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martedì 6 maggio 2014

Chiarimenti sulle intolleranze alimentari


Nessuno, che agisca scientificamente, può più mettere in dubbio l'esistenza delle intolleranze alimentari (qualcuno le chiamò pure allergie non allergiche o allergie non IgE mediate), o meglio reazioni avverse agli alimenti, o ancora meglio reazioni infiammatorie legate al cibo.
Anche se qualche dinosauro dell'alimentazione ci prova ancora.
Infatti è evidente come alcuni cibi abbiano un impatto negativo sulla salute e sulla vita di tutti i giorni.
Dichiaro subito il mio conflitto d'interessi, essendo un fan del dottor Attilio Speciani, avendo imparato tantissimo da lui e condividendo generalmente le sue idee.
A chiunque può capitare, dopo l'assunzione di alcuni categorie di cibi, di sentirsi gonfio, stanco o con difficoltà digestive (classicamente la pizza, il pane o i latticini).
O basta pensare alla gluten sensitivity, un problema che fino a 3 anni fa circa la maggior parte della comunità scientifica faceva passare come fantasia o superstizione, mentre oggi tutti ne parlano, legandola a problemi neurologici, intestinali ecc ecc.





Oltre a quelle gastrointestinali, le reazioni possono essere in realtà le più varie, dalla rinite all'acne, dalle difficoltà digestive al mal di testa, dall'orticaria alla sonnolenza alla ritenzione idrica. Non tutti concordano sui sintomi extraintestinali.
Sono tutte comunque da considerare "valvole di sfogo" del nostro organismo quando si supera un certo livello infiammatorio non più tollerato. 
Il primo problema è che i test non sono ancora sufficientemente affidabili, anzi molti sono proprio inutili e privi di fondamento scientifico.
Ne esistono tanti, da quello chinesiologico al citotest, da quello con gli elettrodi a quello con la boccetta da tenere in mano. Ma tuttora non ne esiste uno riconosciuto dall'intera comunità scientifica. Quello che sta andando più di moda ultimamente è forse quello Igg4.
Negli ultimi anni è stato considerato infatti molto innovativo, perché finalmente si quantificava in maniera oggettiva la presenza di un anticorpo, con la metodica ELISA.
In realtà gli anticorpi Igg4 segnalano il contatto con i diversi alimenti, e se un certo alimento è stato ripetutamente introdotto allora il valore dell'Igg4 può salire. Può quindi indicare che quell'alimento sta creando problemi perché lo si è consumato troppo spesso (infatti le intolleranze alimentari sono dovute al superamento di una soglia, non alla semplice introduzione come nelle allergie classiche), ma il legame causa effetto non è scontato. A me devo dire è andata bene con un test fatto più per curiosità che altro.

Forse ora con i test basati sulla quantificazione delle molecole PAF e BAFF potremmo essere veramente ad una svolta, grazie a chi ci credeva da anni.
L'altro metodo possibile, quello fai da te, prevede di segnare in un diario quello che mangiamo, e contemporaneamente se si riscontrano i sintomi. Ma, essendo per definizione i sintomi delle intolleranze ad effetto ritardato, la questione si complica.


http://ebookbrowsee.net/microsoft-powerpoint-2012-20-marzo-alimentazione-pdf-d349108627


Il secondo problema è che non ha senso andare a ricercare 500 alimenti, tra cui il coriandolo o la carne di struzzo che mangeremmo una volta l'anno esagerando.
Bisogna infatti considerare che alimenti simili o derivati hanno le stesse proteine e quindi gli stessi effetti potenzialmente negativi.
Non è possibili che il latte dia problemi e il formaggio no, per fare un esempio. O dire non puoi mangiare il grano ma il kamut sì.
Ci si deve riferire quindi ai gruppi alimentari, cioè alimenti che presentino le stesse proteine o lo stesso tipo di induzione sul sistema immunitario.

Una volta individuati gli alimenti che creano problemi (forse!) ci sono 2 strade possibili: dieta di eliminazione o di rotazione.
La prima prevede di eliminare per diversi mesi l'alimento, di solito sei, e poi reintrodurlo lentamente. Sono così probabili fenomeni di sensibilizzazione all'alimento, oppure si possono creare carenze di nutrienti.
Nella seconda invece si mettono a rotazione gli alimenti, escludendoli per esempio 2 giorni e reintroducendoli al terzo, dopo il quale si ricomincia con l'esclusione. In pratica in questo modo, che reputo migliore, si permette al corpo di riabituarsi lentamente all'introduzione dell'alimento, come se fosse lo svezzamento di un bambino. Dopo alcune settimane si riducono i giorni di esclusione, e l'alimento risulterà più tollerabile.
E le "valvole di sfogo" saranno ridotte se non eliminate!





Aggiornamento 12/10/16

La colonizzazione con E.Coli dell'intestino del neonato riduce successivamente la tolleranza orale e apre la porta a allergie e intolleranze.


Aggiornamento 5/9/2018

Un nuovo studio mette in mostra che i test IgG hanno migliorato la condizione di persone con colite ulcerosa, mettendo in dubbio la loro inutilità, almeno in questa condizione


Aggiornamento 24/9/2018

Il mio nuovo articolo su intolleranza, o meglio sensibilità alimentare, e microbiota
Aggiornamento 24/8/2019
La rivista Nutrients pubblica le relazioni tra IgG e cibo sostenute dal dott. Speciani e colleghi

Aggiornamento 3/9/2020

Individuati anticorpi che potrebbero aiutare a diagnosticare la sensibilità al glutine. Fanno parte della classe delle IgG. "Abbiamo scoperto che le cellule B dei pazienti affetti da celiachia hanno prodotto un profilo di sottoclasse di anticorpi IgG con un forte potenziale infiammatorio che è legato all'attività autoimmune e al danno delle cellule intestinali", afferma Alaedini. "Al contrario, i pazienti con sensibilità al glutine non celiaca hanno prodotto anticorpi IgG associati a una risposta infiammatoria più contenuta". "Se riusciamo a guidare specifiche cellule immunitarie dei pazienti celiaci verso una minore infiammazione, potremmo essere in grado di prevenire o ridurre la gravità della reazione immunologica al glutine".
Aggiornamento 13/4/2021

