Cerca nel blog

venerdì 18 aprile 2014

Alimentazione e funzione cognitiva


Si sa, molte caratteristiche di una casa dipendono dai suoi muri: se è resistente, se isola bene dal caldo e dal freddo, dai rumori eccetera eccetera.
La stessa cosa nella cellula: se le sue pareti (la membrana cellulare) sono fatte in maniera corretta, la cellula può funzionare bene. Interagisce bene con l'esterno, può far entrare i nutrienti regolarmente e il destino di quei nutrienti sarà quello migliore per la salute della cellula.
Le membrane cellulari sono composte, tra l'altro, soprattutto da lipidi (i grassi), e questi riflettono la composizione dei grassi della dieta, influenzandone le caratteristiche fisico-chimiche. Infatti esistono forse un centinaio di acidi grassi diversi, ognuno con le sue caratteristiche e i suoi effetti, indipendentemente dal valore calorico apportato. 
Questo succede perché ogni grasso influenza in maniera diversa la sintesi proteica, per cui alcuni stimolano la "produzione" di proteine che ossidano i grassi e antiossidanti, altri quelle che li fanno accumulare. O influenzano lo stato di salute mediante la gestione del tono infiammatorio.
Tutto ciò che è infiammazione (sedentarietà, sovrappeso, infiammazione basale, scarsa igiene orale), insieme alla predisposizione ereditaria, aumenta la probabilità di malattia neurodegenerativa.

http://www.nature.com/nri/journal/v14/n7/full/nri3705.html?WT.mc_id=FBK_NatureReviews


La sindrome metabolica, un insieme di fattori di rischio genericamente collegabili ad uno stato infiammatorio (alterazione del metabolismo glucidico e lipidico, pressione alta), è, come ormai universalmente riconosciuto, legata ad una dieta di scarsa qualità (e alla sedentarietà), ricca di snack zuccherati e salati, grassi cattivi, cibi raffinati, poche fibre.

In particolare, una carenza di omega-3, i grassi tipici dei pesci e di alcuni semi oleosi che spesso vengono anche introdotti con integratori, viene associata ad una manifestazione cerebrale della sindrome metabolica: il deficit cognitivo, ossia il morbo di Alzheimer.



http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2247146#.VS6wEvRv350.facebook


http://jp.physoc.org/content/early/2012/03/31/jphysiol.2012.230078.full.pdf+html



A livello cerebrale, le membrane perdono la fluidità, che è fondamentale per un loro corretto funzionamento, e anche i recettori presenti, quelle piccole antenne che reagiscono alla presenza di ormoni o neurotrasmettitori, rilasciati dalle cellule vicine per comunicare, non riescono a lavorare e trasmettere correttamente il loro messaggio.
Anche la leptina, in quanto fattore neurotrofico, deve arrivare al cervello per mantenere una corretta funzionalità neuronale, e questo non capita in caso di dieta proinfiammatoria. Chi ha bassi livelli di leptina ha più probabilità di demenza. Anche le altre "adipochine" sono molto importanti.


http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23383396


L'alterazione del metabolismo glucidico è legato alla neurodegenerazione anche per altri fattori, soprattutto epigenetici: aumenta la probabilità di incorrere in piccoli ictus (e quindi necrosi dei neuroni), altera la materia bianca (con la formazione dell'amiloide), l'iperinsulinemia, la glicazione delle proteine (dovuta alla glicemia costantemente alta), la formazione delle specie reattive dell'ossigeno.

Sarebbe quindi raccomandabile un uso moderato dell'integrazione di omega 3 in persone a rischio di deficit cognitivo, in particolare se non introducono abbastanza pesce con la dieta.
Gli omega 3 prevengono anche la degenerazione maculare e la secchezza oculare, riducono la possibilità di allergie nei bambini, ecc ecc
A proposito, se decidete di assumere un integratore accertatevi che abbia la certificazione IFOS (purtroppo in Italia non la si può riportare in etichetta) che garantisce la qualità e l'assenza di mercurio e altri inquinanti, in particolare se è destinato a gestanti o bambini. Un altro tipo di formulazione interessante è quella di olio di krill, piccoli crostacei che sono alla base della catena alimentare per cui dovrebbero avere livelli molto bassi di inquinanti.


http://www.cartoonstock.com/directory/n/nutrition.asp


Insieme ad una carenza di omega 3, anche il junk food, è associato ad una riduzione della funzione cognitiva, oltre a influenzare il sistema dopaminergico (quello della ricompensa) e riuscendo a modificare l'architettura cerebrale e i suoi livelli di neurotrasmettitori, facendoci desiderare sempre di più quello stesso cibo, in maniera paragonabile a quella delle droghe, e creando stati d'ansia e di depressione, 


http://www.giornalettismo.com/archives/562747/alzheimer-alzheimer/alzheimer-5/


Per prevenire il declino cognitivo è consigliabile quindi una dieta antiinfiammatoria, ricca di pesce, cereali integrali e non raffinati, zinco, frutta e verdura ricche di antiossidanti, tè verde, cacao, uva (e resveratrolo), frutta secca, mirtilli, spezie come la curcuma che, con diversi meccanismi, inibisce la formazione delle placche dell'Alzheimer. Inoltre sono indicati l'acido rosmarinico, e l'acetilcarnitina, le vitamine del gruppo B, soprattutto la B12. Evitare gli eccessi che possono essere ugualmente dannosi. Ridurre lo stress, che ha un effetto deleterio per i neuroni. Dormire correttamente. E ovviamente non far mancare l'attività fisica!

Come dice Nature, le cause di malattia cardiovascolare e declino cognitivo sono solo le diverse manifestazioni di uno scorretto stile di vita.


https://www.facebook.com/NatureReviews/photos/a.389930077697072.88176.328116510545096/861753227181419/?type=1&theater

Qualche sacrificio che facciamo oggi sarà investimento un valido investimento in salute per il domani. E un bel risparmio per le casse dello stato.



http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3744901/pdf/CN-11-338.pdf

Update 28/9/2014

Articolo su Repubblica salute che conferma quanto detto.




Update 18/4/2015

5 cause inaspettate di Alzheimer (di alcune ne avevo già parlato): ansiolitici, diabete, colpi alla testa, solitudine, mancanza di sonno.

Update 12/8/2015
Anche la resistenza a IGF-1 è implicata probabilmente nella patogenesi dell'Alzheimer.

Update 12/8/2015

La metà dei casi di Alzheimer sono attribuibili all'iperinsulinemia, che inibisce la degradazione di enzimi nocivi


Update 30/4/2016

La bassa vitamina D sembra associata a declino cognitivo e la sua supplementazione potrebbe prevenirlo. Anche avere alti livelli di vitamina B12 appaiono preventivi, così come ridurre l'omocisteina.

Update 31/5/2016

I flavonoidi appaiono importanti per prevenire infiammazione e mantenere la plasticità neuronale che previene la degenerazione delle fibre nervose e quindi della funzione cognitiva.
L'olio di cocco migliora le condizioni dei pazienti con morbo di Alzheimer in uno studio preliminare.
Sembra che ci sia una correlazione tra alcuni batteri e virus e Alzheimer.

Update 9/6/2016

La rigenerazione dei nervi è facilitata da una buona funzionalità mitocondriale, che fornisce l'energia e inibisce una proteina che ostacola la formazione delle nuove connessioni sinaptiche.

Update 17/6/2016

Un protocollo personalizzato di dieta, stimolazione cerebrale, ottimizzazione del sonno, pochi farmaci e vitamine è stato capace di invertire l'Alzheimer in 10 persone.
I 3 alimenti perfetti per prevenire l'Alzheimer secondo RodaleWelness: carne grass-fed, olio di cocco, avocado.
Chi ha la glicemia alta da ragazzo sviluppa già alterazioni cerebrali (perdita di materia grigia e quindi di funzionalità cerebrale).
La prevenzione nutrizionale dell'Alzheimer: tenere sotto controllo trigliceridi, stress ossidativo, resistenza insulinica sono le chiavi. E soprattutto la giusta forma di vitamina B12, in base al polimorfismo MTHFR.
Il mirtillo, in alcuni studi, dà buoni risultati nella cura dell'Alzheimer.


Update 1/7/2016

La marijuana o meglio i suoi composti attivi (cannabinoidi) riducono l'infiammazione e rimuovono le placche di beta-amiloide che causano l'Alzheimer.

Update 11/7/2016

Lo stress aumenta la probabilità di ammalarsi di Alzheimer, è quindi consigliabile imparare a gestirlo. La Cleveland Clinic consiglia per ridurlo patate dolci, salmone, fagioli cannellini, senape indiana, bacche e banana.
Molti farmaci sono associati a declino cognitivo, da quelli antireflusso a quelli per la pressione, asma, intestino irritabile, depressione, incontinenza.

Update 16/7/2016

L'uso di benzodiazepine, farmaci ansiolitici, è fortemente associato a rischio di Alzheimer.
Alcune varianti genetiche sono attive sin dalla tenera età per predisporre al declino cognitivo.

Update 23/7/2016

Gli omega 3 ossidati sono deleteri in un modello animale

1) scegliete bene l'integratore di omega 3 se lo prendete
2) per il pesce usate cotture delicate
3) ma quello che diceva che gli antiossidanti non servono a nulla??

Update 23/7/2016

L'osservazione che alcuni trattamenti antibiotici riducano la possibilità di Alzheimer porta a pensare che ci sia un collegamento tra metaboliti batterici, infiammazione, sistema immunitario e malattie neurodegenerative.

Update 29/7/2016

La dieta tipicamente occidentale, ricca di alimenti animali e povera di vegetali, predispone all'Alzheimer. Frutta, verdura e cereali integrali sono invece protettivi. Anche a vitamina D alta (sopra 75 nmol/L) è protettiva.
Nuove possibilità sulla cura dell'Alzheimer.

Update 6/8/2016

Chi è sovrappeso ha il cervello simile a quello di una persona con 10 anni di più.
La dieta chetogenica può essere vantaggiosa nell'Alzheimer perché alcune aree cerebrali colpite riescono ancora a metabolizzare i corpi chetonici ma non il glucosio.

Gli omega 3, in un piccolo studio preliminare, hanno aumentato la rimozione della placca di beta amiloide in malati di Alzheimer.

Update 22/8/2016

Alti livelli di DHA sembrano prevenire l'Alzheimer, riducendo l'accumulo di beta amiloide, ma non essere efficaci nella sua cura.

Update 12/9/2016

I cibi animali, apportando più inquinanti e stress ossidativo, aumentano il rischio di Alzheimer.

Aggiornamento 14/9/2016

La vitamina B12, meglio se assieme all'acido folico e altre del gruppo B, previene il declino cognitivo negli anziani. Spesso è bassa soprattutto in chi fa uso di antiacidi.
Ottimo articolo su Alzheimer e diabete di tipo 2.

I consigli del dott. Barnard per ridurre il rischio di Alzheimer (video comprensibile con i sottotitoli).

Aggiornamento 7/10/2016

La conversione di ALA (alfalinoleico, omega 3 vegetale) in EPA e DHA si riduce con l'età, è bene perciò che i vegani assumano DHA di origina algale (250mg) per prevenire problemi cognitivi.

Aggiornamento 14/10/2016

La terapia di privazione degli androgeni (testosterone) che si fa in caso di tumore prostatico aumenta il rischio di Alzheimer. Questo conferma l'importanza dell'ormone per mantenere il cervello giovane.

Aggiornamento 8/11/2016

Secondo nuovi studi la beta amiloide non ha una diretta causalità nell'Alzheimer, ma la malattia è preceduta da una lunga fase di alterazione infiammatoria delle cellule neuronali e di quelle di sostegno (glia).
Aggiornamento 18/11/2016
Sconfiggere l'Alzheimer è possibile, prevenendolo, e dovrebbe essere una priorità politica.
L'obesità si conferma dannosa per la memoria.

Aggiornamento 22/11/2016

La neuroinfiammazione è alla base di tante malattie che coinvolgono il sistema nervoso centrale: Alzheimer, Parkinson, SLA, scjizofrenia ecc.
Questo capita anche per l'alterazione del sistema immunitario cerebrale, che dovrebbe difendere i nervi ma invece gli impedisce di funzionare correttamente.
Esistono cibi che aiutano la memoria? Sì, secondo l'Accademia di Nutrizione USA: le verdure, le bacche (berries), i cibi con omega 3, la frutta oleosa.

Un modello animale di Alzheimer guarisce con l'attivazione di una particolare proteina, almeno nelle fasi iniziali.

Aggiornamento 29/11/2016

Dieci integratori che sostengono la funzione mentale.

Aggiornamento 13/12/2016

Ulteriori prove che gli omega 3 possono avere effetto terapeutico sull'Alzheimer rimuovendo la placca betaamiloide.
Luteina e zeaxantina sembrano migliorare le funzioni cognitive degli anziani.

Aggiornamento 20/12/2016

La proteinuria, un problema tipico dell'insufficienza renale, è associata con demenza senile.
La luteina, un nutriente presente nei vegetali a foglia, nelle crucifere e nel giallo d'uovo, aiuta a mantenere il cervello giovane.
Una nuova proteina scoperta, autotaxina, sembra collegare diabete e Alzheimer.

Aggiornamento 30/12/2016

Serviranno studi di approfondimento, ma il protocollo dietetico per invertire il morbo di Alzheimer ha dato buoni risultati anche nel follow-up a 6 mesi


Aggiornamento 2/1/2017

Le persone con problemi renali possono andare incontro a problemi cognitivi che rendono più difficile prendere decisioni.

Il complicato rapporto tra vasi sanguigni che invecchiano e declino cognitivo: anche l'IGF1 ha il suo effetto deleterio, riducendo la produzione mitocondriale di energia

Aggiornamento 7/1/2017
In uno studio pubblicato su Lancet vivere vicino a fonti di inquinamento stradale (traffico intenso) è associato a rischio di Alzheimer ma non di Parkinson o sclerosi multipla.
Aggiornamento 19/1/2017

In un modello animale una molecola presente nella cicoria riduce i problemi di memoria dell'Alzheimer.

La carenza di vitamina B6 si associa al declino cognitivo. frutta e verdura si confermano protettive. Alcuni consigli del dott. Mercola

I difetti nell'autofagia, dovuti agli eccessi alimentari, sono implicati nella genesi delle malattie neurodegenerative.

Aggiornamento 14/2/2017

I microbi intestinali hanno un possibile ruolo nell'Alzheimer

Aggiornamento 21/2/2017

Antiossidanti come la vitamina E, omega 3, B12, folati sono i principali elementi che proteggono dal danno vascolare che caratterizza l'Alzheimer

I polifenoli hanno sia effetto protettivo che potenziale terapeutico nei confronti della neurodegenerazione

Aggiornamento 23/2/2017

L'uso di metformina per lungo periodo è legato a vitamina B12 bassa
La dieta occidentale, alterando la flora intestinale, riduce la flessibilità cognitiva, cioè la capacità di memorizzare ed elaborare le informazioni.

Aggiornamento 25/2/2017

L'albuminuria è associata a declino cognitivo, forse perché segno di alterazioni condivise nell'endotelio vascolare.

Aggiornamento 26/2/2017

L'iperglicemia è notoriamente legata al declino cognitivo. Probabilmente uno dei link è l'alterazione di un enzima dei macrofagi, MIF, che crea stress ossidativo e collega il sistema immunitario con l'Alzheimer

Aggiornamento 5/3/2017

La dieta mediterranea protegge dal declino cognitivo, chi non la segue in età avanzata va incontro a riduzione delle dimensione encefaliche

Esistono delle radici comuni tra Parkinson e Alzheimer

Aggiornamento 7/3/2017
Gli omega 3 sono particolarmente efficaci nel prevenire l'Alzheimer in persone con una variante genetica, APOE4, che aumenta il rischio di demenza
Aggiornamento 10/3/2017

Il concentrato di mirtilli può, migliorando il flusso di sangue, migliorare la funzione cognitiva negli anziani
Caffeina e, in misura minore wortmannina e acido retinoico, attivano un enzima che protegge dalle proteine alterate tipiche delle malattie neurodegenerative

Aggiornamento 17/3/2017

La supplementazione con vitamine del gruppo B attenua i danni causati dall'inquinamento atmosferico, in particolare quelli che agiscono sull'espressione del genoma (epigenetica)

Aggiornamento 24/3/2017

Conferme sul legame tra insulinoresistenza e declino cognitivo

Aggiornamento 30/3/2017
Il consumo regolare di tè protegge dal declino cognitivo, specie se si ha una particolare predisposizione (gene APOE e4)
Aggiornamento 7/4/2017

Nel modello animale la dieta raffinata distrugge la capacità cognitiva e l'attenzione.

