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giovedì 21 novembre 2024

Ictus: come i nutrienti possono aiutarci prima (e dopo)


È ben noto che la nutrizione può essere d'aiuto sia nella prevenzione primaria (quando non c'è malattia), secondaria (dopo l'evento, per prevenirne un secondo) e nel recupero dell'ictus.
L'ictus o stroke può essere ischemico (formazione di un trombo che occlude il vaso) o emorragico (rottura del vaso), il risultato è mancanza di apporto sanguigno ai neuroni, con conseguente pericolo di disabilità o morte, legate anche a malnutrizione e quindi anemia, sarcopenia, osteoporosi ecc.

Lo screening per la malnutrizione è previsto dalle linee guida ESPEN in caso di ictus.

"Infatti, nei primi 2-3 mesi dopo l’ictus ischemico, la neuroplasticità è altamente attiva e l’integrazione della dieta o della nutrizione potrebbe migliorare le funzioni funzionali, emotive e cognitive nei pazienti con ictus". In contrasto la malnutrizione, dovuta soprattutto a perdita di capacità, disfagia ecc., aumenta la mortalità.

Quali nutraceutici hanno effetti sul rischio?




Aglio e cipolla crudi inibiscono l'aggregazione piastrinica. Ginkgo biloba, zenzero, pomodoro, crucifere (cavolo e famiglia), curcumina hanno proprietà antitrombotiche evidenziate nei modelli preclinici.

Tra le vitamine, la D riduce il rischio cardiovascolare e la mortalità post-ictus, quelle del gruppo B complicanze neurologiche e depressione, la C lo stress ossidativo e l'infiammazione. La forma sintetica di B12 (cianocobalamina) non dovrebbe essere consigliata.

Tra i minerali, magnesio e potassio sembrano importanti sia in prevenzione che dopo l'evento, lo zinco e il selenio possono sostenere la funzione cerebrale.

La supplementazione con aminoacidi essenziali favorisce il recupero e protegge dalla sarcopenia e conseguente perdita di funzionalità, migliorando plasticità corticale, funzione cognitiva, funzione motoria e deambulazione. In seguito all'evento infatti aumentano i fabbisogni nutrizionali e bisogna contrastare una tendenza al catabolismo (perdita di massa magra) che aumenta il rischio di strascichi e la mortalità.

L'omocisteina è un fattore procoagulante e infiammatorio che è necessario ridurre sia in prevenzione che in terapia.

Il pesce e l'olio di pesce sono legati a minori infiammazione e rischio di ictus ischemico.

La dieta mediterranea è associata con minore rischio di stroke e buona salute in generale, grazie alla sua ricchezza in vegetali (e loro fibre e polifenoli), cereali, pesce ecc.
Anche la frutta a guscio oleosa ha dimostrato, grazie alla sua ricchezza in nutrienti, di poter favorire il recupero.
La ricchezza in fibre è necessaria anche dopo l'evento per favorire la funzione intestinale e nutrire il microbiota, che viene alterato in seguito all'ictus.
La comunicazione intestino-cervello è inoltre necessaria per il recupero, dato che i microbi rilasciano fattori neurotrofici, neurotrasmettitori e grassi a catena corta che modulano il metabolismo cerebrale e il recupero dei neuroni.
L'uso di probiotici può essere d'aiuto ma bisogna valutarne possibili effetti collaterali, in particolare in caso di basse difese immunitarie.

"In sintesi, il consumo della dieta e dei nutraceutici sopra menzionati i) ha mitigato le complicanze periferiche indotte dall’ictus come osteoporosi, sarcopenia, anemia, malnutrizione, disfunzione piastrinica e trombosi, ii) ha ridotto le complicanze centrali come disfunzione motoria, cognitiva, disfunzione , e depressione, e iii) ha migliorato le complicanze vascolari come l'adesione, l'attivazione, l'aggregazione e la trombosi piastrinica. Infatti, l’integrazione nutraceutica ha attenuato lo stress ossidativo, l’infiammazione, l’eccitotossicità e la disfunzione mitocondriale, esercitando così una neuroprotezione nell’ictus. Oltre a questi effetti neuroprotettivi, questi nutraceutici mostrano attività antipiastriniche e antitrombotiche inibendo la produzione di COX-2, TXB2, ADP, collagene, trombina e aggregazione piastrinica indotta da AA attraverso molteplici meccanismi. Pertanto, questi risultati suggeriscono che il consumo dei suddetti nutraceutici e della dieta aiuta a regolare la disfunzione piastrinica e allo stesso tempo offre neuroprotezione contro l’ictus ischemico".


Aggiornamento 2/12/2024

La medicina tradizionale cinese, rappresentata da un insieme di erbe con proprietà anticoagulanti e antinfiammatorie, NON si è rivelata utile in maniera statisticamente significativa in caso di ictus trombotico. Tuttavia si è elogiato l'uso dei trial scientifici per verificarne l'utilità.

Aggiornamento 16/12/2024

La fibrillazione atriale è un difetto del ritmo cardiaco, "associato ad un aumento dei tassi di ictus, insufficienza cardiaca e mortalità. Si raccomanda la modifica dello stile di vita e dei fattori di rischio per prevenire l’insorgenza, la recidiva e le complicanze della fibrillazione atriale, e gli anticoagulanti orali sono raccomandati per i soggetti con un rischio stimato di ictus o eventi tromboembolici pari o superiore al 2% all’anno". Quindi oltre che prevenire, lo stile di vita può anche ridurre il rischio una volta che la patologia si è manifestata.
Tra i fattori di rischio troviamo ipertiroidismo, sedentarietà, abuso di alcol (oltre un drink al giorno), fumo, sovrappeso, pressione alta, apnee notturne.

"Le linee guida ACC/AHA/ACCP/HRS del 2023 hanno enfatizzato le raccomandazioni di classe 1 per la perdita di peso, l'esercizio fisico, la cessazione del fumo, la minimizzazione o l'eliminazione del consumo di alcol, il controllo ottimale della pressione arteriosa e un programma di cura completo per il miglioramento dei risultati, in maniera simile alle linee guida europee sulla FA recentemente pubblicate", che però raccomandano anche la gestione del diabete.

