A che livello è l'uso della terapia nutrizionale nei tumori?
Dalla review di Nature (la rivista scientifica più importante al mondo)
L'uso delle modifiche dietetiche per integrare la terapia convenzionale contro il cancro è un approccio pratico che sta ricevendo crescente attenzione. La composizione dietetica determina la disponibilità di nutrienti nel plasma e quindi nel microambiente delle cellule del corpo, comprese le cellule tumorali. La manipolazione dell'ambiente metabolico delle cellule tumorali modifica notevolmente la loro attività metabolica, producendo cambiamenti nella sensibilità ai farmaci, nel tasso di proliferazione e nei fabbisogni metabolici. La dieta determina anche la trasduzione del segnale attraverso i sensori dei nutrienti fortemente associati alla segnalazione oncogena. [...] Ipoteticamente, le modifiche dietetiche possono migliorare la terapia del cancro attraverso una serie di meccanismi, tra cui aumento dell'effetto della chemioterapia, dell'immunoterapia (istidina), tossicità verso le cellule tumorali (mannosio), riduzione alla fame del tumore.
Dalla review di Nature (la rivista scientifica più importante al mondo)
L'uso delle modifiche dietetiche per integrare la terapia convenzionale contro il cancro è un approccio pratico che sta ricevendo crescente attenzione. La composizione dietetica determina la disponibilità di nutrienti nel plasma e quindi nel microambiente delle cellule del corpo, comprese le cellule tumorali. La manipolazione dell'ambiente metabolico delle cellule tumorali modifica notevolmente la loro attività metabolica, producendo cambiamenti nella sensibilità ai farmaci, nel tasso di proliferazione e nei fabbisogni metabolici. La dieta determina anche la trasduzione del segnale attraverso i sensori dei nutrienti fortemente associati alla segnalazione oncogena. [...] Ipoteticamente, le modifiche dietetiche possono migliorare la terapia del cancro attraverso una serie di meccanismi, tra cui aumento dell'effetto della chemioterapia, dell'immunoterapia (istidina), tossicità verso le cellule tumorali (mannosio), riduzione alla fame del tumore.
Digiuno e digiuno intermittente funzionano in molti modelli animali di tumori. Il glucosio è un nutriente centrale che viene utilizzato in diverse vie metaboliche e viene consumato dai tumori ad alti livelli per sostenere la loro crescita. Il glucosio ha molti ruoli pro-tumorigenici; ad esempio, il glucosio è una fonte per la produzione di energia e per la sintesi di biomolecole che sostengono l'alto tasso di proliferazione delle cellule tumorali. Inoltre, il consumo dietetico di glucosio aumenta la secrezione di insulina, un fattore di segnalazione oncogenica ben caratterizzato. Il glucosio contribuisce alla progressione del cancro, alla resistenza alla terapia e, eventualmente, all'inizio del cancro. Diversamente da altri nutrienti, i livelli di glucosio sono strettamente legati alla dieta. [...] Sebbene ulteriori fattori oltre all'insulina e al glucosio possano svolgere un ruolo pro-tumorigenico nei soggetti con obesità e diabete, l'insulina e, indirettamente, il glucosio nella dieta, contribuiscono all'inizio del cancro e potrebbero quindi essere utilizzati per la prevenzione del cancro. La dieta chetogenica (priva di carboidrati) si è rivelata utile per controllare l'insulina e la progressione tumorale in alcuni studi, anche se alcuni tumori si trovano bene anche grazie ai grassi. In attesa di avere dati certi, ridurre il consumo di glucosio, monitorare i livelli di glucosio nel sangue e la secrezione di insulina nei pazienti e aiutare i pazienti a mantenere una dieta a basso contenuto di carboidrati probabilmente migliorerà la sopravvivenza di molti pazienti con cancro. Anche il fruttosio può essere usato come fonte energetica dal tumore, e "i grazie ai nuovi dati riguardanti il destino del fruttosio consumato attraverso la dieta e il suo ruolo nella progressione del cancro, sta diventando chiaro che il consumo di fruttosio da parte dei pazienti con cancro deve essere attentamente considerato".
Per quanto riguarda gli aminoacidi, costituenti delle proteine, la loro presenza è rilevante per i tumori. Molti aminoacidi non essenziali (che possiamo sintetizzare noi a partire dagli essenziali) sono richiesti in grandi quantità dalle cellule tumorali, "e la privazione di aminoacidi specifici spesso compromette gravemente la "salute" delle cellule tumorali, indipendentemente dalla loro capacità di sintetizzare questi aminoacidi". Per soddisfare i propri bisogni i tumori rilasciano sostanze che stimolano la proteolisi muscolare, indebolendo il fisico. In diversi modelli quindi la restrizione dietetica di metionina, serina (e glicina), asparagina, aspartato, alanina e arginina mostrano dati promettenti. Ma probabilmente i risultati migliori si avrebbero dalla contemporanea riduzione di glucosio e glutammina (un altro aminoacido non essenziale). "Vi sono ampie prove che la glutammina è essenziale per le cellule tumorali in coltura, ma è meno chiaro se i tumori dipendono dalla glutammina in vivo".
Anche l'eccesso di grassi può essere tumorigenico in alcuni tumori, grazie all'attivazione di PPARδ; in questo caso la dieta chetogenica è sconsigliata.
In conclusione "più lavori clinici e ricerca preclinica sulle modifiche dietetiche che inibiscono il cancro in vivo devono essere completate prima che gli interventi dietetici diventino un approccio comune alla terapia del cancro. È improbabile che ci sia una sola raccomandazione o composizione dietetica adatta a tutti per la prevenzione o il trattamento del cancro. Diversi tipi di cancro variano nella loro attività metabolica, fonte di energia preferita e dipendenze nutrizionali. Allo stesso modo, i farmaci possono avere effetti diversi se combinati con diversi aggiustamenti dietetici. Ciò significa che, analogamente alle nuove combinazioni di farmaci, la combinazione di una terapia farmacologica e una modifica dietetica deve essere clinicamente testata e adattata a ciascun tumore e al suo tipo, sito e grado. [...] Si spera che in futuro verrà data maggiore attenzione alle raccomandazioni dietetiche fornite ai pazienti con cancro e che aumenterà la motivazione a studiare il potenziale per migliorare la risposta alle terapie del cancro modificando la dieta. Un ulteriore lavoro in questa direzione potrebbe portare a un cambiamento del paradigma nel trattamento dei pazienti con cancro".
Aggiornamento 31/3/2020
Aggiornamento 13/4/2020
"Studiando i meccanismi molecolari coinvolti nell'attività degli ω-3 (omega 3) sullo sviluppo e la progressione del carcinoma mammario, si suggerisce che gli integratori alimentari, in combinazione con farmaci antitumorali, dovrebbero essere usati, ma solo sotto controllo medico. Gli ω-3 possono essere usati come strategia ausiliaria per il trattamento del tumore al seno triplo negativo. Sono necessari ulteriori studi clinici per valutare gli effetti specifici degli ω - 3 sugli esiti del cancro al seno".
Aggiornamento 13/5/2020
Nel modello animale, il digiuno insieme alla vitamina C a dosi farmacologiche, ritarda la progressione del tumore con mutazione KRAS, e in alcuni casi lo fa regredire, eventualmente in aggiunta alla chemioterapia. Lo studio è stato compiuto dall'equipe del Prof. Valter Longo. "I ricercatori hanno affermato che mentre il digiuno rimane un'opzione interessante per i malati di cancro, un'opzione più sicura e più fattibile è una dieta a basso contenuto calorico a base vegetale che induce le cellule a rispondere come se il corpo stesse digiunando. I loro risultati suggeriscono che il trattamento a bassa tossicità della dieta che mima il digiuno più la vitamina C ha il potenziale per sostituire i trattamenti più tossici".
Aggiornamento 22/5/2020
Esiste "una significativa associazione tra indice di infiammazione della dieta (DII) e incidenza, mortalità e ricovero in ospedale di persone con diversi tipi di tumori. Il DII, utilizzato per valutare le proprietà infiammatorie della dieta, può essere usato per predire l'incidenza e la mortalità di tutti i tumori. "Secondo i risultati dello studio, raccomandiamo il cambiamento dei modelli alimentari, in quanto fattori alterabili, che possono ridurre sostanzialmente sia i rischi di incidenza che quelli di mortalità nei pazienti oncologici" .
Diverse opzioni dietetiche sono allo studio per migliorare l'esito delle terapie tumorali. Restrizione calorica e digiuno intermittente, grazie all'effetto su insulina e IGF1 e induzione dell'autofagia. Effetti simili si possono avere con la dieta chetogenica, soprattutto perché limita fruttosio e glucosio. L'aumento degli aminoacidi essenziali con riduzione di quelli non essenziali (aumento rapporto EAA/NEAA), o limitazione di alcuni essenziali (metionina) e o di alcuni non essenziali (glutammina, asparagina, arginina, cisteina, serina). Alcune vitamine (B9 e B12) utili nella produzione di basi azotate possono favorire la riproduzione cellulare. Istidina, mannosio, glicina possono rallentare la proliferazione, abbinate a diverse terapie. L'intervento dietetico può inoltre influenzare lo stato immunitario e la cachessia, 2 fattori decisivi nella sopravvivenza. Il microbiota influenza notevolmente la risposta all'immunoterapia. "Un'altra considerazione importante è che la manipolazione della dieta porterà a una risposta sistemica che non è limitata al tumore stesso ma avrà anche un impatto su altri fattori come il sistema immunitario e l'omeostasi generale. Pertanto, dovrebbe essere usata una visione olistica dell'effetto della restrizione dietetica che mira a preservare una risposta immunitaria antitumorale funzionale ed evitare lo sviluppo della cachessia. È importante tenere presente che le manipolazioni dietetiche per la terapia del cancro sono da usare a breve termine e coordinate con altri regimi di trattamento. Limitare il tempo della restrizione può ridurre gli effetti collaterali indesiderati e migliorare la probabilità di adesione del paziente". L'efficacia è comunque ormai certa. "C'è ancora molto da imparare, ma sembra evidente che una profonda comprensione di come la dieta possa interfacciarsi nelle complesse interazioni tra cancro, microambiente e metabolismo sistemico ci consentirà di offrire ai pazienti consigli razionali e personalizzati sull'assunzione nutrizionale per massimizzare l'effetto della loro terapia".
Aggiornamento 25/5/2020
Aggiornamento 30/5/2020
La proteina p53 blocca i tumori sul nascere, bloccando la replicazione cellulare quando ci siano errori nel DNA. Alterazioni della glicolisi possono bloccare la sua funzione, grazie all'effetto Warburg e alla eccessiva produzione di lattato che non può uscire dalla cellula. L'effetto si stima essere presente nell'80% dei tumori.
Aggiornamento 19/6/2020
Anche il microbiota sembra influire e i lattobacilli potrebbero ridurre l'assorbimento intestinale di AGEs.
Aggiornamento 19/6/2020
Anche il microbiota sembra influire e i lattobacilli potrebbero ridurre l'assorbimento intestinale di AGEs.
Il tumore prostatico è uno dei più legati allo stile di vita. Il grasso in eccesso rilascia fattori protumorali e infiammatori. Il microbiota, sia intestinale che vescicale, e l'alimentazione ricca di grassi saturi, alimenti animali che contengono ormoni in quantità rilevanti sono altri fattori importanti, che aumentano sia il rischio di malattia che la recidiva. Anche l'acido urico, attivando il sistema immunitario, può essere un fattore. Un'alimentazione moderata e che curi l'intestino, con probiotici e prebiotici, previene e potenzialmente riduce l'aggressività della malattia.
Aggiornamento 20/6/2020
La proliferazione di una cellula tumorale è sostenuta da una serie di metaboliti e vie metaboliche corrispondenti. La PLA2 metabolizza l'acido arachidonico (AA, omega 6) e interagisce con mTOR e insulina. Una dieta con basso apporto di AA, presente soprattutto in carne e latticini, possibilmente chetogenica (per ridurre l'insulina) aumenta la sensibilità agli inibitori PLA2, aprendo alla possibilità di un nuovo link tra alimentazione e guarigione tumorale
Aggiornamento 23/6/2020
Diversi tumori, in particolare quelli del tratto gastrointestinale, sono provocati anche da metaboliti e tossine batteriche, dovute a eccessi di patogeni e squilibri nella flora (disbiosi). Per questo i batteri, e l'alimentazione che li sostiene, sono una potenziale cura complementare. "Pertanto, a causa dei metodi terapeutici anticancro tradizionali con effetto limitato, la terapia del cancro mediata dai batteri ha attirato una significativa attenzione come un nuovo approccio terapeutico efficace con minori o assenti effetti collaterali, che può essere usato da sola o in combinazione per potenziare gli agenti terapeutici convenzionali. [...] Nonostante il promettente risultato della terapia del cancro mediata dai batteri, questo approccio è ancora nuovo e sono necessari ulteriori studi per superare i limiti della batterioterapia e produrre agenti batterioterapici più efficaci nel campo della terapia del cancro. Sfortunatamente, nonostante la grande attività antitumorale degli agenti batterici, la maggior parte degli studi si è fermata nella fase in vitro e solo pochi sono passati dalla condizione in vitro alla sperimentazione clinica. Pertanto, sono necessari ulteriori futuri studi in vivo o anche più studi clinici per confermare il potenziale antitumorale di questo nuovo approccio terapeutico nel campo del trattamento del cancro per usare i batteri come farmaci antitumorali approvati".