Update  28/5/2017
Il cibo spazzatura si associa a minor plasticità neuronale, ossia capacità cognitiva ridotta
Aggiornamento 1/6/2017

In un modello animale una dieta con diverse supplementazioni mostra effetti terapeutici nei confronti del Parkinson.
Aggiornamento 23/6/2017
Gli AGEs, metaboliti che si formano durante la cottura ad alte temperature, aumentano il rischio di Alzheimer. Anche il δ-tocoferolo (una forma di vitamina E, aggiunta ai cibi come E309) e i cibi processati hanno questo effetto.
Invece α-tocoferolo, vitamine B e D, polifenoli e flavonoidi, omega 3 sono protettivi. Le cotture devono essere fatte a temperature basse e dopo marinatura nelle spezie.
Aggiornamento 10/7/2017
L'esercizio aerobico è in grado di invertire, almeno nel breve termine, i sintomi dell'Alzheimer

Anche moderate quantità di alcol (un drink al giorno) aumentano il rischio di declino cognitivo.
Aggiornamento 11/7/2017
La mancanza di sonno aumenta il rischio di Alzheimer, favorendo la sintesi della beta-amiloide
Una dieta povera di nutrienti, in particolare omega 3, vitamine E e D, B2 e B5 si associa ad infiammazione e maggior rischio di demenza, mentre la dita prudente e ricca in cibo vero e nutriente riduce il rischio

Aggiornamento 25/7/2017
Si conferma un'associazione tra statine, in particolare lipofiliche, e rischio di Parkinson.
Aggiornamento 3/9/2017
Segnalo un sito molto interessante sull'olio di krill, formulazione di omega 3 per certi versi migliore rispetto al classico olio di pesce


Aggiornamento 19/9/2017
Il Parkinson è dovuto anche ad una ossidazione della dopamina e alterazione dei mitocondri, per questo gli antiossidanti possono fermarlo nei primi stadi della malattia.
Il legame tra Parkinson e intestino: i batteri intestinali alterano la funzione motoria

I più importanti nutrienti per il cervello: omega 3, vitamina D ed E.

Contrariamente a quanto si pensa, il cervello non è sterile, e ha un suo microbiota. Quello di persone con Alzheimer è composto spesso da batteri che danno infiammazione e contribuiscono alla malattia.

Un metabolita batterico di origine intestinale appare molto importante per l'infiammazione cerebrale tipica dell'Alzheimer
Aggiornamento 30/10/2017
Il paraquat, erbicida vietato in Europa ma molto usato in Asia, genera specie ossidanti (ROS). A seconda della nostra genetica queste molecole sono più o meno dannose e aumentano il rischio di Parkinson
il consumo di latte si associa in uno studio al declino cognitivo. Questo è forse dovuto al galattosio, che viene usato anche nei modelli animali per indurre neurodegenerazione.

Aggiornamento 5/11/2017

L'Alzheimer, in particolare quello tardivo, è una malattia che si associa a difetti nella produzione e utilizzo dell'energia.
I mitocondri, le centrali energetiche della cellula, non riescono a produrre correttamente l'ATP, la molecola che permette le reazioni biochimiche. Così l'ATP viene prodotto in maggioranza dalla glicolisi, una via metabolica che aumenta lo stress ossidativo, e viene alterata la risposta all'insulina.
Queste osservazioni giustificano le emergenti potenzialità terapeutiche delle diete chetogeniche nell'Alzheimer

Aggiornamento 9/11/2017
L'alcol è un pericoloso cancerogeno e distrugge le cellule cerebrali negli adulti

Aggiornamento 10/11/2017

Un mix di nutrienti (acidi grassi omega-3, colina, uridina monofosfato, fosfolipidi, antiossidanti, vitamine del gruppo B) previene il declino della memoria e l'atrofia cerebrale in persone con Alzheimer nelle fasi iniziali. Lo studio (LipiDiDiet), durato 2 anni, è stato pubblicato sull'importante rivista The Lancet​ Neurology. Sfortunatamente, almeno per ora, non è stata in grado di curare persone con malattia già conclamata, ma va somministrata negli stadi iniziali per essere efficace

Aggiornamento 29/11/2017

Nelle malattie neurodegenerative, l'alterazione delle proteine mitocondriali è una probabile forte concausa, perché limita la produzione di energia necessaria alle funzioni neuronali, in particolare il rilascio di neurotrasmettitori dalle membrane

Un componente attivo dello zafferano in vitro può degradare la beta amiloide dell'Alzheimer
Perdere peso può essere pericoloso nelle persone con Parkinson, è associato con prognosi infausta. Una dieta più calorica è probabilmente protettiva

Aggiornamento 11/12/2017
L'olio di canola, molto usato negli USA, si associa ad Alzheimer nel modello animale.
Aumentare la funzionalità mitocondriale migliora il modello animale di Alzheimer, rimuovendo la betaamiloide
Aggiornamento 15/12/2017
Le benziodiazepine sembrano aumentare la mortalità nelle persone con Alzheimer

In uno studio pilota la dieta chetogenica supplementata con olio di cocco ha migliorato la condizione di persone con Alzheimer moderato. Tali miglioramenti sono spariti una volta interrotta la dieta.
Aggiornamento 23/12/2017

I benefici dei grassi a media catena (MCT) in una review di Lancet.
"I meccanismi alla base della dieta chetogenica potrebbero avere anche ruoli in altri disturbi, come la prevenzione della neurodegenerazione nella malattia di Alzheimer, la proliferazione e la diffusione del cancro e l'insulino-resistenza nel diabete di tipo 2".
Una porzione giornaliera di insalata a foglia può ritardare il declino cognitivo fino a 11 anni. Anche il pesce appare protettivo. La deposizione di betaamilode nell'Alzheimer appare stimolata dallo stato infiammatorio del cervello.
Il sonno corretto sembra associato con prevenzione della malattia di Alzheimer
Aggiornamento 31/12/2017
Le nuove linee guida americane nel trattamento del declino cognitivo prevedono la prescrizione di attività fisica

Aggiornamento 2/1/2018

L'asse intestino-cervello  potrebbe avere un nuovo nome: "mapranosi".
Abbiamo però nuove certezze, in particolare sul ruolo nell'Alzheimer:
  • Il microbiota modula (migliora) i processi immunitari in tutto il corpo, incluso il sistema nervoso centrale.
  • Il microbiota può indurre tossicità ossidativa (da radicali liberi) e infiammazione correlata che contribuisce alla neurodegenerazione.
  • I metaboliti prodotti dal microbiota possono essere sia benefici (sostenuti dalla salute) che dannosi (patogeni).
  • La genetica dell'ospite influenza le popolazioni di microbi, dimostrando che l'asse intestino-cervello è bidirezionale.
Aggiornamento 7/1/2018
La supplementazione con 2 grammi al giorno di DHA ha migliorato la funzione cerebrale di persone con Alzheimer moderato
Aggiornamento 16/1/2018

Il sale, tramite l'azione sui th-17, sembra aumentare in un modello animale il rischio di demenza e problemi cerebrovascolari.
Aggiornamento 19/1/2018

I rischi per la funzione cerebrale dati dall'abbassamento del colesterolo


Aggiornamento 22/1/2018
La colina nel terzo trimestre di gravidanza migliora le capacità cognitive del bambino. Via libera alle uova cotte!
Aggiornamento 24/1/2018
Che succede se diamo curcuma altamente biodisponibile a persone con problemi di memoria per un anno e mezzo?
Migliorano il linguaggio, l'umore, la memoria e si riduce la beta-amiloide (sostanza tipica dell'Alzheimer).
Che vita triste quella di chi ha come scopo dimostrare che la curcuma non ha effetto
Aggiornamento 1/2/2018
La dieta MIND, un ibrido tra DASH e mediterranea, riduce il declino cognitivo di chi abbia avuto un ictus. È caratterizzata da un alto introito di folati, antiossidanti e polifenoli da frutta e verdura, quantità moderate di pesce e scarso apporto di grassi saturi e trans.

Se abbiamo problemi di Alzheimer, forse sarebbe meglio chiedere ad un biochimico che ad neurologo, visto che sono i primi i massimi esperti di mitocondri.

Aggiornamento 8/2/2018

Il sonno frammentato può essere un segno precoce di malattia di Alzheimer.
Infatti durante la notte il cervello si "pulisce" dalla betaamiloide, la sostanza che causa la demenza. Senza il sonno questa sostanza aumenta negli anni.

Una volta di più si conferma l'importanza del sonno e di seguire i ritmi circadiani fisiologici per stare in salute.
Aggiornamento 14/2/2018
Gli alimenti associati con rallentamento della progressione del Parkinson sono spesso quelli della dieta mediterranea.
L'uso di omega 3 è giustificato da dati epidemiologici, ma va controllata la loro purezza.
I lipidi alimentari influenzano fortemente la composizione delle membrane cellulari e così le loro proprietà

Aggiornamento 9/3/2018
Gli aminoacidi ramificati possono essere d'aiuto nel recupero da trauma cerebrale. Anche zinco, omega 3, fosfatidilserina, grassi a catena media, inositolo e glicerofosfocolina possono aiutare.
Aggiornamento 11/3/2018
Alcuni effetti, ancora solo potenziali per ora, dei funghi medicinali. In particolare nei confronti dell'Alzheimer e del sistema immunitario.
Aggiornamento 17/3/2018
Dormire di giorno si associa con aumento della deposizione di betaamiloide, una delle caratteristiche dell'Alzheimer. Meglio fare al massimo un riposo di mezz'ora e dormire di più la notte.

Aggiornamento 21/3/2018
“La dieta chetogenica MCT  (trigliceridi a catena media) funziona attraverso la generazione di chetoni, che forniscono una fonte di energia alternativa per le cellule cerebrali, ed è considerata un potenziale trattamento per una serie di disturbi inclusi epilessia, morbo di Alzheimer, cancro e diabete.
I meccanismi ipotizzati coinvolgono l’ inibizione del recettore AMPA, l’attivazione dei PPARγ e la biosintesi di mitocondri e  forniscono una spiegazione per l'efficacia in altri condizioni, e diversi studi clinici sono attualmente in corso per convalidare l'uso della dieta chetogenica MCT nel trattamento dei disturbi riguardanti la funzione cerebrale.
Inoltre, sono necessari studi clinici per diminuire o mitigare potenziali effetti negativi delle diete chetogeniche, come l’acidosi di basso grado derivante dall'aumento in acido β-idrossibutirrico e  acetacetico.
L’uso dei grassi MCT (forniti con la dieta) potrebbe  migliorare e ampliare l'uso della chetosi come trattamento per epilessia, morbo di Alzheimer, cancro, diabete e altri disturbi”.

Aggiornamento 24/3/2018

Gli omega 3 insieme alle vitamine del gruppo B rallentano il declino cognitivo e l'insorgenza di Alzheimer

Le persone con Parkinson hanno spesso livelli bassi di vitamina B12 e alti di omocisteina. Se abbassarli aiuti a prevenire o migliorare la malattia si vedrà nei prossimi anni
Aggiornamento 31/3/2018
Un composto naturale, il nicotinamide riboside, riesce a mimare la restrizione calorica e potenzialmente bloccare le malattie legate all'invecchiamento, come quelle cardiovascolari e l'Alzheimer. Gli studiosi specificano che si tratta di uno studio preliminare ma molto promettente.
Aggiornamento 4/4/2018

L'Alzheimer appare come una malattia molto legata alla funzione vascolare: il mancato rilassamento delle arterie e l'invecchiamento portano allo stress endoteliale che, unito all'infiammazione, distrugge la funzione cerebrale.
Anche i mitocondri hanno il loro ruolo.
Aggiornamento 14/4/2018
La sedentarietà provoca dimagrimento, ma non dei fianchi bensì del cervello, in particolare nelle aree coinvolte nel mantenimento della memoria
Aggiornamento 23/4/2018
Il tanto temuto colesterolo alimentare può essere fondamentale per riparare la mielina nelle persone con sclerosi multipla
Il consumo di pesce si associa a minor rischio di Parkinson. Questo può essere dovuto alla presenza di una proteina, la parvalbumina, che inibisce la formazione di una sostanza chiave della malattia, alfa-sinucleina.
Aggiornamento 27/4/2018

Gli anticolinergici, usati come antidepressivi e antiincontinenza, possono aumentare il rischio di demenza anche molti anni dopo l'utilizzo.

Aggiornamento 29/4/2018
In 2 piccoli studi pilota (solo 4 persone sane) il cioccolato amaro al 70% ha ridotto i marker di stress e infiammazione e migliorato l'umore, la memoria e la capacità cognitiva.
Aggiornamento 30/4/2018

Una dieta ricca in antiossidanti e vitamine riduce il rischio di Parkinson e ne rallenta la progressione
Secondo una revisione degli studi, la carenza di micronutrienti tra i bambini è più diffusa di quanto pensassimo e forse dovuta all'alimentazione sbagliata, troppo ricca di alimenti poveri di nutrienti. Questo va a limitare le performance cognitive. La supplementazione è efficace nel correggere le carenze.

Aggiornamento 17/5/2017
I cibi che aiutano con l'Alzheimer.

Il dosaggio dell'omocisteina è un esame che i medici raramente prescrivono, ma arrivano ulteriori prove del suo legame, oltre che con malattie cardiovascolari, con le malattie neurodegenerative. Per gestire l'iperomocisteinemia solitamente basta l'integrazione con vitamine del gruppo B in forma metilata.
Il giorno che troveranno un farmaco per abbassarla ne parleranno come se fosse il nuovo colesterolo

Aggiornamento 29/5/2017

Alcuni pesticidi, anche se presenti in quantità residuali ritenute sicure, possono aumentare il rischio di Parkinson in persone geneticamente predisposte
Aggiornamento 19/6/2017

Il supporto nutrizionale dell'Alzheimer secondo Chris Kresser


Aggiornamento 22/6/2018
Il diabete aumenta il rischio di Parkinson
Aggiornamento 2/7/2018
Perché la dieta chetogenica può funzionare nelle persone con Alzheimer? I neuroni di queste persone non riescono più a metabolizzare correttamente il glucosio (tant'è che qualcuno lo chiama diabete di tipo 3) e fornendo grassi come substrati energetici, che generano ugualmente ATP ma con meno radicali liberi, possono riprendere a funzionare.
Inoltre il betaidrossibutirrato, un derivato dei grassi, agisce da antinfiammatorio
Aggiornamento 14/7/2018
Una forma biodisponibile di curcuma migliora memoria, attenzione e umore in adulti senza demenza. L'effetto sembra da attribuirsi alla riduzione di proteina Tau e beta-amiloide (tra le responsabili dell'Alzheimer)
Aggiornamento 27/7/2018

L'estratto con polifenoli di uva e mirtilli riesce a migliorare la memoria episodica in persone anziane
Aggiornamento 29/7/2018

Il fegato potrebbe essere uno dei responsabili dell'Alzheimer. Infatti nel fegato nascono i plasmalogeni, composti derivati dai trigliceridi che trasportano i grassi, e per motivi ignoti (forse il semplice invecchiamento) quest'organo non riesce più a sintetizzarli correttamente, e non inserisce i preziosi omega 3  che così non arrivano al cervello. Questo può spiegare anche perché la somministrazione di omega 3 in diversi casi non migliora la situazione.

Aggiornamento 3/8/2018
Il pH cellulare dei neuroni potrebbe giocare un ruolo importante nell'Alzheimer. Nel modello animale infatti correggere l'acidità cellulare determina rimozione della placca amiloide. Forse arriva troppo tardi per essere corretto negli uomini, ma dà speranza per i trattamenti, anche dietetici, della malattia
I segreti dell'invecchiamento sano: mantenere i mitocondri sani con cibo e diete salutari, restrizione calorica, riduzione di sodio ma aumento di potassio, magnesio e calcio, microbioma sano con cibi fermentati e probiotici, movimento tanto e stress ridotto
https://www.physiology.org/doi/full/10.1152/ajpheart.00734.2017
Aggiornamento 28/8/2018

Dare probiotici in persone con SIBO o intestino corto può portare a confusione mentale e gonfiore intestinale.
Questo è dovuto all'eccesso di lattobacilli che rilasciano acido lattico, facendolo accumulare nel sangue in quantità 3 volte superiore al normale, portando anche ad acidosi metabolica. La condizione si normalizza con antibiotici e interrompendo i probiotici.

