Continua il post che ha fatto più visualizzazioni del blog, quello sull'efficacia e plausibilità della paleodieta soprattutto in riferimento alle malattie autoimmuni
Aggiornamento 3/10/2019
Tra i possibili fattori che modulano il rischio di diabete di tipo 1, l'eccesso di igiene, alcune infezioni enteriche e da raffreddamento, malattie esantematiche, che spiegano anche la stagionalità della scoperta della malattia, le crossreazioni con gli antigeni alimentari e la permeabilità intestinale. Tra i batteri sembrano più abbondanti i Bacteroidetes e scarsi i produttori di butirrato. Anche viroma e micobioma sono alterati. L'allattamento al seno appare protettivo, soprattutto grazie all'apporto di bifidobatteri come B. infantis.
Tra i fattori nutrizionali, gli omega 3 sono protettivi mentre l'esagerato consumo di latte aumenta il rischio. Anche introdurre il glutine dopo i 9 mesi potrebbe aumentare il rischio, così come lo svezzamento precoce.
Tra le vitamine, la carenza della D aumenta il rischio, mentre vi è incertezza per le altre. Lo zinco potrebbe essere protettivo, mentre nitriti, nitrati e nitrosammine (carni lavorate) devono essere ulteriormente indagate.
Aggiornamento 7/10/2019
Quale dieta protegge dal rischio cardiovascolare nelle donne diabetiche? Secondo un'indagine dei cardiologi americani la dieta mediterranea e le sue simili (DASH, dieta ADA) sono protettive, mentre la paleodieta ha un impatto neutro, e sono richiesti più lavori e più lunghi per far affermare questa dieta.
Aggiornamento 8/10/2019
Uno dei motivi degli effetti negativi della carne rossa è Neu5Gc, un particolare zucchero presente in quel tipo di carne che crea infiammazione e reazione immunitaria agli umani, che non sono in grado di degradarlo. Questo zucchero pare implicato anche nell'iniziazione e progressione tumorale. Alcuni batteri però sono capaci di degradarlo, e la loro presenza nell'intestino potrebbe ridurre la pericolosità dell'alimento, mentre chi non li possiede potrebbe avere maggior rischio di tumore, diabete e aterosclerosi.
Aggiornamento 22/10/2019
Mycobacterium avium ss. paratuberculosis (MAP) è l'agente patogeno che causa la paratubercolosi bovina, ma nell'uomo si manifesta come morbo di Crohn, malattia intestinale (IBD). Il latte, anche quello formulato per bambini e anche se pastorizzato, può portare questo batterio, e suscitare autoimmunità, aumentando il rischio di diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto e altre malattie.
"Prove sufficienti indicano che fino all'eliminazione di MAP dalla catena alimentare, si può continuare a dire che le mucche hanno la malattia di Crohn e ci stanno dando diabete, sclerosi multipla, sarcoidosi, sindrome di Blau, tiroidite di Hashimoto, lupus, morbo di Parkinson e artrite reumatoide".
Aggiornamento 23/10/2019
Perché le persone si ammalano di patologie autoimmuni? Una delle (tante) risposte è E. gallinarum, un batterio patobionte (che sta nell'intestino solitamente senza dare problemi), ma che se trasloca nel circolo sanguigno suscita la risposta infiammatoria e autoimmune, aggirando le cellule immunitarie e colonizzando i tessuti. Nel mentre noi abbiamo ancora laureati che sostengono che la permeabilità intestinale non esiste
Aggiornamento 26/10/2019
Scoperto un meccanismo che protegge i tumori dai nostri macrofagi che dovrebbero proteggerci. Il lattato prodotto dal tumore (effetto Warburg) polarizza i macrofagi in modo che supportino il tumore anziché attaccarlo. L'effetto Warburg si osserva anche in altre malattie, tra cui sepsi, malattie autoimmuni, aterosclerosi, diabete e invecchiamento.
Aggiornamento 29/10/2019
Molte persone riferiscono di stare meglio grazie al "protocollo autoimmune", una variante della dieta paleo ancora più ristretta.
"La medicina alternativa ha abbracciato i trattamenti non farmacologici per la malattia autoimmune della tiroide. Una delle prescrizioni dietetiche più popolari è la dieta del protocollo autoimmune (AIP), una versione ancora più severa della dieta paleo o "ancestrale" (senza cereali, legumi e latticini)
Né l'American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) né l'American Thyroid Association danno all'AIP la loro benedizione. Quindi, cosa possono dire i medici ai pazienti che vogliono provarlo, sia perché non vogliono farmaci o li stanno assumendo, ma hanno ancora sintomi?"
Secondo la teoria, gli alimenti infiammatori contribuiscono alla permeabilità intestinale e all'innalzamento degli autoanticorpi e quindi alla malattia autoimmune.
"Sebbene una volta osservata con scetticismo, la "disfunzione della barriera intestinale" ha suscitato crescente interesse nel mondo medico.
In effetti, una ricerca PubMed di questo termine rivela quasi 450 pubblicazioni - la prima che appare nel 1993. Un crescente corpo di ricerca collega la permeabilità intestinale a una gamma vertiginosamente ampia di condizioni, tra cui malattie infiammatorie intestinali, sclerosi multipla, diabete, malattie cardiovascolari, autismo , depressione, morbo di Parkinson e demenza.
Nonostante il crescente riconoscimento che l'intestino permeabile inneschi molte malattie, inclusa l'autoimmunità, c'è sorprendentemente poca scienza su come bloccare la permeabilità. Sebbene il ripristino del microbiota intestinale sano sia considerato la chiave, i medici convenzionali discutono sul modo migliore per raggiungere questo obiettivo.
Secondo alcuni medici la soluzione è l'AIP, e soprattutto l'eliminazione del glutine"
Dice Alessio Fasano, docente ad Harvard: "Sono convinto, sulla base dei dati pubblicati in letteratura, che esistono sottogruppi di persone affette da malattie autoimmuni, come diabete di tipo 1, sclerosi multipla, artrite reumatoide, ecc., In cui il glutine può svolgere un ruolo patogeno inducendo il rilascio di zonulina, la molecola che aumenta la permeabilità intestinale ", ha detto. "Tuttavia, contrariamente ai pazienti con celiachia in cui il 100% beneficia di una dieta priva di glutine, solo una percentuale di persone con autoimmunità può trarre beneficio dalla dieta. Non abbiamo biomarcatori convalidati per la sensibilità al glutine non celiaca, quindi è impossibile trovare il sottogruppo che trarrebbe beneficio dalla dieta ".
"I risultati sono principalmente aneddotici, ma sono stati descritti un miglioramento dei sintomi, una riduzione dei titoli di autoanticorpi e un rallentamento della progressione del processo autoimmune", ha osservato.
Alcuni medici aggiungono anche il trattamento classico con levotiroxina (LT4) o tiroide secca.
Tuttavia "la maggior parte dei medici convenzionali è riluttante ad abbracciare completamente l'AIP, dicendo che non ci sono prove di un miglioramento dei livelli del TSH e degli anticorpi tiroidei.
L'American Thyroid Association ha dichiarato: "Al momento non esistono studi controllati pubblicati che dimostrino che la "dieta del protocollo autoimmune" può invertire la malattia di Hashimoto".
Comunque aggiungono che si deve consigliare a tutti "una dieta sana, insieme all'esercizio fisico, all'igiene del sonno e alla riduzione dello stress, in quanto si tratta di terapie definitivamente basate sull'evidenza per tutti, compresi quelli con Hashimoto", e che eliminare il glutine può essere positivo in una certa parte di persone con problemi tiroidei.
Le persone con malattie autoimmuni hanno spesso disbiosi intestinale e i probiotici possono migliorare la condizione
Aggiornamento 30/10/2019
Il mio nuovo post sulla medicina funzionale, di provata efficacia.
La dieta paleovegan come potenziale metodo per gestire la glicemia e mandare in remissione il diabete di tipo 2
Aggiornamento 2/11/2019
Le persone con patologie cutanee hanno alterazioni del microbiota della pelle (e dell'intestino). In particolare le persone con dermatite atopica hanno colonizzazione di S. aureus e ridotta diversità, insieme ad alterato metabolismo del triptofano, mentre la psoriasi è associata a più specie, inclusa una maggiore colonizzazione da parte di C. simulans e C. kroppenstedtii e una perdita di Lactobacillus, P. acnes e Corynebacterium spp. "L'abbondanza di S. aureus e le tossine e i metaboliti prodotti dai batteri hanno un effetto sulla struttura di supporto e sui meccanismi di difesa della pelle".
Aggiornamento 4/11/2019
4g al giorno di omega 3 riducono i sintomi e la necessità di farmaci in persone con artrite reumatoide
Aggiornamento 5/11/2019
La sclerodermia o sclerosi sistemica è una malattia autoimmune che colpisce pelle, mucose e tessuti connettivi. Il 60% degli affetti soffre anche di SIBO. Curare la SIBO con probiotici (in questo caso S. boulardi) migliora i sintomi gastrointestinali, soprattutto se abbinati agli antibiotici.
Aggiornamento 9/11/2019
La "fotobiomodulazione", l'uso di certe luci a fini terapeutici, altera il microbiota, potenzialmente aumentando batteri ritenuti benefici e migliorando numerose condizioni.
Aggiornamento 11/11/2019
Il microbiota è cambiato durante i secoli, a causa dei cambiamenti di alimentazione, stili di vita, industrializzazione, igiene, farmaci.
Così cambiano anche le sue funzioni e la loro efficacia/efficienza: digestione, accumulo di calorie (sotto forma di grasso), sazietà, produzione di vitamine, benessere psicologico, sviluppo dei tessuti, detossificazione, infiammazione, permeabilità intestinale, colonizzazione dei patogeni, produzione di grassi a catena corta.