Aggiornamento 20/6/2020
Aggiornamento 23/6/2020
I consigli alimentari per la gestione del tumore prostatico
Aggiornamento 29/6/2020
Aggiornamento 10/7/2020
La restrizione calorica nei giorni di chemioterapia ne aumenta l'efficacia. "In conclusione, i risultati di questo studio sono i primi a suggerire che i cicli di dieta mimadigiuno sono sicuri ed efficaci in aggiunta alla chemioterapia nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale. Questi risultati insieme a dati preclinici incoraggiano un'ulteriore esplorazione dei benefici del digiuno/mimadigiuno nei pazienti che ricevono una vasta gamma di terapie per il cancro".
Aggiornamento 28/7/2020
In uno studio su dieta chetogenica (KD) senza restrizione calorica e tumore al seno, con 60 persone che hanno completato lo studio, "Concludiamo che l'applicazione della dieta per 12 settimane può avere effetti benefici nei pazienti con carcinoma mammario attraverso effetti inibitori su biomarcatori infiammatori e fattori di crescita (insulina e IGF-1) e attraverso il potenziamento del fattore antinfiammatorio, IL-10. I nostri risultati mostrano che una KD provoca una riduzione delle dimensioni e dello stadio del tumore nei pazienti con carcinoma mammario avanzato ma localizzato, possibilmente creando un ambiente metabolico che inibisce la progressione del tumore". I tumori si sono ridotti in media di 27 mm contro i 6 mm della dieta di controllo. Il lavoro si conclude suggerendo lavori con numeri più grandi.
Aggiornamento 28/8/2020
Le malattie croniche hanno spesso un terreno comune: mitocondri che funzionano male. Le nostre centrali energetiche perdono efficienza. Per esempio nel diabete la secrezione di insulina è alterata perché dipende (anche) dai mitocondri. Nei tumori si trovano alterazioni dei geni mitocondriali. Nelle malattie cardiovascolari, il danno al DNA mitocondriale favorisce la proliferazione del muscolo endoteliale e così l'aterosclerosi. Inoltre l'insufficiente energia prodotta è alla base della cardiomiopatia dilatativa e dell'insufficienza cardiaca. La restrizione calorica, l'aumento del rapporto NAD+/NADH, l'attivazione delle sirtuine, l'esercizio fisico con l'attivazione dell'AMPK, il mitoquinone (MitoQ), sono potenziali modi per ridurre la disfunzione mitocondriale. "Indubbiamente, le terapie mitocondriali sono promettenti e rappresentano una nuova prospettiva per il trattamento di malattie di lunga durata. [...] Ad oggi, la maggior parte delle prove suggerisce un modello comune di alterazioni mitocondriali sebbene il contributo di ciascuna di esse alla progressione della malattia possa variare. Di conseguenza, il controllo terapeutico di specifiche alterazioni mitocondriali è un passaggio cruciale nella fisiologia mitocondriale e la sua applicazione può dipendere dal contesto patologico. Nuovi strumenti per l'analisi e l'applicazione terapeutica devono essere perseguiti in modo aggressivo". Un altro antiossidante mitocondriale (MitoTempo) riduce lo stress ossidativo e modula il microbiota
Aggiornamento 2/9/2020
L'immunoterapia (ICI) è da qualche tempo utilizzata nei confronti delle malattie tumorali, ed è ormai noto che un buon microbiota migliora la sua efficacia. In questa revisione degli studi si evidenzia che il trattamento con antibiotici, che impoverisce la diversità microbica, prima o durante la terapia è associata a minor sopravvivenza, concludendo che la somministrazione di antibiotici deve essere considerata con cautela nei pazienti con tumore solido che ricevono un trattamento con ICI.
Aggiornamento 4/9/2020
Il microambiente nei tessuti cancerosi è immunosoppressivo e pro-tumorigenico, mentre il microambiente dei tessuti affetti da malattie infiammatorie croniche è pro-infiammatorio e anti-risolutivo. Nonostante questi stati immunologici opposti, gli stati metabolici nei microambienti tissutali del cancro e delle malattie infiammatorie sono simili: entrambi sono ipossici, mostrano livelli elevati di lattato e altri sottoprodotti metabolici e hanno bassi livelli di nutrienti. A queste alterazioni concorre la produzione e il mancato smaltimento del lattato, derivato dalla glicolisi, che viene (anche) trasformato in grassi, attivando geni e proteine che alterano la risposta immunitaria.
Aggiornamento 6/9/2020
Nel modello cellulare il veleno d'ape e un suo componente (melittina) sopprimono l'attivazione del recettore del fattore di crescita nei tumori al seno HER2-arricchito e triplo negativo, mandando a morte le cellule malate senza interferire con quelle sane.
Aggiornamento 16/9/2020
L'insulina è un segnale di abbondanza di nutrienti, che dice alle cellule: ingranditevi e riproducetevi. Questo va ovviamente male in caso di presenza di cellule tumorali, e infatti le persone con iperinsulinemia (solitamente affette da sindrome metabolica) sono più a rischio di tumori e di loro progressione. Da quasi un secolo si sa che una dieta alta in zuccheri e grassi, tipica dell'alimentazione occidentale, aumenta l'insulina e di conseguenza la progressione tumorale e le metastasi nei topi. Per ridurre l'iperinsulinemia, le strategie sono la semplice restrizione calorica, il digiuno alternato e la dieta chetogenica, che però può favorire la progressione di leucemia mieloide acuta, cancro del rene e melanoma positivo per BRAF-V600E.
Aggiornamento 3/10/2020
Alle persone che si sottopongono a radioterapia viene spesso detto di non mangiare fibre perché possono aumentare i problemi intestinali, come gonfiore e diarrea. Nel modello animale la fibra d'avena previene l'infiammazione intestinale legata alla radioterapia, mentre una dieta senza fibre aumenta la produzione di citochine infiammatorie, che sono invece ridotte nel medio e lungo termine se la dieta è ricca di fibre. "Se riusciamo a prevenire parte dell'infiammazione derivante dalle radiazioni semplicemente regolando i livelli di fibre alimentari, potremmo migliorare la salute intestinale a lungo termine, e possibilmente per tutta la vita, tra i sopravvissuti al cancro ".
Aggiornamento 9/10/2020
La nicotinamide riboside può ripristinare la funzione nei mitocondri (mitocndri danneggiati o "depolarizzati") ed essere d'aiuto nell'immunoterapia tumorale
Aggiornamento 22/10/2020
Quanto è importante mangiare bene per una persona con tumore che fa immunoterapia? Il cibo modula il microbiota, e il microbiota agisce sul sistema immunitario, determinando l'efficacia delle terapie.
La modulazione da parte dei nutraceutici, in particolare su Treg, sul sistema immunitario con implicazioni per le patologie tumorali. "Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che la nutrizione ha ruoli critici nella conservazione della salute e nella patogenesi e nel trattamento delle malattie. Nelle malattie esiste un'associazione tra nutrizione e immunità che, da un punto di vista evolutivo, ha mostrato una stretta connessione nello sviluppo e nella funzione del sistema immunitario". I nutraceutici modulano il sistema immunitario, ma una somministrazione scorretta di questi composti naturali può interferire con l'attività delle terapie convenzionali, determinando effetti nocivi sull'uomo.
Aggiornamento 10/11/2020
Le malattie pancreatiche sono spesso legate ad alterazioni del microbiota. Nel caso del tumore pancreatico i batteri sono capaci, in certe condizioni, di traslocare dall'intestino al pancreas creando infiammazione che alla lunga favorisce l'ambiente per la genesi e progressione del tumore.
Nel caso dell'insufficienza pancreatica (riduzione degli enzimi digestivi), spesso si parte da un evento acuto, e poi si arriva alla cronicizzazione. La condizione favorente può essere la SIBO (traslocazione dei batteri dal colon all'intestino tenue), e l'alterata digestione favorisce l'infiammazione pancreatica, perpetuando la condizione. Nel diabete di tipo 1 la disbiosi, in particolare la carenza di bifidobatteri, insieme ad altri fattori ambientali e genetici, aumenta il rischio
Aggiornamento 23/11/2020
Assumere 2000 UI di vitamina D al giorno riduce il rischio di tumore avanzato e mortale. L'effetto è ridotto nelle persone con eccesso di peso. "Anche se gli effetti della vitamina D sono stati modesti, l'integrazione di vitamina D ai livelli studiati è molto meno tossica e ha un costo inferiore rispetto a molte attuali terapie contro il cancro".
Aggiornamento 24/11/2020
L'uso di zuccheri aggiunti è associato con il rischio tumorale, soprattutto di tumore a seno (+ 47%) nelle donne in premenopausa (+95%). Questo avviene indipendentemente dal sovrappeso.
"Più specificamente, zuccheri aggiunti, saccarosio e zuccheri da bevande zuccherate, latticini e dessert a base di latte erano associati ad un aumento del rischio di cancro al seno". "Anche in assenza di aumento di peso, altri meccanismi come lo stress ossidativo, l'infiammazione e la resistenza all'insulina possono essere favoriti dall'assunzione di zucchero. Assunzioni elevate di zucchero aumentano le risposte glicemiche postprandiali, che stimolano la produzione di molecole pro-ossidanti (ad esempio, perossinitrito) e inducono danni al DNA, aumentando il rischio di cancro. Un'assunzione eccessiva di zucchero può anche generare prodotti finali di glicazione avanzata endogena (AGEs), che sono metaboliti altamente reattivi con conseguente secrezione di citochine e aumento dei marker di produzione di stress ossidativo. Alte assunzioni di zuccheri raffinati comportano anche una maggiore concentrazione di marcatori infiammatori (proteina C-reattiva e IL-6). A sua volta, l'infiammazione aumenta le concentrazioni di IGF1-BP e altera l'espressione genica, inducendo la proliferazione e la differenziazione cellulare e favorendo la cancerogenesi. [...]
I dati suggeriscono che gli zuccheri possono rappresentare un fattore di rischio modificabile per la prevenzione del cancro. A livello globale, l'implementazione della tassa sulle bevande zuccherate e sugli alimenti, nonché altre politiche relative allo zucchero (ad esempio, la regolamentazione della pubblicità e del marketing alimentare, la fissazione di standard di riferimento che limitano il contenuto di zucchero in base alle categorie di prodotti), è attualmente dibattuta. In un contesto in cui il consumo di zucchero è in aumento nei paesi occidentali e si aggiunge ai suoi effetti dannosi cardiometabolici ben consolidati, questi risultati contribuiscono a costruire la base di prove che suggeriscono che le politiche di salute pubblica che affrontano l'assunzione di zucchero dovrebbero anche considerare il loro ruolo nell'eziologia del cancro"
Aggiornamento 5/12/2020
Aggiornamento 15/12/2020
Alcuni studi sono in fase 2 per quanto riguarda l'uso della vitamina C ad alte dosi come coadiuvante della chemioterapia. Cerchiamo di non dare false speranza ma sono promettenti.
"La somministrazione di Vit.C insieme ad altri farmaci chemioterapici può rivelarsi un meccanismo di trattamento aggiuntivo ed efficace. La vitamina C induce il suo effetto interferendo con il metabolismo energetico o la regolazione dell'epigenoma del cancro nelle cellule staminali tumorali. Diversi studi hanno confermato che la terapia combinata di vitamina C insieme alla terapia convenzionale ha un impatto maggiore sulla crescita o sulla progressione del cancro e dovrebbe essere considerata come una futura strategia di trattamento. Ulteriori studi sul loro effetto sui miRNA, sulle colture di organoidi e sui possibili meccanismi di resistenza aiuteranno a comprendere meglio le strategie di trattamento della terapia di combinazione che utilizza la Vit.C per eradicare la progressione delle cellule staminali del cancro in vari tipi di tumori. Ciò non solo consentirà di risparmiare denaro, ma ridurrà anche la sofferenza dei malati di cancro e delle loro famiglie."
Aggiornamento 25/12/2020
La dieta che favorisce l'obesità altera il sistema immunitario in modo che si riducano le difese contro i tumori (linfociti T CD8+) fornendo disponibilità di nutrienti al tumore e favorendone la progressione
Aggiornamento 7/1/2021
Le persone con tumori possono avere, in barba alla fisiologia, alterazioni del pH locali, e questa condizione di acidosi può influenzare l'esito delle cure, ma anche essere contrastata da un semplice tampone come il bicarbonato di sodio.