Una dieta personalizzata sui test IGG, a parità di calorie, ha avuto esiti migliori rispetto a dieta tradizionale su perdita di peso (21kg Vs 17), grasso corporeo (-9.72% Vs 7.19%), parametri tiroidei (TSH, T3 e T4) e di autoimmunità (riduzione degli anticorpi antiTPO) in donne sovrappeso con Hashimoto

Aggiornamento 26/5/2021

Eliminare le proteine del latte vaccino può portare a miglioramento dell'asma refrattaria nei bambini, anche se i test IG-E non evidenziano allergia al latte, e "può essere considerata come l'anello mancante nel trattamento dell'asma". Il miglioramento c'è stato nell'82% dei bambini. Questo indica la possibile presenza di allergie non IG-E mediate, che di solito sono legate a manifestazioni gastrointestinali, come il reflusso. "Considerato quanto sopra, presentiamo il caso di un ripensamento completo di come l'allergia alimentare gastrointestinale non mediata da IgE e l'asma possano essere correlate suggerendo le seguenti ragioni; in primo luogo, la vicinanza del tratto gastrointestinale con il sistema respiratorio; in secondo luogo, il modello comune dei meccanismi immunologici che coinvolgono le stesse cellule infiammatorie e citochine; e infine, l'effetto diretto degli allergeni alimentari su entrambi gli organi. [...] Abbiamo spiegato l'iperreattività delle vie aeree nelle allergie alimentari non immediate come conseguenze respiratorie del coinvolgimento del tratto gastrointestinale, come accade nel reflusso gastroesofageo", e già evidenziato da altri studi. È probabile che l'allergia nascosta al latte induca il reflusso, che a sua volta infiamma le vie aeree tramite i mastociti e stimola il nervo vago, con manifestazione dell'asma. In alternativa le proteine inducono allergia entrando tramite permeabilità intestinale o cutanea. Le linee guida per il reflusso nel bambino suggeriscono in questi casi di usare proteine del latte idrolizzate e quindi meno allergizzanti, e l'eventuale conferma con oral food challenge (prova di scatenamento). "Per concludere, i risultati sono stati sorprendentemente promettenti, dimostrando che la dieta di eliminazione delle proteine del latte vaccino (che rappresenta l'allergene alimentare più comune) è un approccio prudente nella gestione dei pazienti con asma che non risponde ai trattamenti e può essere considerato come l'anello mancante nel trattamento dell'asma".

Aggiornamento 5/7/2021

Alcune prove portano a pensare che i dolori della sindrome dell'intestino irritabile (IBS) siano dovuti (anche) a reazioni allergiche, che perdurano anche senza esposizione successiva, e sono facilitate da infezioni batteriche che alterano le proprietà della mucosa intestinale. L'istamina agisce localmente per cui non vi è una reazione sistemica classica ma limitata all'intestino. Questo spiegherebbe perché alcune diete di esclusione portano a miglioramenti, e perché la FODMAP non sempre funziona.
"Un'infezione batterica gastrointestinale può rompere la tolleranza orale a un antigene alimentare e provocare una risposta immunitaria adattativa verso quell'antigene, che a sua volta può portare a un aumento della permeabilità intestinale e a una segnalazione anormale del dolore quando si verifica la riesposizione all'antigene. L'esposizione a questi mediatori rende i nervi afferenti ipersensibili e l'ipersensibilità può persistere anche in assenza dell'antigene alimentare scatenante .Esiste uno spettro di risposte allergiche indotte dal cibo, con anafilassi sistemica IgE-mediata da un lato e risposte allergiche specifiche del tessuto gastrointestinale dall'altro. Nel mezzo ci sono malattie del tratto gastrointestinale con risposte allergiche locali indotte dal cibo, come le risposte mastocitarie specifiche del colon descritte da Aguilera-Lizarraga et al. e le risposte eosinofile specifiche dell'esofago nell'esofagite eosinofila. Sebbene molto ancora sia da chiarire, dati recenti supportano l'ipotesi che i disturbi gastrointestinali comuni, come l'IBS e il dolore addominale funzionale, possano invece essere disturbi allergici indotti dal cibo".

Aggiornamento 24/5/2024

L'orticaria cronica (CSU) è un disturbo che può non essere controllato dagli antistaminici in oltre la metà dei casi, ma può rispondere all'alimentazione.
I punti salienti di una revisione degli studi sono:

"L’allergia alimentare è una causa estremamente rara di CSU, mentre in alcuni pazienti può essere associata una sensibilità (intolleranza) alimentare (definita come pseudoallergia).
I componenti o le sostanze alimentari che possono provocare intolleranze alimentari sono chiamati pseudoallergeni. Questi sintomi sono reazioni di ipersensibilità che possono simulare vere reazioni allergiche e sono oggettivamente riproducibili in esposizioni ripetute. Tra gli pseudoallergeni degni di nota figurano alimenti ricchi di istamina o che attivano i mastociti come formaggio, pesce, frutti di mare, verdure come pomodori, frutta, cioccolato, alcol, alcuni farmaci, erbe e spezie, additivi alimentari come rosso cocciniglia, azorubina, carminio, rosso allura ed eritrosina. Questi prodotti alimentari possono innescare o peggiorare la CSU in modo dose-dipendente. Recentemente, diversi autori hanno segnalato che l'orticaria da contatto causata da alcuni alimenti può essere una causa di tali reazioni. L'intolleranza alimentare viene solitamente sospettata quando i sintomi clinici migliorano dopo 3 settimane di dieta di eliminazione rigorosa, o se i test provocativi orali (OPT) con sostanze implicate aggravano i sintomi

Nel complesso, le diete di eliminazione hanno prove inferiori rispetto alle diete integrate con alcuni supplementi come terapia aggiuntiva, poiché le prime mancano di studi randomizzati e controllati.

L’eliminazione degli additivi alimentari e le diete personalizzate possono essere utili in un sottogruppo di pazienti senza alcun test per predire la risposta, mentre integratori alimentari come vitamina D, diaminoossidasi (enzima degradatore dell'istamina) e probiotici possono essere utili in caso di carenze specifiche.

