L'ipertensione arteriosa, o pressione sanguigna elevata, è una condizione che stressa il sistema cardiovascolare ed è probabilmente la prima causa di malattie cardiovascolari ed eventi acuti come infarti e ictus.
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Quello farmacologico dovrebbe essere il primo approccio per l'ipertensione? No, le linee guida prevedono innanzitutto le modifiche dello stile di vita. Qualche medico vi ha prescritto dieta e attività fisica?
Secondo il giornale dei medici americani, JAMA, "la terapia di prima linea per l'ipertensione è la modifica dello stile di vita, consistente in perdita di peso, riduzione di sodio (il sale da cucina notoriamente implicato nella pressione) nella dieta e supplementazione di potassio, dieta sana, attività fisica e consumo limitato di alcol. Quando è necessaria la terapia farmacologica, le terapie di prima scelta sono i diuretici tiazidici, gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina o i bloccanti del recettore dell'angiotensina e i calcio-antagonisti".
Precisa l'articolo: "Gli interventi non farmacologici consolidati per la prevenzione e il trattamento dell'ipertensione sono la perdita di peso, la riduzione del sodio nella dieta, l'aumento dell'assunzione di potassio, il consumo di una dieta sana per il cuore, l'impegno nell'attività fisica e la riduzione del consumo di alcol. Anche se non facile da raggiungere e sostenere, il cambiamento del comportamento è fattibile, specialmente nei pazienti motivati sostenuti da professionisti qualificati con il rinforzo del medico. Ciascuno di questi interventi può ridurre la pressione massima (sistolica) media di circa 5 mmHg negli adulti con ipertensione e di circa 2-3 mmHg negli adulti non ipertesi. Sono possibili maggiori riduzioni della PA in individui con valori iniziali più alti quando gli interventi sullo stile di vita sono combinati. Gli interventi non farmacologici aumentano anche l'abbassamento della pressione arteriosa da parte di agenti farmacologici, anche nei pazienti con ipertensione resistente ai farmaci. Un approccio ragionevole consiste nell'implementare gli interventi che hanno maggiori probabilità di successo, sulla base dei fattori dello stile di vita che sono più subottimali e della disponibilità del paziente ad adottare gli interventi". In pratica si agisce su ciò che non è già stato messo a posto e su quello che il paziente è disposto a variare.
Perdita di peso
"La perdita di peso si ottiene al meglio combinando la riduzione delle calorie e l'attività fisica. L'approccio ideale è graduale e si traduce in una perdita di peso duratura, con un obiettivo di riduzione settimanale di 1-2 kg. Ci si aspetta una riduzione della PAS di circa 1 mm Hg per ogni chilogrammo di peso perso. Tra gli individui con obesità e ipertensione che soddisfano i criteri appropriati (indice di massa corporea >35 e ipertensione scarsamente controllata), la chirurgia bariatrica può indurre una sostanziale perdita di peso e migliorare significativamente la pressione arteriosa".
Assunzione dietetica di sodio e potassio
"Qualsiasi diminuzione dell'assunzione di sodio è utile perché l'associazione tra sodio e riduzione della pressione arteriosa è approssimativamente lineare, con una riduzione di 1000 mg di sodio che risulta in una riduzione della PAS di circa 3 mmHg. Come obiettivo ottimale, i medici possono raccomandare un apporto di sodio inferiore a 1500 mg al giorno. I modelli alimentari associati alla riduzione dell'apporto dietetico di sodio includono il consumo di cibi freschi al posto di quelli sottoposti a processi industriali, la riduzione delle dimensioni delle porzioni, l'evitamento di cibi particolarmente ricchi di sodio, la lettura delle etichette degli alimenti confezionati e preparati, la scelta di condimenti a basso contenuto di sodio e la sostituzione del sodio con l'utilizzo di erbe, spezie o sostituti del sale arricchiti di potassio.
Studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l'integrazione di potassio abbassa significativamente la pressione arteriosa".
I modelli dietetici
"Le diete salutari per il cuore, come la dieta mediterranea e la dieta DASH, consistono in cereali integrali, verdure, legumi, pesce, olio d'oliva, frutta, noci, semi, erbe aromatiche e un consumo moderato di alcol (definito come ≤ 1 drink standard al giorno per le donne e ≤2 per gli uomini)".