"Per i pazienti con leucemia mieloide acuta (LMA), il trapianto di cellule staminali ematopoietiche offre la possibilità di curare la malattia, in parte a causa dell'effetto del trapianto contro la leucemia, o dell'attività antitumorale delle cellule T trapiantate. Sfortunatamente, questo non sempre funziona e le cellule T innestate spesso non riescono a controllare la leucemia. Studiando pazienti con leucemia mieloide acuta che hanno avuto una recidiva dopo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, Uhl et al. hanno scoperto che l'acido lattico prodotto dalle cellule leucemiche interferiva in modo specifico con l'attività delle cellule T. Gli effetti dannosi dell'acido lattico potrebbero essere superati con il bicarbonato di sodio, che ha migliorato il metabolismo delle cellule T sia nei modelli murini che nei pazienti umani".
"Sta diventando sempre più chiaro che non si tratta semplicemente di un prodotto di scarto, ma piuttosto il lattato è una molecola bioattiva con proprietà immunosoppressive", dice Dimitrios Mougiakakos, professore di immunologia dei tumori presso l'Università di Erlangen-Norimberga.
Negli esperimenti su topi e cellule, il team di Zeiser ha scoperto che l'acido lattico derivato dalle cellule leucemiche interferiva con la glicolisi delle cellule T, la proliferazione e l'effetto del trapianto contro la leucemia. Lo ha fatto abbassando il pH interno delle cellule immunitarie, che ha ridotto l'espressione genica correlata alla glicolisi e ha diminuito l'attività delle vie metaboliche essenziali. Il team di Zeiser ha riportato i risultati del processo preliminare nel loro recente articolo. La combinazione di un ciclo di una settimana di bicarbonato con infusioni di linfociti da donatori in seguito a trapianti di cellule staminali ha migliorato il metabolismo delle cellule T e la produzione di interferone-γ tra 10 pazienti con LMA recidivante. Ma un vero test del potenziale del bicarbonato di sodio richiederà uno studio clinico prospettico più ampio per valutare se la terapia prolunghi la sopravvivenza nei pazienti con recidiva di leucemia. Zeiser ha osservato che il lavoro potrebbe avere applicazioni più ampie, poiché attinge a 2 aree sempre più promettenti della ricerca sul cancro: immunoterapia e immunometabolismo del cancro, l'interazione metabolica tra le cellule immunitarie dell'ospite e il cancro. "Speriamo, collegando i 2, di ottenere un nuovo set di attrezzi per la clinica", ha detto.
Aggiornamento 17/1/2021
Scoperto perché le cellule cancerogene preferiscono la glicolisi aerobica, che porta alla formazione di lattato. In questo modo possono favorire la produzione di NAD+, che favorisce la proliferazione cellulare anche in carenza di ATP
Aggiornamento 26/1/2021
Aumentano le prove sull'uso del digiuno o dieta mimadigiuno (FMD) nelle persone in chemioterapia.
"Un ambiente ricco di sostanze nutritive favorisce la crescita cellulare delle cellule normali, rendendole sensibili agli effetti citotossici di molti agenti chemioterapici. Il digiuno o le diete FMD riducono l'IGF1 e il glucosio e provocano una riduzione del segnale attraverso la cascata intracellulare di rilevamento dei nutrienti, arrestando così la crescita cellulare ma promuovendo una resistenza differenziale allo stress (DSR). L'attivazione delle vie intracellulari di resistenza allo stress riduce la citotossicità e gli effetti collaterali legati al trattamento farmacologico. (B) In un ambiente ben nutrito, i requisiti nutrizionali per la proliferazione cellulare non regolamentata sono soddisfatti e la crescita del tumore è supportata. Il trattamento del cancro con farmaci chemioterapici produce la risposta attesa e la massa tumorale si riduce. Il digiuno o l'FMD limitano notevolmente la disponibilità dei metaboliti necessari per sostenere la crescita non regolata delle cellule maligne, con conseguente riduzione della crescita del cancro o restringimento del tumore. La combinazione della chemioterapia con il digiuno/FMD è associata a due scenari benefici: (1) inducendo l'attivazione della risposta protettiva nelle cellule normali, mentre le mutazioni nelle cellule tumorali bloccano l'attivazione della risposta allo stress cellulare; (2) sensibilizzando le cellule maligne al trattamento chemioterapico e quindi aumentando l'efficacia del trattamento, indicato come sensibilizzazione differenziale allo stress".
I risultati mostrano in modo convincente che la limitazione del glucosio, degli amminoacidi e dei fattori di crescita mediante il digiuno o l'FMD induce la protezione dell'organismo, degli organi e delle cellule, riducendo contemporaneamente la progressione del tumore in un ambiente di limitazione dei nutrienti, in particolare in combinazione con chemioterapici comunemente usati o altri approcci terapeutici emergenti. Ci si aspetta che i cicli di FMD siano più facili da affrontare rispetto ai regimi dietetici cronici perché i pazienti consumano cibo durante l'FMD, ma si deve considerare che quasi tutti gli interventi basati sul digiuno potrebbero essere difficili da rispettare per molte persone. Inoltre "l'utilizzo non comporta una grave perdita di peso e non ha mostrato effetti dannosi sul sistema immunitario ed endocrino". In particolare, l'identificazione di una "strategia dietetica personalizzata" a vantaggio di un soggetto soddisfa maggiormente la necessità di un coinvolgimento attivo dei pazienti nel loro processo di cura e dovrebbe essere raccomandato dalla comunità degli oncologi.
Aggiornamento 31/1/2021
I superpoteri della vitamina B2 (riboflavina)
La riboflavina potenzia le difese antiossidanti, favorendo la formazione del glutatione ridotto, principale antiossidante cellulare. Aumenta le difese immunitarie, migliorando la risposta antibatterica dei granulociti.
La sua carenza (rara) è un probabile fattore di rischio per il tumore, in particolare ai polmoni e colon; protegge dal danno da radioterapia e chemioterapia, e aumenta l'efficacia di quest'ultima.
Abbinata a magnesio e Q10, può ridurre l'emicrania.
Riduce la formazione della cataratta, la sindrome premestruale, il diabete e la neuropatia grazie al suo potere antiossidante. Può ridurre anche la tendenza all'osteoporosi e l'anemia, migliorando l'assorbimento del ferro e la mobilitazione della ferritina. È allo studio il suo effetto su alcune malattie cardiache (ipertensione, insufficienza cardiaca, aterosclerosi).
Aggiornamento 16/2/2021
"L'alimentazione basata su carne lavorata e latticini grassi, a causa del loro alto contenuto di acidi grassi saturi e acidi grassi trans, nonché una dieta povera di frutta e verdura, a causa della quantità insufficiente di vitamine e minerali (in particolare selenio e zinco), favoriscono lo sviluppo del cancro alla prostata attraverso una serie di meccanismi che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali e i processi di angiogenesi. D'altra parte, i modelli dietetici, basati su prodotti vegetali e pesce poco trasformati, possono avere un effetto benefico sul metabolismo della prostata e inibire tutte le fasi della cancerogenesi attraverso molteplici meccanismi. La promozione di una dieta sana è un elemento chiave nella prevenzione del cancro alla prostata".
Aggiornamento 19/2/2021
L'angolo di fase, un indice del buono stato di nutrizione e della vitalità cellulare, che si stima con la impedenziometria, è un fattore predittivo della sopravvivenza nei tumori. Come si fa ancora a dire "mangi quel che vuole"? Un angolo alto aumenta del 23% la sopravvivenza.
"Normalmente, valori di angolo di fase bassi indicano la rottura delle membrane cellulari e, di conseguenza, la ridotta capacità di accumulo di energia e le corrette funzioni metaboliche. Al contrario, valori di angolo di fase elevati indicano membrane cellulari intatte e massa cellulare elevata. Pertanto, poiché l'angolo di fase riflette i tipi e la quantità di tessuti, compresa la massa grassa e muscolare, e anche lo stato di idratazione, si ritiene che lo stato nutrizionale possa essere mostrato dall'angolo di fase. Si ritiene che i cambiamenti metabolici, come quelli nelle membrane cellulari, siano influenzati dalla malnutrizione. L'angolo di fase può anche essere in grado di identificare la malnutrizione in una fase iniziale e può essere utile per valutare l'efficacia della terapia dietetica prima che altri metodi di monitoraggio possano notare cambiamenti nello stato nutrizionale".
Fatevi seguire da un nutrizionista esperto in queste delicate fasi.
La dieta chetogenica in donne sottoposte a radioterapia per tumore al seno ha migliorato parametri di benessere (emotività, socialità, qualità del sonno, prospettive future ed effetti collaterali della terapia sistemica) e gli indici metabolici epatici ed endocrinologici.
Aggiornamento 31/3/2021
"Lo scopo di questa revisione era quello di esaminare le prove che supportano il modo in cui la nutrizione può interferire con la progressione del cancro, in particolare a causa dell'intimo legame tra metabolismo e crescita e invasività delle cellule tumorali. L'istituzione di una dieta particolare che aiuti a ridurre la crescita del tumore di per sé o agisca come adiuvante alle terapie standard appare molto attraente. Non è stato ancora stabilito se diete squilibrate come digiuno/restrizione calorica o dieta chetogenica, o l'integrazione della dieta normale con PUFA n-3 o una combinazione di entrambi gli approcci debbano essere preferiti. Tuttavia, attraverso i risultati degli studi epidemiologici elencati in questa revisione, è chiaro che la terapia basata sulla dieta da testare negli RCT dovrebbe essere attentamente impostata tenendo conto delle caratteristiche sia del malato di cancro che del tumore. I tumori possono effettivamente rispondere a una dieta specifica in modi diversi, a seconda del tipo, del sito, del microambiente e delle mutazioni. Questo in realtà rende la nutrizione non così diversa dalla terapia antitumorale farmacologica..."
Aggiornamento 9/4/2021
La glutammina si conferma un nutriente gradito alle cellule tumorali, e mentre le nutre e ne stimola la crescita inibisce anche le difese immunitarie contro i tumori.
Aggiornamento 25/4/2021
La sarcopenia e la capacità di movimento sono legati alla sopravvivenza nel tumore al polmone. La prima aumenta la mortalità, la seconda la riduce.
Si dovrebbe quindi sempre tenere in considerazione di mantenere una buona capacità fisica e contrastare la perdita di muscolo, eventualmente con integrazione di aminoacidi, vitamina D, proteine del siero del latte e idrossimetilbutirrato.
Aggiornamento 4/5/2021
Il microbioma intestinale può regolare l'immunità e la modulazione del microbiota intestinale può promuovere una risposta antitumorale. La chemioterapia può portare alla disbiosi e quindi ad un aumento delle risposte Th1 e Th17, che influenza ulteriormente l'efficacia della chemioterapia. Tra i metaboliti batterici, "il butirrato può modulare le risposte delle cellule T CD8+ antitumorali attraverso la via di IL-12 ID2-dipendente, suggerendo che i metaboliti microbici intestinali possono promuovere l'immunità antitumorale per migliorare sufficientemente l'efficacia terapeutica, e quindi la manipolazione dei metaboliti microbici intestinali potrebbe essere efficace come parte della terapia del cancro".
Aggiornamento 5/5/2021
Perché alcune persone sviluppano metastasi e altre no? contano alimentazione e microbiota?
Alcuni ricercatori italiani hanno scoperto che la permeabilità dei vasi a livello intestinale (GVB) è una delle cause della diffusione delle metastasi dei tumori intestinali (CRC) al fegato.
"Mostriamo che le metastasi epatiche sono la conseguenza di una serie sequenziale di eventi. I batteri entrano nel tessuto tumorale e modificano la permeabilità, quindi migrano nel fegato e favoriscono la formazione di una "nicchia premetastatica" (PMN) che crea il terreno per la successiva semina delle cellule tumorali. Abbiamo anche iniziato a svelare sia quali batteri partecipano che il meccanismo molecolare coinvolto in questo processo. Abbiamo scoperto che un ceppo di E. coli (C17) potrebbe stimolare direttamente la permeabilità, attraverso un meccanismo dipendente dal fattore di virulenza TTSS (Virf), e traslocare nel fegato dove potrebbe iniziare il reclutamento di cellule immunitarie contribuendo alla maturazione di PMN e favorendo formazione di metastasi. Lo stesso ceppo (E. coli C17) potrebbe essere rilevato nel CRC umano (sia tumore primario che focolai metastatici epatici), suggerendo che un meccanismo simile può essere utilizzato nel CRC umano e confermando un rapporto che mostra che il cancro del colon primario e le metastasi epatiche accoppiate sono colonizzato da batteri identici. È probabile che meccanismi simili siano coinvolti in altri tumori.