La restrizione generalizzata di alimenti, senza test di provocazione, è fortemente scoraggiata.

Le diete di eliminazione devono essere continuate per almeno 3 settimane per valutare la risposta, mentre in caso di carenze devono essere somministrati integratori alimentari finché i livelli sierici non ritornano normali".

In generale le maggiori evidenze sono per la dieta a basso contenuto di istamina, per quella personalizzata e per l'eliminazione degli additivi. Per gli integratori l'uso di vitamina D e probiotici e simbiotici.

La ricerca si conclude invitando a rivolgersi a un nutrizionista per la personalizzazione della dieta

mercoledì 28 agosto 2013

Opinioni.. intolleranti

C'è ancora molto dibattito sulle intolleranze alimentari e sulle loro conseguenze.

In questo video espongono le proprie opinioni sulle intolleranze alimentari il dott. Elli e il dott. Speciani. Direi che il secondo vince per chiarezza e completezza dell'esposizione!
Recentemente un mio paziente ha migliorato la sua condizione di reflusso gastroesofageo, dopo aver impostato la dieta di rotazione grazie ai test di intolleranza alimentare.
Molti colleghi e medici continuano a non appoggiare e dare del ciarlatano a chi si occupa di infiammazione da cibo.
Anche il dottor Oz si è recentemente schierato.
Ovviamente in giro c'è sempre l'imbroglio e qualcuno disposto a dirti che sei intollerante a questo o quell'alimento solo per spillarti soldi, dopo aver usato test senza alcun fondamento scientifico.
L'unica cosa sicura è che non si giungerà mai ad una opinione univoca, dato che non la si ha per quasi niente nel campo della medicina.
Purtroppo  dovrebbe essere scienza solo ciò che è dimostrabile, ma raramente è così!

http://foodallergyfun.blogspot.it/2012/02/punch-you-food-allergy-cartoon.html


Aggiornamento 24/8/2019
La rivista Nutrients pubblica le relazioni tra IgG e cibo sostenute dal dott. Speciani e colleghi
Aggiornamento 18/5/2021

Le ultime linee guida (UK) sul trattamento dell'IBS (sindrome dell'intestino irritabile)
I pazienti dovrebbero tutti fare attività fisica ed essere seguiti dal punto di vista nutrizionale.
Lo psillio è solitamente efficace nel ridurre i dolori e i sintomi, invece le fibre insolubili come la crusca di grano possono aggravare i sintomi.
La dieta FODMAP può funzionare ma deve essere fatta seguita da esperti e si deve puntare alla reintroduzione dei cibi.
I probiotici possono essere consigliati per almeno 3 mesi, e se non funzionano cambiare ceppo, visto che non è possibile individuarne uno buono per tutti.
L'olio di menta piperita può essere un trattamento efficace per i sintomi e il dolore addominale nell'IBS. Il reflusso gastroesofageo è un effetto indesiderato comune.
"Esistono molteplici meccanismi attraverso i quali il cibo può innescare sintomi nell'IBS, inclusi effetti primari (p. Es., Osmotico, chimico, immunologico, meccanico o neuroendocrino) ed effetti secondari (p. Es., Sottoprodotti della fermentazione, alterazioni del pH intraluminale o effetti sul microbiota intestinale). Non sono raccomandate diete di eliminazione basate su anticorpi IgG. Sebbene alcuni studi abbiano identificato potenziali intolleranze alimentari tramite il test dell'antigene leucocitario su campioni di sangue periferico o l'endomicroscopia laser confocale in tempo reale, ciò richiede un'ulteriore conferma.
L'infiammazione della mucosa può derivare da una barriera epiteliale compromessa, disbiosi o livelli di stress alterati e funzione della barriera epiteliale compromessa da uno stress aberrante e una risposta immunitaria e/o disbiosi. L'inizio della condizione può essere collegato a un precedente episodio di gastroenterite infettiva indotta da batteri, parassiti o virus, denominata IBS postinfettiva".

Aggiornamento 5/7/2021

Alcune prove portano a pensare che i dolori della sindrome dell'intestino irritabile (IBS) siano dovuti (anche) a reazioni allergiche, che perdurano anche senza esposizione successiva, e sono facilitate da infezioni batteriche che alterano le proprietà della mucosa intestinale. L'istamina agisce localmente per cui non vi è una reazione sistemica classica ma limitata all'intestino. Questo spiegherebbe perché alcune diete di esclusione portano a miglioramenti, e perché la FODMAP non sempre funziona.
"Un'infezione batterica gastrointestinale può rompere la tolleranza orale a un antigene alimentare e provocare una risposta immunitaria adattativa verso quell'antigene, che a sua volta può portare a un aumento della permeabilità intestinale e a una segnalazione anormale del dolore quando si verifica la riesposizione all'antigene. L'esposizione a questi mediatori rende i nervi afferenti ipersensibili e l'ipersensibilità può persistere anche in assenza dell'antigene alimentare scatenante .Esiste uno spettro di risposte allergiche indotte dal cibo, con anafilassi sistemica IgE-mediata da un lato e risposte allergiche specifiche del tessuto gastrointestinale dall'altro. Nel mezzo ci sono malattie del tratto gastrointestinale con risposte allergiche locali indotte dal cibo, come le risposte mastocitarie specifiche del colon descritte da Aguilera-Lizarraga et al. e le risposte eosinofile specifiche dell'esofago nell'esofagite eosinofila. Sebbene molto ancora sia da chiarire, dati recenti supportano l'ipotesi che i disturbi gastrointestinali comuni, come l'IBS e il dolore addominale funzionale, possano invece essere disturbi allergici indotti dal cibo".

venerdì 21 dicembre 2012

E la rinite non c'è più

Oggi parlo di una mia esperienza personale.

