Continua qui il post storico sull'uso di alimenti e nutrienti come terapia
Aggiornamento 9/6/2022
"I composti bioattivi come curcumina, astaxantina, resveratrolo, idrossitirosolo, oleuropeina e spermidina, presenti sia nella dieta mediterranea che in quella di Okinawa, esercitano le loro funzioni protettive aumentando l'attività degli induttori della mitofagia, che rimuove i mitocondri danneggiati, e promuovendo la generazione di nuovi mitocondri. Dato il ruolo dello stress ossidativo nel guidare la disfunzione mitocondriale e la riduzione della mitofagia, le proprietà antiossidanti di questi composti proteggerebbero dall'invecchiamento cerebrale prematuro e dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (AD). Una mitofagia difettosa può innescare o peggiorare malattie neurodegenerative come l'AD, dove la disfunzione mitocondriale gioca un ruolo centrale nella patogenesi".
https://www.nature.com/articles/s41591-024-02891-1 |
🛡 Usare il D-mannosio, uno zucchero che inibisce l'adesione di E. coli, il principale batterio responsabile, alle pareti del tratto urinario
⛏ usare enzimi che degradano i biofilm, forme di resistenza che riparano i batteri dai farmaci. Tra di essi anche la nattokinasi.
🥥 usare la lauricidina, un composto naturale presente nel cocco con proprietà battericide grazie alla monolaurina
🥛 usare la lattoferrina che può potenziare le difese immunitarie
È stato evidenziato anche un effetto minore sulla depressione.
La B6 era già nota per il suo effetto benefico sull'emicrania, in particolare su quella con sintomi visivi.
Favorisce la crescita di specie buone (bifidi, lattobacilli, Desulfovibrio) in maniera simile alle fibre GOS e FOS.
Le specie inibite invece sono Listeria monocytogenes, Clostridium perfringens, Eubacterium aerofaciens e altri enteropatogeni come Salmonella, Shigella, E. coli, Yersinia enterocolitica, Campylobacter, Clostridium difficile, in alcuni casi anche quelli resistenti ai farmaci.
Inoltre agisce modulando le citochine in modo da ridurre infiammazione e stress ossidativo.
Solitamente il miele più scuro ha maggiori proprietà antiossidanti perché contiene maggiori quantità di fenoli.
Aggiornamento 8/9/2022
Secondo una revisione degli studi la supplementazione con omega 3 può diminuire i livelli sierici di TNF-α, IL-6 e CRP, tre marcatori associati all'infiammazione. "I pazienti con malattie la cui patogenesi è correlata all'infiammazione cronica, come cancro, malattie renali, diabete mellito e malattie cardiache, possono beneficiare dell'integrazione di omega 3". Sia EPA che DHA, i 2 principali omega 3, hanno effetto da singoli, ma se usati contemporaneamente l'effetto è migliore e sinergico.
Tra i grassi, quelli saturi appaiono aumentare l'infiammazione mentre quelli omega 3 e monoinsaturi (olio d'oliva) la contrastano.
Le fibre possono modulare favorevolmente la malattia ma in alcuni casi peggiorare i sintomi intestinali.
Come approcci generali, una dieta ipocalorica, la dieta mediterranea e il digiuno possono essere efficaci, ma esistono dei dubbi su fatto che il semplice dimagrimento sia responsabile.
Anche le diete di esclusione (vegana, senza glutine, antinfiammatoria ecc.) hanno mostrato buoni risultati in alcuni casi. Sono in generale caratterizzate da una prevalenza di alimenti vegetali su quelli animali e ricche in antiossidanti.
"In molti casi le diete di eliminazione hanno portato a risultati positivi perché sono stati considerati soggetti con alcune intolleranze alimentari. In questi pazienti ci si attende un miglioramento, ma questo non significa che questi benefici siano validi ed estendibili a tutta la popolazione senza intolleranze alimentari. Inoltre, questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela poiché gli studi disponibili hanno diversi pregiudizi che limitano la robustezza dei risultati", come la difficoltà a fare lo studio in cieco.
