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lunedì 14 luglio 2025

Come trattiamo il lipedema

 

Il lipedema è una condizione che riguarda il tessuto adiposo sottocutaneo che si sviluppa dopo la pubertà, in seguito ai cambiamenti ormonali in persone (generalmente donne) predisposte geneticamente. Purtroppo si crea fibrosi nel tessuto adiposo che assume un aspetto molto irregolare, accompagnato da dolore e accumulo di liquidi. Mantenere un'adeguata composizione corporea può limitare il peggioramento della condizione e della qualità della vita.

https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/17175-lipedema



Non esiste una vera e propria cura per questa condizione, ma quando leggete che la nutrizione non conta nel lipedema, chi lo scrive o mente o è ignorante. Tertium non datur.
Si tratta di una condizione con infiammazione ed edema (ritenzione di liquidi) e chiunque abbia studiato fisiologia sa che sono correlate anche con ciò che si mangia.
L'infiammazione influenza le alterazioni ormonali che promuovono la fibrosi del tessuto adiposo e la sua ipertrofia, ed è causata anche dalla permeabilità intestinale che premette l'ingresso di batteri o parti di loro (LPS) che stimolano il sistema immunitario.

"La fibrosi può ostacolare il drenaggio linfatico, aggravare l'edema e causare ulteriore dolore e disagio. La componente fibrotica è probabilmente responsabile della sproporzionata riduzione volumetrica osservata negli arti interessati, anche a seguito di una significativa perdita di peso ottenuta attraverso interventi nutrizionali, esercizio fisico o chirurgia bariatrica".
Si tratta quindi di un grasso che non risponde ai comuni trattamenti, anzi la perdita di peso può riguardare solo le zone non affette e accentuare la differenza tra distretti del corpo.

Il consumo calorico a riposo può essere inferiore a quanto atteso (il famoso metabolismo lento).

In generale non si è ancora individuato il miglior trattamento dietetico (è probabile che ognuno abbia il suo), ma "Le diete personalizzate, a basso contenuto calorico e ricche di nutrienti antinfiammatori, possono rallentare efficacemente la progressione della malattia riducendo i sintomi, come l'infiammazione e il dolore, e migliorando la qualità della vita."




I picchi glicemici promuovono sbalzi di insulina e infiammazione, favorendo lipogenesi e ritenzione di acqua e sodio. Una restrizione eccessiva può però favorire dei disturbi del comportamento alimentare.

Alcune diete proposte rimuovono cibi potenzialmente infiammatori come quelli con glutine e latte, ma non spesso non vi è una reale necessità. Invece rimuovere gli alimenti industriali proinfiammatori e promuovere quelli non industriali ricchi di antiossidanti.

L'idratazione è essenziale per mantenere uno stato metabolico migliore.

I grassi buoni, compresi omega 3 e MCT (grassi a catena media) da olio di cocco, avocado e olio EVO favoriscono il metabolismo lipidico.

Tra le diete, la dieta chetogenica si è dimostrata superiore rispetto al digiuno alternato, alla lowcarb e alla mediterranea nel favorire il dimagrimento e riduzione del dolore, ma i dati non sono definitivi né univoci. L'effetto è dovuto all'abbassamento dell'insulina e dell'infiammazione.

Tra i supplementi proposti, il NAC, i polifenoli e la vitamina C dovrebbero essere usati per migliorare lo stato antiossidante. Gli omega 3 possono aiutare a ridurre l'infiammazione, le fibre la disbiosi.
"I pazienti affetti da lipedema possono trarre beneficio dall'uso a lungo termine della curcumina, un potente antinfiammatorio naturale, e dei glicosidi flavonoidi degli agrumi, diosmina ed esperidina, prescritti per ridurre il disagio e il gonfiore, poiché migliorano la microcircolazione e il drenaggio linfatico".

La review elenca anche una serie di altri supplementi potenzialmente utili, ma specifica che non esiste ancora certezza né sull'effetto né sulla sicurezza, anche perché possono, come detto prima esacerbare il dimagrimento in aree non colpite.

"Gli integratori che potenziano il metabolismo possono essere classificati in diverse classi in base al loro meccanismo d'azione: potenziatori energetici (catechine, caffeina); integratori di proteine e aminoacidi; potenziatori adrenergici (7-cheto deidroepiandrosterone, yohimbina); potenziatori della massa magra (chitosano, piruvato, L-carnitina, cromo, CLA). Questo gruppo di integratori promuove la perdita di peso attraverso una varietà di meccanismi molecolari, principalmente aumentando il metabolismo e diminuendo l'appetito. Possono aumentare l'ossidazione dei grassi durante l'esercizio fisico, così come il dispendio energetico, e possono alterare i percorsi metabolici nel tempo per migliorare il metabolismo dei grassi. Nei pazienti con lipedema, la perdita di peso indotta dalla dieta e da questi integratori può essere notevolmente maggiore della perdita di peso derivante dalla sola dieta. Tuttavia, gli operatori sanitari dovrebbero rimanere cauti riguardo alle limitazioni e ai potenziali rischi associati all'uso di tali integratori".


domenica 11 maggio 2025

Come l'infiammazione ostacola il dimagrimento

 

I punti salienti di un articolo tratto da Medscape.

