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lunedì 12 luglio 2021

HMO: perché i bambini allattati stanno bene

 

Gli HMO sono zuccheri non digeribili presenti nel latte materno, che hanno il compito principale di nutrire il microbiota del neonato.


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Oggi si possono utilizzare come supplementi, con tutti i vantaggi del caso. Ad esempio promuovere la crescita di specie benefiche, come i bifidobatteri (in particolare B. infantis), ma anche Firmicutes, Actinobacteria, Bacteroides e Lachnospiraceae. Parallelamente si riducono i batteri cattivi come Enterococcus, Proteobacteria, Streptococcus, Rothia, Enterococcus e Clostridia.


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Un altro effetto benefico che si favorisce è il ripristino della funzione di barriera intestinale e la riduzione quindi della permeabilità intestinale, il cui eccesso è legato a varie patologie (autoimmuni, metaboliche ecc.). Questo effetto è diretto dallo stimolo della produzione di mucina, e in parte dalla riduzione delle citochine infiammatorie.

In generale possono quindi essere benefici per tutte le patologie legate a squilibrio del microbiota, come diabete, obesità, patologie cardiovascolari, intestinali ecc.




Questi zuccheri hanno forte influenza sul sistema immunitario, modulandolo e limitando quando necessario la risposta infiammatoria, favorendo il sistema immunitario adattativo e una risposta TH1, in modo da favorire la tolleranza verso le proteine (assente nelle allergie), grazie anche alla stimolazione delle Treg. "Gli HMO possono interagire direttamente con il sistema immunitario legandosi a diversi recettori presenti sulle cellule immunitarie. Pertanto, gli HMO possono prevenire l'asma allergico, limitare il rilascio di citochine infiammatorie e inibire il "rolling" dei leucociti all'interno dei vasi sanguigni competendo con i substrati per questi recettori".

"Nonostante un gran numero di pubblicazioni che mostrino gli effetti benefici degli HMO sull'ospite (come la protezione contro le allergie), alcuni risultati sono piuttosto controversi, soprattutto a causa della mancanza di omogeneità tra tutti questi studi in termini di tempo di integrazione, concentrazione e tipo di HMO. Sono necessari ulteriori esperimenti per affermare l'effetto benefico degli HMO sulla salute".

Aggiornamento 10/8/2021

Il mio nuovo articolo su come prevenire le allergie alimentari e i problemi correlati come la dermatite seborroica

Aggiornamento 28/8/2021

I microbi nel latte materno riflettono quelli dell'intestino della mamma. Arrivano nella ghiandola mammaria mediante le cellule dendritiche, che riescono a selezionare i batteri giusti (in particolare i bifidobatteri) e trasportarli attraverso il sistema linfatico. Un microbiota infantile sano è associato con migliore salute nel bambino, ecco perché è importante che la mamma abbia dieta e microbiota corretti.

Aggiornamento 24/10/2021

Solito ottimo articolo di Selfhacked.com sui probiotici

I probiotici riducono l'infiammazione sia in persone sane che in caso di malattie come IBD e fatica cronica
Modulano favorevolmente il sistema immunitario delle persone con asma e riducono i sintomi nella rinite allergica; migliorano anche la tolleranza verso gli antigeni alimentari
Riducono il rischio di dermatite atopica, soprattutto in gravidanza, e in alcuni bambini migliorano la malattia
Riducono l'incidenza della mucosite orale e intestinale

Le evidenze sono inferiori invece per malattie autoimmuni, infiammazioni polmonari, celiachia e artriti

Aggiornamento 10/11/2021

L' EAACI (società europea di allergologia) ha rilasciato una posizione ufficiale sul rapporto tra batteri e allergia.
L'abuso di antibiotici in gravidanza e infanzia è associato con alterazione del microbiota intestinale e polmonare e aumentato rischio di allergie. Tuttavia a parte la dermatite atopica e il M. pneumoniae nell'asma severo non vi sono chiare associazioni tra specie batteriche e malattie allergiche. Gli antibiotici non sono appropriati per l'asma mentre lo possono essere probiotici e prebiotici.
Il loro uso in allergie alimentari, dermatite atopica e rinite, insieme ad HMO (prebiotico del latte materno) ha dato discreti risultati ma non definitivi.
Vale comunque sempre la pena di considerare l'alimentazione come primo modulatore del microbiota.

Aggiornamento 17/11/2021

Il latte materno può "educare" il sistema immunitario del bambino, e la dieta ha un ruolo importante.
"Il microbiota dell'intestino fornisce la stimolazione immunitaria più critica al neonato, favorendo un sistema immunitario ben addestrato e le corrette regolazioni metaboliche nei soggetti sani. Al contrario, diete ricche in grassi e zuccheri hanno effetti profondi sulla composizione del latte materno e alterano i profili immunitari nel neonato. In questa nuova fase, i neonati hanno un sistema immunitario vulnerabile, che favorisce la suscettibilità alla colonizzazione intestinale microbica e ad una risposta immunitaria alterate".
Un'alimentazione sbilanciata nella mamma fa produrre un latte che contiene citochine infiammatorie in eccesso. Le donne sovrappeso spesso hanno un eccesso di grassi non sani e altre molecole che favoriscono un profilo infiammatorio nel lattante.
Il latte materno contiene sia cellule immunitarie che rimangono negli anni successivi sia anticorpi che educano il sistema del neonato.
Questi "trasferimenti" sono importanti perché favoriscono la nascita della tolleranza immunitaria, che se manca favorisce allergie o malattie autoimmuni. Vengono inoltre trasferiti i batteri, per cui è essenziale che una mamma abbia un buon microbiota.