"La relazione tra dieta e artrite reumatoide (AR) è complessa e gli alimenti che scatenano reazioni nei pazienti sono individualizzati e pertanto possono essere difficili da rilevare", e "sebbene alcuni degli alimenti scatenanti nei pazienti con AR siano individualizzati, una dieta vegana composta da frutta, cereali integrali, legumi e verdure, può migliorare i sintomi eliminando molti alimenti scatenanti comuni. L'eliminazione di ulteriori fattori scatenanti alimentari può essere necessaria a seconda delle sensibilità individuali ai cibi"
Aggiornamento 15/11/2019
La psoriasi e la qualità della vita delle persone affette può migliorare con la dieta, e ancora di più con l'attività fisica. Questa la conclusione di una revisione della The Cochrane Library, massimo organo internazionale che si occupa di evidenza scientifica dando ragione a chi ha sempre usato la dieta come supporto a questa malattia. In pratica chi ha sempre negato il legame tra alimentazione e psoriasi dovrebbe chiedere scusa e magari cambiare lavoro.
Aggiornamento 17/11/2019
Selfhacked.com ci spiega chi può essere più sensibile alle lectine: è legato a un polimorfismo del recettore CB1 (endocannabinoidi) e di quello MTHFR.
Uno dei miti a cui molti credono, compresi molti professionisti, è che siamo in grado di digerire qualsiasi cosa. Questo avviene solo in persone sane e con un microbiota in ordine. Un bravo professionista sa però che in caso di problemi sistemici si deve partire dall'intestino per risolvere infiammazione e disbiosi. Lo spiega bene nel suo ultimo lavoro il prof Riccio, che mette in relazione cibo non digerito, carenza di nutrienti immunomodulanti e malattie neuroinfiammatorie come sclerosi multipla, SLA, Parkinson, Alzheimer e autismo. Parti di cibo indigerito (soprattutto glutine e latticini), additivi, grassi saturi e trans, alcol, genericamente il cibo industriale sono tutti in grado di indurre una risposta infiammatoria e in persone predisposte sostenere la malattia.
Il probiotico B. infantis migliora lo stato infiammatorio nel modello animale di sindrome di Guillain-Barré, bilanciando il rapporto tra Th1, Th2, Th17 e Tregs.
Aggiornamento 21/11/2019
Le persone con artrite reumatoide hanno maggiore quantità di batteri del genere Prevotella, che probabilmente influenzano il metabolismo del glicosaminoglicani implicati nella patologia
Aggiornamento 23/11/2019
Info e trattamento della SIBO
Aggiornamento 24/11/2019
I fitati, presenti in cereali integrali, legumi e frutta oleosa, sono visti da alcuni, in particolare chi promuove la paleodieta, come irritanti dell'intestino e chelanti dei metalli, ossia sostanze che impediscono l'assorbimento dei metalli. In realtà in questo studio promuovono miglioramenti metabolici (riduzione di AGEs ed emoglobina glicata) proprio bloccando l'effetto proossidante del ferro. Questo porta a pensare che l'effetto, sia positivo che negativo, sia estremamente soggettivo
Aggiornamento 27/11/2019
Il latte vaccino rimane uno dei possibili fattori di rischio del diabete di tipo 1 (giovanile). Anche glutine e cereali possono essere associati
Aggiornamento 29/11/2019
Gli omega 3 sono una potenziale risorsa terapeutica nelle malattie autoimmuni come diabete di tipo 1, lupus, sclerosi multipla e artrite reumatoide. Il principale meccanismo è legato alla riduzione dell'infiammazione, secondariamente alla modulazione di mTOR, una proteina che media immunità, invecchiamento e metabolismo energetico. Un'altra possibile risorsa è la modulazione del gene fat-1, in modo da spingere il corpo a produrre da sé questi grassi a lunga catena a partire dagli omega 6 😮😮
Aggiornamento 30/11/2019
Migrazioni degli uomini primitivi, incroci con Neanderthal e Denisovan, eredità epigenetica, batteri e virus non patogeni sono tutti fattori che contribuiscono a modulare l'immunità e quindi la suscettibilità alle malattie autoimmuni
Aggiornamento 6/12/2019
La sindrome PANDAS (disturbi neuropsichiatrici autoimmuni pediatrici associati all'infezione da streptococco) è dovuta all'infezione da streptococco, che altera le comunità microbiche; si mantiene così uno stato di infiammazione e un'alterazione di alcuni metaboliti tra cui gli SCFA e del metabolismo della dopamina. L'infiammazione si mantiene anche dopo risoluzione dell'infezione.
Aggiornamento 10/12/2019
Alcuni bambini di bassa statura e inappetenti hanno infezione di Candida albicans e/o Helicobacter pylori che determinano produzione di autoanticorpi verso gli ormoni che regolano l'appetito. Il processo si chiama mimetismo molecolare, e può essere alla base di alcune malattie autoimmuni.
Aggiornamento 12/12/2019
La collega americana parla dello studio su paleodieta e gravidanza, che ha dato buoni risultati, mettendo in guardia però sul fatto che le diete restrittive, escludendo certi tipi di alimenti, possono favorire l'insorgere di allergie e intolleranze, dato che già nel grembo materno il feto riceve anticorpi verso gli alimenti che la madre assume, favorendo i meccanismi che mantengono la tolleranza immunologica.
L'uomo di Neanderthal aveva probabilmente un'aspettativa di vita di 38 anni, se fame, malattie o bestie feroci non intervenivano prima.
Aggiornamento 21/12/2019
Due medici trentini raccontano, nel loro case-study, come lo zucchero sia correlato con i dolori reumatici del loro paziente. L'uomo, 66 anni, ha visto scomparire i suoi dolori tendinei e articolari escludendo lo zucchero, e quando l'ha reintrodotto per alcune feste, i dolori si sono ripresentati. I medici spiegano il nesso: lo zucchero attiva mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, presente in qualsiasi cellula. In quelle immunitarie questa proteina attiva l'infiammazione, e stimola le cellule Treg (antinfiammatorie) a trasformarsi in Teff, produttrici di citochine infiammatorie
Concludono gli autori scrivendo "Gli individui possono cercare di evitare l'assunzione di zucchero e/o gli eccessi alimentari in generale e provare a fare più attività fisica e/o digiuni (sotto controllo) e osservare se questo è seguito da benefici per la salute a breve termine. I benefici a lungo termine di tali comportamenti riguardo alla salute e alla prevenzione delle malattie sono stati per lungo tempo ampiamente accettati e dimostrati da studi epidemiologici e interventistici".
Somministrare omega 3 e vitamina D ai bambini a cui si diagnostica il diabete di tipo 1 riduce la necessità di insulina nei mesi successivi
Aggiornamento 22/12/2019
Le proteine del complemento sono componenti del sistema immunitario, prodotte dal fegato, e che si attivano in caso di necessità, supportando la risposta anticorpale, e può essere attivata anche da lectine (presenti anche in alcuni alimenti) e membrane batteriche e fungine. Il tessuto adiposo, soprattutto se infiammato, può produrre proteine del complemento, contribuendo all'immunità. Inoltre queste proteine interagiscono col metabolismo, simulando l'effetto di insulina e altri ormoni lipogenici o lipolitici, e contribuendo all'espansione o riduzione del tessuto adiposo, e alla sua distribuzione nei diversi distretti (sottocutaneo, viscerale ecc). Nelle persone con eccesso di adipe si può formare un circolo vizioso per cui il grasso stimola l'aumento di grasso. Un altro esempio di come metabolismo energetico e sistema immunitario si sovrappongono
"Dati promettenti supportano l'idea che complemento e le adipokine correlate, in particolare ASP, possono contribuire al partizionamento del grasso attraverso il loro effetti lipogenici/antilipolitici sotto l'influenza degli ormoni sessuali. Questo può spiegare le variazioni nell'adiposità regionale e relativo rischio metabolico negli uomini e nelle donne"
Aggiornamento 28/12/2019
"Esistono differenze significative nel microbiota dei pazienti con sclerosi multipla rispetto alla popolazione sana. Alcuni di questi microrganismi sono associati a un decorso della malattia peggiore, il che suggerisce il ruolo della composizione del microbiota intestinale come fattore predittivo della prognosi".
Aggiornamento 31/12/2019
La dieta dovrebbe essere inserita tra le opzioni terapeutiche delle IBD, malattie infiammatorie croniche intestinali come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa. Tra le diete emergenti, la dieta dei carboidrati specifici, il protocollo autoimmune, la dieta semivegetariana, la dieta di esclusione per il Crohn, ma tutte hanno ancora evidenze insufficienti derivanti da studi piccoli e non controllati. Anche diete senza lattosio e basate sugli allergeni possono dare discreti risultati, ma la più indicata rimane quella FODMAP. Vitamina D, zinco e omega 3 hanno mostrato interessanti effetti tra i singoli nutrienti.
In generale si sta puntando sulla qualità nutrizionale e sull'esclusione degli alimenti industriali e di additivi, responsabili di permeabilità intestinale che può essere alla base della malattia.
In generale si sta puntando sulla qualità nutrizionale e sull'esclusione degli alimenti industriali e di additivi, responsabili di permeabilità intestinale che può essere alla base della malattia.
Aggiornamento 5/1/2020
È uscita la nuova classifica delle migliori diete secondo U.S. News and World Report
La prima classificata è la dieta mediterranea, seguita dalla DASH, e da altre diete antinfiammatorie e tendenzialmente vegetariane.
Al 20° la dieta dell'indice glicemico, a pari merito con la zona. La dieta alcalina al 28° posto, la paleodieta subito dopo
Aggiornamento 7/1/2020
Tra i fattori ambientali che aumentano il rischio di diabete di tipo 1 (quello giovanile per capirci) anche alcuni alimentari. In sintesi: Lo stato di obesità di entrambi i genitori, il taglio cesareo, l'età avanzata, le infezioni enteriche in gravidanza, l'eccesso di glutine in gravidanza, svezzamento precoce, l'eccesso di latte artificiale, alterazione del microbiota, anche mediante antibiotici, infezioni post natali, eventi stressanti, eccessivo aumento di peso e alimenti ad alto indice glicemico aumentano il rischio di malattia.
Vitamina D, allattamento al seno, svezzamento corretto, omega 3, probiotici e vaccino per il rotavirus sono fattori protettivi.
