domenica 24 febbraio 2019

Le vie del diabete sono infinite 2


Come già accaduto in precedenza, non mi fa più aggiornare il post sul diabete 😢

Gli aggiornamenti continueranno qui

Aggiornamento 11/1/2019

Uno studio su 300 persone è riuscito a mettere in relazione il metabolismo glucidico con il successo nella perdita di peso.
Le persone con glicemia alta ma insulina bassa perdono più peso (13 kg  dopo 2 anni) con una dieta low carb ad libitum (senza contare le calorie) mentre chi ha insulina alta ha convenienza a usare una dieta ipocalorica con pochi grassi.

Aggiornamento 15/1/2019

Un mix di 17g di proteine whey e 5 di guar (fibra di alga) assunto prima dei pasti ha un modesto effetto nel rallentare lo svuotamento gastrico e migliorare l'emoglobina glicata in persone diabetiche
Aggiornamento 19/1/2019

Il diabete gestazionale aumenta il rischio di disordini legati al metabolismo che sfoceranno in diabete nella prole, indipendentemente dal grasso in eccesso e dalla familiarità per la malattia

Aggiornamento 25/1/2019

L'attività fisica migliora il controllo glicemico anche migliorando il microbiota e riducendo la permeabilità intestinale, 2 cause di infiammazione cronica

Aggiornamento 28/1/2019

Sebbene si specifichi che rimangono importanti nella prevenzione cardiovascolare, l'articolo esamina gli effetti collaterali. delle statine che si riscontrano in una parte ristretta della popolazione.
Attualmente non esiste una definizione universalmente accettata di tossicità/intolleranza alle statine.
Il problema più diffuso sono sicuramente i dolori muscolari, che gli studi osservazionali suggeriscono verificarsi nel 10-15% dei pazienti, con dati clinici che arrivano fino al 30%. Negli studi randomizzati controllati, l'incidenza va da 1,5% al 5% dei pazienti, anche se si ritiene che questa sia una sottostima poiché la maggior parte degli studi esclude pazienti con una storia di intolleranza alle statine.
In generale i problemi sono legati all'alterata funzione mitocondriale e di membrana. Possono aumentare il rischio di diabete, problemi epatici e proteinuria. Le condizioni neurologiche associate all'uso di statine includono ictus emorragico, declino cognitivo, neuropatia periferica, depressione, confusione/perdita di memoria, aggressività e cambiamenti di personalità.
Inoltre problemi legati alla riduzione del testosterone come ginecomastia e problemi riproduttivi.
La carenza di vitamina D può aumentare gli effetti.
Aggiornamento 31/1/2019
L'acido alfalipoico migliora il metabolismo glucidico ed lipidico nella sindrome metabolica
Aggiornamento 7/2/2019
Le persone che hanno assunto amido resistente (da banane verdi) in uno studio della durata di 6 mesi hanno perso grasso, in particolare nell'addome, e aumentato il muscolo. I parametri metabolici riferiti al diabete sono migliorati. L'amido resistente agisce da prebiotico, modulando la flora e l'infiammazione, e migliora la sensibilità all'insulina, favorendo il cambiamento vantaggioso della composizione corporea
Aggiornamento 11/2/2019

L'integrazione di magnesio e vitamina E riduce le ulcere nelle persone con piede diabetico. Migliora inoltre i parametri metabolici (trigliceridi, glicemia, colesterolo), lo stato degli antiossidanti e l'infiammazione
Da una revisione generale sugli effetti del magnesio emerge che riduce fortemente il rischio di ospedalizzazione nelle donne in gravidanza e sia l'intensità che la frequenza dell'emicrania. Riduce inoltre il rischio di diabete e ictus come già noto.
Il 75% delle persone ha livelli inadeguati di vitamina D, per questo molti ricorrono all'integrazione. Il magnesio (Mg) è essenziale nel metabolismo della vitamina D, e l'assunzione di grandi dosi di vitamina D può indurre una grave deplezione di Mg. L'integrazione di magnesio deve essere considerata insieme alla terapia con vitamina D. Infatti la sua carenza causa riduzione dei recettori per la vitamina D, del PTH, aterosclerosi e ipocalcemia. Non esiste un metodo affidabile per verificare i livelli di magnesio nel sangue, ma assumerlo è facile sia con cibi di qualità che con integratori. La supplementazione va ridotta o evitata in caso di problemi renali.

Aggiornamento 13/2/2019

Quali sono i migliori cibi per chi soffre di diabete? Verdure a foglia, cereali integrali, agrumi e frutti di bosco, legumi, semi di chia, yogurt probiotici, patate dolci, pesce grasso, patate dolci e noci.

Aggiornamento 14/2/2019

Senza pensare che sia la soluzione per tutto e che l'effetto sia comunque soggettivo, una donna di 65 anni ha mandato in remissione il suo diabete di tipo 2 che aveva da 25 anni e migliorato la depressione che la affliggeva da decadi in 3 mesi di dieta chetogenica

Aggiornamento 16/2/2019

La supplementazione con ferro in gravidanza previene l'anemia e così riduce i rischi di eventi avversi, ma l'eccesso evidenziato da una ferritina alta aumenta il rischio di diabete gestazionale

Aggiornamento 18/2/2019

Diabete e Alzheimer si confermano legati dall'alterazione del segnale insulinico

Aggiornamento 20/2/2019

L'inquinamento da PM2,5 aumenta il rischio di diabete in uno studio effettuato nella popolazione di Taiwan
Aggiornamento 22/2/2019

Probiotici e simbiotici migliorano il quadro dello stress ossidativo, particolarmente nelle persone con diabete. Attenzione però a non fare mai da soli e agli effetti soggettivi.

I meccanismi dell'insulino-resistenza

Aggiornamento 23/2/2019
C'è un legame tra glicemia alta e perdita di muscolo (sarcopenia).
L'azione dell'insulina, oltre che non abbassare la glicemia, diventa inefficace anche nella stimolazione della trofia della muscolatura che diventa così flaccida e metabolicamente meno attiva. Essendo il diabete tipicamente legato alla sedentarietà, si forma un circolo vizioso con sempre meno muscoli e sempre più grasso e zuccheri nel sangue.
Lo dico da anni... chi aumenta il consumo di frutta oleosa ha il 25% in meno di rischio di mortalità cardiovascolare, il 27% da tutte le cause.

Aggiornamento 25/2/2019

125 g di lamponi dopo il pasto riducono glicemia e insulina in persone prediabetiche. Ma il diabetologo vi dirà di fare attenzione alla frutta perché contiene zuccheri, e di bere tranquillamente il caffè perché ne mettete solo 2 cucchiaini

Aggiornamento 7/3/2019

Il trattamento con melatonina migliora sonno, umore e ansia, parametri metabolici (insulina, sensibilità all'insulina, colesterolo, espressione genica di PPAR e recettore LDL) in donne con PCOS (ovaio policistico). Ma forse è solo l'effetto del sonno ritrovato!
Nelle persone con fegato grasso, la curcumina è efficace nell'abbassare i livelli di colesterolo LDL, trigliceridi, glicemia a digiuno, indice HOMA (insulinoresistenza) peso ed enzimi  AST
1 grammo di vitamina C al giorno migliora pressione e glicemia postprandiale in persone diabetiche

Aggiornamento 12/3/2019

Lo stato infiammatorio e la sedentarietà (forzata da un infortunio o volontaria) utilizzano vie diverse per indurre insulinoresistenza, ma con lo stesso risultato di far perdere massa muscolare


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Aggiornamento 13
/3/2019

I probiotici possono essere utili nel controllo del diabete secondo una revisione sistematica degli studi, senza chiarire quali siano i migliori

Aggiornamento 17/3/2019

L'uso di bibite zuccherate durante o dopo esercizio fisico, soprattutto con alte temperature, determina un danno renale acuto. Questo può portare nel tempo alla malattia cronica (insufficienza renale).
La forza muscolare si associa con ridotto rischio di diabete, quindi sempre meglio fare esercizio coi carichi

Aggiornamento 20/3/2019

Le diete low carb potrebbero alzare il rischio di fibrillazione atriale

Aggiornamento 21/3/2019

L'uso di statine aumenta il rischio di diabete del 38%, e questo è maggiore in persone che abbiano già problemi col metabolismo glucidico o sovrappeso. I ricercatori suggeriscono quindi di far perdere peso insieme alla terapia, "sottolineando la necessità concomitante di misure dietetiche ed esercizio fisico".

Aggiornamento 23/3/2019

Più si beve bibite zuccherate (SSB), più sale il rischio di morte prematura. Il legame è proporzionale. Nello studio bere da una a quattro bevande al mese è legato ad un aumento del rischio dell'1%; da due a sei a settimana con un aumento del 6%; da uno a due al giorno con un aumento del 14%; e due o più al giorno con un aumento del 21%. Inoltre si è dimostrato un modesto legame tra il consumo di SSB e il rischio di morte precoce da cancro. "Questi risultati sono coerenti con i noti effetti avversi dell'alta assunzione di zuccheri sui fattori di rischio metabolici e la forte evidenza che bere bevande zuccherate aumenti il rischio di diabete di tipo 2, a sua volta un importante fattore di rischio per morte prematura. Supportano inoltre le politiche di limitazione della pubblicità delle bevande zuccherate a bambini e adolescenti e per l'attuazione della soda-tax perché il prezzo corrente delle bevande zuccherate non include gli alti costi di trattamento delle conseguenze ", ha detto Walter Willett, professore di epidemiologia e nutrizione.

Aggiornamento 27/3/2019

Nei diabetici, sostituire le fonti di carboidrati raffinati con frutta oleosa porta a miglioramento della glicemia e dei parametri di rischio cardiovascolare

La sindrome OSAS (apnee notturne) in gravidanza aumenta il rischio di diabete gravidico e figli sovrappeso

L'invecchiamento è associato a cambiamenti nella fisiologia cellulare che facilitano l'insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari

Aggiornamento 28/3/2019

Un probiotico con 8 ceppi somministrato per 6 mesi ha dato risultati incredibili in persone con diabete: diminuzione dei livelli circolanti di endotossine di quasi il 70%, glicemia (38%), insulina (38%), HOMA-IR (64%), trigliceridi (48%), colesterolo totale (19%), rapporto colesterolo totale / HDL (19%), TNF-α (67%), IL-6 (77%), CRP (53%), resistina (53%) e un significativo aumento di adiponectina (72%). Tutto questo senza cambiamenti nella dieta.

Aggiornamento 31/3/2019

Nelle nuove linee guida per il trattamento  del diabete negli anziani le uniche raccomandazioni nutrizionali sono, in chi non riesca a cambiare lo stile di vita, di evitare la malnutrizione con una dieta ricca in proteine e ridurre al massimo gli zuccheri semplici

Lo zenzero non sembra migliorare la glicemia a digiuno, ma ha un impatto a lungo termine sull'emoglobina glicata, un parametro che indica una media delle glicemie degli ultimi 3 mesi. Gli autori concludono affermando "questa medicina naturale potrebbe avere un impatto sul controllo del glucosio sul lungo periodo nei pazienti con diabete di tipo 2". Questo anche verso altre componenti della sindrome metabolica

Aggiornamento 4/4/2019

La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) colpisce molte donne, e si manifesta con insulino-resistenza, tendenza a mettere grasso addominale, irsutismo e altri segni. 
L'alimentazione a basso indice e carico glicemico, antinfiammatoria e tendenzialmente mediterranea può aiutare
Tra i nutrienti più importanti ci sono il magnesio e lo zinco. Tra i supplementi utilizzabili folati e vitamina D (per l'infiammazione), inositolo, omega 3 e N-acetilcisteina (per la fertilità), cannella, cromo e acido alfalipoico per la sensibilità insulinica.

Aggiornamento 5/4/2019

Un caso eclatante di effetto soggettivo legato alle condizioni di salute. Fitoestrogeni e composizione corporea dopo la menopausa: nelle donne sane sembrano ridurre lievemente il peso, mentre in caso di problemi metabolici (ipertensione, diabete o dislipidemia) favoriscono l'aumento
Aggiornamento 8/4/2019
Lo stato socioeconomico segna il DNA, influenzando la metilazione e quindi l'espressione genica. In questo modo viene influenzato l'ipotalamo e i suoi assi, e la povertà è associata a processi fisiologici che contribuiscono allo sviluppo di malattie, tra cui infiammazione cronica, insulino-resistenza e disregolazione del cortisolo. Tutti questi processi sono evolutivamente selezionati per predisporre e adattarsi a una vita in povertà e sotto stress

Aggiornamento 11/4/2019

In persone con diabete di tipo 1, una dieta low carb può ridurre le ipoglicemie, le escursioni glicemiche e il grasso corporeo rispetto ad una dieta convenzionale (100 Vs 250g di CHO al giorno, con diete isocaloriche ossia con la stessa quantità di calorie)

Aggiornamento 14/4/2019

Il rischio di diabete con le statine sale nelle persone che iniziano la terapia da giovani e in caso di colesterolo LDL più basso

Aggiornamento 17/4/2019

Chi non dorme bene si ammala più facilmente e vive uno stato di infiammazione che altera tutto il sistema immunitario, spalancando le porte a virus, batteri, diabete, aterosclerosi e neurodegenerazione. L'aumento del sonno durante un'infezione agisce sul sistema immunitario per promuovere le difese. Infatti, il sonno influisce su vari parametri immunitari, è associato a un ridotto rischio di infezione e può migliorare l'esito dell'infezione e le risposte ai vaccini.

Aggiornamento 21/4/2019
La colazione con le uova (non di Pasqua ovviamente) e una fonte di grassi riduce la glicemia post colazione nei diabetici in confronto ad una colazione classica con le stesse calorie (di cui il 55% da carboidrati)

Tra le diverse opzioni per il trattamento nutrizionale del diabete, le diete low carb vengono definite, nel nuovo documento di consenso dei diabetologi, tra i metodi più utilizzati e capaci di ridurre l'emoglobina glicata e l'uso dei farmaci
Mentre in Italia i produttori di zucchero sponsorizzano convegni e stipendiano "esperti" di alimentazione, nel Regno Unito si stima che il programma di riduzione del consumo di zucchero possa portare a 155 mila diabetici in meno nei prossimi 10 anni e un risparmio di 650 milioni di euro/anno per lo sanità pubblica, con un incasso dalla sugartax di circa 300 milioni.

Aggiornamento 22/4/2019

Dal nuovo documento di consenso 2019 (simile alle linee guida già pubblicate) sulla terapia nutrizionale del diabete:
Carboidrati:

I cibi da selezionare sono particolarmente ricchi di fibra, vitamine e minerali e bassi in zuccheri aggiunti, grassi e sodio, e dovrebbero essere parte di un piano alimentare individualizzato che includa tutti i componenti necessari per la nutrizione ottimale. La quantità deve essere individualizzata, indice e carico glicemico non sono utilizzabili in maniera certa. Le fibre sono molto importanti anche se in eccesso potrebbero dare problemi intestinali.
Proteine e grassi:
Non ci sono chiare indicazioni sulle quantità, meglio adattarli ai gusti del paziente, riducendo grassi saturi e minimizzando i trans. Le proteine devono essere limitate nel caso di insufficienza renale.

Per quanto riguarda le indicazioni per diversi modelli di dieta, riassunti nella tabella successiva, si deve tenere conto che:
- Una varietà di modelli alimentari (combinazioni di diversi alimenti o gruppi di cibi) sono accettabili per la gestione del diabete.
- I vantaggi comparativi dei diversi modelli alimentari si intersecano, gli operatori sanitari dovrebbero concentrarsi sui fattori chiave comuni tra i modelli:
○ Enfatizza le verdure non amidacee.
○ Ridurre al minimo gli zuccheri aggiunti e i grani raffinati.
○ Scegliere cibi non trasformati e ridurre gli alimenti industriali il più possibile.

- Ridurre l'assunzione complessiva di carboidrati per le persone con diabete ha dimostrato nella maggior parte dei trial di migliorare la glicemia e può essere applicato in una varietà di modelli alimentari che soddisfano le esigenze e le preferenze individuali.
- Per alcuni adulti con diabete di tipo 2 che non incontrano gli obiettivi della glicemia o dove ridurre i farmaci ipoglicemizzanti è una priorità, ridurre i carboidrati complessivi con l'uso di piani alimentari a basso o molto basso contenuto di carboidrati è un approccio praticabile.


Dieta
Potenziali benefici
Dieta Standard
mantenimento della salute

riduce il rischio di diabete, l'emoglobina glicata, i trigliceridi e il rischio cardiovascolare

riduce il rischio di diabete, l'emoglobina glicata, il peso e il colesterolo

Low Fat

riduce il rischio di diabete e il peso

Very Low Fat

riduce il peso e la pressione sanguigna

Low Carb

riduce l'emoglobina glicata, i trigliceridi, la pressione e il peso


riduce l'emoglobina glicata, i trigliceridi, la pressione e il peso

Dash

riduce il rischio di diabete, la pressione e il peso


risultati misti, evidenza ancora modesta
L'uso dei dolcificanti artificiali non dovrebbe essere incoraggiato, quello dei multivitaminici solo in caso di diete particolari (per celiaci, veg ecc). Il magnesio potrebbe essere d'aiuto. Per la B12 attenzione a chi usa metformina.

Aggiornamento 23/4/2019

Il legame tra microbiota intestinale e controllo glicemico

Aggiornamento 24/4/2019
Il metabolismo cellulare è regolato soprattutto dalla disponibilità di nutrienti. Una carenza di aminoacidi essenziali porta ad attivazione delle vie dello stress con conseguente riduzione della vitalità cellulare. L'eccesso di glucosio viene convertito in sostanze di deposito come glicogeno e grassi. Le concentrazioni di ATP e ADP influenzano rispettivamente l'ossidazione degli zuccheri o dei grassi.
Serina e glicina sono 2 aminoacidi non essenziali che vengono sintetizzati in eccesso dalle cellule tumorali e la loro restrizione dietetica riduce la crescita tumorale in alcuni modelli animali.
Per sostenere gli alti tassi di proliferazione, le cellule tumorali spesso utilizzano una varietà di nutrienti dal loro microambiente, come gli aminoacidi non essenziali, che sono fondamentali per il loro anabolismo (crescita).
L'eccesso di grassi saturi attiva il cosiddetto "stress del reticolo endoplasmatico", alterando la sintesi di proteine e dando luogo alla produzione di proteine "malfunzionanti"; questa condizione è presente nel diabete, steatosi, tumori ecc. e queste proteine non sono correttamente eliminate con l'autofagia.
Comprendere il ruolo della (alterata) autofagia nel sostenere la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali ha il potenziale di rivelare "vulnerabilità" metaboliche e fornire nuove opzioni terapeutiche nei trattamenti contro il cancro.

Aggiornamento 25/4/2018

Il propionato è un acido grasso a catena corta prodotto anche dalla flora intestinale e in alcuni studi ha dimostrato di essere antipertensivo e antinfiammatorio. Attualmente è utilizzato come additivo nei prodotti da forno, perché previene la formazione di muffa. Nuovi studi su topi e uomini mostrano che, alle quantità di esposizione comuni, il propionato stimola l'iperglicemia e l'insulinoresistenza, attraverso il sistema nervoso simpatico, e favorisce un lento accumulo di grasso.

Nonostante quello che vi dicono alcuni medici con triplo mento e il diabete, ossia che se mangiate male è colpa vostra e non dell'industria, etichettare gli alimenti con zucchero aggiunto eviterebbe 350 mila malattie cardiovascolari, 600 mila casi di diabete e farebbe risparmiare 62 miliardi di dollari alla sanità nei prossimi 20 anni negli USA.
La curcumina migliora alcuni aspetti della sindrome metabolica: secondo la revisione degli studi si abbassano glicemia, trigliceridi, pressione minima e aumenta il colesterolo buono, mentre non si riducono circonferenza vita e pressione massima
Il diabete favorisce l'insufficienza cardiaca (anche) perché la glicazione delle proteine cardiache.