[...] Abbiamo osservato che esistono batteri benefici, come L. paracasei, invece possono ripristinare una corretta GVB".
Come ben sappiamo l'alimentazione è il primo modulatore dei batteri intestinali.
Aggiornamento 3/6/2021
La supplementazione con omega 3 appare conferire vantaggi in termini di malnutrizione e riduzione degli effetti avversi delle terapie nei tumori pediatrici, riducendo l'infiammazione, bilanciando le citochine e dando altri vantaggi fisiologici (microbiota, appetito, funzioni cellulari ecc.). Sfortunatamente gli studi sono ancora troppo pochi per stabilire un profilo di sicurezza
Aggiornamento 9/6/2021
Aggiornamento 11/6/2021
Il caso di un inglese che gestisce il glioblastoma (GBM, tumore cerebrale tipicamente fatale) con la dieta chetogenica, rallentando la sua crescita, e fornendo un case-study "che secondo i ricercatori riflette i benefici dell'uso del metabolismo del corpo per combattere questo cancro particolarmente aggressivo al posto della chemio e della radioterapia".
"Poiché il GBM, come la maggior parte dei tumori maligni, dipende dalla fermentazione per la sintesi energetica e la sopravvivenza, la restrizione simultanea di combustibili fermentabili, come glucosio e glutammina, mentre eleva i corpi chetonici non fermentabili, offre una strategia terapeutica non tossica per la gestione del GBM ", ha detto Seyfried. "Saranno necessari ulteriori studi per testare questa ipotesi in altri pazienti con diagnosi di GBM".
"Il glioblastoma uccide circa 15.000 persone ogni anno e rimane in gran parte non curabile. Mentre lo standard di cura si è spostato verso nuove immunoterapie, il tempo di sopravvivenza medio di 11-15 mesi del GBM non è migliorato in modo significativo per più di 100 anni, secondo i coautori.
Mentre la risonanza magnetica (MRI) mostra una lenta progressione del tumore a intervalli lenti, il paziente rimane vivo con una buona qualità della vita al momento di questo report." Ora è a 82 mesi dalla diagnosi originale.
Seyfried, coautore, dice: "Il glucosio guida la via della glicolisi, mentre la glutammina guida la via della glutaminolisi".
E aggiunge: "Nessun tumore, incluso il GBM, può sopravvivere senza glucosio e glutammina. Il nostro studio ha identificato un nuovo meccanismo mediante il quale una mutazione somatica acquisita (IDH1) agisce in sinergia con una dieta povera di carboidrati e ricca di grassi per fornire una gestione a lungo termine di un tumore mortale al cervello".
"Non possiamo prevedere se la risposta terapeutica alla dieta cheto osservata nel nostro paziente con GBM sarà osservata anche in altri pazienti GBM trattati in modo simile. Per quei pazienti GBM non abbastanza fortunati da aver acquisito la mutazione IDH1 spontanea nel loro tumore, farmaci mirati alla glutammina usati con la dieta possono essere necessari per ridurre la crescita del tumore".
Aggiornamento 16/6/2021
Può l'alimentazione ridurre il danno indotto da radioterapia? Sappiamo bene che le radiazioni, una pratica prevista in alcuni protocolli per i tumori, inducono danni intestinali, appiattendo i villi, portando a perdita di peso e alterando l'emocromo. Nel modello animale somministrare cibi ricchi di nitrati, come le rape rosse, aumenta i lattobacilli e protegge dallo stress ossidativo, dal danno intestinale e dalla morte degli enterociti.
L'eccesso di grasso circolante (LDL ossidate) aumenta il rischio di tumori, e uno dei motivi è che il grasso ossidato "disturba" l'azione di alcune cellule immunitarie (T) che hanno, tra gli altri compiti, quello di sopprimere le cellule tumorali quando sono ancora in fase iniziale.
Aggiornamento 4/7/2021
L'attività fisica migliora l'esito in persone con tumori, e in particolare con tumore prostatico. Questo avviene grazie alle miokine, molecole rilasciate dal muscolo in seguito all'esercizio.
"Numerosi studi hanno dimostrato il potenziale delle miochine, come l'oncostatina M, la SPARC, l'irisina e la decorina, nel ridurre la proliferazione delle cellule tumorali, nel limitare la migrazione e nell'aumentare l'apoptosi. Miochine come IL-6, IL-15, irisina e SPARC creano un ambiente meno favorevole al tumore riducendo l'adiposità e l'adipogenesi di tutto il corpo. Miochine come IL-6, IL-10 e IL-8 inducono un potenziamento del sistema immunitario aumentando il numero e la citotossicità delle cellule immunitarie coinvolte nella soppressione del tumore".
Aggiornamento 14/7/2021
In uno studio su popolazione sarda, la mutazione MTHFR non aumenta il rischio di tumore al seno, ma è presente nelle forme più aggressive, che progrediscono e danno metastasi nei linfonodi. Nelle popolazioni orientali e caucasiche l'associazione con tumore al seno è evidenziata da diverse metanalisi. Un modo preliminare per ipotizzare la presenza di mutazione è la valutazione dell'omocisteina, ma molti medici non sanno manco cos'è.
Aggiornamento 19/7/2021
La dieta chetogenica (KD), utilizzata in persone in radioterapia per tumore al colon, migliora la composizione corporea (rapporto tra muscoli e grasso). “Le riduzioni di peso corporeo sono state per lo più costituite da grasso (FM) e, in misura minore, da perdite di acqua. C'era anche una tendenza per una migliore risposta patologica alla radio-chemioterapia nel gruppo KD, che sarebbe coerente con gli studi preclinici ma merita un'ulteriore conferma in futuri studi clinici”. La dieta chetogenica è stata data senza raccomandazioni sulle quantità ma solo sulla qualità, con alimenti nutrizionalmente densi come verdura, carne, pesce, uova, frattaglie, brodo d’ossa, e supplementata con aminoacidi essenziali (che come specificato non creano scorie azotate). “Poiché i dati di vari studi mostrano che alti livelli di adiposità e obesità in combinazione con ridotta massa magra (FFM) sono associati a esiti negativi nei pazienti con cancro del colon-retto senza metastasi, la riduzione della FM abbinata alla conservazione della FFM è un risultato importante che motiva ulteriori indagini sul potenziale delle KD per migliorare la composizione corporea già durante le terapie standard, che possono tradursi in possibili miglioramenti nei risultati”.
Aggiornamento 26/7/2021
Alcuni ricercatori hanno esaminato "i meccanismi dell'interazione tra infiammazione e cancro: l'essenza della terapia del cancro mirata all'infiammazione è promuovere l'infiammazione che inibisce il cancro e inibire l'infiammazione che promuove il cancro, mentre la più grande difficoltà del trattamento è mantenere l'equilibrio dell'infiammazione. Fatta eccezione per i bersagli sopra menzionati, sono numerose le molecole coinvolte nella regolazione dell'infiammazione e del cancro, come il microbiota intestinale e i suoi metaboliti."
Una maggiore comprensione potrà assicurare terapie personalizzate
Aggiornamento 28/7/2021
La dieta regola il microbiota nell'intestino e di conseguenza nel microambiente del tumore al seno, influenzando così la tumorigenesi. Modificare la dieta modula il microbiota tumorale nei pazienti con cancro al seno.
Infettare le cellule tumorali con un microbiota legato a una dieta di tipo occidentale ha aumentato la proliferazione, facendo intendere che i batteri associati al tumore possono modulare le vie metaboliche tumorali.
"In uno studio clinico in doppio cieco controllato con placebo su pazienti con cancro al seno a cui sono stati somministrati integratori di olio di pesce prima della resezione del tumore primario, l'intervento dietetico ha modulato positivamente il microbiota nei tumori e nel tessuto mammario normale".
Le cellule senescenti sembrano favorire il tumore prostatico e l'ipertrofia prostatica benigna. Si tratta di cellule che si accumulano nei tessuti con l'età, e disturbano l'attività delle cellule sane, infiammandole; una dieta sana ne previene la formazione, e alcuni integratori noti come senolitici possono favorirne la rimozione
Aggiornamento 18/8/2021
Il fruttosio in quantità innaturali come quello in sciroppo (HFCS), e non quello della frutta, stimola la crescita dei villi intestinali e aumenta l'assorbimento dei nutrienti, che vanno tutti velocemente al fegato e si accumulano sotto forma di grasso (steatosi epatica). E poi vi lamentate dicendo "tutto quello che mangio si accumula!"
Il fruttosio migliora la sopravvivenza cellulare in caso di ipossia (poco ossigeno), e questo spiegherebbe anche la maggiore sopravvivenza delle cellule tumorali.
In condizioni normali il fruttosio è in quantità scarse nel sangue, sia prodotto endogenamente che ingerito col cibo, e per questo "potrebbe servire come segnale altamente specifico per riprogrammare il metabolismo cellulare in risposta all'ipossia, un meccanismo che proponiamo è
sfruttato (e mirabile) quando tessuti come i villi intestinali e i tumori sono esposti al fruttosio esogeno. Inoltre, troviamo che la conseguenza della sopravvivenza delle cellule intestinali è un'espansione della superficie intestinale, che migliora l'assorbimento dei nutrienti. Questa scoperta può aiutare a spiegare gli effetti di promozione della crescita del fruttosio nei bambini allattati al seno, l'aumento dell'adiposità che si verifica negli animali in letargo che si nutrono di frutta e le proprietà obesogeniche di una dieta in stile occidentale".
Aggiornamento 9/9/2021
Gli alimenti con alto indice glicemico riducono la sazietà e rendono più facile l'aumento di peso, noto fattore causale dei tumori. Tuttavia la relazione rimane anche senza considerare l'aumento di peso.
"Anche in un contesto di peso stabile, gli alimenti ad alto indice glicemico potrebbero svolgere un ruolo sul cancro inducendo infiammazione (aumento della concentrazione di marker infiammatori, ad es. proteina C-reattiva, interleuchina-6), aumentando i livelli di insulina e portando ad un aumento del fattore di crescita insulino-simile -1 (IGF-1, un induttore della proliferazione/differenziazione cellulare e inibitore dell'apoptosi) e una diminuzione della proteina IGFBP-3, che normalmente riduce IGF-1. Infatti, precedenti studi di randomizzazione mendeliana hanno suggerito un ruolo causale dell'asse IGF e collegamenti tra il livello di IGF-1 circolante e lo sviluppo e la progressione del cancro della mammella, del colon-retto e della prostata".
La glicemia postprandiale alta causa stress ossidativo, che danneggia il DNA, e i cibi ad alto IG producono più AGEs, composti infiammatori e proossidanti. La glicemia alta favorisce la glicolisi, che porta a proliferazione cellulare.
"Al contrario, i carboidrati complessi degli alimenti a basso indice glicemico, compresa la fibra alimentare, possono svolgere un ruolo protettivo contro lo sviluppo del cancro, ad es. stimolazione dell'espressione di IGFBP-3, escrezione fecale di agenti cancerogeni e modulazione del microbiota gastrointestinale. È stato anche suggerito che le diete a basso IG e CG hanno effetti positivi sulla gestione del peso e sull'insulino-resistenza, entrambe coinvolte nella carcinogenesi".
L'insulina dovuta al rapido assorbimento dei carboidrati è un fattore di proliferazione
👉Tra 100.000 francesi studiati per ≈8 anni, una dieta ad alto contenuto glicemico predice un rischio di cancro al seno complessivo (25%) e postmenopausale (64%) maggiore.
👉"Se confermato in altre popolazioni e contesti, IG e CG potrebbero essere considerati fattori di rischio modificabili per la prevenzione primaria del cancro".
Aggiornamento 1/10/2021
Il microbiota influenza la massa magra nei topi. Si chiama asse intestino-muscolo.
I batteri rilasciano metaboliti che promuovono o bloccano la trofia muscolare, come alcuni sali biliari.
La disbiosi induce infiammazione e permeabilità intestinale che determinano resistenza anabolica. Potete anche andare sollevare il mondo che la muscolatura tenderà ad atrofizzarsi.
Si riducono le cellule satellite (che supportano la crescita muscolare), si blocca l'ipertrofia delle fibre lente e veloci.
Taylor Valentino, primo autore dell'articolo, ha dichiarato: "Essendo in grado di identificare le sostanze che i batteri intestinali producono per aiutare la crescita muscolare dopo l'esercizio, potremmo essere in grado di utilizzare alcune di queste sostanze per promuovere la crescita dei muscoli nelle persone che soffrono di sarcopenia (perdita di muscolo) come si vede tipicamente con l'invecchiamento o il cancro ".
Aggiornamento 5/10/2021
Nel modello animale la dieta ad alto contenuto di grassi altera i rapporti tra microbiota e cellule immunitarie intestinali, bloccando il riconoscimento precoce delle cellule tumorali, e favorendone in questo modo la progressione e l'espansione.
