Il bravo dottor Oz propone 2 versioni più sane della pizza: una
vegetariana, ricca di vegetali, e una con
carne di pollo, per chi non vuole rinunciare a qualche proteina in più.
In comune soprattutto l'impasto fatto con farina integrale e i formaggi magri.
Continuo a sostenere che i
cibi light non servano a dimagrire né a ridurre il rischio
cardiovascolare, soprattutto se la
sostituzione dei grassi è effettuata con zuccheri come spesso avviene. Così come i
dolcificanti artificiali sono probabilmente peggio di quelli naturali.
Tuttavia importanti linee guida come quelle
americane, continuano a invitare a consumare i latticini sgrassati.
Le metanalisi, cioè le analisi sistematiche che comprendono più analisi, sono contradditorie tra di loro: alcune
supportano i latticini come coadiuvanti della perdita di peso e sostengono che non facciano ingrassare, in particolare se
contengono i grassi,
altri invece negano l'effetto, in particolare a lungo termine.
Nei ragazzi l'
eccesso di latticini può essere correlato con l'aumento di peso.
Le riviste sono tutte di ottimo livello.
Come segnala
il Fattaccio, l'Università Harvard (e non
di Harvard) consiglia non più di una porzione di latticini al giorno,
suggerendo come fonti di calcio alimenti alternativi vegetali a foglia verde, fagioli e cibi arricchiti a base di soia.
Un fattore per me preoccupante è che il grasso dei latticini è uno dei
maggiori veicoli di
diossine nell'alimentazione, accumulandosi facilmente nei lipidi lungo la catena alimentare. E l'inquinamento, con i suoi interferenti endocrini, può
facilitare l'aumento di peso.
I latticini vengono spesso consigliati per prevenire l'osteoporosi. Ma il miglio modo per evitare questa condizione non è ingozzarsi di calcio di per sé, ma assumere
sufficienti quantità di vitamina D e proteine,
abbinate ad una sana attività fisica!
Aggiornamento 11/10/2016
Una dieta ricca in grassi saturi, tipici di latticini e carne, aumenta l'aggressività del tumore prostatico.
Aggiornamento 3/11/2016
Una nuova metanalisi sui latticini conclude che: il consumo totale non sembra aumentare il rischio generale di tumore, ma consumarne pochi lo riduce. Inoltre si conferma un aumento lineare del rischio di cancro prostatico: all'aumentare del consumo di latticini cresce il rischio e l'aggressività del tumore.
Il latte fa così bene ai bambini che secondo le nuove linee guida ufficiali non dovrebbe essere introdotto prima del primo anno di età.
Aggiornamento 24/12/2016
Come si fa a ridurre del 70% le cadute (e quindi le fratture) in un gruppo di anziani ospedalizzati? Supplementando con vitamina D ed esercizio fisico, anche a bassa intensità.
A parità di calorie,
sostituire i grassi del latte (prevalentemente saturi) con carboidrati da cereali integrali e grassi polinsaturi riduce il rischio cardiovascolare, sia di infarto che di ictus. Questi i risultati di uno studio condotto su oltre 200 mila persone.
Aggiornamento 15/1/2017
Lo stretto legame tra latticini, uova e artrite reumatoide.
Aggiornamento 1/2/2017
Alcuni, tra cui purtroppo anche persone laureate, continuano a pensare che il diabete giovanile (e le altre malattie autoimmuni) sia un castigo divino e non sia dovuto a fattori ambientali. Uno dei probabili fattori è il latte vaccino. Allora perché non tutti quelli che lo assumono si ammalano? Perché è necessaria una predisposizione genetica, epigenetica e una particolare flora intestinale. Basta evitare il latte per prevenire la malattia? No, perché è una malattia complessa che è dovuta a molteplici fattori. Tutti dovrebbero evitare il latte? No, in persone sane, senza predisposizioni particolari un consumo moderato può non avere conseguenze negative. Il latte è necessario per crescere forti e sani? No, lo si può essere anche senza questo alimento.
Aggiornamento 13/2/2017
Ottimo articolo referenziato del dott Hyman sulla mancanza di prove dei benefici del latte.
Aggiornamento 17/2/2017
Si continua a dimostrare che i latticini riducono la sopravvivenza in chi ha tumore prostatico. Le cause possono essere sia calcio e fosforo, che riducono la vitamina D disponibile, sia l'aumento di IGF-1, sia i grassi saturi.
Il galattosio, zucchero presente nel latte, aumenta lo stress ossidativo ed è la probabile causa degli effetti negativi del latte sullo stato infiammatorio, con le sue conseguenze (osteoporosi, tumori, malattie cardiovascolari, aumento della mortalità). Questi effetti vengono mitigati da una dieta ricca in frutta e verdura, ricche di antiossidanti, e sono minori se non assenti nei latticini fermentati (che contengono poco galattosio)
Il latte e alcuni formaggi aumentano il rischio di tumore estrogeno sensibile al seno, mentre lo yogurt lo riduce. Nello stesso studio il consumo totale di latticini riduce il rischio.
