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domenica 8 novembre 2015

Prevenzione, facciamola bene


Congresso sulla prevenzione cardiovascolare.

Un cardiologo santifica le statine ( "sono indispensabili nella prevenzione primaria", cioè in chi non ha evidenza di malattia cardiovascolare in atto) citando lo studio Jupiter e parla di infiammazione (prima causa delle malattie cardiovascolari) la cui causa sarebbe sconosciuta.

Ovviamente non è vero niente, cioè l'utilità delle statine in prevenzione primaria è ancora controversa (soprattutto per il rapporto costi benefici, nonostante una revisione Cochrane la sostenga) e le cause dell'infiammazione sono conosciutissime.
Gli chiedo: non crede ci sia un legame tra cibo e infiammazione? Risposta: non saprei, ma io stasera vado in agriturismo a mangiarmi la carne rossa (ridacchia). 

Ecco, prendiamo l'esempio della carne rossa: ha un effetto infiammatorio che dipende da diversi fattori. Il più importante è probabilmente la carnitina, che, metabolizzata dal nostro microbiota, in particolare se sono presenti particolari batteri, porta alla formazione di un composto infiammatorio (TMAO).



http://dx.doi.org/10.1016/j.cmet.2014.10.006



Per ridurre questo processo è necessario nutrire la flora con alimenti ricchi di antiossidanti, in modo da contrastare e/o controbilanciare la formazione di TMAO.
Per il resto una semplice regola che possiamo seguire è: più il cibo è processato, più è infiammatorio.
I cibi come la natura ce li dà sono invece tendenzialmente antinfiammatori, con alcune eccezioni che possono dipendere dalla soggettività.
E la tendenza attuale è quella di essere più rigorosi possibile col cibo, facendo una distinzione netta tra cibo salutare e non.
Per il resto, affidatevi a chi la prevenzione primaria la sa fare, soprattutto senza farmaci: i nutrizionisti!

Aggiornamento 27/7/2016

Anche la FDA prevede una definizione di "cibo salutare" (healthy food), in contrapposizione con quello che ancora pensano molti: di tutto un po' va bene. E invece no: esiste una netta differenza tra cibo e cibo

Aggiornamento 7/10/2016

21 motivi per mangiare cibo vero e non processato.

Aggiornamento 18/3/2017

Secondo una nuova ricerca, negli USA si hanno 600 mila morti per malattie cardiovascolari all'anno, di cui 400 mila prevenibili con una dieta salutare, ossia riducendo i cibi non salubri, generalmente quelli processati, e favorendo quelli salutari, quelli vegetali non raffinati.

Aggiornamento 8/4/2017

Alte dosi mensili di vitamina D non aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari. Per questo consiglio sempre piccole dosi giornaliere!

Aggiornamento 16/5/2017

11 motivi per cui il cibo vero (e non processato) aiuta a dimagrire.

Aggiornamento 21/10/2017

Negli ultimi 40 anni il tasso di obesità infantile è aumentato nel mondo di 8 volte, e il cibo processato ha avuto un ruolo fondamentale:
"Una caratteristica generale delle politiche contro il sovrappeso e l'obesità nei bambini e negli adolescenti nei paesi ad alto reddito è una riluttanza ad utilizzare le tasse e le normative del settore per cambiare comportamenti alimentari. Alcuni paesi a reddito medio stanno adottando anche politiche per combattere il sovrappeso e l'obesità nei bambini e negli adolescenti, in alcuni casi con una maggiore enfasi sulla regolamentazione e sulle imposte rispetto ai paesi ad alto reddito. Sebbene la quantità di energia che si possa raccogliere per utilizzare le tasse e le normative per ridurre il consumo di alimenti ad alta densità energetica, poche politiche e programmi tendono a rendere più convenienti cibi sani come cereali integrali, frutta e verdura fresca grazie a sovvenzioni ,prezzi mirati, e buoni-pasto, o pasti sani a scuola. L'indisponibilità delle opzioni alimentari sane non solo porta a disuguaglianze sociali (persone povere con sovrappeso e obesità), ma potrebbe anche limitare l'effetto delle politiche che prendono di mira alimenti non sani".

Aggiornamento 5/12/2017
Il sindaco di Londra vieta i fast-food vicino alle scuole

Aggiornamento 10/12/2017

La mortalità dovuta all'eccesso di peso è probabilmente sottostimata, mentre è sovrastimata quella legata al sottopeso.

Aggiornamento 12/1/2018

I legami tra microbiota e malattie cardiovascolari: molto passa da TMAO.

Aggiornamento 17/1/2018

Una nuova revisione degli studi supporta l'uso dei cereali integrali per la prevenzione di tumori, malattie cardiovascolari e per aumentare in generale l'aspettativa di vita, e l'effetto appare essere dose-dipendente.

Aggiornamento 14/3/2018
Le nuove linee guida pediatriche di prevenzione e cura dell'obesità forniscono sorprendenti consigli. Si consiglia l'integrazione di vitamina D, di limitare al massimo l'uso di cibo fastfood e si vietano le bevande zuccherate prima dei 2 anni (che sono sconsigliate anche negli anni successivi).

Aggiornamento 17/5/2018

10 abitudini per prevenire l'obesità infantile
incoraggiare, essere d'esempio, portarli a fare la spesa per scegliere le verdure, cucinare insieme, mangiare insieme, non esagerare con le porzioni, non usare il cibo come premio, bere acqua e non bibite, ridurre l'uso degli schermi e dormire a sufficienza.

Aggiornamento 28/5/2018

La caffeina assunta in gravidanza potrebbe aumentare il rischio di obesità infantile.
Non essendo un nutriente essenziale, la prudenza invita a ridurne il consumo in questo periodo
Aggiornamento 29/6/2018
Il miglioramento della salute globale passa dall'applicazione della tassa sugli zuccheri, la riduzione del sale, la scelta di opzioni alimentari più salutari

Aggiornamento 12/11/2018
"Nonostante l'importanza clinica del microbioma nella fisiologia umana e nelle patologie, come quelle cardiovascolari, stiamo solo iniziando ad apprezzare i potenziali meccanismi di interazione"
In questo esperimento si è dimostrato come un particolare batterio, C. sporogenes, che possiede l'enzima per produrre TMA, aumenti l'aggregazione delle piastrine e quindi il rischio di trombosi e malattia cardiovascolare. I ricercatori concludono chiarendo che il batterio può essere un target nella prevenzione delle malattie metaboliche e connesse.
Aggiornamento 9/1/2019

Numerosi tipi di tumore sono correlati con l'eccesso di peso. Questo è dovuto soprattutto al carattere endocrino del tessuto adiposo, che aumenta o altera la funzionalità di alcuni ormoni (IGF, insulina, ormoni sessuali) e aumenta l'infiammazione. Mantenere un peso adeguato e ridurlo in caso di malattia sono associati a maggiore sopravvivenza. 

Gli autori inoltre elencano i provvedimenti necessari per ridurre l'incidenza dei tumori mantenendo un peso adeguato, individuati dall'OMS: oltre a praticare costantemente attività sportiva, le scelte politiche dovrebbero: eliminare i grassi trans, ridurre l'uso dello zucchero attraverso la tassazione, sovvenzionare i produttori di frutta e verdura per ridurne il prezzo, ridurre le porzioni degli alimenti pronti e indicare in etichetta le quantità di nutrienti insalubri. Inoltre promuovere l'allattamento esclusivo nei primi 6 mesi, promuovere l'educazione alimentare.

Aggiornamento 5/3/2019

Con grande prontezza il commissario UE alla salute e la SINPE si rendono conto che i fastfood sono obesogeni e si dovrebbe cercare di sfavorire le loro politiche di marketing

Aggiornamento 11/3/2018

Svezzare o usare latte in formula prima dei 4 mesi raddoppia il rischio di obesità infantile (come già risaputo).

Aggiornamento 14/3/2019

Migliorare la qualità della dieta, aumentando frutta, verdura, legumi, semi oleosi, cereali integrali, pesce e riducendo la carne rossa, porta a riduzione del grasso ectopico, quello che si deposita tra gli organi (viscerale e pericardico) e aumenta il rischio di malattia. I risultati sono stati verificati con TAC dopo 6 anni di follow-up.
Aggiornamento 18/3/2019

I bambini calmi hanno più rischio di obesità, soprattutto in caso di gravidanza con diabete gestazionale. I ricercatori giustificano questa associazione col fatto che "gli operatori sanitari (e i genitori) usano bevande zuccherate per calmare i neonati". 
E aggiungono "Il temperamento calmo può essere un nuovo obiettivo di screening per gli interventi di prevenzione dell'obesità precoce che coinvolgono l'alimentazione istintiva e la regolazione delle emozioni".