Una cosa fatta più per curiosità, che incontrava il mio scetticismo. 
Leggendo il libro Oltre (l'alimentazione dello sportivo), scritto da Luca Speciani e Lyda Bottino, nella parte sulle intolleranze alimentari curata da Attilio Speciani, scopro che è possibile scordarsi della rinite con l'aiuto della dieta.
Premetto di essere un super-allergico sin da bambino, sia verso i pollini che gli acari, per cui non ho praticamente periodi di pace, e ovviamente tendo a peggiorare in primavera.
Nel libro spiega come, senza grosse rinunce, semplicemente impostando una dieta di rotazione (e mai di eliminazione!) sugli alimenti che provocano un innalzamento del tono infiammatorio, si possano ridurre i sintomi dell'allergia.
Probabilmente la maggior parte dei miei colleghi mi criticherà per la mia posizione, ma in realtà il mondo scientifico ha da tempo riconosciuto l'esistenza delle reazioni avverse agli alimenti (qualcuno le chiama allergie di tipo ritardato o allergie non allergiche). Questo forse perché si usa attribuire alle intolleranze alimentari tantissimi effetti, dal mal di testa all'aumento di peso, dalle malattie autoimmuni ai dolori articolari.
Alcuni sostengono che dietro queste affermazioni ci siano solo interessi economici per effettuare test costosi ed inutili.



Questo è il referto. Il test ha sfruttato la metodica ELISA su siero; non pubblico il nome del laboratorio, se siete interessati contattatemi con messaggio privato, comunque ne esistono tantissimi e uno dei dubbi è proprio se tutti siano affidabili. Risulto intollerante alla ricotta e al latte, e semplicemente escludendo i latticini per 4 giorni a settimana il mio naso è rinato! E senza uso di farmaci pieni di effetti collaterali come i cortisonici.
In realtà il collegamento tra latte e produzione di muco è conosciuto nel mondo scientifico, e riguarda alcuni sottogruppi di persone. Ma forse per qualcuno è più comodo vendere farmaci piuttosto che impostare una dieta e risolvere così il problema.

Aggiornamento settembre 2014 


Nuove opinioni sulle intolleranze (o meglio infiammazione da cibo). I test, compresi quelli Igg4, non sono comunque validati e il loro uso viene sconsigliato dalla comunità degli allergologi.

Aggiornamento settembre 2016 

Conferme sui legami tra reazioni agli alimenti e rinite o asma.

Aggiornamento gennaio 2017 

Secondo un vecchio studio della Mayo Clinic vi è un legame tra candida e rinosinusite.

Aggiornamento 11/4/2017

I cortisonici usati per inalazione (asma ecc) sembrano aumentare il rischio di sindrome metabolica in maniera più alta di quanto immaginato. Non si tratta di una prova causa-effetto ma i presupposti ci sono tutti

Aggiornamento 5/9/2018
Un nuovo studio mette in mostra che i test IgG hanno migliorato la condizione di persone con colite ulcerosa, mettendo in dubbio la loro inutilità, almeno in questa condizione

Aggiornamento 27/9/2018

La sovracrescita intestinale di candida può aumentare la risposta asmatica. Anche un altro fungo (W. mellicola) pare avere lo stesso effetto

Aggiornamento 8/12/2018

In caso di allergia, immediata (Ig-E) o ritardata  (non Ig-E) alle proteine del latte nel bambino, anche la mamma che allatta deve escludere il latte, perché alcune proteine non digerite passano direttamente al latte materno. Si raccomanda integrazione con vitamina D e calcio, possibilmente seguiti da una persona esperta.
I sintomi/segni possono essere cutanei (eczema, prurito, eritema), respiratori (rinite) o gastrointestinali (reflusso, diarrea, rifiuto del cibo, disconfort intestinale, rossore perianale).
In caso di non presenza di allergie la varietà della dieta della mamma è importante per prevenirle.

Aggiornamento 21/3/2019

L'uso cronico dei cortisonici ha un costo nascosto, quello per gli effetti collaterali. Il cortisone, come il suo similare cortisolo, ormone dello stress, distrugge molte strutture corporee, dai muscoli alle ossa e rovina la salute. 

Aggiornamento 29/3/2019

Lactobacillus paracasei LP-33 migliora i sintomi nasali e/o oculari della rinite in persone con allergia ai pollini. I risultati sono confermati anche da una metanalisi.

Aggiornamento 26/5/2019

Per migliorare i sintomi delle allergie stagionali, come la rinocongiuntivite, ci si può aiutare con l'estratto di ortica,  il guduchi (Tinospora cordifolia) e i probiotici come L. gasseri KS-13, B. bifidum G9-1, and B. longum MM-2
Aggiornamento 13/8/2019
Il microbiota modula la reazione allergica e i probiotici possono aiutare.
Aggiornamento 24/8/2019
La rivista Nutrients pubblica le relazioni tra IgG e cibo sostenute dal dott. Speciani e colleghi

Aggiornamento 21/9/2019
In un gruppo di bambini cinesi quelli con asma e rinite avevano meno bifidobatteri ma uguali lattobacilli, suggerendo che la carenza dei primi può portare allo sbilanciamento immunitario responsabile delle allergie.
Aggiornamento 10/5/2020
In uno studio pilota, alcune diete di esclusione si sono rivelate utili nel migliorare la rinosinusite cronica, probabilmente legata a sensibilità alimentari
Aggiornamento 27/6/2020
Somministrare Lactobacillus reuteri al bambino in allattamento riduce il rischio di rinite e rinocongiuntivite allergiche negli anni successivi. Per gli adulti si è rivelato efficace un mix di Bifidobacterium longum IM55 e Lactobacillus plantarum IM76 per le persone con allergia agli acari
Aggiornamento 5/7/2020
Come l'intestino, anche il naso ha la sua flora, e se alterata può favorire la malattia. Lactobacillus casei AMBR2 appare sicuro e potrebbe migliorare la rinosinusite nelle persone che ne soffrono
Aggiornamento 10/7/2020

I cortisonici, anche nel breve termine, aumentano rischio di effetti avversi, come sanguinamento gastrico, insufficienza cardiaca e sepsi.
Aggiornamento 11/8/2020


