Come già accaduto in precedenza, non mi fa più aggiornare il post sul diabete 😢
Gli aggiornamenti continueranno qui
Aggiornamento 11/1/2019
Uno studio su 300 persone è riuscito a mettere in relazione il metabolismo glucidico con il successo nella perdita di peso.
Le persone con glicemia alta ma insulina bassa perdono più peso (13 kg dopo 2 anni) con una dieta low carb ad libitum (senza contare le calorie) mentre chi ha insulina alta ha convenienza a usare una dieta ipocalorica con pochi grassi.
Aggiornamento 15/1/2019
Aggiornamento 19/1/2019
Aggiornamento 25/1/2019
Aggiornamento 28/1/2019
Sebbene si specifichi che rimangono importanti nella prevenzione cardiovascolare, l'articolo esamina gli effetti collaterali. delle statine che si riscontrano in una parte ristretta della popolazione.
Attualmente non esiste una definizione universalmente accettata di tossicità/intolleranza alle statine.
Il problema più diffuso sono sicuramente i dolori muscolari, che gli studi osservazionali suggeriscono verificarsi nel 10-15% dei pazienti, con dati clinici che arrivano fino al 30%. Negli studi randomizzati controllati, l'incidenza va da 1,5% al 5% dei pazienti, anche se si ritiene che questa sia una sottostima poiché la maggior parte degli studi esclude pazienti con una storia di intolleranza alle statine.
In generale i problemi sono legati all'alterata funzione mitocondriale e di membrana. Possono aumentare il rischio di diabete, problemi epatici e proteinuria. Le condizioni neurologiche associate all'uso di statine includono ictus emorragico, declino cognitivo, neuropatia periferica, depressione, confusione/perdita di memoria, aggressività e cambiamenti di personalità.
Inoltre problemi legati alla riduzione del testosterone come ginecomastia e problemi riproduttivi.
La carenza di vitamina D può aumentare gli effetti.
Aggiornamento 31/1/2019
L'acido alfalipoico migliora il metabolismo glucidico ed lipidico nella sindrome metabolica
Aggiornamento 7/2/2019
Le persone che hanno assunto amido resistente (da banane verdi) in uno studio della durata di 6 mesi hanno perso grasso, in particolare nell'addome, e aumentato il muscolo. I parametri metabolici riferiti al diabete sono migliorati. L'amido resistente agisce da prebiotico, modulando la flora e l'infiammazione, e migliora la sensibilità all'insulina, favorendo il cambiamento vantaggioso della composizione corporea
Aggiornamento 11/2/2019
L'integrazione di magnesio e vitamina E riduce le ulcere nelle persone con piede diabetico. Migliora inoltre i parametri metabolici (trigliceridi, glicemia, colesterolo), lo stato degli antiossidanti e l'infiammazione
Da una revisione generale sugli effetti del magnesio emerge che riduce fortemente il rischio di ospedalizzazione nelle donne in gravidanza e sia l'intensità che la frequenza dell'emicrania. Riduce inoltre il rischio di diabete e ictus come già noto.
Il 75% delle persone ha livelli inadeguati di vitamina D, per questo molti ricorrono all'integrazione. Il magnesio (Mg) è essenziale nel metabolismo della vitamina D, e l'assunzione di grandi dosi di vitamina D può indurre una grave deplezione di Mg.
L'integrazione di magnesio deve essere considerata insieme alla terapia con vitamina D. Infatti la sua carenza causa riduzione dei recettori per la vitamina D, del PTH, aterosclerosi e ipocalcemia.
Non esiste un metodo affidabile per verificare i livelli di magnesio nel sangue, ma assumerlo è facile sia con cibi di qualità che con integratori.
La supplementazione va ridotta o evitata in caso di problemi renali.
Aggiornamento 13/2/2019
Quali sono i migliori cibi per chi soffre di diabete? Verdure a foglia, cereali integrali, agrumi e frutti di bosco, legumi, semi di chia, yogurt probiotici, patate dolci, pesce grasso, patate dolci e noci.
Aggiornamento 14/2/2019
Senza pensare che sia la soluzione per tutto e che l'effetto sia comunque soggettivo, una donna di 65 anni ha mandato in remissione il suo diabete di tipo 2 che aveva da 25 anni e migliorato la depressione che la affliggeva da decadi in 3 mesi di dieta chetogenica
Aggiornamento 16/2/2019
La supplementazione con ferro in gravidanza previene l'anemia e così riduce i rischi di eventi avversi, ma l'eccesso evidenziato da una ferritina alta aumenta il rischio di diabete gestazionale
Aggiornamento 18/2/2019
Diabete e Alzheimer si confermano legati dall'alterazione del segnale insulinico
Aggiornamento 20/2/2019
L'inquinamento da PM2,5 aumenta il rischio di diabete in uno studio effettuato nella popolazione di Taiwan
Aggiornamento 22/2/2019
Probiotici e simbiotici migliorano il quadro dello stress ossidativo, particolarmente nelle persone con diabete. Attenzione però a non fare mai da soli e agli effetti soggettivi.
I meccanismi dell'insulino-resistenza
Aggiornamento 23/2/2019
C'è un legame tra glicemia alta e perdita di muscolo (sarcopenia).
L'azione dell'insulina, oltre che non abbassare la glicemia, diventa inefficace anche nella stimolazione della trofia della muscolatura che diventa così flaccida e metabolicamente meno attiva. Essendo il diabete tipicamente legato alla sedentarietà, si forma un circolo vizioso con sempre meno muscoli e sempre più grasso e zuccheri nel sangue.
Lo dico da anni... chi aumenta il consumo di frutta oleosa ha il 25% in meno di rischio di mortalità cardiovascolare, il 27% da tutte le cause.
Aggiornamento 25/2/2019
Aggiornamento 7/3/2019
Il trattamento con melatonina migliora sonno, umore e ansia, parametri metabolici (insulina, sensibilità all'insulina, colesterolo, espressione genica di PPAR e recettore LDL) in donne con PCOS (ovaio policistico). Ma forse è solo l'effetto del sonno ritrovato!
Nelle persone con fegato grasso, la curcumina è efficace nell'abbassare i livelli di colesterolo LDL, trigliceridi, glicemia a digiuno, indice HOMA (insulinoresistenza) peso ed enzimi AST
Aggiornamento 12/3/2019
https://wol-prod-cdn.literatumonline.com/cms/attachment/3f25b202-6d16-42d0-9564-2e8f3053cd9f/tjp13129-gra-0001-m.jpg |
Aggiornamento 13/3/2019
I probiotici possono essere utili nel controllo del diabete secondo una revisione sistematica degli studi, senza chiarire quali siano i migliori
Aggiornamento 17/3/2019
L'uso di bibite zuccherate durante o dopo esercizio fisico, soprattutto con alte temperature, determina un danno renale acuto. Questo può portare nel tempo alla malattia cronica (insufficienza renale).
Aggiornamento 21/3/2019
L'uso di statine aumenta il rischio di diabete del 38%, e questo è maggiore in persone che abbiano già problemi col metabolismo glucidico o sovrappeso. I ricercatori suggeriscono quindi di far perdere peso insieme alla terapia, "sottolineando la necessità concomitante di misure dietetiche ed esercizio fisico".
Aggiornamento 23/3/2019
Aggiornamento 27/3/2019
Nei diabetici, sostituire le fonti di carboidrati raffinati con frutta oleosa porta a miglioramento della glicemia e dei parametri di rischio cardiovascolare
Nei diabetici, sostituire le fonti di carboidrati raffinati con frutta oleosa porta a miglioramento della glicemia e dei parametri di rischio cardiovascolare
La sindrome OSAS (apnee notturne) in gravidanza aumenta il rischio di diabete gravidico e figli sovrappeso
L'invecchiamento è associato a cambiamenti nella fisiologia cellulare che facilitano l'insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari
Aggiornamento 28/3/2019
Un probiotico con 8 ceppi somministrato per 6 mesi ha dato risultati incredibili in persone con diabete: diminuzione dei livelli circolanti di endotossine di quasi il 70%, glicemia (38%), insulina (38%), HOMA-IR (64%), trigliceridi (48%), colesterolo totale (19%), rapporto colesterolo totale / HDL (19%), TNF-α (67%), IL-6 (77%), CRP (53%), resistina (53%) e un significativo aumento di adiponectina (72%). Tutto questo senza cambiamenti nella dieta.
Aggiornamento 31/3/2019
Nelle nuove linee guida per il trattamento del diabete negli anziani le uniche raccomandazioni nutrizionali sono, in chi non riesca a cambiare lo stile di vita, di evitare la malnutrizione con una dieta ricca in proteine e ridurre al massimo gli zuccheri semplici
Lo zenzero non sembra migliorare la glicemia a digiuno, ma ha un impatto a lungo termine sull'emoglobina glicata, un parametro che indica una media delle glicemie degli ultimi 3 mesi. Gli autori concludono affermando "questa medicina naturale potrebbe avere un impatto sul controllo del glucosio sul lungo periodo nei pazienti con diabete di tipo 2". Questo anche verso altre componenti della sindrome metabolica
Aggiornamento 4/4/2019
L'alimentazione a basso indice e carico glicemico, antinfiammatoria e tendenzialmente mediterranea può aiutare.
Tra i nutrienti più importanti ci sono il magnesio e lo zinco. Tra i supplementi utilizzabili folati e vitamina D (per l'infiammazione), inositolo, omega 3 e N-acetilcisteina (per la fertilità), cannella, cromo e acido alfalipoico per la sensibilità insulinica.
Aggiornamento 5/4/2019
Un caso eclatante di effetto soggettivo legato alle condizioni di salute. Fitoestrogeni e composizione corporea dopo la menopausa: nelle donne sane sembrano ridurre lievemente il peso, mentre in caso di problemi metabolici (ipertensione, diabete o dislipidemia) favoriscono l'aumento
Aggiornamento 8/4/2019
Lo stato socioeconomico segna il DNA, influenzando la metilazione e quindi l'espressione genica. In questo modo viene influenzato l'ipotalamo e i suoi assi, e la povertà è associata a processi fisiologici che contribuiscono allo sviluppo di malattie, tra cui infiammazione cronica, insulino-resistenza e disregolazione del cortisolo. Tutti questi processi sono evolutivamente selezionati per predisporre e adattarsi a una vita in povertà e sotto stress
Aggiornamento 11/4/2019
In persone con diabete di tipo 1, una dieta low carb può ridurre le ipoglicemie, le escursioni glicemiche e il grasso corporeo rispetto ad una dieta convenzionale (100 Vs 250g di CHO al giorno, con diete isocaloriche ossia con la stessa quantità di calorie)
Aggiornamento 14/4/2019
Aggiornamento 17/4/2019
Aggiornamento 21/4/2019
La colazione con le uova (non di Pasqua ovviamente) e una fonte di grassi riduce la glicemia post colazione nei diabetici in confronto ad una colazione classica con le stesse calorie (di cui il 55% da carboidrati)
Mentre in Italia i produttori di zucchero sponsorizzano convegni e stipendiano "esperti" di alimentazione, nel Regno Unito si stima che il programma di riduzione del consumo di zucchero possa portare a 155 mila diabetici in meno nei prossimi 10 anni e un risparmio di 650 milioni di euro/anno per lo sanità pubblica, con un incasso dalla sugartax di circa 300 milioni.
