In uno studio sui topi il modello insulina-carboidrati di Ludwig viene supportato solo parzialmente. L'insulina alta ostacola l'ossidazione dei grassi, ma non si intravedono differenze a livello del consumo calorico totale
SINTOMI BIZZARRI DELLA FATICA SURRENALE
Questo elenco non è destinato all'autodiagnosi della sindrome da affaticamento surrenale. Se pensi di avere alcuni di questi sintomi della sindrome da stanchezza surrenalica, il primo compito è quello di consultare sempre un operatore sanitario qualificato prima di intraprendere qualsiasi piano di recupero. La maggior parte dei programmi di recupero fallisce e la condizione potrebbe peggiorare se non si ha una chiara comprensione dei sintomi della fatica surrenalica e di ciò che ci aspetta.
1. Incapacità di addormentarsi anche se si è stanchi
2. Svegliarsi nel mezzo della notte senza alcun motivo
3. Svegliarsi già stanchi al mattino anche dopo un’intera nottata di sonno
4. Sentirsi stanchi tra le 21 e le 22 ma trovare impossibile andare a letto
5. Sentirsi stanchi di pomeriggio, tra le 15 e le 17
6. Necessità di assumere caffè al mattino e lungo tutto l’arco della giornata
7. Sensazione di “tensione” e incapacità di rilassarsi
8. Palpitazioni cardiache di notte o quando si è stressati
9. Pressione arteriosa significativamente bassa
10. Tachicardia Posturale Ortostatica
11. Sentire scariche di adrenalina
12. Caffé, te o bevande energetiche provocano una scarica di adrenalina
13. L’esercizio fisico inizialmente migliora ma poi peggiora la stanchezza
14. Candidosi sistemica che peggiora sotto stress
15. Sbilanciamento elettrolitico anche se gli esami di laboratorio sono normali
16. Incapacità di gestire lo stress
17. Bassa libido e mancanza di desiderio sessuale
18. Intolleranza alle temperature, specialmente al caldo e alla luce diretta del sole
19. Mani e piedi freddi
20. Pensiero annebbiato
21. Incapacità di concentrarsi o rimanere concentrati
22. Bassa funzionalità tiroidea anche se in cura con ormoni tiroidei
23. Morbo di Grave-Basedow
24. Tiroidite di Hashimoto
25. Pelle estremamente secca
26. Psoriasi di origine sconosciuta
27. Invecchiamento precoce della pelle
28. Cerchi scuri sotto gli occhi che non scompaiono col riposo
29. Perdita della normale tonalità della pelle del viso (pelle grigiastra o verdognola)
30. Fiato corto senza alcuna compromissione respiratoria
31. Vertigini senza ragione apparente
32. Tinnito cronico (suono nelle orecchie)
33. Lesioni aftosiche ricorrenti alla bocca
34. Sensazione di ipoglicemia anche se i valori di laboratorio sono normali
35. Incapacità di gestire carboidrati semplici
36. Desiderio smodato di cibi grassi o ad alto contenuto proteico
37. Desiderio smodato di cibi salati e patatine fritte
38. Gastrite nonostante una gastroscopia normale
39. Infezione da Helicobacter pylori nel passato che è stata dichiarata risolta ma non ci si sente più come prima.
40. Costipazione senza ragione apparente
41. Reazioni ritardate ai cibi, specialmente i prodotti lattiero-caseari e al glutine
42. Accumulo di grasso addominale senza ragione apparente
43. Malassorbimento del fruttosio
44. Sindrome dell’intestino irritabile con prevalenza di costipazione più che di diarrea
45. Dolori articolari di origine sconosciuta
46. Lombalgia senza alcuna traumatologia e visita nella norma
47. Intorpidimento e formicolio alle estremità bilateralmente
48. Dolore muscolare senza ragione apparente
49. Perdita di massa muscolare
50. Sindrome di Fatica Cronica che non migliora con i farmaci
51. Fibromialgia che non si risolve con le cure usuali
52. Sensazione di gambe pesanti
53. Depressione, spesso non risolta dagli anti-depressivi
54. Irritabile sotto stress
55. Ansia
56. Attacchi di panico
57. Sensibilità chimica alla pittura, smalto per unghie o plastica
58. Sensibilità ai campi elettromagnetici, inclusi telefoni cellulari e monitor dei computer
59. Malattia di Lyme e incapacità di guarire completamente nonostante le cure o intolleranza ai farmaci
Sintomi limitati alle donne
1. Endometriosi
2. Sindrome dell’ovaio policistico
3. Fibromi uterini
4. Seno fibrocistico
5. Perdita immotivata di capelli (Telogen effluvium)
6. Ciclo mestruale irregolare che “si ferma e riparte”
7. Incapacità di rimanere incinte e ricorso a tecniche IVF
8. Aborti ricorrenti nel primo trimestre
9. Depressione post partum
10. Dismenorrea che avanza verso la amenorrea
11. Menopausa precoce
12. Carcinoma del seno associato con dominanza estrogenica
A volte le persone si fissano sul mangiare poco, mandando ancora più in basso il metabolismo. Pensando di dimagrire di più, fanno un danno e sabotano la loro dieta, perché la fame conseguente li spingerà a mangiare più di prima. Può quindi essere conveniente mangiare di più, e contemporaneamente fare più sport, rispetto a una dieta restrittiva con poca attività fisica. Lo ha messo in evidenza una tesi di dottorato in cui un più alto "flusso energetico" ha permesso di avere meno fame e aumentare il RMR, il consumo energetico a riposo, garantendo un dimagrimento simile ma con meno sforzo, e facilitando il mantenimento del peso perso.