Aggiornamento 9/1/2020
Un altro studio conferma l'idea che la celiachia, come altre malattie autoimmuni, sia dovuta al mimetismo molecolare, ossia sequenze di alcuni batteri che somigliano al glutine e scatenano una reazione verso di esso. Tra di essi P. aeruginosa e P. fluorescens
Il protocollo autoimmune continua a rivelarsi adatto in un piccolo studio su persone con IBD
Tra i fattori nutrizionali nell'artrite reumatoide, il più importante appare essere il sale.Alcuni additivi alimentari, come la transglutaminasi batterica, nanoparticelle come il biossido di titanio e altri metalli possono alterare la barriera intestinale e aumentare il rischio di celiachia nelle persone predisposte
Aggiornamento 13/1/2020
Chi era sveglio sapeva già del legame tra microbiota, permeabilità intestinale e malattie cardiovascolari, ma ora ne abbiamo la prova inoppugnabile. La condizione di endotossemia, data dai metaboliti di E. coli che passano nel sangue, caratterizza molti infarti, perché stimola la formazione del trombo. PS: Il microbiota si modula più con la dieta che con le statine...
Aggiornamento 19/1/2020
I topi con una dieta e un microbiota adeguati sono più resistenti all'influenza, e "costruire un intestino sano promuove un microbioma più equilibrato che ci aiuta a combattere i virus", grazie ai grassi a catena corta (SCFA) come il butirrato. "I dati dimostrano che le fibre alimentari e gli SCFA possono proteggere da gravi infezioni influenzali riducendo il danno tissutale e aumentando l'immunità antivirale adattiva. Gli SCFA sono stati prevalentemente associati all'immunoregolazione e alla prevenzione di infiammazioni esagerate; tuttavia, il nostro lavoro evidenzia un duplice ruolo degli SCFA. Modulando le risposte innate, promuovendo meccanismi di protezione dei tessuti e stimolando un'immunità adattativa specifica, le fibre alimentari e gli SCFA possono creare un equilibrio immunitario che alla fine protegge dalla malattia".
Aggiornamento 23/1/202
Secondo una revisione degli studi, l'olio di cocco alza il pericolo cardiovascolare perché aumenta il colesterolo cattivo (LDL), assieme a quello buono (HDL), rispetto ad altri oli non tropicali o anche all'olio di palma. C'è da specificare che comunque non alza il rapporto tra LDL e HDL (visto che aumentano entrambi) e non si è esaminato la forma di LDL coinvolta (visto che quelle pericolose sono quelle piccole, ossidate e dense). Insomma si ipotizza un aumento del rischio di malattie cardiovascolari senza andare a verificare se in realtà ci sono stati più eventi tra chi ha consumato un olio e non un altro, solo in base ai valori del colesterolo. Inoltre lo studio non ha distinto tra l'uso di olio vergine e di quello raffinato (che perde i suoi antiossidanti). Per la cronaca: i 2 studi (su 16) considerati) in cui è stato usato olio vergine non hanno dato innalzamento dell'LDL.
Indici di adiposità, glicemia e infiammazione non sono cambiati (smentendo i presunti claim dell'olio di cocco su questi temi).
In conclusione "Non ci sono prove di benefici dell'olio di cocco sugli oli vegetali non tropicali" e "non dovrebbe essere considerato un olio salutare per la riduzione del rischio CVD" a causa del suo contenuto in grassi saturi, ma questo è fondamentalmente riferito a oli raffinati, ossia quelli analizzati nello studio
Aggiornamento 30/1/2020
Figura schematica di come l'alimentazione errata porti alla disbiosi e alla sindrome metabolica, tramite l'infiammazione stimolata dai metaboliti batterici che entrano dall'intestino
Aggiornamento 1/2/2020
Anche i virus producono sequenze proteiche che somigliano agli ormoni, come insulina e IGF, e ne alterano la funzione
Le bevande vegetali, in particolare all'avena, possono essere contaminate con micotossine. Anche il latte di animali alimentati a granaglie
Aggiornamento 9/2/2020
Staphylococcus aureus, batterio spesso presente nella pelle delle persone con dermatite atopica, caratterizza anche circa la metà delle lesioni cutanee delle persone con lupus
Aggiornamento 16/2/2020
Aggiornamento 17/2/2020
L'articolo del Prof Alessio Fasano, docente ad Harvard, inizia così "Venticinque secoli fa, quando Ippocrate affermò che "Tutte le malattie iniziano nell'intestino", ebbe un'intuizione incredibile che solo recentemente è stato pienamente apprezzata a causa di nuove intuizioni sulla patogenesi di molte malattie infiammatorie croniche (CID) che affliggono l'umanità".
Oggi sappiamo che la permeabilità intestinale può essere concausa di molte malattie, perché permette agli antigeni alimentari e a batteri o loro derivati di entrare nel circolo sanguigno (endotossemia) e attivare cellule immunitarie T, facendo perdere la tolleranza immunitaria e inducendo allergie e infiammazione.
Tra le cause di induzione della zonulina, la proteina che provoca permeabilità, vengono indicate disbiosi, in particolare SIBO, e il glutine (altri fattori conosciuti sono alcol e stress).Quali patologie sono probabilmente legate alla condizione di leaky gut? Invecchiamento, malattie autoimmuni (celiachia, diabete di tipo 1, IBD, sclerosi multipla, spondilite anchilosante), disordini metabolici (obesità, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, steatosi epatica), IBS, tumori (glioma e carcinoma epatico), patologie neurologiche (autismo, depressione, schizofrenia, fatica cronica).
La dieta paleo degli antenati era probabilmente ricca in metalli tossici come cadmio, mercurio e piombo
Nel modello animale di sclerosi multipla Lactobacillus plantarum A7 e Bifidobacterium animalis PTCC riducono l'infiammazione, bloccando Th-1 e Th-17 e favorendo Th-2 e Treg
Aggiornamento 27/2/2020
Le persone con IBD, in particolare rettocolite ulcerosa, hanno ridotte quantità della famiglia delle Ruminococcaceae, batteri noti per trasformare i sali biliari da primari in secondari. Infatti questi ultimi sono ridotti nelle persone con malattia. Fornire sali biliari secondari migliora la malattia nel modello animale. Uno dei migliori modi per aumentare i ruminococchi è l'amido resistente
Aggiornamento 7/3/2020
Alcuni nutrienti (vitamina D, omega 3, polifenoli) sono in grado di influenzare i microRNA, molecole che regolano l'infiammazione e la proliferazione dei cheratinociti, avendo così una possibile influenza sulla psoriasi
Aggiornamento 13/3/2020
In uno studio su 300 persone con sclerosi multipla (SM), risultano ridotti i livelli di acido propionico (PA), un SCFA prodotto dai batteri intestinali. Questo porta a riduzione dei Treg (che danno tolleranza e riducono l'infiammazione) e aumenta Th-1 e Th-17, cellule particolarmente alterate nell'autoimmunità. Nel microbiota si osservano riduzione di alcuni produttori di SCFA (Butyricimonas), e aumento di alcuni patobionti (Flavonifractor, Escherichia e Shigella). "La supplementazione con PA ha indotto un variazione positiva nell'equilibrio delle cellule immunitarie (cioè una diminuzione di Th1 e Th17 e un aumento delle cellule Treg periferiche e un recupero funzionale della funzione soppressiva delle cellule Treg) nei pazienti con SM. Non abbiamo osservato eventi avversi rilevanti ai sensi della PA. La supplementazione con PA ha avuto un effetto benefico sui parametri immunologici, neurodegenerativi e clinici nei pazienti con SM, inclusi il tasso di recidiva e la progressione della disabilità. Questi risultati retrospettivi forniscono solide basi per studi clinici prospettici di fase II per il trattamento con PA non solo nella SM ma anche per altre malattie autoimmuni, come l'artrite reumatoide." Alcuni batteri sono produttori di propionato
Aggiornamento 18/3/2020
Interessante articolo sull'effetto della rivoluzione agricola sulla composizione corporea dell'uomo
Aggiornamento 19/3/2020
Lo studio dell'interazione tra dieta e disordini autoimmuni è stato recentemente soprannominato "immunodietetica". I componenti del cibo e i loro effetti sul microbioma intestinale sono tra i principali corresponsabili della malattia autoimmune, ma sono spesso trascurati. La perdita del meccanismo di tolleranza orale può indurre il sistema immunitario a reagire al cibo che il corpo usa per vivere. Molti alimenti condividono le sequenze con alcuni tessuti umani; questo "mimetismo molecolare" può indurre o esacerbare malattie autoimmuni. Latte, grano, acquaporine vegetali, legumi, proteine ricche di glicina (carni bianche e rosse, cereali, soia, gelatina ecc), glucani, pectine, tropomiosina del gambero, Saccharomyces cerevisiae (lievito) e carne di maiale sono alcuni esempi di alimenti che condividono una significativa omologia con diverse proteine dei tessuti umani. Le lectine e le agglutinine sono proteine che legano i carboidrati di membrana, e sono presenti in microrganismi, piante e animali, sono resistenti alla digestione. "Le lectine non digerite che riescono a penetrare le barriere digestive possono avere effetti devastanti sul corpo, tra cui problemi digestivi, carenze nutrizionali, danni intestinali e intestino permeabile, una porta verso l'autoimmunità. La lectina iniettata nei topi induce il legame della lectina con le IgG, seguita dall'aggregazione delle IgG e dalla formazione di IgM anti-IgG o fattore reumatoide (RF), inducendo così l'artrite reumatoide." Altre malattie autoimmuni hanno probabilmente altri fattori alla base. "Inoltre, le lectine possono legarsi all'endometrio umano, agli spermatozoi e agli ovuli, provocando una reazione autoimmune che potrebbe causare infertilità negli uomini o nelle donne". "Alcuni alimenti possono aiutare a mantenere la tolleranza orale e un sistema digestivo sano, mentre gli alimenti dannosi possono favorire la crescita di batteri dannosi e portare al rilascio di tossine batteriche, indebolendo le barriere intestinali. Inducendo la permeabilità intestinale, i batteri o i loro antigeni possono entrare nella circolazione, dove la reazione immunitaria contro di loro provoca la produzione di anticorpi. Poiché il tessuto umano è imitato da così tanti antigeni batterici intestinali, gli anticorpi e le cellule T che reagiscono contro gli antigeni batterici possono attaccare le proteine che imitano i batteri presenti nel tessuto umano e quindi innescare una risposta autoimmune. Evitare alimenti che contengono epitopi autoimmuni o componenti che inducono modificazioni post-traduzionali delle proteine alimentari o che hanno la capacità di modificare selettivamente il microbiota intestinale, potrebbe migliorare i sintomi nei pazienti con la corrispondente malattia autoimmune". Come si può leggere quasi qualsiasi categoria di cibo è potenzialmente immunogena quindi solo una dieta tagliata su misura può agire correttamente.Tra i fattori ambientali nella sindrome di Sjogren, vitamina D bassa, alcol e fumo.