Aggiornamento 21/1/2025

I traumi cranici sono associati a neuroinfiammazione e alterazioni nella struttura cerebrale.
Gli omega 3 sono in grado di alleviare le conseguenze negative, "riducendo il danno tissutale e la perdita cellulare, diminuendo la neuroinfiammazione associata e la risposta immunitaria, che a sua volta modera la gravità della disfunzione neurologica associata".
Le prove mostrano quindi che possono essere utili sia nell'adulto che nel cervello in formazione dei bambini, riducendo l'impatto del trauma, proteggendo le strutture nervose e aiutando a restaurare le funzioni cerebrali.

Aggiornamento 11/2/2025

Usare il sale arricchito in potassio (che sostituisce il sodio) ha ridotto la ricorrenza dell'ictus e la mortalità in uno studio fatto sulla popolazione cinese, senza rischi di eccesso di potassio nel sangue (iperkaliemia).
Lo studio dimostra l'importanza di questo minerale in persone già colpite da stroke.

Aggiornamento 27/3/2025

Nel modello animale fornire derivati batterici (indoli) ai topi che hanno avuto un ictus riduce le complicanze, a dimostrare l'importanza del microbiota e della disbiosi negli eventi cardiovascolari



sabato 6 luglio 2024

I nostri piccoli eroi: i mitocondri

 Il mitocondrio è l'organello che fornisce la maggior parte dell'energia cellulare, sfruttando l'energia chimica dei legami presenti nelle sostanze nutritive.

Alla fine del 19° secolo Benda notò delle strutture intracellulari simili ai batteri, che funzionavano come organismi elementari; chiamò queste strutture “mitocondri”, formando la parola dalle parole greche “mitos” (filo) e “chondros” (granuli).


https://it.pinterest.com/pin/599189925414126768/


Storicamente le disfunzioni mitocondriali erano attribuite a difetti genetici, quindi condizioni presenti alla nascita e non acquisite. Oggi invece sappiamo che le loro alterazioni acquisite sono corresponsabili di numerose patologie (ischemia, malattie neurodegenerative e psichiatriche, epatiche, polmonari, cardiache, metaboliche, reumatiche, autoimmuni, tumori). Queste malattie sono infatti caratterizzate da cellule che non riescono a produrre energia e quindi funzionare correttamente, o da difetti nella bioenergetica che alterano alcune funzioni come l'apoptosi, la morte cellulare programmata che è necessaria nelle cellule alterate per evitare la formazione di tumori.

Le disfunzioni mitocondriali sono legate a bioenergetica compromessa, stress ossidativo aumentato, omeostasi del calcio alterata e modifiche nelle dinamiche mitocondriali.

Quali sono le ragioni che portano i mitocondri a funzionare male?

Inversione del trasporto degli elettroni (che dovrebbe avvenire in un solo senso) legato all'eccesso di specie reattive (i famosi radicali liberi, ROS), l'accumulo di proteine alterate, l'accumulo di calcio, ROS e amiloide (nelle malattie neurodegenerative) che alterano la morfologia e la funzione, la formazione di pori che danno il via alla morte cellulare, alterazioni nella bioenergetica creano sbilanciamenti energetici e facilitano l'insorgere di insulinoresistenza, instabilità del genoma che porta alla produzione di proteine alterate e mitocondri malfunzionanti.
Anche la malattia COVID19 può essere dannosa per i mitocondri.

https://www.nature.com/articles/s41392-024-01839-8/figures/4


Tra i supporti nutrizionali per i mitocondri, vitamina B2, creatina, carnitina, coenzima Q10. Anche la dieta chetogenica può essere d'aiuto.

In particolare, per ridurre lo stress ossidativo che si sviluppa durante le reazioni chimiche sono stati proposti coenzima Q10, MitoQ, nicotinamide riboside, N-acetil cisteina.

Questi interventi non hanno però verifiche sul lungo termine, compreso la dieta chetogenica che nel modello animale può favorire la fibrosi e può portare a sbilanciamenti nutrizionali.

"Allo stesso modo, l’efficacia clinica degli antiossidanti e dei composti mirati alla dinamica mitocondriale richiede un attento equilibrio, evitando interferenze con i meccanismi fisiologici di segnalazione dei ROS essenziali per l’omeostasi cellulare".
In pratica un eccesso di antiossidanti può essere problematico perché abbiamo necessità anche dei ROS e di (un po' di) stress ossidativo.

Il trapianto di mitocondri, l'inserimento di mitocondri giovani e funzionanti può essere un'altra prospettiva. Quello autologo (con mitocondri della persona stessa) può ridurre i rischi di rigetto immunitario.

Si tratta comunque di trattamenti ancora da approvare e sottoporre a rigorosi studi.

"La direzione futura delle terapie per la disfunzione mitocondriale risiede probabilmente nella medicina personalizzata, in cui la profilazione genetica e metabolica potrebbe adattare gli interventi alle esigenze dei singoli pazienti, migliorando sia l’efficacia che la sicurezza. Mentre il panorama terapeutico per la disfunzione mitocondriale continua a maturare, l’integrazione di strategie dietetiche, farmacologiche e preventive mantiene la promessa di un approccio più completo ed efficace alla gestione di queste malattie complesse. Lo sforzo di tradurre questi progressi nella pratica clinica sottolinea la necessità di uno sforzo multidisciplinare, colmando il divario tra intuizioni molecolari e innovazione terapeutica per tracciare un percorso verso risultati migliori per i pazienti nel campo della patologia mitocondriale.

