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giovedì 30 gennaio 2014

(Forse) L'ormone più importante che abbiamo


La leptina viene rilasciata proporzionalmente alla quantità di grasso corporeo e, come tutti gli ormoni, è un arma a doppio taglio perché agisce correttamente in un "range", cioè quando non è né troppo alta né troppo bassa.
Quando è elevata nel sangue, agisce infatti come fattore infiammatorio, cioè stimola l'aggressività dei globuli bianchi, e questo è uno dei motivi per cui le persone sovrappeso hanno un alto tasso di malattie autoimmuni e a carattere flogistico. Viene stimolata anche l'aggregazione delle piastrine, aumentando quindi il rischio di malattie cardiovascolari.
Anche il diabete di tipo II, quello che insorge in età avanzata (ma in realtà l'età media si sta sempre più abbassando, e spesso colpisce pure i bambini, almeno nella sua forma iniziale di insulino-resistenza), è, in ultima analisi, una malattia essenzialmente infiammatoria, e dovuta ad una alterazione del segnale leptinico
Per questo, qualunque fattore antiinfiammatorio e antiossidante è in grado di migliorare (lievemente) queste condizioni, compreso la semplice aspirina, i polifenoli, le spezie, l'acido alfa-lipoico ecc.
I glitazoni, farmaci che hanno fatto più morti che guariti, agiscono riducendo il grasso viscerale ma aumentando quello sottocutaneo, tant'è che le persone ingrassano ma la loro glicemia si riduce. Sul lungo periodo però, la leptina circolante è più elevata, e questo è un fattore proinfiammatorio che aumenta comunque il rischio cardiovascolare.
Altri esempi di malattie ad eziopatogenesi infiammatoria sono l'aterosclerosi, i tumori, l'Alzheimer.
Possiamo riassumere affermando che le calorie di troppo sono un fattore infiammatorio, mediante la leptina, ma, insieme alle calorie, consideriamo pure la presenza di cibo spazzatura che ne altera la funzionalità. 
Quando invece non introduciamo abbastanza calorie, la leptina si abbassa. Questo succede perché siamo a dieta ipocalorica, o perché non stiamo mangiando per altri motivi (anoressia, malattia che ci costringe a letto, ferite che non ci consentono di procurarci cibo). La situazione viene vista dall'ipotalamo come condizione di carestia e il metabolismo rallenta; inoltre lo stato infiammatorio si riduce. Le difese immunitarie si abbassano e ci si ammala molto facilmente. Alle donne sparisce il ciclo: in condizioni di carestia non potrebbero affrontare una gravidanza.


http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1087185/



Qualcuno dirà che alcune di queste sono condizioni "non comuni" ai giorni nostri. Ma ogni reazione del nostro corpo deve essere sempre vista in chiave evolutiva, come se fossimo i cacciatori-raccoglitori di migliaia di anni fa, poiché geneticamente siamo ancora uguali a quegli uomini. I nutrizionisti che non si arrendono a questa visione sono destinati solo a fare danni.

Come accennavo prima, la dieta ipocalorica taglia l'infiammazione, perché riduce sensibilmente la leptina circolante: le malattie a carattere infiammatorio o autoimmune hanno perciò un miglioramento.
E per questo la prima cosa che dicono i diabetologi (o altri) è: dimagrendo anche solo del 5% la condizione iperglicemica del diabetico migliora.
Questo è riportato pure nelle linee guida Ligio99 (o 2012, tanto in 13 anni non le hanno praticamente aggiornate), che invitano a ridurre le calorie quotidiane.
Sfortunatamente questo tipo di atteggiamento "eccita" tutti quei meccanismi che ci portano a riprendere i kg persi, il cosiddetto "weight regain mode" (modalità di recupero del peso). Questi meccanismi permettevano infatti ai nostri antenati di superare senza crepare i periodi di carestia, nonché quelli di malattia durante il quale non potevano procurarsi cibo. Si ritorna così a mangiare come prima, perché si ha più fame, semplicemente perché non si può stare tutta la vita a mangiare 1200 calorie al giorno, nonostante quello che sostengono certi luminari, e gli adipociti molto volentieri (ri)accolgono i grassi tra le loro membrane.
Nel mentre si è persa molta massa magra (il muscolo) che rappresenta la massa metabolicamente attiva del corpo, e si fatica a recuperarla. I movimenti involontari (non exercise activity theromogenesis) si riducono. Il risultato è che il metabolismo è più lento di prima.


Dulloo et al Dieting and obesity predisposition



E la glicemia come va?
Quando si recupera il peso perso, la leptina torna inoltre ai livelli precedenti (ma ancora meno oltrepassa la barriera ematoencefalica), e così lo stato infiammatorio e il suo stimolo all'insulino-resistenza, la condizione del diabetico che rende inefficace l'insulina.
Essendo la massa magra uno dei "tamponi" della glicemia, cioè uno dei tessuti che concorrono alla sua gestione (e soprattutto al consumo del glucosio), la si può ritrovare più alta di prima, tant'è che un recente lavoro ha dimostrato che non vi è una riduzione delle malattie cardiovascolari nei diabetici che erano dimagriti.
Il miglioramento della glicemia era quindi solo momentaneo.



http://morethanmediocrity.wordpress.com/


In futuro, grazie anche ad un ricercatore italiano e ai suoi studi sulla leptina, Roberto Coppari, i diabetici (persino quelli di tipo I!) potranno fare a meno dell'insulina.
Nel mentre, cominciamo a mangiare correttamente, evitando il cibo spazzatura (tutto ciò che è raffinato e industriale), facendo una buona colazione, senza esagerare con nessun alimento. E senza far mancare l'attività fisica!
Aggiornamento 23/3/2016

Le donne soffrono di malattie autoimmuni più frequentemente anche a causa dei più alti livelli di leptina (normalmente le donne hanno più grasso e quindi più leptina), ma anche a causa del malfunzionamento del recettore per gli estrogeni

Aggiornamento 23/9/2016

I cibi antinfiammatori secondo la Cleveland Clinic.

