Riporto stralci di uno studio pubblicato in questi giorni sul rapporto tra cibo altamente raffinato (quello che chiamiamo industriale o junk food) e tumori e segnalato dal medico americano Jared Seigler.
"Secondo l'AICR seguire una dieta equilibrata e diversificata (insieme
alla prevenzione dell'uso del tabacco e alla riduzione dell'apporto di alcol)
dovrebbe essere considerato uno dei più importanti obiettivi tra i fattori di
rischio modificabili nella prevenzione primaria del cancro.
Gli alimenti industriali (ultra-elaborati) sono stati ripetutamente
messi in relazione con aumento del rischio di diverse malattie, tra cui i tumori.
Perché capita questo?
In primo luogo, gli alimenti ultra-elaborati hanno spesso un contenuto più elevato di grassi totali, grassi saturi e zuccheri e sale aggiunti, oltre a una minore densità di fibre e vitamine.
Oltre alla composizione nutrizionale, i contaminanti che si formano
durante i trattamenti, alcuni dei quali hanno proprietà cancerogene (come
acrilammide, ammine eterocicliche e idrocarburi policiclici aromatici), sono
presenti nei prodotti alimentari trattati termicamente, anche grazie alla
reazione di Maillard.
In secondo luogo, la confezione degli alimenti ultra-elaborati può contenere alcuni materiali a contatto con l'alimento per i quali sono state postulate proprietà cancerogene o di interferenza endocrina, come il bisfenolo A. Infine, gli alimenti ultra-elaborati contengono additivi alimentari autorizzati ma controversi, come nitrito di sodio (carne lavorata) o biossido di titanio (TiO2, pigmento per alimenti bianchi), per cui è stata suggerita la cancerogenicità in modelli animali o cellulari.Questo studio è il primo a valutare il cibo industriale e il
suo legame con l'incidenza di tumore.Alcuni studi hanno precedentemente suggerito che gli alimenti ultra-elaborati contribuiscono ad aumentare il rischio di disturbi cardiometabolici - come l'obesità, l'ipertensione, e la dislipidemia - ma nessun precedente studio epidemiologico prospettico ha valutato l'associazione tra alimenti industriali e il rischio di cancro.
In questa ampia coorte prospettica, un aumento del 10% nella proporzione di alimenti ultra-trasformati nella dieta è stato associato a aumenti significativi del 12% nel rischio globale di cancro e dell'11% nel rischio di cancro al seno.
Questi risultati dovrebbero essere confermati da altri studi osservazionali
su scala più larga, basati sulla popolazione, in diverse popolazioni e
impostazioni.
Sono inoltre necessari ulteriori studi per comprendere meglio
l'effetto relativo della composizione nutrizionale, degli additivi alimentari,
dei materiali di contatto e dei contaminanti in questa relazione. Il rapido
aumento del consumo di alimenti ultra-elaborati può causare un numero crescente
di tumori e altre malattie non trasmissibili.
Pertanto, le azioni politiche che
mirano alla riformulazione dei prodotti, alla tassazione e alle restrizioni di
commercializzazione sui prodotti ultra-elaborati e alla promozione di alimenti
freschi o minimamente trasformati possono contribuire alla prevenzione primaria
del cancro. Diversi paesi hanno già introdotto questo aspetto nelle loro
raccomandazioni nutrizionali ufficiali in nome del principio di precauzione"
Aggiornamento 11/4/2018
La candidosi orale va molto d'accordo con l'alcol per favorire i tumori del cavo orale
Aggiornamento 30/4/2018
Le cellule metastatiche hanno un metabolismo modificato che permette loro di crescere col fruttosio. Ecco perché un'alimentazione che limita i prodotti industriali, spesso ricchi di questo elemento, è da preferire in persone colpite da tumore
Aggiornamento 11/5/2018
Ad esclusione del latte, i latticini sono associati ad una riduzione del rischio di tumore al seno in una metanalisi
Una dieta infiammatoria (ricca di alimenti industriali e povera di vegetali) si associa ad aumento del rischio di tumore ovarico
Mentre in Italia si organizzano convegni per chiarire che lo zucchero è una cosa buona in Inghilterra si organizza un piano per bloccare la vendita di bibite ai giovani, farli camminare un miglio al giorno e disincentivare il cibo spazzatura
Il miglioramento della salute globale passa dall'applicazione della tassa sugli zuccheri, la riduzione del sale, la scelta di opzioni alimentari più salutari
Aggiornamento 3/8/2018
Non ci sono forti prove che lo zucchero sia cancerogeno in senso stretto, ma il suo uso è fortemente legato all'aumento di peso, che è associato almeno a 12 tipi di tumore. Per questo l'American Institute for Cancer Research consiglia l'utilizzo di bibite non zuccherate
Chi ha evitato di seguire le indicazioni dell'OMS sullo zucchero (meno del 10% e possibilmente arrivare al 5% delle calorie)? USA (il paese più obeso del mondo) e Italia (campionessa europea di obesità infantile)
Nonostante sia noto che l'eccesso di zuccheri aggiunti sia nocivo, l'Italia non farà nulla per disincentivarne il consumo, neanche applicare una tassa che in molti paesi ha dimostrato di funzionare. Tasse su tutto, ma guai a metterla su questa sostanza che sta facendo allargare il girovita di bambini e adulti. E tutto questo perché si "rovinerebbero le nostre aziende" (notoriamente lo zucchero fa parte della dieta mediterranea e la CocaCola è un'azienda italiana)
I tumori sono dipendenti dallo zucchero, e privandoli di questo nutriente li si fa morire.
Spesso capita di leggere questo. Ma lo zucchero da cui dipendono non è il saccarosio (zucchero da tavola) che utilizziamo, ma il glucosio presente nel sangue (glicemia), che deriva dallo zucchero alimentare, dalle fonti di carboidrati (cereali, patate, ecc), dalle proteine che possono essere trasformate in glucosio (gluconeogenesi) e dai grassi che possono favorire l'insulinoresistenza e quindi determinare una glicemia alta.
Quindi genericamente dagli eccessi di nutrienti, e non solo dallo zucchero. Inoltre alcuni tumori sono dipendenti invece da glutammina, acetato, lattato, acidi grassi.
Tuttavia "Un aumentato metabolismo dello zucchero (glicolisi) può avviare cambiamenti maligni nelle cellule non maligne e la glicolisi mediata dalle proteine regolatrici HBP, GAPDH, EPAC e RAP1 sostiene fenotipi maligni in cellule maligne"
Quindi per sfavorire sia la formazione che la proliferazione dei tumori è necessario tenere bassa la glicemia non (solo) riducendo lo zucchero alimentare, ma mangiando correttamente e muovendosi.
Chi mangia alimenti con bassa qualità nutrizionale (tipicamente quelli processati e industriali) ha maggior rischio di tumore. Questo studio conferma i risultati di pochi mesi fa.
Anche il seno ha il suo microbiota, e la presenza di alcune specie infiammatorie aumenta il rischio di tumore mammario. La dieta mediterranea favorisce le specie (lattobacilli) considerate protettive grazie ai loro metaboliti e alla riduzione dello stress ossidativo
Aggiornamento 9/10/2018
L'FDA americana
mette al bando 7 additivi artificiali, ricordando che per una legge del 1938 qualsiasi sostanza sospettata di essere cancerogena non può essere messa nel cibo
La dieta inadeguata che spesso fanno anziani e non solo, ricca di alimenti raffinati e povera di quelli nutrienti, porta a
carenze nutrizionali che influenzano negativamente l'aspettativa di vita.
I fattori
individuati come condizionatamente essenziali sono: taurina, ergotioneina, i metaboliti batterici pirroloquinolina chinone (PQQ) e la queuina,gli antiossidanti luteina, zeaxantina, licopene, α- e β-carotene, β-criptoxantina (carotenoidi vegetali) e l'astaxantina (carotenoide marino) Il lavoro è scritto da Bruce Ames, un ricercatore che ha elaborato la Teoria del Triage nel 2006. La teoria afferma che quando un nutriente essenziale è modestamente carente, il corpo dirige l'apporto limitato di nutrienti alle funzioni essenziali a breve termine, a spese di quelli che prevengono danni insidiosi a lungo termine, che portano a malattie dell'invecchiamento come il cancro e le malattie cardiache. La teoria prevede che anche un apporto moderatamente inadeguato di vitamine e minerali essenziali può avere un effetto negativo sulle funzioni corporee necessarie per una vita lunga e sana.
Numerosi tipi di tumore sono
correlati con l'eccesso di peso. Questo è dovuto soprattutto al carattere endocrino del tessuto adiposo, che aumenta o altera la funzionalità di alcuni ormoni (IGF, insulina, ormoni sessuali). Mantenere un peso adeguato e ridurlo in caso di malattia sono associati a maggiore sopravvivenza.
Gli autori inoltre elencano i provvedimenti necessari per ridurre l'incidenza dei tumori mantenendo un peso adeguato, individuati dall'OMS: oltre a praticare costantemente attività sportiva, le scelte politiche dovrebbero: eliminare i grassi trans, ridurre l'uso dello zucchero attraverso la tassazione, sovvenzionare i produttori di frutta e verdura per ridurne il prezzo, ridurre le porzioni degli alimenti pronti e indicare in etichetta le quantità di nutrienti insalubri. Inoltre promuovere l'allattamento esclusivo nei primi 6 mesi, promuovere l'educazione alimentare.
Un'alta frequenza di consumo di cibi fritti, particolarmente pollo e prodotti ittici, aumenta la mortalità da qualsiasi causa, soprattutto cardiovascolare, nelle donne in postmenopausa. Questo può essere dovuto alla formazione di grassi trans, di acrilammide e di AGEs con le alte temperature, che determinano stress ossidativo e infiammazione, all'aumento della densità energetica, all'aumentato consumo di sale, al riutilizzo dell'olio che agisce sull'enzima paraoxonasi e inibisce il metabolismo del colesterolo.
Alcune nanoparticelle come titanio diossido, silice diossido, oro e argento, contenuti in cibo processato, creme solari, medicine, possono, se iniettati in vena, favorire la propagazione delle metastasi tumorali
Secondo un trial in cui le persone erano lasciate libere di mangiare senza limiti (ma con pasti con le stesse calorie e gli stessi macronutrienti) "Eliminare gli alimenti industriali dalla dieta riduce l'assunzione di calorie e determina perdita di peso, mentre grandi quantità di alimenti ultra-elaborati nella dieta aumentano l'assunzione di energia e il peso. Limitare il consumo di alimenti ultra-elaborati può essere una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dell'obesità". La differenza era quindi rappresentata da minerali e vitamine, che si perdono nel processo industriale e sono importanti per la sazietà.
Aumentare del 10% il consumo di cibo industriale aumenta del 14% il rischio di morte da qualsiasi causa in uno studio francese effettuato su oltre 40 mila persone con più di 45 anni
Aggiornamento 9/3/2019
Secondo l'ultimo studio prospettico che ha revisionato i dati su oltre mezzo milione di persone, la sostituzione isocalorica del 5% dell'energia degli SFA (grassi saturi) con i MUFA (monoinsaturi) vegetali è stata associata alla riduzione del 15%, 10%, 11% e 30% di mortalità totale, cardiovascolare (CVD), cancro e malattia respiratoria rispettivamente. La sostituzione isocalorica del 2% di SFA con acido linoleico è stata associata a mortalità totale inferiore (8%), CVD (6%), cancro (8%), malattia respiratoria (11%) e diabete mellito (9%).
L'assunzione di SFA, acidi grassi trans (TFA), MUFA di origine animale, acido α-linolenico (ALA, omega 3 a catena corta) e acido arachidonico (AA, omega 6 a catena lunga) è stata associata a mortalità più elevata. L'apporto dietetico di PUFA (grassi polinsaturi) marini omega-3 e la sostituzione di SFAs con MUFA di origine vegetale o acido linoleico (LA) sono stati associati a una mortalità totale inferiore da CVD e altre cause specifiche. L'effetto protettivo di LA non sembra valere nelle persone con malattia cardiovascolare.