Aggiornamento 27/4/2019

Un'antica diatriba riguarda l'uso del cibo come medicina. Gli alimenti possono funzionare come un farmaco? Secondo Dariush Mozaffarian, uno dei più famosi epidemiologi al mondo, sì.
"Sebbene il ruolo importante del cibo nella salute sia sempre più riconosciuto, la nutrizione non è stata tradizionalmente ben integrata nei sistemi sanitari. Un ostacolo è quello di dimostrare l'efficacia e la convenienza economica di specifici interventi nutrizionali". Uno studio appena concluso ha evidenziato come i "pasti medicali su misura (MTM)" fatti su persone con condizioni mediche complesse come HIV, cancro, diabete, malattia renale allo stadio terminale, insufficienza cardiaca congestizia ecc migliorino le condizioni di queste persone e "rappresentino interventi promettenti e meritino ulteriori studi", e "sono in grado di migliorare la salute degli americani, in particolare i più vulnerabili". Sebbene lo studio sia osservazionale, è strutturato in modo da fornire buone indicazioni, ma non può dirci quale caratteristica del cibo sia la vera responsabile dei cambiamenti. I vantaggi potrebbero derivare dall'aumentata disponibilità degli alimenti ritenuti salutari, perché si è fornito un'alternativa agli alimenti confezionati e agli alimenti a rapida preparazione, oppure a nessun cibo. Nelle persone con diabete gli MTM hanno migliorato l'alimentazione in generale (più verdure, frutta e cereali integrali, meno alcol e zuccheri aggiunti), hanno abbassato gli episodi ipoglicemici del 27% (p = 0,03), ha ridotto l'insicurezza alimentare auto-percepita del 32% (p = 0,047) e ridotto del 41% il numero di giorni con scarsa qualità della vita a causa di stress mentale (P = .03). E soprattutto il cibo salutare è un investimento: "Qualunque sia il meccanismo preciso, il potenziale di risparmio sui costi grazie agli MTM è sorprendente: in base alla presente indagine, circa $ 9000 risparmiati per paziente all'anno". In un altro studio chiamato "Fresh Food Pharmacy", l'accesso a 10 pasti settimanali di alimenti freschi e sani ha ridotto i livelli medi di emoglobina glicata dal 9,6% al 7,5%. "Dato il loro potenziale per ottenere significativi benefici per la salute e risparmi sui costi, gli MTM possono rappresentare la punta della lancia per un'evoluzione nazionale verso un approccio food-is-medicine".

Aggiornamento 2/5/2019

Nuove cattive notizie per gli amanti degli aminoacidi ramificati (BCAA). Nonostante siano già da tempo indicati come inutili se non dannosi, continuano ad essere tra i supplementi più usati, soprattutto nelle palestre. Ma come ci insegnano i veri scienziati, noi abbiamo bisogno di tutti gli aminoacidi essenziali contemporaneamente, meglio se in rapporti ideali.
Il surplus di BCAA infatti riduce la disponibilità di altri aminoacidi come treonina e triptofano.
Questo porta ad un crollo della produzione di serotonina e aumento della fame che può favorire obesità e diabete.
I topi che assumono troppi BCAA hanno aspettativa di vita più breve e tutto il metabolismo energetico influenzato, con minore ossidazione dei grassi (QR elevato).

Aggiornamento 3/5/2019

I probiotici somministrati per 6 settimane a donne con diabete gestazionale hanno avuto effetti benefici sull'espressione genica correlata all'insulina e all'infiammazione, sul controllo glicemico e il profilo lipidico, sui marcatori infiammatori e di stress ossidativo.

Aggiornamento 5/5/2019

Un articolo sul legame tra interferenti endocrini e obesità infantile
Il cambio dello stile di vita è efficace nel ritardare le complicanze del diabete.

Aggiornamento 6/5/2019
Chi ha molte copie del gene per l'enzima amilasi salivare tende ad avere una diversa flora, con ricchezza di Ruminococcus, che tendono a far ingrassare perché degradano l'amido resistente e fanno assimilare più calorie. Hanno inoltre più Porphyromonas, batteri associati alle parodontiti.
Queste persone probabilmente starebbero meglio con una dieta low-carb.
Aggiornamento 7/5/2019
La dieta a base vegetale appare essere quella che più riduce il rischio di insufficienza cardiaca. Questo è dovuto probabilmente all'effetto antinfiammatorio.
"Gli alimenti a base vegetale minimamente trasformati sono ricchi di fibre, antiossidanti e fitonutrienti, che possono migliorare la salute del nostro microbiota, ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo", osservano i ricercatori.
"Inoltre, consumando una dieta a base vegetale, si possono evitare gli effetti potenzialmente dannosi degli alimenti di origine animale, come il ferro eme, l'acido sialico e il colesterolo".
La dieta definita "southern", ricca in salumi, cibo fritto, zuccheri e grassi aggiunti, è invece quella associata a maggior rischio, a causa della stimolazione della formazione di TMAO (metabolita aterogeno), della ricchezza in grassi saturi e trans, aminoacidi ramificati, nitriti, nitrati, ferro eme.
Aggiornamento 12/5/2019
L’alternanza di digiuno e alimentazione è controllata da una complessa rete di connessioni cerebrali, segnali ormonali e sensori di nutrienti che coinvolge gli “orologi” periferici e cerebrali: il principale si trova nel nucleo soprachiasmatico (SCN), i secondari in altre parti del corpo. L’alterazione dei normali ritmi di alimentazione è legata a problemi metabolici. Limitare i tempi dell'assunzione di cibo - anche in caso di dieta sbilanciata - alla normale “fase attiva” (cioè di giorno, con la luce del sole) riduce i disturbi metabolici.
Di regola, mangiare durante la normale fase attiva e abbinare una colazione abbondante e un pranzo con una piccola cena risulta benefico per la salute metabolica.
Tenere conto dei tempi di assunzione del cibo può anche essere utile per migliorare le strategie di perdita di peso. Ad esempio, l'efficacia della perdita di peso durante la dieta è migliorata nelle persone che pranzano intorno a mezzogiorno rispetto a coloro che lo fanno più tardi nel pomeriggio.

Aggiornamento 13/5/2019

Usare l'avocado in sostituzione della fonte glucidica a colazione aumenta la sazietà agendo sugli ormoni PYY e GLP1
Aggiornamento 16/5/2019

L'esercizio coi pesi è efficace nel migliorare la funzione vascolare nelle persone diabetiche
Aggiornamento 27/5/2019
La carenza di vitamina D in gravidanza sembra aumentare il rischio di diabete gestazionale (GDM). I meccanismi non sono chiari, potrebbe essere dovuto alla disponibilità del calcio nella secrezione di insulina, o grazie al suo effetto antinfiammatorio. Infatti l'infiammazione cronica può scatenare la disfunzione o la morte delle β-cellule e indurre direttamente la resistenza all'insulina.
I difetti nella secrezione di insulina e nella sensibilità all'insulina (insulino-resistenza) possono contribuire allo sviluppo del GDM. Attraverso l'inibizione della produzione e dell'azione delle citochine infiammatorie, la vitamina D può ridurre l'infiammazione sistemica e promuovere la sopravvivenza delle cellule pancreatiche.

Aggiornamento 29/5/2019
I polifenoli come il resveratrolo agiscono da prebiotici sulla flora, ossia stimolano la crescita di batteri buoni come Akkermansia, un batterio che spesso non si ritrova nell'intestino degli obesi e dei diabetici.
"Gli studi con modelli animali hanno mostrato un ruolo causale per A. muciniphila nel proteggere la barriera intestinale, che è stato associato con l'aumento dello spessore del muco, l'omeostasi del glucosio migliorata e l'alleviamento dell'endotossemia metabolica.
Attraverso un effetto prebiotico, i polifenoli possono favorire la crescita di alcuni batteri, come l'Akkermansia muciniphila, migliorare la ricchezza e la diversità complessiva della comunità batterica e migliorare la difesa dagli agenti patogeni rinforzando l'omeostasi della barriera intestinale".
Il trapianto fecale da persone che consumano polifenoli aiuta a dimagrire e a migliorare il quadro metabolico. Gli integratori probabilmente non funzionano allo stesso modo perché non contengono la complessità delle sostanze presenti in natura.
Aggiornamento 31/5/2019

Probiotici e simbiotici sono utili a migliorare il profilo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2, secondo una revisione degli studi.
"Considerando i limiti negli studi individuali,  prebiotici e simbiotici non possono essere prescritti come medicina alternativa nel T2DM, ma i pazienti possono trarre beneficio da questi integratori come se fossero un consiglio complementare insieme alle modifiche dello stile di vita e ai farmaci".

Aggiornamento 5/6/2019
Una scoperta può aiutarci a capire se le persone hanno convenienza a utilizzare una dieta con pochi carboidrati o meno.
Un gene, CLTCL1, che codifica per una proteina che modula l'effetto dell'insulina sui carboidrati, può avere una mutazione. Questa mutazione si è probabilmente diffusa dopo che la specie umana ha iniziato a utilizzare l'agricoltura, ed è quindi passata a diete con più alto quantitativo glucidico rispetto a quelle da cacciatore-raccoglitore.
"I ricercatori dicono che mentre questa variante genetica non gioca un ruolo diretto nello sviluppo del diabete, avere la variante più antica può rendere le persone più suscettibili a sviluppare il diabete, e può anche esacerbare la resistenza all'insulina coinvolta nel diabete [con le diete moderne]".
"La versione precedente di questa variante genetica probabilmente era utile ai nostri antenati in quanto avrebbe aiutato a mantenere livelli più elevati di zucchero nel sangue durante i periodi di digiuno, in tempi in cui non avevamo un accesso così facile ai carboidrati, e questo ci può aver aiutato ad evolvere il nostro cervello", ha detto un autore, il dott. Matteo Fumagalli.
La mutazione è più diffusa tra le popolazioni occidentali ed è molto rara tra le tribù di cacciatori-raccoglitori moderne.

Aggiornamento 6/6/2019
Prebiotici e simbiotici migliorano il quadro lipidico e glicemico in persone diabetiche
La vitamina D somministrata giornalmente o in dosi settimanali è efficace nel migliorare la glicemia e la sensibilità insulinica in donne con ovaio policistico, in particolare se somministrata insieme a zinco, calcio e vitamina K.

Aggiornamento 7/6/2019
Il metilgliossale è un composto che si forma quando la glicemia è alta e attiva la UPR, una risposta fisiopatologica che determina la formazione di proteine aberranti e attiva le vie infiammatorie e protrombotiche che favoriscono le malattie cardiovascolari

Aggiornamento 8/6/2019

Anche la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) ha emesso le sue linee guida sulla dieta chetogenica dimagrante. Tra di esse, non far durare il periodo più di 3 mesi, con eventuale alternanza di periodi di reintroduzione dei carboidrati. È consigliabile prima degli interventi bariatrici, in caso di diabete di tipo 2, ipertrigliceridemia, steatosi epatica, problemi cardiovascolari come ipertensione e insufficienza cardiaca (dopo appropriato esame dei fluidi corporei e funzione cardiaca), ipogonadismo, ovaio policistico, peri- e post-menopausa. obesità pediatrica con epilessia, in alcuni problemi tipici dell'anziano come obesità sarcopenica, Alzheimer e Parkinson (alcune forme), e non crea perdita di muscolo o di osso.
Le proteine di tipo whey e di origine vegetale sembrano avere migliore impatto sul microbiota rispetto alle altre di origine animale.

Aggiornamento 9/6/2019

Secondo l'analisi di più studi, le statine aumentano il rischio di diabete fino al 20% nei trial e fino al 99% negli studi di popolazione. Il meccanismo è la riduzione della secrezione di insulina.
Simvastatina, atorvastatina e rosuvastatina appaiono le statine più diabetogene.
Secondo le conclusioni degli autori la protezione cardiovascolare conferita dalle statine supera il rischio di diabete.
I valori di colesterolo troppo bassi nei diabetici possono aumentare il rischio di neuropatia diabetica. Infatti il colesterolo è necessario per la riparazione dei nervi.
Aggiornamento 11/6/2019

Avere la glicemia alta in gravidanza predispone la prole ad avere problemi metabolici da giovani e adulti, con aumentato rischio di ipertensione, obesità, diabete e sindrome metabolica. Questo avviene tramite "segnature epigenetiche", ossia il DNA viene "segnato" in modo da facilitare la sintesi di proteine che rallentano il metabolismo e ridurre quelle che lo accelerano.
Come fanno stress, alterazione del sonno e dei ritmi circadiani a favorire l'accumulo di grasso? Uno dei meccanismi riguarda l'alterazione dei ritmi circadiani.
Il cortisolo, l'ormone dello stress, ha dei ritmi ben precisi durante la giornata nelle persone sane, alto al mattino e tendente a scendere durante la giornata. Somministrare l'analogo del cortisolo ai topi fa in modo che le cellule adipose siano più numerose e grandi. Questo però non succede, o in maniera limitata, se la somministrazione segue i ritmi circadiani.
Quando invece il cortisolo raggiunge un limite critico, stimola la produzione di una proteina chiamata PPARγ, che determina maturazione dei preadipociti in adipociti maturi. Questo significa avere più "magazzini" per le calorie introdotte, che tenderanno più facilmente ad accumularsi.
"Infine, questa ricerca sottolinea l'idea che forse l'esercizio fisico, l'esposizione al calore o il consumo di caffè che causano picchi pulsatili nel cortisolo sono utili per ridurre la probabilità che i preadipociti si differenzino in cellule adipose. Certo, è importante dedicare il tempo a queste cose, e le persone con problemi intestinali o surrenali dovrebbero usare queste cose in modo logico e produttivo invece di limitarsi a farle per routine, volenti o nolenti."
"Poiché i ritmi circadiani vengono riconosciuti come variabili importanti per l'ottimizzazione della salute e il trattamento delle malattie, i tempi [di somministrazione] diventeranno un fattore importante per massimizzare i risultati. Con un gran numero di persone obese e persone che assumono glucocorticoidi per numerosi problemi negli Stati Uniti, questo studio ci mostra come i fattori relativi alle perturbazioni circadiane possono promuovere l'accumulo di grasso.
I glucocorticoidi, come il cortisolo nell'uomo, sono influenzati dall'orologio circadiano in tutti gli animali e funzionano anche come input in tutto l'organismo. In altre parole, l'ambiente produce una variazione nei glucocorticoidi che promuove il giusto timing e la comunicazione tra sistemi di organi interdipendenti. I segnali circadiani che possono avere un impatto sul ritmo del cortisolo includono l'esposizione alla luce, il ciclo di alimentazione/digiuno, l'attività fisica e l'esposizione agli stress.
I glucocorticoidi sono farmaci utili nel ridurre problemi come stanchezza e dolore. Ma è importante prestare attenzione alle implicazioni fisiologiche del disallineamento con il ritmo circadiano del cortisolo. Quindi la tempistica potrebbe essere un grosso problema per chi assume glucocorticoidi e sta anche cercando di perdere peso.
Che tu sia esposto a segnali circadiani che disturbano i tuoi orologi o che sia esposto ai farmaci che fanno la stessa cosa, perdere il ritmo circadiano del cortisolo sembra promuovere l'accumulo nelle cellule di grasso, che diventano più grandi e numerose. Nessuna di queste cose è l'ideale in una popolazione già obesa".
Aggiornamento 12/6/2019

Un'analisi degli studi prospettici di coorte fornisce una solida evidenza che le diete con più alto indice e carico glicemico, indipendentemente dalla fibra alimentare, innalzano il rischio di diabete di tipo 2 tra le persone sane, e queste conclusioni sono importanti per la salute pubblica. La relazione è probabilmente causale pur non trattandosi di studi con gruppo di controllo.

Aggiornamento 13/6/2019

Uno studio compiuto su migliaia di gemelli dimostra che le linee guida dietetiche classiche e uguali per tutti siano troppo semplicistiche e che un approccio personalizzato alla nutrizione possa fornire migliori benefici a lungo termine per la salute.
I ricercatori hanno misurato i livelli ematici di zucchero, insulina e lipidi in risposta a pasti specifici, incrociandoli con i dati su attività, sonno, fame e batteri intestinali (microbioma) in migliaia di partecipanti negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per lo più coppie di gemelli.
"I risultati rivelano un'ampia variazione nelle risposte del sangue agli stessi pasti nelle diverse persone, sia che contenessero carboidrati o grassi.
Ad esempio, alcuni partecipanti hanno avuto aumenti rapidi e prolungati della glicemia e dell'insulina, che sono legati all'aumento di peso e al diabete. Altri avevano livelli di grasso che hanno raggiunto il picco e persistevano nel flusso sanguigno ore dopo un pasto, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiache.
Questa risposta era dovuta solo parzialmente a motivi genetici, visto che cambiava anche tra gemelli. La variabilità era quindi attribuibile anche al microbiota.
Sorprendentemente, le proporzioni di nutrienti come grassi, proteine e carboidrati elencati nelle etichette degli alimenti spiegano meno del 40% delle differenze tra le risposte nutrizionali degli individui ai pasti con quantità simili di calorie. Ci sono anche grandi differenze nelle risposte agli stessi pasti a seconda dell'ora del giorno in cui vengono mangiati.
I risultati suggeriscono che le differenze personali nel metabolismo dovute a fattori come il microbioma intestinale, la tempistica dei pasti e l'esercizio fisico sono  importanti quanto la composizione nutrizionale degli alimenti, sostenendo l'idea che la semplice etichettatura nutrizionale  è insufficiente per valutare il cibo".
È stato così messo a punto un algoritmo (dalla società ZOE) che può prevedere in base ai parametri personali quale sia l'alimentazione più appropriata
Il dott. Andrew Chan, professore di medicina presso la Harvard Medical School e  gastroenterologo del Massachusetts General Hospital, ha dichiarato: "È rassicurante che il nostro corredo genetico spieghi solo parzialmente come il nostro organismo risponde al cibo, sottolineando che il nostro metabolismo non è fisso - abbiamo il potere di cambiarlo. Una strada eccitante è quella di adattare le nostre diete ai batteri nel nostro intestino che ci aiuta a metabolizzare i nutrienti ".
"Per la maggior parte di noi, il cibo che mangiamo è la medicina più importante che prendiamo, eppure siamo tutti profondamente confusi su ciò che è buono per noi. Crediamo che unire scienza e intelligenza artificiale possa aiutarci, comprendendo per la prima volta le nostre risposte individuali al cibo ", ha detto il co-fondatore e CEO di ZOE, Jonathan Wolf.

Aggiornamento 14/6/2019

Si può guarire dal diabete di tipo 2? Secondo gli autori dello studio DIRECT il 28% delle persone sottoposte a una dieta liquida di 800Kcal per un periodo da 3 a 5 mesi ( e una lenta reintroduzione degli alimenti successiva) ha avuto una remissione del diabete. Questo perché aveva ancora delle betacellule pancreatiche "dormienti" che sono tornate a funzionare, grazie al dimagrimento e alla riduzione dello stress metabolico. Uno dei fattori che ha fatto la differenza tra chi ha avuto remissione e chi no è stato il tempo dalla diagnosi: prima si è intervenuti più è stata alta la probabilità.
La vitamina D somministrata insieme a un probiotico misto (lattobacilli + bifidi) per 3 mesi migliora i parametri di salute mentale (depressione, ansia e salute generale), capacità antiossidante, infiammazione, colesterolo buono e insulinoresistenza, in persone con diabete.

Aggiornamento 17/6/2019
Secondo una revisione degli studi sull'applicazione delle linee guida nel diabete gestazionale, esse sono poco applicabili ed efficaci e non tengono conto della necessità di un team multidisciplinare.
La miglior cosa che possiamo consigliare è probabilmente di mangiare abbastanza proteine e tenere basso l'indice glicemico (evitando cibo-spazzatura)
Aggiornamento 19/6/2019

I mitocondri sono le nostre centrali energetiche. Trasformano i substrati energetici a base di carbonio in ATP, la molecola che la cellula usa per le sue reazioni biochimiche. 
Con l'invecchiamento questi organelli possono diventare difettosi, e non producono più correttamente energia. Alcuni equiparano l'invecchiamento semplicemente alla riduzione dell'efficienza mitocondriale. In questo modo si riduce la produzione di ATP e aumenta quella di lattato, una scoria metabolica che deve essere trattata dal fegato. I grassi non si ossidano ma tendono ad essere immagazzinati. La maggior parte delle malattie o delle condizioni legate all'invecchiamento (diabete, fatica, malattie neurodegenerative, sarcopenia ecc) sono caratterizzate da mitocondri poco efficienti. Aumentano lo stress ossidativo e l'infiammazione.
"L'evidenza che la compromissione della funzione bioenergetica mitocondriale nel muscolo svolga un ruolo cruciale nel determinare il recupero dalle malattie è convincente". Ossia i mitocondri sani fanno la differenza tra chi guarisce e chi rimane malato cronicamente. 
 Molti micronutrienti sono utilizzati dai mitocondri per produrre energia e hanno un ruolo nel prevenire e gestire la disfunzione mitocondriale.
Le carenze dietetiche di proteine, selenio e zinco sono associate a danno cellulare. Tuttavia, un eccesso di antiossidanti può essere anche dannoso e un sovraccarico di nutrienti specifici, come ferro e vitamina C, può portare ad un aumento dell'ossidazione e delle lesioni cellulari. Vitamine del gruppo B, acido ascorbico, tocoferolo, selenio, zinco, coenzima Q10, caffeina, melatonina, carnitina, taurina, acido lipoico, nitrati e resveratrolo sono tutti nutrienti che possono potenzialmente migliorare la funzione mitocondriale.