L'obesità è caratterizzata da uno stato infiammatorio che aumenta il rischio delle malattie correlate. Ma l'infiammazione a sua volta ha un'azione sugli ormoni intestinali, si spende meno e si ha meno sazietà. Anche il sistema immunitario è coinvolto.

"La risposta infiammatoria può influenzare il dispendio energetico “in modo retroattivo per combattere il surplus energetico tipico dell’obesità”. Un sistema di feedback carente (talvolta chiamato resistenza all'infiammazione) riduce il dispendio energetico, portando all'accumulo di energia e, di conseguenza, all'obesità. La restrizione calorica può inavvertitamente contribuire al risparmio energetico, il che potrebbe spiegare perché per le persone obese è così difficile perdere peso e mantenerlo".

Questo spiega perché alcune persone, mettendosi in restrizione calorica, si ritrovano con più kg di prima dopo un certo tempo.

immagine generata con Gemini



Gli adipociti hanno una forte influenza sul destino metabolico delle calorie introdotte, attraverso la regolazione ormonale, in particolare della leptina. L'infiammazione altera il funzionamento della leptina e degli altri ormoni, tra cui insulina e ormoni intestinali e in questo modo le cellule adipose “diventano più efficienti nell’immagazzinare energia piuttosto che rilasciarla, e l’infiammazione potrebbe essere implicata nella soppressione del rilascio di energia e nella promozione del suo accumulo”.

I meccanismi che mediano la stato infiammatorio sono diversi: lo stress meccanico, dovuto alla sua espansione, i metaboliti batterici, l'ipossia (scarso ossigeno che arriva alle cellule), la morte degli adipociti dovute a tutte queste condizioni (con rilascio di fattori infiammatori della necrosi).

Le vie che poi intervengono sul consumo energetico non sono ben chiare e sono probabilmente ridondanti, ossia sono più di una e hanno molteplici connessioni che si compensano tra loro.

Fare sport potrebbe inoltre essere di modesto aiuto, in quanto la spesa è ridotta e il corpo aumenterà la fame per compensare le energie perse.
Un modo per aumentare la spesa energetica è nutrire il microbiota. Infatti una parte dell'energia della dieta viene modulata dai nostri batteri intestinali. Se assumiamo fibra e amido resistente, il corpo sprecherà più energia e ne assorbirà meno, se invece consumiamo alimenti processati l'energia sarà tutta assorbita e più facilmente accumulata. Per questo una dieta antinfiammatoria come la mediterranea è amica del microbiota e può aiutare a promuovere un bilancio energetico negativo, specie se addizionata con alimenti/integratori prebiotici e probiotici.

Ma in definitiva è nato prima l'uovo o la gallina? Ossia arriva prima l'obesità o l'infiammazione?
"L'obesità provoca sicuramente infiammazione e l'infiammazione, a sua volta, rende le persone più suscettibili all'aumento di peso attraverso la riduzione del dispendio energetico e possibilmente attraverso meccanismi nel cervello che non comprendiamo appieno, che riducono la sensibilità del cervello agli ormoni della sazietà."
Comprendere meglio questi meccanismi potrà aiutarci a curare le persone.

Aggiornamento 14/5/2025

La curcumina migliora il dimagrimento rispetto al solo sport in persone con obesità.
Prendendo 2 gruppi, quello che ha assunto curcuma rispetto a chi non l'ha fatto ha avuto risultati migliori in termini di perdita di grasso.

Aggiornamento 23/6/2025

Il digiuno fatto solo con acqua per alcuni giorni ha creato problemi in un piccolo gruppo di persone che si è sottoposto all'esperimento, condotto anche dal prof Fontana, noto esperto dell'argomento.
Spesso si dice che il digiuno purifica, sfiamma e tante cose buone. In generale non sono d'accordo, dipende molto dalla persona che lo fa e come lo si fa, quindi inutile dire che è qualcosa ideale per tutti.
Nel caso del digiuno senza calorie, quindi con sola acqua e fatto sotto supervisione medica, sono aumentati i parametri infiammatori e piastrinici, potenzialmente aumentando il rischio cardiovascolare. Il
Il protocollo ha indotto chetosi, perdita di peso e aumentato l'ossidazione dei grassi, ma ha aumentato i parametri di stress. Ha ridotto la beta amiloide, una sostanza legata all'Alzheimer.
Si ipotizza che la risposta infiammatoria possa, un po' come l'allenamento, essere ridotta con l'abitudine al digiuno, ma per ora si invita alla prudenza.

Aggiornamento 10/8/2025

I ricercatori hanno paragonato 2 diete. Una con il piatto EatWell, l'altra con alimenti UPF (ultraprocessati). La seconda però, contrariamente a quanto si possa pensare, era strutturata in modo da coprire i fabbisogni di fibre, nutrienti, frutta e verdura.
Le diete erano ad libitum, ossia senza indicazioni sulle calorie ma si poteva mangiare a sazietà.

