, spesso fraintesa con una semplice obesità, ma che crea disagio sia estetico che psicologico, ma anche dolore e ridotta qualità di vita. • L'adiposità del lipedema è resistente alle diete dimagranti, ma può rispondere alla chetosi.
• Le diete chetogeniche modulano il dolore nel lipedema indipendentemente dalla perdita di peso.
• La chetogenesi ha un impatto positivo sull'integrità dei vasi linfatici e sul trasporto linfatico.
• Il rilascio di BHB riduce l'infiammazione riducendo i fattori di stress esogeni.
Il lipedema si lega a ridotto metabolismo perché vi è una iperproduzione di rT3, ormone tiroideo inattivo, e disfunzione mitocondriale, ed è caratterizzato da infiammazione dolorosa con ristagno di liquidi.
Il trattamento per il lipedema mediante dieta chetogenica è disponibile nel mio studio
Non è certo la malattia del momento, ma mangiare correttamente può aiutare le persone con HIV * Riduce al minimo i sintomi associati all'HIV.
* Riduce gli effetti collaterali dei farmaci.
* Migliora la qualità della vita.
* Migliora la resistenza ad altre infezioni e complicazioni.
Avere una dieta salutare e varia, ricca di vegetali e col giusto quantitativo proteico rinforza il sistema immunitario. Lo zinco e la vitamina C sono utilizzati dal sistema immunitario e il ferro e la vitamina B12 sono essenziali per la salute delle cellule del sangue. Includere una varietà di alimenti ricchi di sostanze nutritive aiuta a soddisfare queste esigenze.
Chiedere sempre all'esperto prima di utilizzare integratori. Evitare alimenti proteici crudi o poco cotti. Diarrea, nausea, vomito, bocca irritata e alterazioni del gusto sono tutti problemi comuni che possono svilupparsi con l'HIV e possono rendere difficile mangiare. Un nutrizionista qualificato può aiutare a superare queste difficoltà
L'evidenza dimostra che l'acne può ridursi con il consumo regolare di acidi grassi omega3 e diete a basso indice e carico glicemico. "Allo stesso modo, diversi studi dimostrano che il latte può peggiorare il numero e la gravità delle lesioni. In particolare, le riacutizzazioni dell'acne nelle persone che consumano latte possono essere correlate alle proteine del siero del latte e alla caseina attraverso lo stimolo di insulina e IGF1, il che potrebbe spiegare perché altri prodotti lattiero-caseari come burro o formaggio non hanno dimostrato le stesse associazioni con l'acne. Le diete a basso indice glicemico hanno generalmente mostrato miglioramenti favorevoli nei risultati dell'acne, probabilmente a causa dei loro effetti sull'insulina e sull'IGF-1; tuttavia, a causa di risultati incoerenti negli studi su pazienti con acne con diete a basso indice glicemico, può essere necessario un trattamento aggiuntivo in combinazione con cambiamenti nella dieta per ridurre l'acne (latticini e carne possono essere i più coinvolti). La somministrazione di probiotici è promettente per ridurre le lesioni dell'acne". Tra i grassi, anche l'acido γ-linoleico ha mostrato utilità. Tra i probiotici, Lactobacillus rhamnosus GG è il più studiato, ma in generale quelli che contrastano l'infiammazione (Lactobacillus casei, Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus) o l'iperinsulinemia (Bifidobacterium lactis) e i batteri che favoriscono l'acne (Streptococcus salivarius) possono essere utili. Lo zinco può aiutare ma non c'è ancora consenso.
Nelle persone con malattia epatica avanzata può capitare che l'ammoniaca, che il fegato non riesce più a smaltire, si accumuli nei neuroni, portando a encefalopatia epatica, che si manifesta con deterioramento cognitivo, disorientamento, confusione e infine coma. I neuroni vanno incontro a stress ossidativo, infiammazione e riduzione del pH, che non viene più tamponato, sbilanciamento degli elettroliti (sodio) e eccesso di lattato, e non riescono più a produrre energia e funzionare.
Gli aminoacidi ramificati (BCAA) riescono a tamponare l'ammoniaca a livello cerebrale, e migliorano la situazione. Anche i probiotici riducono l'ammoniaca e migliorano la qualità della vita. Altri trattamenti utilizzabili sono L-ornitina L-aspartato e l'albumina, che però può essere stimolata fornendo aminoacidi essenziali.