Ricordiamo che le linee guida sconsigliano alimenti zuccherati nel primo anno (i cardiologi americani nei primi 2 anni)


Aggiornamento 21/3/2019
Anche la cardioaspirina è un farmaco, e non va preso senza una valutazione medica. Nelle persone sane può alzare il rischio di emorragia.
"L'ACC e l'AHA (cardiologi americani) dicono che fare attività fisica regolare, mantenere un peso sano, evitare il tabacco e mangiare una dieta ricca di verdure e povere di zuccheri e grassi trans sono tra i modi migliori per prevenire le malattie cardiovascolari".
Aggiornamento 22/3/2019
Sovvenzionare economicamente il cibo salutare come frutta oleosa, pesce, cereali integrali, frutta e verdura avrebbe, negli USA, ottime ricadute in termini di salute con quasi 2 milioni di morti in meno e riduzione della spesa sanitaria, con risparmi per 40 miliardi di dollari.


Aggiornamento 21/4/2019

Mentre in Italia i produttori di zucchero sponsorizzano convegni e stipendiano "esperti" di alimentazione, nel Regno Unito si stima che il programma di riduzione del consumo di zucchero possa portare a 155 mila diabetici in meno nei prossimi 10 anni e un risparmio di 650 milioni di euro/anno per lo sanità pubblica, con un incasso dalla sugartax di circa 300 milioni.


Aggiornamento 25/4/2019

Nonostante quello che vi dicono alcuni medici con triplo mento e il diabete, ossia che se mangiate male è colpa vostra e non dell'industria, etichettare gli alimenti con zucchero aggiunto eviterebbe 350 mila malattie cardiovascolari, 600 mila casi di diabete e farebbe risparmiare 62 miliardi di dollari alla sanità nei prossimi 20 anni negli USA.


Aggiornamento 11/5/2019


Come fa il latte materno a prevenire l'obesità? Tra le altre cose, contiene delle sostanze dette alchilgliceroli che inibiscono la trasformazione degli adipociti beige, produttori di calore, in adipociti bianchi, "magazzini" di grassi, permettendo una maggiore termogenesi. Se possibile l'allattamento al seno esclusivo dovrebbe durare per 6 mesi e solo dopo iniziare lo svezzamento. (video esplicativo)


Aggiornamento 10/6/2019

Ridurre pressione sanguigna, sale da cucina (del 30%) ed eliminare i grassi trans potrebbe risparmiare quasi 100 milioni di morti nei prossimi 25 anni.
Aggiornamento 25/6/2019
Quali sono i provvedimenti che funzionano a livello politico per prevenire obesità e sue complicanze?
Il cambio dell'ambiente alimentare: la tassa sullo zucchero; l'etichettatura che metta bene in evidenza grassi, zucchero, calorie e grassi saturi; rimuovere i personaggi dei cartoni dalle confezioni; togliere i regali dalle confezioni (tipo happy meal o Kinder sorpresa); togliere la pubblicità del cibo spazzatura.
L'industria alimentare è una specie di "tata", che si preoccupa però di promuovere i suoi guadagni, non la salute.
Aggiornamento 26/6/2019

Secondo una revisione degli studi, una tassa del 10% sulle bibite zuccherate riduce del 10% il consumi. L'OMS suggerisce ai governi di applicare una tassa del 20% per avere un impatto significativo sulla salute

Aggiornamento 7/9/2019

Ennesima conferma che la sugartax sia una cosa buona e giusta.
Tassare le bibite zuccherate in base al quantitativo effettivo di zucchero (e non a quello di bibita) riduce del 22% il consumo e causa una riduzione del peso di oltre un kg, riducendo obesità e diabete del 2% (in numeri negli USA: 2 milioni di obesi e 36 mila diabetici in meno), con un risparmio sui costi sanitari di 1,4 miliardi di $ all'anno.
Aggiornamento 9/9/2019
Aumentare del 20% il costo delle merendine e degli snack zuccherati con una tassa ridurrebbe la prevalenza dell'obesità del 2,7% dopo il primo anno, contribuirebbe a ridurre la disparità di salute che colpisce i più poveri
Aggiornamento 25/9/2019
Nella popolazione portoricana, le donne che consumano quotidianamente il soffritto di aglio e cipolla hanno il 67% di rischio in meno di tumore al seno rispetto a quelle che non lo consumano.
Aggiornamento 5/10/2019
Interessante articolo de Il Fatto Alimentare sulla sugartax, da cui riassumo i passaggi più importanti
Tante società scientifiche e molti nutrizionisti hanno aderito [...] Altre società hanno preferito non aderire all’iniziativa, tra queste citiamo: l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi), l’Ordine nazionale biologi (Onb) e la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). La stessa Società italiana di nutrizione umana (Sinu), leader in Italia in quanto cura la stesura dei Larn (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) che dovrebbe essere la paladina di questa iniziativa in linea con le indicazioni delle più importanti autorità mondiali – Oms, World cancer research fund (Wcrf), World Obesity (WO) – è stranamente assente.
Al riguardo vale la pena curiosare nel sito della Sinu. Tra gli sponsor troviamo Ferrero (Soremartec) e Nfi, una società scientifica privata che è a sua volta finanziata da Barilla (Mulino Bianco), Ferrero e Nestlè nonché decine di altre aziende alimentari. La Sinu non ha alcuna politica di trasparenza e di disclosure sulla questione del conflitto di interesse degli autori che hanno partecipato alla stesura dei Larn, e a quanto pare non c’è alcuna intenzione di cambiare nel futuro. Al contrario l’Oms, il Wcrf, WO e le più importanti riviste medico scientifiche affrontano molto seriamente il problema del conflitto di interessi perché può stravolgere le pubblicazioni.
In Italia il conflitto di interessi è un tabù. Come mai le indicazioni sugli zuccheri riportate dai Larn sono diverse rispetto a quelle dell’Organizzazione mondiale della sanità? Perché i nutrizionisti più presenti in televisione continuano a ripetere il mantra tanto caro all’industria alimentare secondo cui “non ci sono alimenti buoni o cattivi”? Perché si continua ad enfatizzare il ruolo dell’educazione alimentare, la responsabilità dei genitori sulle scelte alimentari dei bambini, altro mantra tanto caro all’industria alimentare, quando i dati a disposizione dicono chiaramente che questa strada non funziona? Come mai si continua a osteggiare qualsiasi intervento delle autorità sul consumo dello zucchero (sugar tax) e l’etichetta a semaforo, che invece viene adottata con successo da diverse nazioni al mondo per la sua chiarezza e semplicità?
Una delle prime nozioni elementari che viene data allo studente che deve occuparsi di nutrizione (in Gran Bretagna, USA, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Canada, Oms) è la distinzione tra zuccheri aggiunti agli alimenti e quelli naturalmente presenti. In Italia invece gli zuccheri contenuti all’interno di una lattina di Coca-Cola sono considerati come quelli naturali contenuti nella frutta (circa quattro arance). Ci sarà una differenza tra una bevanda gassata e quattro arance, visto che gli zuccheri della frutta sono accompagnati da fibra alimentare, vitamine, minerali e fitocomposti, mentre nelle bibite zuccherate questi nutrienti non ci sono.
[...]
L’ostilità che l’Italia ha verso la sugar tax e il Nutri-Score può essere in parte dovuta all’influenza degli sponsor dell’industria alimentare ai massimi livelli delle istituzioni scientifiche della nutrizione. È necessario allinearsi agli standard internazionali di trasparenza e risolvere il problema del conflitto di interessi. Così facendo potremo finalmente adeguare le nostre linee guida a quelle del resto del mondo e migliorare le indicazioni nutrizionali per la popolazione generale.
Oggi chi è contro la sugartax o ha qualcosa da nascondere o ignora l'evidenza scientifica

Aggiornamento 15/10/2019

Secondo un report del World Health Organization (WHO)​ limitare zuccheri aggiunti e sale, supplementare con ferro e folati in gravidanza e promuovere e facilitare l'allattamento al seno possono salvare 3,7 milioni di vite nei prossimi 6 anni

Aggiornamento 25/10/2019

"Le fake news rimbalzate nelle ultime settimane sui giornali e in rete dicono che la sugar tax non funziona. Si tratta di bugie utilizzate per giustificare la posizione contraria ribadita dall’industria alimentare, dalle lobby e da alcuni ministri del governo Conte".
Aggiornamento 4/10/2019

L'infiammazione sistemica di basso grado è oggi ritenuta una condizione comune nelle malattie croniche non trasmissibili (NCD), come le malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro. Secondo un'indagine brasiliana l'alimentazione di bassa qualità è il primo dei fattori causali, seguito da peso in eccesso, sedentarietà, invecchiamento e una variante genetica del gene TLR4 (recettore attivato dai grassi saturi).
Aggiornamento 19/11/2019

L'inflammaging, l'infiammazione di basso grado che arriva con l'invecchiamento, è il terreno comune da cui dipendono sarcopenia (perdita di muscolo), aumento di grasso, problemi cardiovascolari e disbiosi. In realtà si tratta di "crosstalk", ossia di rapporti bidirezionali in cui i fattori si influenzano a vicenda.

