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domenica 30 ottobre 2022

Le vie del diabete sono infinite 3


Continua qui il post su nutrizione e diabete di tipo 2 o altri tipi (tipo 1, gestazionale ecc.)

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Aggiornamento 16/7/2023


I probiotici possono avere un buon effetto sulla glicemia in persone diabetiche secondo una metanalisi. L'effetto è maggiore in persone con BMI superiore a 30. I probiotici a base di bifidobatteri e i cibi probiotici appaiono più efficaci.

"I cambiamenti nella composizione microbica intestinale possono essere un meccanismo mediante il quale l'integrazione di probiotici migliora il controllo glicemico. L'integrazione di probiotici può modulare e aumentare l'abbondanza della flora intestinale che è benefica per il controllo glicemico. Inoltre, il microbiota intestinale può regolare il GLP1, che promuove la secrezione di insulina dalle cellule β pancreatiche e riduce la secrezione di glucagone dalle cellule α, con conseguente riduzione del tempo di svuotamento gastrico, della peristalsi gastrointestinale e della perdita di appetito [lo stesso effetto dei farmaci antiobesità]. Precedenti studi hanno scoperto che i probiotici possono stimolare la produzione di acidi grassi a catena corta, in particolare il butirrato, che aumentano la sensibilità all'insulina e quindi migliorano il controllo glicemico".

Il fatto che le persone con rapporto peso/altezza superiore abbiano maggiore giovamento fa pensare che abbiano un peggiore microbiota. 

Aggiornamento 18/7/2023

A parità di calorie, una dieta con maggiore presenza di alimenti funzionali come cereali integrali, cipolle, carciofi, rucola, salmone, tè verde, mandorle e olio extravergine ha maggiore efficacia nel diabete di tipo 2 rispetto a una dieta classica con olio EVO. In particolare si riduce il grasso pancreatico, quello che altera la risposta metabolica, e migliora l'efficacia dell'insulina, l'ormone rilasciato dopo il pasto che ha il compito di abbassare la glicemia e che risulta inefficace nei diabetici.

Aggiornamento 29/7/2023

Avere una condizione di prediabete, che se non curata quasi sicuramente progredirà in diabete di tipo 2, è associato con aumentato rischio di demenza, ma intervenire impedendo lo sviluppo del diabete riduce questo rischio.
Il legame tra problemi neurocognitivi e diabete è spiegato dalla glicemia alta che mette sotto stress i vasi sanguigni e impedisce un corretto nutrimento del cervello.
In particolare "i meccanismi putativi includono iperglicemia acuta e cronica, tossicità del glucosio, insulino-resistenza e disfunzione microvascolare del sistema nervoso centrale. L'aumento dell'insulina periferica nelle persone con iperglicemia provoca la desensibilizzazione del recettore neuronale dell'insulina, che può portare a una diminuzione della clearance di β-amiloide e un aumento della prefosforilazione della proteina τ. La tossicità del glucosio e la disfunzione microvascolare sono associate ad un aumento dello stress infiammatorio e ossidativo, che porta ad un aumento della permeabilità emato-encefalica. La combinazione di questi meccanismi è stata proposta per spiegare il legame tra diabete e demenza vascolare e di Alzheimer".

Aggiornamento 8/8/2023


In persone con diabete di tipo 1 assumere un pasto con meno carboidrati e più proteine prima dell'attività fisica aiuta a ridurre le escursioni glicemiche. I ricercatori però raccomandano di trovare nuove strategie per la gestione dell'insulina.


Aggiornamento 17/8/2023

Il consumo di dolcificanti artificiali è associato ad aumentato rischio di diabete di tipo 2. Lo studio non può stabilire nesso causale ma è comunque da tenere in considerazione per rinnovare l'invito a evitare il consumo dei dolcificanti. Il rischio aumenta in media dal 9 al 70% a seconda del tipo di dolcificante e delle quantità.


Aggiornamento 18/8/2023

L'uso della dieta chetogenica è normalmente controindicato in caso di diabete di tipo 1 (quello giovanile e autoimmune). Esiste infatti un rischio di chetoacidosi incontrollata che porta al coma.
Un piccolo studio ha messo in evidenza che, riducendo i carboidrati, si può avere un aumento del livello di corpi chetonici ma con bassissimo rischio di chetoacidosi. Alcuni diabetici sono stati divisi in 3 gruppi con crescenti quantità di carboidrati.
Nel gruppo con minore introito (<30g al giorno) "nonostante la grave restrizione di carboidrati, il grado di chetosi nutrizionale osservato è molto inferiore al previsto, con un range di 0,3-1,15 mmol/L". La soglia ritenuta indicativa di chetoacidosi è di 3mmol/L, quindi più alta. Lo studio è indicativo di sicurezza della dieta chetogenica nei diabetici di tipo 1, con interessanti prospettive di beneficio nella gestione della malattia, ma sono necessari studi più grandi per confermare i risultati.