Il diabete di tipo 2 è una patologia caratterizzata da uno stato infiammatorio e di stress ossidativo che concorrono alla ridotta sensibilità all’ormone insulina. L’uso di sostanze naturali che contrastino queste alterazioni può quindi migliorare il metabolismo glucidico. Per esempio lo zafferano, con il suo più importante metabolita crocina, ha effetti antiossidanti e può ridurre la glicemia nei diabetici. In uno studio randomizzato e controllato assumere 30mg di zafferano o di crocina ha migliorato la glicemia e l’emoglobina glicata in persone diabetiche non trattate coi farmaci in maniera significativa rispetto al placebo. Gli autori concludono osservando che è possibile usarlo come terapia complementare.
I fattori dietetici possono funzionare da "allenatori" per il sistema immunitario, e i cambiamenti nell'alimentazione degli ultimi decenni hanno un ruolo causale nell'aumento delle allergie.
Il passaggio a una dieta povera di vegetali "ha influenzato negativamente la diversità e la composizione del microbiota, le caratteristiche specie-specifiche, il metabolismo microbico e la tolleranza immunologica".
Le cellule immunitarie, tra cui quelle dendritiche che conferiscono la tolleranza, i mastociti che rilasciano istamina e le Tregs da cui derivano i linfociti attivati e polarizzati Th2 (favorenti l'allergia), hanno recettori per gli SCFA, i derivati della fibra prodotti dai batteri buoni.
Una buona quantità di fibre può essere protettiva anche dalle malattie infettive respiratorie come COVID19 in forma grave grazie alla modulazione sul microbiota.
La position si conclude sottolineando che le fibre contribuiscono al mantenimento di una mucosa tolerogenica e possono proteggere dai disturbi allergici, ma c'è ancora incertezza sul trattamento ottimale da somministrare.
Per esempio la sola presenza di fibre in caso di mancanza di alcune specie batteriche può non essere sufficiente e la migliore strategia sarebbe quella di integrare anche i probiotici. Inoltre una varietà di fibre può avere effetto migliore rispetto ad un solo tipo. Sono necessari ulteriori studi per perfezionare le conoscenze e rilasciare linee guida precise.
Anche la gestione dello stress è importante.
Alcuni nutraceutici come magnesio, riboflavina, coenzima Q10 e partenio hanno mostrato discreta efficacia.
A causa della mancanza di gruppo di controllo i ricercatori non possono essere sicuri che l'effetto sia da attribuire alla dieta o al dimagrimento, ma l'effetto ottenuto rapidamente può essere l'ideale in donne che ricorrono alla fecondazione assistita.
Gli studi di intervento per la depressione basati su approcci nutrizionali e interventi sullo stile di vita con dieta come trattamento aggiuntivo mostrano risultati promettenti."
"I composti bioattivi come curcumina, astaxantina, resveratrolo, idrossitirosolo, oleuropeina e spermidina, presenti sia nella dieta mediterranea che in quella di Okinawa, esercitano le loro funzioni protettive aumentando l'attività degli induttori della mitofagia, che rimuove i mitocondri danneggiati, e promuovendo la generazione di nuovi mitocondri. Dato il ruolo dello stress ossidativo nel guidare la disfunzione mitocondriale e la riduzione della mitofagia, le proprietà antiossidanti di questi composti proteggerebbero dall'invecchiamento cerebrale prematuro e dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (AD). Una mitofagia difettosa può innescare o peggiorare malattie neurodegenerative come l'AD, dove la disfunzione mitocondriale gioca un ruolo centrale nella patogenesi".
È probabile che la condizione di chetosi abbia favorito il metabolismo energetico di macrofagi e neutrofili favorendo la proprietà di fagocitosi nei confronti della candida. Ha avuto inoltre un effetto antinfiammatorio, col risultato di riportare un corretto equilibrio tra ecosistema microbico e sistema immunitario.
Aggiornamento 19/11/2022
Qual è l'influenza della dieta sulla fatica e la qualità della vita nelle persone con sclerosi multipla (MS)?
È risaputo che la dieta può avere efficacia nella MS e la maggior parte degli studi osservazionali con diete genericamente salutari hanno dato buoni risultati riducendo il tasso di recidiva, lo stato di disabilità, la perdita di volume cerebrale, l’affaticamento, il declino cognitivo, la depressione e hanno aumentato la qualità della vita fisica e mentale. L’integrazione di vitamina D, omega 3 e probiotici può migliorare alcuni aspetti e i marker di infiammazione.
Alcuni ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e hanno raccolto le evidenze su diverse diete.