Le persone con la prima dieta, più salutare, hanno perso più peso, sostanzialmente perché hanno assunto meno calorie. Ma perché è successo? Perché i cibi non raffinati sono più sazianti, si masticano di più, sono meno palatabili. Si promuove in questo modo un pasto meno calorico e si facilita il mantenimento del peso perso, riducendo l'appetito. L'aumento dell'appetito è uno dei principali fattori di recupero del peso e abbandono della dieta.

sabato 5 aprile 2025

Evoluzione della piramide

 

La SINU, la società scientifica che fa le linee guida nutrizionali in Italia, ha confezionato una nuova piramide alimentare relativa alla dieta mediterranea, che appare molto meno moderata di quanto ci vogliano far pensare alcuni.




Si può notare, per quanto riguarda zucchero aggiunto, alcolici e sale, che non si scrive usateli con moderazione, bensì usateli il meno possibile. Carne rossa e dolci possono avere un consumo occasionale, carni bianche, formaggi, uova, pesce, legumi, patate un consumo di alcune volte a settimana, cereali, latte, yogurt, frutta oleosa, frutta fresca, verdure e olio EVO consumo quotidiano. La nuova piramide raccomanda anche la corretta idratazione, il rispetto per l'ambiente, suggerendo di rispettare la biodiversità, ridurre i rifiuti ed essere sostenibili. Per quanto riguarda lo stile di vita si consigliano la convivialità, l'esercizio fisico e il controllo del peso.





"Pasta, riso e pane sono componenti essenziali di una dieta sana e la nuova Piramide invita in particolare al consumo di cereali integrali in considerazione del loro apporto di fibre alimentari, vitamine e composti bioattivi nonché dei loro benefici effetti metabolici rispetto ai cereali raffinati, primo fra tutti la minore risposta glicemica post-prandiale (nota: quindi tenere bassa la glicemia è raccomandato e non inutile come ci dicono alcuni). Si consiglia l'abbinamento dei cereali con verdure e/o legumi nel rispetto delle antiche tradizioni culinarie mediterranee e delle ampie evidenze scientifiche sui benefici nutrizionali e metabolici degli stessi". La frutta oleosa, che una volta era temuta per il suo contenuto di grassi, è messa sullo stesso piano dei cereali integrali grazie alle evidenze scientifiche recenti che documentano i benefici dovuti a grassi polinsaturi, sostanze bioattive, minerali e vitamine e va quindi consumata quotidianamente.





I legumi devono essere consumati 3/4 volte a settimana, il pesce azzurro 2 o 3 volte, in modo da assicurare un apporto di omega 3 che riduca il rischio cardiovascolare. Evitare il pesce spada per il suo contenuto di elementi tossici come il mercurio, favorire il pesce piccolo pescato localmente.
La carne bianca deve essere favorita rispetto alla rossa, le uova vengono finalmente descritte come un alimento amico che apporta numerosi nutrienti benefici senza aumentare rischio cardiovascolare o tumorale.
Le patate non devono essere usate come contorno ma in sostituzione dei cereali perché apportano carboidrati in modo simile; eventualmente è possibile consumare 2 porzioni ridotte di entrambi, come si fa in una minestra per esempio.

All'apice della piramide troviamo quindi dolci e carni rosse e processate (salumi, per capirci). Viene chiarito che l'apporto di zuccheri semplici suggerito è praticamente rappresentato solo dalla frutta, con pochissimo spazio concesso a zuccheri aggiunti e alimenti che li contengono, da consumare solo in occasioni speciali, come nelle antiche tradizioni.

Come illustrato prima il consumo di alcolici è ugualmente da riservare alle occasioni speciali e nessun consumo può essere inteso come benefico per la salute. Il possibile effetto positivo cardiovascolare viene bilanciato da un noto effetto cancerogeno.

Le conclusioni finali sottolineano l'importanza della dieta mediterranea anche per scopi che vanno oltre l'alimentazione sana.
"Intrecciando considerazioni ambientali ed economiche, questa piramide rivista offre una guida olistica per una moderna dieta mediterranea. Non mira solo a migliorare la salute della popolazione, ma preserva anche le tradizioni alimentari culturali, affrontando al tempo stesso le sfide nutrizionali ed ecologiche del nostro tempo. In sostanza, questa nuova Piramide fornisce un quadro pratico e lungimirante per l’adozione di uno stile di vita alimentare sostenibile e favorevole alla salute nel 21° secolo".


Aggiornamento 11/4/2025

Sono uscite le linee guida ufficiali sulla dieta mediterranea, alle quali ho contribuito come parte dell'ERT (Evidence review team).
Ringrazio il prof Nicola Veronese, coordinatore del lavoro, per avermi dato l'opportunità di fare questa interessante esperienza.

La dieta mediterranea, in base alle evidenze, è consigliata nella popolazione generale sia in prevenzione che in terapia di supporto in molte malattie e condizioni, compresi tumori, malattie autoimmuni e cardiovascolari, alterazioni metaboliche, gravidanza.