L'assunzione di AA è stata associata a mortalità totale, CVD, cancro e per malattia respiratoria più elevate. Sebbene sia un derivato di LA, l'assunzione di AA in eccesso può indurre effetti proinfiammatori e protrombotici, e quindi alla base di cambiamenti patofisiologici
Il rischio per la salute osservato con ALA può essere ascritto alla presenza di trans-ALA nel cibo, in particolare quello cotto. A causa della natura della sua struttura (molti doppi legami), l'ALA è da 12 a 15 volte più facilmente trasformabile in trans rispetto a LA e fino al 40% di ALA può essere presente come isomero trans.
"Questi risultati supportano le recenti linee guida dietetiche del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, che raccomandano di eliminare l'assunzione di TFA da alimenti trasformati come cibi fritti, cracker e margarina e di sostituire gli SFA (principalmente da carni rosse) con MUFA e PUFA (presenti negli oli vegetali). Inoltre, i nostri risultati suggeriscono che il consumo di MUFA da fonti vegetali e PUFA da alimenti ricchi di LA e di acidi grassi marini omega-3 dovrebbe essere incoraggiato per la salute generale e il controllo di varie malattie croniche".
Lo speciale del TG1 sui veleni nel piatto, tra cibo industriale, grani antichi, olio di palma e di oliva
Più si beve bibite zuccherate (SSB), più sale il rischio di morte prematura. Il legame è proporzionale.
Nello studio bere da una a quattro bevande al mese è legato ad un aumento del rischio dell'1%; da due a sei a settimana con un aumento del 6%; da uno a due al giorno con un aumento del 14%; e due o più al giorno con un aumento del 21%.
Inoltre si è dimostrato un modesto legame tra il consumo di SSB e il rischio di morte precoce da cancro.
"Questi risultati sono coerenti con i noti effetti avversi dell'alta assunzione di zuccheri sui fattori di rischio metabolici e la forte evidenza che bere bevande zuccherate aumenti il rischio di diabete di tipo 2, a sua volta un importante fattore di rischio per morte prematura. Supportano inoltre le politiche di limitazione della pubblicità delle bevande zuccherate a bambini e adolescenti e per l'attuazione della soda-tax perché il prezzo corrente delle bevande zuccherate non include gli alti costi di trattamento delle conseguenze ", ha detto Walter Willett, professore di epidemiologia e nutrizione.
Nel modello animale, un quantitativo di HFCS (sciroppo di glucosio-fruttosio, mix dei 2 zuccheri usato come dolcificante nelle merendine e nelle bibite) corrispondente a una lattina di bevanda zuccherata al giorno stimola la crescita dei tumori intestinali, anche senza sovrappeso.
"I nostri risultati suggeriscono che il ruolo del fruttosio nei tumori è quello di migliorare il ruolo del glucosio nel dirigere la sintesi degli acidi grassi.La conseguente abbondanza di acidi grassi può essere potenzialmente utilizzata dalle cellule tumorali per formare le membrane cellulari e le molecole di segnalazione, per crescere o influenzare l'infiammazione". "A differenza del glucosio, il fruttosio non è essenziale per la sopravvivenza e la crescita delle cellule normali, il che suggerisce che le terapie rivolte al metabolismo del fruttosio vadano esplorate. In alternativa, evitare di consumare bevande zuccherate il più possibile invece di fare affidamento sui farmaci ridurrebbe significativamente la disponibilità di zucchero nel colon". Questo può spiegare l'impennata di casi di tumori intestinali tra i giovani, che normalmente colpiscono una fascia di età più avanzata.
Nel modello
animale, gli oli riscaldati più volte
aumentano le metastasi del tumore mammario. Questo è probabilmente dovuto alla perossidazione lipidica che aumenta stress ossidativo e infiammazione
Aggiornamento 5/4/2019
La dieta povera di nutrienti è ora il maggior fattore di rischio modificabile, più del fumo, secondo l'autorevole rivista
The Lancet. Non si tratta di mangiare meno, ma di mangiare meglio, frutta verdura e cereali integrali
"In sintesi, abbiamo scoperto che le cattive abitudini alimentari sono associate a una serie di malattie croniche e possono potenzialmente contribuire in maniera determinante alla mortalità in tutti i paesi del mondo. Questa constatazione sottolinea l'urgente necessità di sforzi globali coordinati per migliorare la qualità della dieta umana. Data la complessità dei comportamenti dietetici e l'ampia gamma di influenze sulla dieta, il miglioramento della dieta richiede la collaborazione attiva da più parti in tutto il sistema alimentare, insieme a politiche rivolte a più settori del sistema alimentare".
Aggiornamento 6/4/2019
Il cibo spazzatura stimola la deposizione di grasso addominale. Per ogni 10% di calorie in più da cibo industriali, la circonferenza addominale di un bambino aumenta di 0,7 cm tra i 4 e gli 8 anni.
I problemi al metabolismo glucidico solitamente si manifesteranno dopo gli 8 anni.
"Diversi meccanismi possono spiegare la relazione tra un consumo maggiore di cibi ultra-elaborati e l'obesità addominale. Tali prodotti sono squilibrati dal punto di vista nutrizionale e contribuiscono ad un aumento significativo dell'apporto energetico quotidiano a causa del loro contenuto eccessivo di zuccheri, grassi trans e saturi, e determinano minore stimolo della termogenesi se confrontati con alimenti non elaborati. Inoltre, i cibi ultra-elaborati sono altamente appetibili e possono portare all'interruzione dei segnali di fame e sazietà.
Un altro aspetto preoccupante è l'aumento dell'assunzione di sostanze artificiali aggiunte ai prodotti alimentari ultra-trasformati dall'industria. La ricerca indica che il fruttosio artificiale può contribuire all'obesità modulando il microbiota intestinale, i dolcificanti artificiali possono contribuire all'aumento di peso stimolando la secrezione basale di insulina e il solfito di sodio, il benzoato di sodio e la curcumina possono promuovere l'obesità diminuendo la secrezione di leptina".
Aggiornamento 9/4/2019
Vi siete mai chiesti perché chi mangia male si ammala molto più spesso? Una delle cause potrebbe essere tBHQ (terz-butilidrochinone), indicato in etichetta come E319. Questo stabilizzatore dei grassi altera la risposta immunitaria, riducendo l'aggressività di alcuni globuli bianchi nei confronti del virus influenzale, e causa un'infezione più lunga e con maggiore perdita di peso. È presente negli alimenti che contengono oli (cracker e prodotti da forno), carni e pesce surgelati ecc. Può anche non essere indicato in etichetta se presente nell'olio per fritture.
Aggiornamento 11/4/2019
Una bottiglia di vino a settimana incrementa il rischio tumorale globale dell'1% circa (1,4% per le donne), corrispondente più o meno a quello di 10 sigarette a settimana.
La dieta modula il microbiota intestinale e così quello mammario. Infatti i microbi presenti nella ghiandola e che finiranno nel latte materno sono quelli che vengono "pescati" dall'intestino. Se la dieta è di tipo mediterraneo allora i microbi riducono il rischio di tumore mammario grazie ai loro metaboliti.
Aggiornamento 25/4/2019
Nonostante quello che vi dicono alcuni medici con triplo mento e il diabete, ossia che se mangiate male è colpa vostra e non dell'industria, etichettare gli alimenti con zucchero aggiunto eviterebbe 350 mila malattie cardiovascolari, 600 mila casi di diabete e farebbe risparmiare 62 miliardi di dollari alla sanità nei prossimi 20 anni negli USA.
Aggiornamento 1/5/2019
Il consumo di bibite gassate aumenta il rischio cardiovascolare in maniera proporzionale al consumo. Questo è valido anche per le bevande "zero". Lo studio evidenzia anche un modesto legame con tutti i tipi di tumore, e raccomanda interventi politici per ridurre il consumo di queste bevande e favorire il consumo di acqua.
Aggiornamento 2/5/2019
Nei topi il digiuno intermittente insieme alla metformina (farmaco ipoglicemizzante) riduce la crescita dei tumori. In pratica la disponibilità di glucosio è uno dei fattori che nutre il cancro.
Nei prossimi mesi partirà la sperimentazione sull'uomo, con l'applicazione del protocollo dietetico da sommare alle terapie tradizionali come la chemio.
Aggiornamento 15/5/2019
E171, il biossido di titanio, al posto che alterare il microbiota, stimola la formazione di biofilm e lo stato infiammatorio, che potrebbero essere implicati nella formazione di tumori intestinali e MICI, ma anche diabete di tipo 1, asma e allergie.
Aggiornamento 18/5/2019
Che succede se si dividono 20 volontari sani in 2 gruppi, uno che mangia cibo spazzatura e l'altro cibo non industriale? Anche se le diete sono parificate per calorie e nutrienti, le persone sono lasciate libere di mangiare a volontà, e il primo gruppo mangia di più e aumenta di peso, mentre nel secondo dimagriscono.
Questo può essere dovuto alla minor sazietà, alla maggior velocità del consumo di cibo, al maggior consumo di energia indotto dal cibo non industriale (quoziente respiratorio inferiore nel secondo gruppo, ossia maggiore ossidazione dei grassi).
"In conclusione, i nostri dati suggeriscono che l'eliminazione degli alimenti ultra-elaborati dalla dieta diminuisce l'apporto energetico e facilita la perdita di peso, mentre una dieta con una grande percentuale di alimenti ultra-elaborati aumenta l'apporto energetico e porta all'aumento di peso. Limitare il consumo di alimenti ultra-elaborati può essere una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dell'obesità. Tuttavia, le politiche che scoraggiano il consumo di cibi ultra-elaborati dovrebbero tenere conto del tempo, delle capacità, delle spese e dello sforzo richiesto per preparare i pasti dagli alimenti minimamente trasformati, risorse che sono spesso scarsamente disponibili per coloro che non sono membri delle classi socioeconomiche superiori".
Aggiornamento 26/5/2019
Negli Stati Uniti, nel 2015 sono stati stimati 80mila casi di tumore legati alla dieta subottimale, ossia fatta da eccesso di alimenti industriali impoveriti di nutrienti ma ricchi di sale, grassi dannosi e carboidrati raffinati, e povere di alimenti non trasformati e nutrienti, come cereali integrali, frutta, verdura. Anche i latticini sono stati inseriti tra gli alimenti preventivi.
Le probabilità che la dieta "povera" porti al tumore sono simili a quelli di alcol, sedentarietà ed eccesso di peso. Queste condizioni colpiscono ovviamente le classi sociali più povere.
Aggiornamento 30/5/2019
Due grossi studi prospettici sono stati pubblicati oggi ed entrambi hanno evidenziato gli effetti negativi dei cibi industriali. In uno, il consumo di 4 porzioni di cibi industriali al giorno aumenta la mortalità del 62% e ogni porzione in più del 18%. Nell'altro ogni 10% di consumo di cibo industriale aumenta del 10% il rischio di malattia cardiovascolare, ipotizzando come cause "Vari fattori nella lavorazione, come la composizione nutrizionale del prodotto finale, gli additivi, i materiali di contatto e i contaminanti che si formano in cottura". Pur non potendo dimostrare causalità, i ricercatori concludono che i risultati devono essere tenuti in considerazione per raccomandare politiche che facilitino l'accesso a cibi freschi e non processati e scoraggino il consumo dei cibi processati.
Ridurre pressione sanguigna, sale da cucina (del 30%) ed eliminare i grassi trans potrebbe risparmiare quasi 100 milioni di morti nei prossimi 25 anni.
Avere un microbiota intestinale sano, grazie ad alimentazione sana ed eventualmente probiotici, può migliorare la sopravvivenza nel tumore al seno. Infatti nel modello animale un microbiota alterato facilita la diffusione delle metastasi, aumenta l'aggressività del tumore e rende più difficili le cure.
Aggiornamento 16/6/2019
Ogni porzione giornaliera in più di carne rossa processata aumenta il rischio di morte per qualsiasi causa del 17% a 8 anni di distanza. Il rischio di morte cardiovascolare cresce del 19% e quello di morte legata a malattie neurodegenerative del 57%. I risultati per la carne rossa non processata sono di lieve incremento non significativo.
I consigli dell' American Institute for Cancer Research - AICR per grigliare in sicurezza.
1) privilegiare carne bianca e pesce ed evitare carni rosse e processate.