Aggiornamento 22/4/2019
Dal nuovo documento di consenso 2019 (simile alle linee guida già pubblicate) sulla terapia nutrizionale del diabete:
Carboidrati:
I cibi da selezionare sono particolarmente ricchi di fibra, vitamine e minerali e bassi in zuccheri aggiunti, grassi e sodio, e dovrebbero essere parte di un piano alimentare individualizzato che includa tutti i componenti necessari per la nutrizione ottimale. La quantità deve essere individualizzata, indice e carico glicemico non sono utilizzabili in maniera certa. Le fibre sono molto importanti anche se in eccesso potrebbero dare problemi intestinali.
Proteine e grassi:
Non ci sono chiare indicazioni sulle quantità, meglio adattarli ai gusti del paziente, riducendo grassi saturi e minimizzando i trans. Le proteine devono essere limitate nel caso di insufficienza renale.
Per quanto riguarda le indicazioni per diversi modelli di dieta, riassunti nella tabella successiva, si deve tenere conto che:
- Una varietà di modelli alimentari (combinazioni di diversi alimenti o gruppi di cibi) sono accettabili per la gestione del diabete.
- I vantaggi comparativi dei diversi modelli alimentari si intersecano, gli operatori sanitari dovrebbero concentrarsi sui fattori chiave comuni tra i modelli:
○ Enfatizza le verdure non amidacee.
○ Ridurre al minimo gli zuccheri aggiunti e i grani raffinati.
○ Scegliere cibi non trasformati e ridurre gli alimenti industriali il più possibile.
- Ridurre l'assunzione complessiva di carboidrati per le persone con diabete ha dimostrato nella maggior parte dei trial di migliorare la glicemia e può essere applicato in una varietà di modelli alimentari che soddisfano le esigenze e le preferenze individuali.
- Per alcuni adulti con diabete di tipo 2 che non incontrano gli obiettivi della glicemia o dove ridurre i farmaci ipoglicemizzanti è una priorità, ridurre i carboidrati complessivi con l'uso di piani alimentari a basso o molto basso contenuto di carboidrati è un approccio praticabile.
Dieta
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Potenziali benefici
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Dieta Standard
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mantenimento della salute
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riduce il rischio di diabete, l'emoglobina glicata, i trigliceridi e
il rischio cardiovascolare
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riduce il rischio di diabete, l'emoglobina glicata, il peso e il
colesterolo
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Low Fat
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riduce il rischio di diabete e il peso
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Very Low Fat
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riduce il peso e la pressione sanguigna
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Low Carb
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riduce l'emoglobina glicata, i trigliceridi, la pressione e il peso
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riduce l'emoglobina glicata, i trigliceridi, la pressione e il peso
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Dash
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riduce il rischio di diabete, la pressione e il peso
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risultati misti, evidenza ancora modesta
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L'uso dei dolcificanti artificiali non dovrebbe essere incoraggiato, quello dei multivitaminici solo in caso di diete particolari (per celiaci, veg ecc). Il magnesio potrebbe essere d'aiuto. Per la B12 attenzione a chi usa metformina.
Aggiornamento 23/4/2019
Il legame tra microbiota intestinale e controllo glicemico
Aggiornamento 24/4/2019
Il metabolismo cellulare è regolato soprattutto dalla disponibilità di nutrienti. Una carenza di aminoacidi essenziali porta ad attivazione delle vie dello stress con conseguente riduzione della vitalità cellulare. L'eccesso di glucosio viene convertito in sostanze di deposito come glicogeno e grassi. Le concentrazioni di ATP e ADP influenzano rispettivamente l'ossidazione degli zuccheri o dei grassi.
Serina e glicina sono 2 aminoacidi non essenziali che vengono sintetizzati in eccesso dalle cellule tumorali e la loro restrizione dietetica riduce la crescita tumorale in alcuni modelli animali.
Per sostenere gli alti tassi di proliferazione, le cellule tumorali spesso utilizzano una varietà di nutrienti dal loro microambiente, come gli aminoacidi non essenziali, che sono fondamentali per il loro anabolismo (crescita).
L'eccesso di grassi saturi attiva il cosiddetto "stress del reticolo endoplasmatico", alterando la sintesi di proteine e dando luogo alla produzione di proteine "malfunzionanti"; questa condizione è presente nel diabete, steatosi, tumori ecc. e queste proteine non sono correttamente eliminate con l'autofagia.
Comprendere il ruolo della (alterata) autofagia nel sostenere la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali ha il potenziale di rivelare "vulnerabilità" metaboliche e fornire nuove opzioni terapeutiche nei trattamenti contro il cancro.
Aggiornamento 25/4/2018
Il propionato è un acido grasso a catena corta prodotto anche dalla flora intestinale e in alcuni studi ha dimostrato di essere antipertensivo e antinfiammatorio. Attualmente è utilizzato come additivo nei prodotti da forno, perché previene la formazione di muffa. Nuovi studi su topi e uomini mostrano che, alle quantità di esposizione comuni, il propionato stimola l'iperglicemia e l'insulinoresistenza, attraverso il sistema nervoso simpatico, e favorisce un lento accumulo di grasso.
Nonostante quello che vi dicono alcuni medici con triplo mento e il diabete, ossia che se mangiate male è colpa vostra e non dell'industria, etichettare gli alimenti con zucchero aggiunto eviterebbe 350 mila malattie cardiovascolari, 600 mila casi di diabete e farebbe risparmiare 62 miliardi di dollari alla sanità nei prossimi 20 anni negli USA.
La curcumina migliora alcuni aspetti della sindrome metabolica: secondo la revisione degli studi si abbassano glicemia, trigliceridi, pressione minima e aumenta il colesterolo buono, mentre non si riducono circonferenza vita e pressione massima
Il diabete favorisce l'insufficienza cardiaca (anche) perché la glicazione delle proteine cardiache.
Aggiornamento 27/4/2019
Un'antica diatriba riguarda l'uso del cibo come medicina. Gli alimenti possono funzionare come un farmaco? Secondo Dariush Mozaffarian, uno dei più famosi epidemiologi al mondo, sì.
"Sebbene il ruolo importante del cibo nella salute sia sempre più riconosciuto, la nutrizione non è stata tradizionalmente ben integrata nei sistemi sanitari. Un ostacolo è quello di dimostrare l'efficacia e la convenienza economica di specifici interventi nutrizionali".
Uno studio appena concluso ha evidenziato come i "pasti medicali su misura (MTM)" fatti su persone con condizioni mediche complesse come HIV, cancro, diabete, malattia renale allo stadio terminale, insufficienza cardiaca congestizia ecc migliorino le condizioni di queste persone e "rappresentino interventi promettenti e meritino ulteriori studi", e "sono in grado di migliorare la salute degli americani, in particolare i più vulnerabili".
Sebbene lo studio sia osservazionale, è strutturato in modo da fornire buone indicazioni, ma non può dirci quale caratteristica del cibo sia la vera responsabile dei cambiamenti. I vantaggi potrebbero derivare dall'aumentata disponibilità degli alimenti ritenuti salutari, perché si è fornito un'alternativa agli alimenti confezionati e agli alimenti a rapida preparazione, oppure a nessun cibo.
Nelle persone con diabete gli MTM hanno migliorato l'alimentazione in generale (più verdure, frutta e cereali integrali, meno alcol e zuccheri aggiunti), hanno abbassato gli episodi ipoglicemici del 27% (p = 0,03), ha ridotto l'insicurezza alimentare auto-percepita del 32% (p = 0,047) e ridotto del 41% il numero di giorni con scarsa qualità della vita a causa di stress mentale (P = .03). E soprattutto il cibo salutare è un investimento: "Qualunque sia il meccanismo preciso, il potenziale di risparmio sui costi grazie agli MTM è sorprendente: in base alla presente indagine, circa $ 9000 risparmiati per paziente all'anno".
In un altro studio chiamato "Fresh Food Pharmacy", l'accesso a 10 pasti settimanali di alimenti freschi e sani ha ridotto i livelli medi di emoglobina glicata dal 9,6% al 7,5%.
"Dato il loro potenziale per ottenere significativi benefici per la salute e risparmi sui costi, gli MTM possono rappresentare la punta della lancia per un'evoluzione nazionale verso un approccio food-is-medicine".
Aggiornamento 2/5/2019
Nuove cattive notizie per gli amanti degli aminoacidi ramificati (BCAA). Nonostante siano già da tempo indicati come inutili se non dannosi, continuano ad essere tra i supplementi più usati, soprattutto nelle palestre. Ma come ci insegnano i veri scienziati, noi abbiamo bisogno di tutti gli aminoacidi essenziali contemporaneamente, meglio se in rapporti ideali.
Il surplus di BCAA infatti riduce la disponibilità di altri aminoacidi come treonina e triptofano.
Questo porta ad un crollo della produzione di serotonina e aumento della fame che può favorire obesità e diabete.
I topi che assumono troppi BCAA hanno aspettativa di vita più breve e tutto il metabolismo energetico influenzato, con minore ossidazione dei grassi (QR elevato).
Aggiornamento 3/5/2019
Aggiornamento 5/5/2019
Un articolo sul legame tra interferenti endocrini e obesità infantile
Il cambio dello stile di vita è efficace nel ritardare le complicanze del diabete.
Aggiornamento 6/5/2019
Chi ha molte copie del gene per l'enzima amilasi salivare tende ad avere una diversa flora, con ricchezza di Ruminococcus, che tendono a far ingrassare perché degradano l'amido resistente e fanno assimilare più calorie. Hanno inoltre più Porphyromonas, batteri associati alle parodontiti.
Queste persone probabilmente starebbero meglio con una dieta low-carb.
Aggiornamento 7/5/2019
La dieta a base vegetale appare essere quella che più riduce il rischio di insufficienza cardiaca. Questo è dovuto probabilmente all'effetto antinfiammatorio.
"Gli alimenti a base vegetale minimamente trasformati sono ricchi di fibre, antiossidanti e fitonutrienti, che possono migliorare la salute del nostro microbiota, ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo", osservano i ricercatori.
"Inoltre, consumando una dieta a base vegetale, si possono evitare gli effetti potenzialmente dannosi degli alimenti di origine animale, come il ferro eme, l'acido sialico e il colesterolo".
La dieta definita "southern", ricca in salumi, cibo fritto, zuccheri e grassi aggiunti, è invece quella associata a maggior rischio, a causa della stimolazione della formazione di TMAO (metabolita aterogeno), della ricchezza in grassi saturi e trans, aminoacidi ramificati, nitriti, nitrati, ferro eme.
Aggiornamento 13/5/2019
Aggiornamento 12/5/2019
L’alternanza di digiuno e alimentazione è controllata da una complessa rete di connessioni cerebrali, segnali ormonali e sensori di nutrienti che coinvolge gli “orologi” periferici e cerebrali: il principale si trova nel nucleo soprachiasmatico (SCN), i secondari in altre parti del corpo. L’alterazione dei normali ritmi di alimentazione è legata a problemi metabolici. Limitare i tempi dell'assunzione di cibo - anche in caso di dieta sbilanciata - alla normale “fase attiva” (cioè di giorno, con la luce del sole) riduce i disturbi metabolici.