Aggiornamento 21/8/2024

Le diete possono avere un effetto importante sulle dinamiche bioenergetiche influenzando i mitocondri, i nostri organelli produttori di energia che soffrono in caso di alterazioni.
"La disfunzione mitocondriale si verifica nei monociti durante l'obesità e contribuisce a uno stato infiammatorio di basso grado; pertanto, il mantenimento di buone condizioni mitocondriali è un aspetto chiave per il mantenimento della salute".
I ricercatori hanno mostrato che 3 tipi di diete di restrizione (dieta chetogenica, digiuno intermittente e restrizione calorica) insieme alla rifaximina influenzano il microbiota, riducendo LPS.
LPS è rilasciato dai batteri infiammatori ed entra in circolo tramite permeabilità intestinale. Riducendosi, non vengono stimolati alcuni recettori (TLR4) che inducono infiammazione nei monociti, migliorando la salute mitocondriale.
Questo riflette probabilmente un generale miglioramento della bioenergetica dell'organismo.

Aggiornamento 12/11/2024

Il coenzima Q10 ad alte dosi ha migliorato la steatosi epatica e le funzioni vascolare, cardiaca ed endoteliale in persone con MASLD (steatosi epatica associata a disfunzione metabolica), riducendo così il rischio cardiovascolare.

Aggiornamento 2/3/2025

Come fa il cibo a rappresentare una medicina per le persone con problemi renali?

"Diversi fattori sono associati alla progressione dell’insufficienza renale (CKD) e alle complicanze nei pazienti con insufficienza renale cronica, come lo stress ossidativo, la disfunzione mitocondriale, l’invecchiamento precoce, la disbiosi intestinale e la disfunzione endoteliale", e questi sono tutti fattori associati all'alimentazione e allo stile di vita.
"L’infiammazione cronica rappresenta un cambiamento patologico e implica direttamente il peggioramento della prognosi della CKD e degli esiti cardiovascolari. Diabete mellito, ipertensione, obesità, inattività fisica, età, dieta, anemia, acidosi metabolica, sistema immunitario alterato, disbiosi intestinale e uremia di per sé possono contribuire all’infiammazione. A livello cellulare, lo stress ossidativo, le cellule senescenti e la disfunzione mitocondriale sono direttamente coinvolti nell’infiammazione osservata nelle persone con insufficienza renale cronica".

La disfunzione mitocondriali, dovuta a mitocondri invecchiati e difettosi, genera specie reattive (ROS) che devono essere neutralizzate con i meccanismi antiossidanti, in caso contrario generano stress ossidativo e infiammazione. Una buona alimentazione stimola Nrf2 che promuove enzimi antiossidanti e detossificanti.

"Tutti questi sistemi possono essere repressi o inducibili e i nutrienti svolgono un ruolo cruciale nell’attivazione di NRF2 e nella repressione delle vie di segnalazione NF-κB e NLRP3, esercitando effetti terapeutici contro l’infiammazione. Le prove attuali indicano che molti composti bioattivi si trovano naturalmente negli alimenti, come gli isotiocianati nelle verdure crucifere, catechine nel cioccolato fondente, i polifenoli presenti nella frutta, nella propoli e negli alimenti fermentati, possono agire come modulatori dei fattori di trascrizione coinvolti nell’infiammazione e nello stress ossidativo, fornendo effetti antinfiammatori e antiossidanti nei soggetti affetti da insufficienza renale cronica. Pertanto, il concetto di “cibo come medicina” diventa particolarmente rilevante per la malattia renale cronica".

Gli studi indicano che diversi composti bioattivi, come curcumina, allicina, quercetina, sulforafano e catechine riducono l'espressione delle vie dell'infiammazione e migliorano quelle che proteggono dallo stress ossidativo.

"Date le informazioni di cui sopra, migliorare la qualità della dieta dei pazienti con insufficienza renale cronica, compresi alimenti sani ricchi di composti bioattivi come frutta, verdura, semi, noci, tè, cacao, caffè, cereali integrali e spezie come curcuma e cannella, può essere una potenziale strategia per prevenire e trattare l'infiammazione in questi individui".

Aggiornamento 24/3/2025

Le malattie neurodegenerative sono legate a difetti nella bioenergetica dei neuroni e circa il 30% delle persone, con una genetica favorevole, sono responsive a un trattamento dietetico

Aggiornamento 29/5/2025

Le persone con steatosi epatica (fegato grasso) faticano a sintetizzare il coenzima Q10, un importante componente della funzione mitocondriale che permette l'utilizzo dell'energia cellulare. Senza Q10 si formano più specie reattive dell'ossigeno (ROS) e aumenta lo stress ossidativo, che danneggia le strutture e crea infiammazione.
La sua supplementazione potrebbe quindi essere importante per le persone con MASLD, l'infiltrazione del grasso nel fegato legata a un sovraccarico di alimenti spazzatura.
Le statine ostacolano la produzione di Q10 e potrebbe essere questo uno dei motivi per cui hanno un lieve effetto diabetogeno.

Aggiornamento 4/9/2025

I mitocondri hanno un certo legame coi tumori, legato ad alcuni metaboliti che entrano, per esempio, nel processo di apoptosi, la morte delle cellule che non possiamo riparare. Se questi meccanismi difettano, il rischio tumorale sale.
Gli antiossidanti sono noti per ridurre il rischio tumorale, neutralizzando lo stress ossidativo e tutto ciò che ne consegue.
Il principale antiossidante cellulare è il glutatione, oltre a ridurre lo stress ossidativo, aumenta le capacità detossificanti e regola l'immunità.
Tuttavia uno studio ha mostrato che esiste un ruolo del glutatione nel promuovere le metastasi tumorali, dato che le cellule cancerose producono in quantità eccessive il trasportatore che lo porta dentro i mitocondri. Qui il glutatione promuove ATF4, un fattore che permette la sopravvivenza del tumore in condizioni di ipossia.

"Il glutatione è specificamente necessario durante le prime fasi della colonizzazione metastatica, quando le cellule tumorali si adattano rapidamente all'ambiente stressante di un nuovo tessuto".

L'integrazione con glutatione è molto di moda in questo periodo, ma non è detto che sia necessariamente positiva.

domenica 29 ottobre 2023

Aminoacidi essenziali: perché li consiglio


È stata pubblicata una posizione della International Society of Sports Nutrition sull'uso di aminoacidi essenziali (EAA) nello sport.
Il documento ribadisce l'efficacia e la sicurezza di questo supplemento, in dosi di 15 grammi al giorno (ma viene specificato che anche 100g/die generalmente lo sono).
Il loro principale effetto è quello di stimolare la sintesi proteica muscolare (MPS) e mantenere la massa muscolare in seguito al turnover proteico, ossia il processo di degradazione e resintesi delle proteine danneggiate nei muscoli che avviene normalmente e dopo lo sport.


