Il mio articolo pubblicato sulla rivista ISSA, sull'utilità di alcune sostanze per favorire un invecchiamento salutare
L’invecchiamento o senescenza è
uno stato dovuto a modificazioni nelle strutture cellulari che porta, a livello
sistemico (quindi di tutto il corpo), ad alterazione delle funzioni,
ripercuotendosi sulla salute e sulla qualità della vita. Dal punto di vista
evoluzionistico è normale che un organismo anziano, non più capace di
riprodursi, vada incontro a riduzione/perdita di funzionalità e quindi termine
della vita; in realtà oggi siamo abituati ad andare ben oltre la vita fertile,
e i giusti accorgimenti e stili di vita possono fare la differenza tra chi vive
un invecchiamento sereno e sano e chi invece ha problemi e una ridotta
aspettativa di vita, oltretutto di bassa qualità.
In un lavoro recentemente
pubblicato dal mio gruppo di lavoro sulla rivista scientifica Antioxidants abbiamo chiarito il
rapporto reciproco tra stato infiammatorio, stress ossidativo, microbiota
alterato e composizione corporea peggiorata. Questi fattori sono tutti legati
allo stato di invecchiamento, ossia andando avanti con l’età si tende ad avere
uno stato di infiammazione basale e una perdita di specie microbiche che
favoriscono una riduzione del tessuto muscolare e un aumento del grasso, che a
loro volta facilitano, in un circolo vizioso, il mantenimento dell’infiammazione
e il peggioramento del microbiota. Lo stile di vita, dieta e attività fisica,
sono fondamentali per ridurre la tendenza all’invecchiamento, mentre
sedentarietà e dieta povera di aminoacidi essenziali, fibre e antiossidanti
favoriscono il decadimento delle strutture.
Ma cosa sono gli antiossidanti?
Si tratta di molecole con la capacità di neutralizzare i ROS, specie reattive
dell’ossigeno, radicali liberi molto reattivi che attaccano le strutture come
il DNA e le proteine, alterandoli nella forma e quindi nella funzione.
Qualsiasi reazione chimica del
corpo, in particolare quelle che avvengono nei mitocondri per la produzione di
energia utilizzata dalle cellule, può produrre ROS. Se questo fenomeno non è
adeguatamente contrastato, ne consegue uno stato di stress ossidativo. L’organismo
è dotato di difese antiossidanti, come glutatione perossidasi, catalasi e SOD
(enzimatiche) e bilirubina e acido urico (non enzimatiche), ma l’efficienza di queste
difese tende a calare andando avanti con l’età, insieme a un aumento della
produzione di ROS dovuto a mitocondri meno efficienti e performanti.
Ed ecco che molte molecole che
troviamo in particolare negli alimenti vegetali, i polifenoli, tra cui
flavonoidi, flavani ecc., stimolano la produzione di antiossidanti endogeni e
agiscono come antiossidanti di per sé, neutralizzando i radicali liberi (attività
di scavenger) e nutrendo i microbi
buoni del nostro intestino. In pratica la produzione delle proteine con
funzione antiossidante è aumentata da queste sostanze, mentre viene ridotta
quella di enzimi proossidanti, tramite la regolazione della trascrizione
genica.
Allo stress ossidativo si legano
tutte le malattie dell’invecchiamento, quelle neurodegenerative (Alzheimer,
Parkinson), tumori, malattie cardiovascolari ecc.
Una caratteristica che accompagna
l’invecchiamento è la riduzione delle dimensioni dei telomeri, porzioni
terminali del DNA che proteggono il filamento contenente i nostri geni. Ogni
volta che la cellula si riproduce, i telomeri si accorciano e quando terminano
la cellula va incontro a morte cellulare programmata (apoptosi).
L’infiammazione legata allo stress ossidativo è capace di accorciare e alterare
i telomeri, accorciando la vita dell’organismo.
Inoltre sono state individuate
cellule senescenti (SC) che non vanno incontro ad apoptosi, ma che “si
rifiutano” di morire e vanno a disturbare l’attività delle cellule normali.
Qualcuno le ha chiamate “cellule
zombie”, si accumulano andando avanti con l’età, producendo proteine alterate
nella forma e quindi nella funzione, che interferiscono con le funzioni
fisiologiche. Le sostanze con attività senolitica possono invece sbloccare la
resistenza all’apopotosi di queste cellule, che sono fondamentali nelle
manifestazioni dell’invecchiamento, e negli studi in laboratorio si dimostra efficacia
nel ritardare, prevenire o alleviare le condizioni legate alla senescenza, come
la fragilità, i tumori e le malattie cardiovascolari, neuropsichiatriche,
epatiche, renali, muscoloscheletriche, osteoarticolari, polmonari, oculari,
ematologiche, metaboliche e cutanee, nonché complicanze legate al trapianto di
organi, radiazioni e altri trattamenti per i tumori, con conseguente aumento
della durata della vita (lifespan). I
senolitici appaiono attenuare l'infiammazione dei tessuti e alleviare la
disfunzione metabolica correlata all'età e alla malattia, ripristinando le
funzioni cellulari corrette di cellule e quindi tessuti.