Il rapido aumento dei disturbi del sistema immunitario, come nel caso delle malattie allergiche, è fortemente associato a una ridotta esposizione ai microrganismi nel primo periodo di vita. Il microbiota intestinale stimola parzialmente il sistema immunitario e la particolare composizione del microbiota intestinale può influire sul rischio di malattie allergiche. Pertanto, questi risultati suggeriscono un approccio terapeutico per probiotici e prebiotici utilizzati nelle malattie allergiche.
"In generale, i probiotici utilizzano i principali meccanismi per migliorare i sintomi clinici nei pazienti con malattie allergiche e prevenirli, tra cui: (1) la soppressione delle risposte Th2 in favore di quella Th1; (2) produzione di butirrato e maggiore induzione della tolleranza; (3) aumento di IL-10 e diminuzione dell'infiammazione; (4) diminuzione del livello di eosinofili e di IgE sieriche specifiche; (5) aumentare il rapporto IFN-gamma/IL-4; (6) aumentare le cellule Treg e indurre le loro risposte; (7) aumentare le risposte TGF-beta e inibire le risposte allergiche; e (8) ridurre l'espressione della metalloproteinasi 9 e l'infiltrazione cellulare". I meccanismi d'azione sono divisi in 2 gruppi:
1. i meccanismi fisiologici includono: a) I probiotici creano condizioni competitive e inibiscono l'aderenza batterica allo strato mucoso, b) Migliora l'integrità della barriera epiteliale e migliora la funzione di barriera, c) La produzione di muco può anche essere aumentata dai probiotici che stimolano le cellule caliciformi portando all'aumento della mucina e quindi alterazione della colonizzazione e della condizione di persistenza.
2. Meccanismi immunologici: a) I probiotici, direttamente e indirettamente, influenzano le cellule epiteliali e modulano le vie di segnalazione che portano a una ridotta espressione di citochine infiammatorie sopprimendo la segnalazione di NF-kB, b) La modalità d'azione primaria dei probiotici include il ripristino dell'equilibrio tra le citochine Th1 e Th2 e il potenziamento delle citochine Th2 (IL-4, IL-5, IL-13), c) I probiotici con i loro prodotti stimolano le cellule dendritiche e potrebbero portare all'induzione della differenziazione Treg delle cellule CD4 + Foxp3 + Treg e alla produzione di TGF-beta e IL-10, d) I probiotici modificano i profili delle citochine attraverso gli effetti sulle cellule dendritiche e quindi aumentano la produzione di IgA e IgG4 secretorie da parte delle cellule B e la riduzione delle IgE allergene-specifiche da parte delle cellule B.
Tra gli studi condotti sull'uomo [recensiti qui] ... i ceppi che possono influenzare l'AD (dermatite atopica) potrebbero essere L. acidophilus, Lacticaseibacillus rhamnosus (LGG), B. animalis, L. paracasei, L. fermentum e L. plantarum ... ”
"... La combinazione era generalmente accompagnata dalla soppressione delle risposte Th2 e dal miglioramento dei sintomi clinici della dermatite atopica .."
"... Negli studi sull'allergia alle proteine del latte bovino (CMA), l'uso di LGG, che ha favorito la produzione di butirrato, ha aumentato l'induzione della tolleranza nei bambini, ma non è stato osservato alcun effetto significativo in presenza di B. lactis Bb-12 e L. casei sull'allergia al latte vaccino ... "
"... Il miglioramento dei sintomi della rinite allergica (AR) è stato segnalato per diversi ceppi come LGG, L. reuteri, L. casei, L. salivarius, B. Longum, B. infantis, B. breve, B. gasseri, B. bifidum G9-1 e Lactococcus lactis, tutti efficaci nel ridurre i sintomi clinici ... "
"... Nei pazienti con asma, l'effetto di L. acidophilus, L. reuteri e Clostridium butyrate ... [ha portato i ricercatori a dimostrare l'efficacia di] L. reuteri che aumenta l'IL-10 e diminuisce l'infiammazione, portando a un miglioramento dei sintomi in questi pazienti ...”
Potenziali rischi sono legati alle persone immunodepresse e immunocompromesse e al potenziale, in alcuni casi, aumento di aderenza di alcuni patogeni alla membrana intestinale.

Aggiornamento 3/9/2020

Individuati anticorpi che potrebbero aiutare a diagnosticare la sensibilità al glutine. Fanno parte della classe delle IgG. "Abbiamo scoperto che le cellule B dei pazienti affetti da celiachia hanno prodotto un profilo di sottoclasse di anticorpi IgG con un forte potenziale infiammatorio che è legato all'attività autoimmune e al danno delle cellule intestinali", afferma Alaedini. "Al contrario, i pazienti con sensibilità al glutine non celiaca hanno prodotto anticorpi IgG associati a una risposta infiammatoria più contenuta". "Se riusciamo a guidare specifiche cellule immunitarie dei pazienti celiaci verso una minore infiammazione, potremmo essere in grado di prevenire o ridurre la gravità della reazione immunologica al glutine".

Aggiornamento 12/10/2020

La Candida albicans (come altre sue parenti) è un patogeno opportunista dell'intestino, che può passare da essere commensale innocuo a una forma dannosa. La dieta occidentale, ricca di zuccheri e oli raffinati, e l'uso di antibiotici creano, anche attraverso gli acidi biliari, le condizioni per favorire la proliferazione della candida e il suo passaggio alla forma di ifa invasiva. La candida prolifera con il glucosio ma può adattarsi ad altre fonti energetiche come il lattato. È in grado di produrre la PGE2, una prostaglandina che "adatta" l'intestino alle sue esigenze, ma induce nausea, diarrea e vomito, riduce le difese immunitarie. La crescita della Candida porta a una risposta dei linfociti Th17, che può aggravare le malattie respiratorie come l'asma.

Nei modelli animali la candidalisina, la tossina rilasciata dalla candida, promuove la steatosi epatica legata all'alcol, e nell'uomo si associa a malattia più grave e maggiore mortalità

Aggiornamento 26/10/2020

L'uso di cortisonici, sia orale che per inalazione, aumenta il rischio di osteoporosi in maniera dose-dipendente. Il loro uso dovrebbe essere tenuto al minimo possibile per il controllo dei sintomi ed eliminato se i sintomi sono gestiti bene. L'asma si può gestire anche con la nutrizione funzionale

Aggiornamento 4/4/2021

Il prurito da allergia (dermatite atopica) è dovuto a leucotrieni, derivati dell'acido arachidonico (omega 6), ma diversi da quelli che mediano l'asma, e questo spiega perché alcuni farmaci antileucotrieni (montelukast) non funzionano per il prurito. L'uso di omega 3, resolvine e DGLA può aiutare.