Aggiornamento 27/3/2020
L'uso del probiotico S. boulardi può migliorare la SIBO in queste persone anche meglio dei farmaci.
Aggiornamento 31/3/2020
Aggiornamento 3/4/2020
Diverse specie di Homo hanno popolato l'Africa contemporaneamente
Aggiornamento 8/4/2020
L'insufficiente quantità di vitamina D aumenta le citochine proinfiammatorie nella sclerosi multipla.
Alcuni generi di batteri, produttori di acidi grassi a catena corta, Anaerostipes, Dialister, Lachnospira, e Roseburia, sono ridotti in ragazzi con artrite idiopatica giovanile
Aggiornamento 27/4/2020
L'importanza del retinolo nei confronti delle malattie autoimmuni, tramite interazione col microbiota (aumento dei lattobacilli) e riduzione della permeabilità intestinale
L'uso di antibiotici ci ha permesso, nei decenni scorsi, di ridurre i problemi dovuti a malattie infettive da batteri patogeni, ma contemporaneamente ha portato all'emersione di malattie autoimmuni legate alla disbiosi, dovute a mimetismo molecolare, perdita di tolleranza e alterazioni del sistema immunitario. L'uso mirato degli antibiotici può però migliorare le condizioni autoimmuni, e l'effetto del trapianto di microbiota fecale su diverse malattie autoimmuni è in fase di studio negli studi clinici e numerosi studi preclinici stanno rivelando risultati promettenti con terapie probiotiche e prebiotiche.
Aggiornamento 8/5/2020
"La supplementazione con omega 3 influisce sul decorso di molte malattie reumatiche infiammatorie diminuendo la loro attività, riducendo il dolore e riducendo il rischio di complicanze cardiovascolari. Tuttavia, ci sono indicazioni secondo cui il GLA (omega 6 presente in alcune piante) dovrebbe essere aggiunto alla supplementazione con omega-3, poiché intensifica la loro attività antinfiammatoria. Pertanto l'integrazione con omega-3 combinati con GLA dovrebbe diventare parte di terapie complesse utilizzate per il trattamento delle seguenti malattie: artrite idiopatica giovanile, spondiloartropatie (artrite psoriasica, spondilite anchilosante), artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta"
Aggiornamento 13/5/2020
Le malattie autoimmuni sono spesso dovute a una predisposizione genetica che "incontra" un fattore ambientale. In uno studio si è messo in evidenza come i celiaci abbiano maggiori concentrazioni sanguigne di alcuni inquinanti persistenti, come ritardanti di fiamma, pesticidi e PFO. Non è uno studio che può indicare causalità ma solo associazione, però potrebbero essere tra le concause della manifestazione della malattia.
Aggiornamento 23/5/2020
La dieta chetogenica può far variare il microbiota, riducendo i bifidobatteri (batteri tipici della società agricola) e in modo da ridurre i Th17, cellule immunitarie particolarmente importanti nell'autoimmunità
Aggiornamento 29/5/2020
Studiando le migrazioni e la genetica, pare che le popolazioni del nord Italia abbiano un particolare genoma che modula la secrezione di insulina e aumenta la termogenesi, riducendo il rischio di diabete e obesità. Questo è probabilmente un adattamento metabolico all'alimentazione ricca di carne e grassi e al clima freddo. Viceversa nel sud Italia si ha un maggiore rischio di diabete, ma si ha una protezione dal melanoma e dalle malattie infettive. La prima a causa dell'aumentata produzione di melanina (adattamento al maggior irraggiamento solare), la seconda per la produzione di mucina che riduce il rischio di infezione, forse anche da COVID19
Aggiornamento 1/6/2020
L'aglio può migliorare lo stress ossidativo, l'infiammazione, la qualità della vita e i dolori dopo attività fisica in donne con artrite reumatoide
Aggiornamento 11/6/2020
La malattia che secondo qualcuno è poco più di un influenza, COVID19, aumenta il rischio di malattie autoimmuni e infiammatorie sistemiche nei bambini
Aggiornamento 12/6/2020
Una dieta antinfiammatoria, con alimenti integrali, legumi, spezie, semi, tè, cioccolato amaro, carni bianche e pesce, e raccomandazione di ridurre carni rosse e uova ed evitare dolci e cibi processati, migliora fatica e qualità della vita in persone con sclerosi multipla
Aggiornamento 20/6/2020
I metalli (cadmio, alluminio, nickel, oro, argento, stagno e soprattutto mercurio e piombo) possono essere attivatori delle malattie autoimmuni. Perché alcuni le sviluppano e altri no? "Nell'uomo, la suscettibilità agli effetti degli xenobiotici può essere dovuta alle disfunzioni geneticamente determinate nei sistemi di disintossicazione, tra cui la coniugazione con glutatione, l'acetilazione e altri sistemi dipendenti dal citocromo P450, e dal fenotipo della metallotioneina (proteine che legano i metalli pesanti)". Tenendo conto della suscettibilità del sistema immunitario, "la capacità di disintossicare gli xenobiotici, insieme alla suscettibilità individuale al metallo, è probabilmente il fattore più critico nel risultato dell'esposizione al metallo". Il fatto che l'uomo non produca vitamina C, che allevia lo stress ossidativo, può differenziarlo dai modelli animali. "L'infiammazione indotta da metallo può alterare l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e quindi contribuire alla fatica e ad altri sintomi non specifici che caratterizzano i disturbi legati alle malattie autoimmuni. Gli effetti tossici di diversi metalli sono mediati attraverso la formazione di radicali liberi, disturbi della membrana cellulare o inibizione degli enzimi". Mercurio e piombo alterano anche il sistema dopaminergico (ricompensa), potenziando l'effetto. Inoltre, [Ad esempio,] la tossicità del mercurio può influenzare l'asse cerebrale del microbiota intestinale (GMBA), e quindi lo sviluppo neuronale ... e ... Ciò potrebbe verificarsi perché il microbiota intestinale è un attore attivo nella regolazione della proprietà tossica di molte specie metalliche, incluso il mercurio".
I fitati (acido fitico), contenuti in alcuni vegetali e in particolare nei cereali, vengono descritti da alcuni come antinutrienti, ossia sostanze capaci di ridurre la disponibilità dei nutrienti. Infatti riescono a legare alcuni metalli (ferro, calcio, zinco, magnesio) molto importanti, riducendo l'assorbimento. Ma in realtà sono maggiori i vantaggi nell'assumere acido fitico rispetto a non assumerlo. Le sue proprietà antitumorali, antiossidanti, antinfiammatorie, ipolipidemizzanti, preventive delle malattie legata all'invecchiamento (Alzheimer, Parkinson, diabete) e dei calcoli renali, sono riconosciute. Ha anche un effetto antimicrobico contro batteri patogeni. Sarebbe meglio non assumerlo durante lo svezzamento. E alcuni che stanno bene in paleodieta probabilmente hanno vantaggio ad escluderlo.
Aggiornamento 23/6/2020
Aggiornamento 12/7/2020
Una delle peggiori eredità del coronavirus, oltre ai problemi psichiatrici, economici ecc, sarà l'alterazione del microbiota. L'eccessivo uso di disinfettanti è infatti in grado di alterare la flora batterica, favorendo le malattie non contagiose come diabete, sovrappeso, malattie autoimmuni ecc. Favorite il lavaggio con sapone ed evitate quando possibile i gel per le mani, soprattutto con triclosan, e mangiate bene. "Sebbene l'effetto dell'uso massiccio di prodotti per la pulizia e il loro accumulo ambientale sulla salute del nostro microbiota non siano ancora completamente noti, le raccomandazioni sull'uso regolare di alimenti fermentati, probiotici e prebiotici potrebbero avere possibili implicazioni per prevenire la perturbazione microbica intestinale (e cutanea).
Aggiornamento 13/7/2020
Secondo una revisione degli studi su artrite reumatoide (AR) e dieta, "evidentemente, la dieta può migliorare i sintomi dell'AR riducendo l'infiammazione, rimuovendo i cibi proinfiammatori o aumentando i cibi antinfiammatori e alterando il microbiota intestinale. Si raccomanda pertanto di curare abitualmente la nutrizione nei pazienti con AR facendo riferimento a nutrizionisti esperti nell'identificare e affrontare problemi relativi all'alimentazione". Omega 3 ad alte dosi, vitamina D e riduzione del sale possono migliorare il rischio cardiovascolare e altri fattori. Le diete di eliminazione, digiuno intermittente ecc possono dare vantaggi in alcuni individui, ma devono essere seguite da personale preparato per non creare rischi di carenze. Tuttavia gli esiti confermano il probabile legame della malattia con antigeni alimentari. La dieta mediterranea appare essere la più appropriata nel migliorare alcuni parametri.