Cosa si guadagna a togliere i latticini dalla propria dieta
Aggiornamento 11/3/2017
I latticini sono utili nel prevenire l'osteoporosi? Solo se abbinati a vitamina D, di cui non sono una buona fonte
Anche New Scientist conferma: non esistono evidenze scientifiche per bere latte. La protezione dall'osteoporosi si ha con una dieta sana in generale e il movimento. I prodotti fermentati (formaggi e yogurt) invece, hanno potenziali effetti benefici perché non hanno grandi quantità di lattosio
Il 75% delle persone al mondo non possiede la lattasi in età adulta, ossia l'enzima che digerisce lo zucchero del latte.
Authoritynutrition.com ci propone i sostituti per i latticini
Aggiornamento 23/6/2017
Marion Nestle, docente di nutrizione, chiarisce che "il latte è il cibo ideale, ma per i vitelli". "Non c'è dubbio su questo.
Ma per gli esseri umani, potrebbe non esserlo, e può non essere necessario, e ci sono molte prove che non sia necessario". Insomma non abbiamo bisogno assoluto del latte per vivere. Le alternative sono più che sane. Il principale problema sono le industrie che fanno opposizione, per interessi economici, alla vera informazione.
Arriva finalmente il
documento CRA-NUT a firma Ghiselli e soci, finanziato dai produttori di latte (che però ci tengono a precisare che non hanno influito). Ci tengono a precisare che il latte fa bene, 2 porzioni al giorno da 125ml (mezza tazza...) più una di formaggio.
Finalmente hanno capito anche loro che aumenta i tumori alla prostata e che alza l'IGF-1, anche se considerano solo il buono di questo (crescita staturale, ma purtroppo anche dei tumori).
Dimenticano ovviamente di dire che questi sono effetti rivolti alle persone sane e che non esiste nessuna prova sul fatto che persone con malattia abbiano vantaggio dall'assunzione di latticini, ma va bene, errare è umano.
Aggiornamento 11/7/2017
Secondo una
revisione degli studi i latticini nell'infanzia aiutano la mineralizzazione dell'osso grazie ai loro nutrienti
Aggiornamento 30/10/2017
il consumo di latte si associa in uno studio al declino cognitivo. Questo è forse dovuto al galattosio, che viene usato anche nei modelli animali per indurre neurodegenerazione.
Aggiornamento 13/11/2017
La dieta priva di latticini
ha migliorato in un trial l'acne inversa (idrosadenite suppurativa) nell'83% delle persone, senza alcun effetto collaterale o peggioramento di alcuno
In un altro
trial più piccolo (12 persone con IgG positive ai lieviti), escludere frumento e lievito ha portato a enorme miglioramento, e la malattia ritornava in caso di reintroduzione dei cibi anche involontaria.
Una review sulle proprietà di flavonoidi e latticini (importanti costituenti della dieta DASH) da parte di Dariush Mozaffarian, noto epidemiologo. I flavonoidi sono i componenti polifenolici tipici di molti vegetali come il tè verde, il cacao, i frutti di bosco ecc. Agiscono riducendo l'infiammazione, influenzando la composizione del microbiota e l'espressione genica.
I latticini hanno proprietà migliori quando sono fermentati (yogurt e formaggi), perché forniscono probiotici e vitamina k che sono legati a salute migliore, e la loro qualità dipende anche dall'alimentazione dell'animale.
Aggiornamento 11/5/2018
Ad esclusione del latte, i latticini sono associati ad una riduzione del rischio di tumore al seno in una metanalisi
Aggiornamento 28/5/2018
Gli studi continuano a confermare un legame tra progressione del tumore alla prostata e calcio, in particolare quello dei latticini e degli integratori (quello di origine vegetale non ha questo effetto). La vitamina D ha invece un effetto antinfiammatorio protettivo, e aiuta l'utilizzo "corretto" del calcio, che senza la vitamina D ha un effetto di stimolo della proliferazione. Si raccomanda quindi di rispettare le indicazioni generali per entrambi i nutrienti
Aggiornamento 4/6/2018
Una revisione dei dati fa il punto sul legame tra dietoterapia come cura complementare a quelle classiche nei tumori.
Il link tra obesità, tumori e alimentazione è dato da infiammazione (soprattutto del tessuto adiposo), alterazione dei metabolismi cellulari, aumento dei fattori di crescita, induzione dell'angiogenesi (nascita di nuovi vasi sanguigni che nutrono le cellule tumorali), alterazione dei ritmi sonno-veglia e del microbiota.
Per quanto riguarda l'efficacia della dieta, "sono in corso di valutazione studi preclinici e clinici su presunti interventi dietetici antitumorali, tra cui restrizione calorica (CR), digiuno intermittente, dieta low fat e dieta chetogenica, alcuni dei quali si mostrano promettenti nel ridurre il rischio di cancro. Gli studi clinici in corso stanno anche valutando l'utilizzo di questi interventi dietetici come terapia adiuvante. Le prove limitate di questi studi suggeriscono che la CR, il digiuno intermittente e la dieta chetogenica possono migliorare la risposta e/o ridurre gli effetti collaterali della terapia. Gli studi futuri dovranno concentrarsi sulla sicurezza e sui benefici aggiuntivi oltre a quelli delle attuali terapie e considerare il potenziale degli interventi dietetici per sensibilizzare i pazienti e migliorare la risposta terapeutica a chemioterapia o radioterapia a dosi più basse".