Aggiornamento 23/6/2019

Ci sono persone un po' più sfortunate dal punto di vista genetico, e tendono ad ingrassare più di altre. Ma se praticano correttamente attività fisica ed evitano la sedentarietà il loro peso (e BMI) è paragonabile a quello delle persone con una genetica favorevole.

Il pesce grasso, ricco di benefici omega 3, riduce il rischio di diabete ma solo se non è inquinato. Infatti i contaminanti organici neutralizzano gli effetti positivi dei grassi buoni

Aggiornamento 23/6/2019

L'inulina migliora la sensibilità insulinica probabilmente modulando il microbiota, aumentando i bifidibatteri e riducendo i clostridi.

In un piccolo studio, la dieta lowcarb migliora i parametri della sindrome metabolica indipendentemente dalla perdita di peso

Aggiornamento 24/6/2019

Le statine possono raddoppiare il rischio di diabete, secondo uno studio statunitense.
Gli anticolinergici sembrano invece aumentare il rischio di Alzheimer

Aggiornamento 26/6/2019

Secondo le ultime linee guida sul diabete nell'anziano, si consiglia una dieta ricca in proteine per evitare la perdita di muscolo (a parte per i nefropatici), incremento della fibra, misurazione ed eventualmente integrazione della vitamina D.

Si raccomanda inoltre un'alimentazione nutrizionalmente densa, cioè evitare alimenti raffinati, ricchi in calorie ma poveri di nutrienti.

Aggiornamento 27/6/2019

La vitamina D (4000 UI al giorno) non riduce il rischio di diabete: questo sembra emergere dal D2d Trial. Tuttavia un'analisi più accurata dei dati ci dice che... il rischio si riduce nelle persone con vitamina D in range (sopra i 30 ng/mL) del 12%, cifra che non è stata considerata significativa, e per questo si è superficialmente concluso che non vi è convenienza ad assumerla per prevenire il diabete.
Dall'analisi dei sottogruppi emerge inoltre che nelle persone con grave insufficienza ( < 20 ng/mL) il rischio si riduce del 62%, quindi in chi abbia carenza l'integrazione giornaliera è molto utile.

Un probiotico con 4 lattobacilli (acidophilus, plantarum, fermentum, e gasseri) ha ridotto l'infiammazione in donne con ovaio policistico.

Aggiornamento 27/6/2019

Nonostante sia una malattia tipica dell'adulto e del'anziano, gli eccessi alimentari che oggi sono molto diffusi rendono possibile ammalarsi di diabete di tipo 2 da giovani. Questo è dovuto soprattutto all'ambiente obesogeno che ci circonda, con poca attività fisica e alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti.
Tanto prima ci si ammala, tanto più si sottopone l'organismo a uno stress che porta a perdita della vista, malattie cardiovascolari, tumori, neuropatie, steatosi epatica, apnee notturne.
Dal punto di vista nutrizionale (e non solo), le ultime linee guida prevedono un approccio più "aggressivo" al fine di prevenire o ritardare le complicanze, consigliando "l'alimentazione per i giovani con diabete di tipo 2, come per tutti i bambini, dovrebbe concentrarsi su abitudini alimentari salutari che enfatizzino il consumo di alimenti ricchi di nutrienti e di alta qualità e riducano il consumo di alimenti densi di calorie, poveri di nutrienti, in particolare bevande zuccherate".
Aggiornamento 2/7/2019
Nelle persone sane i microbi intestinali degradano le tossine uremiche, mentre le persone con insufficienza renale presentano un'alterazione della flora e permeabilità intestinale che provoca un eccesso di queste tossine nel sangue, con conseguenti problemi cardiovascolari, ormonali (PTH), diabete ecc.
Probiotici, in particolare i bifidi, e fibre possono migliorare il quadro.

L’integrazione con zinco previene il diabete e migliora il metabolismo glucidico (glicemia e insulina a digiuno e postprandiale) nelle persone che ne soffrono

Aggiornamento 5/7/2019

L'importanza dei ceramidi nel diabete

Aggiornamento 7/7/2019
Ridurre grassi saturi e carboidrati e sostituirli con grassi polinsaturi come acido linoleico e omega 3 del pesce appare ridurre la mortalità cardiovascolare nei diabetici
Le tendenze alimentari si sono spostate verso diete ad alto contenuto proteico, perché ritenute alternative più sane e meno "ingrassogene" rispetto a carboidrati e grassi. Secondo questo esperimento su umani sani la situazione è però più complessa.
Infatti gli studiosi hanno messo in evidenza come 3 aminoacidi, leucina, glutammina e glutammato, spingano la DNL (de novo lipogenesis), ossia la sintesi di grassi da parte del fegato. Questo succede tramite la modulazione di mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, e può portare nel tempo a fegato grasso, ipertrigliceridemia e aumento di peso.
Tra gli alimenti che proteggono dal diabete, una metanalisi cita cereali integrali e alcol in quantità moderata, mentre aumentano il rischio carni rosse e processate e bibite zuccherate.
Aggiornamento 9/7/2019

I batteri intestinali rilasciano dei metaboliti che agiscono sul nervo vago e influenzano l'azione dell'insulina. Con un microbiota alterato è molto più alto il rischio di diabete
Aggiornamento 10/7/2019
I ratti esposti a luce blu di notte hanno ridotta tolleranza glucidica, resistenza insulinica e tendono a mangiare più dolci

Aggiornamento 19/7/2019
La supplementazione con vitamina D a dosi di almeno 4000UI al giorno per un periodo di almeno 12 settimane, può portare a miglioramenti  dei livelli di glicemia, sensibilità all'insulina, iperlipidemia e funzionalità ormonale nelle donne con PCOS

Secondo una revisione degli studi pubblicata sulla rivista della società europea di Nutrizione Clinica, l'acido alfalipoico è efficace nell'abbassare la glicemia a digiuno, l'emoglobina glicata e i parametri di infiammazione.
Aggiornamento 21/7/2019
I mitocondri degradano l'insulina, per cui mitocondri poco sani e rovinati possono favorire l'iperinsulinemia
Oltre ai noti EDC, interferenti endocrini, definiti come "sostanze chimiche esogene, o miscela di sostanze chimiche, che possono interferire con qualsiasi aspetto dell'azione ormonale", esistono anche gli MDC, metabolic disrupting chemicals, sostanza capaci di interferire con l'azione dei mitocondri, riducendo capacità di produzione energetica, duplicativa, e aumentando lo stress ossidativo (produzione di ROS).

Sono sia sostanze naturali (soprattutto metalli come cadmio e arsenico) che sintetiche, come pesticidi (tra cui il famoso chlorpyrifos), tributilstagno, BPA, atrazina, PFO, ftalati, diossine ecc.
Queste sostanze causano diabete interferendo con la normale bioenergetica dei mitocondri.
Aggiornamento 22/7/2019

3 casi di adulti francesi che hanno mandato in remissione il diabete di tipo 1 con una dieta low carb e high fat. In realtà mi lasciano un po' perplesso comunque vedremo più avanti

Aggiornamento 23/7/2019

Come fa il diabete ad aumentare il rischio cardiovascolare? Uno dei meccanismi lega l'iperglicemia all'ingresso di calcio nella muscolatura liscia dei vasi, provocando così vasocostrizione e ipertensione.

Aggiornamento 24/7/2019
La carenza subclinica di magnesio è il principale fattore responsabile di malattie cardiovascolari come aritmie, calcificazioni arteriose, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, ipertensione e trombosi, ed è legata oltre che a scarsa introduzione anche a uso cronico di diuretici e antiacidi.
Il cervello gestisce la glicemia in coordinazione col pancreas.

Aggiornamento 28/7/2019
Le diete a base vegetale, specialmente quando sono ricche di alimenti salutari e nutrienti, appaiono le migliori per la prevenzione primaria del diabete di tipo 2.
Gli alimenti a base vegetale "contengono fibre, vitamine e mnerali, antiossidanti, composti fenolici e acidi grassi insaturi", osservano i ricercatori, che "migliorano la sensibilità all'insulina e la pressione sanguigna, riducono l'aumento di peso a lungo termine e migliorano l'infiammazione sistemica - fattori causali del diabete di tipo 2 ".
Aggiornamento 30/7/2019
La supplementazione con vitamina D migliora i parametri del diabete (insulina, emoglobina glicata e insulinoresistenza).
In particolare 5000 UI al giorno di vitamina D per 6 mesi hanno migliorato la sensibilità insulinica di persone diabetiche o con prediabete
Aggiornamento 31/7/2019
In uno studio su 154 persone, "l'adesione tra le persone con diabete o intolleranza al glucosio (prediabete) a una dieta a basso contenuto di carboidrati per una media di due anni ha portato a miglioramenti significativi della pressione sanguigna, del peso e dei parametri lipidici con riduzione del 21,5% dei farmaci per l'ipertensione. La dieta è stata ben tollerata. Questi sostanziali benefici possono tradursi in una significativa protezione cardiovascolare e risparmi nel budget dei farmaci".
Akkermansia muciniphila e Faecalibacterium prausnitzii sono microbi intestinali solitamente abbondanti in soggetti sani ma con livelli ridotti in soggetti con infiammazione e alterazioni dei processi metabolici che portano al diabete di tipo 2.
Il primo aumenta con estratto di melagrana, resveratrolo, polidestrosio e butirrato di sodio, mentre il secondo aumenta con gli isoflavoni (soia) e i grassi polinsaturi.
L'inulina aumenta entrambi, mentre una dieta a base di alimenti raffinati o FODMAP per troppo tempo li riduce.

Aggiornamento 3/8/2019

Uno studio italiano mostra come basti mangiare prodotti locali, freschi e senza additivi per 6 mesi per ridurre pressione e parametri metabolici legati al diabete come insulina, glicemia e grasso viscerale.
Aggiornamento 6/8/2019
L'acido linoleico, un grasso omega 6, risulta associato con minore rischio di diabete, soprattutto se sostituisce grassi saturi, trans e carboidrati.

Aggiornamento 8/8/2019
La dieta ad alto contenuto di fibre influenza positivamente il cervello tramite la produzione di butirrato, un grasso a catena corta che influenza l'infiammazione, i mitocondri, l'espressione genica e il microbiota, tutti fattori che influenzano le malattie neurodegenerative, il diabete, l'autismo e il disordini psicologici.
Il melone amaro (o zucca amara, Momordica charantia) ha proprietà antidiabetiche e ipoglicemizzanti secondo una revisione degli studi
Aggiornamento 12/8/2019
Quattro cucchiai al giorni di aceto, in particolare di mele, aiutano a ridurre la glicemia, soprattutto nei diabetici. Possono migliorare anche il profilo lipidico e la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS). Attenzione agli eccessi ovviamente, che possono portare a ulcere e alterazione degli elettroliti.

Aggiornamento 22/8/2019
Chi ha buone quantità di grasso bruno (BAT) ha migliore salute anche perché rimuove l'eccesso di aminoacidi ramificati (BCAA) dal sangue, utilizzandoli come fonte di energia per produrre calore. In persone con poco BAT, i BCAA possono essere dannosi perché non vengono metabolizzati ma si accumulano, aumentando il rischio di diabete e aumento di peso.
I grassi polinsaturi, omega 3, 6 e linolenico, non sono associati a prevenzione del diabete secondo una enorme metanalisi.
Aggiornamento 29/8/2019
Un nuovo studio ha messo in mostra come una paleodieta (PD) in chiave moderna (senza cereali e legumi) possa migliorare il microbiota in confronto a quello di persone con una tipica dieta occidentale. Gli autori scrivono che si evidenzia un ritorno di specie che sono quasi scomparse nel nostro intestino, come Akkermansia, ma anche di batteri che proliferano coi grassi e metabolizzano i sali biliari. Aggiungono inoltre "Sebbene diversi studi abbiano suggerito interessanti potenziali benefici della dieta paleo nei pazienti obesi e con diabete di tipo 2 a medio e lungo termine (cioè aumento della sensibilità all'insulina, vantaggi nel controllo glicemico e riduzione della massa grassa totale e dei livelli di trigliceridi), particolare attenzione deve essere posta quando si seguono a lungo le diete paleolitiche con percentuali di macronutrienti così lontane dalle raccomandazioni nutrizionali, almeno fino a quando studi longitudinali più completi in coorti più grandi, compresi studi controllati randomizzati, avranno valutato pienamente l'impatto della PD sulla salute dell'ospite".
Aggiornamento 1/9/2019
L'estratto di fagioli cannellini cura la permeabilità intestinale nel modello animale di obesità
Secondo una metanalisi che ha incluso 8 studi che confrontavano la paleodieta (PD) con diete standard, La PD ha ridotto gli indici antropometrici (peso, BMI, circonferenza addominale e percentuale di grasso corporeo), la pressione sanguigna, il profilo lipidico (colesterolo totale, LDL, trigliceridi; aumento del colesterolo HDL) e le concentrazioni circolanti di PCR (infiammazione). Gli autori però precisano che includendo altri studi i risultati si ridimensionano, e che non ci sono ancora trial sufficientemente affidabili per delle conclusioni definitive.
Aggiornamento 3/9/2019
Un particolare ceppo di L. gasseri, classificato OLL2716, agisce nello stomaco e non nell'intestino, migliorando la dispepsia funzionale, la disbiosi gastrica e rimettendo al suo posto H. pylori (HP), responsabile spesso dei problemi gastrici come il reflusso. In particolare vengono ridotti i Proteobacteria (come E. coli e HP), alcuni dei quali rilasciano LPS, una componente infiammatoria presente oltre che nei problemi gastrici anche nel diabete, soprattutto in caso di permeabilità intestinale
Aggiornamento 7/9/2019

Non tutti sanno che... uno dei compiti del microbiota è produrre vitamine, tra cui i folati. Le indicazioni delle quantità di folati da introdurre quotidianamente sono riferite a persone medie e sane, ma molti, a causa soprattutto dei farmaci che assumono, non ne introducono a sufficienza, con varie conseguenze, dall'anemia ai problemi intestinali.
La metformina, farmaco per diabetici, riduce i folati, anche alterando il microbiota.
Un particolare batterio probiotico, chiamato Intestinibacter bartlettii, resiste all'effetto della metformina e può ridurre gli effetti collaterali, tra cui quelli intestinali.
Aggiornamento 13/9/2019
Nelle persone con diabete di tipo 2 "la supplementazione con magnesio può produrre un effetto favorevole su glicemia, HDL, LDL, trigliceridi e pressione massima. Pertanto, l'integrazione con magnesio può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari associate al diabete".

Aggiornamento 17/9/2019
La serotonina è conosciuta come neurotrasmettitore della felicità, ma il 95% di essa è prodotta nell'intestino.
Le persone con diabete hanno eccessiva produzione di serotonina perché la loro flora stimola le cellule intestinali a produrla. Mutando la flora si riduce la glicemia.
Sono stati osservati gli effetti della paleodieta in gravidanza su 37 donne che già la seguivano, confrontate con 39 donne che seguivano un'alimentazione classica.
Il gruppo paleo ha avuto migliori esiti nel controllo della glicemia ed emoglobina e ferritina più alte, ha aumentato meno di peso e i bambini avevano un peso lievemente inferiore, ma senza conseguenze negative. "La dieta paleolitica mantenuta durante la gravidanza può avere un effetto benefico sulla tolleranza al glucosio. Può anche aumentare i depositi di ferro e i livelli di emoglobina. I neonati di donne che mantengono una dieta paleolitica sono leggermente più piccoli ma compatibili con l'età gestazionale senza differenze nei risultati neonatali. Questi risultati possono indicare la natura favorevole di questa dieta durante la gravidanza e possono persino diventare interessanti nelle donne inclini al diabete gestazionale. Ulteriori ricerche future potrebbero far luce sul possibile effetto benefico di tale dieta".
Aggiornamento 19/9/2019
Da anni ci battiamo perché si tenga conto dell'influenza della dieta nelle malattie autoimmuni. Uno dei legami è rappresentato dal glucosio, che quando è in eccesso stimola la produzione dei Th-17, globuli bianchi corresponsabili delle malattie autoimmuni.
L'iperglicemia, che può essere cronica o postprandiale derivata da un bel piatto di pasta o una bibita zuccherata, stimola lo stress mitocondriale e così il rilascio di fattori che promuovono i Th-17. Gli scienziati concludono con "I nostri risultati qui possono fornire una possibile spiegazione per l'aumento delle risposte delle cellule Th17 sia nei pazienti diabetici di tipo 1 che di tipo 2 ... [e] forniscono meccanismi cellulari [che spiegano come il] consumo a lungo termine di bevande ad alto contenuto di saccarosio ... [aggravano] la patogenesi dell'autoimmunità nei topi ... oltre all'alterazione del microbiota intestinale".
Aggiornamento 23/9/2019

Alcuni lavori, come camionista, dipendente di industrie e ditte di pulizie aumentano il rischio di diabete, forse per essere legati a status sociale inferiore

Aggiornamento 26/9/2019

Uno dei responsabili della sindrome dell'ovaio policistico potrebbe essere un batterio, Bacteroides vulgatus, che altera gli acidi biliari e il profilo ormonale e infiammatorio.
Questo spiega anche perché dieta e probiotici possono aiutare a gestire la condizione
La supplementazione prebiotica, probiotica e simbiotica nelle donne con sindrome dell'ovaio policistico ha dimostrato di migliorare molti risultati biochimici e influenzare positivamente la condizione, e può essere considerata un'opzione terapeutica.

Aggiornamento 27/9/2019

Il magnesio è un minerale fondamentale per la gestione della glicemia. La sua carenza aumenta la produzione di insulina, che a sua volta stimola l'escrezione urinaria di magnesio, creando un circolo vizioso molto pericoloso per la salute. La supplementazione di magnesio deve essere valutata nelle persone diabetiche.

Aggiornamento 28/9/2019

I glitazoni (o tiazolidinedioni) sono stati usati per molti anni come farmaci antidiabetici per abbassare la glicemia. Questo avveniva tramite la ridistribuzione del grasso, che passava dal compartimento viscerale a quello sottocutaneo, fatto per cui le persone ingrassavano. Sono stati quasi aboliti perché aumentavano il rischio cardiovascolare, e oggi si è scoperto perché, almeno per alcuni di questi farmaci.
Sono tossici per i mitocondri, gli organelli cellulari che forniscono energia agli organi, in primis al cuore.
Nel modello animale il resveratrolo riduce la disfunzione cardiaca causata dai farmaci.
La medicina mitocondriale si conferma l'approccio del futuro.

Aggiornamento 3/10/2019
Tra i possibili fattori che modulano il rischio di diabete di tipo 1, l'eccesso di igiene, alcune infezioni enteriche e da raffreddamento, malattie esantematiche, che spiegano anche la stagionalità della scoperta della malattia, le crossreazioni con gli antigeni alimentari e la permeabilità intestinale. Tra i batteri sembrano più abbondanti i Bacteroidetes e scarsi i produttori di butirrato. Anche viroma e micobioma sono alterati. L'allattamento al seno appare protettivo, soprattutto grazie all'apporto di bifidobatteri come B. infantis.
Tra i fattori nutrizionali, gli omega 3 sono protettivi mentre l'esagerato consumo di latte aumenta il rischio. Anche introdurre il glutine dopo i 9 mesi potrebbe aumentare il rischio, così come lo svezzamento precoce.
Tra le vitamine, la carenza della D aumenta il rischio, mentre vi è incertezza per le altre. Lo zinco potrebbe essere protettivo, mentre nitriti, nitrati e nitrosammine (carni lavorate) devono essere ulteriormente indagate.

Aggiornamento 4/10/2019
Cibi prebiotici e probiotici agiscono modulando la composizione e l'abbondanza del microbiota intestinale, riducendo la permeabilità intestinale, aumentando la produzione di SCFA, diminuendo il livello di LPS e inibendo l'infiammazione, riducendo il rischio di diabete di tipo 2 e aiutando nella sua gestione
Aggiornamento 7/10/2019
Quale dieta protegge dal rischio cardiovascolare nelle donne diabetiche? Secondo un'indagine dei cardiologi americani la dieta mediterranea e le sue simili (DASH, dieta ADA) sono protettive, mentre la paleodieta ha un impatto neutro, e sono richiesti più lavori e più lunghi per far affermare questa dieta.
Aggiornamento 8/10/2019

Aumentare il consumo di bibite zuccherate di mezza lattina al giorno aumenta il rischio di diabete del 16% nei 4 anni successivi. Le bevande con dolcificanti artificiali lo aumentano del 18% (anche se può essere una causalità inversa). Sostituire una porzione con bevande non zuccherate (acqua, caffè o tè) riduce il rischio fino al 10%
L'eritritolo è usato come dolcificante, perché non viene assorbito dall'intestino. Tuttavia il corpo è in grado di convertire il glucosio in eritritolo, e più questa via è attiva più sembra la tendenza a ingrassare e ad avere diabete.