Attività fisica
"La maggior parte degli studi clinici che dimostrano un effetto di riduzione della pressione arteriosa dell'attività fisica hanno utilizzato esercizi aerobici come camminata veloce, nuoto, danza o esercizi in palestra. Tuttavia, anche l'esercizio di resistenza dinamica come l'hand grip o lo yoga sono utili. L'esercizio di intensità medio-alta, come la corsa, e l'esercizio aerobico a bassa intensità, come la camminata, possono abbassare la pressione arteriosa. Secondo le prove cliniche, una durata dell'esercizio da 40 a 60 minuti almeno 3 volte a settimana può essere ottimale per l'abbassamento della pressione arteriosa".
Consumo di alcool
"Studi epidemiologici hanno ripetutamente documentato una relazione dose-risposta progressiva, diretta e quantitativa tra il consumo di alcol e il livello di PA, nonché l'incidenza di ipertensione. È ragionevole continuare a consumare piccole quantità di alcol (≤2 drink al giorno per uomini e ≤1 per le donne), ma il consumo di alcol non dovrebbe essere incoraggiato a causa del rischio di incidenti, lesioni e malattie del fegato e della potenziale dipendenza da alcol".
In conclusione vediamo come anche in caso di trattamento farmacologico non si possa prescindere dai buoni comportamenti che lo supportino.
Da non dimenticare che anche la carenza di magnesio gioca un ruolo e aumentare il suo apporto può essere d'aiuto.
Bere 2 o più tazze di caffè al giorno è associato con aumentata mortalità cardiovascolare in persone con ipertensione severa in uno studio giapponese. Questo si rileva in persone con pressione maggiore di 160/100 mmHg, ma non in persone ipertese con valori inferiori. Il tè verde invece non aumenta il rischio anche con pressione elevata.
"È stato dimostrato che il caffè con caffeina, che contiene ingredienti come acido clorogenico e altri composti fenolici, magnesio e trigonellina, abbassa i livelli sierici di colesterolo, migliora la funzione endoteliale e riduce l'infiammazione nelle donne con diabete. Anche i bevitori abituali di caffè possono sviluppare tolleranza alla caffeina, che può ridurre gli effetti avversi della caffeina sugli esiti cardiovascolari. Gli effetti cardiovascolari dannosi della caffeina (ad es. aumento transitorio della pressione arteriosa) sarebbero compensati dagli effetti benefici di questi altri componenti e dalla tolleranza alla caffeina nella popolazione generale. Tuttavia, poiché le persone con ipertensione sono più suscettibili agli effetti della caffeina, gli effetti dannosi della caffeina possono superare i suoi effetti protettivi e aumentare il rischio di mortalità nelle persone con ipertensione grave.
Al contrario, il meccanismo alla base degli effetti benefici del tè verde può essere spiegato dall'effetto dell'epigallocatechina3-gallato, il polifenolo più abbondante nel tè verde. Precedenti studi sugli animali hanno suggerito che l'EGCG può ridurre significativamente i livelli di pressione arteriosa e migliorare la funzione endoteliale nei ratti ipertesi. L'EGCG può anche ridurre lo stress ossidativo, attenuare l'infiammazione e migliorare il profilo lipidico plasmatico. Questi effetti benefici delle catechine del tè verde possono in parte spiegare perché solo il consumo di caffè è stato associato a un aumento del rischio di mortalità nelle persone con ipertensione grave nonostante sia il tè verde che il caffè contengano caffeina".
L'omocisteina alta nel sangue può indurre ipertensione resistente ai farmaci, forse perché danneggia la muscolatura dei vasi e l'endotelio e perché lo stress ossidativo che provoca non permette la produzione di ossido nitrico, determinando vasocostrizione, anche a livello dei vasi cerebrali.
Il prodotto ideale da usare in questi casi dovrebbe contenere metilfolato, N-acetilcisteina e vitamina B6, ma anche metilB12 e vitamina B2 appaiono importanti. Ridurre la pressione significherebbe ridurre il rischio di malattie cardiovascolari come infarto e ictus.