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https://www.youtube.com/watch?v=t84cG-bolc0 |
Tra le sostanze naturali con
attività senolitica troviamo specifici polifenoli, alcuni flavonoidi come la
quercetina e la fisetina, presenti rispettivamente in cipolla rossa, broccoli e
agrumi e in mele e fragole, l’epigallocatechingallato (ECGC), una catechina caratteristica
del tè verde, e l’oleuropeina, tipico derivato dell’idrossitirosolo prodotto dall’olivo
che si ritrova nelle foglie, nei frutti e nei derivati come l’olio
extravergine.
È probabile che la longevità e la
riduzione del rischio di malattie associata alle diete più salutari, come la
mediterranea o la giapponese, sia dovuta anche alla ricchezza di queste
sostanze, soprattutto quando agiscono in sinergia.
Inoltre, come accennato prima, anche
i mitocondri hanno un importante ruolo nell’invecchiamento. I mitocondri sono
le centrali energetiche del nostro organismo, e il loro compito è convertire le
molecole organiche (derivati dei macronutrienti come carboidrati, aminoacidi,
grassi e alcol) nella molecola dell’ATP, la principale “moneta energetica”
usata dalle cellule. Da una carenza di produzione di ATP possono dipendere
molte patologie, come quelle neurologiche (Alzheimer, Parkinson, emicrania,
depressione, SLA), metaboliche (diabete, aterosclerosi, insufficienza renale,
cardiaca ed epatica, ipertensione), intestinali, compromissione del sistema
immunitario, ridotta fertilità, osteoporosi e osteoartrite, fibromialgia, spossatezza
e fragilità. Questo perché se la cellula non ha energia a disposizione non può
funzionare bene, andando incontro alla manifestazione della patologia. Con
mitocondri poco efficienti aumenta la produzione di lattato e i grassi non
vengono correttamente ossidati ma preferenzialmente immagazzinati, favorendo un
peggioramento della composizione corporea.
Andando avanti con l’età
aumentano le mutazioni nel DNA mitocondriale, mentre si riducono la biogenesi
mitocondriale e la mitofagia, rispettivamente la nascita di nuovi mitocondri e
l’eliminazione di quelli difettosi. Questo porta a mitocondri che producono più
ROS e meno energia. I ROS aumentano l’infiammazione se non vengono contrastati
efficacemente con gli antiossidanti. Nel caso dei mitocondri sono molto
efficaci il coenzima Q10, le vitamine del gruppo B, e alcuni polifenoli come
resveratrolo (uva rossa e frutti di bosco). Anche la quercetina e l’ECGC si
sono dimostrati capaci di stimolare la biogenesi mitocondriale, e sempre la
quercetina, così come il kampferolo (capperi), inducono la mitofagia. La
fisetina riduce invece la produzione di ROS mitocondriali.
In conclusione, è opportuno
sostenere un invecchiamento sano con una dieta a base vegetale, ricca di
alimenti vegetali che contengono una serie di molecole con attività
antiossidante e senolitica, mantengono un microbiota sano e che stimolano la
salute dei mitocondri e contrastano l’infiammazione di basso grado che è alla
base delle malattie non trasmissibili tipiche della senescenza. L’introito di
alcuni minerali, come zinco, ferro, manganese, magnesio e selenio è
fondamentale per l’attività degli antiossidanti endogeni. Anche un’attività
fisica costante è necessaria. È possibile inoltre aiutarsi con supplementazione
di alcune sostanze, tra cui flavonoidi e altri polifenoli, che hanno dimostrato
nei modelli preclinici ma anche in trial su umani di essere efficaci e avere
effetti collaterali limitati se usati con l’aiuto di un professionista.
Le cellule senescenti sembrano favorire il tumore prostatico e l'ipertrofia prostatica benigna. Si tratta di cellule che si accumulano nei tessuti con l'età, e disturbano l'attività delle cellule sane, infiammandole; una dieta sana ne previene la formazione, e alcuni integratori noti come senolitici possono favorirne la rimozione
I centenari hanno batteri intestinali particolari, che stimolano la sintesi di acidi biliari specifici. In particolare conferiscono protezione da alcuni batteri patogeni (come il Clostridium difficile), e impediscono la loro colonizzazione, lasciando spazio ai "batteri buoni"
Se ancora ci fosse qualche nutrizionista che va in giro a dire "lo zucchero serve per dare energia", è arrivato lo studio che lo smentisce definitivamente. Infatti lo zucchero ostacola l'attività mitocondriale.
"Un team guidato dagli scienziati del Van Andel Institute ha scoperto che lo zucchero in eccesso può far sì che le nostre centrali elettriche cellulari, chiamate mitocondri, diventino meno efficienti, riducendo la loro produzione di energia.
Abbiamo scoperto che troppo glucosio nelle cellule, che è direttamente collegato alla quantità di zucchero consumata nella propria dieta, influisce sulla composizione lipidica in tutto il corpo, che a sua volta influisce sull'integrità dei mitocondri. L'effetto complessivo è una perdita della funzione ottimale" e quindi riduzione della produzione di ATP (energia per la cellula).
"L'eccesso di glucosio riduce la concentrazione di acidi grassi polinsaturi (PUFA) nella membrana mitocondriale e rende i mitocondri meno efficienti. I PUFA sono attori vitali nel supportare la funzione mitocondriale e nel mediare una serie di altri processi biologici come l'infiammazione, la pressione sanguigna e la comunicazione cellulare.