Aggiornamento 12/10/2019
La supplementazione con almeno 1mg di folati riduce l'insulina e l'insulinoresistenza in persone diabetiche.
Aggiornamento 20/10/2019

Da una revisione sistematica di 5 trial randomizzati controllati condotti su un totale di 371 adulti con prediabete è emerso che il consumo di 57 g di pistacchi o di 60 g di mandorle al giorno per 4 mesi si associa a miglioramento della glicemia e dell’insulina a digiuno, dell’insulinoresistenza, dell’uptake di glucosio nei linfociti e della funzionalità delle cellule beta
Aggiornamento 21/10/2019
Le ultime linee guida congiunte di diabetologi e cardiologi europei consigliano una dieta mediterranea supplementata con olio d'oliva extravergine o frutta oleosa
Aggiornamento 22/10/2019
Mycobacterium avium ss. paratuberculosis (MAP) è l'agente patogeno che causa la paratubercolosi bovina, ma nell'uomo si manifesta come morbo di Crohn, malattia intestinale (IBD). Il latte, anche quello formulato per bambini e anche se pastorizzato, può portare questo batterio, e suscitare autoimmunità, aumentando il rischio di diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto e altre malattie.
"Prove sufficienti indicano che fino all'eliminazione di MAP dalla catena alimentare, si può continuare a dire che le mucche hanno la malattia di Crohn e ci stanno dando diabete, sclerosi multipla, sarcoidosi, sindrome di Blau, tiroidite di Hashimoto, lupus, morbo di Parkinson e artrite reumatoide".

Aggiornamento 24/10/2019
La Endocrine Society ha emesso nuove linee guida sulla gestione della glicemia in chi assume insulina. Controllare la glicemia un'ora e due ore dopo l'inizio del pasto, assumere il pasto glucidico per ultimo, iniziando dall'insalata e dalle proteine, utilizzare dei supplementi che possano ridurre la glicemia postprandiale (500mg di vitamina C 2 volte al giorno, fibre viscose, un cucchiaino di aceto, facendo attenzione allo smalto dei denti) prima del pasto, passeggiare 10 minuti dopo il pasto.
Aggiornamento 27/10/2019
Secondo una revisione degli studi, il digiuno intermittente "migliora significativamente il controllo glicemico e la resistenza all'insulina con una riduzione del peso, del livello di leptina e un aumento della concentrazione di adiponectina nella popolazione generale senza malattia metabolica cronica" rispetto alla semplice restrizione calorica.
È importante notare inoltre l'importanza del "timing": infatti saltare la colazione è associato ad aumento degli ormoni dello stress, condizione che può aumentare la perdita di massa magra e il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 30/10/2019
La dieta paleovegan come potenziale metodo per gestire la glicemia e mandare in remissione il diabete di tipo 2
Aggiornamento 3/11/2019
Ridurre i BCAA migliora la secrezione insulinica nei diabetici
Le diete a basso indice glicemico sono utili per gestire diabete e prediabete
Aggiornamento 4/11/2019
L'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diabete alterando la funzione immunitaria intestinale

Aggiornamento 7/11/2019
In persone con diabete difficile da controllare, la dieta low carb può ridurre gli episodi di ipoglicemia e i farmaci utilizzati.

Aggiornamento 11/11/2019

L'amido resistente, quello che digeriamo molto lentamente, migliora alcuni parametri legati al diabete come glicemia e insulina
L'esposizione a BPA e BPS si associa ad aumentato rischio di diabete, indipendentemente dagli altri fattori di rischio

Aggiornamento 14/11/2019
I probiotici possono avere un lieve effetto sul diabete gestazionale
Il metilgliossale, non degradato nelle persone con diabete, contribuisce all'infiammazione, alla disfunzione endoteliale, renale ecc

Aggiornamento 18/11/2019

Il diabete di tipo 2 è legato a una flora sbilanciata, che rilascia dei metaboliti che portano a uno stato di endotossemia. Questo stato "consuma" la vitamina C e di conseguenza la vitamina E, aumentando lo stress ossidativo. Fornire alte dosi di vitamina C può migliorare l'asse intestino-fegato e migliorare lo stato antiossidante
Aggiornamento 20/11/2019
Il coenzima Q10 è un fattore fondamentale per la produzione di energia mitocondriale, che rappresenta il 90% di quella prodotta dall'organismo.
Persone che hanno carenze nutrizionali (soprattutto B6), difetti genetici nella sintesi o nell'utilizzo di CoQ10, malattie che stressano le cellule, come cancro, diabete, malattie cardiache, HIV, distrofie muscolari, depressione e morbo di Parkinson, malattie mitocondriali, stress ossidativo dovuto all'invecchiamento, chi assume statine e chi fuma, sono a rischio di carenza di CoQ10.
Assumerlo può ridurre l'insufficienza cardiaca, l'ipertensione e l'iperglicemia, preparare meglio l'organismo alla chirurgia, migliorare la fertilità nella donna e la salute della pelle, ridurre la frequenza, la severità e la durata dell'emicrania, migliorare le energie.

Aggiornamento 21/11/2019
"L'interruzione cronica delle dinamiche circadiane (alterare i rtimi sonno-veglia e il ciclo naturale della luce) provoca l'accumulo di un carico allostatico (allontanamento dall'omeostasi), ossia una diminuzione della capacità di resistenza ai fattori di stress e lo sviluppo di malattie sistemiche croniche. Infine, suggeriamo che gli approcci cronoterapici (riallineare i ritmi al normale ciclo sonno-veglia) possono comportare il ripristino dei meccanismi adattativi allostatici e il ripristino della resilienza allo stress fisiologico". In pratica, prima che sia troppo tardi, bisogna imparare a dormire la notte, e questo può aiutare le condizioni metaboliche legate con l'alterazione dei ritmi circadiani, come diabete, steatosi, aumento di peso ecc.
L'insulina in eccesso stimola la vasocostrizione e quindi l'ipertensione

Aggiornamento 24/11/2019
I fitati, presenti in cereali integrali, legumi e frutta oleosa, sono visti da alcuni, in particolare chi promuove la paleodieta, come irritanti dell'intestino e chelanti dei metalli, ossia sostanze che impediscono l'assorbimento dei metalli. In realtà in questo studio promuovono miglioramenti metabolici (riduzione di AGEs ed emoglobina glicata) proprio bloccando l'effetto proossidante del ferro. Questo porta a pensare che l'effetto, sia positivo che negativo, sia estremamente soggettivo
Aggiornamento 24/11/2019
Proteine, molte o poche? Una corretta quantità di proteine previene il catabolismo muscolare, ma più aminoacidi si ingeriscono più essi vengono ossidati.
"L'ingestione di proteine ​​aumenta la sintesi proteica muscolare e diminuisce la proteolisi delle proteine ​​muscolari, ma la relazione tra l'ingestione di proteine ​​e il bilancio netto delle proteine ​​raggiunge un plateau a ~ 20-30 g per pasto.
L'ingestione di proteine ​​stimola la secrezione di insulina ma anche di glucagone e può così compromettere l'azione dell'insulina, riducendo il rischio di ipoglicemia, ma fornendo anche una potenziale spiegazione meccanicistica per l'aumento del rischio di diabete di tipo 2 associato a un'elevata assunzione di proteine che osserviamo negli studi sulla popolazione".
"Nelle persone con sovrappeso e obesità, un'elevata assunzione di proteine ​​senza una concomitante riduzione sostanziale dell'assunzione di carboidrati attenua l'effetto terapeutico della perdita di peso indotta dalla dieta sulla sensibilità all'insulina. Tuttavia, un aumento dell'assunzione di proteine ​​e la conseguente secrezione di glucagone potrebbero essere utili nelle persone con obesità e T2DM facilitando la perdita di peso e migliorando il controllo glicemico attraverso un aumento della sazietà e dell'effetto termico, un più lento svuotamento gastrico, una diminuzione e un più lento aumento del glucosio e dell'insulina nel sangue".
Aggiornamento 25/11/2019
Il dott Vasquez fa a pezzi un recente trial in cui omega 3 e vitamina D non hanno dato risultati sulla funzionalità renale in persone diabetiche. In particolare le dosi erano basse e il trial sembra disegnato per fare un favore alle compagnie farmaceutiche

Aggiornamento 27/11/2019
Il latte vaccino rimane uno dei possibili fattori di rischio del diabete di tipo 1 (giovanile)

Aggiornamento 30/11/2019
Il danno progressivo al podocita tipico della nefropatia diabetica si associa ad acidi grassi liberi, colesterolo e ceramidi, che entrano nella cellula e provocano danno mitocondriale
Aggiornamento 3/12/2019

Tra le persone con prediabete che si mettono a fare attività fisica, alcuni rispondono bene, con calo della glicemia, altri meno, con anche possibile peggioramento. Andando a verificare la loro flora intestinale, "il microbiota dei responder ha mostrato una maggiore capacità di biosintesi degli acidi grassi a catena corta (SCFA) e catabolismo degli aminoacidi a catena ramificata, mentre quelli dei non responder erano caratterizzati da una maggiore produzione di composti metabolicamente dannosi". In pratica la capacità di fermentazione dei batteri influenza il controllo glicemico

Aggiornamento 4/12/2019
Nella popolazione generale l'alto introito proteico (HPD) sembra aumentare il rischio di declino della funzione renale. Si tratta di un topic da sempre divisivo e controverso, che puntualmente fa litigare i "tifosi" delle varie correnti della nutrizione."Le prove suggeriscono che l'ingestione di un pasto ad alto contenuto proteico porta ad un aumento della velocità di filtrazione glomerulare (GFR), con conseguente "iperfiltrazione glomerulare" a seguito del picco di aminoacidi, che porta alla dilatazione dell'arteriola "afferente" e all'aumento della pressione intraglomerulare. Inversamente, un minor apporto di proteine nella dieta porta a una maggiore costrizione dell'arteriole afferente, con conseguente riduzione della pressione intraglomerulare e riduzione del GFR (come mostrato nella Figura nel primo commento). I dati emergenti su individui e popolazioni suggeriscono che l'iperfiltrazione glomerulare associata a una dieta ricca di proteine può portare a un rischio più elevato di malattia renale (CKD) de novo o ad accelerare la progressione della CKD preesistente. Considerando che le persone con reni sani e intatti possono non essere colpite da questo impatto dannoso dell'HPD, quelle con una limitata dotazione di nefroni e a rischio di CKD possono essere più vulnerabili, come persone diabetiche e obese, così come quelle con una ridotta riserva renale come le persone monorene o nelle prime fasi della CKD. [... ] Mentre sono necessari ulteriori studi per far luce su questo e altri argomenti, è prudente evitare di raccomandare l'assunzione elevata di proteine per la perdita di peso nei pazienti obesi o diabetici o quelli con precedenti eventi cardiovascolari o un solo rene se la salute del rene non può essere adeguatamente protetta". Comunque negli sportivi questo non accade, quindi siate sportivi 😜
Mangiando le stesse calorie, ma seguendo i ritmi circadiani (e quindi con una colazione ricca in carboidrati e solo 3 pasti al giorno contro 6) si è portato alcuni diabetici a un migliore controllo glicemico e dimagrimento con dimezzamento delle unità di insulina. I ritmi circadiani sono fondamentali per la salute, poiché la luce solare attiva trascrizione di proteine e circuiti nervosi appositi, che se sfasati cronicamente procurano danno al corpo. "La cronoterapia, la terapia della luce (fototerapia) e l'intervento [sul ritmo] circadiano, tra gli altri, fanno tutti parte di una nuova medicina circadiana, che si spera diventi un intervento standard sicuro e a basso costo per molte patologie. L'accelerazione dei progressi in queste aree di ricerca negli ultimi 50 anni fornisce uno straordinario esempio di come la ricerca fondamentale può generare nuove conoscenze sulla biologia e suggerire importanti nuove applicazioni per migliorare la salute umana". Queste terapie però non possono essere brevettate come i farmaci
Una forma di digiuno intermittente (time-restricted fasting), ossia cenare presto e digiunare per 14 ore circa, migliora i parametri della sindrome metabolica in un piccolo studio senza gruppo di controllo.
Aggiornamento 8/12/2019
L'insulina stimola la lipogenesi (DNL), ossia la sintesi di grassi endogena. Mentre questa via è quasi trascurabile nelle persone normali, è discretamente attiva in persone con alterazioni metaboliche (insulinoresistenza, sindrome metabolica, diabete, invecchiamento), e può quindi condizionare l'aumento di peso e rendere più difficile dimagrire.
"Oltre all'eccesso calorico, i macronutrienti esercitano effetti specifici modulando la secrezione enteroendocrina e, a loro volta, le isole pancreatiche [con aumento del rapporto insulina/glucagone] e la funzione cerebrale prima di raggiungere il letto splancnico per stimolare direttamente la secrezione di insulina e l'ingresso [dei nutrienti] nel fegato. Solo il 33% circa dei carboidrati nella dieta entra nel fegato e si ritiene che i grassi nella dieta ammontino solo al 10-20% del pool di acidi grassi epatici. Tuttavia, i macronutrienti possono fornire substrati per l'acetil-CoA epatico" che attiva i sensori nutrizionali e fornisce i substrati per la lipogenesi.
Nelle persone con diabete "l'ingestione di due pasti ad alto tasso glucidico rivelano le anomalie metaboliche: i carboidrati ingeriti vengono deviati dalla sintesi di glicogeno muscolare al fegato, dove la disponibilità aumentata di carboidrati e l'iperinsulinemia compensativa promuovono la DNL epatica, sintesi di trigliceridi epatica e secrezione di VLDL, ipertrigliceridemia e riduzione nel plasma delle HDL".
In tutto questo gioca un ruolo importante l'ipotalamo e l'infiammazione che lo colpisce, che altera il controllo sui nutrienti e influenza il loro destino metabolico.
Aggiornamento 14/12/2019
L'iperglicemia porta a infiammazione e alla neuropatia diabetica. Il sulforafano dei broccoli riduce l'infiammazione bloccando NF-kB, mediatore cellulare, e stimolando Nrf2, che protegge dallo stress ossidativo
Aggiornamento 17/12/2019
Una nuova review riassume gli effetti dei dolcificanti artificiali. Continua ad essere evidenziato che possono favorire l'aumento di peso e non la perdita, inoltre "Non è chiaro se il consumo di dolcificanti artificiali (NNS) abbia un effetto sull'incidenza del diabete di tipo 2 o sul controllo glicemico anche se esistono prove che modifichino il microbiota, che interagiscano con i recettori del gusto dolce nella cavità orale e intestinale e che modifichino la secrezione di GLP-1, peptide YY, grelina e GIP, ormoni intestinali che possono influenzare la glicemia. In conclusione, sono necessari studi a lungo termine sul consumo di NNS per trarre una conclusione definitiva sul ruolo del loro consumo sul controllo glicemico".
Ogni 10% di cibo spazzatura in più consumato sale del 15% il rischio di diabete di tipo 2
Aggiornamento 21/12/2019
Somministrare omega 3 e vitamina D ai bambini a cui si diagnostica il diabete di tipo 1 riduce la necessità di insulina nei mesi successivi
Aggiornamento 7/1/2020
Chi è malnutrito da bambino e obeso da adulto ha maggiore rischio di diabete di tipo 2
L'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diabete
Aggiornamento 11/1/2020
Le ipoglicemie severe si confermano aumentare il rischio cardiovascolare nei diabetici

Aggiornamento 13/1/2020
Chi era sveglio sapeva già del legame tra microbiota, permeabilità intestinale e malattie cardiovascolari, ma ora ne abbiamo la prova inoppugnabile. La condizione di endotossemia, data dai metaboliti di E. coli che passano nel sangue, caratterizza molti infarti, perché stimola la formazione del trombo. PS: Il microbiota si modula più con la dieta che con le statine...
Aggiornamento 16/1/2020
L'importanza di mTOR nel diabete, cancro, adipogenesi, malattie neurologiche, croniche ecc
500mg al giorno per 2 mesi riducono la glicemia e l'insulina in persone con sindrome metabolica
Aggiornamento 21/1/2020
Chissà quando smetteremo di leggere cattive notizie sugli inibitori di pompa (antiacidi, PPI). Se la natura ci ha predisposto con l'acidità gastrica un motivo ci sarà, per esempio è necessaria, tra le tante cose, per l'assorbimento del magnesio (e del ferro, e della vitamina B12). Le persone con malattie croniche, come la cachessia (scarsa muscolatura) o altre patologie a base infiammatoria hanno spesso carenza di magnesio, che riduce la funzione muscolare, e l'uso di PPI peggiora la situazione. Come detto pochi giorni fa il magnesio è necessario per attivare la vitamina D, e la carenza di questa vitamina crea ulteriore perdita di muscolo. Inoltre vengono selezionati dei batteri infiammatori e che favoriscono l'accumulo di grasso. Il tutto viene esacerbato in caso di sovrappeso e obesità sarcopenica. Vale proprio la pena di trovare un percorso alimentare che permetta la riduzione o l'abbandono di questi farmaci.
Aggiornamento 22/1/2020
Indipendentemente dalla quantità di carboidrati (alta o bassa), la mortalità si riduce con una dieta di qualità, e viceversa aumenta con alimenti di scarsa qualità. "Questi risultati suggeriscono che le associazioni delle diete low carb o high carb con la mortalità possono dipendere dalla qualità e dalle fonti alimentari dei macronutrienti (e non dalla loro quantità)".
Aggiornamento 23/1/2020
I polifenoli, i composti organici che spesso chiamiamo antiossidanti come resveratrolo, catechine del tè, acido ellagico ecc, nutrono il microbiota, consentendo il mantenimento dei giusti batteri (lattobacilli, bifidi, Akkermansia muciniphilaF. prausnitzii ecc) e riducono la presenza di batteri cattivi, ma soprattutto consentono la formazione di uno strato di muco che impedisce il passaggio nel sangue di LPS, metabolita batterico responsabile di infiammazione, diabete, steatosi epatica. Infatti "i soggetti obesi mostrano spesso un aumento dei batteri del phylum dei Firmicutes, che è associato ad un maggiore assorbimento di energia dal cibo e ad un aumento dell'infiammazione di basso grado", mentre "Akkermansia muciniphila, una specie aumentata dai polifenoli, è correlata all'aumento delle cellule L, la fonte di GLP-1 e GLP-2 (ormoni che abbassano la glicemia). A. muciniphila è anche inversamente collegato all'accumulo di grasso viscerale, alla dimensione degli adipociti nel tessuto adiposo sottocutaneo e ai livelli di glucosio nel plasma a digiuno nell'uomo obeso.
Aggiornamento 24/1/2020
L'uso di una dieta VLCKD (chetogenica a basso contenuto calorico) può preservare più massa muscolare rispetto ad una dieta tradizionale, in seguito a dimagrimento. Questo avviene grazie allo stimolo adrenergico, al risparmio di proteolisi indotto dai corpi chetonici all'aumento dell'IGF-1. È bene comunque avere sempre un corretto introito di aminoacidi essenziali, con le proteine whey per esempio, e usare la vitamina D, meglio se nella forma attiva (calcifediolo)
Aggiornamento 25/1/2020
La luce solare attiva una proteina, detta OPN3, presente degli adipociti sottocutanei dei topi, e attiva la lipolisi e il browning (trasformazione degli adipociti bianchi in bruni termogenici). Togliendo questa via, i topi consumano meno e tendono ad ingrassare e avere sindrome metabolica. "Se la via luce-OPN3-adipociti esiste nell'uomo, ci sono potenzialmente ampie implicazioni per la salute umana. Il nostro stile di vita moderno ci sottopone a spettri di illuminazione innaturali, esposizione alla luce di notte, lavoro a turni e jet lag, che provocano alterazioni metaboliche. Sulla base dei risultati attuali, è possibile che un'insufficiente stimolazione di OPN3 con la luce naturale sia parte di una spiegazione per la prevalenza di alterazioni metaboliche nelle nazioni industrializzate in cui l'illuminazione innaturale è diventata la norma".
Aggiornamento 29/1/2020
L'articolo del giornale dei medici americani JAMA sulla dieta chetogenica.
"Le diete cheto possono portare a una perdita di peso a breve termine, ma tale perdita di peso è simile a quella ottenuta con altri approcci dietetici a lungo termine. Le diete cheto possono migliorare la glicemia a breve termine nei pazienti con diabete di tipo 2, ma non ci sono prove scientifiche conclusive che queste diete siano superiori ad altri regimi di perdita di peso a lungo termine. I benefici della dieta chetogenica per cancro, demenza e morbo di Parkinson devono ancora essere provati".
Le persone con problemi di glicemia possono beneficiare di questa dieta se viene personalizzata e se porta a perdita di peso. Nei primi giorni si possono avere affaticamento durante l'esercizio fisico, scarsa energia mentale, aumento della fame, disturbi del sonno, crampi muscolari, costipazione, nausea e fastidio allo stomaco, ma la maggior parte delle persone reagisce bene alla dieta. Eventuali aggiustamenti nelle terapie possono essere necessari
Aggiornamento 30/1/2020
Figura schematica di come l'alimentazione errata porti alla disbiosi e alla sindrome metabolica, tramite l'infiammazione stimolata dai metaboliti batterici che entrano dall'intestino
Aggiornamento 31/1/2020
Esiste un'interazione reciproca tra intestino, immunità, microbiota e vitamina D. In particolare la vitamina D stimola l'espressione delle alfa-difensine da parte delle cellule di Paneth e mantiene le giunzioni intestinali strette (riducendo la permeabilità intestinale). Così sta emergendo l'ipotesi secondo cui la carenza di vitamina D può compromettere l'immunità innata intestinale riducendo le defensine delle cellule di Paneth, portando a traslocazione batterica, endotossemia, infiammazione sistemica, insulino-resistenza e steatosi epatica.
"Gli studi sugli animali dimostrano che la carenza di Vitamina D o difetti nella sua segnalazione (trasduzione) compromettono l'immunità innata, portando alla disbiosi intestinale e all'infiammazione sistemica di basso grado, una fattore chiave per l'insulino-resistenza e i disordini metabolici. Sta anche emergendo che l'integrazione di vitamina D migliora la sindrome metabolica, sebbene l'impatto sulla malattia epatica (NAFLD) non sia noto".
Il magnesio si conferma un ottimo amico per chi abbia problemi di insulinoresistenza
Aggiornamento 1/2/2020
Anche i virus producono sequenze proteiche che somigliano agli ormoni, come insulina e IGF, e ne alterano la funzione
Un'altra metanalisi concorda sull'efficacia dei probiotici nel migliorare il metabolismo glucidico nei diabetici: migliorano glicemia, HOMA ed emoglobina glicata.
Aggiornamento 2/2/2020
"Basato sulla forte associazione tra comportamenti circadiani alterati e disturbi metabolici, il "riallineamento" dei cicli circadiani di sonno-veglia con il ritmo alimentare potenzialmente rappresenta un approccio sensato per prevenire e curare patologie metaboliche. L'esposizione alla luce intensa durante il giorno può migliorare la salute metabolica sostenendo ritmi circadiani. La terapia fatta con luce al mattino per diverse settimane migliora la sensibilità all'insulina dei pazienti con diabete. Questi interventi "non farmacologici" sullo stile di vita possono rappresentare un potente approccio per attenuare l'incidenza crescente di malattie metaboliche". La luce influenza i ritmi di tutti gli ormoni e così deposizione e consumo delle calorie