2) marinare con limone, spezie, erbe, olio EVO, aceto per ridurre la formazione di amine eterocicliche (HCA)
3) precuocere le carni per ridurre la formazione di idrocarburi policiclici aromatici, che si formano col fumo
4) usare fiamme basse per ridurre ulteriormente le HCA
5) aggiungere al pasto frutta e verdura colorate per aggiungere antiossidanti e ridurre ulteriormente i rischi
Aggiornamento 12/7/2019
Secondo uno studio osservazionale, che quindi non può stabilire legame causale ma solo associazione, ogni 100 mL di bibite gassate zuccherate al giorno il rischio di tumore aumenta del 18% (del 22% quello di tumore al seno). Il meccanismo potrebbero essere dovuto allo zucchero, che aumenta il grasso viscerale, la glicemia e l'infiammazione, tutti fattori protumorali. Anche il 4-metilimidazolo (colorante caramello) potrebbe avere un ruolo. Anche i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti hanno mostrato un'associazione.
Aggiornamento 15/7/2019
La carenza di folati
aumenta il rischio tumorale, mentre l'eccesso di acido folico, una sostanza che si può assumere solo con gli integratori, aumenta il rischio di tumore alla prostata.
Al crescere del peso corporeo medio della popolazione, si riduce l'età media alla quale si sviluppano i tumori
Secondo una metanalisi la vitamina D non riduce la mortalità in generale, ma quella da tumori del 16%
Il biossido di titanio (E171), additivo comunemente aggiunto, potrebbe alterare la flora in modo da aumentare il rischio di infiammazione intestinale e tumore del colon
Aggiornamento 4/9/2019
Hanno studiato il rapporto tra consumo di bibite e mortalità. "L'alto livello di consumo di bevande analcoliche totali, zuccherate e dolcificate artificialmente è risultato associato a più alto rischio di morte per tutte le cause. Sono state osservate associazioni positive tra bibite zuccherate e decessi per malattie digestive, nonché tra bibite zuccherate artificialmente e decessi per malattie circolatorie. Sono necessari ulteriori studi per verificare i possibili effetti negativi sulla salute degli edulcoranti artificiali".
Aumentare del 20% il costo delle merendine e degli snack zuccherati con una tassa ridurrebbe la prevalenza dell'obesità del 2,7% dopo il primo anno, contribuirebbe a ridurre la disparità di salute che colpisce i più poveri
Aggiornamento 12/9/2019
La dieta infiammatoria aumenta il rischio di tumore tiroideo e mammario
Aggiornamento 15/9/2019
Il consumo di cibo industriale è associato con maggiore adiposità in bambini e adolescenti. Può sembrare banale ma visto che qualcuno continua a dire che tutte le calorie sono uguali lo rimarchiamo.
In generale sia l'alto contenuto di carboidrati che di grassi sa associa ad aumentato rischio tumorale, e la restrizione calorica lo riduce.
Tra gli aminoacidi, glicina, serina e metionina stimolano la crescita nei modelli animali.
La dieta chetogenica può inibire la crescita tumorale, in particolare nei tumori cerebrali, ma aumentarla in altri modelli.
"Un altro studio ha dimostrato che l'integrazione dietetica con sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS) in quantità simili al consumo umano di ~ 12 once di bevande zuccherate al giorno aumenta la crescita di tumori intestinali in un modello murino carente di Apc107. I tumori dei topi trattati con questa dieta avevano livelli aumentati di acidi grassi a catena lunga, suggerendo che lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio attiva la sintesi degli acidi grassi. Senza gene per la sintesi degli acidi grassi (Fasn) i topi erano insensibili agli effetti dello sciroppo, indicando che la de novo lipogenesi è necessaria per la risposta del tumore a questa dieta".
"L'osservazione di effetti opposti della stessa dieta su
diversi tipi di tumore dimostrano che è necessaria cautela nell'estrapolazione di questi studi sugli animali per fornire raccomandazioni dietetiche ai malati di cancro, in particolare senza una chiara comprensione di ciò che guida meccanicamente queste differenze nella risposta tumorale".
Una prospettiva interessante la offre il digiuno nei giorni di chemioterapia, che abbassa glicemia, insulina e IGF-1 e incrementa la sensibilità ai farmaci e forse riduce la disponibilità di glutammina.
Aggiornamento 25/9/2019
Nella popolazione portoricana, le donne che consumano quotidianamente il soffritto di aglio e cipolla hanno il 67% di rischio in meno di tumore al seno rispetto a quelle che non lo consumano.
"La dieta occidentale ricca sia di grassi che di zuccheri trasformati ha portato all'aumento della prevalenza di molte malattie metaboliche". Si sono fatti passi avanti per mettere in evidenza i collegamenti tra fruttosio aggiunto (HFCS), insulinoresistenza e obesità. Il suo contributo all'aumento dell'incidenza di tumore al seno triplo negativo è sicura, rimane da stabilire quanto sia un effetto diretto e quanto sia mediato dall'aumento di peso e dall'insulinoresistenza.
"Tipi specifici di tumore, come il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC), sono sensibili ai fattori dietetici ed eccezionalmente difficili da trattare, esiste quindi la possibilità di cure preventive attraverso interventi dietetici nelle popolazioni a rischio".
"Il consumo di zucchero è stato a lungo ipotizzato associato allo sviluppo di alcuni tumori, tuttavia forti pressioni e pratiche corrotte finanziate dalla Sugar Research Foundation (SRF, gli stessi che si oppongono alla tassa sugli zuccheri per capirci) hanno ostacolato la ricerca sull'argomento per molti anni".
Grandi quantità di fruttosio nella dieta sono associate a specifici cambiamenti metabolici nelle ghiandole mammarie che sono stati collegati allo sviluppo del carcinoma mammario, perché il tessuto adiposo mammario rilascia dei fattori che stimolano l'alterazione cellulare e la progressione tumorale. In particolare i recettori per i glucocorticoidi, ormoni dello stress, bloccano l'apoptosi, principale meccanismo di difesa dalla proliferazione di cellule neoplastiche, portando a crescita incontrollata. Questi recettori sono modulati anche da fattori dietetici.
Aggiornamento 8/10/2019
Uno dei motivi degli effetti negativi della carne rossa è Neu5Gc, un particolare zucchero presente in quel tipo di carne che crea infiammazione e reazione immunitaria agli umani, che non sono in grado di degradarlo. Questo zucchero pare implicato anche nell'iniziazione e progressione tumorale. Alcuni batteri però sono capaci di degradarlo, e la loro presenza nell'intestino potrebbe ridurre la pericolosità dell'alimento, mentre chi non li possiede potrebbe avere maggior rischio di tumore, diabete e aterosclerosi.
Aggiornamento 13/10/2019
Nel modello animale l'esposizione alle microplastiche di polistirene (quello che chiamiamo comunemente polistirolo) altera il microbiota intestinale e le funzioni epatiche.
Aggiornamento 21/10/2019
Le prove di sicurezza su molti additivi alimentari sono state fatte alcuni decenni fa, senza andare a rinnovare le autorizzazioni, ma prove crescenti suggeriscono che essi possono perturbare l'omeostasi intestinale, contribuendo così a promuovere risposte infiammatorie dannose per i tessuti, specialmente in soggetti con disturbi intestinali o sistemici (ad es. pazienti con IBD, pazienti con sindrome metabolica) o suscettibili a condizioni patologiche (ad es. parenti di pazienti con cancro del colon, parenti di pazienti con IBD).
[Di recente] molti studi preclinici hanno collegato il consumo aumentato e prolungato di additivi alimentari con lo sviluppo e la progressione di varie forme di colite, carcinoma del colon-retto e sindrome metabolica, che è caratterizzata da un aumento di adiposità, disglicemia e infiammazione basale.
Dolcificanti, maltodestrine, emulsionanti, biossido di titanio, nanoparticelle, possono tutti agire alterando la fisiologia intestinale e il microbiota.
"I disinfettanti come il triclosan possono promuovere l'infiammazione intestinale di basso grado, la colite e la carcinogenesi del colon associata a colite nei topi anche a basse dosi", attivando i TLR4. Quindi è probabile un legame tra consumo di queste sostanze e sviluppo/peggioramento delle malattie intestinali e metaboliche nell'uomo, anche se "sarebbe importante accertare se gli stessi effetti si verificano anche negli esseri umani prima di trarre conclusioni sugli effetti deleteri degli additivi sull'omeostasi intestinale".
Le ricerche associano gli alimenti industriali, che sono prevalenti nella dieta occidentale, con aumentodipeso, obesità, aumento della resistenza all'insulina e un rischio più elevato di diabete di tipo 2. Anche il rischio di tumori e malattie autoimmuni sale. Tuttavia esistono persone che mangiano cibo-spazzatura in quantità elevate senza avere alcun problema, e questo potrebbe essere collegato ad alcuni batteri intestinali. Nei topi si è infatti evidenziato che alcuni batteri sono capaci di degradare composti potenzialmente tossici come gli AGEs, la fruttosolisina (derivante dalla reazione di Maillard) presente in latte ultra pastorizzato, pasta, cioccolato e cereali, che possono essere tra i colpevoli dell'aumentato rischio di malattia. Chi possiede questi batteri probabilmente può preoccuparsi meno della qualità della sua dieta, anche se a lungo termine non si possono trarre conclusioni.
Aggiornamento 13/1/2020
Obesità e consumo di cibo spazzatura vanno di pari passo. Lo scarso consumo di fibre è associato a lesioni precancerose, cancro, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e morbo di Crohn, e aumento della mortalità, mentre le "bluezone", le aree con maggiore longevità al mondo, sono caratterizzate da alto consumo di fibre e cibo minimamente processato. La mancanza di fibra (e altri nutrienti) è invece determinata dal consumo di cibo industriale.
Scrivono gli autori: "L'epidemia di malattie croniche è direttamente correlata alla presenza e alla diffusione dell'obesità . Piuttosto che un semplice trattamento secondario delle malattie coi soli farmaci, dobbiamo anche spostare i nostri sforzi verso l'utilizzo del cibo come medicina.
Per ridurre la mortalità per tutte le cause e l'obesità negli Stati Uniti, dovremmo evitare o almeno limitare i cibi e le carni trasformate e le bevande zuccherate aumentando nel contempo l'assunzione di verdure , legumi, noci, frutta e acqua".
La dieta proinfiammatoria aumenta il rischio di tumore al colon, in particolare se abbinata a grasso addominale e sedentarietà.
Aggiornamento 16/2/2020
Bacteroides thetaiotaomicron, un batterio presente nell'intestino sano, trasforma i glucosinolati in isotiocianati, ed è quindi importante per l'effetto anticancerogeno dei broccoli
Aggiornamento 27/2/2020
In uno studio americano su circa 50 mila donne, il latte e in maniera minore i latticini aumentano il rischio di tumore al seno, già a dosi basse. "Il consumo compreso tra appena 1/4 e 1/3 di tazza di latte al giorno è stato associato ad un aumentato rischio di cancro al seno del 30%", ha detto Fraser, uno dei ricercatori. "Bevendo fino a una tazza al giorno, il rischio associato è salito al 50% e, per coloro che ne bevono da due a tre tazze al giorno, il rischio è aumentato ulteriormente dal 70% all'80%". Il tipo di latte (scremato o intero) non ha influenzato i risultati, mentre "non si notavano importanti associazioni con formaggio e yogurt". Il risultato può essere dovuto alla maggiore quantità di IGF1 presente nel latte americano. "Gli ormoni sessuali bovini e i livelli sierici endogeni di IGF-1 sono due possibili agenti di mediazione in un legame tra carcinoma mammario e latte bovino. Circa il 75% delle vacche che forniscono latte nella moderna produzione casearia sono in gravidanza e, per definizione, stanno allattando. Quindi rilevanti quantità di estrogeni (ng/L) e progesterone (mg/L) si trovano nel latte di vacca. Le concentrazioni di progesterone sono fortemente correlate positivamente al contenuto di grassi del latte e allo stadio della gestazione. [...] I livelli di estrogeni e progesterone nel latte sembrano essere piccoli rispetto alla produzione endogena femminile e sono stati dichiarati biologicamente irrilevanti.