Aggiornamento 25/12/2019

Negli USA la dieta non salutare è responsabile del 45% delle morti cardiovascolari, e ha un costo per la sanità di 300$ circa all'anno, 50 miliardi annui in totale. Lo studio si conclude suggerendo incentivi per i cibi salutari in modo da risparmiare soldi per la sanità
Aggiornamento 13/1/2020

Chi era sveglio sapeva già del legame tra microbiota, permeabilità intestinale e malattie cardiovascolari, ma ora ne abbiamo la prova inoppugnabile. La condizione di endotossemia, data dai metaboliti di E. coli che passano nel sangue, caratterizza molti infarti, perché stimola la formazione del trombo. PS: Il microbiota si modula più con la dieta che con le statine...
Aggiornamento 18/1/2020
Le malattie (o condizioni) croniche considerate "non trasmissibili" (NCD), come diabete, obesità, asma, allergie, MICI e malattie cardiovascolari, sono in realtà trasmissibili. Questo secondo un parere pubblicato sulla prestigiosa rivista Science. Infatti il microbiota (e virus e funghi) delle persone con queste condizioni è alterato e caratteristico, e può spostarsi da una persona all'altra. "Queste osservazioni suggeriscono che il microbiota potrebbe essere un elemento causale e trasmissibile in alcune malattie tradizionalmente classificate come non trasmissibili. Si spera che questa ipotesi stimoli ulteriori discussioni e ricerche, compresi studi che definiscono gli effetti ambientali sul microbiota, identificando i membri microbici che costituiscono un microbiota disbiotico trasmissibile che conferisce la malattia e delinea ulteriormente l'entità del contributo del microbiota alle NCD".
Aggiornamento 31/1/2020
Le linee guida 2019 dei cardiologi americani richiedono di minimizzare fonti di carboidrati raffinati, grassi trans, bibite, dolcificanti artificiali, carni rosse e lavorate e puntare su un pattern plant-based.
Aggiornamento 10/2/2020

"Sebbene uno stile di vita salutare per il cuore sia una potente medicina nella gestione del rischio cardiovascolare, un ampio studio finlandese rileva che molti pazienti, ma non tutti, non seguono abitudini sane dopo aver iniziato un trattamento con statine o antiipertensivi". Le persone credono infatti di poter aggiustare tutto con i farmaci, che sono però meno efficaci senza adeguate alimentazione e attività fisica.


Aggiornamento 23/2/2020

Secondo una metanalisi degli studi prospettici, fatta su oltre 7 mila persone seguite per 13 anni, un più alto intake proteico aumenta la mortalità da tutte le cause, in particolare cardiovascolare. Se però aumentano le proteine di origine vegetale, essa su riduce. Queste conclusioni supportano le attuali linee guida secondo cui dovremmo aumentare gli alimenti vegetali e ridurre quelli di origine animale.


Aggiornamento 25/2/2020

Diversi cibi possono essere associati a diversi tipi di ictus. "Associazioni inverse sono state osservate per il consumo di frutta e verdura, fibre alimentari e prodotti lattiero-caseari, con rischio di ictus totale e ischemico; una modesta associazione positiva del consumo di carne rossa o trasformata con rischio di ictus totale e ischemico; e un'associazione positiva del consumo di uova con il rischio di ictus totale ed emorragico". Il fattore più protettivo appare il consumo di fibra.

Aggiornamento 2/3/2020
Le ultime 2 grandi revisioni sugli effetti degli omega 3 evidenziano una lieve riduzione del rischio cardiovascolare e un lieve incremento di quello tumorale, in particolare della prostata
Aggiornamento 18/3/2020

Il ruolo delle industrie alimentari, che hanno come obiettivo primario il profitto, nel mettere in pericolo la salute è cruciale. I loro profitti si trasformano in costi per la salute pubblica. La tassazione del cibo non salutare è un'arma efficace per contrastarle, insieme a educazione, riduzione della pubblicità, etichette informative.

Aggiornamento 19/3/2020

Un nuovo composto scoperto che, prodotto dai batteri intestinali e poi modificato dal fegato, in maniera simile a TMAO, agisce sulle piastrine aumentando la loro aggregazione (tramite recettori per l'adrenalina) e così il rischio di eventi cardiovascolari. Non si capisce dallo studio se e quali batteri possano aumentare la produzione. I β-bloccanti, farmaci per l'ipertensione, appaiono ridurre il rischio nel modello animale
Aggiornamento 18/4/2020
Alcuni medici stanno notando che chi è sovrappeso, e quindi infiammato, è più a rischio nella malattia da coronavirus.
Tim Spector, professore di epidemiologia genetica, King College di Londra, ha dichiarato: "L'obesità e una dieta povera (di nutrienti) stanno emergendo come uno dei maggiori fattori di rischio per una grave risposta alla Covid-19 che non può più essere ignorata".
Robert Lustig, professore di endocrinologia pediatrica all'Università della California, San Francisco e presidente dell'Istituto di Nutrizione Responsabile, ha dichiarato: "Ho sentito chiamare Covid-19 "bestia", perché non distingue. In realtà, non distingue chi infetta, ma distingue chi uccide. Oltre agli anziani, sono quelli che sono neri, obesi e/o hanno condizioni preesistenti. Che cosa ha distinto questi tre dati demografici? Alimenti processati. Perché il cibo ultra-elaborato conferisce  infiammazione, che Covid-19 è felice di sfruttare. Solo un altro modo in cui il cibo trasformato uccide. È tempo di ripensare il tuo menu".

Aggiornamento 19/4/2020

L'obesità è un fattore di rischio per il ricovero dovuto alla malattia da coronavirus, probabilmente per lo stato di infiammazione che aumenta il rischio di coaguli

Aggiornamento 22/4/2020
Forse sarebbe meglio non passare queste giornate a impastare, o magari farlo dedicandosi ad alimenti salutari, per prevenire conseguenze a lungo termine.
"È fondamentale considerare l'impatto delle abitudini di vita, come il consumo di diete non salutari, sulla suscettibilità a COVID-19 e [la capacità di] recupero. Inoltre, il gran numero di persone che si riprenderanno da COVID-19 può portare a un picco di condizioni mediche croniche, come l'Alzheimer, che potrebbero essere ulteriormente esacerbate da diete malsane o in popolazioni vulnerabili. Pertanto, si raccomanda che le persone si astengano dal mangiare cibi ricchi di grassi saturi e zuccheri e consumino invece elevate quantità di fibre, cereali integrali, grassi insaturi e antiossidanti per migliorare la funzione immunitaria".