Aggiornamento 16/2/2020
Tra i batteri ridotti nel diabete di tipo 2 troviamo AkkermansiaFaecalibacteriumOscillibacter, and Alistipes, mentre quelli aumentai sono Escherichia Shigella
Aggiornamento 17/2/2020
Secondo una revisione degli studi, la paleodieta può essere utile nel controllo della glicemia e dei parametri correlati (insulina e insulinoresistenza), ma in maniera simile a quella di altre diete salutari
Aggiornamento 18/2/2020

L'articolo del Prof Alessio Fasano, docente ad Harvard, inizia così "Venticinque secoli fa, quando Ippocrate affermò che "Tutte le malattie iniziano nell'intestino", ebbe un'intuizione incredibile che solo recentemente è stato pienamente apprezzata a causa di nuove intuizioni sulla patogenesi di molte malattie infiammatorie croniche (CID) che affliggono l'umanità".
Oggi sappiamo che la permeabilità intestinale può essere concausa di molte malattie, perché permette agli antigeni alimentari e a batteri o loro derivati di entrare nel circolo sanguigno (endotossemia) e attivare cellule immunitarie T, facendo perdere la tolleranza immunitaria e inducendo allergie e infiammazione.
Tra le cause di induzione della zonulina, la proteina che provoca permeabilità, vengono indicate disbiosi, in particolare SIBO, e il glutine (altri fattori conosciuti sono alcol e stress). Quali patologie sono probabilmente legate alla condizione di leaky gut? Invecchiamento, malattie autoimmuni (celiachia, diabete di tipo 1, IBD, sclerosi multipla, spondilite anchilosante), disordini metabolici (obesità, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, steatosi epatica), IBS, tumori (glioma e carcinoma epatico), patologie neurologiche (autismo, depressione, schizofrenia, fatica cronica).
Aggiornamento 20/2/2020
Alcuni lattobacilli producono, a partire dall'acido linoleico (omega 6), dei composti (HYA) che conferiscono resistenza all'obesità e al diabete e riducono l'infiammazione, almeno nei topi.
In particolare riducono la produzione di acido arachidonico (precursore di sostanze infiammatorie), attivano alcuni recettori (GPR40 e 120) che promuovono l'ormone benefico GLP1, e riducono l'assorbimento intestinale dei grassi.
Lactobacillus salivarius e L. gasseri sono i migliori produttori di HYA, mentre L. acidophilus e L. johnsonii non ne producono.
Aggiornamento 25/2/2020
Gli omega 3 possono ridurre la proteinuria nelle persone con nefropatia diabetica se presi per almeno 6 mesi.
Le donne che hanno diabete gestazionale e allattano a lungo hanno ridotto rischio di diabete di tipo 2 negli anni seguenti

Aggiornamento 1/3/2020
La plasticità (alta variabilità) del microbiota è importante per il mantenimento del peso perso, sia nella dieta low carb che low fat. In queste ultime il dimagrimento avviene per un tempo più lungo
Aggiornamento 12/3/2020
La permeabilità intestinale di frammenti di Enterobatteriacee come Escherichia–Shigella, Serratia gioca un ruolo importante nel diabete, perché dà una reazione infiammatoria che impedisce all'insulina di abbassare la glicemia (resistenza insulinica) 

Aggiornamento 17/3/2020
Omega 3 abbinati a vitamina D ed E e zinco possono migliorare il controllo glicemico nel diabete gestazionale
Il diabete gestazionale si può gestire con la dieta a basso indice glicemico, mentre la restrizione calorica è indicata solo in caso di obesità. Per i probiotici non c'è evidenza conclusiva.

Aggiornamento 19/3/2020
Un nuovo composto scoperto che, prodotto dai batteri intestinali e poi modificato dal fegato, in maniera simile a TMAO, agisce sulle piastrine aumentando la loro aggregazione (tramite recettori per l'adrenalina) e così il rischio di eventi cardiovascolari. Non si capisce dallo studio se e quali batteri possano aumentare la produzione. I β-bloccanti, farmaci per l'ipertensione, appaiono ridurre il rischio nel modello animale
Aggiornamento 24/3/2020

L'uso degli SCFA (e dei probiotici) nella prevenzione e trattamento del diabete di tipo 1 e 2
La dieta lowcarb appare utile nella sindrome dell'ovaio policistico, specie se c'è insulinoresistenza elevata. L'insulinoresistenza, migliora tanto più alte sono le proteine. Invece il dimagrimento in sé porta a miglioramento solo nella metà degli studi.

Aggiornamento 25/3/2020

La supplementazione di vitamina D nei bambini potrebbe ridurre il rischio di diabete di tipo 1

L'uso di proteine whey può ridurre la glicemia e migliorare lo stato infiammatorio e lo stress ossidativo in persone diabetiche

Aggiornamento 3/4/2020
La maggior parte delle diete (in questo caso sono state esaminate diete bilanciate, lowcarb e lowfat) porta a modesto dimagrimento e miglioramento di indici di rischio cardiovascolare (come l'ipertensione) nei primi 6 mesi, ma spesso questi positivi cambiamenti spariscono a 12 mesi. Quindi è il caso di focalizzarsi su cambiamenti duraturi più che su particolari regimi seguiti solo per breve tempo. "Sebbene sia scientificamente interessante esplorare le distribuzioni dei macronutrienti nelle diete, mangiamo cibi non nutrienti. Poiché le linee guida dietetiche nazionali non riescono a fare colpo sul pubblico, adottare un approccio basato sul cibo incoraggiare gli individui a consumare più verdure, legumi e cereali integrali e meno zucchero, sale e alcool appare un buon consiglio".

Aggiornamento 10/4/2020
Le persone con diabete sono più a rischio di COVID19 a causa di un alterato sistema immunitario
Il controllo glicemico e metabolico nelle persone diabetiche può rappresentare un approccio specifico e meccanicistico per prevenire e migliorare gli effetti acuti del coronavirus riducendo la risposta infiammatoria locale e bloccandone l'ingresso nelle cellule.
Aggiornamento 16/4/2020

La COVID19 si conferma avere peggiore prognosi nei diabetici, a causa dello stato infiammatorio di base e forse del fatto che il virus attacca il pancreas. Questo capita anche per l'influenza

Aggiornamento 23/4/2020

Il glucagone, insieme alla resistenza insulinica, può giocare un ruolo determinante nel diabete, e l'alimentazione con molte proteine ne può aumentare il rilascio
Aggiornamento 29/4/2020
L'allattamento al seno riduce il rischio di diabete di tipo 2 per la mamma
Aggiornamento 3/5/2020
L'iperuricemia appare essere un predittore indipendente del rischio cardiovascolare nei diabetici
Sempre più evidente l'associazione tra scarso controllo glicemico (diabete) e peggior esito della COVID19
Il diabete di tipo 2 è una condizione infiammatoria e negli ultimi anni sta emergendo come l'infiammazione orale possa essere tra i fattori scatenanti. Secondo uno studio "spazzolare frequentemente i denti può essere un fattore che riduce il rischio di diabete mentre la presenza di malattia parodontale e perdita dei denti possono essere fattori di rischio. Il miglioramento dell'igiene orale può essere associato a un riduzione del rischio"

Aggiornamento 7/5/2020
La fibra di psillio può aiutare i diabetici: infatti può abbassare LDL, trigliceridi, glicemia ed emoglobina glicata

Aggiornamento 19/5/2020

La prima regola per le persone con diabete dovrebbe essere aumentare il consumo di fibre, da verdure, legumi, frutta e cereali integrali. Anche dosi relativamente alte non sembrano creare problemi glicemici
Lo zafferano riduce infiammazione e glicemia (lievemente) nei diabetici

Aggiornamento 29/5/2020
Studiando le migrazioni e la genetica, pare che le popolazioni del nord Italia abbiano un particolare genoma che modula la secrezione di insulina e aumenta la termogenesi, riducendo il rischio di diabete e obesità. Questo è probabilmente un adattamento metabolico all'alimentazione ricca di carne e grassi e al clima freddo. Viceversa nel sud Italia si ha un maggiore rischio di diabete, ma si ha una protezione dal melanoma e dalle malattie infettive. La prima a causa dell'aumentata produzione di melanina (adattamento al maggior irraggiamento solare), la seconda per la produzione di mucina che riduce il rischio di infezione, forse anche da COVID19

Aggiornamento 6/6/2020
Un intensivo cambio di stile di vita (dieta più attività fisica) può mandare in remissione il diabete di tipo 2 di recente manifestazione nel 60% delle persone e fino al 30% tornano ad una glicemia normale

Aggiornamento 13/6/2020

Il coronavirus può anche lasciare il diabete come ricordo
Aggiornamento 17/6/2020
I probiotici possono agire da regolatori metabolici, contrastando il diabete gestazionale e il rischio di diabete dopo la gravidanza. Queste condizioni sono infatti caratterizzate da disbiosi, permeabilità intestinale e endotossemia che provocano alterazione dell'utilizzo dei nutrienti e facilitano il loro accumulo rispetto alla loro ossidazione. i probiotici, specie se misti, possono invece aumentare l'accumulo di glicogeno, riducendo la glicemia, e ridurre l'infiammazione, migliorando l'utilizzo di grassi e carboidrati
Aggiornamento 25/6/2020
Gli omega 6 appaiono essere un marker di insulinemia alta. Questo perché l'insulina stimola le desaturasi, e in particolare D6D, aumentando la conversione di LA in GLA e DGLA, invece la presenza di PUFA sopprime D5D. Nel diabete e prediabete questi metabolismi possono essere dunque alterati.
L'indice glicemico e il carico glicemico sono legati al rischio di diabete e di malattie cardiovascolari (infarto e ictus). Il consumo di cereali con fibre è invece protettivo, ma solo con un carico glicemico moderato, ossia entro certe quantità.
Aggiornamento 7/7/2020

Nonostante qualcuno ancora non lo riconosca, la dieta chetogenica è uno strumento utilissimo per dimagrire, in particolare in presenza di alterazioni metaboliche (sindrome metabolica e diabete, T2DM). "Una dieta chetogenica, un altro metodo per indurre deficit calorico nel corpo, limita rigorosamente l'assunzione di carboidrati, le principali fonti di glucosio e aumenta invece il consumo di grassi. 4 settimane di dieta chetogenica sono state sufficienti per i pazienti con obesità per ridurre l'assunzione di cibo regolando l'appetito e la fame e successivamente perdere in media 6,3 kg". "I risultati del nostro studio hanno confermato l'efficacia della dieta chetogenica sul miglioramento del controllo metabolico in pazienti con sovrappeso o obesità, in particolare quelli con diabete". I principali risultati mostravano che: (1) una dieta chetogenica da 3 a 12 mesi era più efficace per il controllo glicemico, come indicato da una significativa riduzione dei valori di HbA1c e HOMA per i pazienti diabetici. In particolare, il miglioramento medio post-intervento nei livelli di HbA1c era −0,5% (p <0,001) e −0,42% (p <0,001) rispettivamente nei pazienti diabetici e nei pazienti in generale, indicando un miglioramento clinicamente rilevante del controllo glicemico in queste popolazioni di pazienti. (2) Una dieta chetogenica da 4 settimane a 12 mesi è stata collegata a una maggiore perdita di peso nei pazienti con sovrappeso o obesità indipendentemente dal T2DM. La variazione media del peso post-intervento era di -7,78 kg (p <0,001) e di -3,81 kg (p = 0,01) rispettivamente nei pazienti diabetici e in quelli generali. (3) Una dieta chetogenica per 4 giorni e fino a 2 anni ha portato a un miglioramento dei profili lipidici per i pazienti diabetici, come i livelli più bassi di trigliceridi e HDL, mentre per i pazienti non diabetici un aumento dei livelli di colesterolo totale e LDL. Il miglioramento medio post-intervento nei livelli di trigliceridi è stato di -35,12 mg / dL (p = 0,002) e -20,65 mg / dL (p = 0,02) in tutti i pazienti. (4) L'effetto di una dieta chetogenica sui marker di rischio cardiovascolare e renale era paragonabile a quello di una dieta povera di grassi. I risultati di questa meta-analisi hanno dimostrato che una dieta chetogenica può essere un'opzione dietetica più vantaggiosa (rispetto alla classica dieta) per i pazienti diabetici con sovrappeso o obesità e per migliorare i fattori metabolici correlati ai controlli glicemici, del peso e dei lipidi.

Aggiornamento 8/7/2020

La vitamina K2 allevia l'insulinoresistenza diminuendo la disfunzione mitocondriale e la concentrazione di grassi nella cellula (FFA) e aumentando la biogenesi mitocondriale e le fibre ossidative del muscolo scheletrico tramite il sistema delle sirtuine (SIRT1).
Aggiornamento 10/7/2020

"Un maggiore consumo di cereali integrali è significativamente associato a un rischio inferiore di diabete di tipo 2. Questi risultati forniscono ulteriore supporto alle attuali raccomandazioni che promuovono un maggiore consumo di cereali integrali come parte di una dieta sana per la prevenzione del diabete di tipo 2".
Aggiornamento 11/7/2020

Le statine possono favorire l'insorgere del diabete alterando il segnale mTOR e p38 e attivando l'inflammasoma NLRP3
Aggiornamento 15/7/2020

Da decenni si consigliano diete a basso contenuto di grassi e colesterolo alimentare per l'ipercolesterolemia familiare. Queste indicazioni sembrano avere davvero poco di scientifico, si dovrebbero considerare altri parametri di rischio (ipercoagulabilità rispetto al colesterolo) nei trial. Le diete low carb sembrano funzionare bene soprattutto nello stato di insulinoresistenza.
Aggiornamento 17/7/2020

La gestione dello stress e la riduzione del cortisolo dovrebbero far parte della cura del paziente con diabete
Aggiornamento 23/7/2020

Il consumo di tè ha un buon effetto sulle componenti della sindrome metabolica, ma i diversi tipi agiscono in diversi modi. Il consumo di tè nero ha effetti benefici sulla pressione, mentre il tè verde potrebbe aumentare il livello di insulina, ridurre il colesterolo LDL e la pressione. "Questi effetti sembrano maggiori quando il BMI è superiore a 28"
Aggiornamento 24/7/2020

I probiotici sono utili per migliorare alcuni parametri nei diabetici, come colesterolo totale, HDL, trigliceridi, PCR, emoglobina glicata, glicemia a digiuno, insulina a digiuno e pressione sanguigna. Il peso invece non sembra influenzato

Aggiornamento 29/7/2020
Tra i responsabili della cardiomiopatia diabetica, gli AGEs, sostanze derivate dai carboidrati che si formano con le cotture ad alte temperature, e alterano il metabolismo energetico e mitocondriale.

Aggiornamento 5/7/2020

Un simbiotico contente inulina, Akkermansia muciniphila, Clostridium beijerinckii, Clostridium butyricum, Bifidobacterium infantis and Anaerobutyricum hallii ha dimostrato di migliorare i parametri metabolici in persone con diabete, senza particolari effetti collaterali. Per la prima volta A. muciniphila, un batterio con effetto antinfiammatorio, è stato inserito in un probiotico

Aggiornamento 23/8/2020

La dieta a basso indice glicemico è efficace nelle donne con ovaio policistico, riducendo testosterone, resistenza insulinica, colesterolo, trigliceridi, circonferenza addominale. Sono necessari ulteriori studi per provare il suo effetto sull'infertilità e il rischio cardiovascolare

Aggiornamento 26/8/2020

Ancora oggi si sentono "esperti" che dicono che la distribuzione calorica durante la giornata non conta, ma solo la quantità totale. Prendiamo questo esempio: donne normopeso con ovaio policistico (PCOS), divise in 2 gruppi. Un gruppo mette la maggior parte delle calorie a colazione (BF), l'altro a cena. Il primo ha una riduzione di glicemia e insulina del 7 e del 54% rispettivamente. Il testosterone si dimezza e la SHBG aumenta del 105%. Queste variazioni, tutte positive, non si sono osservate nell'altro gruppo. "Inoltre, le donne nel gruppo BF avevano un aumento del tasso di ovulazione. Nelle donne magre con PCOS, un elevato apporto calorico a colazione con un ridotto apporto a cena si traduce in migliori indici di sensibilità all'insulina e ridotta attività del citocromo P450c17α, che migliora l'iperandrogenismo e migliora il tasso di ovulazione".

Il coronavirus non fa danni nei bambini? Non proprio. Secondo un report può aumentare il rischio di diabete di tipo 1

Aggiornamento 28/8/2020

Le malattie croniche hanno spesso un terreno comune: mitocondri che funzionano male. Le nostre centrali energetiche perdono efficienza. Per esempio nel diabete la secrezione di insulina è alterata perché dipende (anche) dai mitocondri. Nei tumori si trovano alterazioni dei geni mitocondriali. Nelle malattie cardiovascolari, il danno al DNA mitocondriale favorisce la proliferazione del muscolo endoteliale e così l'aterosclerosi. Inoltre l'insufficiente energia prodotta è alla base della cardiomiopatia dilatativa e dell'insufficienza cardiaca. La restrizione calorica, l'aumento del rapporto NAD+/NADH, l'attivazione delle sirtuine, l'esercizio fisico con l'attivazione dell'AMPK, il mitoquinone (MitoQ), sono potenziali modi per ridurre la disfunzione mitocondriale. "Indubbiamente, le terapie mitocondriali sono promettenti e rappresentano una nuova prospettiva per il trattamento di malattie di lunga durata. [...] Ad oggi, la maggior parte delle prove suggerisce un modello comune di alterazioni mitocondriali sebbene il contributo di ciascuna di esse alla progressione della malattia possa variare. Di conseguenza, il controllo terapeutico di specifiche alterazioni mitocondriali è un passaggio cruciale nella fisiologia mitocondriale e la sua applicazione può dipendere dal contesto patologico. Nuovi strumenti per l'analisi e l'applicazione terapeutica devono essere perseguiti in modo aggressivo". Un altro antiossidante mitocondriale (MitoTempo) riduce lo stress ossidativo e modula il microbiota

Aggiornamento 2/9/2020

L'iperinsulinemia può essere sia una causa che una conseguenza dell'obesità e della resistenza all'insulina. L'iperinsulinemia può derivare da una maggiore secrezione di insulina e/o da una ridotta clearance (rimozione da parte del fegato) dell'insulina. Il microbiota intestinale è un fattore autonomo che altera la clearance dell'insulina, e un gruppo di batteri predice il 90% dell'alterata clearance. "Membri selezionati del microbiota intestinale o dei loro componenti e metaboliti possono essere un obiettivo per mitigare i difetti nella clearance dell'insulina, che possono essere rilevanti per il carico cumulativo di insulina e la progressione dell'obesità e del diabete di tipo 2".

