Più del 65% dei bambini sotto l'anno soffre di reflusso gastroesofageo
(GER).
Da alcuni anni si è ben pensato di somministrare antiacidi anche a
loro, con conseguenze pessime: i sintomi non si riducono, né l'irritabilità né il pianto.
Se il farmaco è dato prima dei sei mesi, aumenta il rischio di
fratture negli anni successivi.
Più l'uso è continuo, più aumentano i rischi, afferma ora uno studio.
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I risultati sono "notizie negative", ha affermato Eric
Hassall, gastroenterologo pediatrico e professore emerito all'Università della
British Columbia a Vancouver, che non
era coinvolto nello studio.
"È un problema serio. Quando sei un medico e prescrivi un farmaco
che innesca una risposta allergica, vedi immediatamente l'effetto negativo e
puoi toglierlo al bambino o diminuire la dose. Ma quando l'effetto negativo si
manifesta mesi o anni dopo, non si può necessariamente collegarlo con il
farmaco ", ha detto.
Questi farmaci dovrebbero essere usati nei bambini solo in caso di
gastrite erosiva (GERD), che colpisce solo il 5% dei bambini.
Craig Langman, direttore della Divisione di Nefrologia Pediatrica e
Metabolismo Minerale presso l'Ospedale Pediatrico Lurie di Chicago, ha studiato
la malattia ossea nei bambini per 3 decenni, afferma di attendere a dare un giudizio sullo studio finché non
verrà pubblicato l'articolo completo.
Tuttavia, ha detto che lo studio "conferma quello che ho pensato
per molto tempo. Ero preoccupato che il modellamento dell'osso sarebbe stato
colpito da questi farmaci e ritengo che sia il meccanismo che sta dietro a
queste fratture precoci".
Mentre il processo esatto non è ben compreso, molti esperti ritengono
che, inibendo la secrezione di acido gastrico nell'intestino, i PPI (esoprazolo, omeprazolo ecc., cosiddetti protettori gastrici ma meglio definiti magnaccia gastrici 😃) e altri
riduttori di acido limitino l'assorbimento di calcio. Se il corpo non assorbe
abbastanza calcio, esso compensa aumentando l'ormone paratiroideo, che provoca
il riassorbimento osseo, ossia il rilascio di calcio dall'osso nel flusso
sanguigno.
"Non ci vuole una laurea per capirlo", ha detto Langman,
"Non c'è abbastanza calcio".
Se le scoperte dello studio cambieranno le abitudini di prescrizione
resta incerto. Ma per il momento, i medici in dubbio possono fare riferimento
alle linee
guida di gestione dell'AAP 2013 che riguardano GER e GERD nei neonati, che
sostengono cambiamenti nello stile di vita, come la posizione da tenere e
l'adeguamento dell'alimentazione come "terapia di prima linea",
rilevando che l'uso eccessivo di PPI nei neonati con riflusso è una questione
di grande preoccupazione ".
Aggiornamento 20/10/2017
Aggiornamento 20/10/2017
Ogni giorno arriva una cattiva notizia sugli antiacidi. Quella di oggi è che stimolano la crescita di un particolare batterio nell'intestino, e questo potrebbe essere legato alla steatosi epatica
Ottimo articolo su intestino permeabile e come curarlo: "I fattori che influenzano la funzione di barriera intestinale includono batteri patogeni quali E. coli enteropatogeni, dieta ad alto contenuto di grassi, lipopolisaccaridi (LPS), farmaci come farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) e inibitori della pompa protonica (PPIs) come vari allergeni alimentari e gliadina del glutine".
Aggiornamento 26/1/2018
L'uso di antiacidi in gravidanza sembra aumentare il rischio di asma nella prole
Aggiornamento 14/10/2018
Continuano le cattive notizie sull'uso degli antiacidi.
I bambini che hanno disfagia rischiano di avere rigurgito nell'apparato respiratorio, così vengono trattati con gli inibitori di pompa (PPI). Ma lo studio evidenzia che questa prescrizione aumenta il rischio di ospedalizzazione seguente.
La soppressione della secrezione acida inoltre causa alterazioni nel microbioma gastrico, orofaringeo e polmonare e i pazienti trattati con PPI sono ad aumentato rischio di polmonite, infezioni del tratto respiratorio superiore, infezioni gastrointestinali e persino sepsi.