Invece, il glucosio in eccesso viene convertito in una diversa forma di acido grasso (acido palmitico , grasso saturo) che non è efficiente o flessibile come i PUFA. Questo inverte la composizione lipidica della membrana e mette sotto stress i mitocondri, danneggiandoli e impattando sulle loro prestazioni".
Utilizzando una dieta chetogenica il problema è stato risolto, ripristinando la normale composizione lipidica, e confermando che questa dieta può avere un effetto benefico grazie al suo impatto sui mitocondri. Inoltre l'eccesso di carboidrati riduce anche l'effetto benefico dei supplementi di PUFA sui mitocondri.
"Anche se non possiamo sempre notare subito la differenza nelle prestazioni mitocondriali, il nostro corpo lo fa", ha spiegato il ricercatore Wu "Se l'equilibrio lipidico viene alterato abbastanza a lungo, potremmo iniziare a sentire sottili cambiamenti, come stancarci più rapidamente. Sebbene il nostro studio non offra raccomandazioni mediche, evidenzia le prime fasi della malattia metabolica e fornisce approfondimenti che possono modellare futuri sforzi di prevenzione e terapia”.
I flavonoidi, polifenoli presenti in frutti di bosco, mele, pere e vino rosso, appaiono avere un effetto positivo sui livelli di pressione sanguigna, e l'associazione è parzialmente attribuita all'effetto sul microbiota intestinale. "Il nostro microbioma intestinale svolge un ruolo chiave nel metabolizzare i flavonoidi per migliorare i loro effetti cardioprotettivi e questo studio fornisce prove che suggeriscono che questi effetti di riduzione della pressione sanguigna sono ottenibili con semplici modifiche alla dieta quotidiana", ha affermato il ricercatore principale dello studio Aedín Cassidy.
Per esempio mangiare 1,6 porzioni di frutti di bosco al giorno (una porzione equivale a 80 grammi o 1 tazza) è stato associato a una riduzione media dei livelli di pressione sanguigna sistolica di 4,1 mmHg e circa il 12% dell'associazione è stata spiegata da fattori del microbioma intestinale.
Gli antiossidanti vegetali possono migliorare la fertilità maschile, proteggendo gli spermatozoi dallo stress ossidativo, migliorando la loro funzionalità mitocondriale, riducendo le infezioni batteriche, stabilizzando il DNA e proteggendolo dall'ossidazione, riducendo l'infiammazione. Resveratrolo, quercetina, licopene, catechine, curcumina, rutina, genisteina, apigenina, naringenina, kampferolo, possono agire in collaborazione tra loro per migliorare l'efficienza degli spermatozoi.
La proteina curli viene rilasciata da alcuni batteri intestinali ed è connessa con la neurodegenerazione. Questa proteina è legata a SLA, Alzheimer, Parkinson, Huntington e neuroblastoma, arriva al cervello e promuove l'alfa-sinucleina, quindi la formazione di neuroaggregati che alterano la funzione dei neuroni, tra cui la secrezione di neurotrasmettitori e la funzionalità mitocondriale. La formazione può essere inibita dall'EGCG, uno dei polifenoli del tè verde, almeno nel modello animale, e forse per questo i grandi consumatori della bevanda hanno ridotto rischio di malattie neurodegenerative. Anche un buon microbiota ovviamente può aiutare.
La capacità del tessuto adiposo sottocutaneo di rispondere alla sovralimentazione con l'iperplasia (aumento del numero di cellule) pare ridursi con l'età, mentre rimane quella del tessuto viscerale: probabilmente per questo con l'età si tende a mettere più grasso sull'addome. I preadipociti "vecchi" (senescenti) rilasciano, al pari del grasso viscerale, molecole infiammatorie che causano insulinoresistenza e promuovono la lipolisi dal tessuto sottocutaneo. Anche il declino degli estrogeni in menopausa spinge al deposito viscerale del grasso, così come il diverso rapporto dei recettori adrenergici tra uomo e donna
Il muscolo delle persone obese ha difficoltà a ossidare i substrati energetici, a causa ad esempio dell'infiltrazione di grasso e della scarsa qualità dei mitocondri. Queste alterazioni metaboliche si manifestano come "diminuzione dell'assorbimento del glucosio e dell'azione dell'insulina (con conseguente aumento della glicemia), disregolazione del metabolismo lipidico, ridotta ossidazione del substrato mitocondriale e cambiamenti nella morfologia della rete mitocondriale".
La flessibilità metabolica, la capacità di ossidare efficientemente i substrati (grassi e carboidrati) e passare facilmente da un carburante all'altro, è ridotta in caso di resistenza insulinica.
Anche l'ipossia (scarso ossigeno portato dal sangue), l'infiammazione e l'autofagia difettosa contribuiscono alle alterazioni metaboliche e a ridurre l'ossidazione dei grassi.
L'EPA (omega3), sirtuine, la caffeina, l'attività fisica e alcuni interventi farmacologici allo studio possono migliorare l'attività mitocondriale.