Aggiornamento 7/9/2020
Il consumo di carne rossa o carne rossa processata cotta ad alta temperature porta a un incremento significativo degli AGEs, sostanze tossiche che aumentano il rischio cardiovascolare e di diabete, insieme a quello tumorale, autoimmune ecc

Aggiornamento 14/9/2020

A parità di calorie, una dieta lowcarb e alta in proteine (e grassi) riduce le escursioni glicemiche del 40% in diabetici che assumono metformina.

Aggiornamento 21/9/2020

Il fruttosio industriale è noto per i suoi danni. Lo sciroppo di glucosio-fruttosio (HFCS) è fatto dal mais (o altre fonti di amido) e i 2 zuccheri sono circa equivalenti come quantità, ed è probabilmente il dolcificante più utilizzato (lo trovate in qualsiasi etichetta di bibite, merendine ecc). Mentre il fruttosio va ad affaticare il fegato e aumentare la lipogenesi e l'uricemia, portando al rilascio di lipoproteine, il glucosio alza la glicemia e favorisce la glicazione (legame dello zucchero con alterazione della funzione) delle lipoproteine, che non vengono eliminate dal sangue e portano al famoso colesterolo cattivo alto (altro che preoccuparsi delle uova), che più rimane in circolo e più diventa ossidato e infiammatorio. Questo in pratica porta a un effetto sinergico tra i 2 zuccheri che aumenta i danni. Lo studio si conclude invitando a tenere conto nelle linee guida di questi problemi.

Aggiornamento 23/9/2020

Il microbiota di un diabetico è particolarmente caratterizzato dalla presenza di alcune specie batteriche e dalla carenza di altre, come A. muciniphila. Un nuovo probiotico, che lo contiene insieme ad altre specie tra cui B. infantis, può migliorare il metabolismo glucidico.

Aggiornamento 26/9/2020

Anche l'assunzione moderata di alcol (una porzione al giorno) sembra aumentare l'ipertensione nei diabetici, e l'effetto appare dose-dipendente

Aggiornamento 29/9/2020

L'uso continuato di antiacidi (PPI), farmaci per il reflusso, è associato a un rischio di avere diabete di tipo 2 del 24% maggiore. "A causa del loro ampio utilizzo, il numero complessivo di casi di diabete associati all'uso di PPI potrebbe essere considerevole. Dato il potenziale rischio di diabete e altri effetti avversi come le infezioni enteriche, i medici dovrebbero bilanciare attentamente i benefici e i danni nella prescrizione di PPI, in particolare per l'uso continuo a lungo termine. Per i pazienti che devono ricevere un trattamento PPI a lungo termine, si raccomanda lo screening per la glicemia anormale e il diabete di tipo 2". I meccanismi coinvolti potrebbero essere l'alterazione del microbiota e l'aumento della dimetilarginina asimmetrica.

Aggiornamento 10/10/2020

Dopo 18 mesi di dieta in persone diabetiche, chi ha seguito una low carb (90g di carboidrati al giorno) ha avuto un miglior controllo glicemico e ridotto pressione e circonferenza rispetto a una dieta classica

Aggiornamento 12/10/2020

Senza pensare che con la vitamina D risolviamo il diabete, questa vitamina con funzione ormonale è fondamentale per avere una corretta sensibilità insulinica nel tessuto adiposo e nel muscolo e il rilascio di insulina dal pancreas, grazie alla modulazione del calcio intracellulare. Livelli corretti permettono di avere una maggiore efficienza dei mitocondri ed effetto antiossidante, minore infiammazione, migliore ossidazione dei grassi e termogenesi, minore lipogenesi. La vitamina D è carente nella maggior parte dei soggetti con un'alimentazione di scarsa qualità.

Aggiornamento 26/10/2020

L'acido alfa-lipoico, ALA, ha un effetto antinfiammatorio e antidiabetico, soprattutto nei confronti della neuropatia diabetica, e promuove la perdita di peso, con un ottimo profilo di sicurezza.

Aggiornamento 5/11/2020

La dieta lowcarb ha portato in un gruppo di diabetici e prediabetici a migliorare i parametri metabolici (il 93% dei prediabetici ha una emoglobina glicata normale) e ridurre i farmaci (quasi la metà ha eliminato i farmaci) dopo 6 anni.

Aggiornamento 8/11/2020

L'iperinsulinemia può avere un ruolo causale nell'aumento di peso e i farmaci che riducono la secrezione di insulina (diazoxide e octreotide) favoriscono la perdita di peso, in media di 3kg circa. Solitamente a livello nutrizionale l'iperinsulinemia si gestisce con una dieta lowcarb, ma in alcune persone l'insulina sale più con altri macronutrienti.

Aggiornamento 11/11/2020

Una revisione degli studi mostra chiaramente la superiorità della dieta chetogenica nel diabete di tipo 2. In particolare migliorano il peso, la glicemia, i trigliceridi, il colesterolo HDL. "La raccomandazione di questa revisione è di considerare la dieta chetogenica come un intervento terapeutico per i pazienti diabetici insieme ai farmaci".

Aggiornamento 16/11/2020

I probiotici si confermano efficaci nel migliorare il metabolismo glucidico nei diabetici, in particolare in quelli con scarso controllo e che ancora non prendono insulina. Anche il colesterolo e i trigliceridi migliorano Anche i prediabetici hanno beneficio.

Aggiornamento 25/11/2020

Questa immagine è riferita al caso della depressione, ma può essere estesa a qualsiasi condizione legata all'alterazione del microbiota (che parte da una dieta scorretta, abuso di antibiotici, parto cesareo ecc.) che altera l'asse intestino-cervello. Le conseguenze sono alterazioni mitocondriali, infiammazione, stress ossidativo, e ridotta o inefficiente produzione di energia che non permette alle cellule di funzionare correttamente. Le conseguenze sono le malattie tipiche dell'invecchiamento (obesità, diabete, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, autoimmuni, fibromiagia ecc.) che colpiscono persone sempre più giovani.
Nella dieta, quello che fa la differenza è un'alimentazione ricca di phytochemicals, vitamine, minerali e fibre che nutrono il microbiota contro una dieta di tipo occidentale, povera di nutrienti, che seleziona e favorisce le specie di batteri "cattive".
In tutto questo l'alimentazione funzionale ha il potenziale per fungere da medicina e invertire queste condizioni alla base della malattia e mettere l'organismo in condizioni di guarire.
"Gli interventi dietetici possono includere interventi sui nutrienti (ad esempio zinco, acidi grassi omega-3), interventi sul cibo (ad esempio tè verde, olio d'oliva) e interventi sulla dieta completa (ad esempio dieta mediterranea o chetogenica). L'ampia gamma e la diversità dei composti bioattivi presenti all'interno di vari interventi dietetici, nonché le proprietà pleiotropiche di questi composti, rende i loro effetti e lo studio di questi effetti intrinsecamente complessi", ma il campo della psichiatria nutrizionale è molto promettente.

Aggiornamento 28/11/2020

Il trapianto di microbiota da donatori sani può bloccare la distruzione di betacellule nel diabete di tipo 1 (quello giovanile). Per ora lo studio è fatto su poche persone e per un tempo breve, ma se funziona permetterà di salvare da una malattia incurabile

Aggiornamento 3/12/2020


Omega 3 e vitamina D ed E hanno un impatto favorevole nel diabete gestazionale

È vero che nelle donne in menopausa il metabolismo rallenta o è solo una scusa? Sfortunatamente è vero, e la predisposizione è fortemente ereditaria. La quantità di recettori α per gli estrogeni (proteina ESR1) e gli estrogeni stessi si riducono, e questi regolano la termogenesi e la funzione mitocondriale, non solo nella donna ma anche nell'uomo.
"L'espressione del tessuto adiposo ESR1 tra più di 700 donne e quasi 800 uomini è stata inversamente associata alla massa grassa addominale e positivamente correlata alla sensibilità all'insulina. Pertanto, le persone con livelli più bassi di espressione di ESR1 tendevano ad avere depositi di grasso e resistenza all'insulina più elevati, caratteristiche cliniche della disfunzione metabolica". I topi senza recettori non si adattano al freddo ossidando più carboidrati e grassi (tipico delle donne in menopausa che hanno sempre freddo).
Questa non è una scusa per ingrassare, ma un motivo per essere più rigorosi con dieta e attività fisica :P
Infatti "ESR1 è altamente ereditabile, inversamente associato alla massa grassa e modulata nell'espressione da fattori ambientali tra cui consumo calorico, esercizio fisico e temperatura". In pratica meno si segue uno stile di vita corretto più rallenterà il metabolismo. "Per quanto riguarda la suscettibilità alle malattie croniche, l'azione ridotta dell'ERα altera la funzione mitocondriale, promuove una maggiore adiposità e interrompe l'omeostasi metabolica nei topi e nell'uomo".

Aggiornamento 11/12/2020

È importante l'igiene orale per prevenire la sindrome metabolica? La presenza di Porphyromonas gingivalis, patogeno della bocca, correla con alcune caratteristiche dei problemi metabolici, come i lipidi intramuscolari che determinano insulinoresistenza e facilitano la sarcopenia (carenza di muscolo).

Aggiornamento 14/12/2020

Nella malattia di Alzheimer si accumula placca β-amiloide, che è un prodotto del metabolismo, perché non viene rimossa. La rimozione avviene anche grazie a IDE, l'enzima che degrada l'insulina. Quando c'è insulino-resistenza (diabete), IDE non funziona, o è molto "occupato" con l'insulina, ed ecco che sale il rischio di demenza. Inoltre l'iperinsulinemia porta ad alterazione di tau (iperfosforilazione), proteina che ugualmente porta alla degradazione di β-amiloide

Aggiornamento 24/12/2020

Il resveratrolo riduce i marker di infiammazione come PCR e TNFalfa, e quelli di stress ossidativo nelle persone con disordini metabolici (diabete e sindrome metabolica).

Aggiornamento 29/12/2020

L'estratto di salvia può migliorare peso e resistenza insulinica in donne con ovaio policistico

Aggiornamento 5/1/2021

La dieta di tipo occidentale riduce batteri buoni come L. gasseri ed L. johnsonii, e favorisce i "patobionti", come R. ilealis e R. gnavus. Questo porta alla riduzione di alcune difese antiossidanti, come glutatione e bilirubina, favorendo il peggioramento dello stato metabolico. Ripristinare le specie con i probiotici migliora il quadro metabolico, almeno nel modello animale, in particolare migliorando la funzionalità mitocondriale epatica

Aggiornamento 25/1/2021

Almeno nel breve termine (6 mesi), rispetto alle diete tradizionali, le diete lowcarb hanno il 32% di possibilità in più di indurre remissione del diabete di tipo 2. Sono stati osservati inoltre miglioramenti ampi e clinicamente importanti nella perdita di peso, trigliceridi e resistenza all'insulina, senza eventi avversi.

Il consumo di pesce grasso o omega 3 è associato a ridotto rischio di diabete di tipo 2, mentre il pesce bianco non appare modificare il rischio in uno studio su quasi 400 mila persone

Aggiornamento 29/1/2021

Nelle persone con nefropatia diabetica i probiotici possono ridurre creatinina, glicemia e insulinoresistenza, mentre altri parametri non sembrano migliorare.

Aggiornamento 5/2/2021

La vitamina D può essere efficace per prevenire il diabete di tipo 2, ma probabilmente alcuni fattori genetici possono ridurre l'impatto

Aggiornamento 4/3/2021

Un peptide rilasciato dai mitocondri, MOTS-c, agisce da regolatore metabolico, migliorando la sensibilità insulinica. In particolare blocca la miostatina, proteina che degrada i muscoli e induce problemi metabolici. In questo modo MOTS-c può essere un candidato per trattare l'atrofia muscolare indotta dall'insulino-resistenza e altre forme di sarcopenia. L'importanza di mitocondri sani è sempre più evidente


Aggiornamento 1/4/2021

Il consumo cronico di alimenti industriali induce un'alterata permeabilità della barriera intestinale e l'attivazione della via del complemento (sistema immunitario) e conferisce il rischio di malattie microvascolari nel modello animale. Questo favorisce anche le malattie renali. Un ruolo importante lo giocano gli AGEs, presenti nei prodotti cotti ad alte temperature. Invece un intervento dietetico che tenga conto dell'intestino e del microbiota, con alto contenuto di fibre e amido resistente, limita l'influenza negativa sulla salute della dieta moderna.

Aggiornamento 5/4/2021

La berberina può avere un ruolo nell'alleviare i sintomi di sindrome dell'ovaio policistico, PCOS, grazie soprattutto al suo effetto di riduzione dell'insulinoresistenza. Inoltre sono presenti un effetto antinfiammatorio, di riduzione degli androgeni e di miglioramento del profilo lipidico.

Aggiornamento 12/4/2021

Quando il nutrizionista vi dice di fare colazione, e non alle 11, non lo fa perché è pagato dalla lobby dell'industria alimentare, ma perché sappiamo che fare colazione quando ci si sveglia è associato con un quadro ormonale che riduce i rischi metabolici. In un'indagine su 10 mila persone chi faceva colazione entro le 8:30 aveva minor rischio di glicemia alta e insulinoresistenza, indipendentemente da come mangiasse nella giornata

Aggiornamento 15/4/2021

La supplementazione con zinco migliora i parametri metabolici (glicemia ed emoglobina glicata, curva da carico, resistenza insulinica e lipidi plasmatici) in persone con prediabete

Aggiornamento 23/4/2021

Le donne che hanno diabete gestazionale hanno figli particolarmente predisposti a ingrassare.
Uno studio a rilevato che "La combinazione di ridotto allattamento al seno e l'esposizione a bibite zuccherate e/o succhi di frutta durante il primo anno di vita è stata associata a probabilità di obesità da sei a 12 volte più elevate nei bambini. Ciò indica che l'alimentazione del neonato, comprese le bevande zuccherate, può svolgere un ruolo importante nel contrastare la programmazione della vita fetale e che la modifica delle abitudini alimentari postnatali precoci può essere utile per migliorare i rischi per il bambino derivanti dall'esposizione intrauterina all'iperglicemia materna". Invece un allattamento più lungo e duraturo riduce il rischio, specie se abbinato all'esclusione degli zuccheri aggiunti.

Aggiornamento 17/5/2021
Gli antociani alimentari di frutti di bosco, ciliegie e patata dolce viola sono utili per la gestione dell'iperglicemia e dell'iperuricemia. Questo avviene modificando le funzioni di enzimi, tessuti ed organi, riducendo infiammazione e stress ossidativo.
In particolare le antocianine bloccano l'enzima xantina ossidasi (XO) che produce l'acido urico che i reni possono faticare a smaltire. Inoltre riducendo lo stress ossidativo e l'infiammazione i reni lavorano meglio, eliminando più facilmente le tossine uremiche.
Gli enzimi digestivi dei carboidrati e i loro trasportatori intestinali e renali vengono rallentati, riducendo la glicemia e i picchi glicemici nel sangue. Questo favorisce equilibri ormonali migliori (riduzione dell'insulinoresistenza, della gluconeogenesi e ancora dello stress ossidativo e dell'infiammazione), che portano a un calo della glicemia.

Aggiornamento 6/6/2021

In un'indagine retrospettiva su quasi 1300 persone con prediabete, l'indice glicemico e il carico glicemico erano associati col recupero del peso dopo la dieta. Ogni 10 punti di indice glicemico vi era un aumento di mezzo kg di peso circa, e un aumento dell'emoglobina glicata. La fibra era associata con ridotta circonferenza addominale. La qualità della dieta non è un optional per evitare il recupero del peso

Aggiornamento 9/7/2021

Per tanto tempo si è pensato al diabete di tipo 2 (quello legato all'eccesso di peso) come una malattia da cui non si guarisce. Oggi sappiamo invece che, con sostanziali cambiamenti nello stile di vita, può essere messo in remissione, che non significa una guarigione a vita necessariamente, ma almeno un'aspettativa di vita più lunga.
Perché si abbia remissione, si deve perdere in particolare il grasso sito nel pancreas e nel fegato. Questo porta le betacellule pancreatiche a riprendere le normali secrezione e sensibilità insulinica.
Non è chiaro quale dieta sia migliore, ma "sta emergendo il consenso sul fatto che l'evitare gli alimenti ultraprocessati e l'aumento del consumo di cibi freschi e integrali abbia benefici per la salute, incluso il controllo del peso e della glicemia. Le linee guida dietetiche basate sugli alimenti che vanno oltre un focus sui macronutrienti e considerano i contesti dietetici e sociali generali, comunicherebbero le nostre attuali conoscenze sulla nutrizione e il suo effetto sul diabete di tipo 2 in modo più completo".
I criteri per definire la remissione dal diabete sono la rimozione dei farmaci per il controllo della glicemia, la perdita di peso e il mantenimento dei parametri glicemici nei controlli a 6 mesi di distanza.

Aggiornamento 11/7/2021

Il danno vascolare (fibrosi e trombi) indotto dall'infezione da SarsCOV2 può colpire il pancreas, promuovendo disfunzione pancreatica prima acuta e poi cronica, e indurre diabete di tipo 2. E qualcuno si preoccupa per danni da vaccino 🤦‍♂️

Aggiornamento 22/7/2021

La carenza di Vitamina D in gravidanza è associata col rischio di diabete gestazionale (GDM). Il rischio ridotto si ha nel range 40–90 nmol/L. Anche livelli troppo alti sembrano avere effetto negativo.
"I meccanismi attraverso i quali la carenza di vitamina D potrebbe influenzare il rischio di GDM non sono chiari. La vitamina D agisce direttamente con i suoi recettori nei nuclei delle cellule β del pancreas per regolare la secrezione degli ormoni che regolano il glucosio. La vitamina D influenza anche i processi intracellulari insulino-mediati del metabolismo del glucosio agendo sui meccanismi di regolazione del calcio intracellulare. Inoltre, è stata trovata una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di vitamina D e l'infiammazione di basso grado, che è considerata un noto fattore di rischio del diabete. La carenza di vitamina D stimola le risposte infiammatorie attraverso la via NF-kB aumentando la p-p65/RelB nel tessuto pancreatico. Un eccesso di Ca2+ e specie reattive dell'ossigeno (ROS) nelle cellule, che si verificano entrambe in caso di carenza di vitamina D, provoca la morte cellulare e l'insorgenza del diabete. Inoltre, molti geni che proteggono il diabete sono inattivati ​​dall'ipermetilazione. La vitamina D agisce per prevenire l'ipermetilazione aumentando l'espressione della DNA demetilasi in più regioni promotrici in molti geni che proteggono il diabete. Inoltre, è stata trovata anche una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di calcio, che è regolato positivamente dalla vitamina D, e il rischio di obesità, come altro fattore di rischio del diabete. Dati i risultati dell'attuale meta-analisi e dei meccanismi menzionati, l'integrazione di vitamina D potrebbe essere raccomandata per le donne in gravidanza in futuro, non solo per gli effetti anti-osteoporosi ma anche per il controllo glicemico. Tuttavia, questa raccomandazione deve essere maggiormente studiata in futuri studi sperimentali".