Aggiornamento 16/10/2021
Da tanto tempo si discute sull'effetto dello stress sui tumori. Qual è l'attuale stato dell'arte? Attualmente non si considera di routine nella pratica medica la gestione dello stress in relazione ai tumori.
In realtà, "al contrario, negli ultimi anni, gli studi sugli animali hanno fornito solide prove che lo stress può facilitare la crescita e la formazione di metastasi di molti tipi di cancro. Soprattutto, sono stati identificati numerosi meccanismi endocrini, cellulari e molecolari alla base di questi effetti", grazie all'influenza sul microambiente, sui tessuti e sul sistema immunitario.
Le cellule normali diventano tumorali acquisendo caratteristiche come "resistenza ai segnali apoptotici, indipendenza dai segnali di crescita esterni, capacità di attrarre la vascolarizzazione, elusione della distruzione immunitaria e acquisizione di proprietà invasive in organi distanti con un microambiente permissivo a formare metastasi. È importante sottolineare che, lungo questa trasformazione, i focolai pre-maligni o maligni possono essere eliminati, possono diventare dormienti o progredire lentamente o possono avanzare a una manifestazione clinica".
Lo stress può influenzare queste fasi.
In particolare, nella fase di iniziazione, danneggiando il DNA e sfavorendo la sua riparazione, potrebbe favorire la tumorigenesi, ma il suo contributo da solo sembra insufficiente.
Invece l'effetto dello stress sulla progressione è più evidente. Le catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e i cortisonici possono promuovere la proliferazione delle cellule tumorali, la sopravvivenza (anti-apoptosi), la migrazione, l'invasione, la transizione epiteliale-mesenchimale (EMT) e la produzione di prostaglandine e metalloproteinasi della matrice.
Ugualmente lo stress favorisce la fuoriuscita dalla fase dormiente delle cellule tumorali.
Lo stress inoltre interferisce con le cure: chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e riabilitazione postchirurgica. Inoltre i cortisonici sono purtroppo spesso usati per contrastare il vomito, e possono interferire sulla guarigione e promuovere la progressione. Sono per questi motivi urgenti secondo gli autori studi che dimostrino l'importanza nella gestione dello stress per migliorare la sopravvivenza nei tumori.
Per ora si è stimato che lo stress psicosociale predice un aumento del 6% nell'incidenza tumorale.
Aggiornamento 21/10/2021
La cachessia è la perdita rapida di peso che riguarda sia il tessuto muscolare che quello adiposo (catabolismo), ed è correlata a tumori come quello polmonare e dell'apparato gastrointestinale.
Il 30% delle morti legate ai tumori è dovuto alla cachessia.
Il catabolismo avviene perché il tumore rilascia dei fattori che distruggono i tessuti (attraverso il sistema ubiquitina-proteasoma) per procurare nutrienti al tumore e farlo proliferare. L'infiammazione è un attore essenziale, attraverso IL6, e bloccarla nel modello animale riduce la cachessia.
Attualmente il miglior modo per preservare la muscolatura è rappresentato dagli aminoacidi essenziali
Aggiornamento 23/10/2021
Se l'oncologo vi dice "mangi quel che vuole" ha bisogno di aggiornarsi.
L'alimentazione di una persona con tumore è influenzata negativamente da mancanza di appetito, nausea, alterazioni del gusto e dell'olfatto, mucosite, costipazione, disfagia, dolore cronico, dolore addominale e altri sintomi gastrointestinali, che si ripercuotono negativamente sulla qualità della vita e sulle energie. Secondo le linee guida sulla cachessia della ESMO - European Society for Medical Oncology (o anche quelle ASCO)il paziente oncologico deve essere valutato nella sua composizione corporea, nella perdita di peso e deve avere una consulenza nutrizionale che valuti lo stato di malnutrizione e individui l'alimentazione più adatta, eventualmente con supporti nutrizionali. Va inoltre valutata la presenza di infiammazione sistemica che impatta sulla cachessia e può essere correlata con l'alimentazione (si consigliano spesso gli omega 3 infatti).
La dieta deve avere lo scopo di coprire i fabbisogni nutrizionali, energetici e proteici. La presenza di cachessia favorisce il catabolismo nonostante introduzione di cibo relativamente elevata. Il trattamento dovrebbe essere multidisciplinare e assicurare anche supporto psicologico e sociale, anche ai familiari, e consigliare attività fisica idonea e adeguata.
"Il supporto nutrizionale nei pazienti in grado di mangiare dovrebbe essere basato su consulenza dietetica, guida sulla scelta di cibi ad alto contenuto energetico e ad alto contenuto proteico, alimenti supplementari (ad esempio aggiungendo grassi/oli, proteine in polvere) e uso di integratori nutrizionali orali", ed eventualmente alimentazione enterale/parenterale anche in combinazione.
Il fabbisogno proteico può arrivare a 2g/kg di peso corporeo e quello calorico 25-30kcal/kg di peso corporeo. L'uso dei grassi può arrivare a metà delle calorie necessarie.
Aggiornamento 23/12/2021
La dieta mimadigiuno appare tollerata e utile in uno studio italiano su un centinaio di persone con tumori. Allo studio ha partecipato anche il Prof. Valter Longo
La dieta "porta a cambiamenti positivi nel metabolismo e nel sistema immunitario che potrebbero rivelarsi fondamentali nelle terapie antitumorali", riferiscono i ricercatori italiani.
Gli studi sui topi hanno evidenziato che il regime "migliora l'attività dei trattamenti antineoplastici modulando il metabolismo sistemico e aumentando l'immunità antitumorale", e hanno voluto verificare questi effetti sull'uomo.
La dieta consisteva di 5 giorni al mese a restrizione calorica, seguito da un periodo con dieta sana secondo indicazioni tradizionali.
La dieta ha portato a "una riduzione delle concentrazioni di glucosio (glicemia) del 18,6%, dei livelli di insulina del 50,7%, e di quelli di IGF-1 del 30,3%, e queste modifiche sono rimaste stabili per diversi cicli".
Il peso perso veniva recuperato nei giorni di alimentazione normale, per cui non ha destato preoccupazioni.
L'impatto sul metabolismo immunitario appare comunque il risultato migliore.
"La restrizione calorica severa ha generato uno shock metabolico che ha attivato diverse popolazioni di cellule immunitarie che potrebbero aumentare l'attività antitumorale dei trattamenti antineoplastici standard", ha commentato una degli autori dello studio, dott.ssa Rivoltini.
Aggiornamento 2/1/2022
Sempre più ricerche mettono in evidenza il ruolo complementare della nutrizione nel trattamento dei tumori.
Sarcopenia e cachessia, la riduzione della massa magra fino a malnutrizione estrema, sono il risultato dello stato infiammatorio e del tentativo del tumore di procurarsi più nutrienti possibile.
Questo stato riduce la qualità della vita e aumenta la mortalità.
"Gli interventi nutrizionali e sullo stile di vita in questi pazienti dovrebbero concentrarsi sul mantenimento della massa muscolare. In generale, i dati meccanicistici sui pazienti critici supportano l'integrazione di proteine o aminoacidi", e l'attività fisica ricopre un ruolo fondamentale nel mantenere muscolo e mobilità, promuovendo l'anabolismo proteico.
Per contrastare la resistenza anabolica anche metaboliti della leucina, carnitina, creatina e vitamina D sono utili.
L'infiammazione è un processo importante nei tumori perché "sembra influenzare praticamente ogni fase del processo neoplastico aumentando il danno al DNA, diminuendo la sensibilità agli inibitori della crescita, promuovendo l'invasione e la metastasi dei tessuti, sostenendo l'angiogenesi e promuovendo l'evasione dell'apoptosi e della senescenza"; i grassi (e i loro derivati) hanno un ruolo chiave nel modularla.
L'olio di pesce ha dimostrato di ridurre l'infiammazione, i grassi a catena media (MCT) possono rappresentare substrati energetici che riducono l'infiammazione, permettono la chetogenesi resistono alla perossidazione e salvaguardano la massa muscolare.
La somministrazione di omega 3 porta "a una ridotta proliferazione cellulare, un aumento dell'apoptosi e una limitata angiogenesi tumorale. L'EPA e il DHA rafforzano anche gli effetti della chemioterapia e aumentano la tossicità del tumore ai farmaci antineoplastici proteggendo al contempo il tessuto non tumorale in alcuni tumori, ampliando essenzialmente la finestra terapeutica".
Sta inoltre emergendo l'importanza di alcuni derivati degli omega 3, le proresolvine (SPM), molecole che favoriscono la risoluzione dell'infiammazione cronica, presente sicuramente nel cancro.
"Maggiori concentrazioni di varie SPM sono state associate a una diminuzione della mortalità nei pazienti settici, a una diminuzione dei tassi di infezioni chirurgiche e persino ad un'angiogenesi e a microambienti tumorali alterati. Le SPM sono implicate in varie fasi della progressione neoplastica, in particolare nell'infiammazione e nell'angiogenesi. Le cellule tumorali trattate con SPM, come la resolvina D1 e la lipossina B4, mostrano un potenziale angiogenico significativamente ridotto. Inoltre, l'integrazione di acidi grassi ω-3 e ω-6 ha promosso la produzione endogena di SPM". Oggi è possibile integrare le SPM direttamente.
Altri alimenti funzionali come i cereali integrali e i probiotici possono modulare il microbiota che ha un ruolo importante in alcuni tumori come quello pancreatico e quelli intestinali.
La dieta chetogenica ha diverse evidenze nei gliomi, ma ancora poche in altri tumori, mentre il digiuno alternato sta emergendo come potenzialmente utile.
"Comprendendo il ruolo della nutrizione, personalizzando i piani nutrizionali e consigliando i pazienti in modo approfondito, i professionisti hanno l'opportunità di combattere la cachessia e migliorare gli esiti complessivi nei tumori".
Aggiornamento 5/1/2022
Due grammi al giorno di omega 3 per un mese migliorano sonno e umore in donne in menopausa con tumore al seno in terapia ormonale
Aggiornamento 8/1/2022
Il cacao può migliorare lo stato nutrizionale e funzionale di persone anziane con tumori. Il cioccolato bianco migliora lo stato antiossidante (meno stress ossidativo)
Aggiornamento 24/1/2022
Il magnesio, un minerale spesso carente in persone che non mangiano correttamente essendo presente soprattutto in frutta e verdura, sostiene la funzione immunitaria.
Le cellule T infatti eliminano virus e cellule cancerose solo in presenza di quantità sufficienti di magnesio, grazie alla proteina di superficie LFA-1 che si attacca all'oggetto da eliminare (docking).
"Tuttavia, nello stato inattivo questo sito di aggancio è in una conformazione piegata e quindi non può legarsi in modo efficiente a cellule infette o anormali", spiega Christoph Hess. "È qui che entra in gioco il magnesio. Se il magnesio è presente in quantità sufficienti in prossimità dei linfociti T, si lega all'LFA-1 e garantisce che rimanga in una posizione estesa e quindi attiva".
Il magnesio può essere quindi importante per prevenire le malattie e anche facilitare l'immunoterapia in persone con tumori, anche se non esistono ancora prove dirette.
Aggiornamento 4/2/2022
I tumori consumano nutrienti e producono scarti che favoriscono l'ambiente tumorale come acido lattico, kinurenina e adenosina e ROS. Questi metaboliti rimangono attorno al tumore disturbando il sistema immunitario e la rimozione del tumore. La modulazione di alcuni nutrienti che riduce la produzione dei metaboliti potrebbe facilitare l'immunoterapia
Lo smaltimento dell'acido lattico in particolare va sotto il controllo epigenetico e può quindi essere facilitato (od ostacolato) da dieta ed esperienze
L'importanza dei ROS nella modulazione del tumore ed eventualmente nella terapia
Aggiornamento 21/2/2022
Nel modello animale la dieta chetogenica supporta l'effetto della chemioterapia in uno dei tumori con maggiore mortalità, il tumore pancreatico.
Aggiornamento 28/2/2022
Le persone con tumore hanno resistenza anabolica e tendenza a sarcopenia (difficoltà a mettere muscolo e facilità a perderlo). Per questo alcuni ricercatori hanno emesso un documento suggerendo di aumentare la quota di proteine animali rispetto a quelle vegetali per il loro maggiore potenziale anabolico.
Si raccomanda inoltre di utilizzare diete restrittive (vegetariane) solo sotto una guida esperta.
La perdita di muscolo può portare a cachessia che è uno dei fattori di rischio maggiori.
Secondo gli esperti "È probabile che una combinazione di proteine animali (≥65% dell'assunzione di proteine) e vegetali sia ottimale per sostenere la salute muscolare ed evitare la malnutrizione durante il trattamento del cancro".