Aggiornamento 13/10/2018
Secondo un noto scrittore di libri "IGF-1 che troviamo nel latte viene digerito e non passa nel sangue". Quindi la natura lo ha messo nel latte così, giusto per sprecare un po' di aminoacidi.
In realtà la presenza di caseine lo rende particolarmente resistente agli enzimi digestivi ed esso passa nel sangue, anche se in concentrazioni che probabilmente non interferiscono con quelle fisiologiche, e il suo ruolo nello sviluppo delle cellule del sistema gastroenterico è dimostrato.
Il latte comunque aumenta IGF-1 plasmatico con altri meccanismi (ricchezza di BCAA). Il suo legame con i tumori è suggerito solo per quello prostatico
In caso di allergia, immediata (Ig-E) o ritardata (non Ig-E) alle proteine del latte nel bambino, anche la mamma che allatta deve escludere il latte, perché alcune proteine non digerite passano direttamente al latte materno. Si raccomanda integrazione con vitamina D e calcio, possibilmente seguiti da una persona esperta.
I sintomi/segni possono essere cutanei (eczema, prurito, eritema), respiratori (rinite) o gastrointestinali (reflusso, diarrea, rifiuto del cibo, disconfort intestinale, rossore perianale).
In caso di non presenza di allergie la varietà della dieta della mamma è importante per prevenirle.
Aggiornamento 16/12/2018
Uno dei problemi del latte possono essere i microRNA, in particolare miRNA-148a, presente nel latte bovino. Questa molecola serve per portare dei messaggi, che sono idonei nei vitelli ma non necessariamente per gli umani.
I miRNA del latte sono trasportati da esosomi e dai globuli di grasso del latte
Gli esosomi resistono all'ambiente intestinale, sono assorbiti dalle cellule intestinali attraverso l'endocitosi e raggiungono la circolazione sistemica di chi beve il latte. Il miRNA più abbondante trovato negli esosomi e nei globuli grassi del latte umano e bovino, miRNA-148a, attenua l'espressione della metiltransferasi 1 del DNA, che è criticamente coinvolta nella regolazione epigenetica, determinando la sovraregolazione dei geni dello sviluppo come FTO, INS e IGF1.
Un altro importante miRNA di latte, miRNA-125b, bersaglia il p53, il guardiano del genoma e la sua rete trascrizionale diversificata. La carenza di miRNA esosomiali nel latte artificiale e il persistente assorbimento dei miRNA del latte dopo il periodo di allattamento attraverso il consumo di latte vaccino sono due aberrazioni epigenetiche che possono indurre effetti avversi a lungo termine sulla salute umana.
Invece l'allattamento al seno tramite trasferimento fisiologico di miRNA fornisce i segnali appropriati per un'adeguata programmazione epigenetica del neonato ed è limitato al periodo di allattamento.
Il continuo consumo di latte vaccino porta a una persistente sovraregolazione epigenetica di geni criticamente coinvolti nello sviluppo di malattie della civiltà moderna come il diabete, la neurodegenerazione e il cancro.
Il latte attualmente selezionato possiede quantità ancora maggiori di questa molecola, che tuttavia sono ridotti da fermentazione e trattamenti UHT.
Aggiornamento 30/1/2019
Secondo un articolo dell'Harvard University solo dosi massicce (1 litro al giorno) di latte aumentano il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 7/3/2019
Perché consiglio sempre di usare lo yogurt al posto del latte? Fermo restando che probabilmente un bicchiere di latte non vi ammazza (né vi salva la vita), la fermentazione batterica riduce la quantità del microRNA chiamato miRNA-148a.
Questo è una sequenza di acidi nucleici che la natura ha messo nel latte per stimolare l'anabolismo (crescita dei tessuti) tipicamente necessario ai lattanti. Ma "l'esposizione continua degli esseri umani a esosomi del latte pastorizzato può conferire un rischio sostanziale per lo sviluppo di malattie croniche tipiche della civiltà occidentale tra cui obesità (adipogenesi, blocco dei recettori CCK per la sazietà), diabete mellito di tipo 2 (alterazione delle β-cellule), osteoporosi (soppressione di MAFB e stimolazione degli osteoclasti), tumori comuni (prostata, mammella, fegato, linfomi), malattie cardiovascolari (sopprime il trasporto inverso del colesterolo) e morbo di Parkinson.
Con lo yogurt (e i formaggi) possiamo invece "sfruttare" i nutrienti dei latticini (calcio, proteine) con meno rischi.
