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domenica 11 maggio 2025

Come l'infiammazione ostacola il dimagrimento

 

I punti salienti di un articolo tratto da Medscape.

L'obesità è caratterizzata da uno stato infiammatorio che aumenta il rischio delle malattie correlate. Ma l'infiammazione a sua volta ha un'azione sugli ormoni intestinali, si spende meno e si ha meno sazietà. Anche il sistema immunitario è coinvolto.

"La risposta infiammatoria può influenzare il dispendio energetico “in modo retroattivo per combattere il surplus energetico tipico dell’obesità”. Un sistema di feedback carente (talvolta chiamato resistenza all'infiammazione) riduce il dispendio energetico, portando all'accumulo di energia e, di conseguenza, all'obesità. La restrizione calorica può inavvertitamente contribuire al risparmio energetico, il che potrebbe spiegare perché per le persone obese è così difficile perdere peso e mantenerlo".

Questo spiega perché alcune persone, mettendosi in restrizione calorica, si ritrovano con più kg di prima dopo un certo tempo.

immagine generata con Gemini



Gli adipociti hanno una forte influenza sul destino metabolico delle calorie introdotte, attraverso la regolazione ormonale, in particolare della leptina. L'infiammazione altera il funzionamento della leptina e degli altri ormoni, tra cui insulina e ormoni intestinali e in questo modo le cellule adipose “diventano più efficienti nell’immagazzinare energia piuttosto che rilasciarla, e l’infiammazione potrebbe essere implicata nella soppressione del rilascio di energia e nella promozione del suo accumulo”.

I meccanismi che mediano la stato infiammatorio sono diversi: lo stress meccanico, dovuto alla sua espansione, i metaboliti batterici, l'ipossia (scarso ossigeno che arriva alle cellule), la morte degli adipociti dovute a tutte queste condizioni (con rilascio di fattori infiammatori della necrosi).

Le vie che poi intervengono sul consumo energetico non sono ben chiare e sono probabilmente ridondanti, ossia sono più di una e hanno molteplici connessioni che si compensano tra loro.

Fare sport potrebbe inoltre essere di modesto aiuto, in quanto la spesa è ridotta e il corpo aumenterà la fame per compensare le energie perse.
Un modo per aumentare la spesa energetica è nutrire il microbiota. Infatti una parte dell'energia della dieta viene modulata dai nostri batteri intestinali. Se assumiamo fibra e amido resistente, il corpo sprecherà più energia e ne assorbirà meno, se invece consumiamo alimenti processati l'energia sarà tutta assorbita e più facilmente accumulata. Per questo una dieta antinfiammatoria come la mediterranea è amica del microbiota e può aiutare a promuovere un bilancio energetico negativo, specie se addizionata con alimenti/integratori prebiotici e probiotici.

Ma in definitiva è nato prima l'uovo o la gallina? Ossia arriva prima l'obesità o l'infiammazione?
"L'obesità provoca sicuramente infiammazione e l'infiammazione, a sua volta, rende le persone più suscettibili all'aumento di peso attraverso la riduzione del dispendio energetico e possibilmente attraverso meccanismi nel cervello che non comprendiamo appieno, che riducono la sensibilità del cervello agli ormoni della sazietà."
Comprendere meglio questi meccanismi potrà aiutarci a curare le persone.

Aggiornamento 14/5/2025

La curcumina migliora il dimagrimento rispetto al solo sport in persone con obesità.
Prendendo 2 gruppi, quello che ha assunto curcuma rispetto a chi non l'ha fatto ha avuto risultati migliori in termini di perdita di grasso.

Aggiornamento 23/6/2025

Il digiuno fatto solo con acqua per alcuni giorni ha creato problemi in un piccolo gruppo di persone che si è sottoposto all'esperimento, condotto anche dal prof Fontana, noto esperto dell'argomento.
Spesso si dice che il digiuno purifica, sfiamma e tante cose buone. In generale non sono d'accordo, dipende molto dalla persona che lo fa e come lo si fa, quindi inutile dire che è qualcosa ideale per tutti.
Nel caso del digiuno senza calorie, quindi con sola acqua e fatto sotto supervisione medica, sono aumentati i parametri infiammatori e piastrinici, potenzialmente aumentando il rischio cardiovascolare. Il
Il protocollo ha indotto chetosi, perdita di peso e aumentato l'ossidazione dei grassi, ma ha aumentato i parametri di stress. Ha ridotto la beta amiloide, una sostanza legata all'Alzheimer.
Si ipotizza che la risposta infiammatoria possa, un po' come l'allenamento, essere ridotta con l'abitudine al digiuno, ma per ora si invita alla prudenza.

sabato 5 aprile 2025

Evoluzione della piramide

 

La SINU, la società scientifica che fa le linee guida nutrizionali in Italia, ha confezionato una nuova piramide alimentare relativa alla dieta mediterranea, che appare molto meno moderata di quanto ci vogliano far pensare alcuni.