La nozione secondo cui il tipo di alimentazione supporti il tumore non è attualmente supportata e gli obiettivi della popolazione sana per la prevenzione delle malattie non sono gli stessi delle persone con tumore.
Le proteine vegetali hanno inferiore digeribilità e assorbimento e inferiore quantità di aminoacidi essenziali; per questo stimolano meno la sintesi proteica.
Le diete a base vegetale sono comunque quelle consigliate nella popolazione sana e che è guarita da tumori.
Aggiornamento 6/3/2022
Il microbiota intestinale conta nel trattamento del melanoma con l'immunoterapia.
I batteri buoni e una dieta ricca in fibre sono associati con buon esito, mentre quelli cattivi riducono l'efficacia delle terapie. Questo capita perché il microbiota è capace di modulare il sistema immunitario che media l'effetto dei farmaci.
Una dieta corretta e un'eventuale supplementazione sono i principali determinanti dei nostri microbi intestinali
Aggiornamento 21/3/2022
La neuropatia periferica indotta da chemioterapia è uno degli effetti avversi più comuni della chemioterapia, che affligge un'alta percentuale di pazienti sottoposti a trattamento per il tumore e si manifesta con dolore e riduzione nella funzionalità.
Alcuni nutrienti appaiono utili o promettenti nella gestione della condizione.
Il nutriente con maggiori studi appare essere la AcetilCarnitina.
Altri nutrienti con evidenze iniziali sono vitamine del gruppo B e in particolare la B12, vitamina E, omega 3 (DHA), acido alfalipoico. Gli alimenti che attivano le sirtuine possono ugualmente giocare un ruolo.
Tra le piante medicinali, la curcumina può ridurre lo stress ossidativo indotto dalla chemio, ma goshajinkigan (mix di erbe della tradizione giapponese) e coloquintide hanno maggiori studi, seppur sempre non definitivi.
Questi supplementi appaiono sicuri ma per il rischio di interferenza con le cure devono essere assunti solo sotto supervisione.
Aggiornamento 24/3/2022
Una revisione degli studi evidenzia iniziali prove di un effetto benefico della supplementazione di HMB sulla massa muscolare, sulla funzione, sugli esiti dell'ospedalizzazione e sulla sopravvivenza, ma non sulla qualità della vita e sul peso corporeo nei pazienti oncologici.
L'azione avviene tramite stimolo dell'aumento di massa magra e inibizione del catabolismo proteico, col risultato netto di proteggere dalla perdita grave di muscolo (cachessia), un fattore che riduce l'aspettativa di vita.
Il supplemento appare sicuro e con rari effetti gastrointestinali.
Aggiornamento 25/3/2022
La vitamina D può ridurre i dolori legati alle terapie antitumorali come gli inibitori dell'aromatasi e migliorare così la qualità della vita. L'effetto è evidente in donne con carenza.
"La vitamina D potrebbe essere utile nella gestione del dolore a causa dei suoi effetti antinfiammatori, che sono mediati da un ridotto rilascio di citochine e prostaglandine e anche per i suoi effetti sulla risposta dei linfociti T. È noto che l'infiammazione cronica di basso grado possa anche essere un fattore scatenante della cancerogenesi. Inoltre, studi in vitro hanno dimostrato che la vitamina D inibisce la sintesi della prostaglandina E2 (correlata con lo stato infiammatorio) nei fibroblasti".
Negli studi non sono stati osservati effetti collaterali o interazioni coi farmaci.
Aggiornamento 30/5/2022
Nei topi una miscela di aminoacidi essenziali blocca la crescita del tumore inibendo la glicolisi e il sensore cellulare mTOR. Viene inoltre stimolata lo stress del reticolo endoplasmatico solo nelle cellule tumorali, favorendo la loro apoptosi (morte cellulare programmata).
"I nostri risultati suggeriscono che il consumo simultaneo di tale dieta con gli aminoacidi e del trattamento con inibitori glicolitici, combinando i loro effetti, potrebbe rappresentare una nuova e promettente strategia terapeutica per il cancro".
L'uso degli aminoacidi può ridurre i dosaggi della chemioterapia e così gli effetti collaterali.
La dieta (dieta mediterranea, mimadigiuno, digiuno ciclico, chetogenica), alcune sue componenti (curcumina, fibre, frutta e verdura ricche in fitonutrienti, omega 3, selenio) e la composizioni del microbiota intestinale (con dieta, probiotici e prebiotici) possono influenzare la tossicità, sia sintomatica che non sintomatica, durante i trattamenti per i tumori, attraverso vari meccanismi biologici.
Attualmente non esistono linee guida in merito.
La vitamina D appare proteggere dal tumore ovarico e dalla disseminazione di metastasi mediante diversi meccanismi. L'effetto antinfiammatorio (l'infiammazione aumenta il rischio di metastasi), l'inibizione su TGF-β, la normalizzazione di THBS-1.
"Sulla base di questi rapporti e delle nostre osservazioni, ritenevamo che la somministrazione a lungo termine di dosi basse di vitamina D possa essere efficace nel tumore ovarico avanzato. Sono necessari ulteriori studi per studiare la dose e la durata appropriate".
Aggiornamento 9/6/2022
Le linee guida ESPEN sulla nutrizione nei tumori raccomandano gli omega 3 in caso di cachessia, mentre per altri supplementi non ci sono abbastanza evidenze
Aggiornamento 30/6/2022
I probiotici possono essere utili nel prevenire mucositi e diarrea nelle persone sottoposte a chemioterapia e radioterapia. Anche costipazione, nausea e vomito si riducono.
I microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo della mucosite orale.
I probiotici possono esercitare effetti protettivi attraverso l'azione sul recettore toll-like (TLR),
Possono così diminuire gli effetti collaterali e migliorare l'aderenza dei pazienti.
I risultati sono ancora da testare in studi più grandi e condotti meglio, inoltre sono controindicati in caso di difese immunitarie compromesse.
Aggiornamento 31/7/2022
L'insulina è un fattore di crescita. Se c'è un tumore in fase iniziale, funziona come benzina sul fuoco. Nelle persone con diabete di tipo 1, che devono iniettarsi insulina perché il loro pancreas non la produce, un maggiore uso di insulina è legato a maggiore rischio tumorale. Questo conferma indirettamente che un'alimentazione che non stimoli eccessi di insulina può ridurre il rischio tumorale, così come già osservato normalmente negli studi. Gli eccessi di insulina sono legati in particolare all'introduzione di fonti di carboidrati raffinati.
Aggiornamento 7/8/2022
Nei topi l'esposizione al freddo aumenta l'attivazione del grasso bruno (BAT). Questo porta anche a una soppressione della crescita tumorale perché il glucosio anziché andare al tumore va al tessuto adiposo. L'esperimento è stato replicato con successo su un ragazzo con linfoma, in cui ha migliorato l'effetto della chemioterapia. Nei topi somministrare glucosio ha favorito la ricrescita del tumore.
"Esistono diversi meccanismi plausibili alla base della soppressione del tumore innescata dall'attivazione di BAT: (1) privazione della produzione di ATP nelle cellule tumorali grazie alla limitazione dell'apporto di glucosio. (2) Produzione di prodotti metabolici intermedi che sopprimono l'effetto Warburg e la crescita delle cellule tumorali. (3) Riduzione dei fattori di stimolazione della crescita tumorale e delle citochine. È noto che l'attivazione del BAT e l'imbrunimento del tessuto bianco riducono l'infiammazione, che è uno dei segni distintivi del cancro. Infine, (4) restrizione dell'apporto lipidico dovuta alla lipolisi attiva. La divisione delle cellule tumorali richiede infatti un apporto lipidico costante per costruire la membrana plasmatica e le membrane degli organelli e il metabolismo termogenico compete per il consumo di lipidi. Tra queste possibilità, la limitazione dell'apporto di glucosio è probabilmente il meccanismo più importante per la soppressione del tumore perché l'alimentazione di topi con tumore con alte quantità di glucosio ripristina in gran parte i tassi di crescita del tumore.
Nel loro insieme, l'esperimento dimostra che l'attivazione del BAT mediante l'esposizione a basse temperature fisiologicamente tollerabili fornisce un approccio efficace per la terapia del cancro. L'efficacia terapeutica dell'esposizione al freddo è almeno equivalente alla maggior parte dei farmaci antitumorali disponibili".
Sono ovviamente necessari studi rigorosi sull'uomo per confermare l'effetto.
"Esistono diversi meccanismi plausibili alla base della soppressione del tumore innescata dall'attivazione di BAT: (1) privazione della produzione di ATP nelle cellule tumorali grazie alla limitazione dell'apporto di glucosio. (2) Produzione di prodotti metabolici intermedi che sopprimono l'effetto Warburg e la crescita delle cellule tumorali. (3) Riduzione dei fattori di stimolazione della crescita tumorale e delle citochine. È noto che l'attivazione del BAT e l'imbrunimento del tessuto bianco riducono l'infiammazione, che è uno dei segni distintivi del cancro. Infine, (4) restrizione dell'apporto lipidico dovuta alla lipolisi attiva. La divisione delle cellule tumorali richiede infatti un apporto lipidico costante per costruire la membrana plasmatica e le membrane degli organelli e il metabolismo termogenico compete per il consumo di lipidi. Tra queste possibilità, la limitazione dell'apporto di glucosio è probabilmente il meccanismo più importante per la soppressione del tumore perché l'alimentazione di topi con tumore con alte quantità di glucosio ripristina in gran parte i tassi di crescita del tumore.
Nel loro insieme, l'esperimento dimostra che l'attivazione del BAT mediante l'esposizione a basse temperature fisiologicamente tollerabili fornisce un approccio efficace per la terapia del cancro. L'efficacia terapeutica dell'esposizione al freddo è almeno equivalente alla maggior parte dei farmaci antitumorali disponibili".
Sono ovviamente necessari studi rigorosi sull'uomo per confermare l'effetto.
Aggiornamento 9/11/2022
Il microbiota intestinale può influenzare sia la prevenzione che la cura del tumore al seno. Per questo dieta, probiotici e prebiotici hanno un ruolo in questa malattia. Gli effetti possono essere correlati ad alterazioni del metabolismo degli estrogeni, della regolazione immunitaria sistemica, che influenza l'immunoterapia, e della regolazione epigenetica. I metaboliti batterici riducono la crescita del tumore e la propensione alle metastasi. Inoltre, la modulazione del microbiota intestinale può alleviare gli effetti collaterali della chemio e della radioterapia.
Aggiornamento 26/11/2022
Le persone con tumori possono essere a rischio di malnutrizione e carenza di vitamina B12. In alcuni casi il valore può essere invece alto, in particolare nei tumori epatici. Tuttavia non si conosce un possibile legame causale tra B12 nel cibo o supplementi e tumori e l'eventuale carenza va corretta.
"Non si trovano prove sufficienti sulla temporalità, sulla soglia biologicamente significativa o sulle associazioni dose-risposta (tra tumori e B12). Inoltre, non vi era alcun modello distintivo delle associazioni con adenocarcinomi e carcinoma a cellule squamose. Ciò non supporta un ruolo funzionale della vitamina B12 nell'inizio o nella progressione del cancro, ma piuttosto suggerisce che un'elevata vitamina B12 potrebbe essere un epifenomeno in alcuni tipi di cancro. Pertanto, a meno che non vengano chiariti i meccanismi dell'elevata B12 in alcuni, ma non in tutti i tumori, le alte concentrazioni plasmatiche di B12 rilevate accidentalmente in persone che non ricevono integratori non dovrebbero essere considerate un parametro diagnostico o prognostico. Il trattamento convenzionale del cancro può abbassare le concentrazioni plasmatiche di B12, suggerendo che il tumore attivo fosse la fonte di alte concentrazioni di vitamina B12 in circolazione".
"Non si trovano prove sufficienti sulla temporalità, sulla soglia biologicamente significativa o sulle associazioni dose-risposta (tra tumori e B12). Inoltre, non vi era alcun modello distintivo delle associazioni con adenocarcinomi e carcinoma a cellule squamose. Ciò non supporta un ruolo funzionale della vitamina B12 nell'inizio o nella progressione del cancro, ma piuttosto suggerisce che un'elevata vitamina B12 potrebbe essere un epifenomeno in alcuni tipi di cancro. Pertanto, a meno che non vengano chiariti i meccanismi dell'elevata B12 in alcuni, ma non in tutti i tumori, le alte concentrazioni plasmatiche di B12 rilevate accidentalmente in persone che non ricevono integratori non dovrebbero essere considerate un parametro diagnostico o prognostico. Il trattamento convenzionale del cancro può abbassare le concentrazioni plasmatiche di B12, suggerendo che il tumore attivo fosse la fonte di alte concentrazioni di vitamina B12 in circolazione".