Aggiornamento 20/3/2019
Segnalo un articolo di una collega che cita un lavoro in cui, con quantità di latte molto alte e lontane dal nostro consumo (1 litro, ma fatto per soli 4 giorni), aumentano estrogeni e loro metaboliti, e quindi potenzialmente legato a tumori estrogeno sensibili (mammella e ovaio).
Aggiornamento 28/6/2019
Un patogeno riscontrabile in latte e carne bovina può essere legato al rischio di cancro. Non si tratta di virus o batteri ma di un "plasmidoma", un elemento di DNA a singolo filamento legato a strutture proteiche, capaci di indurre infiammazione. Gli stessi ricercatori parlano di dati preliminari da cui è impossibile trarre conclusioni, e l'hanno chiamato BMMF (Bovine Milk and Meat Factors).
Il rischio non può essere quantificato, per cui i ricercatori dicono di non variare le attuali linee guida sulle porzioni di carne e latticini. Si raccomanda però di non dare latte vaccino troppo presto (anche le linee guida lo sconsigliano prima dell'anno di età).
"Dopo l'infezione, si pensa che i patogeni inducano una reazione cronica-infiammatoria in alcuni tessuti (colon, seno) che possono favorire lo sviluppo del cancro nel tessuto circostante (in particolare il cancro del colon, possibilmente anche il cancro alla mammella e alla prostata). L'epidemia della malattia non dovrebbe verificarsi prima di alcuni decenni dopo l'infezione vera e propria. Si pensa che il BMMF abbia un effetto cancerogeno indiretto, il che significa che non sono coinvolti direttamente nei processi molecolari promuoventi il cancro delle cellule, ma creano un "ambiente cancerogeno" attraverso l'infiammazione cronica. Per la ragione dichiarata, la DKFZ conclude che non esiste una causalità diretta tra un'infezione con BMMF e cancro del colon, per esempio, ma che il BMMF condivide una parte del rischio di cancro al colon che non può essere quantificato esattamente".
Aggiornamento 3/9/2019
Nuove prove sul legame tra cancro al seno e virus della leucemia bovina: secondo il dr. Greger fino al 37% potrebbe essere dovuto a questo virus trasmesso grazie al latte.
L'inulina, la fibra tipica del carciofo, aumenta l'assorbimento di calcio e la mineralizzazione ossea negli adolescenti
Mycobacterium avium ss. paratuberculosis (MAP) è l'agente patogeno che causa la paratubercolosi bovina, ma nell'uomo si manifesta come morbo di Crohn, malattia intestinale (IBD). Il latte, anche quello formulato per bambini e anche se pastorizzato, può portare questo batterio, e suscitare autoimmunità, aumentando il rischio di diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto e altre malattie.
"Prove sufficienti indicano che fino all'eliminazione di MAP dalla catena alimentare, si può continuare a dire che le mucche hanno la malattia di Crohn e ci stanno dando diabete, sclerosi multipla, sarcoidosi, sindrome di Blau, tiroidite di Hashimoto, lupus, morbo di Parkinson e artrite reumatoide".
Evitare il latte in formula nei primi 3 giorni di vita del bambino riduce il rischio di allergia al latte negli anni successivi. "Questa prevenzione è facilmente e immediatamente applicabile alla pratica clinica in tutto il mondo senza problemi di costi e tempi della terapia".
I latticini sono associati al rischio di cancro prostatico secondo una revisione narrativa
Aggiornamento 17/11/2019
Uno dei miti a cui molti credono, compresi molti professionisti, è che siamo in grado di digerire qualsiasi cosa. Questo avviene solo in persone sane e con un microbiota in ordine. Un bravo professionista sa però che in caso di problemi sistemici si deve partire dall'intestino per risolvere infiammazione e disbiosi. Lo spiega bene nel suo ultimo lavoro il prof Riccio, che mette in relazione cibo non digerito, carenza di nutrienti immunomodulanti e malattie neuroinfiammatorie come sclerosi multipla, SLA, Parkinson, Alzheimer e autismo. Parti di cibo indigerito (soprattutto glutine e latticini), additivi, grassi saturi e trans, alcol, genericamente il cibo industriale sono tutti in grado di indurre una risposta infiammatoria e in persone predisposte sostenere la malattia.
Aggiornamento 27/11/2019
Il latte vaccino rimane uno dei possibili fattori di rischio del diabete di tipo 1 (giovanile)
Aggiornamento 1/12/2019
(Per quello che possono servire studi di questo tipo...) 2 porzioni al giorno di latticini sono associati con la minima mortalità, ma 3 aumentano la mortalità, soprattutto per tumore. 🧐🧐 "Le analisi delle sostituzioni hanno suggerito che la sostituzione di prodotti lattiero-caseari con frutta secca o legumi e cereali integrali potrebbe ridurre il rischio di mortalità, ma la sostituzione di prodotti lattiero-caseari totali con carne rossa e trasformata potrebbe aumentare il rischio di mortalità". 🤔🤔
Aggiornamento 2/12/2019
I grassi saturi
aumentano il rischio di tumore alla prostata e la sua aggressività stimolando una proteina, MYC, che ha un ruolo nell'iniziazione e nella progressione del tumore. Ridurre questi grassi, soprattutto nelle fasi iniziali del tumore, potrebbe aumentare la sopravvivenza
Aggiornamento 30/12/2019
I bambini che bevono latte intero hanno il 39% in meno di rischio di essere sovrappeso rispetto a quelli che bevono latte scremato o parzialmente scremato. Sembrerebbe una vittoria di chi è contro i cibi light e a favore dei grassi saturi, ma è comunque una metanalisi di studi osservazionali quindi non può stabilire un legame di causa-effetto
Aggiornamento 10/1/2020
Il latte di bovini alimentati al pascolo (grassfed) ha aumentate concentrazioni di nutrienti benefici tra cui acido vaccenico, CLA, ß-carotene e acido α-linolenico, e un migliore rapporto tra omega 3 e omega 6.