Il microbiota intestinale influenza la pressione sanguigna sia grazie ai suoi metaboliti (SCFA prodotti dalla fermentazione delle fibre) sia metabolizzando i farmaci antipertensivi. Ecco perché alcuni farmaci non funzionano in tutti. Il sodio e i precursori della TMAO (colina, betaina ecc.) stimolano un aumento della pressione. I lattobacilli mitigano lo stimolo del sodio. La presenza di permeabilità intestinale contribuisce all'ipertensione e il sale è un fattore che la peggiora, insieme alla riduzione dello strato di muco legato a una dieta con poche fibre.
La barbabietola è un ortaggio capace di abbassare la pressione grazie alla sua azione sul microbiota e alla produzione di ossido nitrico derivato dai suoi nitrati naturali, che permette il rilassamento dei vasi sanguigni. Anche altri flavonoidi e polifenoli presenti supportano la riduzione della pressione
Il sale in eccesso è noto per il suo effetto sulla pressione sanguigna, favorendo l'ipertensione.
In uno studio svedese è stato evidenziato che, oltre all'effetto sulla pressione, il sale favorisce anche l'aterosclerosi, la formazione della placca ateromatosa che, rompendosi, determina occlusione del vaso e quindi infarti e ictus. L'effetto potrebbe essere dovuto sia all'eventuale pericolosità di livelli di pressione ritenuti normali ma in realtà dannosi, sia a altri effetti come danneggiamento dell'endotelio, indurimento dei vasi, induzione di danno vascolare dovuto allo stress ossidativo. Esiste inoltre un effetto sul sistema immunitario e sull'infiammazione, con coinvolgimento del TGFbeta che riduce il rilassamento dei vasi e modifica le cellule in modo da irrigidirle. "Ogni aumento di 1000 mg dell'escrezione di sodio è stato associato a un aumento del 9% del riscontro con gli ultrasuoni di placca carotidea, un più alto punteggio di calcificazione dell'arteria coronarica (+16%) e un aumento del 17% dell'incidenza di stenosi coronarica".
Con quali meccanismi il sale da cucina (cloruro di sodio) aumenta la pressione sanguigna?
In realtà
ci sono solo ipotesi. Le principali indicano induzione di disfunzione vascolare primaria, di disfunzione primaria del sistema nervoso simpatico e di attivazione immunitaria, forse correlata all'ipertono cutaneo. La ritenzione di sodio è una delle spiegazioni per l'ipertensione responsiva al sale, ma non è valida per tutti. È probabile una componente renale che spiega la ritenzione e l'aumento dei liquidi; in queste persone si è solitamente responsivi ai farmaci diuretici. Vi sono crescenti prove che l'ipertensione sia dovuta anche alla stimolazione del sistema immunitario da parte del sodio.
Il tono vascolare e i liquidi extracellulari sono collegati, ma il meccanismo rimane ancora dubbio.
Quale dieta per ridurre la pressione?
La dieta DASH, simile alla mediterranea, è solitamente l'approccio consigliato. Aumentare il potassio, che si trova in frutta e verdura, riduce sia la pressione che la sensibilità al sale.
"Questa riduzione è probabilmente dovuta in parte agli effetti diretti del potassio sull'endotelio vascolare, possibilmente mediati dall'attivazione di Na+/K+ ATPasi o dai cambiamenti nella deformabilità delle cellule endoteliali e dal rilascio di ossido nitrico".
Una scarsa introduzione di potassio porta all'attivazione di canali che determinano la sensibilità al sale e il riassorbimento del sodio nei reni, che così non viene escreto con le urine e rimane nel corpo, trattenendo liquidi. Invece grazie a una sorta di "interruttore" (switch) sensibile al potassio l'escrezione del sodio con le urine viene attivata.
"Lo switch sembra essere idealmente adattato per i tempi antichi in cui l'introduzione di sodio e potassio era diversa e altalenante: il consumo di sale nella dieta era spesso basso ma i carichi di potassio si verificavano in modo intermittente. Lo switch dà la priorità alla ritenzione di potassio rispetto all'escrezione di sodio, tuttavia non è adatto per una dieta occidentalizzata, caratterizzata da un'assunzione giornaliera ricca di sodio e bassa di potassio. Dal momento che un basso consumo di potassio stimola una condizione che lo faccia risparmiare a scapito dell'aumento del sodio, può stimolare la sensibilità al sale, fornendo una spiegazione del modo in cui il potassio nella dieta mitiga la sensibilità al sale".