Dasatinib e Quercetina (senolitici) riducono la presenza di cellule senescenti tra gli adipociti in modelli sperimentali di diabete, migliorando la risposta glicemica.
L'ipertrofia degli adipociti, che avviene quando ci sono problemi metabolici, si associa a senescenza delle cellule
Il cervello delle persone con Alzheimer è caratterizzato dalla presenza di cellule senescenti, cellule infiammatorie e "antiche" che disturbano il metabolismo. Queste cellule, dette anche zombie, vengono eliminate dai senolitici, sostanze farmacologiche o naturali tra cui alcuni antiossidanti, come quercetina e fisetina.
Questo può spiegare perché una dieta ricca di antiossidanti riduce il rischio di malattie neurodegenerative.
Attualmente si stanno attuando dei trials per capire se i senolitici agiscono anche quando la malattia è presente, rallentandola o addirittura facendola regredire.
In uno studio osservazionale ma fatto bene e durato quasi 30 anni, l'uso di olio di oliva, anche in piccole quantità, è associato a minore mortalità per tutte le cause. Si riduce la mortalità legata alla demenza, alle malattie polmonari, alle malattie cardiovascolari con percentuali che vanno dal 17 al 29% in chi abbia il maggiore consumo.
Non avendo fatto differenza tra olio raffinato ed extravergine, non si sa se l'effetto sia legato ai grassi monoinsaturi (MUFA) o alla presenza di polifenoli (presenti solo nell'extravergine).
"L'olio d'oliva, un componente chiave della dieta mediterranea, è ricco di MUFA, in particolare di acido oleico, nonché di vitamina E e polifenoli, che contribuiscono alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, spiegano i ricercatori.
L'olio di oliva vergine, prodotto dalla spremitura meccanica di olive mature, contiene molteplici componenti bioattivi e antiossidanti e ha un'acidità < 1,5%. E l'olio extravergine di oliva si produce allo stesso modo ma ha una qualità superiore, un gusto più intenso e un'acidità inferiore (< 1%).
L'olio d'oliva raffinato o trasformato contiene meno sostanze fitochimiche, poiché alcune vengono perse durante la lavorazione; di solito contiene più dell'80% di olio raffinato, più olio vergine aggiunto per esaltarne il sapore e può anche essere etichettato come "puro" o "leggero". Tuttavia, l'olio d'oliva raffinato "ha ancora una buona quantità di acidi grassi sani ma meno composti bioattivi", ha osservato la ricercatrice Guasch-Ferré".
Tra i meccanismi proposti, la protezione dalla perossidazione lipidica, l'effetto antinfiammatorio e antiaterogeno, l'effetto sul microbiota, sulla pressione, sulla funzionalità endoteliale, sul profilo glicemico e lipidico.
Assumere flavonoidi, gli antiossidanti come le antocianine particolarmente presenti in frutti rossi (frutti di bosco, uva nera), cipolla rossa e cacao, è associato con minore mortalità nelle persone con Parkinson. "I flavonoidi sono antiossidanti, quindi è possibile che abbassino i livelli di neuroinfiammazione cronica", ha detto Zhang. "È anche possibile che possano interagire con le attività enzimatiche e rallentare la perdita di neuroni e potrebbero proteggere dal declino cognitivo e dalla depressione, entrambi associati a un rischio di mortalità più elevato".
Nel modello animale, eliminare le cellule senescenti con i senolitici riduce le malformazioni ossee in una malattia rara, la Fibrodisplasia ossificante progressiva (miosite ossificante congenita o malattia di Münchmeyer). Si tratta di una malattia in cui si forma tessuto osseo in sedi ectopiche come muscoli e connettivo. Le cellule senescenti si formano andando avanti con l'età e disturbano il metabolismo delle altre cellule, favorendo tumori, diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi ecc.
L'insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco) è fortemente legata alla disfunzione mitocondriale, ossia all'incapacità dei mitocondri di produrre energia e in questo modo il muscolo cardiaco non ha forza a sufficienza. Una posizione ufficiale dei cardiologi americani raccomanda la valutazione dello stato nutrizionale e l'adozione di una dieta a carattere antinfiammatorio e antiossidante come la dieta mediterranea, con valutazione di integrazione eventuale di omega 3, aminoacidi essenziali, carnitina, HMB e proteine, che possono migliorare lo stato energetico del miocardio. L'uso dei diuretici può provocare una carenza di vitamina B1. È importante non avere carenze di ferro, minerale essenziale per le reazioni mitocondriali. La supplementazione di Q10 ha dato buoni risultati ma ancora non si considerano generalizzabili. È comunque possibile valutare una supplementazione con multivitaminico e minerale.
La perdita di peso è essenziale per migliorare la funzione cardiaca. Oltre alla dieta classica, anche la dieta chetogenica e il digiuno intermittente sono utilizzati ma la prima va fatta sotto osservazione medica per il rischio di aritmie e per il secondo ci sono ancora pochi studi. Anche la chirurgia bariatrica può essere indicata.
Per quanto riguarda l'attività fisica, il lavoro coi pesi e l'HIIT sono i più efficaci.
Ma a cosa può essere dovuta la disfunzione mitocondriale?