Tuttavia: il latte magro e il latte intero favoriscono la crescita del tumore mammario nei ratti, [...] il consumo di latte aumenta l'escrezione urinaria e i livelli sierici di estradiolo. Alcuni di questi effetti potrebbero derivare dalla conversione endogena di estrone da latte (o altre varianti coniugate) e progesterone in estradiolo. Livelli ormonali sostanzialmente più bassi sono riportati nel formaggio e nello yogurt (per grammo di alimento). [...] Il latte contiene IGF-1 bovino che viene assorbito e non viene distrutto dalla pastorizzazione. Inoltre l'assunzione di latte è stata anche associata a livelli più elevati di IGF-1 endogeno, un ormone proliferativo che è un probabile fattore causale nel carcinoma mammario". La soia non ha effetto chiaro secondo lo studio. I ricercatori concludono suggerendo di tenere conto di questi dati nelle linee guida, che consigliano 3 porzioni di latte al giorno. Si tratta di uno studio osservazionale, che quindi non stabilisce relazione causa-effetto, ma con delle basi biologiche che possono giustificare la relazione.
Aggiornamento 6/3/2020
La fibra alimentare previene il tumore al colon perché viene fermentata a butirrato, un composto antinfiammatorio e che stimola i Treg e la morte delle cellule tumorali
Gli AGEs, composti derivati dai carboidrati che si formano in cottura, sono associati ad aumentato rischio di tumore al seno postmenopausale
Aggiornamento 8/3/2020
Il ferro emico, presente nella carne ma non nei vegetali, può promuovere il tumore al colon i diversi modi: stress ossidativo, infiammazione, alterazione del microbiota e proliferazione cellulare. Questo non significa che chi mangia carne avrà un tumore, né che chi non la assume non si ammala. Il rischio è trascurabile per chi ne assume in quantità da linee guida (una-due volte a settimana, e saltuariamente quella processata con nitriti), e viene sicuramente ridotto dall'alta assunzione di fibre e polifenoli, che controbilanciano l'effetto negativo sul microbiota. Raccomandazioni che in pochi seguono.
Aggiornamento 9/3/2020
Una stima dell'importanza delle cause di tumori in Inghilterra: il principale fattore di rischio risulta il fumo (15%), seguito dal peso in eccesso (6,3%), radiazioni, fattori occupazionali e infezioni. I primi fattori nutrizionali "puri" sono alcol e insufficienza di fibre (3% ciascuno) seguiti da carne processata (circa 2%). A seguire inquinamento, mancato allattamento e sedentarietà
L'indice glicemico viene indicato come fattore nel tumore uterino.
In pratica non fumando, consumando alcol saltuariamente, aumentando il cibo non processato e mantenendo il peso avete già quasi azzerato il rischio.
Il mio nuovo articolo che spiega la situazione sull'uso della terapia alimentare abbinata alle terapie tumorali
Alcuni medici stanno notando che chi è sovrappeso, e quindi infiammato, è più a rischio nella malattia da coronavirus.
Tim Spector, professore di epidemiologia genetica, King College di Londra, ha dichiarato: "L'obesità e una dieta povera (di nutrienti) stanno emergendo come uno dei maggiori fattori di rischio per una grave risposta alla Covid-19 che non può più essere ignorata".
Robert Lustig, professore di endocrinologia pediatrica all'Università della California, San Francisco e presidente dell'Istituto di Nutrizione Responsabile, ha dichiarato: "Ho sentito chiamare Covid-19 "bestia", perché non distingue. In realtà, non distingue chi infetta, ma distingue chi uccide. Oltre agli anziani, sono quelli che sono neri, obesi e/o hanno condizioni preesistenti. Che cosa ha distinto questi tre dati demografici? Alimenti processati. Perché il cibo ultra-elaborato conferisce infiammazione, che Covid-19 è felice di sfruttare. Solo un altro modo in cui il cibo trasformato uccide. È tempo di ripensare il tuo menu".
Esiste "una significativa associazione tra indice di infiammazione della dieta (DII) e incidenza, mortalità e ricovero in ospedale di persone con diversi tipi di tumori. Il DII, utilizzato per valutare le proprietà infiammatorie della dieta, può essere usato per predire l'incidenza e la mortalità di tutti i tumori. "Secondo i risultati dello studio, raccomandiamo il cambiamento dei modelli alimentari, in quanto fattori alterabili, che possono ridurre sostanzialmente sia i rischi di incidenza che quelli di mortalità nei pazienti oncologici" .
Le nuove linee guida per la prevenzione dei tumori della American Cancer Society consigliano di privilegiare alimenti vegetali e in particolare "alimenti nutrizionalmente densi in quantità che permettano di mantenere un peso ideale" come frutta, verdura, legumi e cereali integrali, mentre invitano a ridurre o non consumare cereali raffinati o altri alimenti industriali, bibite zuccherate e carni rosse o processate. Meglio non consumare alcol. Gli zuccheri semplici e l'alto carico e indice glicemico sono probabilmente collegati col tumore uterino (oltreché di aumento di peso, associato a quasi tutti i tumori). Non si danno indicazioni particolari sui latticini perché essi possono avere un effetto protettivo per alcuni tumori (intestino) e negativo per altri (prostata), ma si consiglia di raggiungere l'apporto adeguato di calcio. Anche i livelli di vitamina D devono essere corretti, sebbene vi sia ancora dibattito sulla sua efficacia nella prevenzione tumorale. Non vi sono supplementi da consigliare a meno di manifeste carenze, e gli antiossidanti è meglio assumerli dal cibo. Il cibo biologico può dare una piccola protezione, ma non esistono grossi studi, e le persone più a rischio appaiono essere i lavoratori esposti ai pesticidi. Molti di essi sono probabili cancerogeni ed è bene lavare frutta e verdura prima di consumarla. Altri consigli sono di mantenere adeguati livelli di attività fisica e di facilitare politiche che diano accesso al cibo salutare. Anche il sonno alterato può essere indiretta causa di tumore, così come l'eccesso di zucchero, perché entrambi promuovono l'aumento di peso. La soia appare sicura.
Gli AGEs, composti che si formano durante le cotture, si confermano aumentare il rischio tumorale, in particolare al seno, fino al 50%. "Incorporare metodi di cottura che prevedono basse temperature come l'ebollizione e la marinatura degli alimenti prima della cottura sono strategie che potrebbero ridurre il contenuto di AGEs negli alimenti e possono essere importanti nella prevenzione del cancro al seno".
Anche il microbiota sembra influire e i lattobacilli potrebbero ridurre l'assorbimento intestinale di AGEs.
Aggiornamento 19/6/2020
Il tumore prostatico è uno dei più legati allo stile di vita. Il grasso in eccesso rilascia fattori protumorali e infiammatori. Il microbiota, sia intestinale che vescicale, e l'alimentazione ricca di grassi saturi, alimenti animali che contengono ormoni in quantità rilevanti sono altri fattori importanti, che aumentano sia il rischio di malattia che la recidiva. Anche l'acido urico, attivando il sistema immunitario, può essere un fattore. Un'alimentazione moderata e che curi l'intestino, con probiotici e prebiotici, previene e potenzialmente riduce l'aggressività della malattia.
Il biossido di titanio, E171, presente in alcuni cibi processati come dolci, caramelle, bevande, e integratori, conferisce il colore bianco opaco. Già messo al bando in Francia, negli ultimi esperimenti si è evidenziato che altera il microbiota intestinale, stimola l'infiammazione del colon, soprattutto se in nanoparticelle (<100nm), e soprattutto nei topi obesi e con una dieta ad alto contenuto di grassi
Aggiornamento 7/10/2020
Secondo la letteratura corrente i latticini possono incrementare il rischio di tumore prostatico mediante aumento dei livelli di IGF1 e gli esosomi di mRNA. La review si conclude consigliando una riduzione del consumo di latticini per gli uomini
Il consumo di cibo ultraprocessato si collega a telomeri più corti. I telomeri sono i “cappucci” che proteggono il DNA, e la loro lunghezza è correlata alla buona salute e a minore invecchiamento (e malattie correlate come tumori ecc)
L'uso di zuccheri aggiunti è associato con il rischio tumorale, soprattutto di tumore a seno (+ 47%) nelle donne in premenopausa (+95%). Questo avviene indipendentemente dal sovrappeso. "Più specificamente, zuccheri aggiunti, saccarosio e zuccheri da bevande zuccherate, latticini e dessert a base di latte erano associati ad un aumento del rischio di cancro al seno". "Anche in assenza di aumento di peso, altri meccanismi come lo stress ossidativo, l'infiammazione e la resistenza all'insulina possono essere favoriti dall'assunzione di zucchero. Assunzioni elevate di zucchero aumentano le risposte glicemiche postprandiali, che stimolano la produzione di molecole pro-ossidanti (ad esempio, perossinitrito) e inducono danni al DNA, aumentando il rischio di cancro. Un'assunzione eccessiva di zucchero può anche generare prodotti finali di glicazione avanzata endogena (AGEs), che sono metaboliti altamente reattivi con conseguente secrezione di citochine e aumento dei marker di produzione di stress ossidativo. Alte assunzioni di zuccheri raffinati comportano anche una maggiore concentrazione di marcatori infiammatori (proteina C-reattiva e IL-6). A sua volta, l'infiammazione aumenta le concentrazioni di IGF1-BP e altera l'espressione genica, inducendo la proliferazione e la differenziazione cellulare e favorendo la cancerogenesi. [...]
I dati suggeriscono che gli zuccheri possono rappresentare un fattore di rischio modificabile per la prevenzione del cancro. A livello globale, l'implementazione della tassa sulle bevande zuccherate e sugli alimenti, nonché altre politiche relative allo zucchero (ad esempio, la regolamentazione della pubblicità e del marketing alimentare, la fissazione di standard di riferimento che limitano il contenuto di zucchero in base alle categorie di prodotti), è attualmente dibattuta. In un contesto in cui il consumo di zucchero è in aumento nei paesi occidentali e si aggiunge ai suoi effetti dannosi cardiometabolici ben consolidati, questi risultati contribuiscono a costruire la base di prove che suggeriscono che le politiche di salute pubblica che affrontano l'assunzione di zucchero dovrebbero anche considerare il loro ruolo nell'eziologia del cancro"
Il fruttosio industriale ha un effetto infiammatorio che interferisce con il sistema immunitario, e la sua esposizione cronica sembra favorire steatoepatite non alcolica e carcinogenesi, soprattutto in presenza di LPS. Riduce inoltre la flessibilità metabolica, la capacità di bruciare grassi, interferendo con i mitocondri e il metabolismo della glutammina. "L'esposizione al fruttosio riprogramma le vie cellulari per favorire la glutaminolisi e il metabolismo ossidativo, che supportano un fenotipo infiammatorio nei fagociti sia umani che murini".
Secondo uno studio su circa 3000 persone seguite per 18 anni (parte dello studio Framingham), ogni porzione giornaliera di cibo processato aumenta il rischio cardiovascolare del 7% e la mortalità cardiovascolare del 9%. "Diversi meccanismi biologici possono spiegare le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e CVD (Figura). Prove sperimentali suggeriscono che gli alimenti ultra-trasformati possono contribuire a un maggiore apporto energetico e aumento di peso, potenzialmente a causa della loro elevata densità di energia e basso potenziale saziante. Tuttavia, le associazioni tra l'assunzione di cibo ultra-elaborato e il rischio di CVD sono rimaste solide quando abbiamo controllato l'assunzione di energia totale, la circonferenza della vita e il BMI, suggerendo l'esistenza di ulteriori percorsi biologici. Gli alimenti ultra trasformati sono generalmente ricchi di grassi trans e sodio e poveri di potassio e fibre alimentari, caratteristiche legate alle CVD. L'eccessiva assunzione di zucchero da alimenti ultra elaborati, in particolare da bevande zuccherate, è associata a fattori di rischio CVD tra cui obesità, ipertensione e diabete di tipo 2. Il rischio di CVD associato agli alimenti ultra-elaborati può essere in parte attribuito al minor consumo di alimenti poco elaborati cardioprotettivi, come frutta, verdura, noci, pesce, cereali integrali e legumi. Tuttavia, l'aggiustamento per la qualità della dieta non ha alterato le associazioni osservate tra alimenti ultra elaborati e i risultati nel presente studio. Oltre alla composizione dei nutrienti, la lavorazione industriale modifica la struttura fisica della matrice alimentare che può alterare la bioaccessibilità dei nutrienti, la cinetica di assorbimento e il profilo del microbiota intestinale. La grande quota di macronutrienti privati dei micronutrienti (acellulari) negli alimenti ultra-elaborati e la conseguente elevata disponibilità di nutrienti nell'intestino tenue possono promuovere un microbiota intestinale infiammatorio associato a condizioni cardiometaboliche. Gli additivi negli alimenti ultra trasformati, compresi i dolcificanti artificiali e gli emulsionanti, possono alterare l'integrità del microbiota intestinale, promuovendo uno stato proinfiammatorio e una disregolazione metabolica. Il dolcificante ipocalorico sucralosio può anche ridurre la sensibilità all'insulina compromettendo i percorsi regolatori tra intestino e cervello. Altri additivi negli alimenti ultra-elaborati, come i sali di fosfato inorganici, possono promuovere la calcificazione arteriosa, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".