Aggiornamento 17/9/2018

Il consumo esagerato di zucchero in gravidanza o durante la prima infanzia, soprattutto di bibite gassate o dolcificate, influenza negativamente le performance cognitive del bambino. Lo zucchero della frutta invece le migliora. Morale della favola: non fidatevi di chi dice è sempre zucchero

Aggiornamento 7/10/2018

Le persone con malattie neurologiche hanno diverso consumo energetico, soprattutto per i mitocondri disfunzionali

Aggiornamento 21/10/2018

Sintomi neuropsichiatrici come depressione, ansia, disordini del sonno ecc possono essere un campanello d'allarme dell'Alzheimer, perché poggiano su basi biologiche simili.

Aggiornamento 11/11/2018
L'iperglicemia appare essere l'unico predittore metabolico di Alzheimer, 14 anni prima della malattia.

Aggiornamento 18/11/2018

In questo video un prof americano spiega come l'Alzheimer possa essere dovuto ad un deficit di produzione di energia dei neuroni, e come la funzione  possa essere ripristinata con la dieta chetogenica
Il lavoro d'ufficio alla scrivania riduce il flusso di sangue al cervello, con tutte le conseguenze del caso (aumentato rischio di malattie neurodegenerative, tra cui demenza, morbo di Alzheimer e ictus). La buona notizia è che fare delle brevi passeggiate durante la giornata annulla questo effetto.

Aggiornamento 7/12/2018

Il metabolismo del DHA nel cervello
I mitocondri sono fondamentali per il fato dei neuroni e per la regolazione della funzione cognitiva

Aggiornamento 11/12/2018

L'uso del protocollo Wahls per l'Alzheimer ha già fatto stare meglio un centinaio di persone. 
Ecco le linee guida:

"Se voi o un membro della famiglia siete preoccupati per il declino cognitivo, ecco alcune semplici strategie iniziali che vi esorto a considerare.
  • Tagliare lo zucchero e gli alimenti lavorati e ridurre i carboidrati. Avere glicemia alta e resistenza all'insulina aumenta notevolmente il rischio di declino cognitivo. Levare i prodotti a base di cereali e sostituirli con verdure non amidacee.
  • Mangia più verdure, che sono un'eccellente fonte di carotenoidi e vitamina K, entrambi associati a un miglioramento del pensiero, alla riparazione della mielina (l'isolamento grasso dei neuroni del cervello) e a cellule staminali del cervello più sane.
  • Muoviti di più. L'aumento dei livelli di attività fisica aumenta i fattori di crescita nervosa che supportano le cellule cerebrali sane.
  • Prendi in considerazione la possibilità di rimuovere glutine, latticini e uova dalla tua dieta. Questi tre alimenti sono le più comuni sensibilità alimentari non riconosciute e sono spesso associate a infiammazione nel cervello.
  • Fai da 7 a 8 ore di sonno ogni notte. Durante il sonno, il cervello rimuove le tossine, compresa l'amiloide che si accumula nel cervello quando le persone sviluppano l'Alzheimer. Ottenere un sonno sufficiente renderà più facile per il tuo cervello liberarsi dall'amiloide. Ottenere l'esposizione alla luce del sole per gli occhi durante il giorno e ridurre l'esposizione al computer, smartphone e televisori alla sera contribuirà a migliorare la qualità del sonno.
  • Connettiti con amici e familiari. Puoi farlo di persona o tramite telefono o videochiamata. La solitudine aumenta l'infiammazione nel cervello e il rischio di declino cognitivo"
Aggiornamento 12/12/2018

Il resveratrolo potrebbe aiutare in alcune funzioni cognitive nell'uomo adulto, ma non vi è grande evidenza secondo una metanalisi

Aggiornamento 22/12/2018

La carenza di folati espone alla degradazione i cromosomi, ossia il nostro DNA, in un modo in cui non si può riparare. In questo modo siamo più esposti a tumori, infertilità e problemi neurologici
Aggiornamento 23/12/2018
Secondo una revisione degli studi, una dieta proinfiammatoria, ricca di alimenti raffinati e povera di nutrienti, aumenta il rischio di depressione del 40%.
Gli studiosi hanno spiegato che "l'infiammazione è il sistema di difesa naturale del corpo contro infezioni, lesioni e tossine. Al fine di proteggersi dai danni, il corpo rilascia proteine, anticorpi e aumento del flusso sanguigno nelle zone colpite, causando arrossamento e gonfiore. Tuttavia, l'infiammazione cronica mette il corpo in uno stato costante di allerta ed è stato precedentemente collegato a malattie come il cancro, l'asma e le malattie cardiache. Si ritiene che tale infiammazione persistente, in particolare nel cervello, contribuisca alla morte neuronale", alterando così la funzionalità cerebrale.
"A livello molecolare e cellulare c'è una crescente abbondanza di ricerche che dimostrano l'influenza di fattori dietetici su marcatori della funzione neuronale e plasticità sinaptica, meccanismi che sono tutti coinvolti nell'eziologia della depressione"
Alla luce dei risultati, "utilizzare la dieta potrebbe fornire una promettente strategia efficace per ridurre i sintomi depressivi".
Alcuni nutrienti caratterizzano il buono stato della funzione cognitiva negli anziani
"L'analisi ha trovato un legame solido tra i livelli più elevati di diversi biomarcatori di nutrienti nel sangue e prestazioni migliori su specifici test cognitivi. Questi nutrienti, che sembravano funzionare sinergicamente, includevano acidi grassi omega-3 e omega-6, carotenoidi, licopene, riboflavina, acido folico, vitamina B12 e vitamina D.
L'analisi ha anche rivelato che omega-3, omega-6 e caroteni sono collegati a una migliore efficienza funzionale della rete cerebrale".

Aggiornamento 2/1/2019

Incorporando phytochemicals (molecole naturali presenti nelle piante o in spezie, erbe e oli essenziali) nella nostra dieta quotidiana fin dalla tenera età, possiamo proteggerci dalla demenza e dalla perdita della vista nelle fasi successive della vita.

Aggiornamento 5/1/2019
Nel modello animale la candida può oltrepassare la barriera ematoencefalica (il sistema di protezione del cervello).
Nei topi si sono quindi riscontrati deficit di memoria spaziale che sparivano alla guarigione dell'infezione.
I ricercatori pensano quindi che questo fungo/lievito possa essere correlato allo sviluppo in alcuni casi di disturbi neurodegenerativi cronici, come l'Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla.
La dieta DASH abbinata all'esercizio fisico (ma non da sola) ha migliorato le performance cognitive, in particolare quelle legate al comportamento, di persone con declino cognitivo (non demenza conclamata). Lo studio è durato 6 mesi
Aggiornamento 8/1/2019

Mai troppo tardi per iniziare a fare sport. In questi studio "l'intervento fatto con esercizio fisico mirato si è rivelato sicuro ed efficace nell'invertire il declino funzionale associato al ricovero acuto in pazienti molto anziani. È stato anche dimostrato che fornisce benefici nella funzione cognitiva e nella qualità generale della vita".
La colina è un nutriente essenziale ma riconosciuto tale da appena 20 anni. Si trova in alcuni prodotti di origine animale come fegato, uova, salmone, carne alimentata a erba, e vegetale come crucifere (cavoli e simili), mandorle e germe di grano.
In particolare è indispensabile per le future mamme per la formazione delle strutture neurologiche del nascituro, ed è importante negli anziani per proteggere dalla neurodegenerazione.
La tavola rotonda degli esperti ha concluso che: "negli USA c'è generalmente una carenza di introduzione di colina. Il fabbisogno di colina di un individuo dipende dal proprio genotipo e si dovrebbe fare di più per educare i consumatori e gli operatori sanitari sull'importanza degli alimenti ricchi di colina nella dieta. La colina deve essere integrata nel regime di integrazione prenatale.
La ricerca attuale suggerisce che il mancato raggiungimento dei livelli di adeguatezza è probabilmente dannoso per la salute, in particolare per quanto riguarda la funzionalità epatica e muscolare negli adulti sani, così come la funzione cognitiva nel feto in via di sviluppo e nel bambino. Le future conseguenze neurologiche dovute a introiti subottimali della colina materna potrebbero essere identificate nella ricerca clinica umana futura.
Si devono aggiornare e rivalutare i fabbisogni di questo nutriente".
Aggiornamento 13/1/2019
L'alluminio come agente eziologico primario nell'Alzheimer
Altre cause dell'Alzheimer: infiammazione vascolare, stress ossidativo, riduzione del flusso sanguigno, insufficienza cardiaca.

Aggiornamento 28/1/2019

Porphyromonas gingivalis, l'agente patogeno chiave nella parodontite cronica, è stato identificato nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer. Le proteasi tossiche del batterio sono state identificate anche nel cervello dei pazienti di Alzheimer, e i livelli correlano con la proteina tau, quella che si altera nella malattia. Bloccando queste proteasi si può rallentare e prevenire la malattia
Un altro motivo per avere una buona igiene orale e usare probiotici orali.

Aggiornamento 28/1/2019
Sebbene si specifichi che rimangono importanti nella prevenzione cardiovascolare, l'articolo esamina gli effetti collaterali. delle statine che si riscontrano in una parte ristretta della popolazione.
Attualmente non esiste una definizione universalmente accettata di tossicità/intolleranza alle statine.
Il problema più diffuso sono sicuramente i dolori muscolari, che gli studi osservazionali suggeriscono verificarsi nel 10-15% dei pazienti, con dati clinici che arrivano fino al 30%. Negli studi randomizzati controllati, l'incidenza va da 1,5% al 5% dei pazienti, anche se si ritiene che questa sia una sottostima poiché la maggior parte degli studi esclude pazienti con una storia di intolleranza alle statine.
In generale i problemi sono legati all'alterata funzione mitocondriale e di membrana. Possono aumentare il rischio di diabete, problemi epatici e proteinuria. Le condizioni neurologiche associate all'uso di statine includono ictus emorragico, declino cognitivo, neuropatia periferica, depressione, confusione/perdita di memoria, aggressività e cambiamenti di personalità.
Inoltre problemi legati alla riduzione del testosterone come ginecomastia e problemi riproduttivi. La carenza di vitamina D può aumentare gli effetti.
Aggiornamento 17/2/2019

Le persone con depressione, schizofrenia e demenza spesso hanno livelli inferiori di folato nel sangue rispetto a persone che non soffrono di disturbi psichiatrici. Il folato è necessario per la sintesi di neurotrasmettitori, e per questo la sua somministrazione con o senza farmaci supporta la guarigione da queste malattie

Aggiornamento 18/2/2019

Diabete e Alzheimer si confermano legati dall'alterazione del segnale insulinico

Aggiornamento 21/2/2019

La sterubina dalla Yerba santa potrebbe rivelarsi utile per curare l'Alzheimer

Aggiornamento 1/3/2019

La dieta mediterranea come protezione dalla neurodegenerazione, e altri eventuali legami (iperomocisteinemia, infiammazione, autofagia, stress ossidativo)

Aggiornamento 10/3/2019

L'olio extravergine d'oliva è uno dei cardini della dieta mediterranea. 
I suoi effetti preventivi sono evidenti per quanto riguarda la protezione dalle malattie cardiovascolari e neurodegenerative, dal tumore al seno e dal diabete,  e sono dovuti alla ricchezza in grassi monoinsaturi e alcuni antiossidanti come idrossitirosolo e oleuropeina. Il claim di protezione dall'ossidazione delle LDL è stato approvato dall'EFSA

Aggiornamento 19/3/2019

Gli alimenti associati con protezione della memoria e della funzione cognitiva: uova, melagrane, curcuma, frutti di bosco, pesce grasso, caffè, frutta oleosa, cacao amaro

Aggiornamento 26/3/2019

Almeno 10g di frutta secca al giorno sono associati al 40% in meno di rischio di ridotta funzione cognitiva (studio originale)
Aggiornamento 8/4/2019

Il fluoro in piccole dosi può essere utile per ossa e denti, ma una dose poco più alta crea problemi neurologici. La fluorosi può portare all'apoptosi dei neuroni spinali nei ratti.
Il fluoro può entrare nel cervello attraverso la barriera emato-encefalica. L'assunzione a lungo termine di fluoro può causare la ritenzione di fluoruro eccessivo nel cervello e influire sulla normale funzione fisiologica delle cellule cerebrali. Inoltre, il fluoruro può accumularsi nel tessuto cerebrale fetale attraverso la barriera placentare.
il fluoruro esercita il suo effetto tossico sullo sviluppo e sulla differenziazione delle cellule nervose del cervello della prole e porta a disturbi mentali della prole. Recenti studi hanno dimostrato che l'assunzione di fluoro è significativamente (e inversamente) correlata con l'intelligenza dei bambini.

Aggiornamento 9/4/2019

Le cause della schizofrenia sono sconosciute, ma ricerche recenti suggeriscono che  alterazioni nella tolleranza al glucosio e insulino-resistenza possono avere un ruolo. Nell'articolo si descrivono 2 casi di persone in cui la malattia è andata in remissione con trattamento chetogenico, che probabilmente influisce sulla funzionalità neuronale e sulla bioenergetica dei mitocondri. "Questi casi suggeriscono che la dieta chetogenica può essere un trattamento efficace per la schizofrenia, in grado di indurre la remissione dei sintomi psicotici, l'abbandono dei farmaci antipsicotici e il ripristino di una vita normale. Entrambi i pazienti hanno anche perso peso. Studi controllati randomizzati sono necessari per stabilire la sicurezza e l'efficacia della dieta chetogenica per i disturbi psicotici".

Aggiornamento 11/4/2019
Il cervello delle persone con schizofrenia è infiammato. In questa condizione il triptofano, che normalmente diventa serotonina e favorisce il benessere, viene trasformato in kinurenina, un composto che altera la funzione dei neuroni. Anche la flora intestinale può influenzare questi metabolismi e quindi avere un ruolo chiave nei disturbi dell'umore/cognizione/comportamento.

Le persone con problemi renali possono avere riduzione delle capacità cognitive.

Aggiornamento 1/6/2019
La vitamina D protegge i neuroni e li aiutali aiuta nel loro funzionamento
- supportando la produzione di neurotrasmettitori (questo è il motivo per cui le persone si sentono felici e di conseguenza dormono meglio, purché evitino la luce blu e verde la notte)
- aiutando a regolare il rilascio di neurotrasmettitori
- impedendo la perossidazione (molto importante perché il cervello ha una bassa capacità antiossidante)
-in generale aiuta nella cognizione
Aggiornamento 5/6/2019
L'aglio potrebbe essere utile non solo per tenere lontani i vampiri 😁😁 ma anche l'Alzheimer.
Infatti molti studi dimostrano il suo effetto favorevole sulla flora, la cui alterazione è legata alla neurodegenerazione. L'aglio si comporta come un antibiotico selettivo, che agisce solo sulle specie dannose, mentre i batteri amici sono naturalmente resistenti alla sua azione. I batteri buoni così rilasciano SCFA che agiscono positivamente sulla comunicazione nervosa (asse intestino-cervello).
Le sostanze presenti nell'aglio inoltre aumentano le difese antiossidanti e stimolano la neurogenesi tramite il BDNF.
"Consumare aglio è un modo semplice per aiutare a preservare la funzione cerebrale in una popolazione che invecchia".
Aggiornamento 8/6/2019

Anche la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) ha emesso le sue linee guida sulla dieta chetogenica dimagrante. Tra di esse, non far durare il periodo più di 3 mesi, con eventuale alternanza di periodi di reintroduzione dei carboidrati. È consigliabile prima degli interventi bariatrici, in caso di diabete di tipo 2, ipertrigliceridemia, steatosi epatica, problemi cardiovascolari come ipertensione e insufficienza cardiaca (dopo appropriato esame dei fluidi corporei e funzione cardiaca), ipogonadismo, ovaio policistico, peri- e post-menopausa. obesità pediatrica con epilessia, in alcuni problemi tipici dell'anziano come obesità sarcopenica, Alzheimer e Parkinson (alcune forme), e non crea perdita di muscolo o di osso.
Le proteine di tipo whey e di origine vegetale sembrano avere migliore impatto sul microbiota rispetto alle altre di origine animale.
I valori di colesterolo troppo bassi nei diabetici possono aumentare il rischio di neuropatia diabetica. Infatti il colesterolo è necessario per la riparazione dei nervi.
Alcune strategie per prevenire l'Alzheimer
Aggiornamento 16/6/2019

La carenza di vitamina K1, che si trova soprattutto nella verdura a foglia, aumenta il rischio di disabilità durante l'invecchiamento
Ogni porzione giornaliera in più di carne rossa processata aumenta il rischio di morte per qualsiasi causa del 17% a 8 anni di distanza. Il rischio di morte cardiovascolare cresce del 19% e quello di morte legata a malattie neurodegenerative del 57%. I risultati per la carne rossa non processata sono di lieve incremento non significativo.
Aggiornamento 17/6/2019

Due metanalisi degli studi di intervento mostrano l’efficacia dei mirtilli nel migliorare le performance cognitive a tutte le età 

Aggiornamento 19/6/2019

Secondo una revisione degli studi gli omega 3 sono utili nella morbo di Alzheimer ma solo nelle prime fasi della malattia

Aggiornamento 20/6/2019

La levodopa è il farmaco che si usa nelle prime fasi del Parkinson. In alcune persone funziona bene, in altre dà problemi, soprattutto intestinali. Da cosa dipende questa differenza? dal nostro microbiota. La levodopa viene trasformata in dopamina da Enterococcus faecalis, ma la dopamina può essere convertita in metatiramina da Eggerthella lenta e quest'ultima è responsabile degli effetti collaterali. Ancora una volta l'interazione dieta-microbiota può quindi fare la differenza in un trattamento e in generale sulla salute. I medici potrebbero individualizzare il trattamento per il morbo di Parkinson in base ai microbi specifici di un paziente e ai loro sottoprodotti. 