Aggiornamento 20/1/2023
Le persone sottoposte a chemioterapia possono avere problemi dermatologici nei giorni seguenti (eritema tossico). Un piccolo studio ha mostrato che la vitamina D somministrata in alte dosi ha determinato un "miglioramento sintomatico del dolore, del prurito o del gonfiore entro il giorno successivo e un miglioramento del rossore entro 1-4 giorni". Nel piccolo gruppo di persone che hanno avuto il trattamento non si sono registrati effetti avversi. Il miglioramento della rigenerazione della pelle e dei processi infiammatori è probabilmente secondario alla sovraregolazione dell'autofagia dei macrofagi M2.
Sono necessari studi più grandi per verificare l'efficacia.
Sono necessari studi più grandi per verificare l'efficacia.
Aggiornamento 22/1/2023
Alcuni ricercatori texani hanno revisionato la letteratura sul legame tumori-zucchero. La carenza di studi "diretti" di intervento sull'uomo è dovuta al lungo arco di tempo necessario ai tumori per svilupparsi e a problemi etici, per cui la maggior parte delle conoscenze arriva da modelli animali e studi osservazionali.
Nonostante il ruolo negativo dell'eccesso di zuccheri aggiunti sia ormai accertato, le indicazioni delle società scientifiche si limitano a suggerire di non superare i 6/9 cucchiaini al giorno (rispettivamente per femmine e maschi) e il 10% delle calorie giornaliere, meglio se 5% secondo l'OMS. In particolare l'American Institute for Cancer Research afferma che non ci sono forti prove di un diretto legame tra zucchero e tumori, a parte il maggior rischio tumorale che hanno le persone con sovrappeso, limitandosi all'invito a contenere gli zuccheri per non favorire un aumento di peso.
In generale gli studi osservazionali riportano che tumori aggressivi e frequenti come quello del seno, del colon e del pancreas sono più frequenti nei forti consumatori di zuccheri aggiunti. Uno studio ha mostrato che un consumo di 100mL di bibite zuccherate al giorno è associato a un aumento del rischio di tumore generale del 18%.
Nei modelli animali diversi studi mostrano maggiore frequenza di tumore e maggiore aggressività dei tumori nei topi nutriti con zucchero, anche in assenza di aumento di peso. Le quantità utilizzate sono alte ma paragonabili a quelle consumate dalle persone. Il rischio tumorale appare legato a meccanismi ormai riconosciuti nella tumorigenesi e nella progressione che coinvolgono l'infiammazione, il metabolismo del glucosio/fruttosio, le vie metaboliche dei lipidi e la modulazione immunitaria. Questi modelli però non sempre sono traslabili all'uomo.
Il meccanismo potenziale più probabile è lo stimolo dell'insulina e quindi delle vie mitogeniche (stimolo di duplicazione delle cellule), ma altre vie sono possibilmente coinvolte.
Il fruttosio industriale è sicuramente implicato nella genesi della sindrome metabolica perché induce insulinoresistenza e lipogenesi epatica. La sindrome metabolica aumenta il rischio di tumore, progressione tumorale e mortalità; si può considerare un legame zucchero-tumore diretto, dovuto ad aumento di infiammazione e insulinoresistenza.
L'infiammazione cronica con sovraespressione di cicloossigenasi o lipossigenasi è associata a numerosi tipi di cancro e malattie croniche. Più specificamente, gli studi hanno trovato una forte associazione tra la 12-lipossigenasi (12-LOX) e i suoi metaboliti, l'acido 12-idrossiicostatetraenoico (12-HETE) e una varietà di tumori. "Il nostro studio ha rilevato che i livelli di 12-HETE nei tumori al seno di topi alimentati con diete arricchite con saccarosio, fruttosio e fruttosio più glucosio erano tutti significativamente più alti di quelli nei topi alimentati con una dieta di controllo con amido. Questo picco nei livelli di 12-LOX/12-HETE dovuto alle diete arricchite di zucchero suggerisce che l'infiammazione, indipendente dall'aumento di peso o dal metabolismo, è un nuovo meccanismo causale nell'associazione tra zucchero e cancro". Il fruttosio industriale in diversi studi è stato collegato a tumore del colon. Chi ha metastasi epatiche ha iperespressione dell'aldolasi B, un enzima epatico coinvolto nel metabolismo del fruttosio che potrebbe essere un collegamento a una maggiore aggressività del tumore.
In generale, concludono gli autori, sono state portate prove significative per ritenere causale il legame tra zuccheri in eccesso e tumori e le società scientifiche dovrebbero tenere conto di queste conoscenze. Ulteriori studi possono arricchire la quantità di prove ma in generale, come già prevedono le linee guida generali, è bene limitare l'uso degli zuccheri aggiunti.
Aggiornamento 12/2/2023
L'anastomosi è il collegamento tra le viscere che il chirurgo esegue quando interviene nei viscere, per esempio in chirurgia bariatrica o oncologica nell'intestino. Una chiusura imperfetta (Anastomotic leakage, AL) aumenta il rischio di ricorrenza e la mortalità nel tumore al colon. Nel modello animale si è dimostrato che il microbiota intestinale influenza la guarigione dell'anastomosi. Alcuni batteri aumentano quindi il rischio di una guarigione non corretta mentre altri sembrano favorirla. Questo avviene modulando le citochine infiammatorie e la permeabilità intestinale. L'infiammazione ostacola la guarigione, favorendo l'accumulo di globuli bianchi.
"Il ruolo dell'infiammazione subclinica di basso grado viene riconosciuto in diversi disturbi, come la sindrome dell'intestino irritabile e l'obesità, nonché nella fisiopatologia generale dei tumori gastrointestinali.
I pazienti a rischio di sviluppare AL sarebbero candidati per potenziali trattamenti prima dell'intervento chirurgico mirati al microbiota intestinale, come prebiotici, probiotici e postbiotici per attenuare l'infiammazione del colon, rafforzare la barriera intestinale e migliorare la guarigione anastomotica. Inoltre, gli approcci basati sul microbiota potrebbero essere rilevanti per altri interventi gastrointestinali oncologici e non oncologici, comprese le resezioni dell'intestino tenue, l'escissione del tumore transanale e le operazioni gastroduodenali".
Aggiornamento 19/2/2023
Una dieta di tipo antinfiammatorio e antidiabetico è associata, se seguita sia prima che dopo la diagnosi di tumore al seno, con una minore mortalità.
Tra i meccanismi potenziali, il minore rilascio di insulina, che aumenta IGF1 (importante nell'iniziazione e nella progressione del tumore) e aumenta gli estrogeni che promuovono la carcinogenesi mammaria. Anche l'induzione di infiammazione di basso grado è ritenuta un meccanismo che stimola la progressione tumorale.
"L'adesione a lungo termine a modelli dietetici antidiabetici e antinfiammatori potrebbe essere un mezzo per migliorare la prognosi delle sopravvissute al cancro al seno e quindi potrebbe aiutare a fornire raccomandazioni dietetiche. Sono giustificati ulteriori studi che utilizzino modelli dietetici correlati ai meccanismi biologici, in particolare studi di intervento nutrizionale".
Tra i meccanismi potenziali, il minore rilascio di insulina, che aumenta IGF1 (importante nell'iniziazione e nella progressione del tumore) e aumenta gli estrogeni che promuovono la carcinogenesi mammaria. Anche l'induzione di infiammazione di basso grado è ritenuta un meccanismo che stimola la progressione tumorale.
"L'adesione a lungo termine a modelli dietetici antidiabetici e antinfiammatori potrebbe essere un mezzo per migliorare la prognosi delle sopravvissute al cancro al seno e quindi potrebbe aiutare a fornire raccomandazioni dietetiche. Sono giustificati ulteriori studi che utilizzino modelli dietetici correlati ai meccanismi biologici, in particolare studi di intervento nutrizionale".
Aggiornamento 5/3/2023
Alcuni dati anche sull'uomo sulla modulazione dell'alimentazione nei confronti del tumore pancreatico, uno dei più pericolosi. Alcuni metaboliti batterici interagiscono col sistema immunitario, in particolare i neutrofili, per migliorare la risposta alla chemioterapia. In particolare alcuni batteri producono acido indol-3-acetico (3-IAA) dal triptofano, un aminoacido essenziale.
"Il 3-IAA lascia l'intestino, entra nel flusso sanguigno e alla fine viene assorbito dalle cellule immunitarie chiamate neutrofili, in cui subisce un processo di ossidazione mediato dall'enzima mieloperossidasi per generare molecole tossiche. La produzione di queste molecole è associata ad un aumento di composti chiamati specie reattive dell'ossigeno (ROS) nelle cellule tumorali. Questo, a sua volta, inibisce un processo di degradazione cellulare chiave chiamato autofagia, che è mediato da strutture chiamate autofagosomi. L'interferenza con l'autofagia consente alla chemioterapia di uccidere le cellule tumorali".
Nel modello animale la somministrazione di 3-IAA ha un effetto analogo. Dagli studi emerge che chi ha livelli più alti di questa molecola ha migliore risposta, mentre i livelli bassi sono associati con inefficacia della terapia.
"Il 3-IAA lascia l'intestino, entra nel flusso sanguigno e alla fine viene assorbito dalle cellule immunitarie chiamate neutrofili, in cui subisce un processo di ossidazione mediato dall'enzima mieloperossidasi per generare molecole tossiche. La produzione di queste molecole è associata ad un aumento di composti chiamati specie reattive dell'ossigeno (ROS) nelle cellule tumorali. Questo, a sua volta, inibisce un processo di degradazione cellulare chiave chiamato autofagia, che è mediato da strutture chiamate autofagosomi. L'interferenza con l'autofagia consente alla chemioterapia di uccidere le cellule tumorali".
Nel modello animale la somministrazione di 3-IAA ha un effetto analogo. Dagli studi emerge che chi ha livelli più alti di questa molecola ha migliore risposta, mentre i livelli bassi sono associati con inefficacia della terapia.
Aggiornamento 18/3/2023
Che effetto ha il consumo di alcol in donne che hanno avuto un tumore al seno? L'alcol è un noto cancerogeno, a qualsiasi quantità. I dati attuali sull'effetto sulla ricorrenza del tumore sono però conflittuali. Una revisione indica aumento del rischio, un'altra afferma che l'effetto di un consumo moderato è improbabile. Per un principio di precauzione forse meglio evitare un consumo abituale.
Aggiornamento 8/4/2023
Nel modello animale un batterio probiotico naturalmente presente nell'intestino, il L. reuteri, trasloca nel melanoma e trasforma il triptofano, un aminoacido essenziale, in indolo-3-aldeide. Questa molecola migliora l'efficacia dell'immunoterapia. La disponibilità del batterio e del triptofano appare quindi un potenziale trattamento complementare per combattere questo pericoloso tumore della pelle.
"La risposta è stata evidenziata anche in modelli murini di adenocarcinoma, fibrosarcoma e cancro al seno, il batterio si è spostato in modo simile ai tumori oltre l'intestino e ha soppresso la crescita del cancro".
"La risposta è stata evidenziata anche in modelli murini di adenocarcinoma, fibrosarcoma e cancro al seno, il batterio si è spostato in modo simile ai tumori oltre l'intestino e ha soppresso la crescita del cancro".
Aggiornamento 12/4/2023
L'attività fisica sembra essere in grado di migliorare la sopravvivenza in persone operate per tumore al colon.
I meccanismi sono per ora solo ipotizzati.
"Ipotesi comuni di meccanismi biologici includono l'eradicazione delle cellule tumorali circolanti e la riduzione degli stimoli all'interno del microambiente ospite che favoriscono la crescita micrometastatica, come l'infiammazione, l'iperinsulinemia e la soppressione immunitaria".
I meccanismi sono per ora solo ipotizzati.
"Ipotesi comuni di meccanismi biologici includono l'eradicazione delle cellule tumorali circolanti e la riduzione degli stimoli all'interno del microambiente ospite che favoriscono la crescita micrometastatica, come l'infiammazione, l'iperinsulinemia e la soppressione immunitaria".
Aggiornamento 5/5/2023
Nelle donne con tumore al seno si può perdere una proteina chiamata NF1 e così il trattamento con alpelisib, un inibitore PI3Kα utilizzato come terapia, perde efficacia. L'aggiunta di N-acetil cisteina, un comune integratore, appare aggirare il problema nel modello animale.
Aggiornamento 8/5/2023
Dagli studi sui modelli preclinici si ipotizza che i potenziali meccanismi possano riguardare l'induzione di enzimi di disintossicazione, la riduzione dell'impatto di agenti cancerogeni e degli stress ambientali, l'inibizione dello stress ossidativo e l'infiammazione durante la fase di promozione tumorale e l'induzione di apoptosi nella fase di progressione.