Aggiornamento 23/11/2016

L'eccesso di leptina, insieme ad altre adipochine, è responsabile, oltre al carico meccanico, della degenerazione intervertebrale nelle persone sovrappeso.

La leptina come marker di rischio cardiovascolare, anche negli obesi apparentemente sani.

Aggiornamento 23/12/2016

Cosa succede se nell'intestino manca una proteina, ZG16, che tiene lontani i batteri dalla mucosa? I batteri entrano nel sangue, creano infiammazione e il topo ingrassa e si ammala di diabete. Finché persiste la condizione infiammatoria non è possibile né dimagrire né guarire dal diabete. Sistema immunitario e omeostasi energetica sono solidamente legati.
L'importante ruolo del GLP1 nell'attivazione del metabolismo, mediante l'attivazione di AMPK e condivisione delle vie dell'irisina.
Questo accade anche con le cellule iNKT, che fanno parte del sistema immunitario, che rispondono a GLP1 rilasciando FGF21. Quest'ultima molecola stimola la trasformazione del grasso bianco in bruno

Aggiornamento 12/1/2017

La leptina è un crocevia tra metabolismo, immunità e infiammazione: la sua alterazione porta ai problemi di autoimmunità, peso, diabete ecc

Aggiornamento 18/1/2017

L'infiammazione è il miglior "amico" dell'invecchiamento. Più dura, più va avanti il processo di aging, e ognuno deve trovare la dieta per sé che non lo faccia infiammare.

Aggiornamento 18/2/2017

La leptina in eccesso aumenta la permeabilità intestinale e tutto ciò che ne consegue.

Aggiornamento 25/2/2017

Perché quando c'è insulino-resistenza è così difficile dimagrire e mettere muscolo? Perché si determina un restringimento del flusso di sangue verso i muscoli. Così i nutrienti vengono diretti al tessuto adiposo e prevalentemente "messi da parte" per i momenti di difficoltà. Questo meccanismo, che ci ha permesso di sopravvivere alle carestie e all'impossibilità di procurare cibo, oggi, quando sussiste per un tempo prolungato, determina il diabete di tipo 2

Aggiornamento 26/2/2017

Interessante articolo di Arianna Rossoni sulla dieta antinfiammatoria.

Aggiornamento 10/3/2017

Nel modello animale una molecola presente nei cavoli, il sulforafano, attenua l'infiammazione, aumenta il dispendio energetico e gli adipociti bruni, migliora la flora intestinale. Riducendo così l'aumento di peso con una dieta ad alto contenuto di grassi

Aggiornamento 12/3/2017

Nel modello animale l'iniezione di FGF1 direttamente nel cervello porta alla guarigione per lungo tempo dal diabete: questo perché alcune cellule, i taniciti, possono influenzare direttamente l'omeostasi glucidica

Aggiornamento 21/3/2017

Oltre alla leptina, anche l'uridina, rilasciata dal fegato dopo che mangiamo ma dal tessuto adiposo lontano dai pasti, contribuisce al mantenimento della composizione corporea, e la sua alterazione è osservabile nei diabetici e sovrappeso.

Aggiornamento 27/3/2017

Tutte le info sulla leptina offerte da Authoritynutrition.com

Aggiornamento 30/4/2017

Hai il diabete e scarsa massa muscolare? Camminare è quasi inutile.

Prima fatti i muscoli con i pesi e poi potrai migliorare i tuoi fattori di rischio cardiovascolare
Aggiornamento 2/5/2017
I principali stimolatori dell'invecchiamento sono l'infiammazione, la flora alterata e la permeabilità intestinale.
Queste condizioni peggiorano con l'età, creando un circolo vizioso, ma si possono gestire utilizzando cibo vero ed evitando quello industriale.
Aggiornamento 12/5/2017

12 modi per
migliorare la resistenza leptinica
Aggiornamento 31/5/2017

L'importanza dell'ipotalamo nel controllo della glicemia

Aggiornamento 6/7/2017

L'alimentazione infiammatoria (cibi raffinati e industriali) aumenta il rischio di aumento di peso sia ne sani che nei malati
Aggiornamento 2/8/2017

Cercate di fare sempre pace col vostro partner prima di andare a dormire. Litigare e la mancanza di sonno costituiscono un uno-due micidiale che alza il livello infiammatorio mediante una risposta stressogena

Aggiornamento 6/8/2017

L'infiammazione della microglia (tessuto di sostegno al cervello) determina la suscettibilità all'obesità nei topi
Scrive il collega Francesco Astolfi "Se ingrassiamo per il troppo mangiare, la colpa potrebbe essere della neuroglia, cellule del sistema immunitario residenti nel cervello. Secondo uno studio appena pubblicato su Cell Metabolism 

sarebbero le cellule microgliali presenti nell’ipotalamo le responsabili dell’aumento di peso La regione medio-basale dell’ipotalamo contiene alcuni neuroni specializzati nella regolazione dell’assunzione di cibo e del consumo energetico. Normalmente questa regione cerca di bilanciare il numero di calorie ingerite, con il fabbisogno energetico necessario per mantenere un peso normale."

Aggiornamento 24/9/2017
Perché non possiamo considerare le persone sovrappeso come persone normali con qualche kg in più?
Chi è sovrappeso ha alterazione delle vie neuronali che gestiscono fame e sazietà, e questo rende difficile per loro tornare al normopeso nel lungo termine e dire di no al cibo, in particolare quello "confortevole"
Ottimo articolo su leptina e gestione della composizione corporea, cibo, dipendenza e palatabilità: "al tuo cervello piace il cibo spazzatura, ma al tuo corpo no!"

Aggiornamento 14/11/2017

Una review sull'importanza della dieta antinfiammatoria nel diabete/sindrome metabolica: viene sottolineata l'importanza dei prodotti non raffinati, in particolare olio extravergine, utili per la loro ricchezza di polifenoli e antiossidanti.
Anche l'olio di pesce ha effetti discreti. Alcune vitamine (C, D, E) possono essere supplementate con discreti effetti antinfiammatori.
Tra i cibi, l'aglio e altri vegetali ricchi in zolfo (cavoli ecc) appaiono ridurre l'infiammazione.