"Gli integratori di EAA stimolano l'MPS più di una pari quantità di proteine ​​di alta qualità sia come isolato che come componente di un pasto. È stato riscontrato che una dose orale di 3 g di EAA stimola la MPS in misura simile a 20 g di isolato di proteine ​​del siero di latte, che contiene circa 10 g di EAA. Inoltre, è stato dimostrato che l'aggiunta di EAA alle proteine ​​del siero di latte migliora significativamente la risposta degli MPS rispetto alle sole proteine ​​del siero di latte. L'effetto stimolatorio superiore degli EAA in forma libera è correlato alla maggiore quantità di EAA/grammo rispetto a una fonte proteica alimentare. A causa dell’elevato tasso di assorbimento intestinale degli EAA in forma libera, i rapidi aumenti delle concentrazioni plasmatiche circolanti di EAA guidano il trasporto verso l’interno del muscolo con conseguente raggiungimento più rapido delle concentrazioni massime di EAA intramuscolari rispetto ad altre fonti di proteine ​​alimentari".

In pratica il maggior aumento delle concentrazioni plasmatiche di aminoacidi che si ha con l'integrazione di EAA favorisce maggiore aumento di muscolo rispetto a cibo e altri integratori perché entrano più facilmente nel muscolo dove permettono l'effetto anabolico.




Gli EAA sono particolarmente indicati nei periodi di deficit calorico in cui si punta a ridurre la massa grassa, perché salvaguardano dalla perdita di muscolo.

La stimolazione dell'anabolismo muscolare avviene anche in persone che non praticano movimento, sono per questo ottimi in pazienti immobilizzati e anziani, mentre per dimostrare questo nei giovani servono più studi.

Gli EAA possono essere assunti prima, durante e dopo l'attività fisica, per massimizzare il loro effetto anabolico.

Altre condizioni che possono beneficiare dell'uso sono: sarcopenia, infezioni acquisite durante cure a lungo termine, ridotta funzionalità fisica e insufficienza cardiaca. "Gli effetti benefici degli EAA sono stati segnalati anche nelle seguenti condizioni o situazioni: riabilitazione; ictus; riposo a letto/immobilizzazione; malattia delle arterie periferiche; insufficienza renale; infiammazione; malattia critica; cancro ai polmoni; fibrosi cistica; malattia polmonare cronica ostruttiva; guarigione delle ferite; lesione cerebrale; sindrome metabolica e fattori di rischio cardiovascolare; obesità; grasso nel fegato e diabete. È importante sottolineare che in tutti questi studi sono stati osservati effetti benefici nonostante l'assenza di controllo sul consumo degli EAA contenuti nelle proteine ​​alimentari, suggerendo l'importanza dell'assorbimento rapido e completo degli EAA liberi in circostanze cliniche in cui la digestione può essere compromessa e la resistenza anabolica è prevalente".

Sottolineo che si tratta di malattie che hanno in comune un'alterazione della funzione mitocondriale, che beneficia della supplementazione di EAA.

Questi supplementi hanno un costo superiore a parità di peso rispetto alle altre fonti proteiche, ma una maggiore convenienza in rapporto all'effetto.

Chiedete comunque sempre consiglio al professionista prima di assumerli (sicuramente controindicati in caso di assunzione di psicofarmaci e di fenilchetonuria).


Aggiornamento 12/7/2024

L'incremento di muscolatura negli anziani stimolato da 3,6g di aminoacidi essenziali è molto maggiore di quello di 15g di proteine whey. Questo è probabilmente dovuto alla miglior efficienza nell'assorbimento intestinale.


Aggiornamento 29/8/2024

La supplementazione con un mix di aminoacidi essenziali e proteine (25g al giorno) per 8 settimane ha permesso a persone con osteoartrite al ginocchio di recuperare massa muscolare e migliorare la qualità della vita, riducendo i dolori articolari.
Non si sono registrati effetti avversi sui parametri metabolici o allergie.

Aggiornamento 2/10/2024

Durante i periodi di restrizione calorica, il corpo sopperisce al ridotto introito calorico consumando muscolo per ottenerne aminoacidi. Questo serve a chiarire perché non è facile dimagrire senza perdere massa magra e perché spesso le diete falliscono sul lungo periodo, visto che meno muscolo significa minor metabolismo basale e consumo totale.
Se però al posto dei carboidrati si consumano proteine whey e aminoacidi essenziali, quindi un mix ad alta quantità e qualità proteica, si riesce ad incrementare la massa muscolare nonostante il deficit energetico.

Aggiornamento 20/11/2024

Perché qualcuno vi invita a integrare la glutammina, aminoacido non essenziale, se provoca rilascio di ammonio che va a stimolare la lipogenesi epatica (costruzione di grasso nel fegato) e attiva SREBP, proteina che è anche implicata nella crescita di alcuni tumori?

Aggiornamento 24/1/2025

L'uso degli aminoacidi essenziali può essere utile durante la prima reintroduzione di carboidrati durante la dieta chetogenica dimagrante.
Migliorano la composizione corporea, la forza muscolare e lo stato infiammatorio.
Grazie al mio amico Dr. Giuseppe Annunziata per questo interessante studio

lunedì 12 luglio 2021

HMO: perché i bambini allattati stanno bene

 

Gli HMO sono zuccheri non digeribili presenti nel latte materno, che hanno il compito principale di nutrire il microbiota del neonato.


https://thriftyniftymommy.com/breastfeeding-memes/



Oggi si possono utilizzare come supplementi, con tutti i vantaggi del caso. Ad esempio promuovere la crescita di specie benefiche, come i bifidobatteri (in particolare B. infantis), ma anche Firmicutes, Actinobacteria, Bacteroides e Lachnospiraceae. Parallelamente si riducono i batteri cattivi come Enterococcus, Proteobacteria, Streptococcus, Rothia, Enterococcus e Clostridia.