Sono stati paragonati 8 diversi approcci dietetici: antinfiammatorio, digiuno, restrizione calorica, dieta chetogenica, dieta a basso contenuto di grassi, dieta mediterranea (DM), dieta paleo (PD) e dieta di controllo.
DM e PD sono risultate quelle con maggiori risultati sul miglioramento dei sintomi di fatica e qualità della vita mentale (in particolare la PD) e fisica. Entrambe le diete raccomandano di privilegiare alimenti non trasformati ed evitare quelli industriali ricchi di grassi non salutari e sodio. Considerando solo gli studi più lunghi la significatività dei risultati si riduce.
I dati sono limitati dal rischio di bias nei diversi lavori e dal ridotto numero dei pazienti negli studi, quindi i ricercatori raccomandano di prendere i risultati con cautela, tuttavia rappresentano una base di partenza per ampliare i trial e arrivare a linee guida ufficiali tanto attese dalle persone con MS. Attualmente viene solo consigliata una dieta salutare e varia.
"Dopo una valutazione strutturata degli interventi nutrizionali che utilizzano la PD sugli effetti dell'AITD, si è concluso che gli alimenti di natura ancestrale insieme all'aggiunta di integratori specifici, componenti alimentari, esercizio fisico e meditazione consapevole ed esclusione dei cibi moderni hanno un impatto considerevole sugli anticorpi tiroidei e gli ormoni. Gli studi pertinenti suggeriscono che questo protocollo dietetico può essere utile nella pratica clinica ma è necessario condurre studi su larga scala".
In sintesi: 1) Attualmente non ci sono interventi dietetici raccomandati per il trattamento delle malattie autoimmuni tiroidee. È stato documentato che la dieta Paleo migliora gli anticorpi nelle AITD e gli ormoni tiroidei sia nella tiroidite di Hashimoto che nella malattia di Basedow-Graves.
2) La dieta Paleo può fornire una fonte naturale di nutrienti simili ai supplementi che hanno mostrato risultati positivi sull'AITD.
3) La dieta paleo fornisce specifiche percentuali di macronutrienti che possono essere utili nel ridurre gli anticorpi nelle AITD, migliorando al contempo gli ormoni tiroidei.
4) Il supporto della metilazione mediante supplementi può essere utile nei casi di AITD.
Sono necessari studi più grandi per verificare l'efficacia.
Tra i meccanismi potenziali, il minore rilascio di insulina, che aumenta IGF1 (importante nell'iniziazione e nella progressione del tumore) e aumenta gli estrogeni che promuovono la carcinogenesi mammaria. Anche l'induzione di infiammazione di basso grado è ritenuta un meccanismo che stimola la progressione tumorale.
"L'adesione a lungo termine a modelli dietetici antidiabetici e antinfiammatori potrebbe essere un mezzo per migliorare la prognosi delle sopravvissute al cancro al seno e quindi potrebbe aiutare a fornire raccomandazioni dietetiche. Sono giustificati ulteriori studi che utilizzino modelli dietetici correlati ai meccanismi biologici, in particolare studi di intervento nutrizionale".
"La risposta è stata evidenziata anche in modelli murini di adenocarcinoma, fibrosarcoma e cancro al seno, il batterio si è spostato in modo simile ai tumori oltre l'intestino e ha soppresso la crescita del cancro".
"La capacità della vitamina E di ripristinare la barriera intestinale e migliorare il tratto gastrointestinale può essere collegata alla prevenzione e al trattamento dell'artrite reumatoide. Gli integratori di vitamina E usati regolarmente possono aiutare le persone con AR a ridurre il dolore articolare, l'edema e la rigidità, oltre a migliorare la loro qualità generale della vita".
"I dati supportano l'uso di prodotti a base di mirtilli rossi per ridurre il rischio di infezioni del tratto urinario sintomatiche e verificate con cultura batterica nelle donne con infezioni del tratto urinario ricorrenti, nei bambini e nelle persone suscettibili di infezioni del tratto urinario a seguito di interventi. Le prove attualmente disponibili non ne supportano l'uso negli anziani, nei pazienti con problemi di svuotamento della vescica o nelle donne in gravidanza".
Nelle donne il rischio si riduce di un quarto, nei bambini e nelle persone suscettibili post intervento della metà.