Aggiornamento 4/8/2021

Da sempre si accusa le proteine di essere alla base del danno renale. Ma in persone con nefropatia diabetica moderata la somministrazione di una dieta lowcarb e lievemente ricca in proteine ha portato nella maggior parte dei casi a miglioramento dei parametri renali e metabolici. Alcuni (meno di un terzo) hanno avuto peggioramento della creatinina, quasi nessuno del diabete. Questo mostra che per il rene possono essere più stressanti i carboidrati, in particolare se raffinati, delle proteine.
Quando sapremo come distinguere chi ha convenienza a ridurre le proteine e chi i carboidrati avremo delle diete personalizzate.
Molte persone hanno anche potuto ridurre o togliere farmaci.
"L'iperglicemia, attraverso il suo effetto osmotico, porta ad un aumento della filtrazione renale e della pressione glomerulare, che a sua volta porta all'iperfiltrazione glomerulare. Un'elevata produzione locale di angiotensina II all'arteriola efferente produce vasocostrizione aggravando questa situazione". La formazione o l'ingestione di proteine glicate (AGEs) porta all'alterazione della funzione, danno cellulare e ad infiammazione.
"Migliorare l'iperglicemia per le persone con diabete di tipo 2 è la chiave per evitare la malattia renale cronica, ridurre i carboidrati nella dieta per le persone con diabete di tipo 2 è un modo efficace per farlo".


Aggiornamento 23/10/2021

Il muscolo delle persone obese ha difficoltà a ossidare i substrati energetici, a causa ad esempio dell'infiltrazione di grasso e della scarsa qualità dei mitocondri.
Queste alterazioni metaboliche si manifestano come "diminuzione dell'assorbimento del glucosio e dell'azione dell'insulina (con conseguente aumento della glicemia), disregolazione del metabolismo lipidico, ridotta ossidazione del substrato mitocondriale e cambiamenti nella morfologia della rete mitocondriale".
La flessibilità metabolica, la capacità di ossidare efficientemente i substrati (grassi e carboidrati) e passare facilmente da un carburante all'altro, è ridotta in caso di resistenza insulinica.
Anche l'ipossia (scarso ossigeno portato dal sangue), l'infiammazione e l'autofagia difettosa contribuiscono alle alterazioni metaboliche e a ridurre l'ossidazione dei grassi.
L'EPA (omega3), sirtuine, la caffeina, l'attività fisica e alcuni interventi farmacologici allo studio possono migliorare l'attività mitocondriale.

Aggiornamento 30/10/2021

Il diabete peggiora con i disturbi del sonno, e curare il sonno aiuta a prevenire le complicazioni.
Insonnia, sindrome delle gambe senza riposo, alterazione dei ritmi circadiani, sindrome delle apnee notturne creano un circolo vizioso che favorisce la progressione del diabete e a sua volta peggiora le malattie.

Aggiornamento 1/11/2021

La carnosina può agire da antiossidante e migliorare la sensibilità insulinica


Aggiornamento 15/11/2021

Il kefir è efficace nel migliorare il controllo glucidico, con miglioramento della glicemia a digiuno e dell'insulina (non dell'emoglobina glicata, probabilmente perché i trial sono stati troppo brevi).
L'effetto è probabilmente dovuto all'effetto positivo sul microbiota, la riduzione di LPS e dell'infiammazione, che riducono la secrezione di insulina dal pancreas, e anche all'effetto antiossidante, che migliora l'assorbimento del glucosio da parte dei muscoli.
In conclusione "La bevanda kefir potrebbe essere un'efficace terapia complementare o adiuvante per il trattamento e la prevenzione del diabete ed essere suggerito come approccio nutrizionale nel controllo glicemico".

Aggiornamento 24/11/2021

Secondo una revisione degli studi, non è possibile individuare una dieta per il diabete di tipo 2 che sia migliore per tutti in relazione alle percentuali di macronutrienti (più o meno carboidrati, proteine e grassi). Le diete fatte con pasti sostitutivi però sembrano assicurare una maggiore perdita di peso e avere maggiori probabilità di indurre remissione del diabete

Aggiornamento 5/12/2021

È noto che le persone che lavorano di notte tendono ad avere problemi metabolici e cardiovascolari, ridotta ossidazione dei grassi e in generale tendono a ingrassare.
In un piccolo studio è stato messo in evidenza che fare i pasti all'orario abituale invece che di notte, "può mantenere l'allineamento circadiano interno e prevenire gli effetti negativi del lavoro notturno sulla tolleranza al glucosio e sulla funzione delle cellule β pancreatiche".
"I ricercatori hanno scoperto che mangiare di notte aumenta i livelli di glucosio, un fattore di rischio per il diabete, mentre limitare i pasti al giorno previene questo effetto. Nello specifico, i livelli medi di glucosio per chi ha mangiato di notte sono aumentati del 6,4% durante il lavoro notturno simulato, mentre chi ha mangiato durante il giorno non ha mostrato aumenti significativi.
Hanno inoltre affermato che i meccanismi alla base degli effetti osservati sono complessi. Ritengono che gli effetti dell'alimentazione notturna sui livelli di glucosio durante il lavoro notturno simulato siano causati dal disallineamento circadiano. Ciò corrisponde alla mancata corrispondenza tra l'"orologio" circadiano centrale (situato nell'ipotalamo) e i cicli comportamentali sonno/veglia, luce/buio e digiuno/alimentazione, che possono influenzare gli "orologi" periferici in tutto il corpo. L'attuale studio mostra che, in particolare, la non corrispondenza dell'orologio circadiano centrale con i cicli di digiuno/alimentazione gioca un ruolo chiave nell'aumento dei livelli di glucosio.

Aggiornamento 6/12/2021


La perdita di peso nel diabete di tipo 2 senza un miglioramento dello stile di vita (dieta e attività fisica) può essere associata con aumentata mortalità. Questo probabilmente perché si va a perdere più muscolo che grasso. Non fate da soli e rivolgetevi ai professionisti.

Aggiornamento 14/12/2021

Il rapporto tra circonferenza e altezza appare migliore nel predire il rischio cardiovascolare rispetto alla sola circonferenza, al rapporto vita fianchi e al BMI (rapporto peso/altezza) nei diabetici

Aggiornamento 23/12/2021

La dieta mimadigiuno appare utile nel diabete con insufficienza renale (nefropatia diabetica), riducendo la microalbuminuria, migliorando il controllo glicemico e l'ipertensione.
Il digiuno (forte restrizione calorica, circa 700 kcal al giorno) è stato fatto per 5 giorni al mese per 6 mesi, con una dieta mediterranea classica negli altri 25 giorni.
La dieta è stata abbinata ad eventuale trattamento farmacologico secondo linee guida

Aggiornamento 4/1/2022

Nei diabetici di tipo 1, quelli che fanno l'insulina per capirci, le escursioni glicemiche e l'efficacia e la necessità dell'insulina dipendono anche dall'indice glicemico e dalla qualità della dieta, e non solo dal quantitativo dei carboidrati.
Per questo anche loro dovrebbero essere educati ad assumere alimenti non processati e ricchi in fibre e ridurre alimenti industriali.

Aggiornamento 5/1/2022

Nelle ultime linee guida sul diabete di tipo 2, "la riduzione dell'assunzione complessiva di carboidrati per gli individui con diabete ha dimostrato di essere la miglior scelta per abbassare la glicemia e può essere applicata in una varietà di modelli alimentari che soddisfano le esigenze e le preferenze individuali", dalla mediterranea alla lowcarb fino alla chetogenica.
Quello che accomuna le diete dovrebbe essere l'utilizzo prevalente di alimenti ad alta densità nutrizionale (non processati), compresi fonti proteiche animali, legumi, cereali integrali, latticini e semi oleosi, minimizzando gli alimenti con zuccheri aggiunti

Aggiornamento 11/1/2022

La cannella migliora il quadro lipidico (colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi) nei diabetici.
L'effetto potrebbe essere dovuto a un meccanismo sull'HMGCoA reduttasi (lo stesso enzima inibito dalle statine), alla riduzione dell'insulina e quindi della produzione di lipoproteine attraverso l'effetto antiossidante, all'inibizione dell'assorbimento intestinale di colesterolo e all'aumento dell'ossidazione dei grassi attraverso i PPARα.

I probiotici continuano a dimostrarsi utili nel diabete di tipo 2.
Migliorano la glicemia e l'insulina a digiuno, l'emoglobina glicata, l'indice HOMA (insulinoresistenza).
"Rispetto ai probiotici a ceppo singolo e a basse dosi, i probiotici multiceppo e ad alte dosi hanno un effetto benefico maggiore sull'omeostasi glicemica. Inoltre, il trattamento con probiotici può essere più efficace nei pazienti con un indice di massa corporea ed età elevati".


Aggiornamento 15/1/2022

La definizione di remissione del diabete è stata formulata. Si riferisce alla normalizzazione dell'emoglobina glicata (<6,5) per 3 mesi consecutivi.

Aggiornamento 19/1/2022

Secondo le nuove linee guida dell'AHA (cardiologi americani) la prevenzione cardiovascolare in persone diabetiche si fa con una dieta tagliata su misura, che comprenda alimenti sani e possa essere seguita dal paziente.
"Le diete mediterranea, paleolitica, a basso contenuto di carboidrati, ad alto contenuto proteico, vegetariane e arricchite di frutta secca hanno tutte dimostrato benefici sul controllo glicemico e sulla perdita di peso nel diabete, con la dieta mediterranea che produce i maggiori miglioramenti nel controllo glicemico e una riduzione a 5 anni del rischio cardiovascolare del 29%".
Le diete a ridotto contenuto di calorie o carboidrati (dieta chetogenica) possono portare a un abbassamento della glicemia e può essere necessario aggiustare le terapie farmacologiche.

Aggiornamento 23/1/2022

Una dieta lowcarb protratta per 6 mesi, senza indicazioni di restrizione calorica, ha effetti benefici sul controllo glicemico e sulla composizione corporea e non influisce negativamente sui fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2.
La dieta era strutturata in modo da avere fino al 20% dell'energia da carboidrati e fino al 60% da grassi, con l'indicazione di privilegiare quelli monoinsaturi (olio d'oliva) e ridurre quelli saturi. La dieta di controllo aveva un apporto di carboidrati tra i 50 e il 60%.
I ricercatori hanno concluso che "Ridurre l'assunzione di carboidrati al 10-25% delle calorie sembra un approccio nutrizionale efficace e sicuro rispetto ai classici fattori di rischio cardiovascolare e all'ipoglicemia".

Aggiornamento 7/2/2022

Scoperto perché le persone con diabete spesso hanno anche la pressione alta (almeno uno dei meccanismi).
Quando mangiamo l'intestino rilascia il GLP1, ormone che stimola il rilascio di insulina dal pancreas e così aiuta a gestire la glicemia.
Nelle persone diabetiche GLP1 è carente, tant'è che vengono usati farmaci che mimano il suo effetto, che aiutano anche il dimagrimento.
GLP1 agisce anche sui corpi carotidei, recettori presenti nelle arterie carotidee e che regolano la pressione.
Quando manca tale stimolo, si attiva il sistema simpatico e la pressione sale.
"Alimenti ricchi in nutrienti come peptidi, aminoacidi essenziali, grassi a catena corta, monoinsaturi e polinsaturi, presenti in cereali integrali, noci, avocado e uova, sembrano influenzare la secrezione di GLP-1 e possono quindi promuovere risultati benefici associati in individui sani così come in individui con diabete di tipo 2 o con altri disturbi metabolici".

Aggiornamento 23/2/2022

Una dieta con più proteine e meno carboidrati, a parità di calorie, riduce maggiormente il grasso epatico, i trigliceridi e alcuni parametri del metabolismo glucidico (escursioni glicemiche, emoglobina glicata) in persone diabetiche.
Entrambe le diete hanno portato a dimagrimento simile (5,8kg in media) e miglioramenti simili nella glicemia, insulina e colesterolo.
Il grasso pancreatico invece si riduce maggiormente nella dieta con più carboidrati.

Aggiornamento 7/3/2022

Un gruppo di ricercatori ha formulato una serie di consigli per il sovrappeso in gravidanza e il diabete gestazionale, che può essere predittivo di un diabete di tipo 2 negli anni successivi.
Affrontare una gravidanza con sovrappeso è associato a una salute inferiore per il nascituro, con aumento del rischio di sovrappeso negli anni successivi, tant'è che viene definito interferente endocrino modificabile, ossia fattore che altera l'equilibrio ormonale in maniera negativa.

I consigli sono:

• Mantenere una dieta sana, fare esercizio fisico e gestire il proprio peso anche nel pre-concepimento e durante tutta la gravidanza per gestire un corretto aumento di peso.
• Attività fisica: 20–30 minuti al giorno di esercizio di intensità moderata quasi tutti i giorni della settimana.
• Supplementazione di folati almeno 12 settimane prima del concepimento e almeno fino alla 12a settimana durante la gestazione.
• Vitamina D durante tutto il periodo di gestazione.
• Una ragionevole restrizione calorica tra 20 e 25 kcal/kg al giorno, fornendo un consumo sufficiente di proteine ​​e carboidrati (20-26% delle calorie giornaliere) in base all'età gestazionale.
• Le diete a basso indice glicemico e la dieta mediterranea hanno evidenziato un miglioramento del controllo glicemico delle donne con obesità, ridotto ricorso all'uso di insulina e diminuzione del peso alla nascita neonatale.
• L'integrazione di mioinositolo (4 g al giorno) e folati (400 μg al giorno) ha mostrato un miglioramento significativo della glicemia a digiuno, dell'insulina e dell'HOMA

Aggiornamento 22/3/2022

Quali supplementi possono essere utili ed efficaci nelle persone con diabete di tipo 2?
Secondo una revisione degli studi il cromo picolinato (stimola i recettori dell'insulina e il trasporto del glucosio), Il Coenzima Q10 (spesso carente nei pazienti diabetici, induce un aumento della produzione di insulina ed è coinvolto nella produzione di energia nei mitocondri, che se carente è associata allo sviluppo dell'insulino-resistenza), le vitamine C ed E (agiscono da antiossidanti riducendo lo stress ossidativo, eliminando i radicali liberi e prevenendo vari esiti del danno ossidativo, tra cui l'apoptosi delle betacellule e la disfunzione endoteliale).
Queste sostanze possono coadiuvare le terapie somministrate sotto una guida esperta.

Aggiornamento 3/4/2022

La vitamina D in alcune malattie endocrine. I suoi livelli sono spesso carenti per diversi motivi (alimentazione di scarsa qualità e poca esposizione al sole).
Nelle malattie autoimmuni della tiroide, come Hashimoto e Basedow. Nella prima è capace di ridurre gli anticorpi e il TSH modulando l'aggressività del sistema immunitario che nel lungo periodo distrugge la tiroide. Anche T3 e T4 (gli ormoni tiroidei) possono migliorare. Nella seconda riduce il rischio di esoftalmo e di alterazioni nella dimensione della tiroide ed è associata alla probabilità di remissione.
Anche nelle malattie metaboliche (obesità e diabete) si trova spesso bassa. Il suo ruolo è importante perché modula il calcio nelle cellule pancreatiche che rilasciano insulina. La sua carenza inoltre è associata con infiammazione che caratterizza queste condizioni.
Correggere la carenza può aiutare a sia a migliorare i parametri glicemici che quelli antropometrici.
Ricordarsi sempre di avere contemporaneamente anche corretti livelli di magnesio.

Aggiornamento 5/4/2022

Se volete mangiare patate e altri alimenti ad alto indice glicemico (cereali raffinati), carni processate e altri alimenti ritenuti meno sani, è meglio farlo a pranzo piuttosto che a cena.
Uno studio sui diabetici ha infatti evidenziato maggiore mortalità in persone che assumono questi alimenti a cena; invece assumere verdure e latte a cena è associato a sopravvivenza maggiore.
Questi cambiamenti legati ai ritmi circadiani potrebbero essere dovuti ai livelli di infiammazione notturna, alla qualità del sonno, ai ritmi circadiani dei batteri che si nutrono di fibra e producono acidi grassi a catena corta che influenzano metabolismo e salute.

Aggiornamento 25/5/2022

Assumere proteine del siero del latte prima del pasto migliora l'equilibrio glicemico nei diabetici.
L'effetto sembra dovuto alla modulazione del rilascio di insulina, della motilità intestinale, dell'azione di GIP e GLP1, ormoni con effetti sull'azione insulinica.

Aggiornamento 20/6/2022

Secondo le linee guida ADA sul trattamento nutrizionale del diabete di tipo 2, "Se integrate con supporto comportamentale e corretta consulenza, le diete strutturate a bassissimo contenuto calorico VLCKD, in genere 800-1.000 kcal/giorno che utilizzano alimenti ad alto contenuto proteico e prodotti sostitutivi del pasto, possono aumentare il ritmo e/o l'entità della perdita di peso iniziale e dei miglioramenti glicemici rispetto a interventi comportamentali standard. Poiché il recupero del peso è comune, tali interventi dovrebbero includere strategie di mantenimento del peso a lungo termine e consulenza per mantenere la perdita di peso e i cambiamenti comportamentali".
In pratica come dico sempre ai pazienti il dimagrimento che si ha inizialmente con la dieta chetogenica è solo il primo passo, ma i cambiamenti a lungo termine si mantengono solo con dei miglioramenti dello stile di vita (dieta corretta e attività fisica) che bisogna essere in grado di sostenere.

Nelle linee guida per il diabete gestazionale si indicano come raccomandazione in gravidanza un minimo di 175 g di carboidrati, un minimo di 71 g di proteine ​​e 28 g di fibre.
"La dieta dovrebbe enfatizzare i grassi monoinsaturi e polinsaturi limitando i grassi saturi ed evitando i grassi trans. Come per tutte le terapie nutrizionali nei pazienti diabetici, la quantità e il tipo di carboidrati influiranno sui livelli di glucosio. La quantità raccomandata di carboidrati è di 175 g, o circa il 35% di una dieta da 2.000 calorie. Puntare su fonti di carboidrati di qualità superiore e densi di nutrienti si traduce in un controllo della glicemia a digiuno e postprandiale, acidi grassi liberi più bassi, migliore azione dell'insulina e benefici vascolari e può ridurre l'eccesso di adiposità infantile. Le madri che sostituiscono i grassi con i carboidrati possono aumentare involontariamente la lipolisi, promuovere un aumento degli acidi grassi liberi e peggiorare la resistenza insulinica. Il test dei chetoni nelle urine a digiuno può essere utile per identificare le donne che limitano fortemente i carboidrati per controllare la glicemia. L'uso di fonti di carboidrati semplici si tradurranno in escursioni postprandiali più elevate".

Aggiornamento 25/6/2022

Le nuove linee guida ADA sul diabete di tipo 1
L'alimentazione deve essere adeguata alle abitudini e alle condizioni della persona, senza avere schemi fissi, se possibile privilegiando gli alimenti non trasformati. In caso di ipoglicemia è consigliabile assumere 15g di carboidrati semplici

Aggiornamento 2/7/2022

I valori plasmatici di perfluoroalchili (PFAS), sostanze chimiche che non si degradano e contaminano l'acqua potabile, sono associati ad aumentato rischio di diabete nelle donne.
Tra di loro hanno anche un effetto sinergico, ossia si potenziano se vengono introdotti i diversi tipi. Il motivo potrebbe essere la loro somiglianza strutturale con gli acidi grassi.
Evitarli o diminuire l'introduzione ridurrebbe l'incidenza di diabete in modo significativo.
Le principali fonti sono acqua e cibo contaminati (pesce soprattutto), le vecchie pentole antiaderenti, alcuni contenitori di cibi come quelli del fast-food, pellicola, pop-corn per il microonde), moquette e tappezzeria antimacchia, abiti impermeabili, alcuni cosmetici e prodotti per l'igiene.

Aggiornamento 12/7/2022

Si confermano i legami tra infezione COVID19 e rischio di diabete. Grazie a un'alterazione nell'interazione tra insulina e IGF1 le persone che contraggono il coronavirus possono sviluppare diabete di tipo 2. La stessa alterazione è responsabile della malattia grave nelle persone con alterazioni metaboliche, cioè solitamente pazienti anziani, maschi, obesi e/o diabetici.
"Il presente studio fornisce la prima prova scientifica che l'infezione da SARS-CoV-2 altera la via di segnalazione dell'insulina/IGF nelle cellule e nei tessuti respiratori, metabolici ed endocrini. Questa caratteristica probabilmente contribuisce alla gravità del COVID-19 con danni cellulari/tissutali e anomalie metaboliche".

Aggiornamento 14/7/2022

Assumere una piccola dose (15g) di proteine whey prima del pasto riduce l'iperglicemia dopo il pasto nelle persone con diabete di tipo 2.
"La prevalenza dell'iperglicemia rimane un problema sottovalutato per le persone con diabete di tipo 2 controllato trattate con le terapie disponibili.
La fornitura di una piccola dose di proteine del siero del latte può rappresentare un'efficace terapia unica o aggiuntiva per il trattamento dell'iperglicemia, gestita con farmaci costosi, che potrebbe anche avere importanti implicazioni finanziarie in un momento in cui i budget della salute pubblica sono limitati".