Secondo una review del Journal of Internal Medicine le carenze nutrizionali sono caratteristica comuna nelle persone con scompenso cardiaco. "La catena di trasporto degli elettroni mitocondriale richiede il coenzima Q10, zinco, rame, selenio e ferro per una produzione efficiente di ATP. La carenza di micronutrienti nell'insufficienza cardiaca può contribuire a una funzione mitocondriale difettosa e a una ridotta capacità sintetica di ATP", con conseguente scarsa efficienza della contrazione cardiaca.
In conclusione "Il miocardio difettoso potrebbe essere "un motore senza carburante". Tuttavia, l'aumento della disponibilità di substrati energetici (ad es. Acidi grassi, glucosio, chetoni) per i mitocondri non può migliorare le condizioni se i mitocondri non possono trasformare questi substrati energetici in carburante (ATP) senza distruggere il motore sottoperformante (con un aumento dei ROS, le specie reattive dell'ossigeno). La carenza di micronutrienti cambia il paradigma da "un motore senza carburante" a "un motore difettoso sulla strada dell'autodistruzione"".
Gli antiossidanti e i sistemi endogeni di protezione (glutatione, ceruloplasmina) dipendono dall'alimentazione e da alcuni minerali come selenio, zinco e rame o sostanze come il coenzima Q10.
Nel modello animale l'uso di senolitici, composti naturali presenti in alcuni vegetali, ripristina la funzione di α-Klotho, una proteina che protegge dalle malattie dell'invecchiamento. Gli studiosi hanno poi confermato il legame nell'uomo somministrando i senolitici a persone con fibrosi polmonare ottenendo l'aumento di α-Klotho
L'uso di alcuni antiossidanti può migliorare la fertilità maschile secondo una revisione della Cochrane, ma sono necessari ulteriori studi
La consulenza sull'attività fisica e sull'alimentazione prevengono il rischio di sarcopenia e immobilità nelle persone anziane fragili. Gli interventi sullo stile di vita si confermano efficaci e necessari per migliorare la qualità e l'aspettativa di vita.
I mimetici della restrizione calorica, come resveratrolo, quercetina, curcumina, EGCG e spermidina possono avere un ruolo nell'alleviare le malattie cardiache e in particolare quelle legate alla disfunzione mitocondriale e allo stress ossidativo come l'insufficienza cardiaca. Si ha ancora carenza di studi a lungo termine e necessità di migliorare la biodisponibilità di queste sostanze.
Le cellule degli anziani sono disfunzionali perché hanno bassi livelli di glutatione e alti di stress ossidativo, con conseguente disfunzione mitocondriale. I mitocondri di cuore, fegato, reni, cervello ecc. non producono efficientemente energia e la cellula non funziona correttamente.
La supplementazione con Gly-NAC, N-acetilcisteina insieme a glicina, aumenta il glutatione intracellulare e riduce le caratteristiche associate all'invecchiamento (disfunzione mitocondriale, alterata mitofagia, infiammazione, insulino-resistenza, disfunzione endoteliale, funzione fisica e forza, capacità di esercizio, circonferenza della vita, pressione sanguigna sistolica, comunicazione intercellulare alterata, rilevamento alterato dei nutrienti, perdita di proteostasi (sarcopenia), marcatori di tossicità genomica, esaurimento delle cellule staminali e senescenza cellulare). In pratica si eliminano le cellule invecchiate (cellule senescenti) che sono infiammatorie e disturbano il metabolismo, e aumentano quelle staminali che possono dare vita a cellule nuove ed efficienti.
Le cellule zombie possono anche essere benefiche e favorire la riparazione dei tessuti, stimolate dall'infiammazione. Sappiamo quindi ancora troppo poco sull'uso dei senolitici che in alcuni casi potrebbero essere nocivi
Alcune sostanze naturali presenti in alimenti vegetali
sostengono un invecchiamento sano favorendo il rinnovamento dei mitocondri, gli organelli che danno energia alla cellula.
"I composti bioattivi come curcumina, astaxantina, resveratrolo, idrossitirosolo, oleuropeina e spermidina, presenti sia nella dieta mediterranea che in quella di Okinawa, esercitano le loro funzioni protettive aumentando l'attività degli induttori della mitofagia, che rimuove i mitocondri danneggiati, e promuovendo la generazione di nuovi mitocondri. Dato il ruolo dello stress ossidativo nel guidare la disfunzione mitocondriale e la riduzione della mitofagia, le proprietà antiossidanti di questi composti proteggerebbero dall'invecchiamento cerebrale prematuro e dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (AD). Una mitofagia difettosa può innescare o peggiorare malattie neurodegenerative come l'AD, dove la disfunzione mitocondriale gioca un ruolo centrale nella patogenesi".
Aggiornamento 21/11/2022
In uno studio sono state seguite 13 mila persone per oltre 10 anni. Chi consumava in maniera moderata olio extravergine d'oliva (EVOO) aveva una riduzione della mortalità di un terzo per tutte le cause e dimezzamento della mortalità cardiovascolare rispetto a chi consumava olio di oliva raffinato e quindi impoverito dei suoi antiossidanti. "I composti bioattivi dell'EVOO hanno effetti antinfiammatori (diminuzione della proteina C reattiva e dell'espressione di geni pro-infiammatori), riducono lo stress ossidativo, regolano la pressione sanguigna e l'aggregazione piastrinica, migliorano il metabolismo dei lipidi e del glucosio, la calcificazione e la mineralizzazione ossea oltre a migliorare la composizione del microbiota. Sono stati inoltre studiati gli effetti antitumorali dei fenoli dell'EVOO, inclusa la loro capacità di inibire la proliferazione e promuovere l'apoptosi in diverse linee cellulari tumorali e attraverso diversi meccanismi."