Aggiornamento 22/12/2017

Un gruppo di ricercatori olandese ha messo in evidenza che il livello infiammatorio della dieta stimola il recupero del peso perso, al di là dei macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati) e delle calorie. 
Nello studio chi ha usato cibi associati ad infiammazione ha recuperato molto più peso di chi ha usato cibi non infiammatori, anche tenendo conto dell'attività fisica.

Aggiornamento 17/1/2018
I trigliceridi inducono direttamente resistenza leptinica, e sono spesso aumentati da un eccesso di carboidrati da fonti raffinate.

Aggiornamento 7/2/2018

Una nuova review elenca le alterazioni cellulari che coinvolgono il segnale leptinico: infiammazione e gliosi ipotalamica, stress del reticolo endoplasmatico. Queste alterazioni non permettono un corretto funzionamento della leptina e delle sue azioni correlate.

Aggiornamento 27/4/2018

I trigliceridi oltrepassano la barriera ematoencefalica inducendo insulino e leptino-resistenza, peggiorando il consumo di energia e il metabolismo.
Aggiornamento 31/8/2018

Una testimonianza secondo cui perdere troppo grasso porta ad un effetto negativo sugli ormoni dell'asse riproduttivo (ipotalamo-ipofisi-gonadi, GnRH-LH/FSH-testosterone). Questo è probabilmente dovuto alla caduta della leptina, sia per lo scarso introito calorico che chi fa digiuni per "definirsi" pratica sia al basso livello di grasso raggiunto, che in termini evolutivi indica un pericolo e quindi necessità di sopravvivere e non certo di riprodursi





Aggiornamento 1/9/2018

La resistenza leptinica è data, tra le altre cose, dall'attivazione dell'enzima MMP2, in risposta all'aumentato grasso corporeo. Questo enzima "rompe" (cleavage) il recettore per la leptina ipotalamico, rendendolo meno attivo, e rompendo quel circolo virtuoso che porta la leptina ad attivare la spesa energetica e ridurre l'appetito. Ancora una volta più si ingrassa e più si ingrasserà

Aggiornamento 2/9/2018
L'insulina aumenta l'aggressività del sistema immunitario, in particolare contro i virus. Ad essere stimolate sembrano le cellule T, una classe di linfociti (globuli bianchi), che grazie all'insulina aumenta la sua vitalità aumentando la produzione di energia e così la produzione di anticorpi.
Questa può essere una buona notizia per chi ha un'infezione, ma un'arma a doppio taglio in altre condizioni in cui l'insulina è alta o il sistema immunitario alterato.
Infatti spesso notiamo che usare una dieta che riduca l'insulina migliori le condizioni infiammatorie come malattie autoimmuni, diabete ecc
Aggiornamento 7/9/2018

I tumori sono dipendenti dallo zucchero, e privandoli di questo nutriente li si fa morire. Spesso capita di leggere questo. Ma lo zucchero da cui dipendono non è il saccarosio (zucchero da tavola) che utilizziamo, ma il glucosio presente nel sangue (glicemia), che deriva dallo zucchero alimentare, dalle fonti di carboidrati (cereali, patate, ecc), dalle proteine che possono essere trasformate in glucosio (gluconeogenesi) e dai grassi che possono favorire l'insulinoresistenza e quindi determinare una glicemia alta. Quindi genericamente dagli eccessi di nutrienti, e non solo dallo zucchero. Inoltre alcuni tumori sono dipendenti invece da glutammina, acetato, lattato, acidi grassi. Tuttavia "Un aumentato metabolismo dello zucchero (glicolisi) può avviare cambiamenti maligni nelle cellule non maligne e la glicolisi mediata dalle proteine regolatrici HBP, GAPDH, EPAC e RAP1 sostiene fenotipi maligni in cellule maligne" Quindi per sfavorire sia la formazione che la proliferazione dei tumori è necessario tenere bassa la glicemia non (solo) riducendo lo zucchero alimentare, ma mangiando correttamente e muovendosi.

Aggiornamento 12/9/2018

Un ulteriore studio conferma che in chi abbia problemi di glicemia può essere conveniente iniziare il pasto con la fonte proteica o ancora meglio con un'insalata. In questo modo si riducono le glicemie post prandiali e il rilascio di insulina

Aggiornamento 1/12/2018

Da un articolo del prof Ludwig.

Si sa dagli anni 50 del secolo scorso che chi si mette a dieta va a riprendere peso. E questo dipende soprattutto dal fatto che il metabolismo cambia. Non è solo una questione di volontà: nella battaglia tra volontà e metabolismo, il secondo vince.
La spiegazione può essere data dal modello carboidrati-insulina, al di là del dispendio calorico: lo studio effettuato in random ha dimostrato come le persone che hanno utilizzato una dieta low carb dimagrivano meglio e avevano maggiore dispendio energetico. E questo è durato 3 anni.
Infatti "Secondo l'ultimo studio del prof Ludwig, sostenitore del modello carboidrati-insulina, a parità di calorie le persone con dieta lowcarb hanno maggiore spesa energetica, specie se hanno insulina alta.
La grelina, ormone della fame e del risparmio energetico, e la leptina, ormone che aumenta nel sovrappeso e non funziona più correttamente nello stimolare la spesa energetica, si sono ridotti.
L'effetto di "vantaggio metabolico" si è mantenuto nel tempo, mettendo in evidenza che le calorie da carboidrati fanno ingrassare (o meglio sono più legate all'aumento di peso) più di quelle da grassi, nonostante il calo fisiologico della spesa energetica sia comunque presente."

Ludwig accusa inoltre il suo "rivale" KD Hall di aver falsificato i dati nella sua revisione del modello, perché si continui a sostenere che tutte le calorie sono uguali.