Si può notare, per quanto riguarda zucchero aggiunto, alcolici e sale, che non si scrive usateli con moderazione, bensì usateli il meno possibile. Carne rossa e dolci possono avere un consumo occasionale, carni bianche, formaggi, uova, pesce, legumi, patate un consumo di alcune volte a settimana, cereali, latte, yogurt, frutta oleosa, frutta fresca, verdure e olio EVO consumo quotidiano. La nuova piramide raccomanda anche la corretta idratazione, il rispetto per l'ambiente, suggerendo di rispettare la biodiversità, ridurre i rifiuti ed essere sostenibili. Per quanto riguarda lo stile di vita si consigliano la convivialità, l'esercizio fisico e il controllo del peso.





"Pasta, riso e pane sono componenti essenziali di una dieta sana e la nuova Piramide invita in particolare al consumo di cereali integrali in considerazione del loro apporto di fibre alimentari, vitamine e composti bioattivi nonché dei loro benefici effetti metabolici rispetto ai cereali raffinati, primo fra tutti la minore risposta glicemica post-prandiale (nota: quindi tenere bassa la glicemia è raccomandato e non inutile come ci dicono alcuni). Si consiglia l'abbinamento dei cereali con verdure e/o legumi nel rispetto delle antiche tradizioni culinarie mediterranee e delle ampie evidenze scientifiche sui benefici nutrizionali e metabolici degli stessi". La frutta oleosa, che una volta era temuta per il suo contenuto di grassi, è messa sullo stesso piano dei cereali integrali grazie alle evidenze scientifiche recenti che documentano i benefici dovuti a grassi polinsaturi, sostanze bioattive, minerali e vitamine e va quindi consumata quotidianamente.





I legumi devono essere consumati 3/4 volte a settimana, il pesce azzurro 2 o 3 volte, in modo da assicurare un apporto di omega 3 che riduca il rischio cardiovascolare. Evitare il pesce spada per il suo contenuto di elementi tossici come il mercurio, favorire il pesce piccolo pescato localmente.
La carne bianca deve essere favorita rispetto alla rossa, le uova vengono finalmente descritte come un alimento amico che apporta numerosi nutrienti benefici senza aumentare rischio cardiovascolare o tumorale.
Le patate non devono essere usate come contorno ma in sostituzione dei cereali perché apportano carboidrati in modo simile; eventualmente è possibile consumare 2 porzioni ridotte di entrambi, come si fa in una minestra per esempio.

All'apice della piramide troviamo quindi dolci e carni rosse e processate (salumi, per capirci). Viene chiarito che l'apporto di zuccheri semplici suggerito è praticamente rappresentato solo dalla frutta, con pochissimo spazio concesso a zuccheri aggiunti e alimenti che li contengono, da consumare solo in occasioni speciali, come nelle antiche tradizioni.

Come illustrato prima il consumo di alcolici è ugualmente da riservare alle occasioni speciali e nessun consumo può essere inteso come benefico per la salute. Il possibile effetto positivo cardiovascolare viene bilanciato da un noto effetto cancerogeno.

Le conclusioni finali sottolineano l'importanza della dieta mediterranea anche per scopi che vanno oltre l'alimentazione sana.
"Intrecciando considerazioni ambientali ed economiche, questa piramide rivista offre una guida olistica per una moderna dieta mediterranea. Non mira solo a migliorare la salute della popolazione, ma preserva anche le tradizioni alimentari culturali, affrontando al tempo stesso le sfide nutrizionali ed ecologiche del nostro tempo. In sostanza, questa nuova Piramide fornisce un quadro pratico e lungimirante per l’adozione di uno stile di vita alimentare sostenibile e favorevole alla salute nel 21° secolo".