Fare i turni di notte è associato ad aumento del rischio di alcuni tumori, tant'è che lo IARC lo classifica come "probabile cancerogeno". Questo sembra dovuto alla ridotta espressione di geni correlati con la stabilità e la riparazione del DNA.
I grassi trans sono associati a maggior rischio di tumore al seno. In particolare un alto consumo di 'acido elaidico è associato a un aumento del rischio del 14%. Per gli autori dello studio questi numeri dovrebbero indurre la politica a prendere provvedimenti perché le soglie ritenute accettabili non lo sono affatto, "oltre alle prove sempre più numerose dei loro effetti deleteri sulla salute, dovrebbero essere prese in considerazione a livello globale le raccomandazioni per limitare il più possibile il consumo umano di grassi trans industriali".
Perché alcune persone sviluppano metastasi e altre no? contano alimentazione e microbiota?
Alcuni ricercatori italiani hanno scoperto che la permeabilità dei vasi a livello intestinale (GVB) è una delle cause della diffusione delle metastasi dei tumori intestinali (CRC) al fegato. "Mostriamo che le metastasi epatiche sono la conseguenza di una serie sequenziale di eventi. I batteri entrano nel tessuto tumorale e modificano la permeabilità, quindi migrano nel fegato e favoriscono la formazione di una "nicchia premetastatica" (PMN) che crea il terreno per la successiva semina delle cellule tumorali. Abbiamo anche iniziato a svelare sia quali batteri partecipano che il meccanismo molecolare coinvolto in questo processo. Abbiamo scoperto che un ceppo di E. coli (C17) potrebbe stimolare direttamente la permeabilità, attraverso un meccanismo dipendente dal fattore di virulenza TTSS (Virf), e traslocare nel fegato dove potrebbe iniziare il reclutamento di cellule immunitarie contribuendo alla maturazione di PMN e favorendo formazione di metastasi. Lo stesso ceppo (E. coli C17) potrebbe essere rilevato nel CRC umano (sia tumore primario che focolai metastatici epatici), suggerendo che un meccanismo simile può essere utilizzato nel CRC umano e confermando un rapporto che mostra che il cancro del colon primario e le metastasi epatiche accoppiate sono colonizzato da batteri identici. È probabile che meccanismi simili siano coinvolti in altri tumori.
[...] Abbiamo osservato che esistono batteri benefici, come L. paracasei, invece possono ripristinare una corretta GVB".
Come ben sappiamo l'alimentazione è il primo modulatore dei batteri intestinali.
In maniera sorprendente, gli AGEs sono legati a ridotto rischio di carcinoma epatocellulare ma aumentato dei dotti biliari
L'uso di zuccheri e bibite zuccherate in adolescenza è associato ad aumentato rischio di tumore al colon precoce, che invece è ridotto dall'introduzione di vitamina D
Probabilmente molte persone sottovalutano l'impatto dell'alcol sui tumori.
Secondo un'indagine "a livello globale, circa 741000, o il 4,1%, di tutti i nuovi casi di cancro nel 2020 erano attribuibili al consumo di alcol. Circa tre quarti dei casi di cancro attribuibili all'alcol erano nei maschi e le sedi di cancro che hanno contribuito maggiormente erano esofagee, epatiche e mammarie (nelle femmine). Il consumo pesante ha contribuito maggiormente al carico dei tumori attribuibili all'alcol; tuttavia, il consumo moderato (superiore a 2 porzioni al giorno, <20 g di alcol al giorno) ha contribuito a un caso su sette attribuibile all'alcol e a più di 100.000 casi di cancro in tutto il mondo.
Esistono diverse vie biologiche attraverso le quali il consumo di alcol può portare allo sviluppo del cancro, comprese alterazioni del DNA, proteine e lipidi o danni dovuti al metabolita acetaldeide, il metabolita cancerogeno dell'etanolo; stress ossidativo; e alterazioni della regolazione di ormoni come estrogeni e androgeni. L'etanolo potrebbe anche promuovere lo sviluppo del cancro indirettamente agendo come solvente per altri agenti cancerogeni come le sostanze chimiche nel tabacco".
Aggiornamento 28/7/2021
La dieta regola il microbiota nell'intestino e di conseguenza nel microambiente del tumore al seno, influenzando così la tumorigenesi. Modificare la dieta modula il microbiota tumorale nei pazienti con cancro al seno. Infettare le cellule tumorali con un microbiota legato a una dieta di tipo occidentale ha aumentato la proliferazione, facendo intendere che i batteri associati al tumore possono modulare le vie metaboliche tumorali.
"In uno studio clinico in doppio cieco controllato con placebo su pazienti con cancro al seno a cui sono stati somministrati integratori di olio di pesce prima della resezione del tumore primario, l'intervento dietetico ha modulato positivamente il microbiota nei tumori e nel tessuto mammario normale".
Si conferma la relazione tra indice (IG) e carico glicemico (CG) e rischio tumorale. Gli alimenti con alto indice glicemico riducono la sazietà e rendono più facile l'aumento di peso, noto fattore causale dei tumori. Tuttavia la relazione rimane anche senza considerare l'aumento di peso.
"Anche in un contesto di peso stabile, gli alimenti ad alto indice glicemico potrebbero svolgere un ruolo sul cancro inducendo infiammazione (aumento della concentrazione di marker infiammatori, ad es. proteina C-reattiva, interleuchina-6), aumentando i livelli di insulina e portando ad un aumento del fattore di crescita insulino-simile -1 (IGF-1, un induttore della proliferazione/differenziazione cellulare e inibitore dell'apoptosi) e una diminuzione della proteina IGFBP-3, che normalmente riduce IGF-1. Infatti, precedenti studi di randomizzazione mendeliana hanno suggerito un ruolo causale dell'asse IGF e collegamenti tra il livello di IGF-1 circolante e lo sviluppo e la progressione del cancro della mammella, del colon-retto e della prostata".
La glicemia postprandiale alta causa stress ossidativo, che danneggia il DNA, e i cibi ad alto IG producono più AGEs, composti infiammatori e proossidanti. La glicemia alta favorisce la glicolisi, che porta a proliferazione cellulare.
"Al contrario, i carboidrati complessi degli alimenti a basso indice glicemico, compresa la fibra alimentare, possono svolgere un ruolo protettivo contro lo sviluppo del cancro, ad es. stimolazione dell'espressione di IGFBP-3, escrezione fecale di agenti cancerogeni e modulazione del microbiota gastrointestinale. È stato anche suggerito che le diete a basso IG e CG hanno effetti positivi sulla gestione del peso e sull'insulino-resistenza, entrambe coinvolte nella carcinogenesi".
L'insulina dovuta al rapido assorbimento dei carboidrati è un fattore di proliferazione
👉Tra 100.000 francesi studiati per ≈8 anni, una dieta ad alto contenuto glicemico predice un rischio di cancro al seno complessivo (25%) e postmenopausale (64%) maggiore.
👉"Se confermato in altre popolazioni e contesti, IG e CG potrebbero essere considerati fattori di rischio modificabili per la prevenzione primaria del cancro".
Nel modello animale la dieta ad alto contenuto di grassi altera i rapporti tra microbiota e cellule immunitarie intestinali, bloccando il riconoscimento precoce delle cellule tumorali, e favorendone in questo modo la progressione e l'espansione.
L'acido palmitico (PA), il principale grasso presente nell'olio di palma, promuove la formazione di metastasi nel modello cellulare, mentre l'acido oleico (olio d'oliva) la riduce. "i nostri risultati non solo sottolineano i rischi a lungo termine per la salute associati ad una dieta ricca di PA per quanto riguarda la progressione metastatica, ma forniscono anche intuizioni meccanicistiche per identificare nuove strategie terapeutiche neurali/gliali per attenuare e prevenire la diffusione a distanza".
In uno studio prospettico di coorte internazionale, nitrati e nitriti come additivi alimentari, dolcificanti artificiali (in particolare aspartame e acesulfame-K), e grassi trans sono risultati associati con un aumentato rischio tumorale. Non è uno studio che può stabilire causalità comunque conferma altri dati disponibili e c'è plausibilità biologica (si conoscono i meccanismi che potrebbero causare il tumore).
Prostata e seno sono i tumori più legati.
Un ricercatore, il Dr. Foyet, ha commentato: "Il consumo di prodotti alimentari contenenti oli parzialmente idrogenati (grassi trans) dovrebbe essere evitato."
Invece la Dr Debras ha raccomandato che le informazioni siano aggiunte in etichetta, aggiungendo: "bisogna influenzare consumatori e produttori (politiche dei prezzi, carte d'impegno per la riformulazione dei prodotti, ecc.), e limitare la pubblicità e il marketing per i prodotti di scarsa qualità nutrizionale (soprattutto tra i bambini)".
La naringina, metabolizzata a naringenina negli umani, è il polifenolo che dà il tipico sapore amaro agli agrumi e in particolare al pompelmo.
La naringina sopprime l'infiammazione del colon-retto e la cancerogenesi attraverso varie vie di segnalazione. Se l'effetto è confermato nell'uomo lo dovranno stabilire ulteriori studi
In uno studio osservazionale, che quindi non può stabilire correlazione causale, l'uso di dolcificanti artificiali aumenta il rischio di tumori, in particolare acesulfame e aspartame. In generale i forti consumatori hanno il 13% in più di rischio rispetto ai non consumatori. Più specificamente il consumo di aspartame è legato a un aumento del tumore al seno del 22% e dei tumori legati all'obesità del 15%.
I ricercatori suggeriscono una rivalutazione da parte dell'EFSA sulla sicurezza dei dolcificanti e che limitarli potrebbe essere un semplice modo per ridurre il rischio tumorale.
L'uso di zuccheri aggiunti, in particolare in forma liquida, è associato con aumento del rischio di tumore e mortalità per tutte le cause. L'incidenza scende se lo zucchero è rimpiazzato da carboidrati complessi, zuccheri solidi (frutta) o grassi monoinsaturi. "È stata riscontrata una maggiore incidenza di cancro ogni 5 g/giorno di aumento dell'assunzione di zuccheri liquidi, in particolare +8% per lo zucchero liquido totale, +19% per glucosio liquido, +14% per fruttosio liquido, +39% per il fruttosio dal succo di frutta".
La mortalità aumenta in modo simile e proporzionale per tutte le cause.
I latticini, in particolare il latte, si confermano associati ad aumentato rischio di tumore prostatico. Altre fonti di calcio di origine vegetale non hanno questo effetto, per cui si ritiene che l'effetto sia mediato dall'aumento di IGF1 e dagli ormoni sessuali presenti nel latte. I ricercatori consigliano a persone con familiarità per questo tumore di moderare il consumo di latticini.
Le diete a base vegetale sono note per ridurre il rischio di tumore. Ma non basta mangiare tanti vegetali per avere questo effetto. Ci dev'essere una prevalenza di alimenti non raffinati che apportino nutrienti e non ci devono essere carenza nutrizionali, come quelle di calcio, B12, zinco e ferro.