Aggiornamento 13/4/2021

Una dieta personalizzata sui test IGG, a parità di calorie, ha avuto esiti migliori rispetto a dieta tradizionale su perdita di peso (21kg Vs 17), grasso corporeo (-9.72% Vs 7.19%), parametri tiroidei (TSH, T3 e T4) e di autoimmunità (riduzione degli anticorpi antiTPO) in donne sovrappeso con Hashimoto

Aggiornamento 18/5/2021

Le ultime linee guida (UK) sul trattamento dell'IBS (sindrome dell'intestino irritabile)
I pazienti dovrebbero tutti fare attività fisica ed essere seguiti dal punto di vista nutrizionale.
Lo psillio è solitamente efficace nel ridurre i dolori e i sintomi, invece le fibre insolubili come la crusca di grano possono aggravare i sintomi.
La dieta FODMAP può funzionare ma deve essere fatta seguita da esperti e si deve puntare alla reintroduzione dei cibi.
I probiotici possono essere consigliati per almeno 3 mesi, e se non funzionano cambiare ceppo, visto che non è possibile individuarne uno buono per tutti.
L'olio di menta piperita può essere un trattamento efficace per i sintomi e il dolore addominale nell'IBS. Il reflusso gastroesofageo è un effetto indesiderato comune.
"Esistono molteplici meccanismi attraverso i quali il cibo può innescare sintomi nell'IBS, inclusi effetti primari (p. Es., Osmotico, chimico, immunologico, meccanico o neuroendocrino) ed effetti secondari (p. Es., Sottoprodotti della fermentazione, alterazioni del pH intraluminale o effetti sul microbiota intestinale). Non sono raccomandate diete di eliminazione basate su anticorpi IgG. Sebbene alcuni studi abbiano identificato potenziali intolleranze alimentari tramite il test dell'antigene leucocitario su campioni di sangue periferico o l'endomicroscopia laser confocale in tempo reale, ciò richiede un'ulteriore conferma.
L'infiammazione della mucosa può derivare da una barriera epiteliale compromessa, disbiosi o livelli di stress alterati e funzione della barriera epiteliale compromessa da uno stress aberrante e una risposta immunitaria e/o disbiosi. L'inizio della condizione può essere collegato a un precedente episodio di gastroenterite infettiva indotta da batteri, parassiti o virus, denominata IBS postinfettiva".

Aggiornamento 1/3/2022


I probiotici colonizzano e l'intestino, migliorano l'integrità epiteliale, si attaccano all'epitelio intestinale, aumentano l'adesione alla mucosa intestinale, competono per escludere i microrganismi patogeni, resistono alla produzione di sostanze battericide e mantengono l'equilibrio ecologico del microbioma intestinale
Stimolano correttamente il sistema immunitario e proteggono dalla permeabilità intestinale. Le persone con allergie hanno alterazioni del microbiota, per esempio la Candida può essere aumentata nella rinite allergica, e i probiotici la contrastano.
La ricerca ha dimostrato che alcuni ceppi probiotici hanno funzioni immunomodulatorie e alleviano i sintomi dell'infiammazione allergica delle vie aeree. Prove cliniche e di laboratorio mostrano che esiste un effetto terapeutico dei probiotici sulle malattie allergiche attraverso la regolazione del microbiota intestinale e la modulazione dell'immunità, favorendo il mantenimento della normale tolleranza immunitaria (bilancio corretto tra TH1 e TH2 e aumento di Tregs).

Negli studi i probiotici hanno ridotto l'iperreattività e l'infiammazione indotte dagli allergeni, nonché il rilascio di citochine (messaggeri dell'infiammazione). In diversi studi non sono state riscontrate differenze significative tra il trattamento con probiotico e quello con placebo. Sebbene i probiotici non abbiano eliminato le allergie, la loro somministrazione può ridurre l'incidenza e la durata dei sintomi allergici. Tuttavia, gli effetti dei probiotici dipendono dalla loro specie o ceppo, dai loro metaboliti ​​e dal microbiota intestinale del paziente. Questi fattori possono spiegare l'effetto soggettivo

Aggiornamento 6/4/2022

La rinite gustatoria può essere causata da alimenti speziati

Aggiornamento 28/4/2022

I bambini con allergie hanno un microbiota particolare con una aumento di una specie, Ruminococcus gnavus, che ha proprietà infiammatorie e modula negativamente il sistema immunitario riducendo la tolleranza. Inoltre sono ridotte specie come B. longum e in generale le specie che degradano la fibra e producono metaboliti benefici che incrementano la tolleranza.
I batteri infiammatori invece producono LPS che inducono rinosinusite.
"La vita rurale, il parto vaginale, il possesso di animali domestici, il consumo di un'ampia varietà di alimenti, il basso uso di antibiotici e il microbiota del latte materno possono ridurre il rischio nei bambini di sviluppare un'allergia respiratoria o alimentare.
Si suggerisce che la produzione di molecole pro-infiammatorie e la ridotta capacità di catabolizzare i polisaccaridi complessi possano essere associate all'aumentata infiammazione tipica delle condizioni allergiche. Questi risultati supportano l'importanza del microbiota intestinale nell'insorgenza di malattie allergiche e possono aprire nuovi spunti nello sviluppo di strategie preventive e terapeutiche innovative basate sulla manipolazione del microbioma".

Aggiornamento 29/4/2022

Nelle linee guida dei gastroenterologi americani sulla sindrome dell'intestino irritabile (IBS) si consiglia fortemente la fibra solubile (psillio, fibra di mais, metilcellulosa, crusca d'avena e polpa di frutta e verdura), in particolare in caso di stitichezza, mentre quella insolubile (crusca, cereali integrali, buccia di frutta, semi e verdura) può dare problemi.
Le diete Fodmap e "healthy eating" (uso di cibo salutare) solitamente sono quelle che funzionano meglio.
"I pazienti con IBS utilizzano un'ampia gamma di diete per eliminare gli alimenti trigger, tra cui una dieta priva di glutine (GFD) e diete di eliminazione basate sul test degli anticorpi IgG, test di attivazione dei leucociti ed endomicroscopia laser confocale (CLE) dopo prove di introduzione di alimenti, sebbene ci siano pochi dati a supporto di questi interventi. […]
Sono necessari ulteriori sforzi per identificare e convalidare i biomarcatori che predicono la risposta agli interventi dietetici per fornire una "nutrizione personalizzata"".
In ogni caso si consiglia di fare ricorso a un esperto in nutrizione per migliorare la condizione.