Aggiornamento 15/1/2020
Il latte scremato appare associato a una maggiore lunghezza dei telomeri e quindi ad una maggiore longevità: questo appare da una ricerca. Il carattere osservazionale non permette di trarre conclusioni sul rapporto di causa effetto. Comunque la presenza di acido palmitico (principale grasso saturo del latte) può giocare un ruolo, essendo stressante per il reticolo endoplasmatico e i mitocondri. Oltre ad una forte attivazione del complesso mTOR
Aggiornamento 25/1/2020
Sta facendo molto rumore la notizia secondo cui sono stati trovati residui di farmaci (antibiotici, cortisonici ecc) nel latte italiano. Un po' di chiarezza dallo studio originale. I residui sono stati trovati nel 49% dei latti analizzati, mentre le micotossine erano assenti (m individuate in altri studi). I farmaci appaiono in quantità al di sotto del quantitativo stabilito per legge (MRL), tranne in un campione per un farmaco. I ricercatori chiariscono però che non si sa nulla su un eventuale effetto additivo/sinergico e che categorie a rischio, come i bambini, che non hanno sviluppato ancora il sistema di detossificazione, possono risentirne, consigliando "un monitoraggio costante nelle aziende lattiero-casearie per garantire la sicurezza alimentare per i consumatori". E sicuramente ne deriva che il latte italiano non è per forza meglio di quello straniero in quanto a farmaci somministrati o qualità dei mangimi, nonostante in molte pubblicità si veda qualche mucca al pascolo non è certo quello il metodo di produzione.
Aggiornamento 14/2/2020
Il latte è da sempre un alimento controverso, avversato da alcuni ma molto protetto dall'industria alimentare. Due docenti della Harvard University, Walter Willett e David Ludwig, M.D., PhD, hanno revisionato la letteratura scientifica nel merito, con queste conclusioni: "L'assunzione ottimale di latte per una persona dipende dalla qualità generale della dieta. Se la qualità della dieta è bassa, specialmente per i bambini in ambienti a basso reddito, i latticini possono migliorare la nutrizione, mentre se la qualità della dieta è elevata, è improbabile che un aumento dell'assunzione fornisca benefici sostanziali ma sono possibili danni. Quando il consumo di latte è basso, i due nutrienti di primaria importanza, calcio e vitamina D (che è particolarmente preoccupante per le latitudini più elevate), possono essere ottenuti da altri alimenti o integratori senza le potenziali conseguenze negative dei latticini. Per il calcio, fonti alimentari alternative includono cavoli, broccoli, tofu, noci, fagioli e succo d'arancia fortificato. Per la vitamina D, gli integratori possono fornire un'adeguata assunzione a costi molto inferiori rispetto al latte fortificato. In attesa di ulteriori ricerche, le linee guida per il latte e gli alimenti a base di latte equivalenti dovrebbero designare idealmente un'assunzione accettabile (come da 0 a 2 porzioni al giorno per gli adulti), non indicare il latte a basso contenuto di grassi come preferibile al latte intero e scoraggiare il consumo di latticini zuccherati nelle popolazioni con alti tassi di sovrappeso e obesità".
Nei bambini "Il latte favorisce la velocità di crescita e il raggiungimento di una maggiore altezza, conferendo sia rischi che benefici. L'elevata densità nutritiva del latte può essere particolarmente utile nelle regioni in cui la qualità della dieta generale e l'assunzione di energia sono compromesse. Tuttavia, in popolazioni con un'alimentazione generalmente adeguata, l'elevato consumo di latte può aumentare il rischio
di fratture più avanti nella vita e l'associazione della maggiore altezza con il rischio di cancro rimane una preoccupazione". Per quanto riguarda l'osteoporosi "i dati esistenti non supportano elevate assunzioni di latte durante l'adolescenza per la prevenzione delle fratture più avanti nella vita e suggeriscono che tali assunzioni possono contribuire all'aumento dell'incidenza di fratture nei paesi con massimo consumo di latte. Negativo il giudizio sugli effetti ambientali (emissione di gas serra, impronta idrica e antibioticoresistenza), quello biologico può essere più nutriente. Gli effetti su diabete, aumento di peso, tumori, rischio cardiovascolare e mortalità in generale sono controversi, ma non attualmente preoccupanti.
