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mercoledì 7 novembre 2012

E se mettessimo la frutta a scuola?

In Norvegia è bastato un programma nazionale di introduzione della frutta nelle scuole per ridurre il consumo di snack molto meno sani. Il dato è stato evidenziato mediante la compilazione di questionari di frequenza.
C'è una bella differenza tra mangiare l'uno o gli altri. La frutta è notoriamente associata a riduzione di peso, mentre gli snack (bibite gassate, dolci e chips) sono associate ad un suo aumento.
Questo succede perché, oltre al maggiore contenuto calorico, c'è una differenza soprattutto nella densità calorica e di nutrienti: mentre un frutto di 200 grammi fornisce poche calorie, ma molte fibre, sali minerali e vitamine, gli snack sono ricchi solo di grassi non sani, zuccheri raffinati e sale. Il senso di sazietà dopo aver mangiato gli snack finirà presto, e vorremo nuovamente cibo, soprattutto altro cibo spazzatura.
Grazie a questo programma i ragazzi norvegesi cresceranno più magri e quindi con un minor rischio di svariate malattie, e la loro sanità sarà ancora sostenibile.
Sarebbe possibile un programma analogo in Italia, con distributori che vendono frutta fresca e non cibo-spazzatura?? Non credo proprio, vista l'importanza della "lobby delle merendine", Ferrero, Mulino Bianco e Co!


Aggiornamento 16/10/2016

La mela influenza minimamente, grazie ai suoi nutrienti, la glicemia, anche in chi abbia problemi metabolici.

Aggiornamento 5/3/2021

Per la serie "i consigli della dottoressa Grazia Arcazzo", 3 porzioni di verdura e 2 di frutta sono associate con la minore mortalità. Aumentarli non sembra dare ulteriori benefici.
"Rispetto a chi consumava due porzioni di frutta e verdura al giorno, i partecipanti che consumavano cinque porzioni al giorno di frutta e verdura avevano un rischio di morte per tutte le cause inferiore del 13%; un rischio inferiore del 12% di morte per malattie cardiovascolari, comprese malattie cardiache e ictus; un rischio inferiore del 10% di morte per cancro; e un rischio inferiore del 35% di morte per malattie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)".
Tuttavia "non tutti gli alimenti che si potrebbero considerare frutta e verdura offrivano gli stessi benefici. Ad esempio: verdure amidacee, come piselli e mais, succhi di frutta e patate non erano associate a un rischio ridotto di morte per tutte le cause o malattie croniche specifiche".
"L' American Heart Association raccomanda di riempire almeno metà del piatto con frutta e verdura ad ogni pasto", ha detto Anne Thorndike, M.D., M.P.H., presidente del comitato nutrizionale dell'American Heart Association e professore associato di medicina presso la Harvard Medical School di Boston. "Questa ricerca fornisce una forte evidenza dei benefici per tutta la vita del consumo di frutta e verdura e suggerisce un importo obiettivo da consumare quotidianamente per una salute ideale. Frutta e verdura sono fonti di nutrienti confezionate naturalmente che possono essere incluse nella maggior parte dei pasti e degli snack e sono essenziali per mantenere i nostri cuori e corpi sani. "

Aggiornamento 25/5/2021

L'uso della frutta secca oleosa contribuisce nei bambini a migliorare la qualità della loro dieta, apportando nutrienti, fibre e vitamine, e dovrebbe essere raccomandato come snack salutare al posto dei cibi confezionati

Aggiornamento 11/9/2023

Fornire frutta e verdura a persone in difficoltà economica aiuta la loro salute. Migliorano lo stato di salute generale, il peso, lo stato metabolico (emoglobina glicata) e la pressione sanguigna, tutte condizioni legate a cibo di scarsa qualità che costa poco ma non apporta sufficiente nutrimento. Si riduce inoltre la food insecurity, intesa come incapacità di procurarsi cibo a sufficienza per motivi economici.
Lo studio ha mostrato che "gli investimenti in programmi e interventi nutrizionali basati sugli alimenti, come i programmi di prescrizione dei prodotti, che prevedono l’acquisto e l’assunzione di alimenti sani, come frutta e verdura, hanno il potenziale per affrontare l’insicurezza alimentare e migliorare i risultati sanitari a valle, soprattutto nelle popolazioni con condizioni sanitarie eterogenee a maggior rischio di cattiva alimentazione". Lo studio fa parte della "The Food is Medicine Initiative" della American Heart Association.

Che altre prove servono per considerare il cibo una medicina?

Aggiornamento 24/10/2023

L’insicurezza alimentare (food insecurity, FI), definita come "la mancanza di accesso costante a cibo sufficiente per una vita attiva e sana", è un potente fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione del diabete.
I motivi sono diversi. Le persone assumono alimenti economici ma che non possono fornire nutrienti a sufficienza. In questo modo aumentano le spese sanitarie e la predisposizione per malattie croniche, incluse ridotta salute mentale, soprattutto stress e depressione.
La FI agisce anche, indirettamente, inducendo infiammazione. L'alimentazione di scarsa qualità è proinfiammatoria e questo determina stress e resistenza insulinica.
I programmi alimentari di sostegno con alimenti salubri agiscono da vera e propria medicina nelle popolazioni colpite da FI.
I pasti medicali su misura (MTM) sono in grado di "migliorare la qualità della dieta, diminuire l’insicurezza alimentare e l’ipoglicemia, migliorare l’autogestione del diabete e sostenere migliori risultati psicosociali. La partecipazione ai programmi MTM è stata anche associata a un minore utilizzo dell’assistenza sanitaria e a costi inferiori". Sono quindi un investimento che fa risparmiare soldi alla sanità.

Aggiornamento 18/1/2024

I succhi di frutta al 100% sono associati ad aumento di peso nei bambini. L'associazione appare in parte essere mediata dall'eccesso calorico. "Un potenziale meccanismo che collega il succo 100% frutta all'aumento di peso è il consumo di calorie liquide, che ha dimostrato di comportare un maggiore aumento di peso rispetto all'ingestione di calorie solide. Rispetto alla frutta intera, il succo 100% frutta contiene meno fibra alimentare, che porta al rapido assorbimento del fruttosio nel fegato. Se consumato in eccesso, ciò può portare alla lipogenesi epatica de novo, alla produzione di lipoproteine ​​a densità molto bassa e trigliceridi".
Le conclusioni dello studio concordano con le indicazioni attuali di non consumare quotidianamente questi prodotti ma preferire la frutta intera.
Curiosamente è possibile individuare un trend a seconda del tipo di frutta, con un possibile supporto dei cosiddetti "superfoods". "I succhi di melagrana, frutti di bosco (goji, crespino, mirtillo e ribes) e amarena tendevano alla perdita di peso, mentre i succhi di mela, agrumi e uva tendevano ad un aumento di peso".

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