Aggiornamento 11/4/2025

Sono uscite le linee guida ufficiali sulla dieta mediterranea, alle quali ho contribuito come parte dell'ERT (Evidence review team).
Ringrazio il prof Nicola Veronese, coordinatore del lavoro, per avermi dato l'opportunità di fare questa interessante esperienza.

La dieta mediterranea, in base alle evidenze, è consigliata nella popolazione generale sia in prevenzione che in terapia di supporto in molte malattie e condizioni, compresi tumori, malattie autoimmuni e cardiovascolari, alterazioni metaboliche, gravidanza.

giovedì 21 novembre 2024

Ictus: come i nutrienti possono aiutarci prima (e dopo)


È ben noto che la nutrizione può essere d'aiuto sia nella prevenzione primaria (quando non c'è malattia), secondaria (dopo l'evento, per prevenirne un secondo) e nel recupero dell'ictus.
L'ictus o stroke può essere ischemico (formazione di un trombo che occlude il vaso) o emorragico (rottura del vaso), il risultato è mancanza di apporto sanguigno ai neuroni, con conseguente pericolo di disabilità o morte, legate anche a malnutrizione e quindi anemia, sarcopenia, osteoporosi ecc.

Lo screening per la malnutrizione è previsto dalle linee guida ESPEN in caso di ictus.

"Infatti, nei primi 2-3 mesi dopo l’ictus ischemico, la neuroplasticità è altamente attiva e l’integrazione della dieta o della nutrizione potrebbe migliorare le funzioni funzionali, emotive e cognitive nei pazienti con ictus". In contrasto la malnutrizione, dovuta soprattutto a perdita di capacità, disfagia ecc., aumenta la mortalità.

Quali nutraceutici hanno effetti sul rischio?




Aglio e cipolla crudi inibiscono l'aggregazione piastrinica. Ginkgo biloba, zenzero, pomodoro, crucifere (cavolo e famiglia), curcumina hanno proprietà antitrombotiche evidenziate nei modelli preclinici.

Tra le vitamine, la D riduce il rischio cardiovascolare e la mortalità post-ictus, quelle del gruppo B complicanze neurologiche e depressione, la C lo stress ossidativo e l'infiammazione. La forma sintetica di B12 (cianocobalamina) non dovrebbe essere consigliata.

Tra i minerali, magnesio e potassio sembrano importanti sia in prevenzione che dopo l'evento, lo zinco e il selenio possono sostenere la funzione cerebrale.

La supplementazione con aminoacidi essenziali favorisce il recupero e protegge dalla sarcopenia e conseguente perdita di funzionalità, migliorando plasticità corticale, funzione cognitiva, funzione motoria e deambulazione. In seguito all'evento infatti aumentano i fabbisogni nutrizionali e bisogna contrastare una tendenza al catabolismo (perdita di massa magra) che aumenta il rischio di strascichi e la mortalità.

L'omocisteina è un fattore procoagulante e infiammatorio che è necessario ridurre sia in prevenzione che in terapia.

Il pesce e l'olio di pesce sono legati a minori infiammazione e rischio di ictus ischemico.

La dieta mediterranea è associata con minore rischio di stroke e buona salute in generale, grazie alla sua ricchezza in vegetali (e loro fibre e polifenoli), cereali, pesce ecc.
Anche la frutta a guscio oleosa ha dimostrato, grazie alla sua ricchezza in nutrienti, di poter favorire il recupero.
La ricchezza in fibre è necessaria anche dopo l'evento per favorire la funzione intestinale e nutrire il microbiota, che viene alterato in seguito all'ictus.
La comunicazione intestino-cervello è inoltre necessaria per il recupero, dato che i microbi rilasciano fattori neurotrofici, neurotrasmettitori e grassi a catena corta che modulano il metabolismo cerebrale e il recupero dei neuroni.
L'uso di probiotici può essere d'aiuto ma bisogna valutarne possibili effetti collaterali, in particolare in caso di basse difese immunitarie.