Aggiornamento 23/4/2020

Usare sale a ridotto contenuto di sodio (e arricchito in potassio) salverebbe mezzo milione di vite all'anno in Cina, dovute a malattia cardiovascolare. Il principale effetto è l'abbassamento della pressione, principale causa di infarto acuto. Anche le persone con insufficienza renale possono trarne vantaggio, ma vi è pericolo di iperkaliemia
Aggiornamento 8/5/2020

In Messico "le tasse sulle bevande zuccherate si sono dimostrate un mezzo efficace per scoraggiare il consumo; ulteriori aumenti dell'imposta potrebbero incoraggiare ulteriori riduzioni degli altissimi livelli di consumo". I forti consumatori ne consumano ora meno, e i consumatori moderati hanno ridotto o abbandonato il consumo
Aggiornamento 13/5/2020
Una lattina al giorno di bibita zuccherata aumenta il rischio di ictus del 19% e di infarto del 25%, e del 26% di necessità di angioplastica
Aggiornamento 13/6/2020
L'industria alimentare ha delle colpe nella severità della COVID19, essendo una creatrice dell'ambiente obesogeno e l'obesità tra i fattori di rischio per severità e mortalità del coronavirus. I governi devono fare di più per contrastare questo ambiente, e la tassa sugli zuccheri è solo un piccolo passo. "Le industrie alimentari di tutto il mondo devono immediatamente smettere di promuovere [i loro cibi] e i governi devono forzare la riformulazione di cibi e bevande non salutari. Nel Regno Unito, gli obiettivi incrementali hanno già gradualmente ridotto la quantità di sale aggiunto agli alimenti, con conseguente riduzione dell'assunzione di sale, pressione sanguigna e mortalità cardiovascolare".
Aggiornamento 21/6/2020

il consumo di bibite zuccherate è associato (indipendentemente da altri fattori) ad aumento dell'adiposità viscerale, infiammazione sistemica, livelli di trigliceridi nel sangue e sviluppo di ipertensione e iperuricemia. In Messico, nonostante la riduzione del consumo grazie alla sugartax del 7,6% negli ultimi anni, le bibite sono responsabili del 6,9% delle morti (circa 41 mila all'anno).

Aggiornamento 25/6/2020

L'indice glicemico e il carico glicemico sono legati al rischio di diabete e di malattie cardiovascolari (infarto e ictus). Il consumo di cereali con fibre è invece protettivo, ma solo con un carico glicemico moderato, ossia entro certe quantità.

Aggiornamento 6/7/2020

L'innalzamento della glicemia postprandiale è un predittore del rischio di eventi cardiovascolari (CHD), e aumenta solitamente con cibi ad alto indice glicemico e carico glicemico. Questo è emerso da uno studio compiuto su 338.325 persone seguite per quasi 13 anni. "I mediatori dell'associazione tra un'elevata assunzione di carboidrati e l'aumentato rischio di CHD non sono completamente compresi, ma è probabile che sia coinvolta l'insulino-resistenza. Un pasto ricco di carboidrati (in particolare di carboidrati ad alto indice glicemico) aumenta sostanzialmente la glicemia postprandiale e l'insulina. Il successivo declino della glicemia indotto dall'insulina fa tornare la fame nel giro di poche ore, stimolando un ulteriore consumo (di alimenti tipicamente a elevato indice glicemico) in modo che la glicemia rimanga elevata per un periodo prolungato" favorendo un profilo lipidico aterogeno. "L'iperinsulinemia e l'iperglicemia possono anche innescare vasocostrizione periferica, ritenzione di sodio (ipertensione) e aumento della produzione epatica di VLDL, con conseguente aterosclerosi. Nelle persone con alto indice di massa corporea (BMI), una maggiore richiesta di insulina in risposta a una dieta ricca di carboidrati può esacerbare ulteriormente la resistenza all'insulina e lo squilibrio lipidico, aumentando così il rischio di malattia coronarica. Questo scenario è supportato da una meta-analisi di studi di intervento randomizzati".
Aggiornamento 10/7/2020

"Un maggiore consumo di cereali integrali è significativamente associato a un rischio inferiore di diabete di tipo 2. Questi risultati forniscono ulteriore supporto alle attuali raccomandazioni che promuovono un maggiore consumo di cereali integrali come parte di una dieta sana per la prevenzione del diabete di tipo 2".

Aggiornamento 25/7/2020

"L'obesità è un forte fattore di rischio indipendente per insufficienza respiratoria, ricovero in terapia intensiva e morte tra i pazienti con COVID19. Mentre un BMI ≥ 30 kg/m2 identifica una popolazione di pazienti ad alto rischio di malattia grave, un BMI ≥ 35 kg/m2 aumenta notevolmente il rischio di morte".

Aggiornamento 27/7/2020

Una mamma sovrappeso avrà figli con maggiore rischio cardiovascolare ad ogni età, tuttavia "la correzione dell'obesità materna prima della gravidanza e il controllo dell'aumento di peso durante la gravidanza rappresentano due obiettivi importanti per la prevenzione degli esiti cardiovascolari avversi nella prole".

Aggiornamento 9/8/2020

Una posizione ufficiale dei cardiologi americani consiglia ai medici di effettuare sempre una valutazione nutrizionale, precisando anche che spesso non hanno le conoscenze per farlo, e suggerendo quindi di appoggiarsi ad altri esperti. Migliorare lo stile di vita è importante perché "Una dieta sana può migliorare il rischio e gli esiti delle malattie cardiovascolari. Quello che mangi (e quanto) può influenzare altri fattori di rischio controllabili, come il colesterolo, la pressione sanguigna, il diabete e il sovrappeso".

Aggiornamento 16/8/2020

Il microbiota intestinale influenza la salute cardiovascolare coi suoi metaboliti, con la sua opera di disintossicazione da alcune sostanze (TMAO, tossine uremiche, PAG), influenzando aterosclerosi, pressione sanguigna, infiammazione, riparazione dei tessuti lesi, immunità ecc. La dieta è il primo fattore a influenzare la flora, ma prebiotici e probiotici possono essere importanti. Gli antibiotici e altri farmaci possono influenzare negativamente.

Aggiornamento 17/8/2020

La maggior parte dei consumatori sono (giustamente) confusi su cosa siano veramente i cereali integrali a causa di etichette equivoche, e sono necessari interventi legislativi per renderle più chiare

Aggiornamento 5/9/2020

Le interazioni tra i microrganismi nel tratto digestivo umano (microbiota) e i geni sono collegati a 29 condizioni di salute specifiche, tra cui broncopneumopatia cronica ostruttiva, ipertensione, insufficienza renale, osteoartrite e diabete di tipo 2, secondo un'analisi del genoma in oltre 400.000 individui. In particolare sono state evidenziate le associazioni tra Ruminococcus flavefaciens e ipertensione e tra Clostridium e piastrine (aumento del rischio cardiovascolare). L'alimentazione è il primo fattore modificabile che influenza i batteri.

Aggiornamento 22/9/2020

Quello che fa bene al cuore, fa bene anche ai reni. "L'aumento dell'assunzione di verdure e potassio, l'attività fisica e il consumo moderato di alcol sono risultati associati a un rischio ridotto di CKD (insufficienza renale). L'aumento dell'assunzione di sale nella dieta e il fumo di tabacco sono stati associati ad un aumento del rischio di CKD".

Aggiornamento 5/3/2021

Per la serie "i consigli della dottoressa Grazia Arcazzo", 3 porzioni di verdura e 2 di frutta sono associate con la minore mortalità. Aumentarli non sembra dare ulteriori benefici.
"Rispetto a chi consumava due porzioni di frutta e verdura al giorno, i partecipanti che consumavano cinque porzioni al giorno di frutta e verdura avevano un rischio di morte per tutte le cause inferiore del 13%; un rischio inferiore del 12% di morte per malattie cardiovascolari, comprese malattie cardiache e ictus; un rischio inferiore del 10% di morte per cancro; e un rischio inferiore del 35% di morte per malattie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)".
Tuttavia "non tutti gli alimenti che si potrebbero considerare frutta e verdura offrivano gli stessi benefici. Ad esempio: verdure amidacee, come piselli e mais, succhi di frutta e patate non erano associate a un rischio ridotto di morte per tutte le cause o malattie croniche specifiche".
"L' American Heart Association raccomanda di riempire almeno metà del piatto con frutta e verdura ad ogni pasto", ha detto Anne Thorndike, M.D., M.P.H., presidente del comitato nutrizionale dell'American Heart Association e professore associato di medicina presso la Harvard Medical School di Boston. "Questa ricerca fornisce una forte evidenza dei benefici per tutta la vita del consumo di frutta e verdura e suggerisce un importo obiettivo da consumare quotidianamente per una salute ideale. Frutta e verdura sono fonti di nutrienti confezionate naturalmente che possono essere incluse nella maggior parte dei pasti e degli snack e sono essenziali per mantenere i nostri cuori e corpi sani. "