Aggiornamento 20/7/2020
La disbiosi fungina (eccesso di candida e altre specie) può essere correlata alla progressione dell'autoimmunità betacellulare, con diabete di tipo 1 come esito
Aggiornamento 18/7/2020
Circa la metà delle persone con spondiloartrite ha anche infiammazione intestinale, con permeabilità intestinale e ingresso di batteri o loro metaboliti nel sangue che vanno a infiammare le articolazioniAggiornamento 20/7/2020
La disbiosi fungina (eccesso di candida e altre specie) può essere correlata alla progressione dell'autoimmunità betacellulare, con diabete di tipo 1 come esito
Aggiornamento 11/8/2020
L'acido anacardico, un lipide tipico degli anacardi, nel modello animale di sclerosi multipla stimola la rigenerazione della mielina, promuovendo l'interleuchina 33
Aggiornamento 24/8/2020
La persistenza della lattasi è presente in alcuni europei, ma meno nell'Asia centrale. Questo perché i secondi hanno imparato a fermentare il latte, prendendosi i vantaggi dei lattobacilli e dei bifidi che digeriscono il lattosio
Aggiornamento 27/8/2020
Un ceppo del batterio probiotico L. reuteri ha una sequenza proteica che somiglia a MOG, la proteina che gestisce la mielinizzazione dei nervi. Se il batterio stimola il sistema immunitario, può così portare, tramite mimetismo molecolare, i globuli bianchi ad attaccare le proprie strutture nervose, come accade nella sclerosi multipla
Aggiornamento 9/9/2020
Mettere in ammollo la frutta oleosa non sembra ridurre la quantità di antinutrienti come i fitati né aumentare la disponibilità di minerali
Aggiornamento 13/9/2020
Nelle malattie autoimmuni Il microbiota intestinale è alterato e questo contribuisce alla malattia, e il suo studio è implicato come potenziale bersaglio per la diagnosi, la prognosi e il trattamento della malattia. Tra le malattie coinvolte artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico (LES), spondiloartrite, sindrome di Sjögren primaria e malattia di Behçet.
I meccanismi includono traslocazione microbica anormale (passaggio dall'intestino al sangue di sostanze infiammatorie a causa di permeabilità intestinale), mimetismo molecolare (somiglianza di strutture microbiche con proteine self, innescando una risposta immunitaria contro le proprie strutture) e disregolazione dell'immunità sia locale che sistemica. Anche la candida può dare mimetismo.
L'aggiustamento della dieta, il trattamento con prebiotici e/o probiotici, trapianto microbico e altri interventi basati sul microbiota intestinale possono essere trattamenti supplementari per le malattie autoimmuni e sono ancora in fase di studio.
La direzione futura del trattamento dell'autoimmunità basato sul microbiota dovrebbe essere su misura del paziente.
L'aggiustamento della dieta è un modo ideale per modulare il microbiota intestinale patogeno, con pochi effetti negativi. Finora, nessuna dieta specifica si è confermata come benefica per i pazienti con autoimmunità e una dieta rigorosa spesso ha una scarsa compliance del paziente. Sono stati anche suggeriti e testati prebiotici e probiotici, con risultati iniziali incoraggianti. Tra i probiotici solitamente lattobacilli e bifidi possono aiutare.
Lactobacillus casei per esempio può essere benefico per l'artrite, riducendo la degradazione articolare. Tuttavia il quadro è complicato e anche alcuni bifidi e lattobacilli (adolescentis e animalis) possono innescare risposte autoimmuni.
Aggiornamento 14/9/2020
Come spiega la dott.ssa Baroni, gli allevamenti grassfed, essendo derivati da disboscamento, possono inquinare più di quelli convenzionali
Il dibattito tra onnivori e vegan visto da Leroy e Barnard, ciascuno con le sue motivazioni
Aggiornamento 18/9/2020
Come volevasi dimostrare, la National Psoriasis Foundation ha recepito le nuove conoscenze sul legame tra glutine e malattie cutanee, indicando il trattamento dietetico tra le possibili risorse. Per la psoriasi si possono fare 3 mesi di esclusione per verificare l'effetto. Anche psoriasi palmopustolosa e dermatite aftosa possono rispondere al trattamento con maggiore frequenza. Lupus, vitiligine, dermatosi, dermatomiosite, alopecia areata, orticaria e angioedema ereditario rispondono con meno frequenza. Dermatite atopica, sclerosi sistemica e disturbi del connettivo indifferenziato non sembrano rispondere
Aggiornamento 26/9/2020
Gli antinutrienti, presenti in particolare negli alimenti vegetali, come fitati, lectine, tannini, fitoestrogeni, gozzigeni, ossalati, possono dare problemi ma solo in certi soggetti e in alcune condizioni specifiche (microbiota alterato, metodi di cottura/crudismo), e in generale non possono essere accusati di essere dannosi
Aggiornamento 27/9/2020
I fattori ambientali che determinano la celiachia non sono ancora certi. Il microbiota è comunque, per quanto mi riguarda, un fattore sicuro (e non che cambia dopo come effetto, come qualcuno dice). In uno studio prospettico si sono individuate particolari specie che poi si assoceranno a maggiore rischio di diventare celiaci. L'uso di probiotici e prebiotici potrebbe ridurre i problemi di chi tende ad avere sintomi nonostante la dieta gluten-free (circa il 20%)
"La risposta immunitaria nella patogenesi della celiachia è mediata dalla risposta sia delle cellule B che delle cellule T. Il microbiota intestinale, sia microbi commensali che patobionti, potrebbe contribuire allo sviluppo della celiachia influenzando la digestione del peptide del glutine, la stimolazione delle cellule dendritiche e TReg, lo stress delle cellule epiteliali, la modulazione della permeabilità intestinale e la produzione di citochine pro-infiammatorie".
Anche microbiota orale e viroma possono concorrere. In generale si è osservato riduzione dei lattobacilli e dei bifidi e aumento dei proteobatteri. Metodo di nascita, uso di antibiotici e dieta sono altri probabili fattori, anche se per nessuno si è giunti al grado di certezza sulla correlazione causa-effetto (come spesso accade in patologie multicausali). Oltre a B. infantis, anche altri approcci possono ridurre l'infiammazione del celiaco
Aggiornamento 12/10/2020
Nelle malattie reumatiche autoimmuni, come artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite, artrite psoriasica, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren e gotta, l'uso di omega 3 è benefico e il loro effetto può essere migliorato da un omega 6 come il DGLA.
Aggiornamento 14/10/2020
Avere corretti livelli di vitamina D è indispensabile nelle malattie autoimmuni. Questa vitamina infatti favorisce la riparazione della barriera intestinale (riduce la permeabilità intestinale), modula il sistema immunitario e il microbiota, tutte caratteristiche alterate nell'autoimmunità.
Aggiornamento 21/10/2020
La micotossina AFB1, prodotta da Aspergillus e presente in molti alimenti, viene metabolizzata in un composto epatotossico e cancerogeno, in particolare in caso di infezione da virus dell'epatite. Nei bambini può portare a blocco della crescita, interferendo con l'assorbimento dei nutrienti, il loro utilizzo, e gli ormoni della crescita. Ha inoltre effetto di soppressione del sistema immunitario. Le principali fonti alimentari sono: cereali, arachidi, spezie, frutta essiccata. In uno studio del 2012 l'8% circa dei cereali italiani è risultato positivo per questa tossina. Un'altra via di esposizione è lavorativa (lavoro nella produzione di mangimi e simili). Alcuni metodi di decontaminazione sono chimici e fisici, ma anche i batteri possono ridurne la quantità, e questo forse avviene anche nell'intestino.
Aggiornamento 24/10/2020
"La tolleranza immunologica è un fattore fondamentale responsabile della presenza microbica nel corpo umano. Per sopravvivere con successo come commensale intestinale, un microbo deve sviluppare varie strategie per sfuggire alla risposta immunitaria dell'ospite ... [e] di conseguenza, i commensali hanno adottato vari metodi per regolare la risposta immunitaria dell'ospite come l'immunosoppressione basata sugli acidi grassi a catena corta (SCFA), la regolazione della attività innata delle cellule linfoidi e produzione di cellule Treg". In pratica i batteri rilasciano acidi grassi che regolano la risposta immunitaria e consentono la convivenza col corpo umano che li ospita.
Questa tolleranza può essere una chiave nelle malattie autoimmuni.
"L'intestino umano è continuamente esposto ad antigeni originati da alimenti, commensali e altri microbi. L'esposizione a questi antigeni evoca risposte immunitarie innate e adattive dell'ospite per proteggerli dall'insorgenza di qualsiasi infezione. Dal punto di vista dell'ospite, sembra vantaggioso; tuttavia, potrebbe essere dannoso per l'omeostasi intestinale. Di conseguenza, è necessario stabilire un equilibrio tra i segnali infiammatori e regolatori dell'ospite. I commensali aiutano nella proliferazione e nella ritenzione delle cellule Treg del timo (cellule immunitarie importanti nella tolleranza)". L'alterazione del microbiota è alla base di molte malattie, quindi "lo stadio dell'alterazione può fornire un dato sul trattamento, se la disbiosi può essere trattata utilizzando determinati agenti antimicrobici, prebiotici o probiotici, o semplicemente migliorando la dieta".