Aggiornamento 30/4/2023

Da diverso tempo penso che l'EAACI, la società europea di allergologia, sia una delle società scientifiche più avanti di tutte.
In una recente posizione hanno illustrato come le fibre alimentari possano modulare il sistema immunitario e prevenire, alleviare e in qualche caso guarire malattie legate alle sue alterazioni come allergie, asma e malattia infettive, compreso COVID19.
Le fibre sono componenti essenziali dell'alimentazione e le allergie sono cresciute contemporaneamente al declino del loro consumo. Le fibre contribuiscono a mantenere la tolleranza immunologica attraverso la fermentazione microbica e la produzione di metaboliti batterici. Per questo la fibra può non essere sufficiente ma può essere necessario integrare le specie batteriche mancanti coi probiotici. È probabile che un tipo di fibra da solo sia inefficace, quindi il vantaggio si avrebbe dal corretto mix delle diverse fibre presenti in vari alimenti vegetali.
Potrebbe essere importante classificare le fibre in base al loro effetto immunitario. Per esempio promozione dell'integrità della barriera epiteliale, induzione delle cellule T regolatorie, prevenzione della polarizzazione TH2 e inibizione della degranulazione dei mastociti (rilascio di istamina).
Anche il timing di esposizione è importante, per cui sin da piccoli ci si deve abituare a mangiare fibre per modulare l'immunità. Alcune linee guida stabiliscono l'utilità della supplementazione con fibre in bambini a rischio malattie allergiche. Diversi studi mostrano l'utilità delle fibre nella gestione di allergie, dermatite atopica e asma, mostrando quindi un potenziale uso farmacologico dell'alimentazione. Ulteriori studi sono necessari per chiarire le varie interazioni tra microbiota, fibre e sistema immunitario.

Aggiornamento 22/11/2023

Nuove classificazioni nelle allergie, secondo l'EAACI.

Nel nuovo position paper dell' EAACI (Società Europea di Allergologia) si individuano e classificano 7 tipi di sensibilità allergica, 3 in più rispetto alle 4 già conosciute.
Si tratta di un passo avanti in quanto le sensibilità di tipo V e VI sono ritenute fortemente legate alla disbiosi e alla permeabilità degli epiteli (non solo intestinale ma anche di pelle e altre mucose). Viene chiaramente sottolineato che queste condizioni sono legate ad allergia, asma, malattie autoimmuni, dermatite atopica, rinosinusite, esofagite eosinofila, obesità e metabolismo alterato. L'alterata permeabilità è anche strettamente legata alla dieta (povertà di fibre e riduzione del muco protettivo), ma anche a fattori ambientali come inquinamento e prodotti di uso comune, inclusi dentifrici, shampoo, detersivi e alimenti trasformati.