L'Ashwagandha è un noto adattogeno che può aiutare in caso di stress. Secondo uno studio fatto su persone cronicamente stressate l'estratto della radice "riduce i marcatori psicologici e fisiologici di stress, migliora il benessere mentale e riduce il livello sierico di cortisolo e il desiderio di cibo e migliora i comportamenti alimentari", aiutando a ridurre il peso in maniera significativa rispetto al placebo.
La flessibilità metabolica (MF) è la capacità di un soggetto di "cambiare carburante", ossia passare facilmente dal consumo di carboidrati a quello di grassi (o viceversa). Le persone con scarsa MF tendono più ad accumulare grasso, e tendono a recuperare più peso in seguito alle diete. La MF sembra essere ridotta dai grassi liberi nel sangue (NEFA).
"In soggetti sani con normale regolazione del glucosio, abbiamo identificato un nuovo fenotipo metabolico in cui la ridotta capacità di cambiare carburante in risposta a un sovraccarico di grassi (pasto ad alto contenuto di grassi) è un fattore determinante per un maggiore aumento di peso. In particolare, le persone che sono più metabolicamente non flessibili ai lipidi possono aumentare di peso nel tempo rispetto agli individui in grado di regolare prontamente l'ossidazione dei macronutrienti per favorire l'ossidazione dei lipidi in un contesto di eccedenza di grasso. I nostri dati indicano che i futuri interventi mirati alla selezione del carburante possono rendere le persone più "metabolicamente flessibili" ai grassi alimentari, aiutando a prevenire o curare l'obesità
Aggiornamento 1/4/2020
Scoperti i neuroni che vengono attivati dalla leptina nell'ipotalamo e attivano il consumo calorico a livello del tessuto adiposo bruno per mezzo del sistema nervoso simpatico
Aggiornamento 3/4/2020
Alcune persone
non mantengono la perdita di peso anche perché non posseggono i batteri adatti
Aggiornamento 6/4/2020
La restrizione calorica abbassa la risposta dell'asse GH-IGF1 e blocca la risposta anabolica dopo l'allenamento, anche con l'uso di proteine whey. Questo può favorire perdita di massa muscolare e ossea. Non stupiamoci quindi se alcune persone rispondono perdendo principalmente massa magra, anche se "il grasso lo si conserva per i momenti di carestia". In realtà la massa muscolare è "costosa" da mantenere e nei momenti di difficoltà il corpo se ne libera.
La composizione corporea è qualcosa di complesso, molto, e non dipende solo dalle calorie. Mentre qualcuno si sgola a dirvi che non dimagrite o mantenete il peso perso perché mangiate troppo, di nascosto ecc (non che a qualcuno non capiti eh), altri lavorano più seriamente e si chiedono perché questo succede. Dando un ruolo alla massa magra (FFM) che sì, si perde spesso in una dieta. "La perdita di FFM o il suo deficit dovuto a dieta, programmazione evolutiva o sedentarietà dovrebbero essere considerate non solo come un contributo all'aumentata adiposità a causa della riduzione del dispendio di energia basale dovuta a una FFM inferiore, ma anche al tentativo dell'organismo di ripristinare la FFM alimentandosi eccessivamente. Questo concetto di "ingrasso collaterale" (collateral fattening) si inserisce nell'autoregolazione della composizione corporea e si comporta fisiologicamente come un sistema che interpreta i segnali periferici ("proteinostato") che collegano la FFM e l'assunzione di cibo. Serve anche a sottolineare ulteriormente l'importanza di uno stile di vita sano incentrato su diete equilibrate e attività fisica nella protezione contro i deficit di massa magra che riguardano sia la prevenzione che il trattamento dell'obesità". In pratica il corpo è costretto a ridurre il consumo energetico e aumentare l'appetito nel tentativo di recuperare il muscolo perso.