Di regola, mangiare durante la normale fase attiva e abbinare una colazione abbondante e un pranzo con una piccola cena risulta benefico per la salute metabolica.
Tenere conto dei tempi di assunzione del cibo può anche essere utile per migliorare le strategie di perdita di peso. Ad esempio, l'efficacia della perdita di peso durante la dieta è migliorata nelle persone che pranzano intorno a mezzogiorno rispetto a coloro che lo fanno più tardi nel pomeriggio.
Aggiornamento 13/5/2019
Usare l'avocado in sostituzione della fonte glucidica a colazione aumenta la sazietà agendo sugli ormoni PYY e GLP1
Aggiornamento 16/5/2019
Aggiornamento 27/5/2019
La carenza di vitamina D in gravidanza sembra aumentare il rischio di diabete gestazionale (GDM). I meccanismi non sono chiari, potrebbe essere dovuto alla disponibilità del calcio nella secrezione di insulina, o grazie al suo effetto antinfiammatorio. Infatti l'infiammazione cronica può scatenare la disfunzione o la morte delle β-cellule e indurre direttamente la resistenza all'insulina.
La carenza di vitamina D in gravidanza sembra aumentare il rischio di diabete gestazionale (GDM). I meccanismi non sono chiari, potrebbe essere dovuto alla disponibilità del calcio nella secrezione di insulina, o grazie al suo effetto antinfiammatorio. Infatti l'infiammazione cronica può scatenare la disfunzione o la morte delle β-cellule e indurre direttamente la resistenza all'insulina.
I difetti nella secrezione di insulina e nella sensibilità all'insulina (insulino-resistenza) possono contribuire allo sviluppo del GDM. Attraverso l'inibizione della produzione e dell'azione delle citochine infiammatorie, la vitamina D può ridurre l'infiammazione sistemica e promuovere la sopravvivenza delle cellule pancreatiche.
Aggiornamento 29/5/2019
I polifenoli come il resveratrolo agiscono da prebiotici sulla flora, ossia stimolano la crescita di batteri buoni come Akkermansia, un batterio che spesso non si ritrova nell'intestino degli obesi e dei diabetici.
"Gli studi con modelli animali hanno mostrato un ruolo causale per A. muciniphila nel proteggere la barriera intestinale, che è stato associato con l'aumento dello spessore del muco, l'omeostasi del glucosio migliorata e l'alleviamento dell'endotossemia metabolica.
Attraverso un effetto prebiotico, i polifenoli possono favorire la crescita di alcuni batteri, come l'Akkermansia muciniphila, migliorare la ricchezza e la diversità complessiva della comunità batterica e migliorare la difesa dagli agenti patogeni rinforzando l'omeostasi della barriera intestinale".
Il trapianto fecale da persone che consumano polifenoli aiuta a dimagrire e a migliorare il quadro metabolico. Gli integratori probabilmente non funzionano allo stesso modo perché non contengono la complessità delle sostanze presenti in natura.
Aggiornamento 31/5/2019
Probiotici e simbiotici sono utili a migliorare il profilo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2, secondo una revisione degli studi.
"Considerando i limiti negli studi individuali, prebiotici e simbiotici non possono essere prescritti come medicina alternativa nel T2DM, ma i pazienti possono trarre beneficio da questi integratori come se fossero un consiglio complementare insieme alle modifiche dello stile di vita e ai farmaci".
Aggiornamento 5/6/2019
Una scoperta può aiutarci a capire se le persone hanno convenienza a utilizzare una dieta con pochi carboidrati o meno.
Un gene, CLTCL1, che codifica per una proteina che modula l'effetto dell'insulina sui carboidrati, può avere una mutazione. Questa mutazione si è probabilmente diffusa dopo che la specie umana ha iniziato a utilizzare l'agricoltura, ed è quindi passata a diete con più alto quantitativo glucidico rispetto a quelle da cacciatore-raccoglitore.
"I ricercatori dicono che mentre questa variante genetica non gioca un ruolo diretto nello sviluppo del diabete, avere la variante più antica può rendere le persone più suscettibili a sviluppare il diabete, e può anche esacerbare la resistenza all'insulina coinvolta nel diabete [con le diete moderne]".
"La versione precedente di questa variante genetica probabilmente era utile ai nostri antenati in quanto avrebbe aiutato a mantenere livelli più elevati di zucchero nel sangue durante i periodi di digiuno, in tempi in cui non avevamo un accesso così facile ai carboidrati, e questo ci può aver aiutato ad evolvere il nostro cervello", ha detto un autore, il dott. Matteo Fumagalli.
La mutazione è più diffusa tra le popolazioni occidentali ed è molto rara tra le tribù di cacciatori-raccoglitori moderne.
Aggiornamento 6/6/2019
La vitamina D somministrata giornalmente o in dosi settimanali è efficace nel migliorare la glicemia e la sensibilità insulinica in donne con ovaio policistico, in particolare se somministrata insieme a zinco, calcio e vitamina K.
Aggiornamento 7/6/2019
Il metilgliossale è un composto che si forma quando la glicemia è alta e attiva la UPR, una risposta fisiopatologica che determina la formazione di proteine aberranti e attiva le vie infiammatorie e protrombotiche che favoriscono le malattie cardiovascolari
Aggiornamento 8/6/2019
Anche la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) ha emesso le sue linee guida sulla dieta chetogenica dimagrante. Tra di esse, non far durare il periodo più di 3 mesi, con eventuale alternanza di periodi di reintroduzione dei carboidrati. È consigliabile prima degli interventi bariatrici, in caso di diabete di tipo 2, ipertrigliceridemia, steatosi epatica, problemi cardiovascolari come ipertensione e insufficienza cardiaca (dopo appropriato esame dei fluidi corporei e funzione cardiaca), ipogonadismo, ovaio policistico, peri- e post-menopausa. obesità pediatrica con epilessia, in alcuni problemi tipici dell'anziano come obesità sarcopenica, Alzheimer e Parkinson (alcune forme), e non crea perdita di muscolo o di osso.
Le proteine di tipo whey e di origine vegetale sembrano avere migliore impatto sul microbiota rispetto alle altre di origine animale.
Aggiornamento 9/6/2019
Secondo l'analisi di più studi, le statine aumentano il rischio di diabete fino al 20% nei trial e fino al 99% negli studi di popolazione. Il meccanismo è la riduzione della secrezione di insulina.
Simvastatina, atorvastatina e rosuvastatina appaiono le statine più diabetogene.
Secondo le conclusioni degli autori la protezione cardiovascolare conferita dalle statine supera il rischio di diabete.
I valori di colesterolo troppo bassi nei diabetici possono aumentare il rischio di neuropatia diabetica. Infatti il colesterolo è necessario per la riparazione dei nervi.
Aggiornamento 11/6/2019
Come fanno stress, alterazione del sonno e dei ritmi circadiani a favorire l'accumulo di grasso? Uno dei meccanismi riguarda l'alterazione dei ritmi circadiani.
Il cortisolo, l'ormone dello stress, ha dei ritmi ben precisi durante la giornata nelle persone sane, alto al mattino e tendente a scendere durante la giornata. Somministrare l'analogo del cortisolo ai topi fa in modo che le cellule adipose siano più numerose e grandi. Questo però non succede, o in maniera limitata, se la somministrazione segue i ritmi circadiani.
Quando invece il cortisolo raggiunge un limite critico, stimola la produzione di una proteina chiamata PPARγ, che determina maturazione dei preadipociti in adipociti maturi. Questo significa avere più "magazzini" per le calorie introdotte, che tenderanno più facilmente ad accumularsi.
"Infine, questa ricerca sottolinea l'idea che forse l'esercizio fisico, l'esposizione al calore o il consumo di caffè che causano picchi pulsatili nel cortisolo sono utili per ridurre la probabilità che i preadipociti si differenzino in cellule adipose. Certo, è importante dedicare il tempo a queste cose, e le persone con problemi intestinali o surrenali dovrebbero usare queste cose in modo logico e produttivo invece di limitarsi a farle per routine, volenti o nolenti."
"Poiché i ritmi circadiani vengono riconosciuti come variabili importanti per l'ottimizzazione della salute e il trattamento delle malattie, i tempi [di somministrazione] diventeranno un fattore importante per massimizzare i risultati. Con un gran numero di persone obese e persone che assumono glucocorticoidi per numerosi problemi negli Stati Uniti, questo studio ci mostra come i fattori relativi alle perturbazioni circadiane possono promuovere l'accumulo di grasso.
I glucocorticoidi, come il cortisolo nell'uomo, sono influenzati dall'orologio circadiano in tutti gli animali e funzionano anche come input in tutto l'organismo. In altre parole, l'ambiente produce una variazione nei glucocorticoidi che promuove il giusto timing e la comunicazione tra sistemi di organi interdipendenti. I segnali circadiani che possono avere un impatto sul ritmo del cortisolo includono l'esposizione alla luce, il ciclo di alimentazione/digiuno, l'attività fisica e l'esposizione agli stress.
I glucocorticoidi sono farmaci utili nel ridurre problemi come stanchezza e dolore. Ma è importante prestare attenzione alle implicazioni fisiologiche del disallineamento con il ritmo circadiano del cortisolo. Quindi la tempistica potrebbe essere un grosso problema per chi assume glucocorticoidi e sta anche cercando di perdere peso.
Che tu sia esposto a segnali circadiani che disturbano i tuoi orologi o che sia esposto ai farmaci che fanno la stessa cosa, perdere il ritmo circadiano del cortisolo sembra promuovere l'accumulo nelle cellule di grasso, che diventano più grandi e numerose. Nessuna di queste cose è l'ideale in una popolazione già obesa".
Aggiornamento 12/6/2019
Un'analisi degli studi prospettici di coorte fornisce una solida evidenza che le diete con più alto indice e carico glicemico, indipendentemente dalla fibra alimentare, innalzano il rischio di diabete di tipo 2 tra le persone sane, e queste conclusioni sono importanti per la salute pubblica. La relazione è probabilmente causale pur non trattandosi di studi con gruppo di controllo.
Aggiornamento 13/6/2019
I ricercatori hanno misurato i livelli ematici di zucchero, insulina e lipidi in risposta a pasti specifici, incrociandoli con i dati su attività, sonno, fame e batteri intestinali (microbioma) in migliaia di partecipanti negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per lo più coppie di gemelli.
"I risultati rivelano un'ampia variazione nelle risposte del sangue agli stessi pasti nelle diverse persone, sia che contenessero carboidrati o grassi.
Ad esempio, alcuni partecipanti hanno avuto aumenti rapidi e prolungati della glicemia e dell'insulina, che sono legati all'aumento di peso e al diabete. Altri avevano livelli di grasso che hanno raggiunto il picco e persistevano nel flusso sanguigno ore dopo un pasto, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiache.
Questa risposta era dovuta solo parzialmente a motivi genetici, visto che cambiava anche tra gemelli. La variabilità era quindi attribuibile anche al microbiota.
Sorprendentemente, le proporzioni di nutrienti come grassi, proteine e carboidrati elencati nelle etichette degli alimenti spiegano meno del 40% delle differenze tra le risposte nutrizionali degli individui ai pasti con quantità simili di calorie. Ci sono anche grandi differenze nelle risposte agli stessi pasti a seconda dell'ora del giorno in cui vengono mangiati.