"La maggior parte delle infezioni del tratto urinario viene trattata in modo efficace e piuttosto rapido con antibiotici, a volte una sola dose può curare il problema. Sfortunatamente, in alcune persone le infezioni del tratto urinario continuano a ripresentarsi. Senza essere sicuri se o come funzioni, alcuni operatori sanitari hanno iniziato a suggerire ai loro pazienti l'uso di cranberry. All'epoca era un'opzione facile e innocua. Anche secoli fa, secondo quanto riferito, i nativi americani mangiavano mirtilli rossi per problemi alla vescica."
Si sono riscontrati miglioramenti nell'intelligenza fluida, nell'attenzione e nei sintomi di ADHD.
Secondo i ricercatori i grassi presenti nelle noci (acido alfalinolenico, omega 3) è capace di favorire la crescita di sinapsi con un migliore funzionamento e quindi migliori connessioni tra neuroni. Per i risultati l'aderenza ha contato molto e i ricercatori hanno concluso raccomandando una porzione per almeno 3 volte a settimana.
Dagli studi sui modelli preclinici si ipotizza che i potenziali meccanismi possano riguardare l'induzione di enzimi di disintossicazione, la riduzione dell'impatto di agenti cancerogeni e degli stress ambientali, l'inibizione dello stress ossidativo e l'infiammazione durante la fase di promozione tumorale e l'induzione di apoptosi nella fase di progressione.
Da una revisione degli studi su questa malattia autoimmune è emerso che:
"Sulla base delle prove disponibili, l'integrazione di vitamina D può aumentare i suoi livelli sierici, ridurre l'infiammazione e può favorire l'attività della malattia e la salute delle ossa. L'integrazione di Omega 3 riduce l'attività della malattia e può ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo, migliorare i profili lipidici e la funzione endoteliale e persino aiutare a migliorare la qualità della vita. L'integrazione di vitamina E può regolare la produzione di anticorpi. Una dieta a basso indice glicemico può favorire la perdita di peso e ridurre l'affaticamento nei pazienti. L'effetto sinergico di curcumina e vitamina D non è più efficiente dell'integrazione di vitamina D, suggerendo che integrazioni separate possono far ottenere risultati migliori. Tutte le dosi utilizzate in vari studi sono state ben tollerate e questa evidenza può essere utilizzata come riferimento sulla sicurezza per studi futuri".
Secondo la pubblicazione:
∎ La nutrizione, attraverso le sue proprietà pro e antinfiammatorie, svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione dell'artrite reumatoide (AR).
∎ Il consumo di una dieta mediterranea antinfiammatoria integrata con acidi grassi omega-3 è raccomandato in aggiunta al trattamento medico.
∎ Sono necessarie prove di qualità superiore per trarre conclusioni più solide su specifici interventi dietetici per migliorare i risultati dell'AR.
∎ I reumatologi dovrebbero lavorare a stretto contatto con i professionisti della nutrizione per fornire un intervento dietetico più personalizzato ai pazienti con AR.
Altre diete come la glutenfree e la dieta vegetale possono essere d'aiuto in particolari persone. Gli omega 3 hanno un ruolo importante nel ridurre l'infiammazione. Antiossidanti, spezie ed erbe (per esempio aglio, zafferano, zenzero, cannella ecc.) riducono l'infiammazione tramite diversi meccanismi e funzionano bene in sinergia tra loro. Vitamina D, probiotici e vitamina K sono altri supplementi utili.
"In sintesi, le prove esistenti suggeriscono che la nutrizione svolge un ruolo sia nell'insorgenza della malattia RA sia nella gestione della malattia attraverso alimenti (anti)-infiammatori/gruppi di alimenti, sostanze nutritive o anche in alcuni casi restrizioni di alimenti. In effetti, la maggior parte degli studi clinici è limitata in termini di dimensioni del campione, durata e capacità di condurre gli studi "in cieco", quindi è evidente la necessità di studi di migliore qualità. Tuttavia, le prove che collegano la nutrizione e il rischio e la gestione dell'AR si stanno accumulando e non dovrebbero essere ignorate".
"Considerando la probabile sottostima degli effetti della vitamina D3 negli studi attualmente disponibili, non concentrandosi sui soggetti con bassi livelli di 25(OH)D e consentendo l'automedicazione della vitamina D al gruppo di controllo, il rischio quasi trascurabile di eventi avversi derivanti dall'integrazione di vitamina D3 a dosi ragionevoli e costi di trattamento molto bassi, riteniamo che la vitamina D sia un farmaco sottoutilizzato per i malati di cancro e dovrebbe essere considerato per l'uso in aggiunta alla terapia primaria del cancro quando bassi livelli sierici di 25 (OH) D ne giustificano l'uso".