Aggiornamento 22/6/2019

Arricchire la dieta dei topi "di mezza età" con inulina (una fibra che troviamo in particolare in radice di cicoria, aglio, porri, asparagi, topinambur e cipolle) aumenta i batteri buoni come bifidobatteri e Akkermansia.
Questo riduce l'infiammazione cerebrale tipica dell'invecchiamento.
"Presi insieme, questi dati evidenziano un potenziale percorso attraverso il quale manipolare il microbiota intestinale con prebiotici può modulare la risposta immunitaria periferica e alterare la neuroinfiammazione nella mezza età. I nostri dati evidenziano una nuova strategia per il miglioramento delle patologie neuroinfiammatorie legate all'età e della funzione cerebrale".

Aggiornamento 26/6/2019

Le statine possono raddoppiare il rischio di diabete, secondo uno studio statunitense.
Gli anticolinergici sembrano invece aumentare il rischio di Alzheimer

Aggiornamento 2/7/2019

Nelle persone con infiammazione sistemica gli antidepressivi sono meno efficaci, forse perché il corpo non riesce a guarire sé stesso

Aggiornamento 8/7/2019

Nei topi sottoposti ad antibiotici si blocca la neurogenesi e perdono la memoria. Dare probiotici e metterli a fare attività fisica, due fattori che restaurano il microbiota, riportano a livelli normali la funzione cerebrale, tramite alcune cellule immunitarie. Un altro tassello nell'intricato puzzle dell'asse intestino-cervello-sistema immunitario. "Abbiamo scoperto che un trattamento antibiotico prolungato potrebbe avere un impatto sulla funzione cerebrale", dice l'autrice Susanne Asu Wolf del Max-Delbrueck-Center for Molecular Medicine a Berlino, Germania. "Ma i probiotici e l'esercizio fisico possono influenzare la plasticità cerebrale e dovrebbero essere considerati una vera opzione di trattamento".

Aggiornamento 21/7/2019

Una formula arricchita in aminoacidi essenziali e vitamina D supporta la riabilitazione muscolare delle persone con Parkinson
Aggiornamento 29/7/2019

"La carenza di acidi grassi omega-3, a causa di un'insufficiente assunzione o di un rapido esaurimento delle scorte durante la gravidanza e l'allattamento, è uno dei fattori di rischio della depressione postparto (PPD). Associazioni tra neuroinfiammazione (citochine proinfiammatorie elevate) e neurotrasmissione alterata (bassa attività di trasmissione serotoninergica) e rischio di PPD sono state riportate anche da numerosi studi. Il completamento con olio arricchito con acido eicosapentaenoico (EPA) può ridurre efficacemente la depressione durante la gravidanza e la PPD dopo il parto. Il trattamento a lungo termine con olio arricchito con acido docosaesaenoico (DHA) può essere efficace nel ridurre il rischio di PPD nelle donne sane, ma non nelle donne che allattano. Il DHA da solo non è sufficiente. In conclusione l'integrazione dietetica con acidi grassi omega-3 ricchi di EPA durante la gravidanza o dopo il parto riduce alcuni sintomi associati alla depressione. Anche l'integrazione di DHA in donne in gravidanza in buona salute può ridurre il rischio di PPD".

Aggiornamento 6/8/2019

Negli adolescenti, la severità della depressione è proporzionale alla permeabilità intestinale. Questo avviene tramite la stimolazione del sistema immunitario, che altera il sistema nervoso predisponendo alla malattia.
Aggiornamento 9/8/2019

Alcune accortezze possono ridurre il rischio di Alzheimer e potenzialmente trattarlo.
"... Le conoscenze attuali mostrano chiaramente che l'azione sinergica di integrazione combinata e schemi dietetici complessi offre benefici più forti rispetto a qualsiasi singolo componente considerato separatamente ..."
Gli AGEs, composti infiammatori che si formano in cottura, sono tra i responsabili dell'Alzheimer.
Marinare la carne con acidi (limone o aceto) ne riduce la formazione, e in generale i cibi vanno cotti con delicatezza e non stracotti, anche quelli amidacei (pasta).
"Sostanze come la quercetina, la genisteina, l'acido tannico, l'acido gallico, la curcumina, la cannella, il prezzemolo, il timo e i chiodi di garofano hanno il potenziale per inibire la glicossidazione e prevenire la produzione di AGEs indotta dalla cottura ... "
"... Sulla base di una serie di pubblicazioni e relazioni scientifiche, la funzione specifica del microbiota intestinale nella modulazione nervosa, attraverso la produzione di neurotrasmettitori, è di notevole importanza..."
I nostri microbi vanno quindi nutriti con una dieta ad alto contenuto di fibra, che consenta la produzione di butirrato.
Aggiornamento 12/8/2019

In uno studio su finlandesi, l'introduzione di colina è associata a ridotto rischio di demenza e migliore performance cognitiva
Aggiornamento 13/8/2019
I batteri intestinali producono neurotrasmettitori (GABA, serotonina e dopamina) e metaboliti che influenzano il rischio di depressione.
In particolare i batteri produttori di butirrato come Coprococcus e Dialister sono associati con migliore qualità della vita.
La dieta chetogenica migliora la funzione cognitiva in persone con Parkinson, senza influenzare il movimento, in un piccolo studio preliminare
Aggiornamento 26/8/2019

Secondo uno studio fatto in Canada, paese in cui l'acqua è addizionata di fluoro, le donne che hanno maggior introito del minerale in gravidanza hanno figli con minore quoziente intellettivo a 4 anni. La dottoressa Till, coautrice dello studio, ha detto "Non c'è assolutamente alcun vantaggio ad assumere fluoro per un feto o un bambino senza denti". "Non si fa alcun danno al bambino riducendo l'assunzione di fluoro. Puoi ridurlo e il tuo bambino starà bene."

Aggiornamento 27/8/2019
L'inquinamento potrebbe essere una causa di neuroinfiammazione e quindi di malattia mentale, anche attraverso il microbiota
Aggiornamento 30/8/2019
Le persone che praticano una dieta vegetale potrebbero avere necessità di integrare la colina, un nutriente presente prevalentemente nei prodotti animali e necessario per la salute cerebrale

Aggiornamento 1/9/2019

L'alimentazione influenza la degenerazione maculare, una delle prime cause di cecità. Gli studiosi parlano così di un asse intestino-retina, modulato dal microbiota e dalla permeabilità intestinale. Un'alimentazione corretta permette di rallentare l'invecchiamento e mantenere la funzione visiva, fornendo i nutrienti necessari come antiossidanti (luteina e zeaxantina), vitamine, minerali (zinco), omega 3, fibre che modulano i microbi in senso antinfiammatorio.
Al contrario un'alimentazione ricca di alimenti raffinati risulta proinfiammatoria e favorisce la disbiosi e la degenerazione
Aggiornamento 7/9/2019
Una review sull'asse intestino-cervello di 139 pagine e 1694 riferimenti bibliografici si conclude con "Uno dei maggiori enigmi nella medicina basata sul microbiota è la definizione di un microbiota sano. Le differenze inter-individuali nella composizione del microbiota possono essere grandi, il che rende una sfida trovare un approccio "taglia unica" che valga per tutti. Tuttavia, offre anche opportunità su come il microbiota può essere il canale per un'efficace personalizzazione della medicina nel futuro.
Dato il ruolo della dieta nella modulazione del microbiota, possiamo concentrarci davvero su un asse dieta-microbiota-intestino-cervello per modulare la salute e le malattie per tutta la durata della vita. Quindi, citando Ippocrate che avrebbe anche detto: “lascia che il cibo sia la tua medicina", forse si dovrebbe considerare oggi una versione modificata "lascia che il cibo per i tuoi microbi sia la medicina per il tuo cervello".
Aggiornamento 8/9/2019

La carenza di vitamina C potrebbe aumentare la suscettibilità agli attacchi epilettici (alterando il glutammato cerebrale) e all'Alzheimer (aumentando la disfunzione mitocondriale e lo stress ossidativo)
Aggiornamento 10/9/2019

Gli omega 3 sono un potenziale trattamento nelle malattie neurodegenerative e in quelle psichiatriche
La carenza di vitamine del gruppo B aumenta il rischio di Parkinson e la loro supplementazione può essere utile negli affetti dalla patologia, soprattutto se assumono levodopa

Aggiornamento 11/9/2019
"I fattori dietetici possono modulare l'infiammazione e prevenire, ritardare l'insorgenza e rallentare la progressione dell'Alzheimer. Mentre gli alimenti infiammatori (grassi trans, carni conservate, zuccheri, alimenti fritti e ricchi di AGEs (molecole glicate)) stimolano la malattia, sostanze nutritive antinfiammatorie e prodotti come omega-3 , specialmente se combinati con vitamine (complesso B, D3), flavonoidi (ad es. resveratrolo), polifenoli (ad es. curcumina), alcaloidi (ad es. caffeina), prodotti a basso contenuto di AGE, probiotici e butirrato possono contrastare infiammazione in molti modi diversi, compresa la produzione di sostanze che "risolvono" l'infiammazione".
I probiotici nel Parkinson: aiutano perché modulano l'asse intestino-cervello. L. casei Shirota combatte la stitichezza, vari lattobacilli e bifidi migliorano la situazione (assorbimento di vitamine, metabolismo del farmaco, depressione ecc)
Aggiornamento 29/9/2019
L'evidenza preliminare da studi sull'uomo supporta i risultati preclinici secondo cui la curcumina può stabilizzare/prevenire il declino cognitivo ma non migliorarlo.
Sono necessari ulteriori lavori per la conferma dei risultati e occorre soprattutto lavorare sulla biodisponibilità della molecola.
Aggiornamento 30/9/2019

Le donne dovrebbero considerare di limitare il consumo di zuccheri aggiunti durante la gravidanza, e anche le bibite light non sono un'alternativa ideale.
In uno studio fatto su oltre 1200 donne, un maggiore consumo di saccarosio (zucchero) in gravidanza e l'assunzione di bibite zuccherate da parte delle madri erano associati a una scarsa funzione cognitiva della prole. "Il consumo materno di saccarosio è stato associato a scarse capacità non verbali per risolvere nuovi problemi e scarsa memoria verbale, memoria visiva e apprendimento; il consumo materno di bibite gassate (SSB) è stato associato a minore intelligenza globale associata sia alla conoscenza verbale che alle abilità non verbali. Inoltre, il consumo di SSB nella dieta materna è stato associato a scarse capacità motorie, visive spaziali e motorie visive nella prima infanzia e scarse capacità verbali più avanti. Il consumo di SSB nell'infanzia era associato a una minore intelligenza verbale nell'infanzia". Il consumo di frutta nei bambini è invece risultato associato con maggiore intelligenza.
Aggiornamento 1/10/2019
Nel modello animale la colina previene l'Alzheimer riducendo l'attivazione della microglia e quindi l'infiammazione cerebrale

Aggiornamento 24/10/2019

Il sale in eccesso induce demenza riducendo il flusso di sangue ai neuroni, in particolare attivando la proteina detta tau che blocca il rilascio di ossido nitrico, potente vasodilatatore.

Aggiornamento 31/10/2019
La quantità nel sangue di acido elaidico, tipico grasso trans, è proporzionale al rischio di demenza. I grassi trans sono particolarmente presenti in prodotti da forno, margarina, gelati, creme ecc.
Bastano 800 UI al giorno di vitamina D per un anno per ridurre i marker di betaamiloide e la funzione cognitiva in persone con Alzheimer
Aggiornamento 15/11/2019
"La dieta chetogenica (KD) è associata a un miglioramento delle prestazioni cognitive negli anziani con Alzheimer (AD). Il miglioramento dei risultati cognitivi dipende dal livello e dalla durata della chetosi. I migliori risultati del trattamento con KD sono attesi nelle prime fasi presintomatiche dell'AD. La dieta funziona migliorando la produzione di energia mitocondriale, alterando il rilascio di neurotrasmettitori (GABA e glutammato), la funzione delle membrane, i potenziali elettrici.

Aggiornamento 20/11/2019
Il coenzima Q10 è un fattore fondamentale per la produzione di energia mitocondriale, che rappresenta il 90% di quella prodotta dall'organismo.
Persone che hanno carenze nutrizionali (soprattutto B6), difetti genetici nella sintesi o nell'utilizzo di CoQ10, malattie che stressano le cellule, come cancro, diabete, malattie cardiache, HIV, distrofie muscolari, depressione e morbo di Parkinson, malattie mitocondriali, stress ossidativo dovuto all'invecchiamento, chi assume statine e chi fuma, sono a rischio di carenza di CoQ10.
Assumerlo può ridurre l'insufficienza cardiaca, l'ipertensione e l'iperglicemia, preparare meglio l'organismo alla chirurgia, migliorare la fertilità nella donna e la salute della pelle, ridurre la frequenza, la severità e la durata dell'emicrania, migliorare le energie.

Aggiornamento 28/11/2019

Ad oggi la dieta chetogenica rimane un trattamento promettente per l'Alzheimer, ma ancora troppi pochi studi hanno dimostrato l'efficacia. Inoltre segnala la pubblicazione che "la sfida più grande sarà trovare sponsor per studi clinici sulla dieta chetogenica poiché questa promettente dieta non può essere sfruttata economicamente" come invece capita per i farmaci.
Aggiornamento 11/12/2019
Tra i supplementi utilizzabili nell'Alzheimer, secondo una revisione dei dati, gli omega 3 (DHA soprattutto) possono essere benefici in chi ha una particolare variante genetica di APOE, detta ε4, già di per sé associata col rischio di malattia. La vitamina E ad alte dosi può essere efficace ma aumenta rischi di alcune malattie come emorragia e tumore prostatico. Un multinutriente inquadrato come medical food, contenente UMP, vitamine, omega 3, selenio, colina e fosfolipidi può dare risultati, così come gli MCT, ma l'evidenza è attualmente debole.
Aggiornamento 14/12/2019
Il rosmarino, un'erba utilizzabile per insaporire senza aggiungere sale, ha proprietà carminative (riduce il gonfiore), antidiabetiche, antibatteriche, antinfiammatorie, antiossidanti. Migliora inoltre la pressione sanguigna e i dolori reumatici, le proprietà cognitive (memoria)
Soprattutto nei paesi poveri, alcuni casi di schizofrenia potrebbero essere dovuti a carenza di niacina, condizione tradizionalmente associata con pellagra
Aggiornamento 24/12/2019
Gli omega 3 a dosi medio-alte (tra 1 e 2g al giorno) possono migliorare la memoria di anziani sia sani che con deficit cognitivo
Aggiornamento 3/1/2020
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica debilitante e progressiva, in cui, tra le altre cose, i mitocondri non producono energia e portano alla morte del motoneurone, il principale responsabile dei movimenti muscolari volontari. Questo accade perché vi è perdita di controllo sullo stato ossidativo "con un'eccessiva generazione di radicali liberi ossidativi, accumulo di neurofilamenti ed eccitotossicità legata ad un aumento del glutammato (neurotrasmettitore), producendo una disfunzione della membrana mitocondriale", con presenza di forte stress ossidativo
"I corpi chetonici, forniti attraverso una dieta mediterranea arricchita con alimenti ricchi di trigliceridi a catena media e basso contenuto di carboidrati, potrebbero essere un'alternativa terapeutica per migliorare la patogenesi della SLA. Questi miglioramenti sono dovuti alla capacità neuroprotettiva di questi metaboliti e all'enorme potere antiossidante della dieta mediterranea dovuto principalmente ai polifenoli forniti da nutrienti come olio d'oliva, vino, noci o bacche".
Aggiornamento 17/1/2020
Le persone con Parkinson hanno spesso disbiosi, SIBO, alterazione dei metaboliti batterici (SCFA). Questo attiva l'infiammazione tramite alcuni globuli bianchi e la permeabilità della barriera ematoencefalica.
Alcuni batteri stimolano l'aggregazione di α-sinucleina, una condizione comune in Parkinson e Alzheimer. I batteri influenzano inoltre il metabolismo e l'efficacia dei farmaci.
Si tratta solo di un modello animale, tra l'altro nei lieviti, ma B. subtilis è capace di ridurre le aggregazioni di alfa-sinucleina.
Aggiornamento 31/1/2020
30 grammi di noci al giorno per 2 anni hanno rallentato il declino cognitivo in anziani ad alto rischio
Aggiornamento 7/2/2020

L'irisina, l'ormone rilasciato in seguito ad attività fisica noto per aumentare il metabolismo, arriva all'ipotalamo e aumenta l'azione di BDNF, fattore neurotrofico importante per l'umore e per "tenere in forma" il cervello, aumentando le connessioni tra neuroni. Allenare il fisico aiuta anche la mente.