Aggiornamento 29/3/2021

Secondo uno studio su circa 3000 persone seguite per 18 anni (parte dello studio Framingham), ogni porzione giornaliera di cibo processato aumenta il rischio cardiovascolare del 7% e la mortalità cardiovascolare del 9%.
"Diversi meccanismi biologici possono spiegare le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e CVD (Figura). Prove sperimentali suggeriscono che gli alimenti ultra-trasformati possono contribuire a un maggiore apporto energetico e aumento di peso, potenzialmente a causa della loro elevata densità di energia e basso potenziale saziante. Tuttavia, le associazioni tra l'assunzione di cibo ultra-elaborato e il rischio di CVD sono rimaste solide quando abbiamo controllato l'assunzione di energia totale, la circonferenza della vita e il BMI, suggerendo l'esistenza di ulteriori percorsi biologici. Gli alimenti ultra trasformati sono generalmente ricchi di grassi trans e sodio e poveri di potassio e fibre alimentari, caratteristiche legate alle CVD. L'eccessiva assunzione di zucchero da alimenti ultra elaborati, in particolare da bevande zuccherate, è associata a fattori di rischio CVD tra cui obesità, ipertensione e diabete di tipo 2. Il rischio di CVD associato agli alimenti ultra-elaborati può essere in parte attribuito al minor consumo di alimenti poco elaborati cardioprotettivi, come frutta, verdura, noci, pesce, cereali integrali e legumi. Tuttavia, l'aggiustamento per la qualità della dieta non ha alterato le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e i risultati nel presente studio. Oltre alla composizione dei nutrienti, la lavorazione industriale modifica la struttura fisica della matrice alimentare che può alterare la bioaccessibilità dei nutrienti, la cinetica di assorbimento e il profilo del microbiota intestinale. La grande quota di macronutrienti privati dei micronutrienti (acellulari) negli alimenti ultra-elaborati e la conseguente elevata disponibilità di nutrienti nell'intestino tenue possono promuovere un microbiota intestinale infiammatorio associato a condizioni cardiometaboliche. Gli additivi negli alimenti ultra trasformati, compresi i dolcificanti artificiali e gli emulsionanti, possono alterare l'integrità del microbiota intestinale, promuovendo uno stato proinfiammatorio e una disregolazione metabolica. Il dolcificante ipocalorico sucralosio può anche ridurre la sensibilità all'insulina compromettendo i percorsi regolatori tra intestino e cervello. Altri additivi negli alimenti ultra-elaborati, come i sali di fosfato inorganici, possono promuovere la calcificazione arteriosa, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".

Aggiornamento 2/5/2021

Il sale è noto per aumentare la pressione, ma forse esiste un altro meccanismo che lo lega al rischio cardiovascolare. Il sale può disturbare i mitocondri dei macrofagi, e in particolare il complesso II della catena respiratoria. Questo altera la loro produzione di energia e il consumo di ossigeno, e li trasforma in fagociti più aggressivi. L'effetto è reversibile.
"I fagociti, il cui compito è identificare ed eliminare i patogeni nel corpo, sono stati in grado di combattere le infezioni in modo più efficace. Ma questo potrebbe anche promuovere l'infiammazione, e aumentare il rischio cardiovascolare", spiega Müller.
"Ovviamente la prima cosa a cui pensi è il rischio cardiovascolare. Ma diversi studi hanno dimostrato che il sale può influenzare le cellule immunitarie in vari modi. Se un meccanismo cellulare così importante viene alterato per un lungo periodo, potrebbe avere un impatto negativo — E potrebbe potenzialmente causare malattie infiammatorie dei vasi sanguigni o delle articolazioni, o malattie autoimmuni ", afferma Kleinewietfeld.

Aggiornamento 31/5/2021


Aggiungere gli omega 3 alle statine non cambia i valori di colesterolo, ma riduce l'infiammazione e la progressione della placca e del cappuccio fibroso, tutte caratteristiche che aumentano il rischio cardiovascolare.

Aggiornamento 8/7/2021

In una metanalisi di RCT, comprendente quasi 150 mila persone, l'uso di omega 3, e in particolare EPA più che una combinazione di EPA e DHA, si è dimostrato ridurre il rischio cardiovascolare. Si è notato un lieve aumento del rischio di fibrillazione atriale e sanguinamento, in particolare con l'EPA.
L'effetto protettivo è più evidente ad alte dosi e nelle persone a rischio.
"Dopo [lo studio] REDUCE-IT, diverse linee guida nazionali e internazionali hanno approvato l'EPA nelle loro raccomandazioni terapeutiche. Tuttavia, la pubblicazione di due recenti studi senza effetti positivi su EPA e DHA ha creato una certa confusione nella comunità scientifica sul valore degli acidi grassi omega-3 nella prevenzione degli eventi cardiovascolari. Questa meta-analisi fornisce rassicurazioni sul ruolo degli acidi grassi omega-3, in particolare dell'EPA, nell'attuale quadro di trattamento della riduzione del rischio cardiovascolare residuo e incoraggia i ricercatori a esplorare ulteriormente gli effetti cardiovascolari dell'EPA in diversi contesti clinici".

Aggiornamento 14/10/2021

L'aderenza allo stile di vita migliora il rischio cardiovascolare in persone con fibrillazione atriale. Dimagrimento, uso della CPAP (respiratore notturno), attività fisica, controllo del diabete, dell'ipertensione e dei lipidi plasmatici sono tutti utili. Inoltre l'astensione dall'alcol in persone che ne fanno uso può ridurre il rischio di ictus del 14%. I consumatori di alcol hanno invece rischio significativamente superiore.
L'alcol infatti può dare alterazioni nella conducibilità elettrica del cuore. Inoltre chi smette di bere spesso adotta anche gli altri comportamenti (dimagrimento, abbandono del tabagismo ecc.) che riducono il rischio, e favorisce una migliore adesione ai farmaci, per esempio la terapia anticoagulante.

Aggiornamento 26/10/2021

I consigli dei cardiologi americani per una vita sana:

Dieta salutare
Attività fisica regolare
Non fumare
Sonno adeguato
Benessere psicologico

Aggiornamento 3/11/2021

Il lipopolisaccaride (LPS), un fattore di virulenza prodotto da alcuni batteri, è una tossina che può causare un'infiammazione sistemica entrando nella circolazione dall'intestino grazie ad un'aumentata permeabilità intestinale.
"Alte concentrazioni di LPS nel sangue causano la sepsi. Bassi livelli di LPS, noti come endotossemia, causano un'infiammazione di basso grado. L'endotossemia si verifica comunemente in relazione, ad esempio, all'obesità, predicendo un aumento del rischio sia di diabete che di malattie cardiovascolari".
Chi possiede alcuni geni che favoriscono la coagulazione e quindi la guarigione delle ferite appare essere più a rischio di malattie cardiovascolari legate a LPS, proprio per una accelerata tendenza alla coagulazione, quella che si può chiamare immunotrombosi (trombosi legata all'infiammazione guidata da fattori immunitari).
L'endotossemia è quindi legata alla presenza di 5 varianti geniche che aumentano il rischio di trombosi venosa profonda, embolia polmonare, tromboembolia venosa e ictus ischemico, e questo rischio è modulato dal microbiota, dalle abitudini alimentari e dalla predisposizione genetica.
La presenza di LPS è anche associata a COVID19 in forma più grave.
"I dati attuali mostrano in modo convincente che la variazione genetica apporta un contributo altamente significativo all'endotossemia. Supponendo che i fattori genetici possano modificare la traslocazione o la neutralizzazione delle endotossine, i risultati suggeriscono una nuova parte nel puzzle delle interazioni ospite/microbioma. Ancora più importante, i risultati caratterizzano ulteriormente il concetto di stretta interazione tra immunità e coagulazione".