Aggiornamento 1/3/2022


I probiotici colonizzano e l'intestino, migliorano l'integrità epiteliale, si attaccano all'epitelio intestinale, aumentano l'adesione alla mucosa intestinale, competono per escludere i microrganismi patogeni, resistono alla produzione di sostanze battericide e mantengono l'equilibrio ecologico del microbioma intestinale
Stimolano correttamente il sistema immunitario e proteggono dalla permeabilità intestinale.
La ricerca ha dimostrato che alcuni ceppi probiotici hanno funzioni immunomodulatorie e alleviano i sintomi dell'infiammazione allergica delle vie aeree. Prove cliniche e di laboratorio mostrano che esiste un effetto terapeutico dei probiotici sulle malattie allergiche attraverso la regolazione del microbiota intestinale e la modulazione dell'immunità, favorendo il mantenimento della normale tolleranza immunitaria (bilancio corretto tra TH1 e TH2 e aumento di Tregs).

Negli studi i probiotici hanno ridotto l'iperreattività e l'infiammazione indotte dagli allergeni, nonché il rilascio di citochine (messaggeri dell'infiammazione). In diversi studi non sono state riscontrate differenze significative tra il trattamento con probiotico e quello con placebo. Sebbene i probiotici non abbiano eliminato le allergie, la loro somministrazione può ridurre l'incidenza e la durata dei sintomi allergici. Tuttavia, gli effetti dei probiotici dipendono dalla loro specie o ceppo, dai loro metaboliti ​​e dal microbiota intestinale del paziente. Questi fattori possono spiegare l'effetto soggettivo

Aggiornamento 12/3/2022

L'uso di antibiotici nei neonati porta a pesanti alterazioni nella flora, in particolare riduzione dei bifidobatteri.
"A livello di singoli taxa, abbiamo riscontrato che vari Bifidobatteri erano fortemente influenzati dal trattamento antibiotico. L'allattamento continuato al seno non sembrava compensare la diminuzione dell'abbondanza di queste specie, che vengono praticamente eliminate dal trattamento antibiotico nella prima infanzia. È noto che i bifidobatteri promuovono la salute dell'intestino e forniscono difesa contro i patogeni. Questi batteri sono anche essenziali per la digestione degli oligosaccaridi del latte umano (HMO), che nei primi 4–6 mesi di vita è l'unica fonte di cibo per i bambini. Pertanto, quando l'abbondanza di questi batteri diminuisce, sono immaginabili potenziali effetti sulla crescita e lo sviluppo dei bambini. Inoltre, si nota l'estesa crescita di potenziali batteri patogeni come Klebsiella ed Enterococchi".
Gli autori concludono riportando che si dovrebbe ridurre il numero di bambini da mettere in terapia e che, se proprio non se ne può fare a meno, è meglio usare gentamicina e penicillina che inducono minori alterazioni.

Aggiornamento 29/4/2022

I bambini con allergie hanno un microbiota particolare con una aumento di una specie, Ruminococcus gnavus, che ha proprietà infiammatorie e modula negativamente il sistema immunitario riducendo la tolleranza. Inoltre sono ridotte specie come B. longum e in generale le specie che degradano la fibra e producono metaboliti benefici che incrementano la tolleranza.
I batteri infiammatori invece producono LPS che inducono rinosinusite.
"La vita rurale, il parto vaginale, il possesso di animali domestici, il consumo di un'ampia varietà di alimenti, il basso uso di antibiotici e il microbiota del latte materno possono ridurre il rischio nei bambini di sviluppare un'allergia respiratoria o alimentare.
Si suggerisce che la produzione di molecole pro-infiammatorie e la ridotta capacità di catabolizzare i polisaccaridi complessi possano essere associate all'aumentata infiammazione tipica delle condizioni allergiche. Questi risultati supportano l'importanza del microbiota intestinale nell'insorgenza di malattie allergiche e possono aprire nuovi spunti nello sviluppo di strategie preventive e terapeutiche innovative basate sulla manipolazione del microbioma".

Aggiornamento 2/5/2022

Il probiotico B. infantis promuove l'aumento di peso nei bambini malnutriti, migliorando l'utilizzo degli zuccheri del latte materno (HMO) e riducendo l'infiammazione intestinale

Aggiornamento 27/5/2022

L'effetto dell'allattamento esclusivo nei confronti dell'asma nei bambini è dose-dipendente.
Il rischio di asma si riduce aumentando il tempo di allattamento esclusivo fino a 6 mesi (il massimo da linee guida).
Alcune "componenti del latte materno come gli oligosaccaridi (HMO) influenzano lo sviluppo del sistema immunitario promuovendo una composizione più sana del microbiota intestinale e il sistema immunitario a sua volta modula lo sviluppo polmonare attraverso citochine, immunoglobine e ormoni specifici".