Un altro fattore che riduce la pressione è la fibra alimentare, agendo sul microbiota e promuovendo la produzione di SCFA, grassi a catena corta che attivano recettori capaci di modulare il sistema immunitario e ridurre l'infiammazione che può stimolare l'ipertensione. Il sale agisce negativamente sui lattobacilli.
Gli alimenti industriali aumentano il rischio cardiovascolare. Quali sono i meccanismi? "La lavorazione può alterare le caratteristiche nutrizionali (contenuto di macro e micronutrienti), fisiche (struttura degli alimenti) e chimiche (presenza di dolcificanti artificiali, additivi e contaminanti neoformati, indice e carico glicemico) degli alimenti in modi che venga alterata la salubrità. I processi industriali possono anche influenzare i comportamenti alimentari a lungo termine, i segnali di sazietà e i sistemi di ricompensa alimentare".
I meccanismi sono molteplici e hanno un effetto sinergico tra loro: "Le interrelazioni fisiopatologiche alla base dell'aterogenesi e nella progressione delle malattie cardiovascolari sono complesse e coinvolgono molteplici vie. Una costellazione di fattori come la disfunzione metabolica, proinfiammatoria, protrombotica, pro-ossidativa ed endoteliale coesistono e si potenziano a vicenda. Esistono una miriade di sfumature. Ad esempio, vari livelli di alterazioni del metabolismo del glucosio attivano specifici pattern infiammatori, mentre i fattori immunitari interagiscono bidirezionalmente con il microbiota intestinale. Inoltre, la maggior parte dei fattori di rischio cardiovascolare gioca un ruolo nell'innescare la disfunzione e le lesioni endoteliali, oltre a mantenere un ambiente molecolare protrombotico e proinfiammatorio. Attraverso questi fattori e attraverso una complessa rete di meccanismi di feedback molecolari, l'aterogenesi si intensifica e si perpetua, culminando con vari eventi cardiovascolari (CVD)".
Il cibo-spazzatura favorisce in diversi modi l'aumento di peso, per esempio saziando e nutrendo meno e innescando fame e dipendenza di alimenti sempre disponibili. Il tessuto adiposo in eccesso, in particolare viscerale, è un fattore di rischio cardiovascolare.
Essendo ricchi in zuccheri e poveri in fibre, inducono iperglicemia e iperinsulinemia, che "aumentano il rischio di CVD promuovendo l'aumento di peso, l'infiammazione, lo stress ossidativo e la disfunzione endoteliale".
Possono inoltre essere ricchi in sale e poveri in potassio, un mix che induce ipertensione, uno dei principali fattori di rischio.
La povertà di fibre seleziona i batteri infiammatori e favorisce la sintesi di TMAO, metabolita infiammatorio, inducendo permeabilità intestinale. Gli emulsionanti aumentano il potenziale infiammatorio.
Gli alimenti ultraprocessati sono una delle principali fonti di AGEs, sostanze che si formano ad alte temperature e aumentano stress ossidativo e infiammazione.
La presenza di grassi trans e grassi saturi privati della matrice è un fattore che favorisce l'aumento dei lipidi plasmatici.
Questi alimenti sono inoltre fonti di interferenti endocrini come BPA, sostanze che alterano la funzioni ormonali e si trovano nel packaging.
L'articolo si conclude invitando le persone alla consulenza nutrizionale: "La consulenza nutrizionale è la pietra angolare della cardiologia preventiva e dovrebbe tenere conto degli alimenti ultra-elaborati, evidenziando i loro effetti metabolici pervasivi, la disponibilità ubiquitaria e le fonti "nascoste" in una varietà di formulazioni alimentari".
La vitamina C può migliorare l'effetto di rilassamento dei vasi dei nitrati, contrastando la disfunzione endoteliale.
A volte si può soffrire del problema opposto: pressione bassa. Queste le cause secondo il dott. Terranova: farmaci, insufficienza renale o cardiaca ecc.
Alcuni funghi medicinali hanno proprietà positive nei confronti della funzione cardiaca e in particolare nell'ipertensione, ma la loro azione sembra essere utile solo nelle prime fasi della condizione.