Aggiornamento 22/8/2023

Il fico, temutissimo per il suo incredibile contenuto di zuccheri 🤌🏼🤌🏼, in realtà contrasta il diabete grazie al suo effetto di modulazione del metabolismo glucidico. Infatti determina un rallentamento dell’assorbimento del glucosio e un miglioramento del suo ingresso nelle cellule muscolari (miglioramento della sensibilità insulinica), insieme alla modulazione del metabolismo glicemico nel fegato, nel muscolo e nel tessuto adiposo. Inoltre ha un effetto antiossidante che contrasta i radicali liberi.

Aggiornamento 1/9/2023

Sono uscite le nuove linee guida per la prevenzione cardiovascolare nei diabetici. Si consiglia in generale una dieta mediterranea, meglio se supplementata con olio EVO o frutta oleosa. Queste diete agiscono meglio di una low fat. L'uso di omega 3 non è raccomandato. Dovrebbe essere evitato il consumo di zuccheri, bibite zuccherate e succhi di frutta.
In caso di insufficienza cardiaca una dieta con maggiore quantitativo proteico ha un effetto migliore sui fattori di rischio.
La presenza di un team multidisciplinare è fondamentale.

Aggiornamento 19/9/2023

Nelle persone normopeso con diabete l'esercizio coi pesi è più efficace di quello aerobico per migliorare il quadro glicemico. Il miglioramento dell'emoglobina glicata è proporzionale all'aumento della massa magra.

Aggiornamento 24/9/2023

Le diete lowcarb non sono attualmente raccomandate per la gestione del diabete nei giovani. Uno dei motivi è che si può incorrere in ridotta crescita, carenze nutrizionali e problemi di salute, soprattutto se non effettuare correttamente.
Un parere ufficiale dei pediatri americani ha elencato i seguenti punti:

👨🏽i ragazzi con diabete di tipo 1 possono fare una dieta chetogenica o lowcarb solo sotto attenta supervisione medica.

🍩🚫 la riduzione dei carboidrati deve avvenire minimizzando l'introduzione del cibo industriale.

🧋 eliminare bibite e succhi zuccherati contribuisce alla riduzione del peso e al miglioramento del quadro glicemico

🥖 le restrizioni dietetiche devono essere gestite da esperti perché possono favorire l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare

🏃🏼‍♀ dieta e sport anche intenso devono essere prescritti da specialisti

💶 le persone economicamente svantaggiate sono a rischio maggiore di diabete di tipo 2 e devono quindi essere supportate in modo da fare scelte alimentari migliori

Aggiornamento 15/10/2023

L'esposizione alla luce naturale migliora la glicemia nelle persone diabetiche.
Questo è stato dimostrato in un piccolo gruppo di diabetici che indossavano il dispositivo per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM).
Quando esposti alla luce solare le persone avevano una glicemia normale per periodi più lunghi. Anche il quoziente respiratorio (QR) era inferiore e questo indicava una maggiore facilità nell'ossidazione dei grassi.
"Se lavori in un ufficio quasi senza esposizione alla luce naturale, ciò avrà un impatto sul tuo metabolismo e sul tuo rischio... o sul controllo del diabete di tipo 2, quindi cerca di ottenere quanta più luce solare possibile e, idealmente, di uscire all'aperto quando puoi”, ha detto il prof. Habets a PracticeUpdate di Elsevier. “Per ora, sembra che [l’esposizione alla luce naturale] non abbia un’influenza maggiore dei farmaci nell’abbassare i livelli di glucosio. Tuttavia, poiché si sono verificati miglioramenti nella [percentuale di] tempo nell’intervallo target di glucosio e nel QR, è utile valutare e modificare l’esposizione alla luce naturale o artificiale dei pazienti, poiché questa potrebbe essere una facile opportunità per ottenere miglioramenti. "

L'insicurezza alimentare raddoppia il rischio di ipoglicemia nei diabetici.