L'ipotalamo secerne 2 ormoni che rallentano il metabolismo: NPY e AgRP. Cosa regola il loro rilascio? Quando c'è un surplus energetico (ossia mangiamo abbastanza) i neuroni usano glucosio e rilasciano segnali per cui la loro produzione si riduce, e consumiamo di più e siamo più sazi. In caso di deficit energetico (mangiamo poco) i neuroni usano grassi e questo porta ad un aumento degli ormoni (con riduzione del consumo e aumento della fame). Il consumo così è sempre adattato alla disponibilità di energia, in barba a "se dimagrite consumate di meno perché siete più leggeri". La fisiologia è ben altra e molto più complessa.
Usando una metodica di valutazione della temperatura corporea, alcuni ricercatori hanno valutato cosa succede al consumo calorico quando si tagliano le calorie. La temperatura è ridotta durante la fase di "recupero del grasso", e questo risparmio energetico è più efficiente in chi tende a recuperare facilmente il peso. "Il ridotto costo energetico dell'omeotermia (mantenimento della temperatura) in risposta alla restrizione calorica persiste durante il recupero del peso e costituisce un tratto metabolico "parsimonioso" che contribuisce all'elevata efficienza metabolica che sta alla base del rapido ripristino delle riserve di grasso corporeo durante il recupero del peso, con implicazioni per la ricaduta dell'obesità dopo il dimagrimento terapeutico e la fisiopatologia del recupero del peso".
Una delle cose che fa la differenza tra chi mantiene il peso perso e chi no è la "coscienziosità", che comprende scrupolosità, perseveranza, affidabilità ed autodisciplina. Inoltre ha maggiore controllo sul cibo, sulla sua quantità e sulle tentazioni, dorme e mangia a orari precisi, si allena con costanza.
Nelle persone che hanno perso peso, l'alimentazione iperglucidica aumenta il rapporto insulina/glucagone rispetto a una dieta lowcarb. Questo rende l'energia del cibo meno disponibile, bloccando l'ossidazione dei grassi soprattutto nel periodo postprandiale, "indirizzando" i grassi all'accumulo piuttosto che alla fornitura di energia, in accordo col modello carboidrati-insulina del prof Ludwig
Aggiornamento 18/6/2020
È possibile personalizzare la dieta in base alla risposta ormonale e glicemica? Forse si sta avvicinando questo approccio nella pratica. Le linee guida sono tipicamente basate sulla popolazione ad esempio, ma è chiaro che "una sola taglia non viene vestita da tutti allo stesso modo". È chiaro che prendendo tante persone, tutte diverse tra loro, a livello di gruppo le diete funzioneranno in media alla stessa maniera, e arriverà il furbacchione di turno a dire che contano solo le calorie. in realtà "l'iperglicemia postprandiale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari (CVD), malattie coronariche (CHD) e mortalità cardiovascolare, anche in soggetti con normale glicemia", così come i trigliceridi postprandiali. Forse le diete uguali per tutti diventeranno solo un ricordo, studiando come ciascuno risponde all'introduzione di diversi pasti (metabolismo postprandiale), ad esempio che abbiano più grassi o più carboidrati. La costruzione di un algoritmo corretto permetterà "almeno dal punto di vista della salute cardiometabolica, la prescrizione di un'alimentazione personalizzata a livello di popolazione, con un potenziale come strategia per la prevenzione delle malattie". L'algoritmo può prendere in considerazione glicemia, insulina, microbiota e genetica, insieme ad attività fisica, sonno e orario dei pasti.