"I risultati suggeriscono che la migliore dieta a base vegetale per la prevenzione del cancro al seno potrebbe essere una dieta comprendente frutta, verdura, cereali integrali, noci e legumi", ha affermato Sanam Shah, l'autore principale del nuovo studio. "Al contrario, una dieta a base vegetale malsana comprendente un consumo maggiore di prodotti trasformati di origine vegetale, come cereali raffinati, succhi di frutta, dolci, dessert e patate, sarebbe peggiore per la prevenzione del cancro al seno". Durante il periodo di studio di 21 anni, a 3968 donne è stato diagnosticato un cancro al seno. Coloro che hanno aderito a una dieta a base vegetale più salutare avevano un rischio inferiore del 14% rispetto alla media di sviluppare il cancro al seno, mentre coloro che hanno aderito a una dieta a base vegetale meno salutare avevano un rischio maggiore del 20% di sviluppare la malattia.
"Lo studio di Shah e colleghi sottolinea l'importanza di considerare aspetti più globali della dieta piuttosto che le singoli componenti nell'esame delle relazioni tra dieta e salute", ha affermato Megan McCrory, PhD, professore associato di ricerca di nutrizione presso la Boston University. "Come illustra lo studio, le diete a base vegetale nel loro insieme non sono sempre sane e possono anche contenere nutrienti e alimenti meno desiderabili".
Uno dei modi in cui la dieta occidentale aumenta il rischio di tumore al colon è attraverso la modulazione del microbiota. In particolare un eccesso di carne rossa e processata può favorire la proliferazione del batterio E. coli e di una sua variante che possiede un enzima per la colibattina, una proteina che induce mutazioni nelle cellule intestinali.
La combinazione di attività fisica, omega 3 e vitamina D riduce del 61% il rischio di tumore nei 3 anni successivi in un gruppo di ultra settantenni. Anche ciascun trattamento singolo o doppio ha la sua efficacia ma i 3 in sinergia si sono dimostrati i più utili.
L'insulina è un fattore di crescita. Se c'è un tumore in fase iniziale, funziona come benzina sul fuoco. Nelle persone con diabete di tipo 1, che devono iniettarsi insulina perché il loro pancreas non la produce, un maggiore uso di insulina è legato a maggiore rischio tumorale. Questo conferma indirettamente che un'alimentazione che non stimoli eccessi di insulina può ridurre il rischio tumorale, così come già osservato normalmente negli studi. Gli eccessi di insulina sono legati in particolare all'introduzione di fonti di carboidrati raffinati.
Il tumore del colon (CRC) è uno dei più diffusi. Negli ultimi anni studi su animali e sull’uomo hanno mostrato come gli zuccheri aggiunti e in particolare il fruttosio industriale aumentino il rischio di CRC e anche la sua ricorrenza.
L’effetto diretto è osservabile nei modelli animali, con alterazioni nel metabolismo cellulare e stimolazione della crescita del tumore.
Questo effetto si ha però solo con quantità alte, per esempio quelle contenute nelle bibite zuccherate, che riescono a saturare l’assorbimento nell’intestino tenue e fanno arrivare il fruttosio non assorbito al colon. Nella prima parte del colon sono infatti presenti dei trasportatori per il fruttosio che permettono l’ingresso nei colonociti.
Analizzando i dati del Nurses’ Health Study (1984–2014) su oltre 120 mila persone, i ricercatori hanno appurato che il consumo di bibite zuccherate, saccarosio, zuccheri aggiunti e di fruttosio erano associati con una maggiore incidenza e mortalità del cancro del colon prossimale (la parte che assorbe il fruttosio in eccesso), e in particolare alle fasi tardive della tumorigenesi.
Aggiornamento 15/9/2022
Un alto consumo di alimenti ultraprocessati è legato ad aumentato rischio di tumore intestinale.
"Tra i sottogruppi di alimenti abbiamo osservato un'associazione positiva con il cancro del colon-retto per un maggiore consumo di prodotti pronti a base di carne/pollame/frutti di mare e bevande zuccherate tra gli uomini e un maggiore consumo di cibi pronti o pronti da scaldare tra le donne; abbiamo osservato un'associazione negativa con il cancro del colon-retto per lo yogurt e i dessert a base di latte tra le donne".
Tra i possibili meccanismi, la povertà di nutrienti, legata all'aumento di peso, la presenza di additivi e formazione di sostanze come l'acrilamide, la presenza di bisfenolo nelle plastiche del packaging.
Aggiornamento 7/11/2022
Chi è sovrappeso ha aumentato rischio tumorale.
Questo è dovuto a diverse cause e i meccanismi sono in generale noti.
"L'eccesso di grasso corporeo è associato a notevoli aberrazioni metaboliche ed endocrine che possono contribuire allo sviluppo e alla progressione del cancro. Esistono diverse vie metaboliche collegate in base alle quali l'eccesso di grasso corporeo può aumentare il rischio di cancro. I meccanismi biologici più credibili sono attraverso le alterazioni dei livelli circolanti di adiponectina e altre adipocitochine e l'infiammazione cronica di basso grado; livelli elevati di insulina e fattore di crescita simile all'insulina I (IGF-I); aumento dei livelli e della biodisponibilità degli ormoni sessuali. Altri meccanismi biologici emergenti ma non consolidati che potrebbero contribuire alle relazioni obesità-cancro includono alterazioni del microbiota intestinale e degli ormoni intestinali."
L'infiammazione di basso grado e le alterazioni degli ormoni, con eccessi di ormoni che incidono sulla proliferazione cellulare, sono infatti condizioni importanti per le prime trasformazioni cellulari e per la progressione dei tumori. Il grasso viscerale, essendo più infiammatorio, ha maggiore pericolosità.
Aggiornamento 15/11/2022
Si è stimato che in Brasile nel 2019 l'eccessivo consumo di cibo spazzatura (UPF) abbia causato 57 mila morti premature.
Le morti premature attribuibili all'assunzione di UPF erano equivalenti al 10,5% delle morti premature per tutte le cause e al 21,8% delle morti premature per malattie "non trasmissibili e prevenibili" in Brasile. Si è stimato inoltre che la riduzione progressiva del consumo di UPF dal 10 al 50% potrebbe potenzialmente prevenire tra 5.900 e 29.300 decessi all'anno, rispettivamente.
Il consumo di UPF è stato associato a diabete, cancro e malattie cardiovascolari. Questo è dovuto probabilmente alla scarsa qualità nutrizionale della dieta, agli additivi nel cibo e alla presenza di xenobiotici. Queste caratteristiche aumentano il rischio di obesità e altri fattori di rischio cardiometabolico, aumentando il rischio di morte prematura.
"Il consumo di UPF è associato a malattie, come obesità, malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tipi di tumore e rappresenta una causa significativa di decessi prevenibili e prematuri tra gli adulti brasiliani", ha affermato il dott. Nilson, coautore dello studio. "Anche ridurre il consumo di UPF ai livelli di solo un decennio fa ridurrebbe del 21% le morti premature associate. Sono urgentemente necessarie politiche che disincentivino il consumo di UPF".
Promuovere un'alimentazione sana è fondamentale per ridurre l'assunzione di UPF sia stimolando il consumo di alimenti freschi e minimamente trasformati sia scoraggiando quello di UPF, in particolare attraverso politiche fiscali e normative che disincentivino il loro uso. Le misure possono includere la regolamentazione del marketing alimentare e della vendita di alimenti negli ambienti scolastici e di lavoro, l'implementazione dell'etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore della confezione, i sussidi per la produzione e la vendita di alimenti freschi locali e attraverso la tassazione dell'UPF.
Le persone con diabete hanno aumentato rischio di tumori perché la glicemia alta nutre le cellule tumorali. Uno studio internazionale fatto in condizioni sociodemografiche diverse ha evidenziato come aderire ad un corretto stile di vita (dieta, attività fisica, astensione dal fumo) riduca il rischio di tumore (-27%) e la mortalità per tumore (-45%) nei diabetici.
In particolare si riducono i tumori dell'esofago, del polmone, del fegato, del colon-retto, della mammella e del rene.
Il consumo di cibo spazzatura è associato al rischio tumorale secondo un'indagine retrospettiva condotta in UK. Ogni 10% di cibo ultraprocessato (UPF) in più aumenta il rischio di tumore del 2%, del 19% di quello ovarico. Anche la mortalità viene influenzata: ogni aumento del 10% nel consumo di UPF è stato associato a un aumento della mortalità per cancro in generale del 6%, cancro al seno del 16% e cancro alle ovaie del 30%.
"Vari meccanismi possono spiegare le associazioni positive riscontrate tra il consumo di UPF e il rischio di esiti avversi del cancro. Le raccomandazioni per la prevenzione del cancro sottolineano l'importanza di diete nutrizionalmente equilibrate che prevedano un maggiore consumo di frutta e verdura, un minor consumo di carne rossa non trasformata e l'evitamento di carne lavorata, di alcol e fumo. I modelli dietetici con un alto contenuto di UPF sono generalmente inferiori dal punto di vista nutrizionale e sono più ricchi di energia, grassi totali e saturi, sale e zuccheri aggiunti e meno ricchi di fibre e diversi micronutrienti.
L'alterazione delle matrici alimentari mediante l'ultra-lavorazione porta a una riduzione della salubrità degli alimenti e a un deterioramento della biodisponibilità e della bioaccessibilità dei nutrienti. Gli UPF favoriscono inoltre obesità e diabete, entrambi fattori di rischio per molti tumori, compresi quelli del tratto digerente e alcuni tumori correlati agli ormoni nelle donne.
La ricerca emergente ha suggerito altre proprietà comuni degli UPF che possono contribuire a esiti avversi del cancro, anche attraverso l'uso di additivi alimentari controversi, contaminanti che si formano durante i processi industriali e contaminanti tossici migrati dagli imballaggi alimentari. Recenti evidenze della coorte NutriNet-Santé hanno mostrato che una maggiore assunzione di dolcificanti artificiali era associata a un aumento del rischio di tumori, compresi quello al seno e quelli correlati all'obesità, mentre una maggiore assunzione di nitrati e nitriti dagli additivi alimentari è stata associata a un aumento del rischio di cancro al seno e alla prostata, rispettivamente. Una maggiore esposizione alimentare all'acrilammide, una sostanza chimica industriale che si forma durante le procedure di cottura ad alta temperatura, è stata trovata associata ad un aumentato rischio di tumori ovarici ed endometriali. Gli ftalati e i bisfenoli sono sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino che si trovano comunemente nella conservazione degli alimenti, negli imballaggi e nei materiali a contatto, e una maggiore concentrazione urinaria di ftalati e bisfenoli-F (analogo del bisfenolo-A) è stata rilevata in individui con un consumo di UPF più elevato. I dati disponibili sui bisfenoli sono prevalentemente sperimentali, ma hanno costantemente dimostrato molti effetti tossici, tra cui il cancro al seno, danni al DNA, al sistema nervoso e immunitario. Studi epidemiologici hanno suggerito un'associazione positiva tra ftalati, diabete e insulino-resistenza. Recenti modelli animali hanno dimostrato che gli ftalati possono indurre neuroinfiammazione e alterazione della barriera emato-encefalica. Nessuno studio precedente ha valutato il legame tra il consumo di UPF e il cancro al cervello, ma studi sull'uomo hanno dimostrato associazioni con potenziali effetti dannosi sulle funzioni cerebrali".
I ricercatori concludono invitando a ridurre il consumo di UPF per minimizzare il rischio di tumori, in particolare ovarici.
L'aglio e i vegetali della sua famiglia sembrano poter ridurre il rischio di tumore gastrico.
"Le verdure della famiglia dell'aglio contengono composti organosulfurei (OSC), in particolare composti allil-solfati e flavonoidi, che esercitano attività antibatteriche e antiossidanti. È stato dimostrato che i componenti antiossidanti inibiscono la transizione dalla mucosa atrofica a quella metaplastica causata dagli N-nitroso composti (derivati della carne processata), impediscono la progressione delle cellule tumorali e l'angiogenesi e ne inducono l'apoptosi. Inoltre, gli OSC possono sopprimere la crescita di H. pylori".
Lo stesso effetto non sembra attribuibile alla cipolla in quanto contiene meno composti sulfurei.