I risultati suggeriscono che le differenze personali nel metabolismo dovute a fattori come il microbioma intestinale, la tempistica dei pasti e l'esercizio fisico sono importanti quanto la composizione nutrizionale degli alimenti, sostenendo l'idea che la semplice etichettatura nutrizionale è insufficiente per valutare il cibo".
È stato così messo a punto un algoritmo (dalla società ZOE) che può prevedere in base ai parametri personali quale sia l'alimentazione più appropriata
Il dott. Andrew Chan, professore di medicina presso la Harvard Medical School e gastroenterologo del Massachusetts General Hospital, ha dichiarato: "È rassicurante che il nostro corredo genetico spieghi solo parzialmente come il nostro organismo risponde al cibo, sottolineando che il nostro metabolismo non è fisso - abbiamo il potere di cambiarlo. Una strada eccitante è quella di adattare le nostre diete ai batteri nel nostro intestino che ci aiuta a metabolizzare i nutrienti ".
"Per la maggior parte di noi, il cibo che mangiamo è la medicina più importante che prendiamo, eppure siamo tutti profondamente confusi su ciò che è buono per noi. Crediamo che unire scienza e intelligenza artificiale possa aiutarci, comprendendo per la prima volta le nostre risposte individuali al cibo ", ha detto il co-fondatore e CEO di ZOE, Jonathan Wolf.
Aggiornamento 14/6/2019
La vitamina D somministrata insieme a un probiotico misto (lattobacilli + bifidi) per 3 mesi migliora i parametri di salute mentale (depressione, ansia e salute generale), capacità antiossidante, infiammazione, colesterolo buono e insulinoresistenza, in persone con diabete.
Aggiornamento 17/6/2019
Secondo una revisione degli studi sull'applicazione delle linee guida nel diabete gestazionale, esse sono poco applicabili ed efficaci e non tengono conto della necessità di un team multidisciplinare.
La miglior cosa che possiamo consigliare è probabilmente di mangiare abbastanza proteine e tenere basso l'indice glicemico (evitando cibo-spazzatura)
Aggiornamento 19/6/2019
I mitocondri sono le nostre centrali energetiche. Trasformano i substrati energetici a base di carbonio in ATP, la molecola che la cellula usa per le sue reazioni biochimiche.
Con l'invecchiamento questi organelli possono diventare difettosi, e non producono più correttamente energia. Alcuni equiparano l'invecchiamento semplicemente alla riduzione dell'efficienza mitocondriale. In questo modo si riduce la produzione di ATP e aumenta quella di lattato, una scoria metabolica che deve essere trattata dal fegato. I grassi non si ossidano ma tendono ad essere immagazzinati. La maggior parte delle malattie o delle condizioni legate all'invecchiamento (diabete, fatica, malattie neurodegenerative, sarcopenia ecc) sono caratterizzate da mitocondri poco efficienti. Aumentano lo stress ossidativo e l'infiammazione.
"L'evidenza che la compromissione della funzione bioenergetica mitocondriale nel muscolo svolga un ruolo cruciale nel determinare il recupero dalle malattie è convincente". Ossia i mitocondri sani fanno la differenza tra chi guarisce e chi rimane malato cronicamente.
Molti micronutrienti sono utilizzati dai mitocondri per produrre energia e hanno un ruolo nel prevenire e gestire la disfunzione mitocondriale.
Le carenze dietetiche di proteine, selenio e zinco sono associate a danno cellulare. Tuttavia, un eccesso di antiossidanti può essere anche dannoso e un sovraccarico di nutrienti specifici, come ferro e vitamina C, può portare ad un aumento dell'ossidazione e delle lesioni cellulari. Vitamine del gruppo B, acido ascorbico, tocoferolo, selenio, zinco, coenzima Q10, caffeina, melatonina, carnitina, taurina, acido lipoico, nitrati e resveratrolo sono tutti nutrienti che possono potenzialmente migliorare la funzione mitocondriale.
Aggiornamento 23/6/2019
Il pesce grasso, ricco di benefici omega 3, riduce il rischio di diabete ma solo se non è inquinato. Infatti i contaminanti organici neutralizzano gli effetti positivi dei grassi buoni
Aggiornamento 23/6/2019
In un piccolo studio, la dieta lowcarb migliora i parametri della sindrome metabolica indipendentemente dalla perdita di peso
Aggiornamento 24/6/2019
Le statine possono raddoppiare il rischio di diabete, secondo uno studio statunitense.
Aggiornamento 26/6/2019
Si raccomanda inoltre un'alimentazione nutrizionalmente densa, cioè evitare alimenti raffinati, ricchi in calorie ma poveri di nutrienti.
Aggiornamento 27/6/2019
La vitamina D (4000 UI al giorno) non riduce il rischio di diabete: questo sembra emergere dal D2d Trial. Tuttavia un'analisi più accurata dei dati ci dice che... il rischio si riduce nelle persone con vitamina D in range (sopra i 30 ng/mL) del 12%, cifra che non è stata considerata significativa, e per questo si è superficialmente concluso che non vi è convenienza ad assumerla per prevenire il diabete.
Dall'analisi dei sottogruppi emerge inoltre che nelle persone con grave insufficienza ( < 20 ng/mL) il rischio si riduce del 62%, quindi in chi abbia carenza l'integrazione giornaliera è molto utile.
Un probiotico con 4 lattobacilli (acidophilus, plantarum, fermentum, e gasseri) ha ridotto l'infiammazione in donne con ovaio policistico.
Aggiornamento 27/6/2019
Tanto prima ci si ammala, tanto più si sottopone l'organismo a uno stress che porta a perdita della vista, malattie cardiovascolari, tumori, neuropatie, steatosi epatica, apnee notturne.
Dal punto di vista nutrizionale (e non solo), le ultime linee guida prevedono un approccio più "aggressivo" al fine di prevenire o ritardare le complicanze, consigliando "l'alimentazione per i giovani con diabete di tipo 2, come per tutti i bambini, dovrebbe concentrarsi su abitudini alimentari salutari che enfatizzino il consumo di alimenti ricchi di nutrienti e di alta qualità e riducano il consumo di alimenti densi di calorie, poveri di nutrienti, in particolare bevande zuccherate".
Aggiornamento 2/7/2019
Nelle persone sane i microbi intestinali degradano le tossine uremiche, mentre le persone con insufficienza renale presentano un'alterazione della flora e permeabilità intestinale che provoca un eccesso di queste tossine nel sangue, con conseguenti problemi cardiovascolari, ormonali (PTH), diabete ecc.
Probiotici, in particolare i bifidi, e fibre possono migliorare il quadro.
L’integrazione con zinco
previene il diabete e migliora il metabolismo glucidico (glicemia e insulina a
digiuno e postprandiale) nelle persone che ne soffrono
Aggiornamento 5/7/2019
L'importanza dei ceramidi nel diabete
Aggiornamento 7/7/2019
Ridurre grassi saturi e carboidrati e sostituirli con grassi polinsaturi come acido linoleico e omega 3 del pesce appare ridurre la mortalità cardiovascolare nei diabetici
Le tendenze alimentari si sono spostate verso diete ad alto contenuto proteico, perché ritenute alternative più sane e meno "ingrassogene" rispetto a carboidrati e grassi. Secondo questo esperimento su umani sani la situazione è però più complessa.
Infatti gli studiosi hanno messo in evidenza come 3 aminoacidi, leucina, glutammina e glutammato, spingano la DNL (de novo lipogenesis), ossia la sintesi di grassi da parte del fegato. Questo succede tramite la modulazione di mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, e può portare nel tempo a fegato grasso, ipertrigliceridemia e aumento di peso.
Tra gli alimenti che proteggono dal diabete, una metanalisi cita cereali integrali e alcol in quantità moderata, mentre aumentano il rischio carni rosse e processate e bibite zuccherate.
Aggiornamento 9/7/2019
Aggiornamento 10/7/2019
I ratti esposti a luce blu di notte hanno ridotta tolleranza glucidica, resistenza insulinica e tendono a mangiare più dolci
Aggiornamento 19/7/2019
La supplementazione con vitamina D a dosi di almeno 4000UI al giorno per un periodo di almeno 12 settimane, può portare a miglioramenti dei livelli di glicemia, sensibilità all'insulina, iperlipidemia e funzionalità ormonale nelle donne con PCOS
Secondo una revisione degli studi pubblicata sulla rivista della società europea di Nutrizione Clinica, l'acido alfalipoico è efficace nell'abbassare la glicemia a digiuno, l'emoglobina glicata e i parametri di infiammazione.
Aggiornamento 21/7/2019
I mitocondri degradano l'insulina, per cui mitocondri poco sani e rovinati possono favorire l'iperinsulinemia
Oltre ai noti EDC, interferenti endocrini, definiti come "sostanze chimiche esogene, o miscela di sostanze chimiche, che possono interferire con qualsiasi aspetto dell'azione ormonale", esistono anche gli MDC, metabolic disrupting chemicals, sostanza capaci di interferire con l'azione dei mitocondri, riducendo capacità di produzione energetica, duplicativa, e aumentando lo stress ossidativo (produzione di ROS).
Sono sia sostanze naturali (soprattutto metalli come cadmio e arsenico) che sintetiche, come pesticidi (tra cui il famoso chlorpyrifos), tributilstagno, BPA, atrazina, PFO, ftalati, diossine ecc.
Queste sostanze causano diabete interferendo con la normale bioenergetica dei mitocondri.
Aggiornamento 22/7/2019
Aggiornamento 23/7/2019
Come fa il diabete ad aumentare il rischio cardiovascolare? Uno dei meccanismi lega l'iperglicemia all'ingresso di calcio nella muscolatura liscia dei vasi, provocando così vasocostrizione e ipertensione.
Aggiornamento 24/7/2019
La carenza subclinica di magnesio è il principale fattore responsabile di malattie cardiovascolari come aritmie, calcificazioni arteriose, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, ipertensione e trombosi, ed è legata oltre che a scarsa introduzione anche a uso cronico di diuretici e antiacidi.
Il cervello gestisce la glicemia in coordinazione col pancreas.
Aggiornamento 28/7/2019
Le diete a base vegetale, specialmente quando sono ricche di alimenti salutari e nutrienti, appaiono le migliori per la prevenzione primaria del diabete di tipo 2.
Gli alimenti a base vegetale "contengono fibre, vitamine e mnerali, antiossidanti, composti fenolici e acidi grassi insaturi", osservano i ricercatori, che "migliorano la sensibilità all'insulina e la pressione sanguigna, riducono l'aumento di peso a lungo termine e migliorano l'infiammazione sistemica - fattori causali del diabete di tipo 2 ".
Aggiornamento 30/7/2019
La supplementazione con vitamina D migliora i parametri del diabete (insulina, emoglobina glicata e insulinoresistenza).