Lo zinco si è visto ridurre lo stress ossidativo
Alcuni studi sono in fase 2 per quanto riguarda l'uso della vitamina C ad alte dosi come coadiuvante della chemioterapia. Cerchiamo di non dare false speranza ma sono promettenti. "La somministrazione di Vit.C insieme ad altri farmaci chemioterapici può rivelarsi un meccanismo di trattamento aggiuntivo ed efficace. La vitamina C induce il suo effetto interferendo con il metabolismo energetico o la regolazione dell'epigenoma del cancro nelle cellule staminali tumorali. Diversi studi hanno confermato che la terapia combinata di vitamina C insieme alla terapia convenzionale ha un impatto maggiore sulla crescita o sulla progressione del cancro e dovrebbe essere considerata come una futura strategia di trattamento. Ulteriori studi sul loro effetto sui miRNA, sulle colture di organoidi e sui possibili meccanismi di resistenza aiuteranno a comprendere meglio le strategie di trattamento della terapia di combinazione che utilizza la Vit.C per eradicare la progressione delle cellule staminali del cancro in vari tipi di tumori. Ciò non solo consentirà di risparmiare denaro, ma ridurrà anche la sofferenza dei malati di cancro e delle loro famiglie."
ll coenzima Q10 è ritenuto genericamente sicuro fino alla dose di 1200mg al giorno. Attenzione alla forma utilizzata. "È stato suggerito che possa essere un promettente agente terapeutico per prevenire e rallentare la progressione di malattie come malattie cardiovascolari, miopatia indotta da statine, malattie neurodegenerative, cancro, diabete, carenze di CoQ10, emicrania e infertilità maschile, e migliorare le prestazioni atletiche. Devono fare attenzione le persone in terapia anticoagulante o che assumono chemioterapici e teofillina perché può ridurre l'effetto dei farmaci, e antipertensiva perché si può ridurre eccessivamente la pressione.
Il reflusso gastroesofageo (GERD o MRGE) è un disturbo comune, a volte trascurato (aumentando il rischio di tumore esofageo), a volte "troppo" curato con farmaci (inibitori di pompa) che hanno effetti collaterali nel lungo termine. "I cambiamenti dello stile di vita possono ridurre i sintomi della MRGE, principalmente la perdita di peso nei pazienti obesi e la cessazione del fumo di tabacco nei fumatori. In presenza di GERD notturno, in particolare si consiglia di elevare la testa del letto ed evitare pasti tardivi. Si raccomanda l'esclusione degli alimenti che i pazienti riferiscono scatenare i sintomi di GERD (spesso Alcol, cibo piccante, cioccolato), mentre l'acqua alcalina e una dieta mediterranea possono essere utili". Prendi un appuntamento per imparare a gestire il reflusso.
Il magnesio in ambito ginecologico secondo la rivista ufficiale della SIGO - Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia Il magnesio può essere utile nelle seguenti condizioni: dismenorrea (stimola il rilassamento della muscolatura antagonizzando il calcio), sindrome premestruale (probabilmente normalizza l'azione degli ormoni, tra cui il progesterone), sintomi della menopausa (soprattutto nelle donne con pregresso tumore), osteoporosi (aumenta l'osteocalcina e riduce i marker di riassorbimento osseo), malattie cardiovascolari (riduce la pressione), disturbi dell'umore (stabilizza l'umore, soprattutto nei maniaco-depressivi, e migliora l'effetto dei farmaci). Nelle specifiche condizioni ginecologiche, può ridurre il rischio di parto prematuro (riducendo le contrazioni), di ipertensione gravidica e gestosi, riducendo anche i rischi per il nascituro.
La forma più assorbibile risulta essere quella sucrosomiale.
L'estratto di salvia può migliorare peso e resistenza insulinica in donne con ovaio policistico La malnutrizione post operatoria si associa a ridotta sopravvivenza nelle persone operate al cuore. Anche l'albumina bassa, un marker semplice ma molto affidabile, è predittiva. È necessario per chi subisce interventi fare degli specifici percorsi nutrizionali
L'intolleranza all'istamina può verificarsi quando si introduce istamina con la dieta, quando si hanno certi batteri che la aumentano e quando non si hanno livelli sufficienti di enzima che la degrada (DAO). I sintomi possono essere gastrointestinali aspecifici, cutanei (rossore, eczema, prurito), cardiaci (tachicardia, collasso), respiratori (rinorrea, congestione nasale, starnuti), (neurologici (emicrania e vertigini). La dieta a basso contenuto di istamina e la supplementazione con l'enzima possono ridurre i sintomi.