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Un altro effetto benefico che si favorisce è il ripristino della funzione di barriera intestinale e la riduzione quindi della permeabilità intestinale, il cui eccesso è legato a varie patologie (autoimmuni, metaboliche ecc.). Questo effetto è diretto dallo stimolo della produzione di mucina, e in parte dalla riduzione delle citochine infiammatorie.

In generale possono quindi essere benefici per tutte le patologie legate a squilibrio del microbiota, come diabete, obesità, patologie cardiovascolari, intestinali ecc.




Questi zuccheri hanno forte influenza sul sistema immunitario, modulandolo e limitando quando necessario la risposta infiammatoria, favorendo il sistema immunitario adattativo e una risposta TH1, in modo da favorire la tolleranza verso le proteine (assente nelle allergie), grazie anche alla stimolazione delle Treg. "Gli HMO possono interagire direttamente con il sistema immunitario legandosi a diversi recettori presenti sulle cellule immunitarie. Pertanto, gli HMO possono prevenire l'asma allergico, limitare il rilascio di citochine infiammatorie e inibire il "rolling" dei leucociti all'interno dei vasi sanguigni competendo con i substrati per questi recettori".

"Nonostante un gran numero di pubblicazioni che mostrino gli effetti benefici degli HMO sull'ospite (come la protezione contro le allergie), alcuni risultati sono piuttosto controversi, soprattutto a causa della mancanza di omogeneità tra tutti questi studi in termini di tempo di integrazione, concentrazione e tipo di HMO. Sono necessari ulteriori esperimenti per affermare l'effetto benefico degli HMO sulla salute".

Aggiornamento 10/8/2021

Il mio nuovo articolo su come prevenire le allergie alimentari e i problemi correlati come la dermatite seborroica

Aggiornamento 28/8/2021

I microbi nel latte materno riflettono quelli dell'intestino della mamma. Arrivano nella ghiandola mammaria mediante le cellule dendritiche, che riescono a selezionare i batteri giusti (in particolare i bifidobatteri) e trasportarli attraverso il sistema linfatico. Un microbiota infantile sano è associato con migliore salute nel bambino, ecco perché è importante che la mamma abbia dieta e microbiota corretti.

Aggiornamento 24/10/2021

Solito ottimo articolo di Selfhacked.com sui probiotici

I probiotici riducono l'infiammazione sia in persone sane che in caso di malattie come IBD e fatica cronica
Modulano favorevolmente il sistema immunitario delle persone con asma e riducono i sintomi nella rinite allergica; migliorano anche la tolleranza verso gli antigeni alimentari
Riducono il rischio di dermatite atopica, soprattutto in gravidanza, e in alcuni bambini migliorano la malattia
Riducono l'incidenza della mucosite orale e intestinale

Le evidenze sono inferiori invece per malattie autoimmuni, infiammazioni polmonari, celiachia e artriti

Aggiornamento 10/11/2021

L' EAACI (società europea di allergologia) ha rilasciato una posizione ufficiale sul rapporto tra batteri e allergia.
L'abuso di antibiotici in gravidanza e infanzia è associato con alterazione del microbiota intestinale e polmonare e aumentato rischio di allergie. Tuttavia a parte la dermatite atopica e il M. pneumoniae nell'asma severo non vi sono chiare associazioni tra specie batteriche e malattie allergiche. Gli antibiotici non sono appropriati per l'asma mentre lo possono essere probiotici e prebiotici.
Il loro uso in allergie alimentari, dermatite atopica e rinite, insieme ad HMO (prebiotico del latte materno) ha dato discreti risultati ma non definitivi.
Vale comunque sempre la pena di considerare l'alimentazione come primo modulatore del microbiota.

Aggiornamento 17/11/2021

Il latte materno può "educare" il sistema immunitario del bambino, e la dieta ha un ruolo importante.
"Il microbiota dell'intestino fornisce la stimolazione immunitaria più critica al neonato, favorendo un sistema immunitario ben addestrato e le corrette regolazioni metaboliche nei soggetti sani. Al contrario, diete ricche in grassi e zuccheri hanno effetti profondi sulla composizione del latte materno e alterano i profili immunitari nel neonato. In questa nuova fase, i neonati hanno un sistema immunitario vulnerabile, che favorisce la suscettibilità alla colonizzazione intestinale microbica e ad una risposta immunitaria alterate".
Un'alimentazione sbilanciata nella mamma fa produrre un latte che contiene citochine infiammatorie in eccesso. Le donne sovrappeso spesso hanno un eccesso di grassi non sani e altre molecole che favoriscono un profilo infiammatorio nel lattante.
Il latte materno contiene sia cellule immunitarie che rimangono negli anni successivi sia anticorpi che educano il sistema del neonato.
Questi "trasferimenti" sono importanti perché favoriscono la nascita della tolleranza immunitaria, che se manca favorisce allergie o malattie autoimmuni. Vengono inoltre trasferiti i batteri, per cui è essenziale che una mamma abbia un buon microbiota.

Aggiornamento 1/3/2022


I probiotici colonizzano e l'intestino, migliorano l'integrità epiteliale, si attaccano all'epitelio intestinale, aumentano l'adesione alla mucosa intestinale, competono per escludere i microrganismi patogeni, resistono alla produzione di sostanze battericide e mantengono l'equilibrio ecologico del microbioma intestinale
Stimolano correttamente il sistema immunitario e proteggono dalla permeabilità intestinale.
La ricerca ha dimostrato che alcuni ceppi probiotici hanno funzioni immunomodulatorie e alleviano i sintomi dell'infiammazione allergica delle vie aeree. Prove cliniche e di laboratorio mostrano che esiste un effetto terapeutico dei probiotici sulle malattie allergiche attraverso la regolazione del microbiota intestinale e la modulazione dell'immunità, favorendo il mantenimento della normale tolleranza immunitaria (bilancio corretto tra TH1 e TH2 e aumento di Tregs).