Aggiornamento 26/12/2021

Anche quantità moderate di alcol consumate giornalmente appaiono dannose per la salute, secondo un articolo di Medscape.
Purtroppo la pandemia ha aumentato il consumo di alcolici e nel breve termine questo ha significato aumento di malattie epatiche, intestinali e della violenza domestica.
Spesso si rappresentano gli effetti dell'alcol con una curva a J, in cui i bevitori moderati (uno-due porzioni al giorno) hanno un rischio di malattia inferiore dei non bevitori.
"In realtà, questa associazione è più probabilmente "un artefatto statistico" in gran parte derivato da studi osservazionali di bassa qualità, secondo il dr. Christopher Labos, epidemiologo e cardiologo presso il Queen Elizabeth Health Complex di Montreal.
"Quando si guarda agli studi che tengono conto della causalità inversa, o il fatto che alcune persone astemie sono ex consumatori di alcol, allora ci si rende conto che il beneficio protettivo dell'alcol è minimo o inesistente e che l'alcol fa più male che bene alla nostra società".
Un recente studio ha mostrato come smettere di bere riduca la fibrillazione atriale, mentre un altro ha mostrato che il rischio si riduce con 56g a settimana, mettendo ancora in risalto l'"effetto a J".
L'alcol è un cancerogeno e si stima sia responsabile da solo del 4% dei tumori, in particolare nelle donne e anche nei bevitori moderati. L'ACR consiglia per questo "è meglio non assumere alcolici".
L'alcol è neurotossico e ha effetti sulla cognizione.
L'uso eccessivo di alcol è uno dei maggiori fattori causali per la demenza.
"Mewton e colleghi hanno recentemente pubblicato dati che suggeriscono che ci sono tre periodi in cui il cervello potrebbe essere particolarmente suscettibile agli effetti neurotossici dell'alcol: la gestazione (dal concepimento alla nascita), l'adolescenza (15-19 anni) e l'età adulta (oltre 65 anni). Fare particolarmente attenzione in queste fasi può quindi essere utile" suggerendo anche che la terapia cognitivo-comportamentale e motivazionale sono molto efficaci nel ridurre il consumo.
Il dr. Labos suggerisce di chiarire questi aspetti ai pazienti e usare gli alcolici come il cibo spazzatura: qualcosa da consumare occasionalmente

Aggiornamento 27/12/2021

Dai dati dello studio Moli-sani, emerge che "Una dieta ricca in cibo ultraprocessato è associata ad un aumento dei rischi di mortalità per tutte le cause e cardiovascolari tra gli individui con eventi cardiovascolari precedenti, possibilmente attraverso una funzione renale alterata". Infatti viene misurato un elevato livello di cistatina C, un marker di danno renale.
Il rischio in chi ha il più alto consumo di cibospazzatura è del 65% e del 38% in più, rispettivamente per la mortalità cardiovascolare e da tutte le cause, rispetto a chi ha il più basso consumo.

Aggiornamento 29/12/2021

Nelle persone con problemi renali gli omega 3 ad alto dosaggio in una particolare forma (icosapent etile) riducono il rischio cardiovascolare del 25% in chi abbia i trigliceridi alti anche assumendo statine.

Aggiornamento 19/2/2022

Passare a una dieta salutare, riducendo gli alimenti industriali e aumentando quelli non processati, può portare a un aumento dell'aspettativa di vita fino a 10 anni. Prima si inizia più risulta efficace.

Aggiornamento 5/3/2022

L'insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco) è fortemente legata alla disfunzione mitocondriale, ossia all'incapacità dei mitocondri di produrre energia e in questo modo il muscolo cardiaco non ha forza a sufficienza.
Una posizione ufficiale dei cardiologi americani raccomanda la valutazione dello stato nutrizionale e l'adozione di una dieta a carattere antinfiammatorio e antiossidante come la dieta mediterranea, con valutazione di integrazione eventuale di omega 3, aminoacidi essenziali, carnitina, HMB e proteine, che possono migliorare lo stato energetico del miocardio.
L'uso dei diuretici può provocare una carenza di vitamina B1. È importante non avere carenze di ferro, minerale essenziale per le reazioni mitocondriali. La supplementazione di Q10 ha dato buoni risultati ma ancora non si considerano generalizzabili. È comunque possibile valutare una supplementazione con multivitaminico e minerale.
La perdita di peso è essenziale per migliorare la funzione cardiaca. Oltre alla dieta classica, anche la dieta chetogenica e il digiuno intermittente sono utilizzati ma la prima va fatta sotto osservazione medica per il rischio di aritmie e per il secondo ci sono ancora pochi studi. Anche la chirurgia bariatrica può essere indicata.
Per quanto riguarda l'attività fisica, il lavoro coi pesi e l'HIIT sono i più efficaci.
Ma a cosa può essere dovuta la disfunzione mitocondriale?
Secondo una review del Journal of Internal Medicine le carenze nutrizionali sono caratteristica comuna nelle persone con scompenso cardiaco.
"La catena di trasporto degli elettroni mitocondriale richiede il coenzima Q10, zinco, rame, selenio e ferro per una produzione efficiente di ATP. La carenza di micronutrienti nell'insufficienza cardiaca può contribuire a una funzione mitocondriale difettosa e a una ridotta capacità sintetica di ATP", con conseguente scarsa efficienza della contrazione cardiaca.
In conclusione "Il miocardio difettoso potrebbe essere "un motore senza carburante". Tuttavia, l'aumento della disponibilità di substrati energetici (ad es. Acidi grassi, glucosio, chetoni) per i mitocondri non può migliorare le condizioni se i mitocondri non possono trasformare questi substrati energetici in carburante (ATP) senza distruggere il motore sottoperformante (con un aumento dei ROS, le specie reattive dell'ossigeno). La carenza di micronutrienti cambia il paradigma da "un motore senza carburante" a "un motore difettoso sulla strada dell'autodistruzione"".
Gli antiossidanti e i sistemi endogeni di protezione (glutatione, ceruloplasmina) dipendono dall'alimentazione e da alcuni minerali come selenio, zinco e rame o sostanze come il coenzima Q10.

Aggiornamento 25/3/2022

Solitamente dagli studi emerge che un consumo basso di alcol si associa a minore rischio cardiovascolare rispetto a un consumo nullo. Una nuova ricerca mostra che questa associazione è probabilmente casuale e dovuta più che altro al fatto che chi beve poco è più attento alla salute e quindi ha uno stile di vita protettivo (più attività fisica e consumo di verdure e meno fumo). Si parla quindi di fattori confondenti e l'introito di alcol non appare veramente protettivo.
Secondo la dottoressa Aragam, coautrice dello studio, "I risultati affermano che l'assunzione di alcol non dovrebbe essere raccomandata per migliorare la salute cardiovascolare; piuttosto, che la riduzione dell'assunzione di alcol probabilmente ridurrà il rischio cardiovascolare in tutti gli individui, anche se in misura diversa in base al proprio attuale livello di consumo".

Aggiornamento 25/4/2022

Secondo un documento dei cardiologi e dei nutrizionisti israeliani si dovrebbe incrementare gli alimenti che apportano magnesio per la prevenzione cardiovascolare. Si consigliano quindi verdure a foglia, frutta oleosa, avocado, cereali integrali, legumi, cioccolato e alcuni frutti di mare. Chi non raggiunge il valore può integrare.
Le persone con insufficienza cardiaca, che assumono diuretici e antiacidi dovrebbero monitorare ogni 6 mesi i valori plasmatici di magnesio. Inoltre, "può essere utile aggiungere magnesio a seguito di infarto del miocardio nelle persone con ipertensione e nei pazienti con insufficienza cardiaca al fine di ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare".

Aggiornamento 30/6/2022

Una dieta mediterranea è superiore a una dieta a basso tenore di grassi nel prevenire gli eventi cardiovascolari maggiori in persone con malattia già in atto. Questo il risultato di uno studio durato 7 anni effettuato in Spagna.
L'effetto appare maggiore negli uomini, in cui la riduzione degli eventi arriva al 33%.
La DM era caratterizzata dalla ricchezza in pesce e olio d'oliva rispetto alla dieta lowfat.

Aggiornamento 6/7/2022

Lo sport "salto della colazione" è associato negli adolescenti a maggior rischio di sovrappeso e dieta di scarsa qualità, con aumento dei rischi metabolici e cardiovascolari.
I meccanismi possono essere diversi.
La mancanza di introduzione di proteine dopo il digiuno notturno stimola i centri dopaminergici aumentando il desiderio di cibo spazzatura. I ragazzi che non fanno colazione si muovono meno e mangiano di più la sera.
Introdurre la colazione può contribuire a riallineare i ritmi circadiani in maniera fisiologica.

Aggiornamento 15/11/2022

Si è stimato che in Brasile nel 2019 l'eccessivo consumo di cibo spazzatura (UPF) abbia causato 57 mila morti premature.
Le morti premature attribuibili all'assunzione di UPF erano equivalenti al 10,5% delle morti premature per tutte le cause e al 21,8% delle morti premature per malattie "non trasmissibili e prevenibili" in Brasile. Si è stimato inoltre che la riduzione progressiva del consumo di UPF dal 10 al 50% potrebbe potenzialmente prevenire tra 5.900 e 29.300 decessi all'anno, rispettivamente.