Aggiornamento 15/2/2020
Aggiornamento 27/2/2020
In uno studio americano su circa 50 mila donne, il latte e in maniera minore i latticini aumentano il rischio di tumore al seno, già a dosi basse. "Il consumo compreso tra appena 1/4 e 1/3 di tazza di latte al giorno è stato associato ad un aumentato rischio di cancro al seno del 30%", ha detto Fraser, uno dei ricercatori. "Bevendo fino a una tazza al giorno, il rischio associato è salito al 50% e, per coloro che ne bevono da due a tre tazze al giorno, il rischio è aumentato ulteriormente dal 70% all'80%". Il tipo di latte (scremato o intero) non ha influenzato i risultati, mentre "non si notavano importanti associazioni con formaggio e yogurt". Il risultato può essere dovuto alla maggiore quantità di IGF1 presente nel latte americano. "Gli ormoni sessuali bovini e i livelli sierici endogeni di IGF-1 sono due possibili agenti di mediazione in un legame tra carcinoma mammario e latte bovino. Circa il 75% delle vacche che forniscono latte nella moderna produzione casearia sono in gravidanza e, per definizione, stanno allattando. Quindi rilevanti quantità di estrogeni (ng/L) e progesterone (mg/L) si trovano nel latte di vacca. Le concentrazioni di progesterone sono fortemente correlate positivamente al contenuto di grassi del latte e allo stadio della gestazione. [...] I livelli di estrogeni e progesterone nel latte sembrano essere piccoli rispetto alla produzione endogena femminile e sono stati dichiarati biologicamente irrilevanti.
Tuttavia: il latte magro e il latte intero favoriscono la crescita del tumore mammario nei ratti, [...] il consumo di latte aumenta l'escrezione urinaria e i livelli sierici di estradiolo. Alcuni di questi effetti potrebbero derivare dalla conversione endogena di estrone da latte (o altre varianti coniugate) e progesterone in estradiolo. Livelli ormonali sostanzialmente più bassi sono riportati nel formaggio e nello yogurt (per grammo di alimento). [...] Il latte contiene IGF-1 bovino che viene assorbito e non viene distrutto dalla pastorizzazione. Inoltre l'assunzione di latte è stata anche associata a livelli più elevati di IGF-1 endogeno, un ormone proliferativo che è un probabile fattore causale nel carcinoma mammario". La soia non ha effetto chiaro secondo lo studio. I ricercatori concludono suggerendo di tenere conto di questi dati nelle linee guida, che consigliano 3 porzioni di latte al giorno. Si tratta di uno studio osservazionale, che quindi non stabilisce relazione causa-effetto, ma con delle basi biologiche che possono giustificare la relazione.
Aggiornamento 1/3/2020
Le reazioni all'articolo critico sul latte di Ludwig e Willet: I produttori ovviamente non sono contenti. Il calcio non appare un problema, sono le industrie che ci hanno inculcato che solo col latte si assume calcio, ma meno se ne introduce più aumenta il suo assorbimento.
Aggiornamento 19/5/2020
L'idea che i latticini prevengano l'osteoporosi rimane sempre non dimostrata (attenzione: così come il fatto che la causino). Se volete veramente proteggere le ossa andate in palestra!
Aggiornamento 13/6/2020
Qualche anno fa alcuni gestori di uno zoo osservarono che i gorilla vomitavano spesso. Dunque ebbero un'idea: provare a togliere il latte vaccino e dare una dieta simile a quella che assumono in natura. I primati stavano così meglio. Sorpresa sorpresa: funziona anche nei bambini con reflusso. Le proteine del latte infatti possono attivare una risposta infiammatoria che stimola i nervi e crea contrazioni nella muscolatura gastrointestinale. Questo può succedere anche nei bambini allattati al seno da mamme che assumono latticini, perché proteine non digerite possono passare nel latte materno (anche se molti lo ignorano). La pratica di escludere i latticini nella mamma che allatta è prevista pure da linee guida ESPGHAN. Attenzione ovviamente a coprire il fabbisogno di calcio
Aggiornamento 14/6/2020
Il probiotico LGG, uno dei più studiati al mondo, insieme ad una dieta materna senza latticini, riduce in maniera significativa le coliche del lattante e la calprotectina (marker di infiammazione intestinale). Il tempo di durata del pianto si è più che dimezzato
Aggiornamento 20/6/2020
La proliferazione di una cellula tumorale è sostenuta da una serie di metaboliti e vie metaboliche corrispondenti. La PLA2 metabolizza l'acido arachidonico (AA, omega 6) e interagisce con mTOR e insulina. Una dieta con basso apporto di AA, presente soprattutto in carne e latticini, possibilmente chetogenica (per ridurre l'insulina) aumenta la sensibilità agli inibitori PLA2, aprendo alla possibilità di un nuovo link tra alimentazione e guarigione tumorale
Aggiornamento 27/7/2020
Quando un lattante soffre di coliche, è possibile provare a togliere le proteine del latte bovino alla mamma che allatta (facendo attenzione a non creare carenze). Infatti alcune delle proteine arrivano intatte al latte materno, e creano una reazione, anche se molti sono ancora convinti che la digestione elimini tutto.