Nonostante le prove storiche e più recenti a sostegno della miriade di rischi dell'uso dei PPI nei bambini e dell'orientamento delle organizzazioni professionali sul fatto che questi farmaci debbano essere usati con cautela, essi continuano ad essere prescritti frequentemente
Aggiornamento 8/12/2018
In caso di allergia, immediata (Ig-E) o ritardata (non Ig-E) alle proteine del latte nel bambino, anche la mamma che allatta deve escludere il latte, perché alcune proteine non digerite passano direttamente al latte materno. Si raccomanda integrazione con vitamina D e calcio, possibilmente seguiti da una persona esperta.
I sintomi/segni possono essere cutanei (eczema, prurito, eritema), respiratori (rinite) o gastrointestinali (reflusso, diarrea, rifiuto del cibo, disconfort intestinale, rossore perianale).
In caso di non presenza di allergie la varietà della dieta della mamma è importante per prevenirle.
Aggiornamento 19/2/2019
Aggiornamento 29/3/2019
Aggiornamento 8/1/2020
"Si è ipotizzato che cambiamenti nella produzione, lavorazione e confezionamento degli alimenti (ad esempio l'uso di pesticidi, antibiotici, ormoni, conservanti, denaturazione con calore, detergenti e sostanze chimiche) siano collegati alle malattie allergiche direttamente o indirettamente". Nei topi il BPA (plastiche) altera il sistema immunitario (riduzione Treg) e la tolleranza agli alimenti.
"Le proteine glicate (AGEs), che si trovano in molti alimenti, in particolare dopo un riscaldamento molto elevato, come la cottura a microonde, la frittura e il barbecue, possono promuovere le risposte allergiche". Anche "l'esposizione a determinati farmaci durante l'infanzia, in particolare gli antagonisti del recettore H2 e gli antiacidi, aumenta il rischio di anafilassi alimentare ed esofagite eosinofila (EoE)".
Introdurre cibi troppo tardi (arachidi dopo un anno) aumenta il rischio di allergia. Carenza di vitamina D o un suo eccesso aumentano il rischio.
La dieta corretta riduce il rischio probabilmente modulando il microbiota.
Prebiotici e probiotici saranno probabilmente utili in futuro. La presenza di permeabilità intestinale è un meccanismo importante perché aumenta il contatto con gli antigeni.
I bambini che assumono PPI hanno maggiore rischio di fratture, conferma uno studio
Aggiornamento 6/4/2020
Aggiornamento 13/6/2020
Qualche anno fa alcuni gestori di uno zoo osservarono che i gorilla vomitavano spesso. Dunque ebbero un'idea: provare a togliere il latte vaccino e dare una dieta simile a quella che assumono in natura. I primati stavano così meglio. Sorpresa sorpresa: funziona anche nei bambini con reflusso. Le proteine del latte infatti possono attivare una risposta infiammatoria che stimola i nervi e crea contrazioni nella muscolatura gastrointestinale. Questo può succedere anche nei bambini allattati al seno da mamme che assumono latticini, perché proteine non digerite possono passare nel latte materno (anche se molti lo ignorano). La pratica di escludere i latticini nella mamma che allatta è prevista pure da linee guida ESPGHAN. Attenzione ovviamente a coprire il fabbisogno di calcio
Aggiornamento 19/10/2020
Forse si è scoperto perché gli antiacidi, farmaci usati con troppa disinvoltura per il reflusso anziché ricorrere a miglioramenti dello stile di vita, aumentano il rischio di Alzheimer. Questi farmaci inibiscono la produzione di acetilcolina, importante neurotrasmettitore, bloccando un enzima di sintesi. Inoltre l'acetilcolina è necessaria per l'integrità dei mitocondri, e senza di essa i mitocondri muoiono (apoptosi), e una loro carenza è notoriamente associata a deficit cognitivo (oltreché diabete, Parkinson ecc). Pantoprazolo e lansoprazolo appaiono essere i peggiori.
Aggiornamento 17/4/2021
I recettori per l'istamina, coinvolti nell'allergia e nella secrezione gastrica, sono anche coinvolti nella risposta all'allenamento, in modo da avere un'importante rilevanza clinica su capacità aerobica, controllo glicemico e funzione vascolare. L'uso di antistaminici (per allergia o acidità gastrica) altera la perfusione in seguito all'attività fisica, riducendone risultati e vantaggi. Questi farmaci agiscono riducendo capacità aerobica, antiossidante, mitocondriale e glicolitica, e anche la prestazione si riduce. Si riduce la disponibilità di ossido nitrico, peggiorando la vascolarizzazione e la funzione endoteliale (capacità di rilassamento dei vasi), e così la capacità di nutrire e riparare il muscolo, insieme a quella di utilizzare i substrati energetici.