Aggiornamento 22/6/2022

Il latte materno contiene HMO, zuccheri specifici che stimolano la crescita di un microbiota antinfiammatorio nel neonato.
L'alimentazione materna può influenzare la produzione di questi zuccheri benefici.
La fibra vegetale, i polifenoli della frutta e i grassi monoinsaturi (olio d'oliva, avocado, mandorle ecc.) sono i nutrienti che appaiono stimolare maggiormente la produzione.

Aggiornamento 2/8/2022

Il latte in formula non può essere paragonato al latte materno, soprattutto per i bimbi prematuri.
Infatti solo l'allattamento fornisce batteri buoni (B. breve e B. infantis) e zuccheri specifici (HMO) in quantità sufficienti e che proteggono dall'infiammazione, dalla permeabilità intestinale e dalle infezioni che causano enterocolite necrotizzante, la principale causa di morte nei prematuri.
"La peristalsi (ridotta motilità intestinale), la cattiva digestione delle fonti di nutrienti e una barriera intestinale compromessa possono rendere la mucosa suscettibile all'invasione di agenti patogeni opportunisti nell'ambiente intestinale. Il conseguente squilibrio tra danno e riparazione delle cellule epiteliali porta a un circolo vizioso di cattiva digestione, invasione batterica, attivazione immunitaria e infiammazione incontrollata"

Aggiornamento 1/3/2023

La prematurità è un fattore di rischio per i bambini, sia per lo sviluppo che per altri fattori. Allattarli al seno il più possibile migliora il loro neurosviluppo riducendo il rischio di problemi

Aggiornamento 17/3/2023

È noto che i bambini nati con parto cesareo hanno alterazioni del microbiota che possono aumentare il rischio di varie malattie (asma, allergie, sovrappeso ecc.). I ricercatori hanno scoperto che l'allattamento al seno può compensare la mancanza di batteri buoni introdotti col parto vaginale e quindi risulta ancora più importante per i bambini nati col cesareo. 

Aggiornamento 30/4/2023

Da diverso tempo penso che l'EAACI, la società europea di allergologia, sia una delle società scientifiche più avanti di tutte.
In una recente posizione hanno illustrato come le fibre alimentari possano modulare il sistema immunitario e prevenire, alleviare e in qualche caso guarire malattie legate alle sue alterazioni come allergie, asma e malattia infettive, compreso COVID19.
Le fibre sono componenti essenziali dell'alimentazione e le allergie sono cresciute contemporaneamente al declino del loro consumo. Le fibre contribuiscono a mantenere la tolleranza immunologica attraverso la fermentazione microbica e la produzione di metaboliti batterici. Per questo la fibra può non essere sufficiente ma può essere necessario integrare le specie batteriche mancanti coi probiotici. È probabile che un tipo di fibra da solo sia inefficace, quindi il vantaggio si avrebbe dal corretto mix delle diverse fibre presenti in vari alimenti vegetali.
Potrebbe essere importante classificare le fibre in base al loro effetto immunitario. Per esempio promozione dell'integrità della barriera epiteliale, induzione delle cellule T regolatorie, prevenzione della polarizzazione TH2 e inibizione della degranulazione dei mastociti (rilascio di istamina).
Anche il timing di esposizione è importante, per cui sin da piccoli ci si deve abituare a mangiare fibre per modulare l'immunità. Alcune linee guida stabiliscono l'utilità della supplementazione con fibre in bambini a rischio malattie allergiche. Diversi studi mostrano l'utilità delle fibre nella gestione di allergie, dermatite atopica e asma, mostrando quindi un potenziale uso farmacologico dell'alimentazione. Ulteriori studi sono necessari per chiarire le varie interazioni tra microbiota, fibre e sistema immunitario.


Aggiornamento 27/3/2024

Il batterio B. infantis è un importante immunomodulatore presente nell'intestino sano con un effetto antinfiammatorio. La sua presenza riduce il rischio di malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1 e si riduce negli adulti a causa di cure antibiotiche e alimentazione sbilanciata.
Se lo si vuole ripristinare, l'attecchimento del batterio è molto più efficace se viene somministrato contemporaneamente ad HMO, gli oligosaccaridi presenti nel latte materno che hanno appunto il compito di favorire la proliferazione dei bifidobatteri nel neonato.
Interrompendo l'integrazione la presenza del batterio si riduce.
Lo studio "suggerisce la possibilità che nei microbiomi disbiotici, B. infantis possa modulare l’ambiente intestinale attraverso il metabolismo degli HMO e la produzione di metaboliti che possono sia aumentare la produzione benefica di butirrato da parte dei microbi commensali sia inibire gli enteropatogeni. Questo studio apre anche la porta allo sviluppo di prodotti batterici controllabili per il trattamento di un’ampia varietà di disturbi del microbiota".

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