Aggiornamento 7/10/2020
Secondo la letteratura corrente i latticini possono incrementare il rischio di tumore prostatico mediante aumento dei livelli di IGF1 e gli esosomi di mRNA. La review si conclude consigliando una riduzione del consumo di latticini per gli uomini
L'evidenza dimostra che l'acne può ridursi con il consumo regolare di acidi grassi omega3 e diete a basso indice e carico glicemico. "Allo stesso modo, diversi studi dimostrano che il latte può peggiorare il numero e la gravità delle lesioni. In particolare, le riacutizzazioni dell'acne nelle persone che consumano latte possono essere correlate alle proteine del siero del latte e alla caseina attraverso lo stimolo di insulina e IGF1, il che potrebbe spiegare perché altri prodotti lattiero-caseari come burro o formaggio non hanno dimostrato le stesse associazioni con l'acne. Le diete a basso indice glicemico hanno generalmente mostrato miglioramenti favorevoli nei risultati dell'acne, probabilmente a causa dei loro effetti sull'insulina e sull'IGF-1; tuttavia, a causa di risultati incoerenti negli studi su pazienti con acne con diete a basso indice glicemico, può essere necessario un trattamento aggiuntivo in combinazione con cambiamenti nella dieta per ridurre l'acne (latticini e carne possono essere i più coinvolti). La somministrazione di probiotici è promettente per ridurre le lesioni dell'acne". Tra i grassi, anche l'acido γ-linoleico ha mostrato utilità. Tra i probiotici, Lactobacillus rhamnosus GG è il più studiato, ma in generale quelli che contrastano l'infiammazione (Lactobacillus casei, Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus) o l'iperinsulinemia (Bifidobacterium lactis) e i batteri che favoriscono l'acne (Streptococcus salivarius) possono essere utili. Lo zinco può aiutare ma non c'è ancora consenso.
Secondo una revisione degli studi, il consumo di latte vaccino (200mL, una tazza) è associato a riduzione del rischio di sindrome metabolica, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, tumore del colon-retto, osteoporosi, Alzheimer, mentre può aumentare il rischio tumore prostatico (in particolare la mortalità), Parkinson, acne, carenza di ferro nei bambini. Allergie e intolleranze possono essere argomento di preoccupazione.
"L'alimentazione basata su carne lavorata e latticini grassi, a causa del loro alto contenuto di acidi grassi saturi e acidi grassi trans, nonché una dieta povera di frutta e verdura, a causa della quantità insufficiente di vitamine e minerali (in particolare selenio e zinco), favoriscono lo sviluppo del cancro alla prostata attraverso una serie di meccanismi che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali e i processi di angiogenesi. D'altra parte, i modelli dietetici, basati su prodotti vegetali e pesce poco trasformati, possono avere un effetto benefico sul metabolismo della prostata e inibire tutte le fasi della cancerogenesi attraverso molteplici meccanismi. La promozione di una dieta sana è un elemento chiave nella prevenzione del cancro alla prostata".
Eliminare le proteine del latte vaccino può portare a miglioramento dell'asma refrattaria nei bambini, anche se i test IG-E non evidenziano allergia al latte, e "può essere considerata come l'anello mancante nel trattamento dell'asma". Il miglioramento c'è stato nell'82% dei bambini. Questo indica la possibile presenza di allergie non IG-E mediate, che di solito sono legate a manifestazioni gastrointestinali, come il reflusso.
"Considerato quanto sopra, presentiamo il caso di un ripensamento completo di come l'allergia alimentare gastrointestinale non mediata da IgE e l'asma possano essere correlate suggerendo le seguenti ragioni; in primo luogo, la vicinanza del tratto gastrointestinale con il sistema respiratorio; in secondo luogo, il modello comune dei meccanismi immunologici che coinvolgono le stesse cellule infiammatorie e citochine; e infine, l'effetto diretto degli allergeni alimentari su entrambi gli organi. [...] Abbiamo spiegato l'iperreattività delle vie aeree nelle allergie alimentari non immediate come conseguenze respiratorie del coinvolgimento del tratto gastrointestinale, come accade nel reflusso gastroesofageo", e già evidenziato da altri studi.
È probabile che l'allergia nascosta al latte induca il reflusso, che a sua volta infiamma le vie aeree tramite i mastociti e stimola il nervo vago, con manifestazione dell'asma. In alternativa le proteine inducono allergia entrando tramite permeabilità intestinale o cutanea.
Le linee guida per il reflusso nel bambino suggeriscono in questi casi di usare proteine del latte idrolizzate e quindi meno allergizzanti, e l'eventuale conferma con oral food challenge (prova di scatenamento).
"Per concludere, i risultati sono stati sorprendentemente promettenti, dimostrando che la dieta di eliminazione delle proteine del latte vaccino (che rappresenta l'allergene alimentare più comune) è un approccio prudente nella gestione dei pazienti con asma che non risponde ai trattamenti e può essere considerato come l'anello mancante nel trattamento dell'asma".