Una revisione degli studi sullo zucchero ha trovato che il consumo elevato è associato con 45 effetti negativi sulla salute:
🍬 Un elevato consumo di zucchero nella dieta è generalmente più dannoso che benefico per la salute, specialmente in caso di malattie cardiometaboliche
❤️🩹 Il consumo di zucchero potrebbe avere effetti negativi sulla salute, in particolare obesità, diabete, malattie cardiovascolari, iperuricemia, gotta, accumulo di grasso ectopico, carie dentale e alcuni tipi di cancro
🦀 Le prove dell'associazione tra consumo di zucchero nella dieta e cancro rimangono limitate ma richiedono ulteriori ricerche
🧋 Si raccomanda di ridurre il consumo di zuccheri liberi o zuccheri aggiunti al di sotto di 25 g/giorno (circa 6 cucchiaini/giorno) e di limitare il consumo di bevande zuccherate a meno di una porzione/settimana (circa 200-355 ml/settimana) per ridurre l'effetto negativo degli zuccheri sulla salute.
Il fruttosio industriale appare particolarmente dannoso. "Rispetto ad altri carboidrati, il fruttosio potrebbe aumentare la capacità lipogenica epatica inducendo fattori di trascrizione epatici. Inoltre, uno studio sugli animali ha scoperto che il fruttosio alimentare potrebbe essere convertito in acetato dal microbiota intestinale, che può aumentare la lipogenesi epatica fornendo acetil-CoA lipogenico indipendentemente dall'ATP citrato liasi. I prodotti intermedi come i diacilgliceroli generati durante il processo di lipogenesi possono compromettere la segnalazione dell'insulina nel fegato e nei tessuti periferici e quindi portare all'insulino-resistenza. Successivamente, può promuovere la deposizione di grasso ectopico nel fegato e nei muscoli. Il fruttosio alimentare può anche inibire l'ossidazione degli acidi grassi nel fegato compromettendo le dimensioni e la funzione mitocondriale e l'acetilazione dell'enzima limitante. Inoltre, si suggerisce che il fruttosio contenuto nelle bevande zuccherate induca probabilmente l'insorgenza dell'obesità riducendo il dispendio energetico a riposo e promuovendo la resistenza alla leptina, stimolando l'appetito e inducendo un introito eccessivo di calorie, accumulo di grasso nel fegato e insulino-resistenza a lungo termine. Questa ipotesi è confermata da diversi studi clinici condotti su adulti sani, che hanno scoperto che il consumo di bevande zuccherate si traduce in un maggiore apporto calorico e aumento del peso rispetto alle bevande con dolcificanti. Inoltre, un recente studio controllato randomizzato in doppio cieco condotto su 94 uomini sani ha suggerito che il consumo di bevande zuccherate contenenti fruttosio potrebbe indurre un cambiamento significativo nel quadro del colesterolo, con una distribuzione delle particelle di lipoproteine a bassa densità verso particelle più piccole e più aterogene, mediando parzialmente le associazioni del consumo di bevande zuccherate con la dislipidemia e le malattie cardiovascolari". Anche la produzione di acido urico (causa della gotta e di danni renali e cardiovascolari) aumenta grazie al fruttosio, che agisce anche nell'intestino alterando il microbiota, la permeabilità intestinale e l'infiammazione. Anche patologie neurologiche come depressione e ADHD possono essere associate allo zucchero, così come l'aumento di escrezione di calcio che può favorire l'osteoporosi.
Gli alimenti industriali aumentano il rischio cardiovascolare. Quali sono i meccanismi? "La lavorazione può alterare le caratteristiche nutrizionali (contenuto di macro e micronutrienti), fisiche (struttura degli alimenti) e chimiche (presenza di dolcificanti artificiali, additivi e contaminanti neoformati, indice e carico glicemico) degli alimenti in modi che venga alterata la salubrità. I processi industriali possono anche influenzare i comportamenti alimentari a lungo termine, i segnali di sazietà e i sistemi di ricompensa alimentare".
I meccanismi sono molteplici e hanno un effetto sinergico tra loro: "Le interrelazioni fisiopatologiche alla base dell'aterogenesi e nella progressione delle malattie cardiovascolari sono complesse e coinvolgono molteplici vie. Una costellazione di fattori come la disfunzione metabolica, proinfiammatoria, protrombotica, pro-ossidativa ed endoteliale coesistono e si potenziano a vicenda. Esistono una miriade di sfumature. Ad esempio, vari livelli di alterazioni del metabolismo del glucosio attivano specifici pattern infiammatori, mentre i fattori immunitari interagiscono bidirezionalmente con il microbiota intestinale. Inoltre, la maggior parte dei fattori di rischio cardiovascolare gioca un ruolo nell'innescare la disfunzione e le lesioni endoteliali, oltre a mantenere un ambiente molecolare protrombotico e proinfiammatorio. Attraverso questi fattori e attraverso una complessa rete di meccanismi di feedback molecolari, l'aterogenesi si intensifica e si perpetua, culminando con vari eventi cardiovascolari (CVD)".
Il cibo-spazzatura favorisce in diversi modi l'aumento di peso, per esempio saziando e nutrendo meno e innescando fame e dipendenza di alimenti sempre disponibili. Il tessuto adiposo in eccesso, in particolare viscerale, è un fattore di rischio cardiovascolare.
Essendo ricchi in zuccheri e poveri in fibre, inducono iperglicemia e iperinsulinemia, che "aumentano il rischio di CVD promuovendo l'aumento di peso, l'infiammazione, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".
Possono inoltre essere ricchi in sale e poveri in potassio, un mix che induce ipertensione, uno dei principali fattori di rischio.
La povertà di fibre seleziona i batteri infiammatori e favorisce la sintesi di TMAO, metabolita infiammatorio, inducendo permeabilità intestinale. Gli emulsionanti aumentano il potenziale infiammatorio.
Gli alimenti ultraprocessati sono una delle principali fonti di AGEs, sostanze che si formano ad alte temperature e aumentano stress ossidativo e infiammazione.
La presenza di grassi trans e grassi saturi privati della matrice è un fattore che favorisce l'aumento dei lipidi plasmatici.
Questi alimenti sono inoltre fonti di interferenti endocrini come BPA, sostanze che alterano la funzioni ormonali e si trovano nel packaging.
L'articolo si conclude invitando le persone alla consulenza nutrizionale: "La consulenza nutrizionale è la pietra angolare della cardiologia preventiva e dovrebbe tenere conto degli alimenti ultra-elaborati, evidenziando i loro effetti metabolici pervasivi, la disponibilità ubiquitaria e le fonti "nascoste" in una varietà di formulazioni alimentari".
Il consumo di cibo ultraprocessato (UPF) è associato ad aumentato rischio di tumore, in particolare del colon-retto e ormonesensibile della mammella.
Ogni 10% in più di consumo il rischio aumenta del 4%.
"Sebbene i meccanismi alla base dei nostri risultati non siano stati ancora completamente chiariti, sono stati proposti diversi meccanismi per spiegare la potenziale cancerogenicità degli UPF. In primo luogo, gli UPF hanno spesso una qualità nutrizionale inferiore rispetto agli alimenti minimamente trasformati, tendono ad essere ricchi di componenti nutrizionali sfavorevoli, come grassi saturi, zuccheri aggiunti, densità energetica e sale, insieme a una minore quantità di fibre e vitamine. Nel frattempo, uno studio randomizzato e controllato condotto su pazienti ricoverati ha scoperto che un’assunzione maggiore di alimenti ultra-elaborati potrebbe portare ad un apporto calorico eccessivo e ad un sostanziale aumento di peso. La scarsa qualità della dieta, insieme alle proprietà obesogene, è un fattore importante nel determinare l'impatto dannoso sul cancro. In secondo luogo, anche gli additivi alimentari utilizzati nella lavorazione o nel confezionamento degli UPF, come emulsionanti, conservanti, coloranti e aromi, sono stati suggeriti come potenziali induttori che collegano gli UPF a un rischio di cancro più elevato. Alcuni contaminanti presenti negli UPF sono stati collegati al potenziale proinfiammatorio, agli effetti di interferenza endocrina e alla disbiosi, che hanno dimostrato di promuovere la carcinogenesi in studi epidemiologici, clinici e sperimentali. Ad esempio, è stato suggerito in particolare che il consumo di UPF fosse associato a un livello elevato di biomarcatori infiammatori, come la concentrazione di IL-6, coinvolta nella progressione del tumore in quasi ogni fase, compreso inizio, progressione e metastasi. Inoltre, il consumo di UPF può aumentare l’esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, tra cui il bisfenolo A e gli ftalati, portando a un cambiamento epigenetico persistente nei geni e successivamente stimolando la proliferazione di tessuti sensibili agli ormoni in senso tumorale. Inoltre, gli UPF potrebbero anche alterare la composizione e il funzionamento del microbiota intestinale in modo sfavorevole, il che, a sua volta, aumenta il rischio di cancro attraverso molteplici segnali molecolari, tra cui l’inibizione dell’attività delle cellule T e la promozione del danno al DNA".
Un nuovo studio mostra un legame diretto tra livelli di insulina e tumore pancreatico, uno dei più pericolosi. L'eccesso di insulina stimola le cellule acinose a produrre enzimi digestivi, mandandole "fuorigiri" e inducendo infiammazione che promuove la cancerogenesi.
Considerazioni simili possono essere fatte per il tumore mammario.
L'iperinsulinemia è presente in persone sovrappeso o legato a introduzione eccessiva di zuccheri semplici.
Gli AGEs si formano con la cottura ad alte temperature, in particolare quando proteine e carboidrati sono presenti contemporaneamente (reazione di Maillard).
I ricercatori hanno dimostrato nel modello animale che la presenza di AGEs aumenta l'appetito per i cibi che li contengono, quindi soprattutto prodotti da forno, dolci e simili.
Questo succede perché alcuni geni favoriscono la dipendenza in modo da farci accumulare grasso da utilizzare nei periodi di carestia. In particolare la mutazione di un gene chiamato glod-4, implicato nella detossificazione, aumenta la dipendenza da AGEs.
Gli AGEs causano infiammazione e stress ossidativo che inducono danno alle arterie, ipertensione, malattie renali, cancro e problemi neurologici. La capacità di detossificare queste sostanze si riduce con l'età e favoriscono l'invecchiamento.
"Ci sono cose semplici che chiunque può fare per ridurre il carico di AGEs nel proprio corpo, ha affermato Kapahi, tra cui mangiare cereali integrali (la fibra aiuta a mantenere stabili i livelli di glucosio), cucinare con calore umido anziché secco (ad esempio, cuocere al vapore anziché friggere o grigliare) e l'aggiunta di acido durante la cottura dei cibi che rallenta la reazione che porta alla formazione di AGEs, per esempio il succo di limone".
Il consumo di alimenti ultraprocessati è associato a maggiore rischio di tumore esofageo e tumori testa-collo. Ogni aumento del consumo del 10% in grammi al giorno sul totale aumenta il rischio del 23% circa.
La relazione è parzialmente mediata da grasso addominale e peso in eccesso. Anche la sopravvivenza appare ridotta in chi consuma maggiormente questi alimenti.
Le brassicacee o crucifere (cavolo e simili) possono ridurre il rischio di tumore prostatico. L'effetto sembra dovuto al blocco di alcune proteine legate col ciclo cellulare (p21 e p27), alla promozione delle vie di detossificazione epatiche e alla presenza di vitamina K1 che viene convertita in K2.
Il rischio di tumore alla prostata si riduce del 5% ogni 15g di crucifere al giorno.
Il legame più evidente è quello con mortalità cardiovascolare, disturbi mentali comuni e diabete di tipo 2. A seguire obesità, sonno alterato e dispnea. Asma e colite ulcerosa sembrano essere i meno legati.
"Le prove disponibili indicano che gli alimenti ultra-processati differiscono dagli alimenti non trasformati e minimamente trasformati in diversi aspetti, spiegando potenzialmente i loro plausibili collegamenti con esiti avversi sulla salute. Queste differenze includono profili nutrizionali più scadenti, l’eliminazione degli alimenti non ultra-processati dalla dieta e le alterazioni della struttura fisica degli alimenti mediante i processi industriali. Più specificamente, le diete ricche di alimenti ultra-processati sono associate a indicatori di scarsa qualità della dieta, con livelli più elevati di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio, maggiore densità energetica e meno fibre, proteine e micronutrienti. Gli alimenti ultra-processati sostituiscono gli alimenti più nutrienti nelle diete, come frutta, verdura, legumi, noci e semi, con conseguente riduzione dell’assunzione di composti bioattivi benefici presenti in questi alimenti, inclusi polifenoli o fitoestrogeni come l’enterodiolo. Tali profili dietetici poveri di nutrienti sono stati implicati nella prevalenza e nell’incidenza di malattie croniche attraverso vari meccanismi, compresi quelli infiammatori.