Aggiornamento 27/10/2020
Il mismatch tra alimenti odierni e il nostro patrimonio genetico, un pilastro della medicina evoluzionistica, appare sempre difficile da dimostrare nella pratica, ma è comunque più evidente nelle popolazioni rurali e che vivono più vicine ale tradizioni ancestrali
Aggiornamento 2/11/2020
Si suppone che le diete ricche in prodotti animali aumentino il rischio cardiovascolare (anche) tramite TMAO, un metabolita che deriva elementi tipici dei prodotti animali (carnitina, colina ecc). Un genere batterico, Bilophila, impedisce la produzione di TMAO, aumenta con l'introduzione di carne, ed è negativamente correlata con le malattie cardiovascolari (riduce il rischio). Probabilmente Bilophila, visto come un patobionte, è uno dei "ponti" tra dieta e longevità
Aggiornamento 16/11/2020
Il microbiota orale può essere implicato nella sindrome di Sjogren, ed essere un target terapeutico
Aggiornamento 28/11/2020
Il trapianto di microbiota da donatori sani può bloccare la distruzione di betacellule nel diabete di tipo 1 (quello giovanile). Per ora lo studio è fatto su poche persone e per un tempo breve, ma se funziona permetterà di salvare da una malattia incurabile
Aggiornamento 30/11/2020
Diversi lavori mettono in relazione stress ossidativo e autoimmunità tiroidea (tiroidite di Hashimoto), dimostrando un legame tra sbilanciamento redox, inizio della malattia e sua progressione, in particolare con gli AGEs (presenti negli alimenti a seconda della cottura)
Aggiornamento 1/12/2020
Assumere più vegetali e alimenti ittici sembra associato con riduzione delle manifestazioni dell'artrite reumatoide
Aggiornamento 8/12/2020
Seppur con alcune limitazioni, i probiotici appaiono utili nelle artriti, in particolare nell'artrite reumatoide e soprattutto i mix di lattobacilli e bifidi. L'effetto è evidenziato anche da una riduzione dei marker di infiammazione
Aggiornamento 13/12/2020
La malattia di Hashimoto è strettamente correlata alle predisposizioni genetiche, che sotto l'influenza di fattori ambientali (come esposizione a metalli pesanti, tossine, compresi gli interferenti endocrini, come bisfenoli, ftalati, farmaci e altri come stress, mimetismo molecolare, infezioni, stress ossidativo), portano alla stimolazione dell'attività del sistema immunitario, alla perdita della propria tolleranza e allo sviluppo del processo autoimmune. I fattori dietetici possono essere considerati come parte dei fattori ambientali, che sono a portata di mano e la possibilità di modificare ogni paziente, che - come risulta dall'analisi nutrizionale dei pazienti con tiroidite di Hashimoto - è insufficiente e richiede l'analisi e il supporto di un professionista qualificato. Nel caso della malattia di Hashimoto, si può osservare un'assunzione inadeguata o una malnutrizione con i seguenti nutrienti: ferro, zinco, magnesio, selenio, assunzione eccessiva o insufficiente di iodio, vitamina A, vitamina D, vitamine antiossidanti e vitamine del gruppo B, nonché la qualità e la quantità appropriate di acidi grassi omega-3. Ai pazienti con celiachia o altre forme di intolleranza al glutine deve essere consigliato di seguire una dieta priva di glutine. Carenze nutrizionali e infiammazioni croniche accompagnate da disbiosi intestinale indicano abitudini alimentari malsane, compreso un apporto inadeguato di verdura, frutta, cibo che supporta il potenziale antiossidante del plasma e del corpo. Il miglioramento di questi aspetti della nutrizione migliora lo stato nutrizionale dei pazienti e supporta la terapia della malattia. Secondo le raccomandazioni di alcuni giornali scientifici, la dieta dovrebbe essere ricca di alimenti nutrizionalmente densi e povera di alimenti industriali
Aggiornamento 11/1/2021
Lo zenzero attenua nel modello animale di lupus l'iperattività dei globuli bianchi, la formazione di autoanticorpi e la trombosi.
Aggiornamento 12/1/2021
Il metabolismo di alcune vitamine può essere alterato in persone che posseggono alcune varianti genetiche, e queste possono avere necessità di quantità maggiori.
Per esempio chi ha alcune varianti nel metabolismo della vitamina D ha aumentato rischio di malattie autoimmuni tiroidee, sclerosi sistemica e artrite reumatoide.
Chi ha alterazioni del gene SERPINE1 beneficia di maggiori livelli di vitamina E, che inibisce PAI-1 e riduce così il rischio di malattie cardiovascolari.
Altri polimorfismi possono ridurre l'assorbimento della vitamina B12 e della vitamina C, aumentando il loro fabbisogno.
Difetti nei geni legati all'acido folico (MTHFR e SLC19A1) aumentano rispettivamente il rischio cardiovascolare e il rischio di malformazioni (riducendo il trasporto placentare) e di malattie neurodegenerative, insieme al rischio di tumori (colon-retto)
Aggiornamento 22/1/2021
Le spezie sono state studiate in molteplici patologie come il cancro, malattie cardiovascolari, gastrointestinali, neurodegenerative, metaboliche e infettive a causa della loro attività neuroprotettiva, antiossidante, antinfiammatoria, antibatterica, antimicotica e antitumorale.
Che effetto hanno sull'artrite reumatoide? Secondo una revisione degli studi, "la supplementazione di aglio, zenzero, cannella e zafferano ha portato a miglioramenti in una combinazione di misure soggettive (ad esempio, scala visiva del dolore VAS) e misure oggettive (ad esempio, PCR) della malattia. I benefici possono essere correlati alla riduzione dell'infiammazione dovuta all'inibizione del fattore NF-κB o all'attivazione della cicloossigenasi (COX)".
Aggiornamento 23/1/2021
L'approccio funzionale è efficace nelle artriti infiammatorie.
Secondo uno studio retrospettivo, in cui un gruppo di persone con artrite psoriasica o artrite reumatoide che è stato seguito secondo la medicina funzionale, si riducono i dolori e migliorano i test sulla qualità della vita e di salute globale.
"Tutti i pazienti sono stati istruiti a seguire una dieta di eliminazione antinfiammatoria (in particolare senza alimenti trasformati, zucchero, glutine e latticini) basata in maggior parte su cibi integrali a basso indice glicemico, grassi buoni (grassi MUFA e omega 3), fibre e fitonutrienti. I livelli di nutrienti sono stati ottimizzati e guidati da risultati di laboratorio come la vitamina D o gli acidi grassi omega 3. È stato valutato attraverso test delle feci o anticorpi al lipopolisaccaride se i pazienti avevano alterata permeabilità intestinale. Inoltre, i pazienti con livelli elevati di metalli pesanti come il mercurio o il piombo (misurati nel sangue intero o nelle urine) sarebbero trattati per rimuovere i metalli pesanti.
Questo studio rappresenta il primo rapporto sull'impatto positivo della medicina funzionale nei pazienti con artrite infiammatoria. Questi risultati indicano che la medicina funzionale può avere un ruolo importante come terapia aggiuntiva per affrontare la salute fisica e mentale del paziente, nonché il dolore, in coloro che non hanno visto miglioramenti con la cura standard. A causa della natura individualizzata dei piani di cura del paziente nel Center for Functional Medicine, è difficile ipotizzare quale particolare componente del trattamento di medicina funzionale abbia avuto il maggiore impatto sui risultati riferiti dal paziente o se fosse dovuto ad altre variabili di trattamento personalizzato. Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire quali aspetti della medicina funzionale sono responsabili dei risultati positivi visti nel nostro studio".
"Il modello di cura della medicina funzionale espande il modello di cura della medicina convenzionale affrontando le cause sottostanti, i sintomi e gli squilibri funzionali associati a varie funzioni biologiche. Per rimediare agli squilibri, la medicina funzionale utilizza il cibo come terapia di prima linea per prevenire, curare e invertire le malattie croniche. Fornisce un modello di cura personalizzato e incentrato sul paziente che organizza i segni e i sintomi del paziente insieme al suo stile di vita, fattori ambientali e genetici per identificare i driver alla base della loro malattia cronica".
Aggiornamento 7/2/2021
Le diete a base vegetale (con sostanziosa prevalenza degli alimenti vegetali, come la mediterranea, la DASH e la paleo) hanno effetto di riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione. Questo avviene aumentando le difese antiossidanti endogene (catalasi, SOD) e riducendo i marker di infiammazione. Al contrario la dieta di tipo occidentale ricca di alimenti raffinati e zuccheri aggiunti aumenta i marker e riduce le capacità antiossidanti
Secondo una revisione degli studi, la dieta paleo porta a miglioramento dei livelli di insulina, colesterolo HDL e riduzione dell'insulino-resistenza, pressione sanguigna, colesterolo totale, LDL, trigliceridi e livelli di CRP (infiammazione) nei pazienti con disturbi metabolici.
Aggiornamento 11/2/2021
Lo stress ossidativo è deleterio per il corpo, e i ROS (specie reattive dell'ossigeno non neutralizzate) cooperano nel danno cellulare tipico delle malattie immuno-correlate, e sostengono eventi patologici in seguito a danni nei tessuti, stimolando l'infiammazione.
"Questo ciclo autosufficiente costituisce uno dei principali punti di controllo delle malattie autoimmuni e dell'infiammazione cronica. La somministrazione di sostanze esogene attraverso derivati alimentari o integratori alimentari si è dimostrata efficace. Dovrebbero essere condotti ulteriori studi privi di pregiudizi ed estesi che includano biomarcatori dello stress ossidativo. La supplementazione di antiossidanti può ritardare l'insorgenza di alcune malattie immunitarie e migliorare il decorso delle malattie autoimmuni".
Aggiornamento 3/3/2021
L'analisi del microbiota fecale di alcuni Neanderthal rivela che alcune specie erano già presenti nel paleolitico, come i bifidobatteri, che si pensava avessero colonizzato l'intestino in tempi successivi, e che la dieta non era per forza prevalentemente carnea. Altre specie, come Blautia, Dorea, Roseburia, Rumunicoccus, Subdoligranulum, Faecalibacterium, stanno invece sparendo a causa del peggioramento delle abitudini alimentari, e questo può facilitare l'insorgenza di malattie infiammatorie e autoimmuni
Aggiornamento 13/3/2021
Nelle patologie tiroidee su base autoimmune (Hashimoto e Basedow) è spesso presente una disbiosi, che influenza anche l'effetto dei farmaci (levotiroxina). La colonizzazione da Escherichia coli, Candida albicans, Staphylococcus aureus e Bifidobacterium adolescentis mima l'aderenza epiteliale dei batteri filamentosi segmentati (SFB) e stimola le cellule Th17 che risultano infiammatorie a livello sistemico e per le mucose. Anche la permeabilità intestinale ha un ruolo. L'uso dei probiotici non è consigliato se non sotto controllo esperto.
Aggiornamento 31/3/2021
Le persone con tiroidite di Hashimoto hanno alti livelli di zonulina e alterato microbiota (riduzione dei bifidi, aumento dei patogeni), suggerendo un ruolo dell'intestino (permeabilità intestinale e mimetismo molecolare) nella genesi e progressione della malattia.