La ciclizzazione delle calorie, insieme a un buon apporto proteico e all'allenamento coi pesi, può ridurre la tendenza al plateau, l'appiattimento della perdita di peso solitamente dovuta alla concomitante perdita di muscolo
Aggiornamento 21/6/2020
Il meccanismo che lega insulina e vie anaboliche nel tessuto adiposo, tra cui immagazzinamento dei grassi sotto forma di trigliceridi
Aggiornamento 24/6/2020
Mangiare tardi la sera (late dinner, LD) aumenta il cortisolo. Questo porta a un'alterazione generale dei ritmi circadiani degli ormoni e resistenza insulinica. Di conseguenza si riducono l'ossidazione dei grassi e la lipolisi (fondamentale per "svuotare" gli adipociti e permettere il dimagrimento), perché l'insulina è più alta del normale (eh mi dispiace per quelli che non conoscono la fisiologia, ma l'insulina conta). L'effetto è particolarmente marcato in chi è abituato a coricarsi presto, ma "indipendentemente da ciò, abbiamo scoperto che LD ha causato uno stato anabolico durante il sonno, favorendo la conservazione dei lipidi rispetto alla mobilizzazione e all'ossidazione", e ripetuto nel tempo può favorire obesità e sindrome metabolica.
Aggiornamento 28/6/2020
Con l'avanzare dell'età, nei nostri organi avvengono molti cambiamenti che influiscono sulla funzione fisiologica. Una lipolisi (fuoriuscita degli acidi grassi dagli adipociti) basale scarsa può "prevedere" chi negli anni accumula peso e chi no. Nel topo questo succede se i macrofagi infiltrano il tessuto adiposo e degradano la noradrenalina (segnale lipolitico). Invece nell'uomo sembrano essere gli adipociti stessi a degradare la noradrenalina, proveniente dal sistema nervoso simpatico; aumenta anche il suo trasporto all'interno della cellula (trasportatore OCT3), dove viene catabolizzata, e queste vie aumentano andando avanti con gli anni. In pratica più grasso si ha più si tende ad averne e più diventa difficile perderlo. Il ricercatore Ryden ha detto "Quello che abbiamo trovato è che la lipolisi nel tessuto adiposo diminuisce nel tempo. Questi cambiamenti sembrano anche essere indipendenti dalla menopausa o dalla gravidanza. Sono semplicemente il risultato dell'invecchiamento." L'accumulo del grasso è il risultato del bilancio tra quello che entra negli adipociti e quello che esce, e "Un tasso inferiore di lipolisi può contribuire all'aumento di peso e all'accumulo di grasso in altri tessuti". Contrariamente a quanto avviene nei topi, in cui la termogenesi è stimolata dai recettori β3-AR, nell'uomo questa è dovuta all'attivazione dei β2-AR. Questo può portare allo sviluppo di farmaci specifici
Nelle persone obese lo stomaco si adatta alle situazioni, e in caso di buffet con grande disponibilità di cibo diventa più capiente e accoglie maggiori quantità di cibo, e la sazietà arriva più tardi. Questa discrasia tra cibo introdotto e sazietà ovviamente tende a rendere più difficile dimagrire
I carboidrati sono nemici del giro vita? Almeno dopo una certa età parrebbe di sì. La dieta chetogenica lowcarb (LCD), senza tener conto delle calorie, ha determinato in un gruppo di persone (età 60-75 anni) un dimagrimento con salvaguardia della massa magra, rispetto a una dieta classica (LFD), con particolare perdita del grasso viscerale (-22,8% vs -1%) e quindi probabile miglioramento dello stato metabolico, come evidenziato dall'aumento di HDL e diminuzione di HOMA-IR, insulina a digiuno e trigliceridi (TG) rispetto alla LFD. Le persone hanno volontariamente ridotto le calorie, senza che fossero date indicazioni, ma il gruppo LCD ha perso molto più peso, mangiando anche 3 uova al giorno, "tuttavia, è anche possibile che una ridotta assunzione di carboidrati abbia influenzato la secrezione e la clearance dell'insulina, consentendo in definitiva una maggiore deplezione dei depositi di tessuto adiposo viscerale, meno insulino-sensibili, che richiedono maggiore insulina per il mantenimento". Inoltre si è avuto un miglioramento del profilo lipidico perché "Anche durante l'alimentazione isocalorica, le diete ricche di carboidrati stimolano la lipogenesi de novo (DNL) con aumenti proporzionali dei TG plasmatici. Il processo di DNL epatica genera acidi grassi da altri substrati per la sintesi/secrezione di lipoproteine e contribuisce indirettamente alla produzione di TG. Il malonil-CoA è un substrato generato durante il DNL che inibisce la carnitina palmitoil transferasi, l'enzima limitante la velocità nel trasporto degli acidi grassi a catena lunga nei mitocondri per l'ossidazione". Con la riduzione dei carboidrati i lipidi entrano più facilmente nel mitocondrio per essere ossidati.