Gli effetti negativi sulla salute associati agli alimenti ultra-processati potrebbero non essere completamente spiegati solo dalla loro composizione nutrizionale e dalla densità energetica, ma anche dalle proprietà fisiche e chimiche associate ai metodi di lavorazione industriale, agli ingredienti e ai sottoprodotti derivati. In primo luogo, le alterazioni nella matrice alimentare durante la lavorazione intensiva, note anche come ricostituzione della dieta, possono influenzare la digestione, l’assorbimento dei nutrienti e il senso di sazietà. In secondo luogo, le prove emergenti sugli esseri umani mostrano collegamenti tra l’esposizione agli additivi, inclusi dolcificanti artificiali, emulsionanti, coloranti e nitrati/nitriti e gli esiti dannosi per la salute. Una recente revisione della ricerca sperimentale ha scoperto che le formulazioni per la perdita di peso ultra-processate composte da profili nutrizionali apparentemente bilanciati ma contenenti diversi additivi, inclusi dolcificanti non zuccherini, possono avere effetti negativi sul microbioma intestinale, che si ritiene svolga una funzione importante in molti delle malattie studiate qui e la relativa infiammazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente messo in guardia contro l’uso continuo di sostituti dello zucchero per il controllo del peso o per le malattie non trasmissibili e, secondo il suo nuovo rapporto, i dolcificanti non zuccherini possono anche aumentare il rischio di malattie cardiometaboliche e mortalità. Inoltre, citando “prove limitate” negli esseri umani, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha recentemente classificato il dolcificante non zuccherino aspartame come “possibilmente cancerogeno per l’uomo” (gruppo 2B). Un numero crescente di dati mostra casi di esposizione a combinazioni di più additivi, che possono avere potenziali “effetti cocktail” con implicazioni maggiori per la salute umana rispetto all’esposizione a un singolo additivo. In terzo luogo, la lavorazione industriale intensiva degli alimenti può produrre sostanze potenzialmente dannose che sono state collegate a rischi più elevati di malattie infiammatorie croniche, tra cui acroleina, acrilammide, prodotti finali della glicazione avanzata (AGES), furani, ammine eterocicliche, acidi grassi trans industriali e idrocarburi policiclici aromatici. . Infine, gli alimenti ultra-processati possono contenere contaminanti con implicazioni per la salute che migrano dai materiali di imballaggio, come bisfenoli, microplastiche, oli minerali e ftalati".
In conclusione il consumo di alimenti processati è legato a un maggiore rischio di mortalità da tutte le cause, cardiovascolare, diabete, obesità e malattie mentali.
I legami con asma, malattie intestinali e tumori sono per ora ad evidenza limitata.
La politica dovrebbe impegnarsi per ridurre il consumo di questi alimenti insalubri, così come le linee guida e i professionisti dovrebbero sconsigliarli ulteriormente.
Questi cibi dovrebbero essere trattati in maniera simile al tabacco, con divieto di pubblicità e tasse, aggiunge un editoriale accoppiato. Viene raccomandato anche di non renderli reperibili vicino alle scuole, ma anzi favorire la disponibilità di cibo sano
La sindrome metabolica, quell'insieme di caratteristiche che configura un'alterazione del metabolismo come presenza di grasso viscerale, ipertensione, iperglicemia e alterazione dei lipidi, è associata linearmente al rischio tumorale, in particolare tumori al seno, all’endometrio, ai reni, al colon-retto e al fegato.In caso di presenza di infiammazione il rischio aumenta ed è probabile che migliorando la condizione si riduca.
Secondo uno studio osservazionale, che quindi non può stabilire causalità, il maggior consumo di emulsionanti di vario tipo (carragenina, mono e digliceridi degli acidi grassi, pectine e carbonato di sodio) aumenta il rischio tumorale, in particolare al seno (24% in più dei forti consumatori) e alla prostata (46%). I risultati devono essere replicati in altri studi. Gli esperimenti in vitro e in modelli animali dimostrano l'impatto negativo degli emulsionanti, presenti soprattutto in alimenti confezionati, nei confronti del microbiota, dell'infiammazione e dello stimolo della cancerogenesi.
Tra i meccanismi proposti, l'interazione tra carragenina e TLR4, recettori che inducono infiammazione. Un altro potrebbe riguardare l'aggiunta delle fibre come pectina e cellulosa. La loro presenza, normalmente associata nei vegetali con riduzione del rischio di tumori, potrebbe, se usata come additivo, alterare la normale matrice alimentare ed avere effetti negativi.
Le persone con
diabete hanno maggiore rischio di vari tipi di
tumori.
Mantenere un buon controllo glicemico in persone con
diabete di tipo 2 è associato a una riduzione del rischio di tumore al colon del 28% e fino al 27% di adenoma.
Secondo uno studio il consumo di tè riduce il rischio di tumore alla colecisti, mentre un alto consumo di caffè potrebbe aumentarlo
Queste punturine in cui non si sa cosa c'è dentro potrebbero aumentare il rischio di linfoma.
Le persone con tatuaggi hanno un rischio di linfoma maligno maggiore del 21% rispetto ai non tatuati in uno studio caso-controllo.
Gli inchiostri contengono amine aromatiche, metalli e idrocarburi policiclici aromatici, tutte sostanze potenzialmente cancerogene.
È noto da tempo che il sale in eccesso ha un effetto sulla pressione sanguigna. Recentemente è stato evidenziato che aumenta anche il rischio di malattie infiammatorie intestinali. I meccanismi sono più di uno, ma, tra gli altri, coinvolgono una stimolazione del sistema immunitario, in particolare l'attivazione dei Th17.
Esiste anche un legame coi tumori? Secondo gli studi sia prospettici che di revisione sistematica vi è un forte legame tra eccesso di sodio e rischio tumorale. Diversi meccanismi possono portare il sale a spingere la progressione tumorale.
"Un elevato apporto di sale nella dieta provoca un'induzione stabile delle cellule Th17 e induce citochine infiammatorie IL-1, IL-6, IL-23, TNF e mediatori infiammatori come prostaglandine, leucotrieni, fattore di crescita trasformante (TGF) e ossido nitrico sintasi inducibile (iNOS). L’induzione cronica delle cellule Th17 dovuta all’elevata assunzione di sale provoca un’infiammazione cronica. L’infiammazione cronica esercita effetti pleiotropici ed è una delle caratteristiche più importanti nello sviluppo e nella progressione del cancro.
Le cellule in normali condizioni ambientali utilizzano il glucosio nella via glicolitica aerobica, ma le cellule coltivate in un ambiente ad alto contenuto salino tendono a produrre acido lattico, che fornisce un ambiente favorevole affinché le cellule possano proliferare in modo incontrollabile e sfuggire alla difesa immunitaria dell’ospite. Ciò è stato confermato da Amara et al. in uno studio su linee cellulari di cancro al seno, in cui le cellule sono passate al metabolismo anaerobico sotto stress osmotico; ciò ha dimostrato l’effetto diretto di un’elevata concentrazione di sale sulle cellule tumorali.
L’angiogenesi è uno dei fattori vitali affinché il tumore si espanda e sopravviva. Il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF) è un fattore ben noto noto per indurre l’angiogenesi. Recentemente è stato dimostrato che un ambiente ad alto contenuto salino induce il fattore di trascrizione nucleare NFAT5, che favorisce la produzione e l'espressione di VEGF necessario per il microambiente tumorale. Oltre a NFAT5, VEGF è indotto anche da IL-17, una citochina proinfiammatoria caratteristica prodotta dalle cellule Th17.
L'equilibrio immunologico tra le cellule Th17 e le cellule T regolatorie (cellule Treg) era disturbato nell'ambiente ad alto contenuto salino. Un ambiente ad alto contenuto salino innesca un aumento del numero di cellule Th17 patogene che disturba l’ambiente immunologico, causando infiammazione cronica. L’infiammazione cronica è uno dei noti fattori predisponenti allo sviluppo del cancro."
È molto probabile che la riduzione dell'introito di sale possa portare a significative riduzioni della mortalità per diverse malattie, tale da avere forte impatto sulla salute pubblica.
È stato individuata un'associazione tra tumori gastrointestinali e cibo ultraprocessato (UPF, come viene chiamato ultimamente il cibo spazzatura). Le persone con il più alto consumo hanno rischio maggiore dell'11, 12 e 43% rispettivamente dei tumori colon-retto, colon e stomaco.
"Diversi fattori possono contribuire a questa relazione, comprese le proprietà obesogene dell'UPF, il consumo di bevande alcoliche distillate e la potenziale esposizione a composti mutageni, come specifici additivi alimentari (ad esempio, biossido di titanio e nitrato di sodio) e contaminanti di lavorazione neoformati (ad esempio, grassi trans ed ammine eterocicliche). Inoltre, alcuni additivi (ad esempio dolcificanti artificiali ed emulsionanti) sono spesso non assorbiti e interagiscono con il microbiota, portando a infiammazione intestinale cronica e aumento della traslocazione batterica, che può favorire la carcinogenesi del colon".
L'articolo si conclude suggerendo alla politica di promuovere il consumo di cibi freschi e minimamente processati enfatizzando la loro importanza e minimizzare quello di alimenti altamente trasformati.
Secondo i dati analizzati tra il 2000 e il 2019, sono in aumento i tumori tra i giovani e le cause sono probabilmente ambientali.
"Il tasso di incidenza per i tumori dell’intestino tenue, del rene, della pelvi renale e del pancreas era circa due o tre volte più alto nella coorte di nascita del 1990 rispetto alla coorte di nascita del 1955 sia negli uomini che nelle donne".
Tra le cause l'aumento di peso già da piccoli:
"L'effetto dell'esposizione ad altri sospetti fattori di rischio (ad esempio, dieta non sana, stile di vita sedentario, alterazioni del sonno e sostanze chimiche ambientali) durante la prima infanzia e la giovane età adulta sul rischio di cancro, così come le tendenze della coorte di nascita nella prevalenza di questi fattori, rimangono poco compresi. Alcuni modelli alimentari (p. es., ricchi di grassi saturi, cereali raffinati, alimenti ultra-processati e zucchero, nonché diete a base di carne o vegetali) e comportamenti sedentari durante l'adolescenza e la giovane età adulta sono stati associati ad un aumento del rischio di alcuni tumori, in particolare per i tumori del colon-retto e della mammella. La costellazione di tumori del tratto gastrointestinale (compresi quelli non necessariamente associati all'obesità, ad esempio, tumori dell'intestino tenue e tumori gastrici) che stanno aumentando di incidenza nelle coorti di giovani evidenziano il potenziale coinvolgimento di un microbioma alterato, dati i cambiamenti sostanziali nei modelli dietetici e nell’uso degli antibiotici in particolare negli ultimi decenni. Prove provenienti da molteplici fonti, che vanno dai modelli murini a studi prospettici di coorte, hanno collegato microbi specifici o modelli dietetici associati al tratto orale e gastrointestinale carcinogenesi del cancro. Si ritiene che la disbiosi microbica dovuta a varie esposizioni, che porta a un aumento dello stress ossidativo e dell'infiammazione, promuova alterazioni epigenetiche e mutazioni somatiche attraverso le interazioni con la genetica dell'ospite e il sistema immunitario".
L'aumento di tumori al colon-retto è particolarmente legato all'eccessivo consumo di carni rosse e lavorate che hanno un effetto negativo sul microbiota. La riduzione delle specie protettive e l'aumento di quelle infiammatorie aumenta il rischio di questo tumore che è tipico di persone più anziane.
Aggiornamento 23/8/2024
Tre batteri sembrano particolarmente implicati: F. nucleatum, E. coli (quelli con la variante pks+, ossia che esprimono una particolare proteina chiamata polichetide sintetasi) e B. fragilis enterotossigenico. Chi ha questi batteri ha maggiore rischio di tumore colon-retto e peggiore prognosi.
Si tratta di batteri che proliferano con una dieta ricca in cibi processati e povera in cibi naturali.
Il rischio si riduce del 17% ogni 10g di fibre e dell'8% ogni 16g di cereali integrali.