Aggiornamento 5/1/2021
Il tipo di grassi saturi (SFA) può influenzare il rischio cardiovascolare, e recentemente i cardiologi americani hanno confermato di consigliare una riduzione di questi nutrienti, senza però tenere conto del tipo di SFA. Per esempio "Il manzo e le altre carni rosse contengono principalmente gli acidi grassi saturi a catena più lunga mentre il cocco contiene quelli a catena media (MCFA). Gli acidi grassi a catena media vengono assorbiti in modo diverso e sono stati associati a numerosi benefici per la salute tra cui miglioramenti nella funzione cognitiva e un profilo lipidico più favorevole rispetto agli acidi grassi a catena più lunga. Nel contesto di un modello alimentare che è stato associato a benefici per la salute come la dieta mediterranea, le noci di cocco possono quindi fornire una fonte salutare di grassi saturi fornendo allo stesso tempo fenoli e antiossidanti" (se vengono dal frutto intero o da olio non raffinato ma vergine). In generale comunque la nocività dei grassi saturi rimane sempre dubbia. Sono allo studio le proprietà anti-Alzheimer del cocco e dei suoi grassi, con interessanti studi preliminari.
Il cocco è anche noto per la sua attività antibatterica, antivirale e antifungina, soprattutto nei confronti dei patogeni P. aeruginosa, E. coli, Proteus vulgaris e Bacillus subtilis, e dei patogeni orali.
Per correttezza è giusto dire che la review è stata finanziata dai produttori di cocco.
I batteri rilasciano delle sostanze che modulano i segnali del dolore (nocicezione). Così se abbiamo batteri amici, la sensibilità al dolore si riduce, se ci sono batteri patogeni soffriamo di più, anche per stimoli banali. Anche la candida è un patogeno opportunista capace di indurre le vie del dolore e dell'infiammazione con i suoi metaboliti (β-glucani, ATP) e non innocuo come qualcuno dice. Inoltre microbi intestinali utilizzano e/o producono neurotrasmettitori come catecolamine, acido γ-amminobutirrico (GABA) e serotonina, che hanno profondi effetti su umore e condizione psicofisica. .L'alimentazione è uno dei primi fattori ad influenzare il microbiota. C'è da stupirsi se con la dieta i dolori si riducono?
Carenze vitaminiche, carenze di antiossidanti e polimorfismi genetici (MTHFR) sono fattori di rischio comuni per iperomocisteinemia, deplezione del fattori neurotrofici e retinopatia diabetica.
"La maggior parte delle malattie croniche è aggravata da una carenza di qualsiasi nutriente essenziale. Come abbiamo visto, l'età, la dieta e molti fattori compromettono ulteriormente l'assorbimento e l'utilizzo di questi nutrienti. Questo documento ha identificato diverse vitamine, minerali e nutraceutici utili per affrontare questa situazione. Tra di essi luteina, zeaxantina, vitamina C, vitamina D, vitamina E, zinco, rame, acido alfa-lipoico, n-acetilcisteina e complessi di B1, B2, B6, L-metilfolato e metilB12. Alcuni di questi hanno anche dimostrato di essere utili per la degenerazione maculare. Ridurre l'omocisteina, aumentare il BDNF e altri fattori neurotrofici, ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione, aumentare il flusso sanguigno" sono tutti interventi che possono migliorare la salute oculare.
"Sebbene siano necessari ulteriori studi per determinare le formulazioni ottimali e l'uso appropriato, i professionisti dovrebbero sentirsi a proprio agio riguardo alla sicurezza e all'utilità di questi interventi".
Esistono decine di malattie legate al sistema nervoso che sono dovute a difetti genetici ma si presentano come psicosi, atassia, miopatia, epilessia, neuropatia ecc Sono relativamente rare ma anche sottodiagnosticate, a causa delle tante varianti genetiche.
Spesso si gestiscono semplicemente con integrazione vitaminica perché legate al metabolismo energetico e biochimico dei cofattori, e gli autori della review suggeriscono di provare sempre a integrare (sotto controllo).
Un semplice modo per individuarle può essere misurare l'omocisteina
Le spezie sono state studiate in molteplici patologie come il cancro, malattie cardiovascolari, gastrointestinali, neurodegenerative, metaboliche e infettive a causa della loro attività neuroprotettiva, antiossidante, antinfiammatoria, antibatterica, antimicotica e antitumorale.
Che effetto hanno sull'artrite reumatoide? Secondo una revisione degli studi, "la supplementazione di aglio, zenzero, cannella e zafferano ha portato a miglioramenti in una combinazione di misure soggettive (ad esempio, scala visiva del dolore VAS) e misure oggettive (ad esempio, PCR) della malattia. I benefici possono essere correlati alla riduzione dell'infiammazione dovuta all'inibizione del fattore NF-κB o all'attivazione della cicloossigenasi (COX)".