Aggiornamento 9/2/2020
Da tempo si parla di uso della dieta chetogenica nell'Alzheimer. Non esistono ancora molti studi, ma un modello in vitro fornisce una possibile spiegazione della sua (eventuale) efficacia: i corpi chetonici (che si formano durante la dieta e rappresentano il principale carburante cerebrale) riescono a "pulire" la cellula dalla β-amiloide, la sostanza che caratterizza i neuroni delle persone con Alzheimer.
Aggiornamento 19/2/2020
Le persone con Parkinson hanno inferiori quantità di batteri che producono butirrato
Avere una certa variante di un gene (chiamata APOE ε4) è notoriamente associata ad un rischio triplicato di Alzheimer. Uno dei fattori scatenanti potrebbe essere colpire il pallone di testa giocando a calcio.
Aggiornamento 25/2/2020
Secondo una revisione degli studi l'EPA (omega 3) può aiutare nella memoria a lungo termine, nella memoria di lavoro e nel problem solving
Il ginkgo biloba potrebbe aiutare nel recupero da trauma cranico
Aggiornamento 4/3/2020
La betaina può essere carente e la sua supplementazione essere di beneficio in una subpopolazione di persone con schizofrenia, grazie al suo effetto sul ciclo della metionina e sull'omocisteina.
Aggiornamento 11/3/2020
Gli antiacidi si confermano aumentare il rischio di demenza, del 28% a 5 anni. Se si prendono in considerazione solo gli studi fatti in Europa il rischio sale al 46%. Questo succede probabilmente perché stimolano la deposizione di beta-amiloide (cambiando il pH cellulare) e riducono i livelli di B12, vitamina fondamentale per i nervi.
Aggiornamento 30/3/2020
Una riduzione della funzione cognitiva si può avere in caso di obesità, dieta povera di nutrienti e alterato microbiota (e le 3 cose spesso sono presenti insieme), a causa dell'alterato profilo metabolico e ormonale e della permeabilità intestinale
Aggiornamento 3/4/2020
L'uso del trapianto fecale nelle malattie neurologiche (autismo, sclerosi multipla, Alzheimer ecc) è promettente ma per ora limitata a pochi casi-studio.
Aggiornamento 6/4/2020

Le persone con problemi renali possono avere in circolo neurotossine uremiche (come l'acido urico) che provocano problemi cognitivi (memoria, attenzione, abilità linguistiche e visospaziali e funzioni esecutive), soprattutto attraverso alterazioni del sistema monoaminergico (serotonina, noradrenalina, istamina ecc) o colinergico. La permeabilità della barriera ematoencefalica gioca un ruolo determinante. A livello nutrizionale esistono solo modelli animali in cui alcuni nutrienti, probiotici e antiossidanti migliorano la situazione.
Aggiornamento 16/4/2020
"Recenti prove hanno dimostrato, per la prima volta, che parte del declino cognitivo dell'Alzheimer può essere reversibile con adeguati interventi sullo stile di vita".
Aggiornamento 17/4/2020
Come può la dieta chetogenica essere un potenziale trattamento in malattie neurologiche e metaboliche? Migliora il metabolismo mitocondriale, aumenta l'ossidazione dei grassi, riduce l'infiammazione, promuove la riparazione dei nervi
Aggiornamento 22/4/2020
Forse sarebbe meglio non passare queste giornate a impastare, o magari farlo dedicandosi ad alimenti salutari, per prevenire conseguenze a lungo termine.
"È fondamentale considerare l'impatto delle abitudini di vita, come il consumo di diete non salutari, sulla suscettibilità a COVID-19 e [la capacità di] recupero. Inoltre, il gran numero di persone che si riprenderanno da COVID-19 può portare a un picco di condizioni mediche croniche, come l'Alzheimer, che potrebbero essere ulteriormente esacerbate da diete malsane o in popolazioni vulnerabili. Pertanto, si raccomanda che le persone si astengano dal mangiare cibi ricchi di grassi saturi e zuccheri e consumino invece elevate quantità di fibre, cereali integrali, grassi insaturi e antiossidanti per migliorare la funzione immunitaria"
Aggiornamento 21/5/2020
Come fa la dieta chetogenica (KD) a migliorare il quadro della depressione (MDD)? Un effetto antinfiammatorio (l'infiammazione può essere tra le cause della malattia), il miglioramento del microbiota, della bioenergetica della cellula (che riprende a produrre ATP in maniera efficiente e riduce lo stress ossidativo), del rilascio di neurotrasmettitori (riduzione del glutammato eccitante e aumento del GABA rilassante). In conclusione, "la KD è emersa come una nuova e promettente opzione terapeutica per i pazienti con MDD, ma richiede ancora rigorosi studi scientifici prima della sua diffusione e accettabilità nella pratica clinica". Essendo questi meccanismi comuni a molte malattie neurologiche (epilessia, Parkinson, Alzheimer, schizofrenia ecc), tutte potrebbero beneficiare di questo trattamento
Aggiornamento 14/6/2020
Avere continuamente pensieri negativi sembra aumentare il rischio di Alzheimer
Microdosi di litio potrebbero proteggere o anche curare l'Alzheimer in fase iniziale riducendo lo stress ossidativo
Aggiornamento 28/6/2020
Articolo di Today's Dietitian sull'uso di supplementi per migliorare la funzionalità cerebrale: probiotici e prebiotici, omega 3, teanina, melatonina, aswhagandha, ginkgo, funghi medicinali
Aggiornamento 2/7/2020
Stress ossidativo, acidosi metabolica cronica e radicali liberi nel corpo svolgono un ruolo chiave nel processo di invecchiamento e sono tra le cause di Alzheimer (AD). Un approccio olistico, con alimenti e supplementi che contrastino queste cause, ha il potenziale per prevenire e trattare la neurodegenerazione. "La combinazione di antiossidanti a dosi sufficientemente elevate e personalizzate e una dieta ricca di nutrienti e a basso contenuto di carboidrati sembra avere il maggiore impatto sui pazienti che soffrono di Alzheimer", ha affermato Veurink, coature della review. L'eccesso di acido aumenta lo stress ossidativo, mentre bilanciare il pH lo riduce. Vitamine, glutatione, astaxantina e idrogeno molecolare possono agire da potenti antiossidanti. Diete ricche di nutrienti come la dieta mediterranea o lowcarb come la paleodieta tendono a ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione, invece gli attuali metodi di coltivazione, raffinazione e packaging impoveriscono di nutrienti gli alimenti. "Nel considerare la natura multifattoriale dell'AD, si può suggerire che l'AD, come altre malattie neurodegenerative e probabilmente tutte le malattie degenerative, possano avere un legame comune. Pertanto, l'attacco congiunto al corpo dato da acidosi metabolica e stress ossidativo può richiedere una normalizzazione del pH extracellulare e intracellulare con l'integrazione simultanea di una combinazione di antiossidanti a dosi sufficientemente elevate personalizzate e una dieta ricca di nutrienti e povera di carboidrati".
Aggiornamento 4/7/2020
Alimentazione e benessere mentale
Le attuali conoscenze "supportano l'idea che la creazione di ambienti e lo sviluppo di misure che promuovano diete sane e nutrienti, riducendo al contempo il consumo di alimenti "spazzatura" altamente elaborati e raffinati possano fornire benefici anche al di là dei ben noti effetti sulla salute fisica, incluso un miglioramento del benessere psicologico. I modelli alimentari sani, come la dieta mediterranea, sono associati a una migliore salute mentale rispetto ai modelli alimentari "non salutari", come la dieta occidentale. Gli effetti di determinati alimenti o schemi dietetici sulla glicemia, sull'attivazione immunitaria e sul microbioma intestinale possono svolgere un ruolo nelle relazioni tra cibo e umore. Infatti il cibo ha un effetto sul sistema immunitario e sui livelli di infiammazione, e le malattie mentali sono influenzate anche da questi fattori
Aggiornamento 6/7/2020
Dieta chetogenica e Alzheimer
Questo tipo di dieta consente di far utilizzare ai neuroni un altro tipo di "carburante" rispetto a quello che solitamente usano, il glucosio, e che in quelle condizioni non riescono a sfruttare efficientemente. Le cellule senza energia non possono funzionare. "I chetoni servono come fonti di substrato alternative per il cervello, un "super combustibile", che previene la fame di energia. Pertanto, i chetoni sembrano essere un substrato cerebrale obbligatorio tra le persone con MCI (deficit cognitivo), a causa del basso assorbimento di glucosio a livello cerebrale". Sebbene la ricerca sia ancora all'inizio, ci sono buoni presupposti per migliorare le condizioni a breve e a lungo termine.
Secondo i risultati di una ricerca su topi "Il NaB (sodio butirrato) può essere un candidato strategico terapeutico per i pazienti con Alzheimer (AD) legato all'obesità, perché i pazienti obesi che hanno maggiori probabilità di contrarre l'AD hanno mostrato una riduzione dei batteri che producono butirrato nella composizione del microbiota". Nel modello animale viene ridotta la produzione di betaamiloide.
Aggiornamento 18/7/2020
Le persone con Alzheimer sembrano avere la calprotectina alta, un marker di infiammazione intestinale e permeabilità intestinale che riduce la disponibilità di aminoacidi essenziali
Assumere 2 porzioni di pesce a settimana fornisce una quantità di omega 3 che può proteggere dai danni neurologici dell'inquinamento atmosferico
Aggiornamento 19/7/2020
La supplementazione con almeno 2g al giorno di DHA (omega 3) potrebbe prevenire l'Alzheimer in persone ad alto rischio (genotipo APO-E4). Nello studio è stato anche aggiunto un complesso di vitamine del gruppo B che facilitano l'incorporazione degli omega 3 nei fosfolipidi, forma che attraversa più facilmente la barriera ematoencefalica e quindi raggiunge il cervello agevolemente

Aggiornamento 25/7/2020

Gli omega 3 appaiono utili per ridurre il danno ai nervi periferici indotto da chemioterapia, mentre vi è incertezza sulle altre neuropatie.
Aggiornamento 26/7/2020

"La colina e il DHA svolgono un ruolo significativo nello sviluppo del cervello e degli occhi dei bambini, con assunzioni inadeguate che portano a deficit visivi e neurocognitivi. I risultati emergenti illustrano interazioni sinergiche tra colina e DHA, indicando che l'assunzione insufficiente di uno o entrambi potrebbe avere effetti deleteri per tutta la vita sulla salute sia materna che infantile".

Aggiornamento 6/8/2020

Esposizione agli interferenti endocrini in gravidanza e da adulti. I ritardanti di fiamma e i pesticidi organofosfati sono le sostanze chimiche con maggiore certezza di danno nei nascituri, in particolare riduzione del quoziente intellettivo. I mix di sostanze sono associate con ADHD e autismo. Le sostanze plastiche (BPA, ftalati ecc) aumentano il rischio di diabete, obesità, disfunzione sessuale, anche da adulti. L'articolo si conclude suggerendo di ridurre i costi di accesso al cibo biologico per consentire anche ai meno abbienti alimenti meno inquinati, e nel secondo vengono trattati i temi politici per chiedere ai legislatori di legiferare in materia e minimizzare l'esposizione a queste sostanze spesso non regolamentate. Nel mentre si coniano parole come "chemofobia" per additare quelli che stanno attenti a queste sostanze.🤦‍♂️ Forse qualche chimico ha paura di perdere il lavoro?
Aggiornamento 13/8/2020

Senza benzina la macchina non cammina. E senza energia i neuroni non funzionano. Per ragioni metaboliche i neuroni delle persone con Alzheimer non riescono a utilizzare il glucosio come fonte energetica, ma i grassi possono sostituire lo zucchero perché entrano, a certe condizioni (chetosi), facilmente nella cellula. Ci si può stupire allora se molti hanno miglioramenti con una dieta chetogenica? Solo chi ignora il metabolismo può.

Una tazza di mirtilli al giorno migliora le performance cognitive in bambini e adulti

Covid 19 può indurre danni neurologici anche a lungo termine. Se pensi che non esista o non sia pericoloso non temere per la tua funzione cerebrale, è già al minimo

Aggiornamento 21/8/2020

L'acido anacardico, un lipide tipico degli anacardi, nel modello animale di sclerosi multipla stimola la rigenerazione della mielina, promuovendo l'interleuchina 33

Aggiornamento 22/8/2020

Il glutatione è il più importante antiossidante e regolatore dei cicli redox nelle cellule. La sua presenza appare importante per il funzionamento del glutammato, il principale neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale. I deficit di glutatione sono stati collegati a molteplici disturbi neurodegenerativi e neuropsichiatrici. Gli approcci che migliorano la disponibilità di glutatione (sulforafano) possono migliorare condizioni come epilessia, autismo, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson e schizofrenia

Aggiornamento 25/8/2020

Una dieta salutare, di tipo mediterraneo, si associa con ridotto rischio di Parkinson, in particolare dei sintomi non motori

Aggiornamento 27/8/2020

Mangiare 300g di pesce grasso a settimana migliora le prestazioni cognitive in bambini sani. I risultati indicano miglioramenti nell'attenzione, nella flessibilità cognitiva e nei problemi socioemotivi. “Questi risultati confermano l'importanza degli omega 3 per una funzione cerebrale ottimale e le raccomandazioni sull'assunzione di pesce nei bambini”.

Aggiornamento 4/9/2020

Una dieta "ketomediterranea" (MMKD) può ridurre le specie fungine intestinali (micobioma) che caratterizzano il declino cognitivo (MCI), aumentando lo specie batteriche e i loro metaboliti che tengono sotto controllo i funghi. L'Alzheimer e l'invecchiamento, oltre che da disbiosi, sono caratterizzati da una ridotta funzione di barriera intestinale, una maggiore permeabilità della barriera intestinale e da superfici mucose alterate, che rappresentano una concausa del declino cognitivo. Una delle specie che si riduce con la dieta KM è la Candida. "Il genere Candida comprende molte specie opportunistiche implicate in varie malattie intestinali tra cui malattie infiammatorie intestinali, morbo di Crohn, colite ulcerosa e infiammazione intestinale. Inoltre, ci sono state alcune segnalazioni di comunità fungine intestinali alterate caratterizzate da una maggiore incidenza di Candida in pazienti con disturbo dello spettro autistico. In questo contesto, la riduzione delle specie di Candida nei pazienti con MCI potrebbe riflettere un altro esito positivo dell'intervento MMKD. La presenza di Candida riduce anche il butirrato, benefico acido grasso (SCFA) prodotto dai batteri.

Aggiornamento 10/9/2020

La mancanza di sonno potrebbe essere considerata un marker di futuro Alzheimer (AD). Durante il sonno il cervello si "pulisce" dalla β-amiloide, che, se non si dorme, tenderà ad accumularsi. "Il sonno può quindi rappresentare un possibile target preventivo e terapeutico nel modulare il rischio di AD e/o ritardare l'insorgenza dei sintomi di AD".