Il consumo di latticini appare associato con il rischio di morbo di Parkinson (PD), in particolare negli uomini. Sebbene lo studio non possa provare la causalità, il nesso può non essere casuale in quanto soddisfa diversi criteri di Hill. Il legame è legato a latte e formaggi, mentre i latticini fermentati appaiono protettivi.
"La relazione lineare dose-risposta ha mostrato che il rischio di PD aumentava del 17% per ogni incremento di 200 g/giorno nell'assunzione di latte e del 13% per ogni 10 g/ incremento giornaliero dell'assunzione di formaggio".
Nell'indagine genetica si è notato che una particolare variante genica (rs4988235) aumenta il rischio del 70% con una sola porzione al giorno.
"I nostri risultati suggeriscono che l'assunzione di latticini aumenta il rischio di malattia di Parkinson", hanno concluso i ricercatori. "Pertanto, le diete con assunzione di latte limitata (ad es. Dieta mediterranea) possono essere utili per ridurre il rischio di morbo di Parkinson".
Secondo il neurologo Kotagal servono ulteriori indagini per capire se il legame è dovuto alla presenza di pesticidi o all'effetto dei latticini sul microbiota.
Un nuovo lavoro pubblicato su PNAS conferma quello che si sapeva da tempo: i latticini non vanno molto d'accordo con la sclerosi multipla. "Un'alta percentuale di pazienti con SM possiede anticorpi contro la caseina bovina, ma anche la reattività crociata degli anticorpi tra il latte vaccino e gli antigeni del sistema nervoso centrale possono esacerbare la demielinizzazione. I nostri dati ampliano l'attuale comprensione di come la dieta influenzi l'eziologia della SM e preparano le basi per utilizzare piani dietetici personalizzati con strategie di trattamento che modificano il corso della malattia".
La caseina è la proteina tipica dei formaggi, che si trova anche in yogurt e latte, non nella ricotta.
La caseina somiglia a una proteina detta MAG (glicoproteina associata alla mielina). Quando il sistema immunitario reagisce verso la caseina, lo fa anche verso la MAG, che è fondamentale per la sintesi della mielina, la struttura danneggiata nella SM.
In un altro modello il consumo di carne impoverisce il microbiota di un particolare batterio (B. thetaiotaomicron) favorendo un'alterazione del sistema immunitario
Nella popolazione cinese un alto consumo di latticini è associato ad aumentato rischio di tumore epatico e mammario e linfoma. Non si è trovato un legame col tumore prostatico.
I latticini, in particolare il latte, si confermano associati ad aumentato rischio di tumore prostatico. Altre fonti di calcio di origine vegetale non hanno questo effetto, per cui si ritiene che l'effetto sia mediato dall'aumento di IGF1 e dagli ormoni sessuali presenti nel latte. I ricercatori consigliano a persone con familiarità per questo tumore di moderare il consumo di latticini.
Le brassicacee o crucifere (cavolo e simili) possono ridurre il rischio di tumore prostatico. L'effetto sembra dovuto al blocco di alcune proteine legate col ciclo cellulare (p21 e p27), alla promozione delle vie di detossificazione epatiche e alla presenza di vitamina K1 che viene convertita in K2.
Il rischio di tumore alla prostata si riduce del 5% ogni 15g di crucifere al giorno.
Una dieta a prevalenza vegetale appare ridurre la progressione del tumore prostatico. In uno studio longitudinale, le persone che hanno assunto maggiore quantità di vegetali hanno avuto minore rischio di progressione del tumore alla prostata, in accordo anche con precedenti indagini.
I meccanismi ipotizzati coinvolgono il consumo di "frutta e verdura, che contengono una varietà di sostanze fitochimiche, tra cui antiossidanti e composti antinfiammatori, che hanno dimostrato di proteggere dal cancro alla prostata; gli alimenti vegetali sono anche una fonte di fibre alimentari, che possono favorire la sazietà e regolare la glicemia. Inoltre, gli alimenti di origine animale (compresi carne e latticini) sono stati associati ad una maggiore esposizione a sostanze potenzialmente dannose, come ormoni e ammine eterocicliche. Un elevato consumo di carni rosse e lavorate è stato associato ad un aumento dell'insulina resistenza e di IGF1, che sono stati collegati a un aumento del rischio di cancro alla prostata e potenzialmente alla mortalità. Inoltre, latte e latticini (una fonte primaria di fattore di crescita insulino-simile-1), sono stati associati ad un aumento rischio di cancro alla prostata; il latte intero, in particolare, è stato associato ad un aumento del rischio di recidiva del cancro alla prostata".
La ricerca si conclude con "sebbene siano necessarie ricerche future e la replica dei nostri risultati, questi dati suggeriscono che l'alimentazione prevalentemente vegetale possa essere inversamente associata alla progressione tumorale e sono coerenti con ricerche precedenti che dimostrano l’importanza dei fattori dietetici nella salute e nel benessere generale".