In particolare 5000 UI al giorno di vitamina D per 6 mesi hanno migliorato la sensibilità insulinica di persone diabetiche o con prediabete
In particolare 5000 UI al giorno di vitamina D per 6 mesi hanno migliorato la sensibilità insulinica di persone diabetiche o con prediabete
Aggiornamento 31/7/2019
In uno studio su 154 persone, "l'adesione tra le persone con diabete o intolleranza al glucosio (prediabete) a una dieta a basso contenuto di carboidrati per una media di due anni ha portato a miglioramenti significativi della pressione sanguigna, del peso e dei parametri lipidici con riduzione del 21,5% dei farmaci per l'ipertensione. La dieta è stata ben tollerata. Questi sostanziali benefici possono tradursi in una significativa protezione cardiovascolare e risparmi nel budget dei farmaci".
Akkermansia muciniphila e Faecalibacterium prausnitzii sono microbi intestinali solitamente abbondanti in soggetti sani ma con livelli ridotti in soggetti con infiammazione e alterazioni dei processi metabolici che portano al diabete di tipo 2.
Il primo aumenta con estratto di melagrana, resveratrolo, polidestrosio e butirrato di sodio, mentre il secondo aumenta con gli isoflavoni (soia) e i grassi polinsaturi.
L'inulina aumenta entrambi, mentre una dieta a base di alimenti raffinati o FODMAP per troppo tempo li riduce.
Aggiornamento 3/8/2019
Uno studio italiano mostra come basti mangiare prodotti locali, freschi e senza additivi per 6 mesi per ridurre pressione e parametri metabolici legati al diabete come insulina, glicemia e grasso viscerale.
Aggiornamento 6/8/2019
L'acido linoleico, un grasso omega 6, risulta associato con minore rischio di diabete, soprattutto se sostituisce grassi saturi, trans e carboidrati.
Aggiornamento 8/8/2019
La dieta ad alto contenuto di fibre influenza positivamente il cervello tramite la produzione di butirrato, un grasso a catena corta che influenza l'infiammazione, i mitocondri, l'espressione genica e il microbiota, tutti fattori che influenzano le malattie neurodegenerative, il diabete, l'autismo e il disordini psicologici.
Il melone amaro (o zucca amara, Momordica charantia) ha proprietà antidiabetiche e ipoglicemizzanti secondo una revisione degli studi
Aggiornamento 12/8/2019
Quattro cucchiai al giorni di aceto, in particolare di mele, aiutano a ridurre la glicemia, soprattutto nei diabetici. Possono migliorare anche il profilo lipidico e la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS). Attenzione agli eccessi ovviamente, che possono portare a ulcere e alterazione degli elettroliti.
Aggiornamento 22/8/2019
Chi ha buone quantità di grasso bruno (BAT) ha migliore salute anche perché rimuove l'eccesso di aminoacidi ramificati (BCAA) dal sangue, utilizzandoli come fonte di energia per produrre calore. In persone con poco BAT, i BCAA possono essere dannosi perché non vengono metabolizzati ma si accumulano, aumentando il rischio di diabete e aumento di peso.
I grassi polinsaturi, omega 3, 6 e linolenico, non sono associati a prevenzione del diabete secondo una enorme metanalisi.
Aggiornamento 29/8/2019
Un nuovo studio ha messo in mostra come una paleodieta (PD) in chiave moderna (senza cereali e legumi) possa migliorare il microbiota in confronto a quello di persone con una tipica dieta occidentale. Gli autori scrivono che si evidenzia un ritorno di specie che sono quasi scomparse nel nostro intestino, come Akkermansia, ma anche di batteri che proliferano coi grassi e metabolizzano i sali biliari. Aggiungono inoltre "Sebbene diversi studi abbiano suggerito interessanti potenziali benefici della dieta paleo nei pazienti obesi e con diabete di tipo 2 a medio e lungo termine (cioè aumento della sensibilità all'insulina, vantaggi nel controllo glicemico e riduzione della massa grassa totale e dei livelli di trigliceridi), particolare attenzione deve essere posta quando si seguono a lungo le diete paleolitiche con percentuali di macronutrienti così lontane dalle raccomandazioni nutrizionali, almeno fino a quando studi longitudinali più completi in coorti più grandi, compresi studi controllati randomizzati, avranno valutato pienamente l'impatto della PD sulla salute dell'ospite".
Aggiornamento 1/9/2019
L'estratto di fagioli cannellini cura la permeabilità intestinale nel modello animale di obesità
Secondo una metanalisi che ha incluso 8 studi che confrontavano la paleodieta (PD) con diete standard, La PD ha ridotto gli indici antropometrici (peso, BMI, circonferenza addominale e percentuale di grasso corporeo), la pressione sanguigna, il profilo lipidico (colesterolo totale, LDL, trigliceridi; aumento del colesterolo HDL) e le concentrazioni circolanti di PCR (infiammazione). Gli autori però precisano che includendo altri studi i risultati si ridimensionano, e che non ci sono ancora trial sufficientemente affidabili per delle conclusioni definitive.
Aggiornamento 3/9/2019
Un particolare ceppo di L. gasseri, classificato OLL2716, agisce nello stomaco e non nell'intestino, migliorando la dispepsia funzionale, la disbiosi gastrica e rimettendo al suo posto H. pylori (HP), responsabile spesso dei problemi gastrici come il reflusso. In particolare vengono ridotti i Proteobacteria (come E. coli e HP), alcuni dei quali rilasciano LPS, una componente infiammatoria presente oltre che nei problemi gastrici anche nel diabete, soprattutto in caso di permeabilità intestinale
Aggiornamento 7/9/2019
Non tutti sanno che... uno dei compiti del microbiota è produrre vitamine, tra cui i folati. Le indicazioni delle quantità di folati da introdurre quotidianamente sono riferite a persone medie e sane, ma molti, a causa soprattutto dei farmaci che assumono, non ne introducono a sufficienza, con varie conseguenze, dall'anemia ai problemi intestinali.
La metformina, farmaco per diabetici, riduce i folati, anche alterando il microbiota.
Un particolare batterio probiotico, chiamato Intestinibacter bartlettii, resiste all'effetto della metformina e può ridurre gli effetti collaterali, tra cui quelli intestinali.
Aggiornamento 13/9/2019
Nelle persone con diabete di tipo 2 "la supplementazione con magnesio può produrre un effetto favorevole su glicemia, HDL, LDL, trigliceridi e pressione massima. Pertanto, l'integrazione con magnesio può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari associate al diabete".
Aggiornamento 17/9/2019
La serotonina è conosciuta come neurotrasmettitore della felicità, ma il 95% di essa è prodotta nell'intestino.
Le persone con diabete hanno eccessiva produzione di serotonina perché la loro flora stimola le cellule intestinali a produrla. Mutando la flora si riduce la glicemia.
Sono stati osservati gli effetti della paleodieta in gravidanza su 37 donne che già la seguivano, confrontate con 39 donne che seguivano un'alimentazione classica.
Il gruppo paleo ha avuto migliori esiti nel controllo della glicemia ed emoglobina e ferritina più alte, ha aumentato meno di peso e i bambini avevano un peso lievemente inferiore, ma senza conseguenze negative. "La dieta paleolitica mantenuta durante la gravidanza può avere un effetto benefico sulla tolleranza al glucosio. Può anche aumentare i depositi di ferro e i livelli di emoglobina. I neonati di donne che mantengono una dieta paleolitica sono leggermente più piccoli ma compatibili con l'età gestazionale senza differenze nei risultati neonatali. Questi risultati possono indicare la natura favorevole di questa dieta durante la gravidanza e possono persino diventare interessanti nelle donne inclini al diabete gestazionale. Ulteriori ricerche future potrebbero far luce sul possibile effetto benefico di tale dieta".
Aggiornamento 19/9/2019
Da anni ci battiamo perché si tenga conto dell'influenza della dieta nelle malattie autoimmuni. Uno dei legami è rappresentato dal glucosio, che quando è in eccesso stimola la produzione dei Th-17, globuli bianchi corresponsabili delle malattie autoimmuni.
L'iperglicemia, che può essere cronica o postprandiale derivata da un bel piatto di pasta o una bibita zuccherata, stimola lo stress mitocondriale e così il rilascio di fattori che promuovono i Th-17. Gli scienziati concludono con "I nostri risultati qui possono fornire una possibile spiegazione per l'aumento delle risposte delle cellule Th17 sia nei pazienti diabetici di tipo 1 che di tipo 2 ... [e] forniscono meccanismi cellulari [che spiegano come il] consumo a lungo termine di bevande ad alto contenuto di saccarosio ... [aggravano] la patogenesi dell'autoimmunità nei topi ... oltre all'alterazione del microbiota intestinale".
Aggiornamento 23/9/2019
Alcuni lavori, come camionista, dipendente di industrie e ditte di pulizie aumentano il rischio di diabete, forse per essere legati a status sociale inferiore
Aggiornamento 26/9/2019
Uno dei responsabili della sindrome dell'ovaio policistico potrebbe essere un batterio, Bacteroides vulgatus, che altera gli acidi biliari e il profilo ormonale e infiammatorio.
Questo spiega anche perché dieta e probiotici possono aiutare a gestire la condizione
La supplementazione prebiotica, probiotica e simbiotica nelle donne con sindrome dell'ovaio policistico ha dimostrato di migliorare molti risultati biochimici e influenzare positivamente la condizione, e può essere considerata un'opzione terapeutica.
Aggiornamento 27/9/2019
Il magnesio è un minerale fondamentale per la gestione della glicemia. La sua carenza aumenta la produzione di insulina, che a sua volta stimola l'escrezione urinaria di magnesio, creando un circolo vizioso molto pericoloso per la salute. La supplementazione di magnesio deve essere valutata nelle persone diabetiche.
Aggiornamento 28/9/2019
I glitazoni (o tiazolidinedioni) sono stati usati per molti anni come farmaci antidiabetici per abbassare la glicemia. Questo avveniva tramite la ridistribuzione del grasso, che passava dal compartimento viscerale a quello sottocutaneo, fatto per cui le persone ingrassavano. Sono stati quasi aboliti perché aumentavano il rischio cardiovascolare, e oggi si è scoperto perché, almeno per alcuni di questi farmaci.
Sono tossici per i mitocondri, gli organelli cellulari che forniscono energia agli organi, in primis al cuore.
Nel modello animale il resveratrolo riduce la disfunzione cardiaca causata dai farmaci.
La medicina mitocondriale si conferma l'approccio del futuro.
Aggiornamento 3/10/2019
Tra i possibili fattori che modulano il rischio di diabete di tipo 1, l'eccesso di igiene, alcune infezioni enteriche e da raffreddamento, malattie esantematiche, che spiegano anche la stagionalità della scoperta della malattia, le crossreazioni con gli antigeni alimentari e la permeabilità intestinale. Tra i batteri sembrano più abbondanti i Bacteroidetes e scarsi i produttori di butirrato. Anche viroma e micobioma sono alterati. L'allattamento al seno appare protettivo, soprattutto grazie all'apporto di bifidobatteri come B. infantis.
Tra i fattori nutrizionali, gli omega 3 sono protettivi mentre l'esagerato consumo di latte aumenta il rischio. Anche introdurre il glutine dopo i 9 mesi potrebbe aumentare il rischio, così come lo svezzamento precoce.
Tra le vitamine, la carenza della D aumenta il rischio, mentre vi è incertezza per le altre. Lo zinco potrebbe essere protettivo, mentre nitriti, nitrati e nitrosammine (carni lavorate) devono essere ulteriormente indagate.