Gli autori fanno notare che nelle linee guida non si raccomanda il tipo di olio d'oliva da usare e in base i loro risultati si dovrebbe consigliare esclusivamente l'EVOO.
Quali sono i supplementi che hanno dimostrato efficacia nel ridurre il rischio cardiovascolare (CVD)?
Secondo una revisione degli studi l'integrazione con grassi omega 3 e omega 6, L-citrullina, acido folico, vitamina D, magnesio, zinco, acido alfa-lipoico, coenzima Q10, melatonina, catechina, curcumina, flavanoli (cacao, tè, frutti di bosco), genisteina e quercetina ha mostrato prove di qualità da moderata ad alta per ridurre i fattori di rischio CVD".
In particolare gli omega-3, hanno ridotto la mortalità per malattie cardiovascolari, l'acido folico ha ridotto il rischio di ictus e il coenzima Q10 ha ridotto la mortalità per tutte le cause.
La vitamina C, la vitamina D, la vitamina E e il selenio non hanno invece mostrato alcun effetto sulle malattie cardiovascolari a lungo termine o sul rischio di diabete di tipo 2, mentre gli integratori di beta carotene sono stati associati ad aumentata mortalità per tutte le cause.
I ricercatori concludono affermando che alcuni integratori possono essere utili nella riduzione del rischio cardiovascolare ma raccomandano ulteriori studi per capire chi effettivamente può trarre vantaggio.
Le persone anziane con carenza di vitamina D hanno spesso dinapenia, ossia una carenza di forza muscolare.
Uno dei ricercatori ha commentato "È necessario spiegare alle persone che rischiano di perdere la forza muscolare se non assumono abbastanza vitamina D. Hanno bisogno di esporsi al sole, mangiare cibi ricchi di vitamina D o assumere un integratore e fare esercizi di allenamento di resistenza per mantenere la forza muscolare"
Ufficialmente pubblicato il lavoro fatto da me in collaborazione col dott. Emanuele Giordano e l'Università di Chieti. Si tratta di una review sull'effetto dei senolitici naturali, sostanze in grado di ridurre le cellule senescenti, le cellule zombie che alterno il metabolismo e promuovono un invecchiamento non salutare. L'invecchiamento corrisponde sostanzialmente a una perdita di efficienza dei mitocondri nella produzione di energia
Le cellule senescenti inibiscono il recupero da un infortunio nel modello animale. "Gli studiosi hanno analizzato popolazioni di cellule senescenti nel muscolo danneggiato di topi di varie età. Hanno scoperto che, indipendentemente dall'età, la lesione porta ad un aumento del numero di cellule senescenti (con l'aumento molto più pronunciato negli animali più anziani). Le cellule producono fattori che innescano l'infiammazione del tessuto e portano alla formazione di tessuto fibrotico (cicatriziale), impedendo la rigenerazione muscolare. Quando gli autori hanno somministrato agli animali farmaci che uccidono le cellule senescenti (in questo caso quercetina e dasatinib), hanno riscontrato un miglioramento della riparazione muscolare da parte delle cellule staminali".
In pratica ogni volta che ci si fa male aumentano le cellule senescenti, cellule note per disturbare il metabolismo, e questo aumento è maggiore nell'invecchiamento. Ecco perché più si va avanti con l'età più diventa difficile guarire e recuperare da infortuni.
I livelli di sodio sono associati all'idratazione. Livelli alti corrispondono a scarsa introduzione di acqua.
Secondo uno studio avere livelli alti e quindi essere disidratati è legato a precoce invecchiamento biologico mentre i livelli corretti (138–142 mmol/L) sono associati col minor rischio di malattie croniche e mortalità prematura.
Nei modelli cellulari e animali la scarsa idratazione e l'eccesso di sodio portano a infiammazione e tendenza alla coagulazione che sono caratteristiche dell'anzianità e della senescenza.
Lo studio conferma le attuali indicazioni di bere a sufficienza.
Un microbiota in ordine può essere importante per preservare la massa magra, soprattutto dopo una certa età. Le associazioni tra alcuni batteri, integrazioni con probiotici, metabolismo dei sali biliari e muscolatura sono ancora in fase di studio: si tratta dell'asse intestino-acidi biliari-muscolatura.
"Gli amminoacidi provenienti dal cibo vengono rilasciati e assorbiti attraverso la mucosa intestinale, dove molti di essi vengono rilasciati nella circolazione sistemica per essere trasportati e assorbiti dal muscolo scheletrico. D'altra parte, i probiotici possono agire sinergicamente. Probiotici specifici modulano positivamente il microbiota intestinale (prevenendo e/o trattando la disbiosi intestinale) promuovendo al contempo la crescita di batteri benefici (ovvero, aumentando l'abbondanza relativa di batteri contenenti le idrolasi dei sali biliari). Di conseguenza, i batteri benefici metabolizzano gli acidi biliari coniugati, che possono aumentare l'azione ormonale di FXR-FGF15/19. FGF15/19, una volta rilasciato nella circolazione sistemica, agisce sul muscolo aumentando la massa muscolare, le dimensioni delle miofibrille e la forza muscolare.