Aggiornamento 13/5/2023
Chi ha livelli più alti di vitamina D ha una migliore risposta all'immunoterapia nel melanoma avanzato,
"Naturalmente, la vitamina D non è di per sé un farmaco antitumorale, ma i normale livelli sierici sono necessari per il corretto funzionamento del sistema immunitario, compresa la risposta ai farmaci antitumorali come gli inibitori del checkpoint immunitario", ha detto il prof. Galus in un comunicato stampa. «Secondo noi, dopo una conferma opportunamente randomizzata dei nostri risultati, la valutazione dei livelli di vitamina D e la sua integrazione potrebbero essere considerate nella gestione del melanoma».
"Naturalmente, la vitamina D non è di per sé un farmaco antitumorale, ma i normale livelli sierici sono necessari per il corretto funzionamento del sistema immunitario, compresa la risposta ai farmaci antitumorali come gli inibitori del checkpoint immunitario", ha detto il prof. Galus in un comunicato stampa. «Secondo noi, dopo una conferma opportunamente randomizzata dei nostri risultati, la valutazione dei livelli di vitamina D e la sua integrazione potrebbero essere considerate nella gestione del melanoma».
Aggiornamento 17/5/2023
Sorpresa sorpresa… La vitamina D non riduce la mortalità per tumore… ma solo se presa in boli. L'integrazione in microdosi quotidiane invece la riduce del 13% e incrementa la sopravvivenza dell'11%. In realtà anche i boli mensili la riducono ma solo di un non significativo 6%.
"Considerando la probabile sottostima degli effetti della vitamina D3 negli studi attualmente disponibili, non concentrandosi sui soggetti con bassi livelli di 25(OH)D e consentendo l'automedicazione della vitamina D al gruppo di controllo, il rischio quasi trascurabile di eventi avversi derivanti dall'integrazione di vitamina D3 a dosi ragionevoli e costi di trattamento molto bassi, riteniamo che la vitamina D sia un farmaco sottoutilizzato per i malati di cancro e dovrebbe essere considerato per l'uso in aggiunta alla terapia primaria del cancro quando bassi livelli sierici di 25 (OH) D ne giustificano l'uso".
"Considerando la probabile sottostima degli effetti della vitamina D3 negli studi attualmente disponibili, non concentrandosi sui soggetti con bassi livelli di 25(OH)D e consentendo l'automedicazione della vitamina D al gruppo di controllo, il rischio quasi trascurabile di eventi avversi derivanti dall'integrazione di vitamina D3 a dosi ragionevoli e costi di trattamento molto bassi, riteniamo che la vitamina D sia un farmaco sottoutilizzato per i malati di cancro e dovrebbe essere considerato per l'uso in aggiunta alla terapia primaria del cancro quando bassi livelli sierici di 25 (OH) D ne giustificano l'uso".
Aggiornamento 27/9/2023
Qualche novità sullo zenzero.
Somministrato a persone sane, modula i neutrofili in modo da ridurre la loro aggressività eccessiva ed evita la formazione di aggregazioni extracellulari note come "netosi". Questo nel modello animale di autoimmunità riduce gli autoanticorpi e la trombosi. Questo meccanismo ne fa un potenziale trattamento complementare nei confronti delle malattie autoimmuni.
Lo zenzero può inoltre essere efficace contro la nausea, anche in prevenzione (quindi assunto prima di andare in auto per esempio, ma anche per la chemioterapia).
Sostanze presenti come gingeroli e shogaoli interagiscono con i recettori di serotonina e acetilcolina che attivano il riflesso del vomito.
Somministrato a persone sane, modula i neutrofili in modo da ridurre la loro aggressività eccessiva ed evita la formazione di aggregazioni extracellulari note come "netosi". Questo nel modello animale di autoimmunità riduce gli autoanticorpi e la trombosi. Questo meccanismo ne fa un potenziale trattamento complementare nei confronti delle malattie autoimmuni.
Lo zenzero può inoltre essere efficace contro la nausea, anche in prevenzione (quindi assunto prima di andare in auto per esempio, ma anche per la chemioterapia).
Sostanze presenti come gingeroli e shogaoli interagiscono con i recettori di serotonina e acetilcolina che attivano il riflesso del vomito.
Aggiornamento 6/10/2023
L'immunoterapia è un trattamento utilizzato per i tumori. Una dieta ricca in fibre amica del microbiota e i probiotici possono favorirne l'efficacia. Però vengono segnalati anche casi di peggioramento in caso di persone che non si rivolgono ad esperti.
Aggiornamento 7/10/2023
Nel modello animale di tumore epatico i livelli di arginina, un aminoacido non essenziale, sono aumentati. Questo porta alla stimolazione di una proteina, RBM39, che può promuovere il metabolismo tumorale. Meglio non consigliare l'integrazione di questo aminoacido.
Aggiornamento 17/11/2023
Bassi livelli di vitamina D possono aumentare il rischio di neuropatia legata alla chemioterapia nel tumore al seno. I dati sono confermati da studio retrospettivo e dal modello animale.
Aggiornamento 21/11/2023
Ribadita l'importanza dei batteri nelle terapie tumorali
Aggiornamento 25/11/2023
In un lavoro presentato al congresso ESMO - European Society for Medical Oncology , il digiuno breve nelle ore intorno alla chemioterapia, in donne con tumore al seno e senza rischio di malnutrizione, ha migliorato la qualità della vita.
Il trattamento può alleviare gli effetti collaterali comuni della chemioterapia come perdita di appetito, nausea, affaticamento o diarrea.
I ricercatori hanno specificato che "i risultati non devono essere applicati a popolazioni di pazienti al di fuori del cancro al seno o a regimi di trattamento al di fuori di questo studio. E, ha osservato, "deve essere considerato anche come si sente il paziente durante il digiuno di 60-72 ore".
Inoltre "deve essere considerato lo stato nutrizionale dell'individuo. Se un paziente ha scarso appetito e perde peso tra un trattamento e l'altro, il digiuno non deve essere effettuato prima del trattamento successivo".
Il trattamento può alleviare gli effetti collaterali comuni della chemioterapia come perdita di appetito, nausea, affaticamento o diarrea.
I ricercatori hanno specificato che "i risultati non devono essere applicati a popolazioni di pazienti al di fuori del cancro al seno o a regimi di trattamento al di fuori di questo studio. E, ha osservato, "deve essere considerato anche come si sente il paziente durante il digiuno di 60-72 ore".
Inoltre "deve essere considerato lo stato nutrizionale dell'individuo. Se un paziente ha scarso appetito e perde peso tra un trattamento e l'altro, il digiuno non deve essere effettuato prima del trattamento successivo".
Aggiornamento 15/12/2023
Vitamina C e D si sono rivelate utili in uno studio su persone in chemioterapia per leucemia mieloide acuta, riducendo il tasso di eventi avversi.
Aggiornamento 9/2/2024
L'isolamento sociale è legato a maggior rischio di tumore al seno e di ricorrenza tramite stimolo dell'asse corticotropo, del sistema nervoso simpatico e del microbiota intestinale.
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".
Questi fattori interagiscono col sistema immunitario, ostacolando la sua funzione. In particolare inducono infiammazione e alterano il metabolismo cellulare e mitocondriale.
I batteri di persone isolate rilasciano dei metaboliti che inducono infiammazione. Hanno a loro volta un effetto di aumento del cortisolo. Si nota inoltre una riduzione dei loro metaboliti benefici SCFA, dovuta alla deplezione di alcune specie.
"A sostegno di questo punto di vista, un aumento della produzione fecale di SCFA, che può essere ottenuto mediante integrazione con batteri probiotici che producono SCFA o carboidrati fermentabili dal microbioma e può alleviare gli effetti avversi dello stress. È necessario studiare se questa ipotesi si applichi allo stress da isolamento sociale, poiché si sa poco sull’impatto dell’isolamento sociale sul microbioma intestinale".
Aggiornamento 20/2/2024
Gli omega 3 in dose fino a un grammo sono associati a recupero del peso in persone con cachessia neoplastica. In dose superiore a un grammo sono invece associati alla perdita di peso.
Aggiornamento 22/3/2024
Il probiotico Bacteroides fragilis 839 può essere utile per ridurre la tossicità intestinale della chemioterapia in donne con tumore mammario. Le donne trattate hanno avuto una riduzione di vomito, diarrea e nausea. Si è verificata anche una minore riduzione delle difese immunitarie.
Aggiornamento 14/5/2024
La vitamina D nel modello animale stimola l'immunità antitumorale favorendo la crescita di un batterio, Bacteroides fragilis. Questo batterio stimola le cellule intestinali aumentando la protezione immunitaria. In questo modo i topi a cui si trapiantano i tumori sono più resistenti e reagiscono meglio all'immunoterapia.
Sono necessari studi sull'uomo per confermare l'effetto.
Aggiornamento 4/6/2024
Una dieta a prevalenza vegetale appare ridurre la progressione del tumore prostatico.
In uno studio longitudinale, le persone che hanno assunto maggiore quantità di vegetali hanno avuto minore rischio di progressione del tumore alla prostata, in accordo anche con precedenti indagini.
I meccanismi ipotizzati coinvolgono il consumo di "frutta e verdura, che contengono una varietà di sostanze fitochimiche, tra cui antiossidanti e composti antinfiammatori, che hanno dimostrato di proteggere dal cancro alla prostata; gli alimenti vegetali sono anche una fonte di fibre alimentari, che possono favorire la sazietà e regolare la glicemia. Inoltre, gli alimenti di origine animale (compresi carne e latticini) sono stati associati ad una maggiore esposizione a sostanze potenzialmente dannose, come ormoni e ammine eterocicliche. Un elevato consumo di carni rosse e lavorate è stato associato ad un aumento dell'insulina resistenza e di IGF1, che sono stati collegati a un aumento del rischio di cancro alla prostata e potenzialmente alla mortalità. Inoltre, latte e latticini (una fonte primaria di fattore di crescita insulino-simile-1), sono stati associati ad un aumento rischio di cancro alla prostata; il latte intero, in particolare, è stato associato ad un aumento del rischio di recidiva del cancro alla prostata".
La ricerca si conclude con "sebbene siano necessarie ricerche future e la replica dei nostri risultati, questi dati suggeriscono che l'alimentazione prevalentemente vegetale possa essere inversamente associata alla progressione tumorale e sono coerenti con ricerche precedenti che dimostrano l’importanza dei fattori dietetici nella salute e nel benessere generale".
Aggiornamento 28/8/2024
Il miele di Manuka, noto per le sue proprietà antiossidanti e antibatteriche maggiori rispetto agli altri tipi, ha dimostrato nei modelli preclinici di contrastare il tumore al seno positivo agli estrogeni.
"In particolare:
🍯 Il miele di Manuka ha ridotto significativamente la crescita del tumore nei topi con cellule di cancro al seno ER-positive dell’84% senza influenzare le cellule mammarie normali o causare importanti effetti collaterali.
🍯 Concentrazioni più elevate di miele di Manuka hanno portato ad una maggiore riduzione della crescita delle cellule tumorali.
🍯 Il miele di Manuka ha ridotto i livelli delle vie di segnalazione che sono sovraregolate nel cancro, come AMPK/AKT/mTOR e STAT3, che sono coinvolte nella crescita e nella sopravvivenza delle cellule tumorali.
🍯 Il miele di Manuka ha ridotto la proliferazione delle cellule tumorali ma non ha influenzato la crescita delle normali cellule epiteliali mammarie umane, indicando che potrebbe colpire specificamente le cellule tumorali.
🍯 Il miele di Manuka ha indotto l’apoptosi o la morte cellulare delle cellule del cancro al seno.
🍯 Il miele di Manuka migliora l'efficacia dei trattamenti esistenti come il tamoxifene, un farmaco antiestrogeno comunemente usato nella terapia del cancro al seno ER-positivo, se usato insieme".
I ricercatori ipotizzano che uno dei meccanismi d’azione del miele di Manuka sia il blocco dei recettori degli estrogeni, rendendolo potenzialmente efficace come nutraceutico contro il cancro al seno sensibile agli ormoni.
Sono necessari esperimenti sull'essere umano per confermare le interessanti prospettive
Aggiornamento 12/10/2024
I probiotici appaiono utili nel ridurre la mucosite orale associata a chemio e radioterapia. Anche la sicurezza è stata verificata.
Quelli multiceppo sono più efficaci di quelli monoceppo.
I meccanismi coinvolti sono la modulazione delle risposte immunitarie, la riduzione delle citochine proinfiammatorie, il mantenimento della barriera epiteliale, la produzione di agenti antimicrobici, la competizione con i patogeni e l'induzione della secrezione di IgA.
Aggiornamento 20/11/2024
Perché qualcuno vi invita a integrare la glutammina, aminoacido non essenziale, se provoca rilascio di ammonio che va a stimolare la lipogenesi epatica (costruzione di grasso nel fegato) e attiva SREBP, proteina che è anche implicata nella crescita di alcuni tumori?