  1. Le reazioni di tipo I, IgE-dipendenti, si verificano in pazienti con rinite allergica (AR), rinocongiuntivite allergica (ARC), asma, dermatite atopica, orticaria acuta/angioedema, allergie alimentari, al veleno e ai farmaci. Sono immediate.
  2. Le reazioni di tipo II sono tipicamente reazioni indotte da farmaci che sono considerate causa di citopenia allergica. Tuttavia, le reazioni di tipo II rappresentano un evento patogenetico essenziale in diverse malattie autoimmuni, come la trombocitopenia immune, l'anemia emolitica autoimmune (AIHA), la neutropenia autoimmune, la malattia di Biermer, la sindrome di Goodpasture, la malattia emolitica del feto e del neonato (eritroblastosi fetale), la miastenia gravis, pemfigo e reazioni trasfusionali che coinvolgono gruppi sanguigni non corrispondenti.
  3. Le reazioni allergiche di tipo III comprendono la fase acuta della polmonite da ipersensibilità (detta anche alveolite allergica estrinseca), la vasculite indotta da farmaci, la malattia da siero e la reazione di Arthus. Le reazioni di tipo III sono associate a diverse malattie autoimmuni, tra cui il lupus eritematoso sistemico (LES), l'artrite reumatoide (RA) e la glomerulonefrite post-streptococcica.
  4. Risposta immunitaria di tipo IVa – T1 Le manifestazioni cliniche tipiche della reazione di tipo IVa sono la dermatite allergica da contatto, la fase cronica della polmonite da ipersensibilità (detta anche alveolite allergica estrinseca) e la malattia celiaca. Le reazioni di tipo IVa possono essere essenziali anche per gli endotipi di asma non T2, AR, CRS o AD. Questi meccanismi spiegano anche le reazioni allergiche non immediate ai farmaci, che si verificano dopo l'aptenizzazione del farmaco con una proteina trasportatrice.
  5. L'espressione più caratteristica di una reazione di ipersensibilità di tipo IVb può essere osservata nella classica reazione allergica con infiammazione cronica delle vie aeree nell'AR, nella rinosinusite cronica (CRS), nell'asma e nell'AD (endotipo T2), nell'allergia alimentare, nell'esofagite eosinofila (EoE) o nella dermatite da contatto con proteine. Le cellule Th2, ILC2, le cellule NK-T, gli eosinofili e un sottoinsieme di Mφ sono i principali attori della risposta immunitaria di tipo IVb – T2. Le reazioni di tipo IVb sono mediate dalle cellule Th2, che acquisiscono il loro fenotipo in seguito all'esposizione a IL-4, basofili o cellule NK-T.8
  6. Nelle risposte di tipo IVc, le cellule Th17, che appartengono alla linea delle cellule T helper, producono citochine della famiglia IL-17 che regolano gli effettori innati e orchestrano l'infiammazione locale inducendo il rilascio di citochine e chemochine proinfiammatorie in grado di reclutare NEU e migliorare la produzione di citochine Th2 . Le cellule Th17 della memoria acquisiscono il loro fenotipo in seguito all'esposizione a IL-6, IL-21, IL-23 e TGF-β forniti dalle APC. Le principali citochine effettrici prodotte dalle cellule Th17 sono IL-17A, IL-17F, IL-21, IL-22 e il fattore stimolante le colonie di granulociti-Mφ
  7. Tipo V: difetto della barriera epiteliale. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi nella comprensione dei diversi fenotipi ed endotipi delle malattie infiammatorie della mucosa/cutanea come AR/ARC cronica, CRS, AD, asma o sindrome da enterocolite indotta da proteine ​​alimentari, EoE e malattia celiaca. Ciò ha rivelato che queste condizioni non sono malattie omogenee ma sono invece definite da una costellazione di sintomi che possono derivare da diversi meccanismi patologici. In alcuni casi, il processo infiammatorio sembra riflettere un'alterata funzione di barriera della pelle o della mucosa, piuttosto che da un disregolazione immunitaria primaria. La compromissione della funzione della barriera epiteliale facilita l'attivazione del sistema immunitario sottostante e successivamente porta all'infiammazione cronica. La perdita della barriera può derivare da difetti in diversi componenti essenziali, tra cui elementi strutturali dello strato corneo nella pelle, proteine ​​di giunzione stretta nella pelle e nelle mucose, antiproteasi protettive, espressione di prodotti antimicrobici, trasporto di ioni, protoni, acqua o materiali antimicrobici e altri meccanismi. L’attivazione dei nervi sensoriali, che contribuisce allo sviluppo dei sintomi allergici, è anche associata alla perdita della barriera. La disfunzione della barriera intestinale può verificarsi anche attraverso l’erosione del muco attraverso un’alimentazione/dieta a basso contenuto di fibre. Ciò spiega per la logica dell'introduzione dell'ipersensibilità di tipo V per evidenziare le peculiarità dei processi patologici e per la loro importanza nell'ottica di approcci personalizzati e di precisione alla caratterizzazione di endotipi e biomarcatori e al trattamento biologico in rapido sviluppo, in particolare con anti-allarmine. I fenomeni di alterazione delle barriere inducono anche infiammazione attraverso l'attivazione del sistema immunitario tramite reazione di tipo IVb. Essendo un fattore importante nell'ipersensibilità di tipo V, il coinvolgimento diretto di fattori ambientali che interrompono direttamente le barriere epiteliali è stato recentemente dimostrato in diversi modelli e tessuti umani. L'esposizione diretta a inquinanti atmosferici, sostanze chimiche e altri fattori ambientali nell'esposoma può distruggere le barriere epiteliali e influenzare il microbioma e il sistema immunitario. È noto che molti degli agenti chimici presenti nei comuni prodotti di consumo (compresi dentifricio, shampoo, detersivi e alimenti trasformati) danneggiano queste barriere critiche, aumentando la permeabilità a batteri, tossine, sostanze inquinanti e allergeni. Quando le barriere epiteliali vengono danneggiate (diventando 'leaky', permeabili), sostanze e microbi possono passare nei tessuti più profondi, dove normalmente non appartengono e innescare una risposta immunitaria/infiammatoria che può avviare o aggravare molte malattie infiammatorie croniche attraverso le vie dell'inflammasoma I difetti della barriera epiteliale sono stati dimostrati non solo in T2 ma anche nelle risposte non-T2 nella rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) e nell'asma non-T2. Recenti studi sull'esposizione in modelli murini di infiammazione polmonare eosinofila nell'asma e nello sviluppo di esofagite eosinofila in risposta al sodio lauril solfato e ai detergenti dimostrano che l'asma e l'infiammazione simile a (EoE) iniziano solo con l'attivazione delle cellule epiteliali e la perdita della barriera indotta da sostanze tossiche. Come esempio diretto di citotossicità chimica, gli individui con barriere epiteliali permeabili mostrano un'infiammazione locale nelle loro cellule epiteliali, denominata "epitelite". L’epitelite è l’evento iniziale che attira le cellule proinfiammatorie nell’area della barriera epiteliale danneggiata. Si inizia con gli insulti ambientali (esposizione a sostanze inquinanti e tossiche), infezioni virali ed enzimi negli allergeni. Principalmente le allarmine, IL-25, IL-33 e TSLP e numerose chemochine proinfiammatorie vengono rilasciate dalle cellule epiteliali che invitano il sistema immunitario, nell'area, in particolare il Tipo IVb e i soggetti della risposta T2. La disbiosi microbica si verifica in aree della barriera epiteliale infiammatoria che risulta permeabile. Un microbiota sano sulla superficie della barriera mucosa regola numerosi aspetti dell’omeostasi della barriera. Tuttavia, la ridotta biodiversità e le alterazioni nella composizione e nel metabolismo del microbiota intestinale e cutaneo sono associati a varie condizioni infiammatorie, tra cui asma, malattie allergiche, malattie infiammatorie intestinali, diabete di tipo 1 e obesità. La disbiosi si riferisce a uno squilibrio nei microrganismi che risiedono nei tessuti, con disbiosi microbica e traslocazione batterica legate allo sviluppo e all’esacerbazione di malattie allergiche e autoimmuni.
  8. Tipo VI – disregolazione immunitaria indotta dal metabolismo. Particolarmente presente negli obesi asmatici che diventano resistenti al cortisone, anche questa coinvolge il microbiota e la permeabilità intestinale, con mancata degradazione dell'istamina. Le sostanze che entrano dall'intestino vanno, attraverso la circolazione sanguigna, a infiammare i tessuti distanti aumentando il rischio di malattie croniche incluso, malattie autoimmuni, asma e allergie. "Recentemente sono stati identificati numerosi nuovi metaboliti immunomodulanti (ad esempio metaboliti del triptofano, acidi grassi a catena corta) e la secrezione disregolata di questi immunomodulatori può contribuire allo sviluppo di allergie".
  9. Tipo VII: risposta cellulare e infiammatoria diretta alle sostanze chimiche. Le reazioni di tipo VII si verificano in pazienti con AR, ARC, asma, AD, orticaria acuta/angioedema e allergia ai farmaci. Può essere dovuta all'uso di FANS (aspirina) che alterano il  metabolismo dell'acido arachidonico.