Aggiornamento 23/6/2019
L'ipoleptinemia (leptina bassa) che si ha in seguito a una dieta ipocalorica stimola l'asse corticotropo (cortisolo) per stimolare la fame.
Aggiornamento 24/6/2019

La leptina regola il grasso epatico (lipogenesi, trasporto all'esterno e conseguente steatosi) attraverso l'ipotalamo e la stimolazione del nervo vago.
Aggiornamento 11/7/2019

Non rispettare gli orari fisiologici dei cicli sonno-veglia altera i segnali di insulina e leptina, due ormoni cruciali per il mantenimento del peso corretto e della composizione corporea.
Aggiornamento 24/7/2019

Il cervello gestisce la glicemia in coordinazione col pancreas.

Aggiornamento 13/8/2019
GIP, il peptide gastrointestinale, è fondamentale per la resistenza leptinica. Se questo ormone è rilasciato in maniera elevata, l'iperalimentazione farà ingrassare più facilmente.
Aggiornamento 27/10/2019
Secondo una revisione degli studi, il digiuno intermittente "migliora significativamente il controllo glicemico e la resistenza all'insulina con una riduzione del peso, del livello di leptina e un aumento della concentrazione di adiponectina nella popolazione generale senza malattia metabolica cronica" rispetto alla semplice restrizione calorica.
È importante notare inoltre l'importanza del "timing": infatti saltare la colazione è associato ad aumento degli ormoni dello stress, condizione che può aumentare la perdita di massa magra e il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 4/11/2019

Il peso corporeo è regolato da un complesso sistema neuro-ormonale. "In sostanza, i segnali coinvolti nella regolazione omeostatica dell'assunzione di cibo, del bilancio energetico e del peso corporeo sono integrati centralmente nel nucleo arcuato dell'ipotalamo, nel tronco cerebrale caudale e in parti della corteccia e del sistema limbico". La spesa energetica viene adattata all'introduzione di cibo.

È stato suggerito che, piuttosto che qualcosa di "sbagliato" nel controllo omeostatico dell'assunzione di cibo, il sistema non è sufficientemente calibrato per far fronte a cambiamenti ambientali radicali e, quindi, "sopraffatto" in modo che il sistema edonistico diventa una forza trainante per spingere al consumo eccessivo.
I grassi saturi sono un esempio di nutriente che infiamma l'ipotalamo e ne altera la funzione.
In particolare il sistema si attiva per favorire il recupero del peso perso in seguito a restrizione calorica, aumentando l'appetito, riducendo la sazietà e il consumo energetico.

In questo modo solo una dieta "amica" dell'ipotalamo, che riduca l'infiammazione e favorisca la sazietà, senza stimolare le vie edonistiche, può avere successo nel lungo termine. Decidere di dimagrire sul lungo termine è come decidere per quanto trattenere il fiato o quando far battere il cuore.

In tabella i fattori ambientali che favoriscono l'aumento di peso.

Aggiornamento 10/12/2019
Un recettore per gli oppiodi (tipo K) si attiva durante la restrizione calorica e riduce la spesa energetica fatta per dissipare calore. Questo fa risparmiare energia ma facilita il recupero del peso. Bloccarlo farmacologicamente potrebbe essere un modo per facilitare la perdita di peso.
Aggiornamento 25/1/2020
La luce solare attiva una proteina, detta OPN3, presente degli adipociti sottocutanei dei topi, e attiva la lipolisi e il browning (trasformazione degli adipociti bianchi in bruni termogenici). Togliendo questa via, i topi consumano meno e tendono ad ingrassare e avere sindrome metabolica
"Se la via luce-OPN3-adipociti esiste nell'uomo, ci sono potenzialmente ampie implicazioni per la salute umana. Il nostro stile di vita moderno ci sottopone a spettri di illuminazione innaturali, esposizione alla luce di notte, lavoro a turni e jet lag, che provocano alterazioni metaboliche. Sulla base dei risultati attuali, è possibile che un'insufficiente stimolazione di OPN3 con la luce naturale sia parte di una spiegazione per la prevalenza di alterazioni metaboliche nelle nazioni industrializzate in cui l'illuminazione innaturale è diventata la norma".
Aggiornamento 3/3/2020
A volte le persone si fissano sul mangiare poco, mandando ancora più in basso il metabolismo. Pensando di dimagrire di più, fanno un danno e sabotano la loro dieta, perché la fame conseguente li spingerà a mangiare più di prima. Può quindi essere conveniente mangiare di più, e contemporaneamente fare più sport, rispetto a una dieta restrittiva con poca attività fisica. Lo ha messo in evidenza una tesi di dottorato in cui un più alto "flusso energetico" ha permesso di avere meno fame e aumentare il RMR, il consumo energetico a riposo, garantendo un dimagrimento simile ma con meno sforzo, e facilitando il mantenimento del peso perso.
Aggiornamento 17/3/2020
La cellula ha un organello al suo interno che si chiama reticolo endoplasmatico (ER). Il suo principale compito è quello di sintetizzare proteine, tramite i ribosomi. L'obesità e il diabete sono caratterizzati da una condizione di stress cellulare che si manifesta come stress del ER, e porta alla produzione di proteine difettose (aberranti) che non vengono corrette. Ecco perché queste persone non possono essere considerate normali dal punto di vista metabolico. Inoltre nei topi (e presumibilmente anche nell'uomo) una madre obesa fa nascere figli che hanno già stress del RE e sono quindi molto proni a ingrassare e avere il diabete, consumando poche calorie e essendo sempre affamati. Questo perché il loro ipotalamo è alterato. Tra i principali responsabili di questo meccanismo ci sono i grassi saturi, mentre il TUDCA (acido biliare), già utilizzato come farmaco per malattie neurodegenerative e problemi epatici, sembra ripristinare la corretta funzione ipotalamica e potrebbe essere usato in futuro come farmaco antiobesità.
Aggiornamento 1/4/2020
Scoperti i neuroni che vengono attivati dalla leptina nell'ipotalamo e attivano il consumo calorico a livello del tessuto adiposo bruno per mezzo del sistema nervoso simpatico
Aggiornamento 18/4/2020


Se possibile, sarebbe bene praticare attività fisica in gravidanza. Infatti questo porta al rilascio di apelina, una "miokina" che aumenta il grasso bruno nella prole e conferisce un metabolismo più attivo e protezione da obesità e diabete. "Lo stile di vita sedentario delle donne durante la gravidanza può contribuire all'epidemia di obesità nelle società moderne e il sistema "apelinergico" è un potenziale obiettivo per ottimizzare la salute metabolica della prole nata da madri con lo stile di vita sedentario".