I probiotici hanno dimostrato effetti benefici sulla sintesi proteica e sulla degradazione attraverso: (i) la regolazione della sensibilità del muscolo scheletrico a diversi stimoli anabolici; (ii) modulazione dell'infiammazione; (iii) miglioramento dell'energia disponibile e (iv) miglioramento del metabolismo glucidico e lipidico".
Un'alimentazione amica del microbiota e un'eventuale supplementazione possono così contrastare la sarcopenia, la perdita di muscolo con conseguente indebolimento tipica dell'invecchiamento.
Gli omega 3 possono aiutare a migliorare la composizione corporea negli anziani, con aumento della massa muscolare, della forza e delle prestazioni fisiche. Possono quindi contrastare la sarcopenia
Il grasso intramuscolare, quello che infiltra il tessuto normalmente magro, aumenta naturalmente durante l'invecchiamento.
Si forma a partire da cellule staminali provenienti dal tessuto adiposo o dalle cellule satelliti muscolari o da tessuto fibrotico del muscolo in seguito a microtraumi. Rilascia dei fattori infiammatori che alterano il metabolismo. Purtroppo è responsabile del peggioramento dello stato metabolico (insulinoresistenza) che favorisce il diabete ed è correlato con la perdita di muscolo e di funzione muscolare e di forza negli anziani. Nei topi converte i carboidrati in grasso. L'allenamento previene questi cambiamenti e, specie se abbinato alla dieta, riesce a ridurre il grasso intramuscolare.
Gli antociani, i coloranti che vanno dal rosso-arancio al blu-viola presenti in frutta, verdura e tuberi, hanno proprietà antidiabetiche grazie alla modulazione del metabolismo energetico, dell'infiammazione e del microbiota intestinale. Una modifica a queste molecole (acetilazione delle frazioni glicosidiche)
altera le proprietà fisico-chimiche degli antociani e ne migliora la stabilità e l'assorbimento a livello intestinale.
Gli effetti benefici sono dovuti a: rallentamento nella digestione dei carboidrati, modulazione delle vie metaboliche (inibizione dell'anabolismo glucidico e lipidico), riduzione dell'infiammazione e quindi dell'insulinoresistenza. La modulazione del microbiota e della permeabilità intestinale è un altro effetto positivo.
"La versione acetilata, che si trova in abbondanza nelle patate viola, nelle carote viola, nei ravanelli e nei cavoli rossi
ha effetti positivi sull'organismo maggiori rispetto alla versione standard".
Usare olio extravergine al posto di olio di oliva normale aumenta le capacità antiossidanti e riduce l'infiammazione. Il gruppo che assumeva olio EVO ha anche avuto maggior perdita di peso.
La miosteatosi, l'infiltrazione di grasso nel muscolo nota per alterare le sue funzioni,
può essere un fattore predittivo di mortalità cardiovascolare in adulti asintomatici.
"La miosteatosi, l'obesità, la steatosi epatica e la miopenia (scarsa muscolatura) erano associate a un aumento del rischio di mortalità del 333, 27, 86 e 75% rispettivamente)".
I diversi tipi di tè hanno varie concentrazioni di componenti con effetto positivo di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Le principali categorie sono teaflavine (soprattutto del tè nero) e le catechine (particolarmente presenti nel tè verde.
In particolare
gli effetti sono anti-ipertensione, ipolipemizzanti, antiossidanti, antinfiammatori, anti-proliferazione, anti-angiogenesi, antiaterosclerosi, anti-trombosi, insieme ad un effetto protettivo del miocardio in generale e la promozione del recupero della funzione endoteliale (rilassamento dei vasi).
Alcuni studi hanno mostrato anche effetti non solo preventivi ma anche terapeutici nei confronti di aterosclerosi, trombosi, miocardite, malattia coronarica, aritmia e danno da ischemia/riperfusione.
"Gli studi hanno dimostrato che gli effetti cardioprotettivi dei polifenoli sono strettamente correlati alle loro caratteristiche antiossidanti, antinfiammatorie e di alterazione della viscosità del sangue".
Il grasso bruno è quello che produce calore ossidando grassi. Il suo contributo nel dispendio energetico è piccolo ma importante. Chi ha scarso grasso bruno infatti tende a ingrassare e ad avere malattie metaboliche come il diabete.
Invecchiando nel nostro corpo aumentano le cellule senescenti. Queste cellule disturbano il metabolismo favorendo le malattie dell'invecchiamento.
Si è scoperto che uno dei meccanismi consiste nel ridurre lo stimolo del sistema simpatico ad attivare il grasso bruno, che diventa quindi meno funzionale e attivo. Questo avviene modulando il sistema immunitario, con particolari globuli bianchi che riducono il tono simpatico. Ridurre le cellule senescenti è uno degli obiettivi terapeutici del futuro.