Aggiornamento 4/10/2019
Cibi prebiotici e probiotici agiscono modulando la composizione e l'abbondanza del microbiota intestinale, riducendo la permeabilità intestinale, aumentando la produzione di SCFA, diminuendo il livello di LPS e inibendo l'infiammazione, riducendo il rischio di diabete di tipo 2 e aiutando nella sua gestione
Aggiornamento 7/10/2019
Quale dieta protegge dal rischio cardiovascolare nelle donne diabetiche? Secondo un'indagine dei cardiologi americani la dieta mediterranea e le sue simili (DASH, dieta ADA) sono protettive, mentre la paleodieta ha un impatto neutro, e sono richiesti più lavori e più lunghi per far affermare questa dieta.
Aggiornamento 8/10/2019
Aumentare il consumo di bibite zuccherate di mezza lattina al giorno aumenta il rischio di diabete del 16% nei 4 anni successivi. Le bevande con dolcificanti artificiali lo aumentano del 18% (anche se può essere una causalità inversa). Sostituire una porzione con bevande non zuccherate (acqua, caffè o tè) riduce il rischio fino al 10%
L'eritritolo è usato come dolcificante, perché non viene assorbito dall'intestino. Tuttavia il corpo è in grado di convertire il glucosio in eritritolo, e più questa via è attiva più sembra la tendenza a ingrassare e ad avere diabete.
Aggiornamento 12/10/2019
La supplementazione con almeno 1mg di folati riduce l'insulina e l'insulinoresistenza in persone diabetiche.
Aggiornamento 20/10/2019
Da una revisione sistematica di 5 trial randomizzati controllati condotti su un totale di 371 adulti con prediabete è emerso che il consumo di 57 g di pistacchi o di 60 g di mandorle al giorno per 4 mesi si associa a miglioramento della glicemia e dell’insulina a digiuno, dell’insulinoresistenza, dell’uptake di glucosio nei linfociti e della funzionalità delle cellule beta
Aggiornamento 21/10/2019
Le ultime linee guida congiunte di diabetologi e cardiologi europei consigliano una dieta mediterranea supplementata con olio d'oliva extravergine o frutta oleosa
Aggiornamento 22/10/2019
Mycobacterium avium ss. paratuberculosis (MAP) è l'agente patogeno che causa la paratubercolosi bovina, ma nell'uomo si manifesta come morbo di Crohn, malattia intestinale (IBD). Il latte, anche quello formulato per bambini e anche se pastorizzato, può portare questo batterio, e suscitare autoimmunità, aumentando il rischio di diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto e altre malattie.
"Prove sufficienti indicano che fino all'eliminazione di MAP dalla catena alimentare, si può continuare a dire che le mucche hanno la malattia di Crohn e ci stanno dando diabete, sclerosi multipla, sarcoidosi, sindrome di Blau, tiroidite di Hashimoto, lupus, morbo di Parkinson e artrite reumatoide".
Aggiornamento 24/10/2019
La Endocrine Society ha emesso nuove linee guida sulla gestione della glicemia in chi assume insulina. Controllare la glicemia un'ora e due ore dopo l'inizio del pasto, assumere il pasto glucidico per ultimo, iniziando dall'insalata e dalle proteine, utilizzare dei supplementi che possano ridurre la glicemia postprandiale (500mg di vitamina C 2 volte al giorno, fibre viscose, un cucchiaino di aceto, facendo attenzione allo smalto dei denti) prima del pasto, passeggiare 10 minuti dopo il pasto.
Aggiornamento 27/10/2019
Secondo una revisione degli studi, il digiuno intermittente "migliora significativamente il controllo glicemico e la resistenza all'insulina con una riduzione del peso, del livello di leptina e un aumento della concentrazione di adiponectina nella popolazione generale senza malattia metabolica cronica" rispetto alla semplice restrizione calorica.
È importante notare inoltre l'importanza del "timing": infatti saltare la colazione è associato ad aumento degli ormoni dello stress, condizione che può aumentare la perdita di massa magra e il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 30/10/2019
La dieta paleovegan come potenziale metodo per gestire la glicemia e mandare in remissione il diabete di tipo 2
Aggiornamento 3/11/2019
Ridurre i BCAA migliora la secrezione insulinica nei diabetici
Le diete a basso indice glicemico sono utili per gestire diabete e prediabete
Aggiornamento 4/11/2019
L'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diabete alterando la funzione immunitaria intestinale
Aggiornamento 7/11/2019
In persone con diabete difficile da controllare, la dieta low carb può ridurre gli episodi di ipoglicemia e i farmaci utilizzati.
Aggiornamento 11/11/2019
L'amido resistente, quello che digeriamo molto lentamente, migliora alcuni parametri legati al diabete come glicemia e insulina
L'esposizione a BPA e BPS si associa ad aumentato rischio di diabete, indipendentemente dagli altri fattori di rischio
Aggiornamento 14/11/2019
I probiotici possono avere un lieve effetto sul diabete gestazionale
Il metilgliossale, non degradato nelle persone con diabete, contribuisce all'infiammazione, alla disfunzione endoteliale, renale ecc
Aggiornamento 18/11/2019
Il diabete di tipo 2 è legato a una flora sbilanciata, che rilascia dei metaboliti che portano a uno stato di endotossemia. Questo stato "consuma" la vitamina C e di conseguenza la vitamina E, aumentando lo stress ossidativo. Fornire alte dosi di vitamina C può migliorare l'asse intestino-fegato e migliorare lo stato antiossidante
Aggiornamento 20/11/2019
Il coenzima Q10 è un fattore fondamentale per la produzione di energia mitocondriale, che rappresenta il 90% di quella prodotta dall'organismo.
Persone che hanno carenze nutrizionali (soprattutto B6), difetti genetici nella sintesi o nell'utilizzo di CoQ10, malattie che stressano le cellule, come cancro, diabete, malattie cardiache, HIV, distrofie muscolari, depressione e morbo di Parkinson, malattie mitocondriali, stress ossidativo dovuto all'invecchiamento, chi assume statine e chi fuma, sono a rischio di carenza di CoQ10.
Assumerlo può ridurre l'insufficienza cardiaca, l'ipertensione e l'iperglicemia, preparare meglio l'organismo alla chirurgia, migliorare la fertilità nella donna e la salute della pelle, ridurre la frequenza, la severità e la durata dell'emicrania, migliorare le energie.
Aggiornamento 21/11/2019
"L'interruzione cronica delle dinamiche circadiane (alterare i rtimi sonno-veglia e il ciclo naturale della luce) provoca l'accumulo di un carico allostatico (allontanamento dall'omeostasi), ossia una diminuzione della capacità di resistenza ai fattori di stress e lo sviluppo di malattie sistemiche croniche. Infine, suggeriamo che gli approcci cronoterapici (riallineare i ritmi al normale ciclo sonno-veglia) possono comportare il ripristino dei meccanismi adattativi allostatici e il ripristino della resilienza allo stress fisiologico". In pratica, prima che sia troppo tardi, bisogna imparare a dormire la notte, e questo può aiutare le condizioni metaboliche legate con l'alterazione dei ritmi circadiani, come diabete, steatosi, aumento di peso ecc.
L'insulina in eccesso stimola la vasocostrizione e quindi l'ipertensione
Aggiornamento 24/11/2019
I fitati, presenti in cereali integrali, legumi e frutta oleosa, sono visti da alcuni, in particolare chi promuove la paleodieta, come irritanti dell'intestino e chelanti dei metalli, ossia sostanze che impediscono l'assorbimento dei metalli. In realtà in questo studio promuovono miglioramenti metabolici (riduzione di AGEs ed emoglobina glicata) proprio bloccando l'effetto proossidante del ferro. Questo porta a pensare che l'effetto, sia positivo che negativo, sia estremamente soggettivo
Aggiornamento 24/11/2019
Proteine, molte o poche? Una corretta quantità di proteine previene il catabolismo muscolare, ma più aminoacidi si ingeriscono più essi vengono ossidati.
"L'ingestione di proteine aumenta la sintesi proteica muscolare e diminuisce la proteolisi delle proteine muscolari, ma la relazione tra l'ingestione di proteine e il bilancio netto delle proteine raggiunge un plateau a ~ 20-30 g per pasto.
L'ingestione di proteine stimola la secrezione di insulina ma anche di glucagone e può così compromettere l'azione dell'insulina, riducendo il rischio di ipoglicemia, ma fornendo anche una potenziale spiegazione meccanicistica per l'aumento del rischio di diabete di tipo 2 associato a un'elevata assunzione di proteine che osserviamo negli studi sulla popolazione".
"Nelle persone con sovrappeso e obesità, un'elevata assunzione di proteine senza una concomitante riduzione sostanziale dell'assunzione di carboidrati attenua l'effetto terapeutico della perdita di peso indotta dalla dieta sulla sensibilità all'insulina. Tuttavia, un aumento dell'assunzione di proteine e la conseguente secrezione di glucagone potrebbero essere utili nelle persone con obesità e T2DM facilitando la perdita di peso e migliorando il controllo glicemico attraverso un aumento della sazietà e dell'effetto termico, un più lento svuotamento gastrico, una diminuzione e un più lento aumento del glucosio e dell'insulina nel sangue".
Aggiornamento 25/11/2019
Il dott Vasquez fa a pezzi un recente trial in cui omega 3 e vitamina D non hanno dato risultati sulla funzionalità renale in persone diabetiche. In particolare le dosi erano basse e il trial sembra disegnato per fare un favore alle compagnie farmaceutiche
Aggiornamento 27/11/2019
Aggiornamento 30/11/2019
Il danno progressivo al podocita tipico della nefropatia diabetica si associa ad acidi grassi liberi, colesterolo e ceramidi, che entrano nella cellula e provocano danno mitocondriale
Aggiornamento 3/12/2019
Aggiornamento 4/12/2019
Nella popolazione generale l'alto introito proteico (HPD) sembra aumentare il rischio di declino della funzione renale. Si tratta di un topic da sempre divisivo e controverso, che puntualmente fa litigare i "tifosi" delle varie correnti della nutrizione."Le prove suggeriscono che l'ingestione di un pasto ad alto contenuto proteico porta ad un aumento della velocità di filtrazione glomerulare (GFR), con conseguente "iperfiltrazione glomerulare" a seguito del picco di aminoacidi, che porta alla dilatazione dell'arteriola "afferente" e all'aumento della pressione intraglomerulare. Inversamente, un minor apporto di proteine nella dieta porta a una maggiore costrizione dell'arteriole afferente, con conseguente riduzione della pressione intraglomerulare e riduzione del GFR (come mostrato nella Figura nel primo commento). I dati emergenti su individui e popolazioni suggeriscono che l'iperfiltrazione glomerulare associata a una dieta ricca di proteine può portare a un rischio più elevato di malattia renale (CKD) de novo o ad accelerare la progressione della CKD preesistente. Considerando che le persone con reni sani e intatti possono non essere colpite da questo impatto dannoso dell'HPD, quelle con una limitata dotazione di nefroni e a rischio di CKD possono essere più vulnerabili, come persone diabetiche e obese, così come quelle con una ridotta riserva renale come le persone monorene o nelle prime fasi della CKD. [... ] Mentre sono necessari ulteriori studi per far luce su questo e altri argomenti, è prudente evitare di raccomandare l'assunzione elevata di proteine per la perdita di peso nei pazienti obesi o diabetici o quelli con precedenti eventi cardiovascolari o un solo rene se la salute del rene non può essere adeguatamente protetta".