Aggiornamento 23/5/2020

Scoperta la variante di un gene, chiamato Alk (anaplastic lymphoma kinase) che conferisce protezione dall'obesità, e lo fa stimolando il nucleo paraventricolare dell'ipotalamo, in modo da mantenere alto il dispendio energetico, la sensibilità leptinica, attivo il sistema nervoso simpatico, la lipolisi e la produzione di calore negli adipociti. "A differenza dei pazienti con anoressia nervosa, una malattia strettamente legata a fenotipi psichiatrici, individui magri ma metabolicamente sani spesso hanno il desiderio di  ingrassare, hanno un normale apporto di cibo e fanno molti spuntini, indicando che hanno un basso peso per ragioni metaboliche e non per mancanza di appetito "edonico". Queste persone hanno una regolazione ipotalamica per avere un peso inferiore, con adipociti piccoli, più mitocondri e maggiore ossidazione dei grassi. Allo stesso modo il gene Alk attiva l'ipotalamo, mantenendo attiva l'ossidazione dei grassi e rallentando l'accumulo di grasso. "In ultima analisi, questo porta a riduzione dell'efficienza alimentare e miglioramento della spesa energetica, indipendentemente dall'attività circadiana". Inibire farmacologicamente questo gene porterebbe a dimagrimento anche in persone con forte obesità e resistenza leptinica.
Aggiornamento 30/5/2020
La dieta lowcarb può aumentare la spesa energetica in persone dimagrite, sia a riposo che nell'attività fisica. In particolare "ridotte concentrazioni di insulina e grelina possono aumentare il dispendio energetico, in parte attraverso l'attivazione dell'attività del tessuto adiposo bruno", mente il glucagone attraverso altre vie. Anche la sensibilità leptinica migliora, fattore associato con un minor rischio di recupero del peso. L'effetto è stimabile tra le 200 e le 300kcal al giorno o 50Kcal ogni 10% di riduzione dei carboidrati


Come la bioenergetica può spiegare la predisposizione alle malattie renali in base alla disponibiità di cibo in gravidanza

Aggiornamento 28/7/2020

È probabile che esista un fattore ormonale, ancora da individuare, che permette alle persone di non ingrassare, ossia rendere per loro più difficile l'aumento di peso perché riescono a ossidare il surplus calorico anziché accumularlo. L'osservazione che alcune persone (o anche negli animali) resistano all'aumento di peso nonostante siano inserite in un ambiente obesogeno rende molto alta tale probabilità
Aggiornamento 17/10/2020

L'antica nozione, sempre ritenuta solamente aneddotica, secondo cui gli zuccheri attivassero comportamenti violenti, impulsivi, aggressivi, ridotta concentrazione ecc, in particolare nei bambini con ADHD, ha oggi basi più solide. Come spesso accade, è coinvolto il sistema energetico dei mitocondri. "Presentiamo le prove che il fruttosio, abbassando l'energia nelle cellule, innesca una risposta (di ricerca) di foraggiamento simile a quella che si verifica durante la fame", ha detto l'autore principale Richard Johnson, MD, professore presso la University of Colorado School of Medicine nel CU Anschutz Medical Campus. Per motivi evolutivi di sopravvivenza infatti, essere a corto di cibo ci spinge a essere più aggressivi. In natura le uniche fonti di fruttosio sono frutta e miele, ma le quantità necessarie per innescare i comportamenti sono raggiunte solo con i prodotti contenenti HFCS industriale o zucchero aggiunto. Il fruttosio in questo modo altera la capacità mitocondriale di produrre energia, favorendo la produzione endogena di grasso (lipogenesi), riducendo l'ossidazione dei grassi e lasciando le cellule a corto di energia e incoraggiando così un comportamento aggressivo, esplorativo e impulsivo che aiutava i nostri antenati a sopravvivere alla carenza di cibo. Anche l'acido urico derivato dal fruttosio sembra implicato nei comportamenti maniacali, depressivi e impulsivi. Alcune forme di recettore della dopamina possono rendere le persone più predisposte per questi problemi, insieme alla resistenza leptinica.
Aggiornamento 13/11/2020

Un post che spiega le motivazioni termodinamiche, ormonali e psicologiche che rendono difficile la perdita di peso
Aggiornamento 8/12/2020

Lo stress ossidativo e i ROS possono favorire la dipendenza da cibo, e in questo modo l’introduzione di cibi privi del loro contenuto antiossidante può facilitare le alterazioni ormonali (riduzione della leptina, aumento della grelina, e alterazione dei loro segnali) che predispongono per l’aumento di peso o facilitano il loro recupero in seguito a dieta ipocalorica. Anche per questo per mantenere una perdita di peso le calorie non sono tutte uguali, e avere un'alimentazione con prevalenza di cibi non processati aumenta la probabilità di successo