"In sintesi, il consumo della dieta e dei nutraceutici sopra menzionati i) ha mitigato le complicanze periferiche indotte dall’ictus come osteoporosi, sarcopenia, anemia, malnutrizione, disfunzione piastrinica e trombosi, ii) ha ridotto le complicanze centrali come disfunzione motoria, cognitiva, disfunzione , e depressione, e iii) ha migliorato le complicanze vascolari come l'adesione, l'attivazione, l'aggregazione e la trombosi piastrinica. Infatti, l’integrazione nutraceutica ha attenuato lo stress ossidativo, l’infiammazione, l’eccitotossicità e la disfunzione mitocondriale, esercitando così una neuroprotezione nell’ictus. Oltre a questi effetti neuroprotettivi, questi nutraceutici mostrano attività antipiastriniche e antitrombotiche inibendo la produzione di COX-2, TXB2, ADP, collagene, trombina e aggregazione piastrinica indotta da AA attraverso molteplici meccanismi. Pertanto, questi risultati suggeriscono che il consumo dei suddetti nutraceutici e della dieta aiuta a regolare la disfunzione piastrinica e allo stesso tempo offre neuroprotezione contro l’ictus ischemico".


Aggiornamento 2/12/2024

La medicina tradizionale cinese, rappresentata da un insieme di erbe con proprietà anticoagulanti e antinfiammatorie, NON si è rivelata utile in maniera statisticamente significativa in caso di ictus trombotico. Tuttavia si è elogiato l'uso dei trial scientifici per verificarne l'utilità.

Aggiornamento 16/12/2024

La fibrillazione atriale è un difetto del ritmo cardiaco, "associato ad un aumento dei tassi di ictus, insufficienza cardiaca e mortalità. Si raccomanda la modifica dello stile di vita e dei fattori di rischio per prevenire l’insorgenza, la recidiva e le complicanze della fibrillazione atriale, e gli anticoagulanti orali sono raccomandati per i soggetti con un rischio stimato di ictus o eventi tromboembolici pari o superiore al 2% all’anno". Quindi oltre che prevenire, lo stile di vita può anche ridurre il rischio una volta che la patologia si è manifestata.
Tra i fattori di rischio troviamo ipertiroidismo, sedentarietà, abuso di alcol (oltre un drink al giorno), fumo, sovrappeso, pressione alta, apnee notturne.

"Le linee guida ACC/AHA/ACCP/HRS del 2023 hanno enfatizzato le raccomandazioni di classe 1 per la perdita di peso, l'esercizio fisico, la cessazione del fumo, la minimizzazione o l'eliminazione del consumo di alcol, il controllo ottimale della pressione arteriosa e un programma di cura completo per il miglioramento dei risultati, in maniera simile alle linee guida europee sulla FA recentemente pubblicate", che però raccomandano anche la gestione del diabete.

Aggiornamento 21/1/2025

I traumi cranici sono associati a neuroinfiammazione e alterazioni nella struttura cerebrale.
Gli omega 3 sono in grado di alleviare le conseguenze negative, "riducendo il danno tissutale e la perdita cellulare, diminuendo la neuroinfiammazione associata e la risposta immunitaria, che a sua volta modera la gravità della disfunzione neurologica associata".
Le prove mostrano quindi che possono essere utili sia nell'adulto che nel cervello in formazione dei bambini, riducendo l'impatto del trauma, proteggendo le strutture nervose e aiutando a restaurare le funzioni cerebrali.

Aggiornamento 11/2/2025

Usare il sale arricchito in potassio (che sostituisce il sodio) ha ridotto la ricorrenza dell'ictus e la mortalità in uno studio fatto sulla popolazione cinese, senza rischi di eccesso di potassio nel sangue (iperkaliemia).
Lo studio dimostra l'importanza di questo minerale in persone già colpite da stroke.

Aggiornamento 27/3/2025

Nel modello animale fornire derivati batterici (indoli) ai topi che hanno avuto un ictus riduce le complicanze, a dimostrare l'importanza del microbiota e della disbiosi negli eventi cardiovascolari



sabato 6 luglio 2024

I nostri piccoli eroi: i mitocondri

 Il mitocondrio è l'organello che fornisce la maggior parte dell'energia cellulare, sfruttando l'energia chimica dei legami presenti nelle sostanze nutritive.