Negli studi i probiotici hanno ridotto l'iperreattività e l'infiammazione indotte dagli allergeni, nonché il rilascio di citochine (messaggeri dell'infiammazione). In diversi studi non sono state riscontrate differenze significative tra il trattamento con probiotico e quello con placebo. Sebbene i probiotici non abbiano eliminato le allergie, la loro somministrazione può ridurre l'incidenza e la durata dei sintomi allergici. Tuttavia, gli effetti dei probiotici dipendono dalla loro specie o ceppo, dai loro metaboliti ​​e dal microbiota intestinale del paziente. Questi fattori possono spiegare l'effetto soggettivo

Aggiornamento 12/3/2022

L'uso di antibiotici nei neonati porta a pesanti alterazioni nella flora, in particolare riduzione dei bifidobatteri.
"A livello di singoli taxa, abbiamo riscontrato che vari Bifidobatteri erano fortemente influenzati dal trattamento antibiotico. L'allattamento continuato al seno non sembrava compensare la diminuzione dell'abbondanza di queste specie, che vengono praticamente eliminate dal trattamento antibiotico nella prima infanzia. È noto che i bifidobatteri promuovono la salute dell'intestino e forniscono difesa contro i patogeni. Questi batteri sono anche essenziali per la digestione degli oligosaccaridi del latte umano (HMO), che nei primi 4–6 mesi di vita è l'unica fonte di cibo per i bambini. Pertanto, quando l'abbondanza di questi batteri diminuisce, sono immaginabili potenziali effetti sulla crescita e lo sviluppo dei bambini. Inoltre, si nota l'estesa crescita di potenziali batteri patogeni come Klebsiella ed Enterococchi".
Gli autori concludono riportando che si dovrebbe ridurre il numero di bambini da mettere in terapia e che, se proprio non se ne può fare a meno, è meglio usare gentamicina e penicillina che inducono minori alterazioni.

Aggiornamento 29/4/2022

I bambini con allergie hanno un microbiota particolare con una aumento di una specie, Ruminococcus gnavus, che ha proprietà infiammatorie e modula negativamente il sistema immunitario riducendo la tolleranza. Inoltre sono ridotte specie come B. longum e in generale le specie che degradano la fibra e producono metaboliti benefici che incrementano la tolleranza.
I batteri infiammatori invece producono LPS che inducono rinosinusite.
"La vita rurale, il parto vaginale, il possesso di animali domestici, il consumo di un'ampia varietà di alimenti, il basso uso di antibiotici e il microbiota del latte materno possono ridurre il rischio nei bambini di sviluppare un'allergia respiratoria o alimentare.
Si suggerisce che la produzione di molecole pro-infiammatorie e la ridotta capacità di catabolizzare i polisaccaridi complessi possano essere associate all'aumentata infiammazione tipica delle condizioni allergiche. Questi risultati supportano l'importanza del microbiota intestinale nell'insorgenza di malattie allergiche e possono aprire nuovi spunti nello sviluppo di strategie preventive e terapeutiche innovative basate sulla manipolazione del microbioma".

Aggiornamento 2/5/2022

Il probiotico B. infantis promuove l'aumento di peso nei bambini malnutriti, migliorando l'utilizzo degli zuccheri del latte materno (HMO) e riducendo l'infiammazione intestinale

Aggiornamento 27/5/2022

L'effetto dell'allattamento esclusivo nei confronti dell'asma nei bambini è dose-dipendente.
Il rischio di asma si riduce aumentando il tempo di allattamento esclusivo fino a 6 mesi (il massimo da linee guida).
Alcune "componenti del latte materno come gli oligosaccaridi (HMO) influenzano lo sviluppo del sistema immunitario promuovendo una composizione più sana del microbiota intestinale e il sistema immunitario a sua volta modula lo sviluppo polmonare attraverso citochine, immunoglobine e ormoni specifici".

Aggiornamento 22/6/2022

Il latte materno contiene HMO, zuccheri specifici che stimolano la crescita di un microbiota antinfiammatorio nel neonato.
L'alimentazione materna può influenzare la produzione di questi zuccheri benefici.
La fibra vegetale, i polifenoli della frutta e i grassi monoinsaturi (olio d'oliva, avocado, mandorle ecc.) sono i nutrienti che appaiono stimolare maggiormente la produzione.

Aggiornamento 2/8/2022

Il latte in formula non può essere paragonato al latte materno, soprattutto per i bimbi prematuri.
Infatti solo l'allattamento fornisce batteri buoni (B. breve e B. infantis) e zuccheri specifici (HMO) in quantità sufficienti e che proteggono dall'infiammazione, dalla permeabilità intestinale e dalle infezioni che causano enterocolite necrotizzante, la principale causa di morte nei prematuri.
"La peristalsi (ridotta motilità intestinale), la cattiva digestione delle fonti di nutrienti e una barriera intestinale compromessa possono rendere la mucosa suscettibile all'invasione di agenti patogeni opportunisti nell'ambiente intestinale. Il conseguente squilibrio tra danno e riparazione delle cellule epiteliali porta a un circolo vizioso di cattiva digestione, invasione batterica, attivazione immunitaria e infiammazione incontrollata"

Aggiornamento 1/3/2023

La prematurità è un fattore di rischio per i bambini, sia per lo sviluppo che per altri fattori. Allattarli al seno il più possibile migliora il loro neurosviluppo riducendo il rischio di problemi

Aggiornamento 17/3/2023

È noto che i bambini nati con parto cesareo hanno alterazioni del microbiota che possono aumentare il rischio di varie malattie (asma, allergie, sovrappeso ecc.). I ricercatori hanno scoperto che l'allattamento al seno può compensare la mancanza di batteri buoni introdotti col parto vaginale e quindi risulta ancora più importante per i bambini nati col cesareo. 