La supplementazione con antiossidanti
potrebbe favorire la diffusione del tumore. In un modello cellulare di tumore polmonare la proteina BACH1 stimola l'angiogenesi quando si riducono le specie reattive dell'ossigeno (ROS) se vengono somministrate vitamina C, vitamina E e N-acetil cisteina, noti per il loro potere antiossidante. Per questo appare prudente non somministrare integratori in persone a rischio.
La chemioterapia può favorire lo sviluppo di cellule senescenti, cellule "zombie" che si formano naturalmente con l'invecchiamento, alterano il metabolismo e sono possono esse stesse favorire i tumori. Eliminarle con l'immunoterapia o i senolitici può migliorare l'efficacia delle terapie
Le diete possono avere un effetto importante sulle dinamiche bioenergetiche influenzando i mitocondri, i nostri organelli produttori di energia che soffrono in caso di alterazioni. "La disfunzione mitocondriale si verifica nei monociti durante l'obesità e contribuisce a uno stato infiammatorio di basso grado; pertanto, il mantenimento di buone condizioni mitocondriali è un aspetto chiave per il mantenimento della salute".
I ricercatori hanno mostrato che 3 tipi di diete di restrizione (dieta chetogenica, digiuno intermittente e restrizione calorica) insieme alla rifaximina influenzano il microbiota, riducendo LPS.
LPS è rilasciato dai batteri infiammatori ed entra in circolo tramite permeabilità intestinale. Riducendosi, non vengono stimolati alcuni recettori (TLR4) che inducono infiammazione nei monociti, migliorando la salute mitocondriale.
Questo riflette probabilmente un generale miglioramento della bioenergetica dell'organismo.
Aggiornamento 29/8/2024
Le cellule senescenti, cellule alterate presenti nei tessuti andando avanti con l'età, favoriscono la progressione del tumore al seno e al pancreas e ostacolano la capacità dei globuli bianchi specializzati di rimuovere le cellule tumorali. Usare i senolitici, sostanze capaci di mandare le cellule senescenti in apoptosi (morte programmata) potrebbe sostenere le terapie convenzionali e limitare la progressione tumorale. Alcuni senolitici sono farmaci approvati negli USA, ma esistono anche sostanze naturali con effetto senolitico.
La restrizione calorica (CR) è un metodo che, nei modelli animali, notoriamente estende la durata della vita.
Per questo molti si sottopongono a digiuni, ipoalimentazione ecc. (restrizioni dietetiche, DR) in modo da aumentare la propria aspettativa.
Alcuni si dimenticano però di menzionare gli effetti negativi: "La restrizione calorica del 40% ha avuto l’effetto più forte sull’estensione della durata della vita, ma ha portato a una perdita di massa magra e a cambiamenti nel sistema immunitario che potrebbero conferire suscettibilità alle infezioni. Il digiuno intermittente non ha prolungato la durata della vita dei topi con peso corporeo elevato prima dell’intervento e il digiuno intermittente di due giorni è stato associato alla distruzione delle popolazioni di cellule eritroidi. Le risposte metaboliche alla restrizione dietetica, inclusa la riduzione dell’adiposità e della glicemia a digiuno, non sono state associate ad un aumento della durata della vita, suggerendo che la restrizione dietetica fa molto di più che contrastare semplicemente gli effetti negativi dell’obesità. I nostri risultati indicano che migliorare la salute e prolungare la durata della vita non sono sinonimi". In pratica la genetica conta molto più delle calorie. I risultati hanno diverse implicazioni.
"In primo luogo, suggeriscono una divergenza tra gli effetti della DR sulla salute e sulla longevità. Diversi impatti ben descritti della DR sulla salute metabolica, come il miglioramento della glicemia a digiuno, il dispendio energetico e le oscillazioni del quoziente respiratorio, non hanno predetto la durata della vita all’interno dei gruppi di dieta. Ciò significa che, sebbene i cambiamenti nei tratti metabolici indotti dalla DR possano essere benefici per la salute, potrebbero non necessariamente tradursi in un’estensione sostanziale della durata della vita. Questa intuizione ha importanti implicazioni per la scelta dei biomarcatori negli studi di intervento sulla dieta umana, che spesso si concentrano sulla salute metabolica.
In secondo luogo, i nostri risultati implicano più in generale che gli effetti della DR sulla salute e sulla durata della vita potrebbero essere parzialmente non sovrapposti e che alcune proprietà della DR di estensione della durata della vita potrebbero infatti essere dannose per altri aspetti della salute fisiologica. Ad esempio, sebbene i topi con CR al 40% siano sani secondo la maggior parte dei parametri, abbiamo riscontrato segni di effetti avversi tra cui perdita permanente di massa magra, temperatura corporea più bassa, comportamento di ricerca del cibo (un indicatore di fame) e cambiamenti nel repertorio immunitario che potrebbero potenzialmente conferire suscettibilità alle infezioni. Questi effetti nei topi possono sollevare preoccupazioni riguardo ai potenziali rischi di DR estrema per gli esseri umani".
I ricercatori concludono indicando che la DR può essere conveniente solo in alcuni contesti genetici mentre può essere deleteria per altri, dimostrando una volta di più la necessità di una personalizzazione della nutrizione. E spiega anche perché personalmente non sono mai stato un tifoso dei digiuni.