Aggiornamento 24/10/2023

L’insicurezza alimentare (food insecurity, FI), definita come "la mancanza di accesso costante a cibo sufficiente per una vita attiva e sana", è un potente fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione del diabete.
I motivi sono diversi. Le persone assumono alimenti economici ma che non possono fornire nutrienti a sufficienza. In questo modo aumentano le spese sanitarie e la predisposizione per malattie croniche, incluse ridotta salute mentale, soprattutto stress e depressione.
La FI agisce anche, indirettamente, inducendo infiammazione. L'alimentazione di scarsa qualità è proinfiammatoria e questo determina stress e resistenza insulinica.
I programmi alimentari di sostegno con alimenti salubri agiscono da vera e propria medicina nelle popolazioni colpite da FI.
I pasti medicali su misura (MTM) sono in grado di "migliorare la qualità della dieta, diminuire l’insicurezza alimentare e l’ipoglicemia, migliorare l’autogestione del diabete e sostenere migliori risultati psicosociali. La partecipazione ai programmi MTM è stata anche associata a un minore utilizzo dell’assistenza sanitaria e a costi inferiori". Sono quindi un investimento che fa risparmiare soldi alla sanità.


Il diabete di tipo 2 è un fattore stressante per il corpo. Più ci si ammala da giovani, più si riduce l'aspettativa di vita. Ogni decade con il diabete riduce l'aspettativa di vita di 3-4 anni.

Aggiornamento 27/10/2023

Il diabete gestazionale aumenta il rischio di sovrappeso nella prole.
I potenziali meccanismi includono alterazioni nel metabolismo lipidico che aumentano l’adiposità della prole, alterazioni nella secrezione di insulina fetale e nella resistenza all’insulina, cambiamenti epigenetici e cambiamenti nella composizione corporea che aumentano il rischio di obesità infantile.
La gestione del peso e una dieta corretta sono fondamentali per prevenire e correggere il diabete gravidico ed evitare la trasmissione ereditaria intergenerazionale del sovrappeso e del diabete.
Prendi un appuntamento per la tua alimentazione in gravidanza.

Aggiornamento 29/10/2023

In uno studio su 75 persone con diabete di tipo 2 è stata verificata l'efficacia del TRE, time restricted feeding, un tipo di digiuno alternato in cui si mangia senza guardare le calorie ma si può assumere cibo solo in una finestra di 8 ore, digiunando nel resto del giorno. Il confronto con una classica dieta ipocalorica ha mostrato una maggiore perdita di peso nel gruppo TRE, ma calo dell'emoglobina glicata simile tra i 2 gruppi.
Considerazioni personali: sbagliato l'orario di alimentazione (12-20, senza colazione) e la glicata non è calata correttamente perché è aumentato il cortisolo, ormone iperglicemizzante.

Aggiornamento 21/11/2023

La riduzione del sonno (6 ore a notte) porta a resistenza insulinica, indipendentemente dall'adiposità.

Aggiornamento 4/1/2024

Alcuni recenti studi evidenziano che la dieta lowcarb può ridurre il rischio di diabete gestazionale e promuovere minor aumento di peso a lungo termine, ma solo se contemplano una maggioranza di alimenti salutari e di qualità. Questo va a smentire il tanto caro "tutte le calorie sono uguali" che ancora imperversa tra i professionisti.
Le diete a basso contenuto di carboidrati efficaci erano caratterizzate da (pochi) cereali integrali e legumi, frutta e verdura, proteine di alta qualità e grassi salutari.
I meccanismi sembrano legati alla presenza dei micronutrienti e antiossidanti che contrastano la resistenza insulinica che è alla base della patologia diabetica, mentre le fibre aumentano la sazietà e il ridotto introito di grassi saturi riduce l'infiammazione. Inoltre i carboidrati da fonti raffinate possono modulare il destino dei nutrienti, aumentando la tendenza a depositare grasso.

Aggiornamento 6/1/2024

In uno studio che ha coinvolto circa 150 diabetici una dieta con pasti sostituitivi della durata di 13 settimane (e successiva reintroduzione) induce la remissione del diabete di tipo 2 nella metà dei soggetti.

Aggiornamento 2/2/2024

Raggiungere la remissione del diabete riduce effettivamente il rischio di malattia cardiovascolare e renale. È quindi corretto dedicarsi ai cambiamenti dello stile di vita che possono ridurre morbilità e mortalità.

Aggiornamento 18/2/2024

Uno studio ha indagato il legame tra bevande e rischio cardiovascolare in persone con diabete di tipo 2 (T2D).
I risultati mostrano che "maggiori assunzioni di bibite zuccherate, bibite dolcificate artificialmente e succhi di frutta naturali erano ciascuno linearmente associati a un rischio più elevato di eventi cardiovascolari (CVD) in individui con T2D, indipendentemente dalla predisposizione genetica alla CVD, e che la sostituzione di bibite e succhi con caffè, tè o yogurt, ma non di bibite con dolcificanti artificiali erano associati a un minor rischio di eventi CVD nei soggetti con T2D".