Aggiornamento 30/4/2023

Da diverso tempo penso che l'EAACI, la società europea di allergologia, sia una delle società scientifiche più avanti di tutte.
In una recente posizione hanno illustrato come le fibre alimentari possano modulare il sistema immunitario e prevenire, alleviare e in qualche caso guarire malattie legate alle sue alterazioni come allergie, asma e malattia infettive, compreso COVID19.
Le fibre sono componenti essenziali dell'alimentazione e le allergie sono cresciute contemporaneamente al declino del loro consumo. Le fibre contribuiscono a mantenere la tolleranza immunologica attraverso la fermentazione microbica e la produzione di metaboliti batterici. Per questo la fibra può non essere sufficiente ma può essere necessario integrare le specie batteriche mancanti coi probiotici. È probabile che un tipo di fibra da solo sia inefficace, quindi il vantaggio si avrebbe dal corretto mix delle diverse fibre presenti in vari alimenti vegetali.
Potrebbe essere importante classificare le fibre in base al loro effetto immunitario. Per esempio promozione dell'integrità della barriera epiteliale, induzione delle cellule T regolatorie, prevenzione della polarizzazione TH2 e inibizione della degranulazione dei mastociti (rilascio di istamina).
Anche il timing di esposizione è importante, per cui sin da piccoli ci si deve abituare a mangiare fibre per modulare l'immunità. Alcune linee guida stabiliscono l'utilità della supplementazione con fibre in bambini a rischio malattie allergiche. Diversi studi mostrano l'utilità delle fibre nella gestione di allergie, dermatite atopica e asma, mostrando quindi un potenziale uso farmacologico dell'alimentazione. Ulteriori studi sono necessari per chiarire le varie interazioni tra microbiota, fibre e sistema immunitario.


Aggiornamento 27/3/2024

Il batterio B. infantis è un importante immunomodulatore presente nell'intestino sano con un effetto antinfiammatorio. La sua presenza riduce il rischio di malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1 e si riduce negli adulti a causa di cure antibiotiche e alimentazione sbilanciata.
Se lo si vuole ripristinare, l'attecchimento del batterio è molto più efficace se viene somministrato contemporaneamente ad HMO, gli oligosaccaridi presenti nel latte materno che hanno appunto il compito di favorire la proliferazione dei bifidobatteri nel neonato.
Interrompendo l'integrazione la presenza del batterio si riduce.
Lo studio "suggerisce la possibilità che nei microbiomi disbiotici, B. infantis possa modulare l’ambiente intestinale attraverso il metabolismo degli HMO e la produzione di metaboliti che possono sia aumentare la produzione benefica di butirrato da parte dei microbi commensali sia inibire gli enteropatogeni. Questo studio apre anche la porta allo sviluppo di prodotti batterici controllabili per il trattamento di un’ampia varietà di disturbi del microbiota".

Aggiornamento 3/7/2024

Le allergie alimentari pediatriche sono in aumento.
Secondo gli esperti le cause ambientali sono alcuni farmaci (antiacidi, antibiotici, disinfettanti) ma il maggior contributo potrebbe venire dal consumi di cibo ultraprocessato

Aggiornamento 2/9/2024

I topi nati con un flora sbilanciata hanno permeabilità e infiammazione intestinali, che si manifesta anche con infiammazione sistemica e del sistema nervoso.
Questo avviene soprattutto grazie alla carenza di SCFA da parte dei batteri buoni. Questi acidi grassi favoriscono l'equilibrio delle citochine intestinali modulando il sistema immunitario.
La presenza di questa infiammazione favorisce i comportamenti antisociali nei topi.
"I nostri dati sono i primi a correlare la composizione del microbiota intestinale della prima infanzia, l’infiammazione del colon e le anomalie morfologiche con i deficit del comportamento sociale. Questo lavoro rivela il ruolo significativo del microbiota intestinale nella prima infanzia nell’immunità, nella funzione e nel comportamento sociale. Potrebbe fornire nuove intuizioni per il trattamento dei deficit del comportamento sociale attraverso la modulazione della barriera intestinale".

Aggiornamento 21/9/2024

L'allattamento per un tempo sufficiente promuove lo sviluppo di una flora nasale e intestinale che protegge dall'asma. L'effetto è dovuto in particolare ad HMO, particolari zuccheri del latte materno.
Viceversa uno svezzamento precoce favorisce un cambio accelerato del microbiota (colonizzazione precoce di Ruminococcus gnavus) che non risulta protettivo dall'asma e ne aumenta il rischio.

Aggiornamento 16/3/2025

Mangiare avocado 🥑 in gravidanza sembra essere associato a minor rischio di allergie alimentari nei bambini a un anno.

"Il potenziale beneficio degli avocado durante la gravidanza potrebbe essere spiegato da vari meccanismi a livello nutrizionale (ad esempio antiossidanti, fibre e grassi monoinsaturi)", hanno scritto gli autori dello studio.