Il consumo di UPF è stato associato a diabete, cancro e malattie cardiovascolari. Questo è dovuto probabilmente alla scarsa qualità nutrizionale della dieta, agli additivi nel cibo e alla presenza di xenobiotici. Queste caratteristiche aumentano il rischio di obesità e altri fattori di rischio cardiometabolico, aumentando il rischio di morte prematura.
"Il consumo di UPF è associato a malattie, come obesità, malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tipi di tumore e rappresenta una causa significativa di decessi prevenibili e prematuri tra gli adulti brasiliani", ha affermato il dott. Nilson, coautore dello studio. "Anche ridurre il consumo di UPF ai livelli di solo un decennio fa ridurrebbe del 21% le morti premature associate. Sono urgentemente necessarie politiche che disincentivino il consumo di UPF".

Promuovere un'alimentazione sana è fondamentale per ridurre l'assunzione di UPF sia stimolando il consumo di alimenti freschi e minimamente trasformati sia scoraggiando quello di UPF, in particolare attraverso politiche fiscali e normative che disincentivino il loro uso. Le misure possono includere la regolamentazione del marketing alimentare e della vendita di alimenti negli ambienti scolastici e di lavoro, l'implementazione dell'etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore della confezione, i sussidi per la produzione e la vendita di alimenti freschi locali e attraverso la tassazione dell'UPF.

Aggiornamento 15/12/2022

Quali sono i supplementi che hanno dimostrato efficacia nel ridurre il rischio cardiovascolare (CVD)?
Secondo una revisione degli studi l'integrazione con grassi omega 3 e omega 6, L-citrullina, acido folico, vitamina D, magnesio, zinco, acido alfa-lipoico, coenzima Q10, melatonina, catechina, curcumina, flavanoli (cacao, tè, frutti di bosco), genisteina e quercetina ha mostrato prove di qualità da moderata ad alta per ridurre i fattori di rischio CVD".
In particolare gli omega-3, hanno ridotto la mortalità per malattie cardiovascolari, l'acido folico ha ridotto il rischio di ictus e il coenzima Q10 ha ridotto la mortalità per tutte le cause.
La vitamina C, la vitamina D, la vitamina E e il selenio non hanno invece mostrato alcun effetto sulle malattie cardiovascolari a lungo termine o sul rischio di diabete di tipo 2, mentre gli integratori di beta carotene sono stati associati ad aumentata mortalità per tutte le cause.
I ricercatori concludono affermando che alcuni integratori possono essere utili nella riduzione del rischio cardiovascolare ma raccomandano ulteriori studi per capire chi effettivamente può trarre vantaggio.

Aggiornamento 7/1/2023

Bastano 20 minuti a settimana di attività fisica vigorosa (un paio di scatti al giorno per capirci) per ridurre del 40% la mortalità cardiovascolare.

Aggiornamento 24/1/2023

In una ricerca è stato stimato che se si applicasse la tassa sulle bibite zuccherate e i proventi si utilizzassero per ridurre i costi di frutta e verdura si preverrebbero 29 mila eventi cardiovascolari nei prossimi 10 anni nella città di New York.

Aggiornamento 18/2/2023

Non tutti i carboidrati sono uguali, il loro effetto sul rischio cardiovascolare dipende dalla loro provenienza.
"Abbiamo scoperto che le associazioni tra assunzione di carboidrati e malattie cardiovascolari (CVD) possono dipendere dal tipo e dalla fonte di carboidrati consumati, in particolare per gli zuccheri. L'assunzione di zucchero libero è stata associata a rischi più elevati di CVD totale e sottotipi di CVD, in particolare ictus, che supporta la raccomandazione dietetica globale di consumare meno del 5% dell'energia totale da zuccheri aggiunti. L'assunzione di zucchero libero è stata positivamente associata ai trigliceridi all'interno di tutte le sottoclassi di lipoproteine, il che può in parte spiegare il rischio più elevato osservato di malattia ischemica, mentre i meccanismi per un rischio totale di ictus più elevato rimangono poco chiari. Una maggiore assunzione di fibre è stata associata a minori rischi di CVD totale e la sostituzione di cereali raffinati e zuccheri liberi con cereali integrali e zuccheri non liberi (cioè quelli della frutta), rispettivamente, può essere protettiva per le CVD. I nostri risultati supportano l'importanza del tipo e della fonte di carboidrati consumati per la salute cardiovascolare".

Aggiornamento 8/3/2023

Tra le persone che assumono statine, chi ha livelli di infiammazione alti (riscontrabili col semplice esame della PCR) ha ancora rischio cardiovascolare "residuo".
"[…] i dati (potrebbero suggerire) che è improbabile che raggiungere il target dell'LDL da solo riduca completamente il rischio aterosclerotico e che le vie infiammatorie devono ancora essere completamente "utilizzate" per ridurre i tassi di eventi cardiovascolari fatali e non fatali. Riteniamo che l'uso combinato di terapie ipolipemizzanti e antinfiammatorie aggressive potrebbe diventare in futuro uno standard di cura per la malattia aterosclerotica".
L'alimentazione è uno dei principali determinanti dell'infiammazione, quindi per ridurre il rischio cardiovascolare non basta spolverare le statine sopra i fritti.

Aggiornamento 21/3/2023

Secondo una revisione degli studi, l'alta aderenza alla dieta mediterranea nelle donne riduce di circa un quarto la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause.
"Gli effetti della dieta mediterranea su sistemi antiossidanti, microbiota intestinale, sull'infiammazione e sui fattori di rischio cardiovascolare sono tra le possibili spiegazioni per le associazioni osservate, affermano i ricercatori.
I vari componenti della dieta, come polifenoli, nitrati, acidi grassi omega-3, maggiore assunzione di fibre e ridotto carico glicemico, possono tutti contribuire separatamente a un migliore profilo di rischio cardiovascolare, suggeriscono".

Aggiornamento 9/4/2023

Il sale in eccesso è noto per il suo effetto sulla pressione sanguigna, favorendo l'ipertensione.
In uno studio svedese è stato evidenziato che, oltre all'effetto sulla pressione, il sale favorisce anche l'aterosclerosi, la formazione della placca ateromatosa che, rompendosi, determina occlusione del vaso e quindi infarti e ictus. L'effetto potrebbe essere dovuto sia all'eventuale pericolosità di livelli di pressione ritenuti normali ma in realtà dannosi, sia a altri effetti come danneggiamento dell'endotelio, indurimento dei vasi, induzione di danno vascolare dovuto allo stress ossidativo. Esiste inoltre un effetto sul sistema immunitario e sull'infiammazione, con coinvolgimento del TGFbeta che riduce il rilassamento dei vasi e modifica le cellule in modo da irrigidirle.
"Ogni aumento di 1000 mg dell'escrezione di sodio è stato associato a un aumento del 9% del riscontro con gli ultrasuoni di placca carotidea, un più alto punteggio di calcificazione dell'arteria coronarica (+16%) e un aumento del 17% dell'incidenza di stenosi coronarica".

Aggiornamento 22/4/2023

I trigliceridi alti nel sangue sono associati a maggior rischio cardiovascolare. Esistono farmaci capaci di abbassare il valore (i fibrati per esempio) ma il loro utilizzo in recenti studi non ha evidenziato riduzione del rischio cardiovascolare. Per questo suggerisce il dott. Christopher Labos, cardiologo, è meglio farli abbassare non solo coi farmaci.
"Se vedi un paziente con trigliceridi alti, trattarlo con farmaci per abbassare i trigliceridi probabilmente non ridurrà il suo rischio cardiovascolare. Interventi dietetici, incoraggiamento all'esercizio fisico e riduzione del consumo di alcol sono opzioni migliori. Non solo porteranno ad abbassare i livelli di colesterolo, ma ridurranno anche il rischio cardiovascolare".

Aggiornamento 1/5/2023

Gli alimenti industriali aumentano il rischio cardiovascolare. Quali sono i meccanismi?

"La lavorazione può alterare le caratteristiche nutrizionali (contenuto di macro e micronutrienti), fisiche (struttura degli alimenti) e chimiche (presenza di dolcificanti artificiali, additivi e contaminanti neoformati, indice e carico glicemico) degli alimenti in modi che venga alterata la salubrità. I processi industriali possono anche influenzare i comportamenti alimentari a lungo termine, i segnali di sazietà e i sistemi di ricompensa alimentare".