Tra i composti attivi troviamo ergosterolo, lovastatina, cordicepina, tocoferoli, chitosano, ergotioneina, acido γ-aminobutirrico, quercetina ed eritadenina.
La presenza di composti potenzialmente tossici ne limita l'impiego.
Quali consigli aiutano ad abbassare la pressione in caso di ipertensione?
1) Consumare 5 porzioni tra frutta e verdura e 2 porzioni di frutta oleosa
2) Fare attività fisica
3) Perdere peso se lo si ha in eccesso
4) Praticare la meditazione e ridurre lo stress
5) Utilizzare alcuni probiotici specifici
6) Limitare il sale ma fare attenzione anche allo zucchero
Quale attività fisica è la migliore per abbassare la pressione alta? Ne parla una ricerca del British Journal of Sports Medicine.
"Le linee guida esistenti, che si basano su ricerche precedenti e non includono dati da nuove forme di esercizio come l'HIIT, tendono a enfatizzare l'allenamento aerobico come la corsa per controllare la pressione sanguigna. Oltre ad aiutare i medici a ottimizzare le raccomandazioni di esercizio individualizzate, le nuove scoperte suggeriscono che potrebbe essere il momento di aggiornare le linee guida sugli esercizi per prevenire e curare l'ipertensione".
"Gli esercizi isometrici, che comportano la contrazione dei muscoli per mantenere il corpo in posizione senza muoversi (per capirci, il famoso plank per esempio) sono i migliori per abbassare la pressione sanguigna a riposo, secondo i risultati di 270 studi clinici randomizzati che hanno coinvolto 15.827 partecipanti. Dopo gli esercizi isometrici, che includono attività come il wall squat, l'allenamento combinato tendeva a ridurre maggiormente la pressione sanguigna, seguito dall'allenamento dinamico di resistenza, dall'esercizio aerobico e dall'allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT)".
La curcumina può essere efficace per abbassare la pressione, in particolare nelle donne e se usata per almeno 3 mesi.
Ridurre il sale in persone con pressione alta può avere un effetto paragonabile a quello di un comune farmaco antipertensivo
Alcuni studi mostrano un potenziale antipertensivo di alcuni funghi medicinali. L'effetto è legato a diversi meccanismi
Ritardare o non seguire una routine nei pasti porta a creare problemi al nucleo soprachiasmatico, il gestore dei ritmi circadiani.
"Il disallineamento circadiano interrompe la regolazione metabolica o l’omeostasi, con conseguente compromissione del controllo del glucosio, aumento dei livelli di insulina, resistenza all’insulina e una risposta al glucosio che imita uno stato prediabetico. In particolare, è stato dimostrato che il consumo tardivo riduce la tolleranza al glucosio e compromette la funzione delle cellule beta pancreatiche nei soggetti portatori della variante a rischio di diabete di tipo 2 MTNR1B. I tempi del consumo di cibo influenzano anche i livelli di pressione sanguigna (BP) e i modelli circadiani. È stato dimostrato che il disallineamento circadiano a breve termine aumenta la pressione arteriosa modulando il sistema nervoso autonomo, riducendo l’attività simpatica e aumentando l’attività parasimpatica. Il disallineamento circadiano diminuisce anche la secrezione di melatonina, che è nota per abbassare la pressione arteriosa. Inoltre, modelli di alimentazione ritardati e irregolari sono associati a livelli più alti di proteina C-reattiva (CRP), un marcatore di infiammazione sistemica legata a pressione alta e altre complicanze cardiovascolari".
Invertire di 12 ore i normali ritmi alimentari porta a sopprimere la leptina e aumentare la grelina, aumentando l'appetito.
In generale "gli studi osservazionali e di intervento suggeriscono che modelli di timing alimentare più precoci (quando si mangia presto) e più regolari possono promuovere la salute cardiometabolica, ma rimangono molte lacune di conoscenza da colmare prima che questi aspetti della crononutrizione possano essere formalmente integrati nelle linee guida e negli approcci di sanità pubblica per la prevenzione delle malattie croniche", ma l'integrazione della crononutrizione nelle linee guida per la popolazione potrebbe portare a vantaggi salutistici non indifferenti.