Comunque negli sportivi questo non accade, quindi siate sportivi 😜
Mangiando le stesse calorie, ma seguendo i ritmi circadiani (e quindi con una colazione ricca in carboidrati e solo 3 pasti al giorno contro 6) si è portato alcuni diabetici a un migliore controllo glicemico e dimagrimento con dimezzamento delle unità di insulina.
I ritmi circadiani sono fondamentali per la salute, poiché la luce solare attiva trascrizione di proteine e circuiti nervosi appositi, che se sfasati cronicamente procurano danno al corpo. "La cronoterapia, la terapia della luce (fototerapia) e l'intervento [sul ritmo] circadiano, tra gli altri, fanno tutti parte di una nuova medicina circadiana, che si spera diventi un intervento standard sicuro e a basso costo per molte patologie. L'accelerazione dei progressi in queste aree di ricerca negli ultimi 50 anni fornisce uno straordinario esempio di come la ricerca fondamentale può generare nuove conoscenze sulla biologia e suggerire importanti nuove applicazioni per migliorare la salute umana". Queste terapie però non possono essere brevettate come i farmaci
Una forma di digiuno intermittente (time-restricted fasting), ossia cenare presto e digiunare per 14 ore circa, migliora i parametri della sindrome metabolica in un piccolo studio senza gruppo di controllo.
L'iperglicemia porta a infiammazione e alla neuropatia diabetica. Il sulforafano dei broccoli riduce l'infiammazione bloccando NF-kB, mediatore cellulare, e stimolando Nrf2, che protegge dallo stress ossidativo
L'articolo del Prof Alessio Fasano, docente ad Harvard, inizia così "Venticinque secoli fa, quando Ippocrate affermò che "Tutte le malattie iniziano nell'intestino", ebbe un'intuizione incredibile che solo recentemente è stato pienamente apprezzata a causa di nuove intuizioni sulla patogenesi di molte malattie infiammatorie croniche (CID) che affliggono l'umanità".
Aggiornamento 19/3/2020
La COVID19 si conferma avere peggiore prognosi nei diabetici, a causa dello stato infiammatorio di base e forse del fatto che il virus attacca il pancreas. Questo capita anche per l'influenza
Aggiornamento 23/4/2020
Il glucagone, insieme alla resistenza insulinica, può giocare un ruolo determinante nel diabete, e l'alimentazione con molte proteine ne può aumentare il rilascio
L'iperuricemia appare essere un predittore indipendente del rischio cardiovascolare nei diabetici
Sempre più evidente l'associazione tra scarso controllo glicemico (diabete) e peggior esito della COVID19
L'indice glicemico e il carico glicemico sono legati al rischio di diabete e di malattie cardiovascolari (infarto e ictus). Il consumo di cereali con fibre è invece protettivo, ma solo con un carico glicemico moderato, ossia entro certe quantità.
Aggiornamento 8/12/2019
L'insulina stimola la lipogenesi (DNL), ossia la sintesi di grassi endogena. Mentre questa via è quasi trascurabile nelle persone normali, è discretamente attiva in persone con alterazioni metaboliche (insulinoresistenza, sindrome metabolica, diabete, invecchiamento), e può quindi condizionare l'aumento di peso e rendere più difficile dimagrire.
"Oltre all'eccesso calorico, i macronutrienti esercitano effetti specifici modulando la secrezione enteroendocrina e, a loro volta, le isole pancreatiche [con aumento del rapporto insulina/glucagone] e la funzione cerebrale prima di raggiungere il letto splancnico per stimolare direttamente la secrezione di insulina e l'ingresso [dei nutrienti] nel fegato. Solo il 33% circa dei carboidrati nella dieta entra nel fegato e si ritiene che i grassi nella dieta ammontino solo al 10-20% del pool di acidi grassi epatici. Tuttavia, i macronutrienti possono fornire substrati per l'acetil-CoA epatico" che attiva i sensori nutrizionali e fornisce i substrati per la lipogenesi.
Nelle persone con diabete "l'ingestione di due pasti ad alto tasso glucidico rivelano le anomalie metaboliche: i carboidrati ingeriti vengono deviati dalla sintesi di glicogeno muscolare al fegato, dove la disponibilità aumentata di carboidrati e l'iperinsulinemia compensativa promuovono la DNL epatica, sintesi di trigliceridi epatica e secrezione di VLDL, ipertrigliceridemia e riduzione nel plasma delle HDL".
In tutto questo gioca un ruolo importante l'ipotalamo e l'infiammazione che lo colpisce, che altera il controllo sui nutrienti e influenza il loro destino metabolico.
Aggiornamento 14/12/2019
Aggiornamento 17/12/2019
Una nuova review riassume gli effetti dei dolcificanti artificiali. Continua ad essere evidenziato che possono favorire l'aumento di peso e non la perdita, inoltre "Non è chiaro se il consumo di dolcificanti artificiali (NNS) abbia un effetto sull'incidenza del diabete di tipo 2 o sul controllo glicemico anche se esistono prove che modifichino il microbiota, che interagiscano con i recettori del gusto dolce nella cavità orale e intestinale e che modifichino la secrezione di GLP-1, peptide YY, grelina e GIP, ormoni intestinali che possono influenzare la glicemia. In conclusione, sono necessari studi a lungo termine sul consumo di NNS per trarre una conclusione definitiva sul ruolo del loro consumo sul controllo glicemico".
Aggiornamento 21/12/2019
Somministrare omega 3 e vitamina D ai bambini a cui si diagnostica il diabete di tipo 1 riduce la necessità di insulina nei mesi successivi
Aggiornamento 7/1/2020
Chi è malnutrito da bambino e obeso da adulto ha maggiore rischio di diabete di tipo 2
L'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diabete
Aggiornamento 11/1/2020
Le ipoglicemie severe si confermano aumentare il rischio cardiovascolare nei diabetici
Aggiornamento 13/1/2020
Chi era sveglio sapeva già del legame tra microbiota, permeabilità intestinale e malattie cardiovascolari, ma ora ne abbiamo la prova inoppugnabile. La condizione di endotossemia, data dai metaboliti di E. coli che passano nel sangue, caratterizza molti infarti, perché stimola la formazione del trombo. PS: Il microbiota si modula più con la dieta che con le statine...
Aggiornamento 16/1/2020
L'importanza di mTOR nel diabete, cancro, adipogenesi, malattie neurologiche, croniche ecc
500mg al giorno per 2 mesi riducono la glicemia e l'insulina in persone con sindrome metabolica
Aggiornamento 21/1/2020
Chissà quando smetteremo di leggere cattive notizie sugli inibitori di pompa (antiacidi, PPI). Se la natura ci ha predisposto con l'acidità gastrica un motivo ci sarà, per esempio è necessaria, tra le tante cose, per l'assorbimento del magnesio (e del ferro, e della vitamina B12). Le persone con malattie croniche, come la cachessia (scarsa muscolatura) o altre patologie a base infiammatoria hanno spesso carenza di magnesio, che riduce la funzione muscolare, e l'uso di PPI peggiora la situazione. Come detto pochi giorni fa il magnesio è necessario per attivare la vitamina D, e la carenza di questa vitamina crea ulteriore perdita di muscolo. Inoltre vengono selezionati dei batteri infiammatori e che favoriscono l'accumulo di grasso. Il tutto viene esacerbato in caso di sovrappeso e obesità sarcopenica. Vale proprio la pena di trovare un percorso alimentare che permetta la riduzione o l'abbandono di questi farmaci.
Aggiornamento 22/1/2020
Indipendentemente dalla quantità di carboidrati (alta o bassa), la mortalità si riduce con una dieta di qualità, e viceversa aumenta con alimenti di scarsa qualità. "Questi risultati suggeriscono che le associazioni delle diete low carb o high carb con la mortalità possono dipendere dalla qualità e dalle fonti alimentari dei macronutrienti (e non dalla loro quantità)".
Aggiornamento 23/1/2020
I polifenoli, i composti organici che spesso chiamiamo antiossidanti come resveratrolo, catechine del tè, acido ellagico ecc, nutrono il microbiota, consentendo il mantenimento dei giusti batteri (lattobacilli, bifidi, Akkermansia muciniphila, F. prausnitzii ecc) e riducono la presenza di batteri cattivi, ma soprattutto consentono la formazione di uno strato di muco che impedisce il passaggio nel sangue di LPS, metabolita batterico responsabile di infiammazione, diabete, steatosi epatica. Infatti "i soggetti obesi mostrano spesso un aumento dei batteri del phylum dei Firmicutes, che è associato ad un maggiore assorbimento di energia dal cibo e ad un aumento dell'infiammazione di basso grado", mentre "Akkermansia muciniphila, una specie aumentata dai polifenoli, è correlata all'aumento delle cellule L, la fonte di GLP-1 e GLP-2 (ormoni che abbassano la glicemia). A. muciniphila è anche inversamente collegato all'accumulo di grasso viscerale, alla dimensione degli adipociti nel tessuto adiposo sottocutaneo e ai livelli di glucosio nel plasma a digiuno nell'uomo obeso.
Aggiornamento 24/1/2020
L'uso di una dieta VLCKD (chetogenica a basso contenuto calorico) può preservare più massa muscolare rispetto ad una dieta tradizionale, in seguito a dimagrimento. Questo avviene grazie allo stimolo adrenergico, al risparmio di proteolisi indotto dai corpi chetonici all'aumento dell'IGF-1. È bene comunque avere sempre un corretto introito di aminoacidi essenziali, con le proteine whey per esempio, e usare la vitamina D, meglio se nella forma attiva (calcifediolo)
Aggiornamento 25/1/2020
La luce solare attiva una proteina, detta OPN3, presente degli adipociti sottocutanei dei topi, e attiva la lipolisi e il browning (trasformazione degli adipociti bianchi in bruni termogenici). Togliendo questa via, i topi consumano meno e tendono ad ingrassare e avere sindrome metabolica. "Se la via luce-OPN3-adipociti esiste nell'uomo, ci sono potenzialmente ampie implicazioni per la salute umana. Il nostro stile di vita moderno ci sottopone a spettri di illuminazione innaturali, esposizione alla luce di notte, lavoro a turni e jet lag, che provocano alterazioni metaboliche. Sulla base dei risultati attuali, è possibile che un'insufficiente stimolazione di OPN3 con la luce naturale sia parte di una spiegazione per la prevalenza di alterazioni metaboliche nelle nazioni industrializzate in cui l'illuminazione innaturale è diventata la norma".
Aggiornamento 29/1/2020
"Le diete cheto possono portare a una perdita di peso a breve termine, ma tale perdita di peso è simile a quella ottenuta con altri approcci dietetici a lungo termine. Le diete cheto possono migliorare la glicemia a breve termine nei pazienti con diabete di tipo 2, ma non ci sono prove scientifiche conclusive che queste diete siano superiori ad altri regimi di perdita di peso a lungo termine. I benefici della dieta chetogenica per cancro, demenza e morbo di Parkinson devono ancora essere provati".