Aggiornamento 3/4/2025

I probiotici sono efficaci nel ridurre le allergie. L'effetto è dato dalla modulazione sul sistema immunitario. I ricercatori però avvertono che, essendo l'allergia legata a più meccanismi e a fattori individuali, non dovrebbero essere usati come unico trattamento ma come terapia complementare. Sia l'asma che l'eczema rispondono al trattamento.
"I meccanismi d’azione dei probiotici possono essere correlati alla loro capacità di promuovere la funzione della barriera intestinale, sopprimere le risposte infiammatorie e regolare il sistema immunitario dell’ospite. Gli studi hanno dimostrato che alcuni ceppi probiotici possono abbassare i livelli di IgE, alleviando così i sintomi allergici. Tuttavia, i risultati per FEV1, NSS e SCORAD non erano statisticamente significativi, il che potrebbe riflettere la complessità e la diversità di questi sistemi di punteggio. Il FEV1, come indicatore della funzione polmonare, può essere influenzato da vari fattori, inclusi fattori ambientali, differenze individuali e gravità delle malattie sottostanti. Pertanto, gli effetti dei probiotici sul miglioramento della funzione polmonare richiedono ulteriori indagini."
Inoltre, se somministrati in gravidanza e infanzia, riducono il rischio di allergie alimentari.
"L’effetto può essere correlato allo sviluppo del sistema immunitario infantile, che è influenzato da cellule materne, agenti patogeni e microrganismi commensali. L'integrazione di probiotici nelle madri in gravidanza, che possono modulare direttamente i microrganismi intestinali, può influenzare il numero di cellule indotte nel tessuto linfoide fetale e lo sviluppo degli organi linfoidi secondari. I probiotici colonizzano l’intestino e fermentano le fibre alimentari in acidi grassi a catena corta (SCFA), che, a loro volta, possono promuovere la maturazione immunitaria nella prole attivando i recettori accoppiati alle proteine ​​G (GPR) sulla superficie delle cellule immunitarie. I microbi intestinali materni possono influenzare la composizione e la funzione dei microbi intestinali della prole, promuovendo così la maturazione del sistema immunitario del corpo. La combinazione di più di 2 tipi di probiotici aiuta a colonizzare l’intestino più facilmente rispetto a un singolo tipo di probiotico. Gli effetti sinergici di più probiotici possono anche modulare le risposte immunitarie. L’integrazione continua di probiotici nei neonati durante il periodo critico della maturazione del microbiota e del sistema immunitario può offrire benefici. Sono stati proposti due meccanismi d’azione per l’integrazione dei probiotici. In primo luogo, l’integrazione di probiotici può migliorare le malattie allergiche alimentari riequilibrando la risposta immunitaria T-helper (Th) 1/Th2. Le risposte immunitarie Th2 potenziate sono associate alle allergie alimentari, con IL-4 che dirige lo sviluppo delle cellule Th2. Inoltre, la differenziazione delle cellule Th2 induce la produzione di varie citochine, tra cui IL-5, IL-10 e IL-13. IL-12p70 è un'importante citochina immunitaria Th1 cellulo-mediata che promuove la produzione di interferone-γ (IFN-γ) e IL-2."

Aggiornamento 4/4/2025

Il modello animale indica che il trattamento con antibiotici nei neonati riduce l'efficacia dei vaccini. Questo perché per innescare una corretta risposta immunitaria è necessario un microbiota in ordine. Somministrare un probiotico con bifidobatteri e lattobacilli corregge il deficit nei topi.

Aggiornamento 5/7/2025

Negli Stati Uniti, ma credo che da noi non sia troppo diverso, si osserva una carenza i bifidobatteri nella popolazione infantile. Queste specie proliferano in particolare con il latte materno, grazie a uno zucchero particolare (HMO) presente in questo importante fluido. Anche il parto vaginale dà una mano, così come una dieta ricca in fibre, mentre diete povere di fibre, antibiotici e altre scelte di vita impoveriscono la flora di questi importanti batteri.
Tuttavia, essendo i bifidi "ereditati" dalla mamma, spesso carente a sua volta, anche parto vaginale e allattamento non garantiscono una giusta quantità.
La carenza di bifidi, in particolare B. infantis, è associata a malattie come allergie, eczema e asma. Questo perché concorrono a "educare" il sistema immunitario e abituarlo a distinguere e tollerare gli allergeni.
Lo studio ha mostrato livelli bassissimi di bifidi in un quarto e assenza di B. infantis nel 92% dei bambini studiati. I ricercatori sottolineano che, nonostante sia ancora in discussione il corretto equilibrio tra la varie specie, la carenza di bifidi sia una vera e propria disbiosi.

Un altro punto è che paradossalmente l'assenza di bifidobatteri alla nascita può far sì che l'allattamento non sia una buona cosa, perché gli HMO vengono sfruttati da altri batteri opportunistici e potenzialmente dannosi.

"L'uso di antibiotici, le scelte di vita e le abitudini alimentari hanno modificato radicalmente il microbioma nella società industrializzata. Nei neonati, questo cambiamento può essere deleterio, poiché il microbioma svolge un ruolo cruciale nello sviluppo immunitario. Anche nei neonati allattati al seno, dopo il parto vaginale, la presenza di Bifidobacterium, microbi fondamentali per l'infanzia, non è garantita. È probabile che questo problema non farà che peggiorare con la diminuzione della prevalenza di specie chiave, come B. infantis, una tendenza generale nella società industrializzata. Dato l'allarmante aumento delle malattie non trasmissibili (NCD) e il loro legame con il microbioma intestinale dei neonati, il microbiota intestinale offre l'opportunità di un intervento precoce con un impatto sulla salute per tutta la vita".

I ricercatori concludono sottolineando l'importanza del microbiota nel prevenire malattie diffuse grazie allo stile di vita occidentale.

Con un semplice intervento di ripopolamento dell'intestino nelle fasi giuste possiamo gestire il microbiota ed evitare di prendere farmaci che hanno spesso effetto collaterali come cortisonici e antistaminici.

Prendi un appuntamento per gestire il tuo microbiota.

Aggiornamento 16/8/2025

I bambini prematuri devono essere precauzionalmente sottoposti a pesanti terapie antibiotiche. Queste terapie possono avere conseguenze negative durevoli sul microbiota, che sappiamo essere un forte modulatore della salute negli anni successivi.

Fornire un probiotico con L. acidophilus e B. bifidum supporta un microbiota più sano e combatte i batteri multiresistenti che spesso proliferano nei bambini pretermine. I bifidobatteri proliferano velocemente nell'intestino dei bambini, in particolare se allattati al seno grazie allo zucchero presente nel latte (HMO). La composizione finale è stata simile a quella dei bambini nati a termine.

I probiotici sono utilizzati spesso in UK nelle terapie intensive neonatali e sono raccomandati dall'OMS.

Aggiornamento 23/8/2025

Alcune indicazioni per l'allattamento al seno dall'OMS

🧑🏼‍🍼 dovrebbe iniziare un'ora dopo il parto, se possibile
🙅🏼 dovrebbe essere l'unico cibo nei primi 6 mesi
⏳è consigliato allattare per "almeno 2 anni"

Si tratta dell'alimento ideale che aiuta la maturazione del bambino, del suo sistema immunitario (col passaggio di anticorpi) e di tutti gli organi e sistemi.
Queste sono ovviamente le condizioni ideali e non bisogna stigmatizzare madri che hanno problemi nell'allattamento o intendono fermarsi prima.