Aggiornamento 14/9/2020

Spesso una carenza di magnesio, importante minerale, può esacerbare o slatentizzare malattie neurologiche. "Ci sono dati solidi sul ruolo del magnesio nell'emicrania e nella depressione. C'è anche un buon potenziale per il magnesio sull'efficacia in condizioni di dolore cronico, così come in disturbi psichiatrici come ansia e depressione. Sono necessarie molte più ricerche per quanto riguarda gli effetti del magnesio sull'epilessia, compresi studi clinici che valutano l'uso del magnesio come trattamento aggiuntivo. I disturbi neurologici, come il Parkinson e l'Alzheimer, trarrebbero grandi benefici da ulteriori ricerche che includono misure dei livelli di magnesio nel sistema nervoso centrale. Infine, ci sono alcune ricerche che suggeriscono un effetto positivo del magnesio per migliorare i risultati di riabilitazione post-ictus e come un'importante strategia dietetica per prevenire potenzialmente l'ictus, sebbene siano necessari ulteriori studi prospettici a questo proposito".
Grazie ad Alessandro Andrea Cinausero,Tecnico Sportivo per la segnalazione


Aggiornamento 6/10/2020

Dopo anni (se non decenni) di discussione, in cui molti dentisti minimizzavano/smentivano e garantivano la sicurezza mentre alcuni avevano già intuito la pericolosità, la U.S. Food and Drug Administration ha finalmente preso posizione contro l'amalgama al mercurio per la cura delle carie dentali. Si chiarisce che il problema riguarda sottogruppi di popolazione, e se ne sconsiglia l'uso a "donne incinte e loro feti in via di sviluppo; donne che stanno pianificando una gravidanza; donne che allattano, loro neonati e bambini piccoli; bambini, in particolare quelli di età inferiore ai 6 anni; persone con malattie neurologiche preesistenti, come la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer o il morbo di Parkinson; persone con funzionalità renale compromessa; e quelli che sono noti per avere una maggiore sensibilità al mercurio o ad altri componenti dell'amalgama dentale". Per un semplicissimo principio di precauzione andrebbero semplicemente eliminate visto che al giorno d'oggi abbiamo altri materiali a disposizione.
"Il mercurio è un noto agente tossico per il sistema nervoso e l'esposizione a lungo termine ad alte dosi di mercurio, come può verificarsi in alcuni contesti professionali, può essere associata a segni o sintomi come:

Disturbi dell'umore (ad esempio ansia, depressione, irritabilità)
Difficoltà o disturbi del sonno
Stanchezza (sensazione di stanchezza)
Problemi o disturbi della memoria
Tremori
Difficoltà con la coordinazione
Problemi visivi
Problemi nell'udito
Danno renale"
e possono essere proporzionali all'esposizione (e quindi al numero di otturazioni).

Aggiornamento 9/10/2020

La N-acetilglucosamina, uno zucchero semplice presente nel latte materno umano e venduto come integratore alimentare, promuove la riparazione della mielina nei modelli murini e la sua quantità nel sangue si correla con i livelli di mielinizzazione nei pazienti con sclerosi multipla. "L'associazione dei ridotti livelli sierici di N-acetilglucosamina con i cambiamenti della sostanza bianca nel cervello dei pazienti con sclerosi multipla suggerisce che la sua carenza può contribuire alla gravità della malattia".

Aggiornamento 17/10/2020

L'antica nozione, sempre ritenuta solamente aneddotica, secondo cui gli zuccheri attivassero comportamenti violenti, impulsivi, aggressivi, ridotta concentrazione ecc, in particolare nei bambini con ADHD, ha oggi basi più solide. Come spesso accade, è coinvolto il sistema energetico dei mitocondri. "Presentiamo le prove che il fruttosio, abbassando l'energia nelle cellule, innesca una risposta (di ricerca) di foraggiamento simile a quella che si verifica durante la fame", ha detto l'autore principale Richard Johnson, MD, professore presso la University of Colorado School of Medicine nel CU Anschutz Medical Campus. Per motivi evolutivi di sopravvivenza infatti, essere a corto di cibo ci spinge a essere più aggressivi. In natura le uniche fonti di fruttosio sono frutta e miele, ma le quantità necessarie per innescare i comportamenti sono raggiunte solo con i prodotti contenenti HFCS industriale o zucchero aggiunto. Il fruttosio in questo modo altera la capacità mitocondriale di produrre energia, favorendo la produzione endogena di grasso (lipogenesi), riducendo l'ossidazione dei grassi e lasciando le cellule a corto di energia e incoraggiando così un comportamento aggressivo, esplorativo e impulsivo che aiutava i nostri antenati a sopravvivere alla carenza di cibo. Anche l'acido urico derivato dal fruttosio sembra implicato nei comportamenti maniacali, depressivi e impulsivi. Alcune forme di recettore della dopamina possono rendere le persone più predisposte per questi problemi, insieme alla resistenza leptinica.

Aggiornamento 19/10/2020

Forse si è scoperto perché gli antiacidi, farmaci usati con troppa disinvoltura per il reflusso anziché ricorrere a miglioramenti dello stile di vita, aumentano il rischio di Alzheimer. Questi farmaci inibiscono la produzione di acetilcolina, importante neurotrasmettitore, bloccando un enzima di sintesi. Inoltre l'acetilcolina è necessaria per l'integrità dei mitocondri, e senza di essa i mitocondri muoiono (apoptosi), e una loro carenza è notoriamente associata a deficit cognitivo (oltreché diabete, Parkinson ecc). Pantoprazolo e lansoprazolo appaiono essere i peggiori.

L'omocisteina è un fattore di rischio cardiovascolare, per l'Alzheimer ecc, legato ad alcune mutazioni genetiche (MTHFR), e si può tenere sotto controllo grazie alle vitamine del gruppo B, in particolare folati e B12. Gli omega 3 possono aiutare ulteriormente a controllarla

Aggiornamento 4/11/2020

"L'invecchiamento con uno apporto alimentare privo di nutrienti e uno stile di vita sedentario alterano la composizione microbica intestinale modulando il rilascio di mediatori infiammatori derivati ​​dall'intestino che portano alla patogenesi della malattia di Alzheimer (AD). L'alterazione del microbiota intestinale influisce in modo significativo sul meccanismo infiammatorio e causa neuroinfiammazione, danno neuronale e morte neuronale nell'AD. Il microbiota intestinale contribuisce alla patogenesi dell'AD tramite (la non rimozione dell') amiloide, LPS e altre endotossine. L'amiloide batterica induce il ripiegamento errato e l'aggregazione dell'amiloide endogena. Le endotossine come LPS stimolano le cellule microgliali aumentando la risposta infiammatoria nel sistema nervoso centrale, che attiva altre cellule microgliali e astrociti associati aumentando la neurotossicità e l'alterata clearance dell'amiloide. Pertanto, il ripristino del microbiota intestinale sano tramite l'integrazione di probiotici potrebbe fornire un nuovo approccio per la prevenzione e la gestione dell'AD. Studi clinici sull'uomo hanno anche rivelato che gli interventi con probiotici hanno migliorato la memoria e ridotto l'infiammazione e lo stress ossidativo nell'AD e nei soggetti con deficit cognitivo lieve. Studi più grandi sono necessari per confermare l'efficacia".

Aggiornamento 20/11/2020

Omega 3 e curcumina migliorano le performance cognitive degli ultracinquantenni sovrappeso

Aggiornamento 27/11/2020

Omega 3 e vitamina E possono avere effetto positivo sul Parkinson

Aggiornamento 14/12/2020

Nella malattia di Alzheimer si accumula placca β-amiloide, che è un prodotto del metabolismo, perché non viene rimossa. La rimozione avviene anche grazie a IDE, l'enzima che degrada l'insulina. Quando c'è insulino-resistenza (diabete), IDE non funziona, o è molto "occupato" con l'insulina, ed ecco che sale il rischio di demenza. Inoltre l'iperinsulinemia porta ad alterazione di tau (iperfosforilazione), proteina che ugualmente porta alla degradazione di β-amiloide

Aggiornamento 2/1/2021

Le persone con SLA (sclerosi laterale amiotrofica) possono avere colonizzazione dei tessuti cerebrali da parte di diversi funghi, come Candida, Malassezia, Fusarium, Botrytis, Trichoderma e Cryptococcus, che contribuiscono alla neuroinfiammazione e probabilmente alla malattia

Aggiornamento 5/1/2021

Il tipo di grassi saturi (SFA) può influenzare il rischio cardiovascolare, e recentemente i cardiologi americani hanno confermato di consigliare una riduzione di questi nutrienti, senza però tenere conto del tipo di SFA. Per esempio "Il manzo e le altre carni rosse contengono principalmente gli acidi grassi saturi a catena più lunga mentre il cocco contiene quelli a catena media (MCFA). Gli acidi grassi a catena media vengono assorbiti in modo diverso e sono stati associati a numerosi benefici per la salute tra cui miglioramenti nella funzione cognitiva e un profilo lipidico più favorevole rispetto agli acidi grassi a catena più lunga. Nel contesto di un modello alimentare che è stato associato a benefici per la salute come la dieta mediterranea, le noci di cocco possono quindi fornire una fonte salutare di grassi saturi fornendo allo stesso tempo fenoli e antiossidanti" (se vengono dal frutto intero o da olio non raffinato ma vergine). In generale comunque la nocività dei grassi saturi rimane sempre dubbia.
Sono allo studio le proprietà anti-Alzheimer del cocco e dei suoi grassi, con interessanti studi preliminari.
Il cocco è anche noto per la sua attività antibatterica, antivirale e antifungina, soprattutto nei confronti dei patogeni P. aeruginosa, E. coli, Proteus vulgaris e Bacillus subtilis, e dei patogeni orali.
Per correttezza è giusto dire che la review è stata finanziata dai produttori di cocco.


La luteolina, antiossidante presente in molti vegetali, "può migliorare la resistenza all'insulina del cervello, direttamente e indirettamente, per proteggere dallo sviluppo di Alzheimer nei modelli animali. La luteolina passa attraverso la barriera ematoencefalica e agisce inibendo β- e γ‐secretasi (che sintetizzano i precursori della β-amiloide (Aβ), diminuendo il suo deposito e diventando neurotossica. La luteolina migliora anche la sensibilità all'insulina del cervello e la neuroinfiammazione, che attenuano la fosforilazione della tau e la formazione di "grovigli" di proteine, e la tendenza dell'Aβ a formare depositi. Inoltre, la luteolina migliora la neuroinfiammazione e la sensibilità all'insulina cerebrale interagendo con l'asse microbiota intestinale-fegato-cervello".
Mancano ancora gli studi sull'uomo. La luteolina si trova in cibi vegetali comuni come sedano, broccoli, peperone verde, prezzemolo, timo, carote, olio d'oliva, menta piperita, rosmarino, arance e origano.

Aggiornamento 20/1/2021

La dieta chetogenica (KD) può essere benefica nel recupero da traumi cerebrali, abbassando lo stress ossidativo, l'infiammazione e migliorando la funzionalità mitocondriale.
"La nostra revisione della letteratura esistente ha rivelato che i regimi KD possono migliorare il recupero motorio, la riduzione della materia grigia e le soglie del dolore nei ratti e il recupero neurologico e l'infiammazione negli esseri umani con danno spinale. Inoltre, la terapia KD può migliorare il recupero motorio e la neuroprotezione e ridurre la depressione nei ratti con trauma cranico. Inoltre, la KD si è dimostrata sicura per i pazienti con trauma spinale e cranico; tuttavia, la maggior parte di queste prove viene raccolta principalmente da studi clinici su animali e piccoli su umani, e l'aderenza può essere una sfida nell'adozione della KD per ottenere un miglioramento della salute".

via Chetogenesi in Neurologia "Il ruolo neuroprotettivo della dieta chetogenica è ben noto in molte patologie neurodegenerative. Sempre di più, però esso si sta valutando anche nel trauma cranico, dove le evidenze raccolte formano ormai in corpus notevole. Magari non è lontano il giorno in cui si indurrà uno stato di chetosi nelle terapie intensive per proteggere il cervello dei traumatizzati, o verrà proposto questo regime nutrizionale a coloro sono esposti a maggior rischio di traumi cranici ripetuti".

Aggiornamento 4/2/2021

Alcuni legami tra batteri intestinali e sistema nervoso
Il batterio E. coli può produrre una proteina (curli) che può indurre alterazione della proteina α-sinucleina e predisporre per il morbo di Parkinson. Invece Akkermansia muciniphila produce la vitamina B3 (nicotinamide) che nel modello animale riduce i sintomi di SLA. In gravidanza le infezioni possono stimolare la produzione di IL17, che arriva al cervello del feto e può alterare lo sviluppo favorendo l'autismo. Il batterio L. reuteri è invece allo studio per il trattamento dell'autismo.
Il microbiota è anche implicato nella depressione, Alzheimer e severità e recupero dall'ictus.

Aggiornamento 19/2/2021

Un probiotico multiceppo si è rivelato efficace e ben tollerato nel breve termine in pazienti con Parkinson e stitichezza, migliorando la frequenza e permettendo di ridurre l'uso di lassativi. I ricercatori invitano a fare studi più lunghi e ricordano che esistono differenze soggettive nelle risposte

Aggiornamento 24/2/2021

Un consenso internazionale ha stabilito che l'omocisteina alta è un fattore di rischio indipendente e modificabile per le malattie neurodegenerative (Alzheimer, declino cognitivo, demenza senile), e che alcune vitamine del gruppo B sono un metodo semplice e poco costoso di gestire l'iperomocisteinemia e prevenirle. Qualche medico ve l'ha mai fatta misurare in caso di predisposizione familiare?

Aggiornamento 9/4/2021

Dopo il parto il bambino "ruba" tante energie e nutrienti alla mamma, col risultato di abbassarne la qualità di vita. Spesso le neomamme hanno problemi di memoria ad esempio. Secondo uno studio argentino però una dieta ricca in polifenoli, soprattutto antociani e lignine, contrasta i problemi di memoria

Aggiornamento 12/4/2021

Nel modello animale i bisfenoli (BPA e BPS) alterano la trasmissione degli impulsi nervosi.

Aggiornamento 16/4/2021

I nitrati della barbabietola migliorano la flora orale, riducendo i batteri associati col declino cognitivo, e migliorano l'irrorazione dei vasi sanguigni cerebrali grazie all'ossido nitrico. Insieme alla già nota proprietà antipertensiva possono così promuovere un invecchiamento più salutare

Aggiornamento 18/4/2021

Nel primo RCT che ha paragonato la dieta chetogenica con una dieta classica in persone con Alzheimer (AD), la prima ha portato a un modesto miglioramento nelle attività giornaliere e nella qualità di vita, "due fattori di grande importanza per le persone che convivono con la demenza. I cambiamenti nei fattori di rischio cardiovascolare sono stati per lo più favorevoli e gli effetti avversi sono stati lievi. Le diete chetogeniche possono essere promettenti come strategie di trattamento praticabili ed efficaci nell'AD, ma sono necessari studi più ampi e più lunghi prima che ciò possa essere affermato con sicurezza".