Alla fine del 19° secolo Benda notò delle strutture intracellulari simili ai batteri, che funzionavano come organismi elementari; chiamò queste strutture “mitocondri”, formando la parola dalle parole greche “mitos” (filo) e “chondros” (granuli).


https://it.pinterest.com/pin/599189925414126768/


Storicamente le disfunzioni mitocondriali erano attribuite a difetti genetici, quindi condizioni presenti alla nascita e non acquisite. Oggi invece sappiamo che le loro alterazioni acquisite sono corresponsabili di numerose patologie (ischemia, malattie neurodegenerative e psichiatriche, epatiche, polmonari, cardiache, metaboliche, reumatiche, autoimmuni, tumori). Queste malattie sono infatti caratterizzate da cellule che non riescono a produrre energia e quindi funzionare correttamente, o da difetti nella bioenergetica che alterano alcune funzioni come l'apoptosi, la morte cellulare programmata che è necessaria nelle cellule alterate per evitare la formazione di tumori.

Le disfunzioni mitocondriali sono legate a bioenergetica compromessa, stress ossidativo aumentato, omeostasi del calcio alterata e modifiche nelle dinamiche mitocondriali.

Quali sono le ragioni che portano i mitocondri a funzionare male?

Inversione del trasporto degli elettroni (che dovrebbe avvenire in un solo senso) legato all'eccesso di specie reattive (i famosi radicali liberi, ROS), l'accumulo di proteine alterate, l'accumulo di calcio, ROS e amiloide (nelle malattie neurodegenerative) che alterano la morfologia e la funzione, la formazione di pori che danno il via alla morte cellulare, alterazioni nella bioenergetica creano sbilanciamenti energetici e facilitano l'insorgere di insulinoresistenza, instabilità del genoma che porta alla produzione di proteine alterate e mitocondri malfunzionanti.
Anche la malattia COVID19 può essere dannosa per i mitocondri.

https://www.nature.com/articles/s41392-024-01839-8/figures/4


Tra i supporti nutrizionali per i mitocondri, vitamina B2, creatina, carnitina, coenzima Q10. Anche la dieta chetogenica può essere d'aiuto.

In particolare, per ridurre lo stress ossidativo che si sviluppa durante le reazioni chimiche sono stati proposti coenzima Q10, MitoQ, nicotinamide riboside, N-acetil cisteina.

Questi interventi non hanno però verifiche sul lungo termine, compreso la dieta chetogenica che nel modello animale può favorire la fibrosi e può portare a sbilanciamenti nutrizionali.

"Allo stesso modo, l’efficacia clinica degli antiossidanti e dei composti mirati alla dinamica mitocondriale richiede un attento equilibrio, evitando interferenze con i meccanismi fisiologici di segnalazione dei ROS essenziali per l’omeostasi cellulare".
In pratica un eccesso di antiossidanti può essere problematico perché abbiamo necessità anche dei ROS e di (un po' di) stress ossidativo.

Il trapianto di mitocondri, l'inserimento di mitocondri giovani e funzionanti può essere un'altra prospettiva. Quello autologo (con mitocondri della persona stessa) può ridurre i rischi di rigetto immunitario.

Si tratta comunque di trattamenti ancora da approvare e sottoporre a rigorosi studi.

"La direzione futura delle terapie per la disfunzione mitocondriale risiede probabilmente nella medicina personalizzata, in cui la profilazione genetica e metabolica potrebbe adattare gli interventi alle esigenze dei singoli pazienti, migliorando sia l’efficacia che la sicurezza. Mentre il panorama terapeutico per la disfunzione mitocondriale continua a maturare, l’integrazione di strategie dietetiche, farmacologiche e preventive mantiene la promessa di un approccio più completo ed efficace alla gestione di queste malattie complesse. Lo sforzo di tradurre questi progressi nella pratica clinica sottolinea la necessità di uno sforzo multidisciplinare, colmando il divario tra intuizioni molecolari e innovazione terapeutica per tracciare un percorso verso risultati migliori per i pazienti nel campo della patologia mitocondriale.

Aggiornamento 21/8/2024

Le diete possono avere un effetto importante sulle dinamiche bioenergetiche influenzando i mitocondri, i nostri organelli produttori di energia che soffrono in caso di alterazioni.
"La disfunzione mitocondriale si verifica nei monociti durante l'obesità e contribuisce a uno stato infiammatorio di basso grado; pertanto, il mantenimento di buone condizioni mitocondriali è un aspetto chiave per il mantenimento della salute".
I ricercatori hanno mostrato che 3 tipi di diete di restrizione (dieta chetogenica, digiuno intermittente e restrizione calorica) insieme alla rifaximina influenzano il microbiota, riducendo LPS.
LPS è rilasciato dai batteri infiammatori ed entra in circolo tramite permeabilità intestinale. Riducendosi, non vengono stimolati alcuni recettori (TLR4) che inducono infiammazione nei monociti, migliorando la salute mitocondriale.
Questo riflette probabilmente un generale miglioramento della bioenergetica dell'organismo.