"Da un terzo a metà delle persone depresse ha livelli di infiammazione elevati. La relazione è bidirezionale, promuovendo un circolo vizioso di cattiva salute mentale e fisica. Questo fenomeno aiuta a spiegare perché la depressione coesiste comunemente con le malattie infiammatorie e perché da un terzo alla metà dei casi di depressione sono resistenti ai tradizionali trattamenti antidepressivi, che non mirano specificamente all'infiammazione (ad es. inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). L'attuale studio ha testato un integratore alimentare antinfiammatorio sicuro e a basso costo - acidi grassi omega-3 - che può aiutare a prevenire l'insorgenza di casi di depressione associati all'infiammazione e difficili da trattare. Questo lavoro suggerisce che nella popolazione generale con frequente stress sociale, l'integrazione di acidi grassi omega-3 può aiutare a scongiurare l'aumento dei sintomi della depressione, forse riducendo le risposte infiammatorie allo stress. Questo metodo può essere vantaggioso perché lo stress è inevitabile e l'integrazione di omega-3 mira semplicemente alla risposta cellulare allo stress. Secondo la teoria della trasduzione del segnale sociale, può anche essere fruttuoso mirare alla frequenza di esposizione allo stress. In particolare, tra coloro che sperimentano stress sociale frequente, come un matrimonio ostile, affrontare lo stress direttamente (ad esempio, attraverso capacità di comunicazione o risoluzione dei conflitti, terapia matrimoniale o separazione/divorzio) può essere un passo necessario nel trattamento o nella prevenzione della depressione. In effetti, da un punto di vista clinico, è inutile, minaccioso e persino negligente raccomandare un integratore alimentare antinfiammatorio come strategia di prevenzione della depressione per qualcuno in una relazione violenta, ad esempio. Tuttavia, questi risultati mostrano come un integratore alimentare antinfiammatorio può aiutare a tamponare l'impatto sulla salute mentale del comune stress sociale, che a volte può essere inevitabile."
In conclusione, l'effetto antidepressivo degli omega-3 può essere più evidente tra coloro che soffrono di frequente stress sociale, forse perché questi grassi buoni riducono la reattività infiammatoria ai fattori di stress sociale.
È stato evidenziato che queste sostanze possono interagire col sistema immunitario che è alterato in persone con malattie autoimmuni.
"Per concludere, questo studio pilota suggerisce che la riduzione del frumento/ATI nella dieta può essere utile per alcuni pazienti con SMRR come trattamento complementare. Insieme a una buona tollerabilità, seguire una dieta a ridotto contenuto di grano/ATI ha migliorato la qualità della vita correlata al dolore ed ha esercitato un effetto potenzialmente immunomodulante, che era più pronunciato nel compartimento delle cellule mieloidi".
"La cannella può migliorare i livelli dell'indice HOMA (che misura l'insulinoresistenza) attraverso vari meccanismi tra cui la sottoregolazione (riduzione) della segnalazione dell'insulina negli adipociti, l'inibizione dell'azione dell'alfa-amilasi come enzima iniziale della digestione dei carboidrati, l'attivazione dell'adenosina monofosfato (AMP)-chinasi (AMPK) che può regolare il GLUT4 (trasportatore del glucosio) e l'attivazione dell'IGF1 nei fibroblasti, favorendo il controllo glicemico".
Tra i composti attivi troviamo ergosterolo, lovastatina, cordicepina, tocoferoli, chitosano, ergotioneina, acido γ-aminobutirrico, quercetina ed eritadenina.
La presenza di composti potenzialmente tossici ne limita l'impiego.
In particolare gli effetti sono anti-ipertensione, ipolipemizzanti, antiossidanti, antinfiammatori, anti-proliferazione, anti-angiogenesi, antiaterosclerosi, anti-trombosi, insieme ad un effetto protettivo del miocardio in generale e la promozione del recupero della funzione endoteliale (rilassamento dei vasi).
Alcuni studi hanno mostrato anche effetti non solo preventivi ma anche terapeutici nei confronti di aterosclerosi, trombosi, miocardite, malattia coronarica, aritmia e danno da ischemia/riperfusione.