I meccanismi sono molteplici e hanno un effetto sinergico tra loro: "Le interrelazioni fisiopatologiche alla base dell'aterogenesi e nella progressione delle malattie cardiovascolari sono complesse e coinvolgono molteplici vie. Una costellazione di fattori come la disfunzione metabolica, proinfiammatoria, protrombotica, pro-ossidativa ed endoteliale coesistono e si potenziano a vicenda. Esistono una miriade di sfumature. Ad esempio, vari livelli di alterazioni del metabolismo del glucosio attivano specifici pattern infiammatori, mentre i fattori immunitari interagiscono bidirezionalmente con il microbiota intestinale. Inoltre, la maggior parte dei fattori di rischio cardiovascolare gioca un ruolo nell'innescare la disfunzione e le lesioni endoteliali, oltre a mantenere un ambiente molecolare protrombotico e proinfiammatorio. Attraverso questi fattori e attraverso una complessa rete di meccanismi di feedback molecolari, l'aterogenesi si intensifica e si perpetua, culminando con vari eventi cardiovascolari (CVD)".
Il cibo-spazzatura favorisce in diversi modi l'aumento di peso, per esempio saziando e nutrendo meno e innescando fame e dipendenza di alimenti sempre disponibili. Il tessuto adiposo in eccesso, in particolare viscerale, è un fattore di rischio cardiovascolare.
Essendo ricchi in zuccheri e poveri in fibre, inducono iperglicemia e iperinsulinemia, che "aumentano il rischio di CVD promuovendo l'aumento di peso, l'infiammazione, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".
Possono inoltre essere ricchi in sale e poveri in potassio, un mix che induce ipertensione, uno dei principali fattori di rischio.
La povertà di fibre seleziona i batteri infiammatori e favorisce la sintesi di TMAO, metabolita infiammatorio, inducendo permeabilità intestinale. Gli emulsionanti aumentano il potenziale infiammatorio.
Gli alimenti ultraprocessati sono una delle principali fonti di AGEs, sostanze che si formano ad alte temperature e aumentano stress ossidativo e infiammazione.
La presenza di grassi trans e grassi saturi privati della matrice è un fattore che favorisce l'aumento dei lipidi plasmatici.
Questi alimenti sono inoltre fonti di interferenti endocrini come BPA, sostanze che alterano la funzioni ormonali e si trovano nel packaging.
L'articolo si conclude invitando le persone alla consulenza nutrizionale: "La consulenza nutrizionale è la pietra angolare della cardiologia preventiva e dovrebbe tenere conto degli alimenti ultra-elaborati, evidenziando i loro effetti metabolici pervasivi, la disponibilità ubiquitaria e le fonti "nascoste" in una varietà di formulazioni alimentari".


Aggiornamento 10/5/2023

Il 70% dei casi di diabete di tipo 2 appaiono legati a una dieta subottimale, in particolare scarso consumo di cereali integrali ed eccessivo consumo di cereali raffinati e carne processata. Eccesso di succhi di frutta e ridotto introito di verdura, frutta secca e semi appare avere un impatto inferiore.

Aggiornamento 12/5/2023

L'aumento delle temperature globali è un fattore cha aumenta le malattie cardiovascolari, in particolare nei paesi poveri. Altro che vaccini.

Aggiornamento 7/9/2023

L'assunzione di emulsionanti, in particolare cellulosa modificata e mono e digliceridi degli acidi grassi, è associata a aumentato rischio di eventi cardiovascolari. Il meccanismo è probabilmente legato all'alterazione del microbiota, inducendo "infiammazione intestinale cronica e crescente suscettibilità alla carcinogenesi e potenzialmente a malattie cardiovascolari".
Si tratta di sostanze utilizzate nel cibo spazzatura per migliorare la "texture", quella sensazione di cibo che si scioglie in bocca, e per aumentare la durata dei cibi, ma a quanto sembra riduce la durata dell'uomo.

Aggiornamento 30/10/2023

Una pubblicazione del BMJ, tra i cui autori compare anche il noto epidemiologo D. Mozaffarian, esorta la politica a prendere provvedimenti per avvertire il pubblico dei problemi legati al consumo di cibo ultraprocessato, affinché se ne riduca il consumo e le persone possano essere informate dei danni.
Da noi invece ci si oppone alla sugartax e all'etichetta europea e alcuni "esperti" sono a libro paga delle industrie alimentari.
Il maggiore rischio è legato alle malattie cardiovascolari, ma anche il rischio di quelle neurodegenerative e oncologiche aumenta.
Tra le sostanze dannose presenti nel cibo spazzatura troviamo furani, ammine eterocicliche, idrocarburi policiclici aromatici, acroleina, prodotti finali della glicazione avanzata (AGES), acidi grassi trans industriali e acrilammide.
Le confezioni possono apportare ftalati, bisfenoli, oli minerali e microplastiche dall'imballaggio o dal rivestimento interno delle lattine.
Gli additivi inducono infiammazione e danni al DNA, modificano il microbiota e favoriscono la permeabilità intestinale, alterando il rapporto tra microbi e sistema immunitario.
Spesso non si considerano gli effetti additivi tra sostanza nei test tossicologici. Per altri invece, come il biossido di titanio e i dolcificanti artificiali, sono emerse prove di tossicità inizialmente non evidenziate.
L'articolo si conclude con questi punti:
§ Le prove esistenti sono sufficientemente forti da giustificare azioni immediate di sanità pubblica per aiutare i cittadini a identificare gli alimenti ultra-processati e a limitare la loro esposizione
§ È necessaria una ricerca multidisciplinare, indipendente dall’industria, per rivalutare la sicurezza degli additivi alimentari e degli ingredienti trasformati industrialmente, nonché dei contaminanti legati al processo
§ Le normative fiscali, di marketing e di etichettatura dovrebbero essere utilizzate per trasformare l’attuale sistema alimentare e facilitare l’abbandono della dieta dagli alimenti ultra-processati in tutta la popolazione.

Aggiornamento 4/12/2023

TMAO è un metabolita infiammatorio legato alla colina e alla carnitina che si forma soprattutto in seguito all'introduzione di alimenti animali. I suoi livelli sono associati a malattie cardiovascolari, diabete e tumori.
Nel modello animale i mirtilli (ma non le fragole) modulano il microbiota in modo da ridurre la quantità di TMAO.

Aggiornamento 14/12/2023

L'effetto dei probiotici nelle persone con malattia coronarica.
Riescono a migliorare il metabolismo glicolipidico (glicemia, trigliceridi e colesterolo), la depressione, l'infiammazione e lo stress ossidativo.

Aggiornamento 22/12/2023

Gli studi epidemiologici mostrano che vivere vicino agli spazi verdi è associato con inferiore mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. Quali potrebbero essere i motivi?
Le piante rilasciano composti volatili, tra cui α-pinene, che viene metabolizzato dal fegato.  I prodotti di questa trasformazione agiscono sull'endotelio vascolare, almeno nel modello sperimentale, rilassando i vasi.
Secondo i ricercatori "è plausibile che l’α-pinene inalato e ingerito, o i suoi metaboliti aumenti il ​​rilascio di NO (ossido nitrico) per mediare i benefici cardiovascolari dell’esposizione al verde".

Aggiornamento 16/1/2024

Passare da una dieta occidentale a una più sana, in particolare con più cereali integrali e frutta oleosa e meno carne processata (salumi) e bibite zuccherate è associato a un guadagno di fino a 10 anni nell’aspettativa di vita


Aggiornamento 19/1/2024

L’OMS ha redatto un documento in cui dichiara che tassare alcolici e bibite zuccherate può aiutare le persone ad avere stili di vita più sani e meno patologie, riducendo così i costi collettivi della sanità pubblica.

Aggiornamento 7/2/2024

Il modello animale mostra che il binge drinking, il forte consumo di alcol in una sola occasione, in topi adolescenti predispone fortemente per l'insulinoresistenza e le malattie metaboliche e cardiovascolari. Questo avviene inducendo stress ossidativo e infiammazione

Aggiornamento 18/2/2024

Uno studio ha indagato il legame tra bevande e rischio cardiovascolare in persone con diabete di tipo 2 (T2D).
I risultati mostrano che "maggiori assunzioni di bibite zuccherate, bibite dolcificate artificialmente e succhi di frutta naturali erano ciascuno linearmente associati a un rischio più elevato di eventi cardiovascolari (CVD) in individui con T2D, indipendentemente dalla predisposizione genetica alla CVD, e che la sostituzione di bibite e succhi con caffè, tè o yogurt, ma non di bibite con dolcificanti artificiali erano associati a un minor rischio di eventi CVD nei soggetti con T2D".

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