Aggiornamento 20/4/2021

I biofilm sono forme di resistenza batterica/fungina che si stabilizzano nelle mucose (intestino, bocca ecc.), e che eludono il sistema immunitario, permettendo la sopravvivenza dei patogeni. Ma non solo. La loro presenza può essere causa di malattia, per esempio E. coli, batterio ubiquitario, può rilasciare una proteina chiamata curli, che è implicata nell'autoimmunità (lupus, artrite), nelle malattie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer), tumore al colon-retto. Anche alcune salmonelle possono produrla. Contrastare la loro formazione o favorirne la distruzione può potenzialmente ridurre queste malattie

Aggiornamento 23/4/2021

Anche il seminario di Lancet sull'Alzheimer esprime parere positivo sui trial in corso su dieta, stile di vita e miglioramento della patologia. In particolare gli omega 3 possono aiutare nella riduzione della placca amiloide

Aggiornamento 28/4/2021

L'alimentazione e i nutrienti si sono dimostrati possibili trattamenti per le malattie neurologiche, agendo a livello energetico, immunitario ed epigenetico. La dieta può influenzare il metabolismo energetico e così la salute dei neuroni, e diverse diete agiscono in modo diverso a seconda delle necessità. Gli antiossidanti riducono la disfunzione mitocondriale rimettendo in funzione le cellule, la cui funzione è alterata anche dall'infiammazione.
"Ci sono almeno due categorie principali di approcci di intervento nutrizionale per le condizioni neurologiche, inclusi gli integratori alimentari e le restrizioni dietetiche (DR). Il primo tipo comprende sette sottotipi, vale a dire, estratti vegetali (ad esempio GA, CGA, curcumina, RSV, EGCG, apigenina), vitamine (ad esempio VitB6, VitB12, VitC, VitD, VitE, folati), aminoacidi (ad esempio serina, glicina, triptofano, tirosina), minerali (Ca, Na, Zn, Fe, Mn, Cu, Li, Se), fibre (es. β-glucano, inulina, pectina, cellulosa), prebiotici (es. chitosano oligosaccaride, oligofruttosio) e acidi grassi (es. DHA, ARA, EPA) mentre per l'alimentazione abbiamo schemi dietetici (dieta chetogenica, dieta Mediterranea, dieta DASH, dieta MIND e dieta nordica), dieta priva di glutine e digiuno intermittente. Hanno effetti benefici (incluso miglioramento del deficit cognitivo, soppressione delle convulsioni, riduzione delle dimensioni dell'infarto, miglioramento della neurodegenerazione, promozione della produzione di mielina, recupero della funzione dei gangli della base, riduzione del livello di α-sinucleina e riduzione del livello di β-proteina amiloide) per le malattie neurologiche attraverso diversi target eccetto per la dieta MIND e la dieta DASH, che non hanno riportato target definiti".
L'obiettivo è quello di ridurre lo stress ossidativo dei ROS, migliorare il metabolismo lipidico e l'espressione genica attraverso metilazione del DNA e degli istoni (porzioni dei cromosomi). La neuroinfiammazione dipende anche dal microbiota, notoriamente legato all'alimentazione

Aggiornamento 30/4/2021

Esiste una forte associazione tra i fattori dello stile di vita e la prevalenza dell'Alzheimer (AD), e l'alimentazione non salutare si è dimostrata collegata alla neurodegenerazione. "Specifici schemi dietetici prudenti potrebbero aiutare a prevenire o ritardare la progressione dell'AD influenzando la produzione di β-amiloide e l'eliminazione della tau e regolando l'infiammazione associata all'AD, il metabolismo e lo stress ossidativo, plausibilmente attraverso la modulazione del microbiota intestinale.
Diete ricche di zuccheri semplici, grassi saturi/trans, AGEs e carni lavorate possono incitare un'influenza pro-infiammatoria sul cervello dei pazienti con AD accelerando potenzialmente obesità, ipertensione, dislipidemia, aterosclerosi e diabete di tipo 2. Al contrario, schemi dietetici complessi (p. Es., dieta mediterranea, DASH e MIND) ricchi di verdura, frutta, insalate, noci, legumi, bacche, acidi grassi polinsaturi, vitamine, flavonoidi, polifenoli, probiotici/prebiotici e cereali integrali possono aiutare a prevenire o rallentando il declino cognitivo e la progressione dell'AD. Gli studi hanno suggerito il coinvolgimento del microbiota intestinale nella patologia dell'AD attraverso l'asse intestino-cervello. La dieta modula fortemente il microbiota intestinale, che potrebbe essere uno dei meccanismi alla base dei benefici di questi modelli dietetici nel migliorare le perturbazioni legate all'AD nell'asse intestino-cervello".

Il sulforafano (broccoli) appare particolarmente utile

Aggiornamento 4/5/2021

Almeno la metà delle persone con morbo di Parkinson (PD) è positivo al test per la SIBO, con conseguenti problemi intestinali e riduzione dell'assorbimento dei lipidi e delle vitamine liposolubili (vitamina D), ma la condizione può essere anche alla base della malattia.
"La SIBO può innescare una risposta infiammatoria nella mucosa intestinale e aumentare la permeabilità intestinale. L'aumento della permeabilità intestinale porta all'esposizione del sistema immunitario della mucosa a prodotti batterici, come le endotossine, aumentando così l'espressione di alfa-sinucleina. L'alfa-sinucleina può distruggere l'integrità della barriera emato-encefalica e promuovere la neuroinfiammazione e lesioni nella substantia nigra pars compacta. I batteri intestinali aumentano anche l'effetto infiammatorio dell'alfa-sinucleina avviando una risposta immunitaria naturale, causando il ripiegamento errato dell'alfa-sinucleina, che si traduce in effetti neurotossici e apoptosi (morte cellulare) dei neuroni dopaminergici. Questi eventi alla fine portano al verificarsi della PD. La malattia di Parkinson può influenzare il sistema nervoso autonomo e la sua disfunzione può portare a problemi gastrointestinali. Spesso i sintomi gastrointestinali comuni precedono i sintomi motori. Inoltre, molti farmaci usati per trattare la discinesia possono causare disfunzioni gastrointestinali, portando ulteriormente alla SIBO. La SIBO può causare fluttuazioni nel successivo assorbimento di quei farmaci, che influiscono sul trattamento del PD. Secondo i meccanismi di cui sopra, gli studi hanno dimostrato che il trapianto di microbiota fecale e i probiotici possono rappresentare terapie adiuvanti per il PD".

Aggiornamento 6/5/2021

L'obesità riduce il flusso di sangue al cervello e così la sua fornitura di nutrienti, favorendo la neurodegenerazione. Ogni centimetro di circonferenza addominale in più invecchia il cervello di un anno. La buona notizia è che l'attività fisica ripristina condizioni di normale flusso sanguigno.

Aggiornamento 24/5/2021

Uno studio che deve essere ancora revisionato ha messo in mostra come un trattamento personalizzato, che tenga conto delle condizioni individuai, possa migliorare la condizione di persone con Alzheimer moderato. Da questo deriva sicuramente una mancanza di riproducibilità (non va bene un trattamento uguale per tutti, come prevedono certi protocolli) e che l'esperienza individuale del professionista è fondamentale per i risultati. Si tratta quindi di un'arma a doppio taglio, utile ma esposta a criticità tenendo conto delle pratiche evidence-based.
Nello specifico, 25 persone hanno completato lo studio, e di queste 21 (84%) hanno migliorato le loro performance cognitive e la qualità della vita.
Si è tenuto conto della genetica (variante APOE, MTHFR, coagulazione, detossificazione, ecc), dei parametri metabolici, ormonali ,autoimmuni, omocisteina, microbiota, infezioni, nutrienti, esposizione a sostanze tossiche e loro metabolismo, ipossia notturna. Ogni persona è stata sottoposta a un trattamento di precisione a seconda degli esiti: ripristinare la sensibilità all'insulina, migliorare l'iperlipidemia, risolvere l'infiammazione se presente (e rimuovere le cause dell'infiammazione), trattare i patogeni, ottimizzare il supporto energetico (ossigenazione, flusso sanguigno cerebrale, disponibilità di chetoni e funzione mitocondriale), ottimizzare il supporto trofico (ormoni , nutrienti e fattori trofici), trattare l'autoimmunità se identificata e disintossicare se sono state identificate tossine.
La dieta è stata una dieta ricca di vegetali e fibre, lievemente chetogenica, ricca di verdure a foglia verde e altre non amidacee (crude e cotte), di grassi insaturi, con un periodo di digiuno di 12-16 ore ogni notte. Sono stati incoraggiati l'uso di prodotti biologici, di pesce pescato a basso contenuto di mercurio (salmone, sgombro, acciughe, sardine e aringhe) e un consumo modesto di uova e carni al pascolo, nonché di evitare alimenti trasformati, carboidrati semplici, alimenti contenenti glutine e latticini, insieme a integrazioni delle eventuali carenze e di enzimi digestivi se necessario, così come di sostanze chelanti dei toxicants o sostanze naturali che stimolassero i processi detox apposite.
Sono state aggiunte inoltre igiene del sonno, gestione dello stress, brain training e attività fisica HIIT e aerobica.
Non si sono registrati eventi avversi e molte persone hanno abbandonato farmaci antipertensivi, antidiabetici e ipocolesterolemizzanti.
I risultati devono essere confermati in studi più grandi e randomizzati ma sono evidenti le buone premesse di poter migliorare la vita di persone con declino cognitivo

Aggiornamento 2/7/2021

I batteri che metabolizzano il triptofano, aminoacido essenziale, possono produrre indolo, che stimola la neurogenesi anche negli adulti. L'indolo si lega al recettore per gli arili e permette la formazione di nuovi neuroni, cosa che si riteneva impossibile. Un altro derivato del triptofano, la kinurenina, attiva il recettore, ma non stimola la neurogenesi, quindi l'attivazione dipende dal tipo di ligando.
La supplementazione con indolo, che tende a calare con l'età, e la modulazione del microbiota sono potenziali mezzi per prevenire e gestire le malattie neurodegenerative.

Aggiornamento 24/7/2021

Gli AGEs sono derivati dei carboidrati, che si formano in cottura o sono presenti naturalmente nei cibi o si formano nelle normali reazioni chimiche del corpo. Alcuni AGEs sono tossici per l'organismo, e il loro accumulo è legato a malattie, come malattie cardiovascolari (CVD), steatosi epatica non alcolica (NAFLD)/steatoepatite non alcolica (NASH), aterosclerosi, infertilità, malattia di Alzheimer (AD), insufficienza renale e cancro.
L'assunzione di zucchero e bibite zuccherate aumenta gli AGEs, così come in generale il cibo raffinato, i prodotti da forno e il cibo cotto ad alte temperature.
"La produzione e l'accumulo di AGEs nel corpo umano, promossi dalle moderne abitudini alimentari, hanno importanti implicazioni per la salute. Anche in soggetti sani con valori normali degli esami del sangue, alti livelli di AGEs nel siero predicono l'insorgenza e/o lo sviluppo delle malattie moderne (LSRD). Pertanto, il livello sierico di AGEs potrebbe essere un biomarcatore utile per aiutare la prevenzione/diagnosi precoce di LSRD o valutare l'efficacia dei trattamenti.
Nel loro insieme, questi risultati indicano l'importanza di sopprimere la formazione e l'accumulo di AGEs nel corpo umano riducendo l'assunzione eccessiva abituale di zuccheri/AGEs dietetici, come un nuovo modo per prevenire le LSRD. La dieta occidentale ricca di grassi solidi, carni grasse, latticini interi e cibi altamente lavorati (principalmente piatti grigliati, fritti e arrostiti) tendono ad essere le fonti dietetiche più ricche di AGEs. D'altra parte, la dieta giapponese prevede molti cibi a basso contenuto di grassi, come riso, alghe, funghi, cibi a base di soia, tofu e verdure (soprattutto ortaggi a radice ricchi di fibre alimentari insolubili/indigeribili) e pasti con bassi livelli di AGEs nella dieta (principalmente piatti bolliti e al vapore)".
L'accumulo di AGEs danneggia l'architettura renale e favorisce la perdita di funzione renale.
"Gli alimenti con bassi livelli di AGEs e grandi quantità di fibra alimentare insolubile, che assorbe e rimuove gli AGEs alimentari, sopprimono l'accumulo di AGEs.
Per prevenire l'iperglicemia postprandiale è stata raccomandat di assumere le verdure prima del pasto con i carboidrati, e fare in seguito attività fisica per promuovere l'utilizzo del glucosio. È stato anche dimostrato che il consumo di piatti a base di verdure o carne/pesce prima dei piatti a base di carboidrati migliora notevolmente l'escursione glicemica postprandiale in individui con diabete e volontari sani.
Oltre a mantenere sane abitudini alimentari, la soppressione della produzione e dell'accumulo di AGEs nel corpo può aiutare a prevenire le LSRD".

Aggiornamento 14/9/2021

La proteina curli viene rilasciata da alcuni batteri intestinali ed è connessa con la neurodegenerazione. Questa proteina è legata a SLA, Alzheimer, Parkinson, Huntington e neuroblastoma, arriva al cervello e promuove l'alfa-sinucleina, quindi la formazione di neuroaggregati che alterano la funzione dei neuroni, tra cui la secrezione di neurotrasmettitori e la funzionalità mitocondriale. La formazione può essere inibita dall'EGCG, uno dei polifenoli del tè verde, almeno nel modello animale, e forse per questo i grandi consumatori della bevanda hanno ridotto rischio di malattie neurodegenerative. Anche un buon microbiota ovviamente può aiutare.

Aggiornamento 2/11/2021

La vitamina A (retinolo) appare importante nel Parkinson, grazie ai suoi effetti antinfiammatori e antiossidanti e alla sua capacità di stimolare la neurogenesi e sostenere i neuroni dopaminergici.
Inoltre stimola l'enzima ALDH1A1, che aumenta la capacità dei neuroni di disintossicarsi, per esempio dall'acetaldeide (derivato dell'alcol).

Aggiornamento 5/11/2021

L'assunzione dietetica e supplementare dell'acido grasso omega 3 acido docosaesaenoico (DHA) riduce il rischio di malattia di Alzheimer (AD) e ne migliora i sintomi. Avere la forma genica (allele) dell'apolipoproteina E (APOE) 4 è il fattore di rischio più forte per l'AD, escludendo l'età. I portatori di APOE4 rispondono bene al DHA presente nel pesce ma non rispondono altrettanto bene agli integratori alimentari. Perché questo?
Gli integratori hanno i trigliceridi, mentre nel pesce una parte degli omega 3 è presente sotto forma di fosfolipidi, che riescono ad arrivare al cervello grazie a dei trasportatori appositi.
Anche l'olio di krill possiede i fosfolipidi, e potrebbe essere la forma corretta per l'integrazione nelle persone con APOE4.

Aggiornamento 6/11/2021

La dieta influenza rischio e progressione del morbo di Parkinson. Le diete ricche in fibre, bioflavonoidi e acidi grassi ω3 (ad es. la dieta mediterranea), il digiuno intermittente e la dieta chetogenica grazie alla produzione di corpi chetonici sono protettive e terapeutiche, mentre la dieta occidentale ha effetti dannosi legati a permeabilità intestinale, attivazione di NLRP3, resistenza all'insulina e mancanza di segnali vagali benefici stimolati da SCFA e GLP-1 dovuti al basso contenuto di fibre.
Parte di questi effetti, buoni o dannosi, sono legati al microbiota, "che innesca la disfunzione della barriera intestinale e porta all'ingresso di LPS dall'intestino con infiammazione sistemica e neuroinfiammazione", che portano a rilascio di IL1beta, disfunzione mitocondriale e resistenza insulinica.

Aggiornamento 11/11/2021

L'indice infiammatorio della dieta sembra correlato con il rischio di demenza nei 3 anni successivi. Assumere alimenti non infiammatori (alimenti non confezionati, frutta verdura ecc.) appare quindi protettivo

Aggiornamento 13/11/2021

Assumere un multivitaminico riduce il declino cognitivo del 60% in 3 anni. L'effetto è ancora più marcato in persone con una storia di malattie cardiovascolari. L'età media del campione era di 73 anni

Aggiornamento 16/11/2021

3 grammi al giorno di omega 3 migliorano le performance cognitive in persone con malattia coronarica, che sono ad alto rischio di declino cognitivo

Aggiornamento  26/11/2021

La bioenergetica cellulare è importante nel Parkinson, lo conferma un modello animale in cui i mitocondri disfunzionali accelerano la progressione della malattia.

Aggiornamento 6/11/2021

La berberina modula il microbiota e può favorire la sintesi di levodopa, il farmaco usato nel morbo di Parkinson. L'azione si svolge in particolare attraverso l'azione di E. faecalis e E. faecium, 2 batteri che producono BH4 e DDC, fondamentali per produrre il neurotrasmettitore dopamina a partire dall'aminoacido tirosina.
L'integrazione potrebbe essere una via semplice e sicura per migliorare lo stato di persone con Parkinson

Aggiornamento 13/12/2021

Il cervello delle persone con Alzheimer è caratterizzato dalla presenza di cellule senescenti, cellule infiammatorie e "antiche" che disturbano il metabolismo.
Queste cellule, dette anche zombie, vengono eliminate dai senolitici, sostanze farmacologiche o naturali tra cui alcuni antiossidanti, come quercetina e fisetina.
Questo può spiegare perché una dieta ricca di antiossidanti riduce il rischio di malattie neurodegenerative.
Attualmente si stanno attuando dei trials per capire se i senolitici agiscono anche quando la malattia è presente, rallentandola o addirittura facendola regredire.