Aggiornamento 17/7/2022

La carenza di vitamina D può essere una causa di diabete di tipo 1 nei ragazzi fino a 15 anni, secondo una revisione degli studi

Aggiornamento 6/9/2022

Nelle persone ospedalizzate per COVID19 si stima un rischio di insorgenza di diabete di tipo 2 del 14%. Non è chiaro invece se possa indurre diabete di tipo 1 nei giovani, ma durante la pandemia si è assistito a un aumento dei casi.
In ogni caso si osserva che il virus può danneggiare le beta cellule pancreatiche, che posseggono il recettore ACE che permette l'ingresso nella cellula. Esiste anche un fenomeno, chiamato transdifferenziazione, per cui le cellule producono glucagone anziché insulina.
Può indurre inoltre infiammazione e autoimmunità, con alterazione delle citochine e conseguente insulinoresistenza, principale caratteristica del diabete. La fase di stress e l'uso di farmaci (cortisonici) può contribuire all'iperglicemia.

Aggiornamento 5/10/2022

Le nuove linee guida sul diabete di tipo 2 rilasciate da European Association for the Study of Diabetes (EASD) e American Diabetes Association (ADA) focalizzano il trattamento invitando alla perdita di peso. Può sembrare scontato ma quelle precedenti puntavano più sulla gestione. Ora che si sa che il dimagrimento può portare a una remissione della malattia si chiede maggiormente il dimagrimento e non si punta più solo sulla gestione delle glicemie. Inoltre si invita a una maggiore personalizzazione delle terapie e a un approccio olistico col paziente al centro. Si raccomanda anche di usare un linguaggio comprensibile, inclusivo, rispettoso e senza stigmatizzazioni.
Per quanto riguarda l'approccio nutrizionale, i professionisti della nutrizione devono fornire una dieta di tipo salutare, che mantenga il piacere del cibo e sia focalizzata sulla qualità degli alimenti e non solo sulla restrizione calorica. Questo tipo di approccio può prevenire, ritardare e trattare le complicanze del diabete grazie all'effetto sui parametri metabolici, soprattutto emoglobina glicata.
Non esistono valori assoluti nei rapporti tra macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati), ma si devono enfatizzare i cibi salutari e minimizzare quelli dannosi tenendo conto delle preferenze del paziente.
Per la prima volta, assieme a quelle sull'attività fisica, si danno indicazioni anche sulla necessità e l'importanza di un sonno salutare e riposante per la gestione del diabete.

Avere il diabete in gravidanza (diabete gestazionale) predispone la mamma per un diabete di tipo 2 negli anni successivi.
Avere uno stile di vita corretto (dieta, niente fumo e attività fisica) in seguito a diabete gravidico riduce questo rischio anche in donne con predisposizione genetica e sovrappeso/obesità


Aggiornamento 1/11/2022

Il diabete e l’insufficienza renale sono strettamente legati perché la glicemia alta ha un effetto deleterio sulla funzionalità del rene.
La malattia renale si manifesta per questo nel 30-40% dei diabetici di tipo 2 ed è una delle principale cause di morte.
La variabilità glicemica, le fluttuazioni della glicemia durante la giornata vicino o lontano dai pasti, aumentano il rischio di progressione dell'insufficienza renale; l'associazione è maggiore rispetto a quella con l'emoglobina glicata. Questo dimostra l'importanza di una dieta che possa mantenere una glicemia più stabile possibile.

Una dieta low carb, anche se non chetogenica, è efficace nel ridurre l'emoglobina glicata in persone con diabete di tipo 2. Per il disegno dello studio però non è possibile stabilire se il miglioramento sia legato al dimagrimento o alla dieta in sé.

Aggiornamento 19/11/2022

L'uso continuo della glicolisi, la via metabolica che utilizza il glucosio, può essere alla base dei problemi nella secrezione di insulina, l'ormone che si riduce negli stadi avanzati del diabete di tipo 2.
Infatti un metabolita di questa via può bloccare il rilascio di insulina dal pancreas e la glicemia rimane alta. In particolare la beta cellula pancreatica non produce abbastanza ATP in risposta all'aumento di glucosio nel sangue, non si depolarizza e l'insulina non viene rilasciata nel sangue. La glicemia alta innesca un circolo vizioso che danneggia ulteriormente le beta cellule pancreatiche.

Aggiornamento 5/12/2022

L'uso di antibiotici è associato, in uno studio sulla popolazione finlandese, a diabete di tipo 2 e obesità. Ogni ciclo aumenta tra 1,8 e 3,4% il rischio di diabete. Fare 5 cicli di antibiotici aumenta il rischio di diabete tra il 51 e il 107% rispetto a farne uno o nessuno. Questi risultati ricalcano quelli ottenuti in altre nazioni come Danimarca, Canada, USA e Regno Unito. L'aumento del peso non spiega totalmente il legame, quindi l'effetto è almeno parzialmente dovuto all'alterazione del microbiota.
"Il microbioma intestinale ha profondi effetti sul metabolismo umano. I cambiamenti avversi al microbioma sono stati implicati nello sviluppo del diabete di tipo 2 e dell'obesità attraverso diversi meccanismi presunti, tra cui l'estrazione di energia dalla dieta, la produzione di metaboliti e la regolazione endocrina. Studi su animali e umani hanno dimostrato che il microbioma degli obesi è più efficiente nel "raccogliere" energia dalla dieta. Inoltre, gli acidi grassi a catena corta fermentati dal microbiota intestinale dalla fibra alimentare hanno un ruolo nella regolazione della sensibilità all'insulina e del metabolismo energetico. Anche cicli a breve termine di antibiotici orali possono avere un impatto a lungo termine sulla diversità, composizione e funzione microbica intestinale. L'esposizione agli antibiotici è stata recentemente associata a una serie di malattie non trasmissibili, tra cui l'obesità e il diabete di tipo 2, che è mediato dalla perdita della diversità del microbioma".
L'articolo indica anche che le prescrizioni inutili di antibiotici sono state stimate tra il 20 e il 50%, in particolare per infezioni virali che non rispondono agli antibiotici.
"Abbiamo scoperto che una precedente esposizione ad antibiotici era associata ad un aumentato rischio di futuro diabete di tipo 2, sovrappeso e obesità. I nostri risultati supportano l'uso giudizioso degli antibiotici. Sono necessari studi futuri per indagare ulteriormente sulla relazione tra l'esposizione agli antibiotici e il diabete di tipo 2 e l'eccesso di peso corporeo, nonché per esaminare l'impatto diretto dell'esposizione agli antibiotici sul microbioma intestinale umano".

Aggiornamento 8/12/2022

Triclosan e bisfenolo sono associati a diabete gravidico

Aggiornamento 18/12/2022

L'ipoglicemia, bassi livelli di glucosio nel sangue, può colpire i diabetici ma anche persone sane. Si tratta di una condizione che può rappresentare uno stress sia a livello cellulare che sistemico e determina una risposta infiammatoria. Nei diabetici può essere dovuta a un errato uso dei farmaci. Se ripetuta nel tempo diventa un fattore di rischio cardiovascolare. L'effetto è dovuto all'aumento dello stress ossidativo che determina infiammazione e disfunzione endoteliale (stress dei vasi sanguigni). L'ipoglicemia inoltre, come qualsiasi stress, stimola le ghiandole surrenali favorendo una risposta immunitaria infiammatoria e un incremento della tendenza alla formazione di trombi che sono alla base delle malattie cardiovascolari.

Aggiornamento 21/12/2022

In uno studio controllato, il digiuno intermittente della medicina tradizionale cinese (5+10) ha indotto remissione del diabete di tipo 2 per almeno un anno in circa la metà dei partecipanti. Le persone hanno abbandonato i farmaci e i parametri metabolici sono rientrati, in particolare l'emoglobina glicata è scesa sotto il valore ritenuto ideale di 6,5%. Nel gruppo di controllo che ha effettuato una dieta normale solo 1 persona su 36 ha avuto la remissione.

Aggiornamento 8/1/2023

L'approccio low carb appare essere quello che permette di mantenere la remissione del diabete di tipo 2 per più tempo e di ridurre meglio l'emoglobina glicata in chi ha scarso controllo glicemico. Questo accade soprattutto se la malattia è insorta da poco. Il 77% delle persone dopo un anno e del 20% sul lungo periodo hanno mantenuto il risultato.
Tra le motivazioni, si osserva che la ridotta introduzione di carboidrati permette di controllare meglio l'appetito aiutando nella gestione a lungo termine. Si può anche avere un aumento del dispendio energetico. Insieme alla perdita di peso, anche la riduzione del grasso epatico e pancreatico hanno un importante ruolo. La remissione del diabete significa soprattutto un risparmio in termini di costi sanitari per farmaci e trattamenti.

Aggiornamento 27/1/2023

Il diabete gestazionale appare legato all'infiammazione indotta dai metaboliti batterici. Le donne con disbiosi (alterazione del tipo di batteri nell'intestino) hanno maggiore rischio di diabete in gravidanza e verificare il profilo microbico può aiutare a diagnosticarlo in anticipo.

Un consumo moderato di datteri senza zuccheri aggiunti non impatta sulla glicemia delle persone con diabete ma può anche migliorare i livelli di colesterolo e il peso.

Aggiornamento 30/1/2023

Il grasso intramuscolare, quello che infiltra il tessuto normalmente magro, aumenta naturalmente durante l'invecchiamento.
Si forma a partire da cellule staminali provenienti dal tessuto adiposo o dalle cellule satelliti muscolari o da tessuto fibrotico del muscolo in seguito a microtraumi. Rilascia dei fattori infiammatori che alterano il metabolismo. Purtroppo è responsabile del peggioramento dello stato metabolico (insulinoresistenza) che favorisce il diabete ed è correlato con la perdita di muscolo e di funzione muscolare e di forza negli anziani. Nei topi converte i carboidrati in grasso. L'allenamento previene questi cambiamenti e, specie se abbinato alla dieta, riesce a ridurre il grasso intramuscolare. Una revisione degli studi suggerisce che le diete ad alto contenuto di grassi, l'eccesso di calorie da carboidrati e le restrizioni caloriche temporanee sono associate a maggiore quantità di grasso intramuscolare.

Aggiornamento 8/2/2023

La somministrazione di vitamina D riduce del 15% il rischio di passaggio da prediabete a diabete e incrementa la possibilità di regressione a una glicemia normale del 30%. Chi ha mantenuto livelli corretti di questa vitamina ha avuto una riduzione del rischio di diabete del 76%.

Aggiornamento 11/2/2023

Nei diabetici l'alterazione del sonno rispetto ai naturali ritmi circadiani aumenta il rischio cardiovascolare e la mortalità

Aggiornamento 22/2/2023

La supplementazione con mioinositolo, spesso usato anche per i problemi di fertilità, appare ridurre il rischio di diabete gestazionale, ipertensione in gravidanza e parto prematuro.

Aggiornamento 25/2/2023

La dieta cheto può conferire vantaggi nel diabete di tipo 2, Invece nel diabete di tipo 1 è normalmente controindicata. Tuttavia secondo una nuova review potrebbe essere gestito con la dieta chetogenica ma i dati sono attualmente limitati ma promettenti. In particolare i rischi di chetoacidosi, ipoglicemia e dislipidemia sono particolarmente preoccupanti. L'effetto a livello di microbiota e metaboliti (SCFA), la riduzione dell'infiammazione e la modulazione del sistema immunitario possono essere favorevoli.

Aggiornamento 4/3/2023

Gli antociani, i coloranti che vanno dal rosso-arancio al blu-viola presenti in frutta, verdura e tuberi, hanno proprietà antidiabetiche grazie alla modulazione del metabolismo energetico, dell'infiammazione e del microbiota intestinale. Una modifica a queste molecole (acetilazione delle frazioni glicosidiche) altera le proprietà fisico-chimiche degli antociani e ne migliora la stabilità e l'assorbimento a livello intestinale.
Gli effetti benefici sono dovuti a: rallentamento nella digestione dei carboidrati, modulazione delle vie metaboliche (inibizione dell'anabolismo glucidico e lipidico), riduzione dell'infiammazione e quindi dell'insulinoresistenza. La modulazione del microbiota e della permeabilità intestinale è un altro effetto positivo.
"La versione acetilata, che si trova in abbondanza nelle patate viola, nelle carote viola, nei ravanelli e nei cavoli rossi ha effetti positivi sull'organismo maggiori rispetto alla versione standard".

Aggiornamento 12/3/2023

Negli adolescenti, andare a letto tardi o dormire in maniera insufficiente è associato a un rischio di insulinoresistenza di 2,74 volte maggiore rispetto a chi ha un sonno regolare. Si tratta di un fattore predisponente per il diabete e che rende più difficile dimagrire. 

Aggiornamento 28/3/2023

In persone con diabete di tipo 2 una dieta a basso contenuto di carboidrati con fonti vegetali di alta qualità (cereali integrali, frutta e verdura) è associata con minore mortalità totale, cardiovascolare e tumorale. In pratica se i macronutrienti (proteine, carboidrati e grassi) vengono da cibi di migliore qualità si riduce la mortalità.

Aggiornamento 22/4/2023

L'infezione COVID19 è responsabile di circa il 4% dei nuovi casi di diabete di tipo 2, che viene ormai considerato un segno di LongCOVID. 

Aggiornamento 28/4/2023

Il diabete di tipo 1 è quello che insorge solitamente da giovani e ha necessità nell'insulina da subito.
Tra le cause ambientali alcuni fattori dietetici come i livelli di vitamina D, obesità e alcuni microbi intestinali (microbiota), sia come trigger infettivi che come commensali a livello intestinale. Anche gli enterovirus sono noti per indurre autoimmunità nelle betacellule pancreatiche.

Per quanto riguarda la gestione dietetica, "la nutrizione è una componente essenziale della gestione del diabete e dovrebbe essere rivista almeno una volta all'anno a seconda del controllo del diabete e dello stato di peso della persona. Sebbene sia i grassi che le proteine ​​contribuiscano alle escursioni glicemiche postprandiali, la maggior parte dei pazienti fa affidamento su un dosaggio di insulina basato sui carboidrati. La consulenza dietetica deve essere culturalmente sensibile e adattata alle preferenze alimentari individuali, con un'educazione specifica sull'indice glicemico e sulla qualità del cibo. Le attuali raccomandazioni indicano che circa il 50% dell'apporto calorico giornaliero di adulti e bambini dovrebbe provenire dai carboidrati. Negli adulti, le diete a bassissimo contenuto di carboidrati sono state associate a concentrazioni inferiori di emoglobina glicata e trigliceridi e a un ridotto fabbisogno di insulina. Tuttavia, l'effetto sull'HbA1c è variabile negli adulti che limitano i carboidrati a meno del 45% del loro apporto dietetico, con alcuni studi che mostrano nessun cambiamento e alcuni mostrano riduzioni significative di HbA1c. Un rapporto del 2021 ha confrontato 36 bambini (età media 11,9 anni) che seguivano una dieta a basso contenuto di carboidrati (in cui l'apporto energetico giornaliero da carboidrati era inferiore al 26% dei valori raccomandati dall'età) con 36 controlli abbinati per età, durata del diabete di tipo 1 ed età di insorgenza. Nel gruppo a basso contenuto di carboidrati è stato osservato un aumento del tempo nel range, con più tempo in ipoglicemia, rispetto ai controlli. HbA1c o BMI non differivano tra i gruppi. Sono necessari ulteriori studi prospettici per stabilire l'efficacia e la sicurezza di una dieta a basso contenuto di carboidrati, in particolare nei giovani, la cui crescita può essere influenzata dalla restrizione di carboidrati".

Aggiornamento 4/5/2023

Nei bambini che sviluppano diabete di tipo 1 è possibile osservare specifici gruppi di batteri che alterano il sistema immunitario e lo predispongono per l'autoimmunità.

"Batteri specifici trovati in maggiore abbondanza nei bambini che in seguito hanno sviluppato il diabete di tipo 1, rispetto a quelli che non lo hanno fatto, includevano Firmicutes (Enterococcus, Gemella e Hungatella), così come Bacteroides (Bacteroides e Porphyromonas), noti per promuovere l'infiammazione ed essere coinvolti nella risposta immunitaria".

La situazione è complessa perché alcuni Firmicutes (Anaerostipes, Flavonifractor e Ruminococcaceae UBA1819 ed Eubacterium) appaiono anche protettivi, in particolare quelli che producono butirrato a partire dalle fibre.
"Queste specie aiutano a mantenere la salute metabolica e immunitaria e producono butirrato, un importante acido grasso a catena corta che aiuta a prevenire l'infiammazione e alimenta le cellule del rivestimento intestinale".
Gli autori concludono scrivendo "La possibilità di prevenire l'insorgenza della malattia alterando o promuovendo un microbioma intestinale "sano" è allettante".

Aggiornamento 10/5/2023

Il 70% dei casi di diabete di tipo 2 appaiono legati a una dieta subottimale, in particolare scarso consumo di cereali integrali ed eccessivo consumo di cereali raffinati e carne processata. Eccesso di succhi di frutta e ridotto introito di verdura, frutta secca e semi appare avere un impatto inferiore.

Aggiornamento 30/5/2023

La carenza di magnesio può essere responsabile della manifestazione del diabete di tipo 2. La sua azione è infatti necessaria per una fisiologica secrezione dell'insulina a livello pancreatico. A livello periferico la sua azione antiossidante e antinfiammatoria supporta una corretta sensibilità insulinica, ossia permette che i tessuti rispondano correttamente all'ormone e facciano entrare il glucosio nelle cellule.

Aggiornamento 21/6/2023

In uno studio australiano, istruire le donne in gravidanza a uno stile di vita corretto (dieta e attività fisica) è un investimento che permette il guadagno di 1,22 dollari australiani per ogni dollaro investito, considerando la riduzione di malattie sia immediate che future, in particolare diabete gestazionale e diabete di tipo 2.
Prendi un appuntamento per la tua alimentazione in gravidanza.

Aggiornamento 6/7/2023

La cannella può essere usata come trattamento complementare in sindrome dell'ovaio policistico e diabete di tipo 2 per migliorare il metabolismo dei carboidrati.
"La cannella può migliorare i livelli dell'indice HOMA (che misura l'insulinoresistenza) attraverso vari meccanismi tra cui la sottoregolazione (riduzione) della segnalazione dell'insulina negli adipociti, l'inibizione dell'azione dell'alfa-amilasi come enzima iniziale della digestione dei carboidrati, l'attivazione dell'adenosina monofosfato (AMP)-chinasi (AMPK) che può regolare il GLUT4 (trasportatore del glucosio) e l'attivazione dell'IGF1 nei fibroblasti, favorendo il controllo glicemico".

Aggiornamento 7/7/2023

Qualche settimana fa sono uscite linee guida EASD (European Association for the Study of Diabetes) sul diabete che, in contraddizione con le ultime di altre società scientifiche, sconsigliavano l'uso della dieta chetogenica VLCKD (dimagrante) in persone con diabete di tipo 2.
Come chiariscono alcuni autori di una critica, tra cui il mio amico diabetologo dott. Alessio Lai, è stata fatta un po' di confusione, usando come ragione per schierarsi contro le VLCKD il fatto che una dieta a scarso contenuto di carboidrati sia associata nel lungo termine a maggiore mortalità. Ma la VLCKD prevede solo un periodo di alcune settimane (massimo 3 mesi) in cui si restringono i carboidrati, dopo di che si torna gradualmente a una dieta di tipo mediterraneo. Diverse ricerche mostrano come questo approccio possa far ridurre l'uso dei farmaci, fermo restando che non è per tutti, va fatto sotto una consulenza esperta e non è detto che dia risultati migliori su tutti.

Aggiornamento 13/7/2023

L'allenamento coi pesi riduce l'insulinoresistenza in persone sovrappeso o obese. L'effetto non è semplicemente dovuto all'allenamento.
La maggiore quantità di muscolo favorisce la clearance (rimozione) dell'insulina nel sangue. Si riducono gli acidi grassi liberi, che hanno un ruolo nel disturbare il segnale insulinico. Aumenta l'espressione e l'attività dei GLUT4 (trasportatori del glucosio), si riducono le dimensioni degli adipociti, aumenta la densità mitocondriale del muscolo scheletrico, migliorando la capacità ossidativa e la segnalazione insulinica. Inoltre migliorano la composizione corporea e la distribuzione del grasso (riduzione di quello viscerale) indipendentemente dal peso.

Le evidenze del ruolo dell'esercizio contro resistenza sono crescenti e le linee guida lo consigliano per ridurre il rischio di progressione del diabete.


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