Aggiornamento 26/5/2021
Eliminare le proteine del latte vaccino può portare a miglioramento dell'asma refrattaria nei bambini, anche se i test IG-E non evidenziano allergia al latte, e "può essere considerata come l'anello mancante nel trattamento dell'asma". Il miglioramento c'è stato nell'82% dei bambini. Questo indica la possibile presenza di allergie non IG-E mediate, che di solito sono legate a manifestazioni gastrointestinali, come il reflusso.
"Considerato quanto sopra, presentiamo il caso di un ripensamento completo di come l'allergia alimentare gastrointestinale non mediata da IgE e l'asma possano essere correlate suggerendo le seguenti ragioni; in primo luogo, la vicinanza del tratto gastrointestinale con il sistema respiratorio; in secondo luogo, il modello comune dei meccanismi immunologici che coinvolgono le stesse cellule infiammatorie e citochine; e infine, l'effetto diretto degli allergeni alimentari su entrambi gli organi. [...] Abbiamo spiegato l'iperreattività delle vie aeree nelle allergie alimentari non immediate come conseguenze respiratorie del coinvolgimento del tratto gastrointestinale, come accade nel reflusso gastroesofageo", e già evidenziato da altri studi.
È probabile che l'allergia nascosta al latte induca il reflusso, che a sua volta infiamma le vie aeree tramite i mastociti e stimola il nervo vago, con manifestazione dell'asma. In alternativa le proteine inducono allergia entrando tramite permeabilità intestinale o cutanea.
Le linee guida per il reflusso nel bambino suggeriscono in questi casi di usare proteine del latte idrolizzate e quindi meno allergizzanti, e l'eventuale conferma con oral food challenge (prova di scatenamento).
"Per concludere, i risultati sono stati sorprendentemente promettenti, dimostrando che la dieta di eliminazione delle proteine del latte vaccino (che rappresenta l'allergene alimentare più comune) è un approccio prudente nella gestione dei pazienti con asma che non risponde ai trattamenti e può essere considerato come l'anello mancante nel trattamento dell'asma".
Aggiornamento 24/7/2022
Il reflusso (GERD) si può spesso gestire manipolando le fonti di carboidrati.
In uno studio randomizzato le fonti di carboidrati semplici sono state la principale causa di reflusso e la rimozione migliora i sintomi.
Questo sembra dovuto alla presenza di sensori per gli zuccheri nell'intestino che influenzano gli ormoni intestinali, lo svuotamento gastrico e quindi la progressione della digestione.
Inoltre l'eccesso di carboidrati tende a fermentare producendo SCFA che possono far rilassare la muscolatura, favorendo il reflusso.
"Gestire la riduzione dell'assunzione di carboidrati è una strategia dietetica praticabile e pragmatica da includere nella gestione del GERD sintomatico".
In uno studio randomizzato le fonti di carboidrati semplici sono state la principale causa di reflusso e la rimozione migliora i sintomi.
Questo sembra dovuto alla presenza di sensori per gli zuccheri nell'intestino che influenzano gli ormoni intestinali, lo svuotamento gastrico e quindi la progressione della digestione.
Inoltre l'eccesso di carboidrati tende a fermentare producendo SCFA che possono far rilassare la muscolatura, favorendo il reflusso.
"Gestire la riduzione dell'assunzione di carboidrati è una strategia dietetica praticabile e pragmatica da includere nella gestione del GERD sintomatico".
Aggiornamento 30/10/2023
L'uso di antiacidi e antibiotici in gravidanza e infanzia è associato a maggior rischio di esofagite eosinofila, malattia su base allergica che porta a reflusso gastroesofageo. Ironia della sorte gli antiacidi vengono usati proprio per bloccare il reflusso. Il meccanismo d'azione è probabilmente legato all'alterazione del microbiota e all'induzione di sensibilizzazione allergica.
Aggiornamento 12/1/2024
Un documento di consenso chiarisce che il reflusso nei bambini è perlopiù benigno, ma in alcuni casi può essere associato a ridotta crescita. In caso di reflusso non acido, l'uso di inibitori di pompa o antistaminici non è giustificato, mentre potrebbero essere usati gli alginati. In generale vi è una scarsa consapevolezza del tema.
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