L'iperinsulinemia può essere sia una causa che una conseguenza dell'obesità e della resistenza all'insulina. L'iperinsulinemia può derivare da una maggiore secrezione di insulina e/o da una ridotta clearance (rimozione da parte del fegato) dell'insulina. Il microbiota intestinale è un fattore autonomo che altera la clearance dell'insulina, e un gruppo di batteri predice il 90% dell'alterata clearance. "Membri selezionati del microbiota intestinale o dei loro componenti e metaboliti possono essere un obiettivo per mitigare i difetti nella clearance dell'insulina, che possono essere rilevanti per il carico cumulativo di insulina e la progressione dell'obesità e del diabete di tipo 2".
Aggiornamento 21/9/2020
La dieta ipocalorica porta a perdita di forza, insieme a perdita di muscolo. Questo è particolarmente rilevante se non si abbina sport, soprattutto di potenza. Purtroppo abbiamo ancora persone convinte che la composizione corporea non conti ma si basa esclusivamente sul peso
Aggiornamento 25/9/2020
L'ipotiroidismo è un disturbo endocrino comune che colpisce circa il 5% della popolazione. Solitamente l'ormone tiroideo sintetico è utilizzato nel trattamento dell'ipotiroidismo. La levotiroxina sintetica (T4) è considerata il trattamento di scelta grazie alla sua capacità di fornire livelli ematici stabili e fluttuazioni minime di T4. Nonostante questo, ci sono pazienti e professionisti che preferiscono la tiroide essiccata, una forma di ormone estratta naturalmente. In uno studio fatto su 870 pazienti, anche la tiroide secca assicura livelli stabili di TSH, che vengono solitamente monitorati per verificare l'andamento della cura. "Sono necessari ulteriori studi prospettici per confermare questi risultati e per esplorare le differenze in popolazioni di pazienti diverse, come la tiroidite di Hashimoto, nonché sulla qualità della vita e altri importanti risultati riportati dai pazienti come l'affaticamento e l'aumento di peso", aggiungono gli editorialisti."Questo studio, tuttavia, fornisce informazioni utili sul fatto che la tiroide essiccata può essere una scelta ragionevole per il trattamento di alcuni pazienti ipotiroidei".Bisognerebbe tenere conto anche dei sintomi soggettivi del paziente, e non tenere solo conto dei valori di laboratorio. "L'evidenza emergente mostra che per molti pazienti i sintomi persistono nonostante i normali valori di TSH", scrivono Schneiderhan e Zick. Citano come esempio un ampio studio che ha riscontrato una significativa compromissione del benessere psicologico tra i pazienti trattati con terapia sostitutiva della tiroxina, nonostante abbiano raggiunto livelli normali di TSH. Inoltre, la levotiroxina sintetica è associata ad altre incertezze, come difficoltà nella conversione di T4 in triiodotironina (T3) che possono disturbare il metabolismo tiroideo in alcuni pazienti. In conclusione, "l'approccio unico per il trattamento dell'ipotiroidismo non funziona ... per tutti i pazienti", concludono gli autori.
Aggiornamento 23/10/2020
Il Santo Graal della nutrizione sportiva (e non solo) sarebbe l'uso illimitato del grasso di deposito come fonte energetica. Ne parla Louise Bourke, nota nutrizionista sportiva. La disponibilità e la capacità di utilizzare tutti i combustibili muscolari per supportare le esigenze specifiche dell'esercizio ("flessibilità metabolica") porterebbe l'atleta ad avere energie quasi illimitate. Purtroppo nella realtà questo non succede, ma ci sono indicazioni per cui con una dieta chetogenica si massimizzi l'uso dei grassi come fonte energetica, con adattamenti specifici del metabolismo per cui si ossidano fino a 2g di grasso al minuto. Per i cambiamenti sono necessari 5-10 giorni con un adattamento massimo dopo 3/4 settimane. L'impatto sulla performance deve ancora essere determinato Chi ha più alto rischio di abbandonare una dieta? Chi ha un BMI più basso (quindi meno chili da perdere) e una tendenza alla depressione, minore benessere mentale e vita da single. Gli individui con queste caratteristiche potrebbero aver bisogno di essere approcci personalizzati per migliorare l'esito.
Aggiornamento 13/11/2020
Il post continua qui, in un articolo che spiega le motivazioni termodinamiche, ormonali e psicologiche che rendono difficile la perdita di peso