Aggiornamento 19/2/2024

La cannella può migliorare il metabolismo glucidico in persone con prediabete

Aggiornamento 23/2/2024

La supplementazione con magnesio può essere efficace nel ridurre la glicemia in donne con diabete gestazionale

Aggiornamento 27/2/2024

La carenza di vitamina D (VDD) incrementa nei diabetici il rischio di neuropatia periferica (DPN), aumentando le lesioni dei nervi.
"Il meccanismo con cui la VDD influisce sulla DPN non è ancora del tutto chiaro. La VDD può influenzare il metabolismo del glucosio compromettendo la funzione delle cellule β pancreatiche, diminuendo i fattori neurotrofici che portano alla disfunzione neurologica e attenuando gli effetti antinfiammatori che portano alla disfunzione endoteliale vascolare, promuovendo così l’insorgenza e la progressione della DPN. La vitamina D ha effetti fisiologici significativi, influenzando la sensibilità all’insulina nel sangue periferico e il metabolismo degli acidi grassi e inattivando le citochine associate alla resistenza all’insulina. Nello specifico, i recettori della vitamina D sono presenti sulle cellule β del pancreas, dove facilitano significativamente la secrezione di insulina migliorando l’afflusso transmembrana di Ca2+ nello spazio intracellulare. La VDD può bloccare il normale rilascio di insulina alterando il flusso di calcio sulle cellule β. Inoltre, la vitamina D, funzionando come neurosteroide, svolge un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento di vari disturbi neurologici. L’evidenza epidemiologica ha suggerito che la vitamina D svolge un ruolo cruciale nello sviluppo neuronale e gli studi hanno dimostrato che i recettori della vitamina D e l’enzima richiesto per la produzione della sua forma attiva (1a-OHasi) sono distribuiti nel cervello, nelle cellule neuronali e nelle cellule gliali.

Aggiornamento 6/3/2024

È noto che l'assunzione di statine può aumentare il rischio di diabete di tipo 2 in alcune persone. Il legame può essere dato da alcuni batteri intestinali e dal loro effetto sul metabolismo.

"Uno è l’effetto dei metaboliti microbici: aumento dell’imidazolo propionato, degli aminoacidi a catena ramificata (BCAA) e diminuzione degli acidi grassi a catena corta (SCFA) che possono influenzare la secrezione di insulina, la resistenza all’insulina e il bilancio energetico. Gli altri sono l’interruzione della funzione della barriera intestinale che causa l’entrata in circolo di LPS (lipopolisaccaride) e l’aumento indotto dai polisaccaridi batterici di TNF-α (fattore di necrosi tumorale alfa) e IL-6 (interleuchina-6) circolanti, che portano a infiammazione cronica e esacerbazione della resistenza all’insulina".

Aggiornamento 7/3/2024

Non dormire a sufficienza aumenta il rischio di diabete (T2D) anche in chi segue un'alimentazione corretta.
"Come suggerito da studi di laboratorio, la mancanza di sonno può contribuire allo sviluppo del T2D attraverso vari meccanismi, come una ridotta sensibilità cellulare all’insulina, un metabolismo energetico del muscolo scheletrico spostato verso la non ossidazione del glucosio, una maggiore attività del sistema nervoso simpatico e una composizione alterata del microbiota intestinale".
Un altro legame è rappresentato dall'ostruzione delle vie aeree spesso presente, un altro fattore che determina insulinoresistenza.

Aggiornamento 9/3/2024

Nelle persone con diabete di tipo 1 (quello giovanile) l'uso di vitamina D è associato con migliore controllo glicemico. L'associazione deve essere comunque confermata in studi di intervento.

Aggiornamento 21/3/2024

Nel diabete e nella nefropatia diabetica la polarizzazione M2 dei macrofagi può favorire la riparazione dei tessuti danneggiati, mentre quella M1 esacerba l'infiammazione

Aggiornamento 25/3/2024

Durante la gravidanza alcuni ormoni come progesterone, cortisolo, prolattina e ormone lattogeno placentare riducono la sensibilità insulinica per favorire l'accrescimento del feto.
Il controllo metabolico (glicemia e lipidi) è importante perché il nutrimento del nascituro dipende dai nutrienti che oltrepassano la placenta. Iperglicemia e iperlipidemia favoriscono un'eccessiva crescita intrauterina e così predispongono per malattie metaboliche future.
Una metanalisi dimostra l'efficacia degli omega 3 nel migliorare l'insulina e l'indice HOMA nelle donne con ridotta sensibilità insulinica, mentre nelle sane non ci sono variazioni significative.

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