Aggiornamento 20/12/2020

È normale che una persona non risponda a esercizio fisico e dieta e non dimagrisca? Una decina di anni fa si scriveva che alcune "variabili non hanno un supporto empirico diretto nell'impedire la perdita di peso. Tuttavia, sembra che ci siano prove sufficienti per suggerire che i loro effetti dovrebbero essere esaminati nella ricerca sulla perdita di peso durante l'esercizio. Sia i ricercatori che i professionisti della perdita di peso dovrebbero essere consapevoli che ci sono fattori individuali che probabilmente rendono impossibile per alcuni gruppi di individui perdere peso anche se eseguono correttamente il programma di esercizi". La composizione corporea è qualcosa di più complesso e non solamente il risultato di un bilancio calorico (calorie che entrano e calorie che escono). Ed ecco che entrano in gioco altri fattori, che molti non conoscono o tralasciano, dando la colpa al paziente (che, per carità, a volte può essere colpevole). Però in certi casi è necessario chiedersi perché, e la risposta non è semplice.
Tra le ragioni comportamentali, gli alimenti ad alto indice glicemico (snack, bibite zuccherate ecc) o alcuni proteici possono inibire l'ossidazione dei grassi se consumati prima, durante e dopo l'attività fisica, aumentando l'insulina e il coefficiente respiratorio. Un altro fattore è il weight cycling (mettersi a dieta e reingrassare più volte). "Quando i soggetti hanno ripreso peso, alla ripresa della loro dieta normale, la massa muscolare magra persa è stata sostituita con grasso. Pertanto [...] tendono ad aumentare la massa grassa e diminuire la massa muscolare" (rallentando il metabolismo).
Tra le ragioni comportamentali, gli alimenti ad alto indice glicemico (snack, bibite zuccherate ecc) o alcuni proteici possono inibire l'ossidazione dei grassi se consumati prima, durante e dopo l'attività fisica, aumentando l'insulina e il coefficiente respiratorio. Un altro fattore è il weight cycling (mettersi a dieta e reingrassare più volte). "Quando i soggetti hanno ripreso peso, alla ripresa della loro dieta normale, la massa muscolare magra persa è stata sostituita con grasso. Pertanto [...] tendono ad aumentare la massa grassa e diminuire la massa muscolare" (rallentando il metabolismo).
Un altro fattore è il sonno disturbato, che aumenta il cortisolo (come lo stress). Questo si riflette in maggiore fame e attivazione di LPL, con maggiore deposizione di grasso. Il cortisolo porta anche a resistenza insulinica e leptinica, 2 fattori chiave nell'aumento di peso, e può ridurre testosterone e GH, che migliorano la composizione corporea. Anche l'infiammazione può aumentare il cortisolo.
Altri fattori importanti sono ovviamente quelli genetici (ed epigenetici), con un tasso di lipolisi inferiore dovuto a minore attivazione del sistema simpatico, anche in risposta all'esercizio (risulta più difficile per il grasso "uscire" dagli adipociti).
Tra quelli fisiologici, "è probabile che livelli di insulina cronicamente elevati (o insulinoresistenza) abbiano un impatto negativo sull'ossidazione dei grassi e quindi compromettere la perdita di peso indotta dall'esercizio". I mitocondri in queste condizioni hanno scarsa capacità di produrre ATP e ossidare i grassi (e ovviamente ridotto consumo energetico). Anche le UCP (proteine disaccoppianti che producono calore "sprecando" energia) hanno ridotta attivazione.
Anche scarsi livelli di ormoni tiroidei (T3) sono associati a difficoltà nel dimagrire, influenzando le catecolamine e quindi la lipolisi, anche in seguito a esposizione a PCB, diossine e pesticidi.

Aggiornamento 10/4/2021

La leptina è un ormone, rilasciato dal tessuto adiposo, che dà sazietà e stimola la spesa energetica, quando funziona correttamente. Quando è presente ma funziona male, non bloccando l'appetito, si parla di resistenza leptinica. Si è scoperto un nuovo circuito attraverso cui agisce (indirettamente), nel nucleus accumbens, centro della ricompensa, bloccando i neuroni dopaminergici che stimolano la ricerca di cibo e il piacere del mangiare. Questo circuito può essere un target farmacologico nel dimagrimento e nell'anoressia

Aggiornamento 5/6/2021

Esistono dei collegamenti tra anoressia nervosa (AN) e microbiota, e stimolare un cambiamento dei batteri intestinali con alimenti e probiotici può potenzialmente aiutare la guarigione.
Con i loro metaboliti (LPS, SCFA, microRNA) i batteri intestinali influenzano comportamenti, pensieri e azioni (asse intestino-cervello). I batteri che rilasciano LPS stimolano l'infiammazione e la permeabilità intestinale, e vanno contrastati. Le pazienti con AN hanno abbondanza di batteri degradatori di mucina, e in questo modo la parete intestinale è esposta e diventa ancora più permeabile. In questo modo il sistema immunitario viene stimolato eccessivamente da frammenti batterici, e si producono (auto)anticorpi, così come accade per esempio nelle malattie autoimmuni.
"In alcuni casi, questi anticorpi possono agire come omologhi parziali dei neuropeptidi e reagire in modo incrociato con i recettori degli ormoni che regolano l'appetito e la sazietà, come l'ormone alfa-MSH e la grelina, alterando successivamente il comportamento alimentare. Ancora più interessante, è stato anche dimostrato che questi anticorpi sono elevati nei pazienti con AN e bulimia nervosa e correlati con la psicopatologia del disturbo alimentare. Gli autoanticorpi dovuti all'aumento della permeabilità intestinale potrebbero quindi svolgere un nuovo ruolo importante nella fisiopatologia dell'AN e aiutare a spiegare la riduzione della fame, l'aumento della sazietà e la ridotta ricompensa edonistica legata al cibo, come comunemente riportato dai pazienti con AN. Infine, i pazienti con AN hanno mostrato un interessante aumento delle malattie autoimmuni; in particolare, i pazienti con AN mostrano un aumento di circa due volte delle malattie autoimmuni gastrointestinali ed endocrine, incluso il diabete di tipo 1, e persino un aumento di quattro volte della malattia di Crohn."
Inoltre l'AN spesso si accompagna a sintomi da intestino irritabile, come gonfiore, stitichezza ecc.
Probabilmente i probiotici che possono aiutare sono i lattobacilli, assieme agli omega 3.