"La leaky gut induce il rilascio di citochine infiammatorie che a loro volta favoriscono una maggiore permeabilità, un circolo vizioso che favorisce l'ingresso di antigeni derivati dalla dieta e dai microbi intestinali, innescando l'attivazione dell'immunità innata e adattativa nella mucosa intestinale. I principali fattori coinvolti nel rilascio di zonulina sono la proliferazione batterica (SIBO) e il glutine e la maggiore permeabilità intestinale può indurre una rottura della tolleranza, quindi le cellule immunitarie attivate possono rimanere nella mucosa intestinale o migrare verso organi distanti, partecipando a malattie infiammatorie croniche e autoimmuni".
Aggiornamento 13/4/2021
Una dieta personalizzata sui test IGG, a parità di calorie, ha avuto esiti migliori rispetto a dieta tradizionale su perdita di peso (21kg Vs 17), grasso corporeo (-9.72% Vs 7.19%), parametri tiroidei (TSH, T3 e T4) e di autoimmunità (riduzione degli anticorpi antiTPO) in donne sovrappeso con Hashimoto
Aggiornamento 20/4/2021
Interessante e imparziale guida alla paleo
I biofilm sono forme di resistenza batterica/fungina che si stabilizzano nelle mucose (intestino, bocca ecc.), e che eludono il sistema immunitario, permettendo la sopravvivenza dei patogeni. Ma non solo. La loro presenza può essere causa di malattia, per esempio E. coli, batterio ubiquitario, può rilasciare una proteina chiamata curli, che è implicata nell'autoimmunità (lupus, artrite), nelle malattie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer), tumore al colon-retto. Anche alcune salmonelle possono produrla. Contrastare la loro formazione o favorirne la distruzione può potenzialmente ridurre queste malattie
Aggiornamento 23/4/2021
Qualche anno fa i nutrizionisti che parlavano di permeabilità intestinale venivano guardati alla stregua degli aruspici, mentre oggi viene menzionata come concausa della steatosi epatica (fegato grasso), assieme a microbiota alterato, fruttosio industriale, alcol, scarso accesso al cibo salutare (altro termine ritenuto sbagliato, con la solita lungimiranza...) e scarsa attività fisica.
Aggiornamento 11/5/2021
Endometriosi e ovaio policistico (PCOS) potrebbero essere dovuti ad alterati livelli di testosterone materno durante la gravidanza, rispettivamente a ridotti ed eccessivi.
Dal punto di vista evoluzionistico si interpreta come adattamento della fertilità femminile, con menarca precoce che favorisce gravidanze giovanili in un contesto di ridotta aspettativa di vita, mentre la PCOS potrebbe rappresentare un tentativo di risparmiare energia, facendo saltare cicli mestruali, privilegiando la sopravvivenza alla riproduzione.
Aggiornamento 15/5/2021
Il caso di una donna con vulvodinia, intestino irritabile e depressione, che è stata molto meglio grazie all'approccio paleodieta. Questo non significa che tutti devono fare la paleo, ma che in determinate situazioni può essere d'aiuto.
L'intervento ha riguardato anche una correzione del microbiota e della candidosi, e una compensazione delle carenze nutrizionali, con probiotici, N-acetilcisteina, omega 3 e multivitaminici, dopo appositi esami dei metaboliti.
I cibi amidacei aiutarono i Neanderthal ad avere un cervello più grande, e a quanto sembra assumevano anche cereali e li cuocevano
Aggiornamento 24/5/2021
Uno studio che deve essere ancora revisionato ha messo in mostra come un trattamento personalizzato, che tenga conto delle condizioni individuai, possa migliorare la condizione di persone con Alzheimer moderato. Da questo deriva sicuramente una mancanza di riproducibilità (non va bene un trattamento uguale per tutti, come prevedono certi protocolli) e che l'esperienza individuale del professionista è fondamentale per i risultati. Si tratta quindi di un'arma a doppio taglio, utile ma esposta a criticità tenendo conto delle pratiche evidence-based.
Nello specifico, 25 persone hanno completato lo studio, e di queste 21 (84%) hanno migliorato le loro performance cognitive e la qualità della vita.
Si è tenuto conto della genetica (variante APOE, MTHFR, coagulazione, detossificazione, ecc), dei parametri metabolici, ormonali ,autoimmuni, omocisteina, microbiota, infezioni, nutrienti, esposizione a sostanze tossiche e loro metabolismo, ipossia notturna. Ogni persona è stata sottoposta a un trattamento di precisione a seconda degli esiti: ripristinare la sensibilità all'insulina, migliorare l'iperlipidemia, risolvere l'infiammazione se presente (e rimuovere le cause dell'infiammazione), trattare i patogeni, ottimizzare il supporto energetico (ossigenazione, flusso sanguigno cerebrale, disponibilità di chetoni e funzione mitocondriale), ottimizzare il supporto trofico (ormoni , nutrienti e fattori trofici), trattare l'autoimmunità se identificata e disintossicare se sono state identificate tossine.
La dieta è stata una dieta ricca di vegetali e fibre, lievemente chetogenica, ricca di verdure a foglia verde e altre non amidacee (crude e cotte), di grassi insaturi, con un periodo di digiuno di 12-16 ore ogni notte. Sono stati incoraggiati l'uso di prodotti biologici, di pesce pescato a basso contenuto di mercurio (salmone, sgombro, acciughe, sardine e aringhe) e un consumo modesto di uova e carni al pascolo, nonché di evitare alimenti trasformati, carboidrati semplici, alimenti contenenti glutine e latticini, insieme a integrazioni delle eventuali carenze e di enzimi digestivi se necessario, così come di sostanze chelanti dei toxicants o sostanze naturali che stimolassero i processi detox apposite.
Sono state aggiunte inoltre igiene del sonno, gestione dello stress, brain training e attività fisica HIIT e aerobica.
Non si sono registrati eventi avversi e molte persone hanno abbandonato farmaci antipertensivi, antidiabetici e ipocolesterolemizzanti.
I risultati devono essere confermati in studi più grandi e randomizzati ma sono evidenti le buone premesse di poter migliorare la vita di persone con declino cognitivo
Aggiornamento 24/6/2021
Diverse prove mostrano che i cereali erano utilizzati da prima di 10 mila anni fa, anche se non coltivati
Aggiornamento 11/7/2021
L'alimentazione è sicuramente legata a intestino irritabile e altri problemi intestinali, come la dispepsia funzionale, ma è molto difficile risalire alle cause e dimostrarne un legame.
Normalmente i disagi intestinali si riducono facendo ricorso alla dieta FODMAP, che riduce gli zuccheri fermentabili dando così sollievo. Ma esistono diverse cause di dispepsia funzionale legate al cibo. Una può essere la SIBO (eccesso di batteri nella prima parte di intestino) o l'esofagite eosinofila, malattia a base allergica in cui si possono avere IGG elevate. In altri casi può essere il grano o alcune sue componenti, fibre o proteine come glutine e ATI, che possono indurre anche una risposta infiammatoria e immunitaria.
Le proteine del latte, come la caseina A1, possono ugualmente dare problemi, e bisogna distinguere dalla comune intolleranza al lattosio.
Anche la permeabilità intestinale è stata messa in relazione, con l'ingresso nel sangue di proteine allergizzanti o batteri.
Alcune molecole naturali, come salicilati, amine (istamina), glutammato e lectine sono state messe in relazione coi problemi digestivi. Per gli ultimi 2 mancano prove consistenti, ma molti professionisti lavorano anche considerando questi nutrienti. Tra gli additivi invece, la transglutaminasi batterica (pane e altri prodotti industriali), alcuni coloranti e i dolcificanti sono legati a possibili problemi.
L'alterazione del microbiota è un'altra possibile causa e l'uso dei probiotici può aiutare, in particolare Lactobacillus gasseri OLL2716 .
Aggiornamento 18/7/2021
Nel modello animale gli isoflavoni, fitoestrogeni che si trovano in soia, arachidi, ceci e altri legumi, metabolizzati da appositi batteri, producono equolo e riducono il rischio di sclerosi multipla. È probabile che la contemporanea assenza di questi composti e dei batteri come P. distasonis e A. equolifaciens contribuisca alla malattia.
Aggiornamento 2/8/2021
Qualche mese fa discussi con un medico che si vantava di fare ricerca sulla celiachia, perché secondo lui non c'era prova che il microbiota contasse sulla manifestazione della malattia, e le variazioni del microbiota erano conseguenti alla malattia e non causa. Probabilmente pensava alla celiachia come una punizione divina, e ignorava tutte le prove preliminari già presenti.
Finalmente un gruppo di ricercatori da diversi centri nel mondo ha fatto una "fotografia" del microbiota prima e dopo, mettendo in evidenza che i cambiamenti intervengono già mesi prima e dando la prova a chi non vede oltre il proprio naso (fermo restando che si tratta di patologie multifattoriali).
In particolare si rileva una ridotta abbondanza di alcune specie, tra cui il semplice S. thermophilus presente nello yogurt, associate con un effetto antinfiammatorio e produzione di butirrato. Nei controlli sani si contano anche più bifidobatteri. Invece Porphyromonas, associato con infiammazione e permeabilità intestinale, risulta aumentato (così come in altre malattie autoimmuni.
"L'esordio è caratterizzato da maggiore abbondanza di specie proinfiammatorie e diminuita abbondanza di specie protettive e antinfiammatorie in vari momenti precedenti l'insorgenza della malattia. Questi cambiamenti del microbioma, insieme ad alcuni metaboliti, possono rappresentare potenziali biomarcatori dello sviluppo della CD, che possono essere ulteriormente esaminati per individuare come intervenire sul microbiota e sul metaboloma intestinale per ripristinare la tolleranza al glutine e prevenire l'autoimmunità".
Aggiornamento 9/8/2021
Secondo una revisione degli studi, il 5-10% delle persone con tiroidite di Hashimoto con livelli di ormoni normali (T4 e TSH) può avere sintomi di ipotiroidismo (stanchezza, aumento di peso e scarso appetito, stitichezza, difficoltà di concentrazione, depressione, bassa qualità della vita). Questo legame sembra associato ai livelli di autoimmunità (anticorpi circolanti), e può essere dovuto a diverse cause; l'uso del solo T4 come farmaco, in caso di scarsa attività delle desiodasi 2 che lo convertono nell'ormone attivo (T3).