Aggiornamento 26/12/2021

Anche quantità moderate di alcol consumate giornalmente appaiono dannose per la salute, secondo un articolo di Medscape.
Purtroppo la pandemia ha aumentato il consumo di alcolici e nel breve termine questo ha significato aumento di malattie epatiche, intestinali e della violenza domestica.
Spesso si rappresentano gli effetti dell'alcol con una curva a J, in cui i bevitori moderati (uno-due porzioni al giorno) hanno un rischio di malattia inferiore dei non bevitori.
"In realtà, questa associazione è più probabilmente "un artefatto statistico" in gran parte derivato da studi osservazionali di bassa qualità, secondo il dr. Christopher Labos, epidemiologo e cardiologo presso il Queen Elizabeth Health Complex di Montreal.
"Quando si guarda agli studi che tengono conto della causalità inversa, o il fatto che alcune persone astemie sono ex consumatori di alcol, allora ci si rende conto che il beneficio protettivo dell'alcol è minimo o inesistente e che l'alcol fa più male che bene alla nostra società".
Un recente studio ha mostrato come smettere di bere riduca la fibrillazione atriale, mentre un altro ha mostrato che il rischio si riduce con 56g a settimana, mettendo ancora in risalto l'"effetto a J".
L'alcol è un cancerogeno e si stima sia responsabile da solo del 4% dei tumori, in particolare nelle donne e anche nei bevitori moderati. L'ACR consiglia per questo "è meglio non assumere alcolici".
L'alcol è neurotossico e ha effetti sulla cognizione.
L'uso eccessivo di alcol è uno dei maggiori fattori causali per la demenza.
"Mewton e colleghi hanno recentemente pubblicato dati che suggeriscono che ci sono tre periodi in cui il cervello potrebbe essere particolarmente suscettibile agli effetti neurotossici dell'alcol: la gestazione (dal concepimento alla nascita), l'adolescenza (15-19 anni) e l'età adulta (oltre 65 anni). Fare particolarmente attenzione in queste fasi può quindi essere utile" suggerendo anche che la terapia cognitivo-comportamentale e motivazionale sono molto efficaci nel ridurre il consumo.
Il dr. Labos suggerisce di chiarire questi aspetti ai pazienti e usare gli alcolici come il cibo spazzatura: qualcosa da consumare occasionalmente


Aggiornamento 6/1/2022

Un maggiore intake di colina in gravidanza (superiore a quello raccomandato normalmente) è associato a miglior performance cognitive e scolastiche nei figli a 7 anni, in riferimento ad attenzione, memoria di lavoro e capacità di risoluzione dei problemi. Lo studio aveva trovato risultati positivi già in età inferiori.
La colina si trova nei tuorli d'uovo, nella carne rossa magra, nel pesce, nel pollame, nei legumi, nelle noci e nelle verdure crucifere (cavoli e famiglia), è assente dalla maggior parte delle multivitaminici per la gravidanza e oltre il 90% delle gestanti consuma meno della quantità raccomandata.
L'effetto è probabilmente dovuto al miglioramento della segnalazione colinergica.

Aggiornamento 22/1/2022

La carenza di vitamina B12 può essere rilevata col dosaggio nel sangue, ma spesso (fino al 50% dei casi) anche un valore normale non corrisponde a livelli corretti. Questo capita per esempio in caso di problemi intestinali e chirurgia bariatrica. In questo caso è necessario verificare i livelli di acido metilmalonico, un metabolita che si accumula in carenza di B12.
Quali sono i segni della carenza? Si stima che il 75-90% degli individui che presentano una carenza di vitamina B12 soffra di disturbi neurologici. I sintomi neurologici presenti nella carenza di vitamina B12 possono includere neuropatia periferica, diminuzione dei riflessi, atassia, perdita del senso vibratorio, demenza, psicosi e alterazione dell'umore. Paradossalmente, mentre la carenza di vitamina B12 può causare affaticamento, può anche indurre insonnia. Altri disturbi principali possono includere glossite, diarrea e mal di testa.
La forma metilcobalamina può essere preferita soprattutto per individui con determinati polimorfismi genetici (MTHFR), aumentato stress ossidativo o condizioni digestive di qualsiasi tipo.

Aggiornamento 2/2/2022

La dieta chetogenica (KD) è un potenziale trattamento per le patologie metaboliche, neurologiche, psichiatriche e neuromuscolari.
Le malattie/condizioni metaboliche come diabete, obesità, ovaio policistico, steatosi epatica reagiscono molto bene.
Il miglioramento del quadro metabolico è favorito da un calo della glicemia e dell'insulina, e così degli enzimi lipogenici, mentre aumentano quelli lipolitici e si abbassano infiammazione e stress ossidativo.
"Le diete chetogeniche agiscono attraverso una varietà di meccanismi biochimici tra cui il miglioramento della funzione mitocondriale e della produzione di ATP, la diminuzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione nel cervello e il miglioramento della funzione motoria e della sopravvivenza dei motoneuroni".
Morbo di Alzheimer e di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, epilessia, depressione, ansia, sono tutte patologie potenzialmente gestibili con la KD.
La condizione su cui ci sono maggiori evidenze è sicuramente l'epilessia, mentre servono studi maggiori per le altre.

Aggiornamento 7/2/2022

Assumere flavonoidi, gli antiossidanti come le antocianine particolarmente presenti in frutti rossi (frutti di bosco, uva nera), cipolla rossa e cacao, è associato con minore mortalità nelle persone con Parkinson.

"I flavonoidi sono antiossidanti, quindi è possibile che abbassino i livelli di neuroinfiammazione cronica", ha detto Zhang. "È anche possibile che possano interagire con le attività enzimatiche e rallentare la perdita di neuroni e potrebbero proteggere dal declino cognitivo e dalla depressione, entrambi associati a un rischio di mortalità più elevato".

Aggiornamento 11/2/2022

Nei topi "l'integrazione alimentare di selenio può ripristinare la neurogenesi e invertire il declino cognitivo associato all'invecchiamento e al danno ippocampale".
Questo succede anche con l'attività fisica, ma a presenza di selenio è indispensabile per avere l'effetto.
Buone fonti di selenio sono il pesce, le noci brasiliane e i cereali integrali.

Aggiornamento 24/2/2022

Il consumo di latticini appare associato con il rischio di morbo di Parkinson (PD), in particolare negli uomini. Sebbene lo studio non possa provare la causalità, il nesso può non essere casuale in quanto soddisfa diversi criteri di Hill.
Il legame è legato a latte e formaggi, mentre i latticini fermentati appaiono protettivi.
"La relazione lineare dose-risposta ha mostrato che il rischio di PD aumentava del 17% per ogni incremento di 200 g/giorno nell'assunzione di latte e del 13% per ogni 10 g/ incremento giornaliero dell'assunzione di formaggio".
Nell'indagine genetica si è notato che una particolare variante genica (rs4988235) aumenta il rischio del 70% con una sola porzione al giorno.
"I nostri risultati suggeriscono che l'assunzione di latticini aumenta il rischio di malattia di Parkinson", hanno concluso i ricercatori. "Pertanto, le diete con assunzione di latte limitata (ad es. Dieta mediterranea) possono essere utili per ridurre il rischio di morbo di Parkinson".
Secondo il neurologo Kotagal servono ulteriori indagini per capire se il legame è dovuto alla presenza di pesticidi o all'effetto dei latticini sul microbiota.

Aggiornamento 13/3/2022

Cattive notizie per i moderati consumatori di alcol.
L'alcol porta a riduzione del volume e invecchiamento del cervello, anche in dosi basse.
In uno studio su 36 mila americani è stato stimato che in un 50enne il consumo giornaliero tra un'unità di alcol (circa mezza birra) al giorno e due unità (mezzo litro di birra o un bicchiere di vino) porta a cambiamenti associati nel cervello equivalenti all'invecchiamento di due anni. Il consumo compreso tra due e tre unità alcoliche alla stessa età corrispondeva invece a un invecchiamento di tre anni e mezzo.
La relazione inoltre non è lineare ma esponenziale e i danni aumentano maggiormente in chi beve di più.

Aggiornamento 2/4/2022

L'uso ripetuto di antibiotici in mezza età si associa a maggiore rischio di declino cognitivo. L'effetto è probabilmente mediato da un'alterazione del microbiota, con proliferazione delle specie cattive (Bacteroides) e riduzione di quelle buone come i bifidobatteri.
Secondo il prof. Chan, "gli antibiotici e l'alterazione del microbioma intestinale possono innescare uno stato cronico di infiammazione che predispone le persone a sviluppare un declino cognitivo". Tale infiammazione potrebbe essere causata, ad esempio, da endotossine batteriche, composti potenzialmente tossici rilasciati da batteri gram-negativi, come i Bacteroides, che si trovano in abbondanza nell'intestino dei pazienti con malattia di Alzheimer.
Nei modelli animali le tossine batteriche aumentano la quantità di betaamiloide, la sostanza che si deposita nel cervello delle persone con Alzheimer.
Si dovrebbe quindi stare attenti alle prescrizioni inadeguate (il 30% negli USA) e chi ha infezioni o patologie croniche (cistiti, otiti, diverticoli) dovrebbe avere cura del proprio microbiota in modo da ridurre il ricorso ai farmaci.

Aggiornamento 3/5/2022

Quali patologie e condizioni possono essere legate ad alterazioni del microbiota orale?
Malattie dell'apparato digerente (problemi digestivi, IBD, steatosi epatica), tumore orale, esofageo, pancreatico, intestinale, malattie cardiovascolari, diabete, Alzheimer, autoimmuni come l'artrite reumatoide, parto pretermine.
I meccanismi riguardano principalmente l'induzione di infiammazione e permeabilità intestinale che alterano le vie metaboliche.

Aggiornamento 6/5/2022

La dieta ha una certa influenza sulla salute cerebrale, sia per quanto riguarda l'umore che le capacità cognitive.
Questo accade perché la fibra e i polifenoli hanno un effetto sul microbiota, permettendo di liberare metaboliti che riducono l'infiammazione e modulano il metabolismo. Di particolare importanza il triptofano, che può subire diverse modificazioni. Può essere metabolizzato a serotonina, a kinurenina e a indolo. La kinurenina è infiammatoria per il cervello e aumenta se si riducono i lattobacilli (per esempio sotto stress). Gli indoli derivano completamente dal metabolismo dei batteri, ne esistono diversi tipi con diversi effetti. Alcuni, come indoxilsolfato, sono infiammatori e inducono depressione, autismo e Alzheimer. In pratica a seconda dei batteri avremo indoli con effetti positivi o negativi e il microbiota è chiaramente influenzato dalla dieta.
"Una dieta sana ricca di fibre, polifenoli e micronutrienti ha dimostrato di esercitare un effetto positivo sulla composizione microbica intestinale, una riduzione dell'endotossiemia metabolica e della neuroinfiammazione ed è stata associata a miglioramenti nella salute del cervello. La fibra è stata associata a una migliore salute e funzione del cervello in una varietà di studi osservazionali e di intervento su piccola scala. La produzione e il rilascio di serotonina nel sistema nervoso enterico sono fortemente influenzati anche dalle scelte dietetiche, con le quantità di carboidrati complessi e triptofano contenuti nella dieta che sono i fattori più importanti. Alcuni micronutrienti alimentari come lo zinco, gli acidi grassi omega-3, i folati e le vitamine del gruppo B possono influenzare ulteriormente lo sviluppo e la funzione del cervello, la cui mancanza può provocare disfunzioni mentali e contribuire allo sviluppo di disturbi cerebrali".
La dieta influenza così depressione, declino cognitivo e autismo.
"La nuova attenzione data ai fattori dietetici nei disturbi cerebrali ha il potenziale per migliorare i risultati del trattamento con le terapie farmacologiche e non farmacologiche attualmente disponibili".

Aggiornamento 8/5/2022

Secondo uno studio USA i migliori antiossidanti per prevenire la demenza sembrano essere luteina insieme a zeaxantina e β-criptoxantina. Chi ha livelli più alti di questi carotenoidi ha infatti minor rischio di Alzheimer.
La luteina e la zeaxantina si trovano nelle verdure a foglia verde come cavoli, spinaci, broccoli e piselli. La beta-criptoxantina si trova in frutti come arance, papaia, mandarini e cachi. L'associazione non è comunque certezza di legame causale.

Aggiornamento 20/5/2022

La colina, un nutriente presente soprattutto nelle uova (ma anche in fegato e fagioli) e in alcuni integratori per la gravidanza, migliora la disponibilità di DHA, un importante omega 3 necessario per lo sviluppo cerebrale, per i tessuti del nascituro.

Aggiornamento 25/5/2022

La supplementazione con vitamine del gruppo B appare ridurre il declino cognitivo e demenza, specie se iniziata presto e per lungo periodo. Questo capita anche con un alto intake di folati dal cibo.
L'effetto è mediato probabilmente dalla riduzione dell'omocisteina, un metabolita infiammatorio che aumenta soprattutto in persone predisposte geneticamente (mutazione MTHFR).

Aggiornamento 14/6/2022

La carenza di vitamina D può essere causa di demenza. Questo l'esito di uno studio fatto con una tecnica innovativa (randomizzazione mendeliana) che può stabilire i legami causali tra associazioni, diversamente dai soli studi osservazionali.

"Indagando sull'associazione tra vitamina D, caratteristiche di neuroimaging e rischio di demenza e ictus, lo studio ha rilevato:

- bassi livelli di vitamina D erano associati a volumi cerebrali inferiori e ad un aumentato rischio di demenza e ictus

- le analisi genetiche hanno supportato un effetto causale della carenza di vitamina D e della demenza.

- in alcune popolazioni fino al 17% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto portando tutti a livelli normali di vitamina D (50 nmol/L).

Aggiornamento 12/7/2022

Può una cattiva alimentazione causare nebbia mentale, quello stato di ridotta concentrazione, focalizzazione e memoria? Andare alle cause può risolvere il problema?
Un'alimentazione troppo scarsa o sbilanciata può portare a carenze nutrizionali che riducono le capacità cognitive, mentre una dieta ricca in antiossidanti può ridurre il declino cognitivo bloccando infiammazione e stress ossidativo.
Le carenze che più possono essere connesse con la nebbia mentale sono vitamina D e B12, omega 3 e ferro.
Anche magnesio, colina e vitamina C possono esporre a ridotta capacità cognitiva.
Avere sempre corrette introduzioni di questi nutrienti può prevenire il declino cognitivo e in alcuni casi aiutare a ripristinare la salute e la lucidità mentale.

Aggiornamento 15/7/2022

Scoperto uno dei modi in cui l'alcol potrebbe favorire il declino cognitivo: favorisce l'accumulo di ferro nel cervello.

Aggiornamento 20/7/2022

Gli omega 3 possono aiutare a ridurre l'omocisteina, un fattore di rischio cardiovascolare e in generale legato alle patologie infiammatorie (neurodegenerative, autoimmuni ecc.).
L'iperomocisteinemia si verifica in particolare in persone con mutazione MTHFR. Altre cause possono essere l'inadeguata introduzione di vitamine del gruppo B o l'assunzione di farmaci o sostanze che ne alterano l'assorbimento (antiacidi, alcol).
Gli omega 3 sono particolarmente efficaci in caso di livelli medio-alti.
L'altro modo è usare i supplementi di vitamine del gruppo B, i cui benefici sono sicuramente maggiori dei rischi

Aggiornamento 29/7/2022

L'assunzione di cibo spazzatura è associata con aumentato rischio di demenza.
"Per ogni aumento del 10% nel consumo di cibo ultraprocessato le probabilità di sviluppare qualsiasi tipo di demenza aumentavano del 25%.
Gli alimenti ultraprocessati sono pensati per essere economici e gustosi, ma riducono la qualità della dieta di una persona", ha affermato in un comunicato stampa l'autore principale Huiping Li, PhD, Tianjin Medical University, Cina.
"Questi alimenti possono anche contenere additivi alimentari o molecole provenienti dal confezionamento o prodotte durante la cottura (AGEs), che hanno tutti dimostrato in altri studi di avere effetti negativi sulle capacità di pensiero e memoria. La nostra ricerca non solo ha scoperto che gli alimenti ultra-lavorati sono associati a un aumento del rischio di demenza, ha scoperto che la loro sostituzione con opzioni sane può ridurre il rischio di demenza".

Aggiornamento 20/8/2022

La benfotiamina, una forma sintetica di tiamina (vitamina B1) è in grado di ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione aumentando la degradazione degli AGEs e modulando le vie infiammatorie.
In uno studio su 70 persone con Alzheimer moderato (perdita della memoria e medio declino cognitivo) la benfotiamina è apparsa sicura e ha migliorato le condizioni neurologiche riducendo gli AGEs e agendo probabilmente mediante la modulazione di alcuni enzimi relativi al metabolismo energetico neuronale, alla trasmissione colinergica e come antiossidante.
Sono necessari studi più grandi per confermare l'efficacia.

Il post continua qui