"Gli studi hanno dimostrato che gli effetti cardioprotettivi dei polifenoli sono strettamente correlati alle loro caratteristiche antiossidanti, antinfiammatorie e di alterazione della viscosità del sangue".
Minor stress ossidativo significa riduzione delle citochine infiammatorie.
Si può ridurre la concentrazione degli anticorpi (AbTPO e AbTG). L'effetto è maggiore in persone con malattie correlate al glutine (oltre alla celiachia) ed è quindi molto eterogeneo. Questo significa che è probabilmente sbagliato escludere il glutine a priori, ma che solo una parte delle persone ne beneficerebbe.
L'esclusione del glutine può migliorare l'infiammazione intestinale legata alla permeabilità intestinale, che favorisce l'ingresso di molecole antigeniche e infiammatorie nel sangue, inducendo risposte immunitarie. Anche la modulazione del microbiota ha probabilmente un ruolo.
Nell'analisi si è rilevato un miglioramento degli ormoni TSH e FT4.
"Questi risultati rilevanti possono essere spiegati con il ruolo della dieta priva di glutine nel migliore assorbimento di iodio, selenio, zinco, vitamina D e di tutti i nutrienti essenziali per l’adeguato funzionamento della tiroide e la regolazione della sua autoimmunità. Inoltre, nei pazienti HT trattati con levotiroxina, si dovrebbe tenere in considerazione un migliore assorbimento della terapia durante la dieta senza glutine.
Per quanto riguarda i livelli di FT3, non sembrava esserci alcun cambiamento significativo dopo l’intervento dietetico nella nostra analisi complessiva".
È probabile secondo i ricercatori che la riduzione dell'infiammazione sistemica possa migliorare l'attività delle desiodasi, enzimi che convertono il T4 in T3, l'ormone pienamente attivo.
I ricercatori concludono sostenendo che i dati non sono ancora sufficienti a dare indicazioni per la rimozione del glutine nella dieta delle persone con Hashimoto, in particolare con l'uso di alimenti glutenfree arricchiti in grassi, sale e zuccheri che sono veri e propri cibi spazzatura.
Somministrato a persone sane, modula i neutrofili in modo da ridurre la loro aggressività eccessiva ed evita la formazione di aggregazioni extracellulari note come "netosi". Questo nel modello animale di autoimmunità riduce gli autoanticorpi e la trombosi. Questo meccanismo ne fa un potenziale trattamento complementare nei confronti delle malattie autoimmuni.
Lo zenzero può inoltre essere efficace contro la nausea, anche in prevenzione (quindi assunto prima di andare in auto per esempio, ma anche per la chemioterapia).
Sostanze presenti come gingeroli e shogaoli interagiscono con i recettori di serotonina e acetilcolina che attivano il riflesso del vomito.
I motivi sono diversi. Le persone assumono alimenti economici ma che non possono fornire nutrienti a sufficienza. In questo modo aumentano le spese sanitarie e la predisposizione per malattie croniche, incluse ridotta salute mentale, soprattutto stress e depressione.
La FI agisce anche, indirettamente, inducendo infiammazione. L'alimentazione di scarsa qualità è proinfiammatoria e questo determina stress e resistenza insulinica.
I programmi alimentari di sostegno con alimenti salubri agiscono da vera e propria medicina nelle popolazioni colpite da FI.
I pasti medicali su misura (MTM) sono in grado di "migliorare la qualità della dieta, diminuire l’insicurezza alimentare e l’ipoglicemia, migliorare l’autogestione del diabete e sostenere migliori risultati psicosociali. La partecipazione ai programmi MTM è stata anche associata a un minore utilizzo dell’assistenza sanitaria e a costi inferiori". Sono quindi un investimento che fa risparmiare soldi alla sanità.
In particolare la Candida rilascia candidalisina e PGE2 che nei topi promuovono la progressione della steatosi epatica e il danno epatico, insieme all'insulinoresistenza. Altre specie correlate coi problemi metabolici sono Aspergillus e Meyerozyma.
L'altenusina (rilasciata da alternaria) riduce l'aumento di peso bloccando gli enzimi lipogenici. Anche Cochliobolus può produrre metaboliti utili per ridurre il dismetabolismo.