In un esperimento durato 5 anni, persone con ipertensione in terapia e segni di danno renale sono state suddivise in 3 gruppi. Il primo assumeva tanta frutta e verdura, il secondo bicarbonato di sodio, il terzo una dieta normale e terapia farmacologica standard. Dopo 5 anni si è verificato l'impatto sulla funzionalità renale e la pressione.
Il primo gruppo ha avuto miglioramento della pressione (riducendo i farmaci) e mantenimento della funzionalità renale. Nel secondo la funzionalità renale non è peggiorata ma la pressione non si è ridotta. Il terzo ha avuto progressione della malattia renale, verificata da un innalzamento del rapporto albumina/creatinina nelle urine. Vegetali e bicarbonato hanno l'effetto di ridurre la produzione di acidi che danneggiano il rene, ma il sodio del bicarbonato non permette di far scendere la pressione (pur non aumentandola).
Gli autori concludono scrivendo: "Lo studio supporta la misurazione di routine dell’albuminuria nei pazienti con ipertensione primaria e l’uso di frutta e verdura come base, e non aggiuntiva, alla gestione farmacologica", ritenendo quindi l'uso di frutta e verdura come un farmaco da utilizzare in caso di pressione alta e prevenzione del danno renale, riducendo anche il rischio cardiovascolare.
Esistono diversi farmaci per l'ipertensione e a prescriverli è di solito il cardiologo.
Agiscono su diversi target e quindi hanno meccanismo d'azione differente, però spesso glicemia alta e ipertensione sono presenti insieme (nella sindrome metabolica per esempio).
"Gli α-bloccanti, i β-bloccanti vasodilatatori, gli ACE inibitori, i bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB) e i calcio-antagonisti (CCB) possono aumentare la secrezione di insulina e migliorare la sensibilità all’insulina, mentre i β-bloccanti non vasodilatatori riducono il rilascio di insulina e aumentano la resistenza all’insulina. I diuretici tiazidici e gli antagonisti dei recettori dei mineralcorticoidi aumentano la resistenza all'insulina, mentre i farmaci antipertensivi centrali possono migliorare la sensibilità all'insulina. Per i pazienti ipertesi con ridotta tolleranza al glucosio o addirittura diabete, gli α-bloccanti, i β-bloccanti vasodilatatori, gli ACE inibitori/ARB e i CCB possono essere opzioni migliori perché migliorano il metabolismo del glucosio. […]
Ogni farmaco antipertensivo dovrebbe essere selezionato considerando i suoi benefici e le reazioni avverse. In questo articolo abbiamo esaminato i diversi meccanismi d'azione di vari farmaci antipertensivi sul metabolismo del glucosio. I risultati suggeriscono che i medici dovrebbero adattare i farmaci al singolo individuo, concentrandosi sul metabolismo anomalo del glucosio causato dai farmaci, monitorando al tempo stesso la pressione sanguigna. Poiché gli effetti dei diversi farmaci antipertensivi sul metabolismo del glucosio e i meccanismi specifici sono ancora controversi, saranno necessari ulteriori studi per chiarire questo aspetto in futuro."
L'ipertensione, la pressione alta, è uno stress per il corpo.
Le conseguenze sono danni per il sistema cardiocircolatorio e gli organi strettamente legati, come cuore, occhi, reni e cervello.
Tra le cause ambientali, il sonno alterato, l'inquinamento atmosferico e acustico, bullismo e violenza, alimentazione (soprattutto troppo sodio e poco potassio), sovrappeso, uso di alcolici.
La maggior parte del sodio è assunta in maniera discrezionale (aggiunta) o presente negli alimenti industriali. Il potassio invece si trova soprattutto in frutta e verdura o il suo apporto può essere aumentato usando il sale arricchito in potassio.
Il dimagrimento tramite dieta e attività fisica favorisce un abbassamento della pressione.
Il caffè non è associato con rischio di ipertensione nella popolazione generale, mentre energy drink, bibite zuccherate e fumo lo aumentano.
Insieme alla gestione farmacologica, il miglioramento dello stile di vita (compreso l'approccio sociale, insieme ad alimentazione e movimento) è un approccio fondamentale per controllare la pressione.