Aggiornamento 11/6/2021

Ha senso fare tagli calorici in persone normopeso?
Secondo uno studio su 19 donne "la restrizione calorica a breve termine si traduce in un aumento dell'appetito che è mediato dalla perdita di peso sia indipendentemente che attraverso la diminuzione della leptina". Inoltre, "l'effetto della [restrizione energetica] a breve termine su specifiche voglie alimentari è sopraffatto dall'aumento generale dell'appetito", che supporta "l'enfasi sul controllo dell'appetito nelle prime fasi dei programmi di perdita di peso".

Aggiornamento 26/10/2021

Un pugile professionista è stato seguito per 5 anni. In questo tempo ha affrontato 11 incontri, e per ognuno ha fatto un "taglio" del peso per rientrare nella categoria. Dieta con poche fibre, riduzione calorica, taglio dei carboidrati per ridurre il glicogeno che trattiene l'acqua. Questo gli ha consentito di rientrare nella categoria di peso pochi giorni prima del match.

Tra il primo e l'ultimo incontro la composizione corporea è peggiorata (massa grassa da 12,5 a 16,1 kg e massa magra da 69,8 a 67,5 kg), mettendo in evidenza una tendenza all'accumulo di grasso a alla perdita di muscolo.
La tendenza a un peggioramento della composizione corporea è dovuta all'iperfagia (si mangia di più per maggiore fame) dovuta al fatto che il corpo vuole mangiare di più per recuperare la massa magra persa, solo che questo porta ad accumulare più grasso di quello presente in precedenza (collateral fattening).
Questo effetto yoyo (weight-cycling) può predisporre per obesità e malattie metaboliche.

Aggiornamento 12/2/2021

L'ipotalamo, e in particolare il nucleo arcuato, integra i sistemi neuroendocrino e autonomo e coordina le risposte metaboliche attraverso più tessuti (pancreas, tessuto adiposo, muscoli, fegato). Questi neurocircuiti chiave di regolazione dell'alimentazione si sovrappongono ai centri cerebrali coinvolti nella ricompensa correlata al cibo, come l'amigdala, lo striato e l'area tegmentale ventrale e aiutano a tradurre la regolazione omeostatica dell'alimentazione in un comportamento motivato, che determina la volontà di assumere un cibo e di essere dipendente da esso.
L'obesità altera la reattività ai segnali di feedback circolanti e la plasticità neurale dei neurocircuiti di regolazione dell'alimentazione, che porta a cambiamenti persistenti nell'equilibrio energetico e nel peso corporeo, favorendo un'eccessiva assunzione di alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti che impediscono di dimagrire.
La colecistochinina (CCK), un ormone intestinale, è particolarmente importante per i segnali di sazietà attraverso il nervo vago


Aggiornamento 19/3/2022

Nella dietetica classica si insegnava che gli adipociti dopo l'adolescenza non potevano aumentare di numero ma solo di dimensioni. Immaginare una situazione del genere era evidentemente sbagliato visto che si conoscevano già farmaci antidiabetici (i glitazoni) che agivano proprio favorendo la maturazione dei preadipociti in adipociti (cioè aumentando il numero) e permettendo di abbassare la glicemia perché il glucosio in eccesso andava a essere stipato assieme al grasso. Chiaramente se era possibile stimolare la maturazione dei preadipociti con molecole esogene, esistono anche molecole endogene che stimolano le stesse vie.
Oggi sappiamo che il tessuto adiposo è altamente dinamico, e i grassi vengono scomposti e riformati (lipolisi e riesterificazione dei trigliceridi) con spreco di energia, ma questo processo è rallentato nelle persone sovrappeso, nell'invecchiamento e nell'insulinoresistenza ed è un segno di malattie metaboliche (e metabolismo lento). "La lipolisi indotta da catecolamine diminuisce nel tempo e può, in parte, spiegare l'aumento del peso corporeo durante l'invecchiamento". Questo può spiegare perché da giovani è più facile dimagrire, mentre andando avanti con l'età e con più diete alle spalle diventa sempre più difficoltoso.
Gli adipociti vengono rimpiazzati da nuove cellule col tasso del 10% annuo, ma nel dimagrimento non si riducono di numero (solo di dimensioni) e questo facilita il recupero del peso.
Il meccanismo di aumento del numero di adipociti (iperplasia) è particolarmente evidente nell'obeso e nella persona che recupera peso, anche per effetto delle fluttuazioni nella leptina.
L'aumento di numero avviene prevalentemente nel tessuto viscerale e non in quello sottocutaneo, soggetto più che altro a ipertrofia (aumento delle dimensioni delle cellule).

Aggiornamento 25/7/2023

Una revisione comprendente 9 studi conferma che focalizzare le calorie nella prima parte della giornata porta a un dimagrimento maggiore e a un miglioramento dello stato metabolico (colesterolo, glicemia, resistenza insulinica) rispetto a una dieta con la stessa quantità di calorie ma assunte più tardi.
"La maggiore perdita di peso osservata anticipando i pasti può essere dovuta alla superiore sincronizzazione dei ritmi circadiani periferici e centrali nel corpo. È stato dimostrato che gli orari di alimentazione sono un segnale ambientale chiave per i ritmi circadiani periferici: i pasti ritardati forniscono stimoli contrastanti con quelli ricevuti dal nostro centro di controllo circadiano centrale da altri segnali come luce/oscurità, secrezione ormonale e cambiamenti della temperatura corporea. Ciò si traduce in disturbi del metabolismo che possono favorire l'aumento di peso e ostacolare la perdita di peso, nonché aumentare il rischio di malattie metaboliche. È stato anche dimostrato che l'assunzione precoce comporta una termogenesi più elevata e risposte glicemiche inferiori.
Questi orologi periferici includono glucagone, leptina e insulina e i loro recettori e trasportatori. […]
L'attuale revisione rafforza l'evidenza della relazione tra la perdita di peso e la distribuzione dell'apporto energetico totale nell'arco della giornata con la preferenza per i modelli alimentari in cui si mangia prima. Mentre la differenza media nella perdita di peso tra i gruppi era modesta (1,23 kg), mangiare in anticipo può essere uno strumento promettente da utilizzare insieme ad altre strategie dimagranti come la restrizione energetica per migliorare la perdita di peso".