È nota l'associazione tra carboidrati da alimenti raffinati e sovracrescita di Candida, mentre una dieta più proteica e lipidica può contrastarla, in particolare se ricca di acidi grassi a catena corta e media, presenti per esempio nell'olio di cocco, che si è dimostrato efficace nel ridurre la Candida intestinale.
Oltre alla dieta, per contrastare la disbiosi fungina si usano i probiotici a base fungina come S. boulardii o il kefir che contiene oltre 50 specie tra lieviti e fermenti lattici.
Il trattamento può alleviare gli effetti collaterali comuni della chemioterapia come perdita di appetito, nausea, affaticamento o diarrea.
I ricercatori hanno specificato che "i risultati non devono essere applicati a popolazioni di pazienti al di fuori del cancro al seno o a regimi di trattamento al di fuori di questo studio. E, ha osservato, "deve essere considerato anche come si sente il paziente durante il digiuno di 60-72 ore".
Inoltre "deve essere considerato lo stato nutrizionale dell'individuo. Se un paziente ha scarso appetito e perde peso tra un trattamento e l'altro, il digiuno non deve essere effettuato prima del trattamento successivo".
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".
Dopo una prima fase di esclusione si può reintrodurre, col supporto di un professionista, alcuni alimenti. Questo permette una gestione a lungo termine. Anche l'eventuale adeguamento e personalizzazione deve essere fatto seguendo le preferenze e tolleranze individuali, in particolare per gli alimenti con fibra.
La dieta non dovrebbe essere usata in caso di malnutrizione, disturbo del comportamento alimentare, in caso di stenosi e alcune manifestazioni extraintestinali.
L'arrivo dei nuovi farmaci, efficaci e sicuri ma costosi, ha aperto nuovi orizzonti. Purtroppo se si smette di usarli il peso tende a riaumentare.
Il prof. Mozaffarian, uno dei maggiori epidemiologi nutrizionali al mondo, ci avvisa che non si può comunque prescindere da un uso del cibo come farmaco (FIM), con alimenti individualizzati e salubri e sovvenzionati dallo stato, e dalla considerazione di fattori come metodiche di cottura, esercizio fisico e sonno, "sfruttando la telemedicina, le app, l'intelligenza artificiale e l'approccio ludico".
Ognuno dovrebbe avere un percorso ideale e personalizzato: "Un programma combinato agonista GLP-1/FIM dovrebbe essere individualizzato. Per alcuni pazienti, la perdita di peso iniziale può essere sostenuta a lungo termine con la FIM e il supporto dello stile di vita associato. In altri, il programma potrebbe solo rallentare il recupero del peso, richiedendo un “periodo di richiamo” episodico dell’agonista GLP-1. Indubbiamente, la perdita di peso sostenuta rimarrà una sfida per gli altri, idealmente un sottoinsieme in diminuzione man mano che cresce l’esperienza nella combinazione di agonisti del GLP-1 e FIM".
L'effettiva convenienza economica di questi trattamenti deve essere verificata nel lungo termine.
Aggiornamento 4/6/2024
Aggiornamento 11/6/2024
"un punteggio "dietary inflammatory index" elevato può corrispondere a un maggiore apporto di grassi saturi, zuccheri raffinati e alimenti trasformati. Questi componenti possono innescare lo stress ossidativo e promuovere la produzione di mediatori pro-infiammatori, che possono danneggiare la barriera emato-encefalica e attivare le cellule immunitarie all’interno del sistema nervoso centrale. Questi eventi possono ulteriormente contribuire alle caratteristiche di neuroinfiammazione e demielinizzazione della SM".
Invece gli alimenti non trasformati, soprattutto vegetali, sono ricchi in vitamine, grassi buoni, antiossidanti, e contrastano l'infiammazione.
"Questi risultati evidenziano l’importanza di includere più alimenti antinfiammatori nella dieta per la possibile prevenzione e gestione della SM e forniscono una potenziale strada per la ricerca futura per sviluppare strategie nutrizionali mirate per mitigare il peso di queste condizioni debilitanti".
Nel 62% delle persone trattate vi è stata risoluzione della NASH, contro il 12% del gruppo placebo.
Risulta migliorata anche la funzionalità renale.
Il meccanismo è probabilmente legato all'inibizione del fattore NFkB, mediatore dell'infiammazione.
Migliorano anche glicemia, emoglobina glicata, colesterolo, parametri infiammatori, trigliceridi.
Gli effetti collaterali sono stati minimi.
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