Aggiornamento 12/11/2024

Il coenzima Q10 ad alte dosi ha migliorato la steatosi epatica e le funzioni vascolare, cardiaca ed endoteliale in persone con MASLD (steatosi epatica associata a disfunzione metabolica), riducendo così il rischio cardiovascolare.

Aggiornamento 2/3/2025

Come fa il cibo a rappresentare una medicina per le persone con problemi renali?

"Diversi fattori sono associati alla progressione dell’insufficienza renale (CKD) e alle complicanze nei pazienti con insufficienza renale cronica, come lo stress ossidativo, la disfunzione mitocondriale, l’invecchiamento precoce, la disbiosi intestinale e la disfunzione endoteliale", e questi sono tutti fattori associati all'alimentazione e allo stile di vita.
"L’infiammazione cronica rappresenta un cambiamento patologico e implica direttamente il peggioramento della prognosi della CKD e degli esiti cardiovascolari. Diabete mellito, ipertensione, obesità, inattività fisica, età, dieta, anemia, acidosi metabolica, sistema immunitario alterato, disbiosi intestinale e uremia di per sé possono contribuire all’infiammazione. A livello cellulare, lo stress ossidativo, le cellule senescenti e la disfunzione mitocondriale sono direttamente coinvolti nell’infiammazione osservata nelle persone con insufficienza renale cronica".

La disfunzione mitocondriali, dovuta a mitocondri invecchiati e difettosi, genera specie reattive (ROS) che devono essere neutralizzate con i meccanismi antiossidanti, in caso contrario generano stress ossidativo e infiammazione. Una buona alimentazione stimola Nrf2 che promuove enzimi antiossidanti e detossificanti.

"Tutti questi sistemi possono essere repressi o inducibili e i nutrienti svolgono un ruolo cruciale nell’attivazione di NRF2 e nella repressione delle vie di segnalazione NF-κB e NLRP3, esercitando effetti terapeutici contro l’infiammazione. Le prove attuali indicano che molti composti bioattivi si trovano naturalmente negli alimenti, come gli isotiocianati nelle verdure crucifere, catechine nel cioccolato fondente, i polifenoli presenti nella frutta, nella propoli e negli alimenti fermentati, possono agire come modulatori dei fattori di trascrizione coinvolti nell’infiammazione e nello stress ossidativo, fornendo effetti antinfiammatori e antiossidanti nei soggetti affetti da insufficienza renale cronica. Pertanto, il concetto di “cibo come medicina” diventa particolarmente rilevante per la malattia renale cronica".

Gli studi indicano che diversi composti bioattivi, come curcumina, allicina, quercetina, sulforafano e catechine riducono l'espressione delle vie dell'infiammazione e migliorano quelle che proteggono dallo stress ossidativo.

"Date le informazioni di cui sopra, migliorare la qualità della dieta dei pazienti con insufficienza renale cronica, compresi alimenti sani ricchi di composti bioattivi come frutta, verdura, semi, noci, tè, cacao, caffè, cereali integrali e spezie come curcuma e cannella, può essere una potenziale strategia per prevenire e trattare l'infiammazione in questi individui".

Aggiornamento 24/3/2025

Le malattie neurodegenerative sono legate a difetti nella bioenergetica dei neuroni e circa il 30% delle persone, con una genetica favorevole, sono responsive a un trattamento dietetico

Aggiornamento 29/5/2025

Le persone con steatosi epatica (fegato grasso) faticano a sintetizzare il coenzima Q10, un importante componente della funzione mitocondriale che permette l'utilizzo dell'energia cellulare. Senza Q10 si formano più specie reattive dell'ossigeno (ROS) e aumenta lo stress ossidativo, che danneggia le strutture e crea infiammazione.
La sua supplementazione potrebbe quindi essere importante per le persone con MASLD, l'infiltrazione del grasso nel fegato legata a un sovraccarico di alimenti spazzatura.
Le statine ostacolano la produzione di Q10 e potrebbe essere questo uno dei motivi per cui hanno un lieve effetto diabetogeno.