"Questa ricerca suggerisce che gli anticorpi che attaccano la ghiandola tiroidea nelle persone con Hashimoto possono essere in grado di causare sintomi ipotiroidei attraverso il cervello..
In teoria, se sia la ghiandola tiroidea che il cervello sono bersagli dell'autoimmunità, anche dopo che i trattamenti hanno normalizzato gli ormoni tiroidei, qualsiasi attacco immunitario continuato al cervello potrebbe portare a sintomi ipotiroidei".
Aggiornamento 6/9/2021
Perché alle persone con artrite reumatoide consiglio sempre i probiotici orali? Gli studi continuano a dimostrare che la presenza di alcuni batteri come G. parasuis, P. gingivalis e A. actinomycetemcomitans nella mucosa orale inducono modifiche nelle proteine (citrullinazione) che guidano la reazione autoimmune verso le proteine del collagene, tipiche della malattia, o agiscono aumentando l'aggressività dei globuli bianchi. Il fenomeno è chiamato mimetismo molecolare.
Aggiornamento 19/10/2021
La mononucleosi in adolescenza appare un fattore di rischio per la sclerosi multipla
Aggiornamento 31/10/2021
La dieta paleo (PD) può migliorare la performance sportiva in persone con alterazioni metaboliche (diabete, sindrome metabolica ecc.) ma anche nei sani. I dati attualmente sono per solo nel breve termine.
"È dubbio se l'effetto positivo della paleodieta sulla salute sia causato dall'eliminazione di alimenti altamente trasformati o di prodotti specifici (cereali, latte e latticini e legumi) dalla dieta, che contengono le sostanze antinutritienti, ad un alto contenuto di verdura e frutta, oppure al deficit di energia, con conseguente perdita di peso. È noto da tempo che la corretta struttura corporea influisce sulla salute. Vale la pena notare che, negli studi scientifici citati, il modello di consumo ad libitum è stato maggiormente utilizzato sia nei gruppi a dieta Paleo, sia nei gruppi di controllo caratterizzati da una dieta diversa. Inoltre, negli interventi con assunzione di apporto calorico dettato dal senso di sazietà (ad libitum), le persone in paleodieta avevano un'assunzione calorica inferiore (maggiore sazietà).
La PD può avere un impatto ergogenico sull'organismo dell'atleta a causa dell'alto contenuto di creatina nella dieta corrispondente in termini di quantità di aminoacidi a catena ramificata (BCAA). La dieta Paleo è una dieta ricca di proteine animali, che sono la migliore fonte di BCAA: valina, leucina e isoleucina, che stimolano la crescita e la rigenerazione muscolare. Grazie alle proprietà alcalinizzanti di frutta e verdura, può avere anche un effetto normalizzante sull'equilibrio acido-base, nonostante l'alto contenuto di proteine animali. L'alto contenuto di vitamine e minerali e la bassa quantità di ingredienti antinutrizionali (tra cui glutine, acido fitico, lectine e saponine) nei prodotti cerealicoli e nei legumi, importanti in termini di aumento del fabbisogno energetico e nutritivo. Anche le corrette proporzioni di acidi grassi omega-6/omega-3 nella dieta (difficili da raggiungere a lungo termine) e l'eliminazione delle proprietà insulinotropiche possono essere utili. Va sottolineato che al momento non esistono studi che valutino l'impatto dell'uso della dieta Paleo sulla capacità di esercizio e sulle condizioni di salute degli atleti professionisti. Ancora più ambigua appare l'influenza sulla capacità di esercizio (soprattutto durante la riduzione del peso) nel caso della strategia ad libitum. In una situazione del genere, c'è il rischio di un ridurre eccessivamente l'apporto di energia, vitamine e minerali. Sembra invece relativamente difficile bilanciare una dieta per atleti con un elevato dispendio energetico (>4000 kcal), che vogliono applicare la dieta per ragioni quali i potenziali benefici ergogenici, l'eliminazione di cibi altamente trasformati o di glutine e/o lattosio, o la riduzione dell'assunzione di carboidrati. Un'altra domanda è la quantità di carboidrati: avrà senso limitare i carboidrati, dal momento che la loro quantità proveniente da frutta/verdura ad alto contenuto di amido sarà così alta che il corpo probabilmente non utilizzerà facilmente i grassi in queste condizioni? La dieta Paleo regolerà lo stato acido-base del corpo (con molta frutta e verdura e un'elevata quantità di proteine)?"
Aggiornamento 10/11/2021
Assumere vitamina D e/o omega 3 riduce del 25-30% il rischio di malattie autoimmuni a 5 anni in persone ultra 50enni.
L'effetto della vitamina D appare più forte dopo 2 anni.
Lo studio ribadisce l'importanza di alcuni nutrienti nel modulare il sistema immunitario e l'importanza dell'ambiente nella manifestazione dell'autoimmunità
Aggiornamento 12/12/2021
Lo stress psicologico è associato a riduzione delle difese antimicrobiche dovute al rilascio della citochina IL-22. In questo modo aumenta la permeabilità intestinale e la mucosa non ci protegge dalle infezioni, provocando una proliferazione dei batteri cattivi (per esempio particolari E. coli) e la disfunzione intestinale tipica del morbo di Crohn, ma presente probabilmente in tutte le malattie autoimmuni. Lo stress, nonostante stimoli anche il cortisolo, determina anche una reazione infiammatoria
Aggiornamento 14/1/2022
Ulteriori prove legano l'infezione da EBV con la sclerosi multipla. La mononucleosi (o malattia del bacio) è un'infezione molto comune, e sembra una condizione necessaria ma non sufficiente per portare all'autoimmunità della sclerosi multipla.
Quando l'infezione si combina con predisposizione genetica e altri fattori ambientali la sclerosi multipla può manifestarsi, circa 10 anni dopo il contatto col virus. I meccanismi includono il mimetismo molecolare e l'alterazione delle cellule B, che in questo modo attaccano la mielina dei nervi danneggiandoli.
Aggiornamento 19/1/2022
Secondo le nuove linee guida dell'AHA (cardiologi americani) la prevenzione cardiovascolare in persone diabetiche si fa con una dieta tagliata su misura, che comprenda alimenti sani e possa essere seguita dal paziente.
"Le diete mediterranea, paleolitica, a basso contenuto di carboidrati, ad alto contenuto proteico, vegetariane e arricchite di frutta secca hanno tutte dimostrato benefici sul controllo glicemico e sulla perdita di peso nel diabete, con la dieta mediterranea che produce i maggiori miglioramenti nel controllo glicemico e una riduzione a 5 anni del rischio cardiovascolare del 29%".
Le diete a ridotto contenuto di calorie o carboidrati (dieta chetogenica) possono portare a un abbassamento della glicemia e può essere necessario aggiustare le terapie farmacologiche.
Aggiornamento 25/1/2022
Come fa la vitamina D a ridurre il rischio di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla?
Stimola le cellule dendritiche alla tolleranza, ossia permette alle cellule immunitarie di non attaccare le strutture proprie. Ha un effetto di modulazione del sistema immunitario importante nelle malattie infiammatorie, tipiche dell'invecchiamento.
Questa proprietà può essere usata nell'autoimmunità in malattie come sclerosi multipla, artrite reumatoide, lupus ecc.
Aggiornamento 28/1/2022
Quanto sono utili vitamina D e omega 3 nella prevenzione delle malattie autoimmuni?
2000 unità al giorno di vitamina D e 1g di omega 3 riducono rispettivamente del 22 e del 15% il rischio di malattia autoimmune a 5 anni in ultra 50enni. Probabilmente l'effetto è minore nei bambini dove è più presente una componente genetica.
Questi studi continuano a mettere in evidenza come le manifestazioni patologiche possano essere dovute a carenze nutrizionali e alimentazione povera.
"L'importanza clinica di questo studio è alta perché questi sono integratori ben tollerati e non tossici e mancano altri trattamenti efficaci per ridurre l'incidenza delle malattie autoimmuni".
Aggiornamento 1/2/2022
La fosfolipasi A2, l'enzima che dà il via all'infiammazione (per capirci è quello bloccato dal cortisone), interagisce col microbiota.
Lo fa lisando (rompendo) le membrane batteriche, quindi ha anche una funzione antibatterica.
Purtroppo però il rilascio di queste parti di batterio può risultare infiammatoria e stimolare il sistema immunitario e inducendo artrite o altre malattie infiammatorie e autoimmuni. Questo capita a seconda del tipo di batteri (presenza di disbiosi ossia microbiota alterato)
Aggiornamento 4/2/2022
La dieta paleo, così come altre diete di esclusione come la FODMAP, può favorire una perdita dei bifidobatteri, specie solitamente associate con buona salute
Aggiornamento 10/2/2022
I bifidobatteri sono considerati un genere di batteri benefici per la salute.
Alcuni però possono aumentare il rischio di malattie autoimmuni come diabete di tipo 1 (T1D)e celiachia (CeD).
In una nuova ricerca si afferma "i nostri risultati supportano gli effetti potenzialmente causali del genere Bifidobacterium su T1D e CeD. Sebbene i Bifidobatteri siano generalmente considerati benefici, specie e ceppi specifici dei Bifidobacteri possono avere effetti variabili sulla salute umana".
"Alcuni studi hanno mostrato evidenza degli effetti antinfiammatori dei Bifidobatteri, mentre altri hanno riportato effetti pro-infiammatori. Uno studio precedente ha mostrato che il Bifidobacterium adolescentis ha aumentato significativamente i livelli di cellule Th17 in molti altri organi associati all'intestino, mentre risposte elevate delle cellule Th17 sono state associate a malattie autoimmuni/infiammatorie sia nei topi che nell'uomo".
Anche B. bifidum può promuovere i TH17, che sono cellule immunitarie particolarmente importanti nell'autoimmunità.
In sintesi "Alcuni studi funzionali hanno mostrato evidenza degli effetti antinfiammatori dei Bifidobatteri (come B. breve BR03 and B. breve B632), mentre altri hanno riportato i loro effetti pro-infiammatori", con un effetto specie-specifico.