Aggiornamento 7/10/2023

I moderni farmaci dimagranti (i primi per ora a sembrare efficaci e sicuri) agiscono aumentando (indirettamente, attraverso lo stimolo del GLP1) la secrezione di insulina. Com'è possibile che aumentando l'insulina si dimagrisca? Questo ormone è ben noto per favorire l'accumulo del grasso e le diete spesso si dice che dovrebbero favorire una riduzione dell'insulina per funzionare. In realtà cambiano sì le quantità, ma soprattutto la sua azione biologica. Agisce sull'ipotalamo dando sazietà, che normalmente non c'è, aiutando a mangiare meno. Ed ecco che si dimagrisce senza (quasi) soffrire, soprattutto mantenendo l'effetto perché non c'è la riduzione del metabolismo e del consumo energetico comune nelle diete ipocaloriche (risposta adattativa), che predispone per il recupero del peso.

Aggiornamento 30/12/2023

Uno studio in preprint spiega perché il fruttosio industriale è particolarmente pericoloso nei bambini, ossia in individui in crescita. Il fruttosio arriva facilmente a livelli eccessivi se si ingeriscono bibite gassate o altre fonti di HFCS, mentre quello contenuto nella frutta è poco e si assorbe lentamente.
"La maggior parte del fruttosio che supera la capacità intestinale di assorbire e metabolizzare questo nutriente verrà trasportato al fegato, stimolando vie metaboliche che porteranno contemporaneamente all'accumulo di grasso epatico e alla riduzione della rimozione del grasso epatico. Il fruttosio stimola le proteine SREBP-1c e ChREBP, entrambe regolatrici trascrizionali chiave della lipogenesi epatica de novo (e del colesterolo). D’altra parte, il fruttosio aumenta la sintesi di acetil-CoA, che viene poi convertito in malonil-CoA portando all’inibizione della β-ossidazione limitando l’azione della carnitina palmitoil transferasi. La produzione di VLDL e trigliceridi (TG) è accentuata dalla formazione di gliceraldeide-3-fosfato, un substrato per la sua sintesi a partire dal fruttosio-1-fosfato". In pratica il fegato usa le calorie per produrre grassi lui stesso, che in parte andranno nel sangue e in parte si accumuleranno nel fegato.
Anche l'acido urico aumenta, con aumento dell'infiammazione, della disfunzione endoteliale e dello stress ossidativo.
A livello del tessuto adiposo, il fruttosio stimola l'adipogenesi, ossia la maturazione dei preadipociti a cellule adipose che saranno come dei magazzini nuovi per stipare il grasso. L'effetto è mediato anche dai glucocorticoidi (cortisonici esogeni o rilasciati sotto stress) e per questo consiglio sempre di fare attenzione all'alimentazione in caso di terapie. Il fruttosio stesso aumenta la produzione di cortisolo. Anche le proteine che favoriscono la mobilizzazione dei grassi si riducono, rendendo più difficile la loro fuoriuscita.
Il fruttosio aumenta anche il rilascio di leptina dagli adipociti, favorendo la resistenza leptinica e così facendo perdere la corretta funzione ipotalamica che permette di gestire il bilancio energetico. Viene così facilitato l'accumulo di grassi perché non vengono ossidati agevolmente. Anche la produzione di calore dal grasso bruno si riduce, limitando il consumo calorico durante la giornata.
Gli studi mostrano che anche l'uso in gravidanza e allattamento è pericoloso per il nascituro/lattante, dato che è associato con alterazioni nel tessuto adiposo e nei grassi circolanti, riduzione dell'ossidazione dei grassi nel tessuto adiposo bruno e in generale con maggiore adiposità.
In conclusione i ricercatori sottolineano la necessità di etichette che informino sui pericoli di questo ingrediente in modo da prevenire l'obesità, in particolare quella pediatrica.

Aggiornamento 2/3/2024

Le ultime novità sulla leptina e il controllo del peso corporeo

Aggiornamento 24/8/2024

Quali sono le novità sulla crononutrizione?
Ritardare o non seguire una routine nei pasti porta a creare problemi al nucleo soprachiasmatico, il gestore dei ritmi circadiani.
"Il disallineamento circadiano interrompe la regolazione metabolica o l’omeostasi, con conseguente compromissione del controllo del glucosio, aumento dei livelli di insulina, resistenza all’insulina e una risposta al glucosio che imita uno stato prediabetico. In particolare, è stato dimostrato che il consumo tardivo riduce la tolleranza al glucosio e compromette la funzione delle cellule beta pancreatiche nei soggetti portatori della variante a rischio di diabete di tipo 2 MTNR1B. I tempi del consumo di cibo influenzano anche i livelli di pressione sanguigna (BP) e i modelli circadiani. È stato dimostrato che il disallineamento circadiano a breve termine aumenta la pressione arteriosa modulando il sistema nervoso autonomo, riducendo l’attività simpatica e aumentando l’attività parasimpatica. Il disallineamento circadiano diminuisce anche la secrezione di melatonina, che è nota per abbassare la pressione arteriosa. Inoltre, modelli di alimentazione ritardati e irregolari sono associati a livelli più alti di proteina C-reattiva (CRP), un marcatore di infiammazione sistemica legata a pressione alta e altre complicanze cardiovascolari".

Invertire di 12 ore i normali ritmi alimentari porta a sopprimere la leptina e aumentare la grelina, aumentando l'appetito.

In generale "gli studi osservazionali e di intervento suggeriscono che modelli di timing alimentare più precoci (quando si mangia presto) e più regolari possono promuovere la salute cardiometabolica, ma rimangono molte lacune di conoscenza da colmare prima che questi aspetti della crononutrizione possano essere formalmente integrati nelle linee guida e negli approcci di sanità pubblica per la prevenzione delle malattie croniche", ma l'integrazione della crononutrizione nelle linee guida per la popolazione potrebbe portare a vantaggi salutistici non indifferenti.