Le persone con problemi di glicemia possono beneficiare di questa dieta se viene personalizzata e se porta a perdita di peso. Nei primi giorni si possono avere affaticamento durante l'esercizio fisico, scarsa energia mentale, aumento della fame, disturbi del sonno, crampi muscolari, costipazione, nausea e fastidio allo stomaco, ma la maggior parte delle persone reagisce bene alla dieta. Eventuali aggiustamenti nelle terapie possono essere necessari
Aggiornamento 30/1/2020
Figura schematica di come l'alimentazione errata porti alla disbiosi e alla sindrome metabolica, tramite l'infiammazione stimolata dai metaboliti batterici che entrano dall'intestino
Aggiornamento 31/1/2020
Esiste un'interazione reciproca tra intestino, immunità, microbiota e vitamina D. In particolare la vitamina D stimola l'espressione delle alfa-difensine da parte delle cellule di Paneth e mantiene le giunzioni intestinali strette (riducendo la permeabilità intestinale). Così sta emergendo l'ipotesi secondo cui la carenza di vitamina D può compromettere l'immunità innata intestinale riducendo le defensine delle cellule di Paneth, portando a traslocazione batterica, endotossemia, infiammazione sistemica, insulino-resistenza e steatosi epatica.
"Gli studi sugli animali dimostrano che la carenza di Vitamina D o difetti nella sua segnalazione (trasduzione) compromettono l'immunità innata, portando alla disbiosi intestinale e all'infiammazione sistemica di basso grado, una fattore chiave per l'insulino-resistenza e i disordini metabolici. Sta anche emergendo che l'integrazione di vitamina D migliora la sindrome metabolica, sebbene l'impatto sulla malattia epatica (NAFLD) non sia noto".
Il magnesio si conferma un ottimo amico per chi abbia problemi di insulinoresistenza
Aggiornamento 1/2/2020
Anche i virus producono sequenze proteiche che somigliano agli ormoni, come insulina e IGF, e ne alterano la funzione
Un'altra metanalisi concorda sull'efficacia dei probiotici nel migliorare il metabolismo glucidico nei diabetici: migliorano glicemia, HOMA ed emoglobina glicata.
Aggiornamento 2/2/2020
"Basato sulla forte associazione tra comportamenti circadiani alterati e disturbi metabolici, il "riallineamento" dei cicli circadiani di sonno-veglia con il ritmo alimentare potenzialmente rappresenta un approccio sensato per prevenire e curare patologie metaboliche. L'esposizione alla luce intensa durante il giorno può migliorare la salute metabolica sostenendo ritmi circadiani. La terapia fatta con luce al mattino per diverse settimane migliora la sensibilità all'insulina dei pazienti con diabete. Questi interventi "non farmacologici" sullo stile di vita possono rappresentare un potente approccio per attenuare l'incidenza crescente di malattie metaboliche". La luce influenza i ritmi di tutti gli ormoni e così deposizione e consumo delle calorie
Aggiornamento 16/2/2020
Tra i batteri ridotti nel diabete di tipo 2 troviamo Akkermansia, Faecalibacterium, Oscillibacter, and Alistipes, mentre quelli aumentai sono Escherichia e Shigella
Aggiornamento 17/2/2020
Secondo una revisione degli studi, la paleodieta può essere utile nel controllo della glicemia e dei parametri correlati (insulina e insulinoresistenza), ma in maniera simile a quella di altre diete salutari
Aggiornamento 18/2/2020
L'articolo del Prof Alessio Fasano, docente ad Harvard, inizia così "Venticinque secoli fa, quando Ippocrate affermò che "Tutte le malattie iniziano nell'intestino", ebbe un'intuizione incredibile che solo recentemente è stato pienamente apprezzata a causa di nuove intuizioni sulla patogenesi di molte malattie infiammatorie croniche (CID) che affliggono l'umanità".
Oggi sappiamo che la permeabilità intestinale può essere concausa di molte malattie, perché permette agli antigeni alimentari e a batteri o loro derivati di entrare nel circolo sanguigno (endotossemia) e attivare cellule immunitarie T, facendo perdere la tolleranza immunitaria e inducendo allergie e infiammazione.
Tra le cause di induzione della zonulina, la proteina che provoca permeabilità, vengono indicate disbiosi, in particolare SIBO, e il glutine (altri fattori conosciuti sono alcol e stress). Quali patologie sono probabilmente legate alla condizione di leaky gut? Invecchiamento, malattie autoimmuni (celiachia, diabete di tipo 1, IBD, sclerosi multipla, spondilite anchilosante), disordini metabolici (obesità, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, steatosi epatica), IBS, tumori (glioma e carcinoma epatico), patologie neurologiche (autismo, depressione, schizofrenia, fatica cronica).
Aggiornamento 20/2/2020
Alcuni lattobacilli producono, a partire dall'acido linoleico (omega 6), dei composti (HYA) che conferiscono resistenza all'obesità e al diabete e riducono l'infiammazione, almeno nei topi.
In particolare riducono la produzione di acido arachidonico (precursore di sostanze infiammatorie), attivano alcuni recettori (GPR40 e 120) che promuovono l'ormone benefico GLP1, e riducono l'assorbimento intestinale dei grassi.
Lactobacillus salivarius e L. gasseri sono i migliori produttori di HYA, mentre L. acidophilus e L. johnsonii non ne producono.
Aggiornamento 25/2/2020
Gli omega 3 possono ridurre la proteinuria nelle persone con nefropatia diabetica se presi per almeno 6 mesi.
Le donne che hanno diabete gestazionale e allattano a lungo hanno ridotto rischio di diabete di tipo 2 negli anni seguenti
Aggiornamento 1/3/2020
La plasticità (alta variabilità) del microbiota è importante per il mantenimento del peso perso, sia nella dieta low carb che low fat. In queste ultime il dimagrimento avviene per un tempo più lungo
Aggiornamento 12/3/2020
La permeabilità intestinale di frammenti di Enterobatteriacee come Escherichia–Shigella, Serratia gioca un ruolo importante nel diabete, perché dà una reazione infiammatoria che impedisce all'insulina di abbassare la glicemia (resistenza insulinica)
Aggiornamento 17/3/2020
Omega 3 abbinati a vitamina D ed E e zinco possono migliorare il controllo glicemico nel diabete gestazionale
Il diabete gestazionale si può gestire con la dieta a basso indice glicemico, mentre la restrizione calorica è indicata solo in caso di obesità. Per i probiotici non c'è evidenza conclusiva.Aggiornamento 19/3/2020
Un nuovo composto scoperto che, prodotto dai batteri intestinali e poi modificato dal fegato, in maniera simile a TMAO, agisce sulle piastrine aumentando la loro aggregazione (tramite recettori per l'adrenalina) e così il rischio di eventi cardiovascolari. Non si capisce dallo studio se e quali batteri possano aumentare la produzione. I β-bloccanti, farmaci per l'ipertensione, appaiono ridurre il rischio nel modello animale
Aggiornamento 24/3/2020
Aggiornamento 24/3/2020
L'uso degli SCFA (e dei probiotici) nella prevenzione e trattamento del diabete di tipo 1 e 2
La dieta lowcarb appare utile nella sindrome dell'ovaio policistico, specie se c'è insulinoresistenza elevata. L'insulinoresistenza, migliora tanto più alte sono le proteine. Invece il dimagrimento in sé porta a miglioramento solo nella metà degli studi.
Aggiornamento 25/3/2020
L'uso di proteine whey può ridurre la glicemia e migliorare lo stato infiammatorio e lo stress ossidativo in persone diabetiche
Aggiornamento 3/4/2020
La maggior parte delle diete (in questo caso sono state esaminate diete bilanciate, lowcarb e lowfat) porta a modesto dimagrimento e miglioramento di indici di rischio cardiovascolare (come l'ipertensione) nei primi 6 mesi, ma spesso questi positivi cambiamenti spariscono a 12 mesi. Quindi è il caso di focalizzarsi su cambiamenti duraturi più che su particolari regimi seguiti solo per breve tempo. "Sebbene sia scientificamente interessante esplorare le distribuzioni dei macronutrienti nelle diete, mangiamo cibi non nutrienti. Poiché le linee guida dietetiche nazionali non riescono a fare colpo sul pubblico, adottare un approccio basato sul cibo incoraggiare gli individui a consumare più verdure, legumi e cereali integrali e meno zucchero, sale e alcool appare un buon consiglio".
Aggiornamento 10/4/2020
Le persone con diabete sono più a rischio di COVID19 a causa di un alterato sistema immunitario
Il controllo glicemico e metabolico nelle persone diabetiche può rappresentare un approccio specifico e meccanicistico per prevenire e migliorare gli effetti acuti del coronavirus riducendo la risposta infiammatoria locale e bloccandone l'ingresso nelle cellule.
Aggiornamento 16/4/2020
Aggiornamento 23/4/2020
Il glucagone, insieme alla resistenza insulinica, può giocare un ruolo determinante nel diabete, e l'alimentazione con molte proteine ne può aumentare il rilascio
Aggiornamento 29/4/2020
L'allattamento al seno riduce il rischio di diabete di tipo 2 per la mamma
Aggiornamento 3/5/2020
Sempre più evidente l'associazione tra scarso controllo glicemico (diabete) e peggior esito della COVID19
Il diabete di tipo 2 è una condizione infiammatoria e negli ultimi anni sta emergendo come l'infiammazione orale possa essere tra i fattori scatenanti. Secondo uno studio "spazzolare frequentemente i denti può essere un fattore che riduce il rischio di diabete mentre la presenza di malattia parodontale e perdita dei denti possono essere fattori di rischio. Il miglioramento dell'igiene orale può essere associato a un riduzione del rischio"
Aggiornamento 7/5/2020
La fibra di psillio può aiutare i diabetici: infatti può abbassare LDL, trigliceridi, glicemia ed emoglobina glicata
Aggiornamento 19/5/2020
La prima regola per le persone con diabete dovrebbe essere aumentare il consumo di fibre, da verdure, legumi, frutta e cereali integrali. Anche dosi relativamente alte non sembrano creare problemi glicemici
Lo zafferano riduce infiammazione e glicemia (lievemente) nei diabetici
Aggiornamento 29/5/2020
Studiando le migrazioni e la genetica, pare che le popolazioni del nord Italia abbiano un particolare genoma che modula la secrezione di insulina e aumenta la termogenesi, riducendo il rischio di diabete e obesità. Questo è probabilmente un adattamento metabolico all'alimentazione ricca di carne e grassi e al clima freddo. Viceversa nel sud Italia si ha un maggiore rischio di diabete, ma si ha una protezione dal melanoma e dalle malattie infettive. La prima a causa dell'aumentata produzione di melanina (adattamento al maggior irraggiamento solare), la seconda per la produzione di mucina che riduce il rischio di infezione, forse anche da COVID19
Aggiornamento 6/6/2020
Un intensivo cambio di stile di vita (dieta più attività fisica) può mandare in remissione il diabete di tipo 2 di recente manifestazione nel 60% delle persone e fino al 30% tornano ad una glicemia normale
Aggiornamento 13/6/2020
Aggiornamento 17/6/2020
I probiotici possono agire da regolatori metabolici, contrastando il diabete gestazionale e il rischio di diabete dopo la gravidanza. Queste condizioni sono infatti caratterizzate da disbiosi, permeabilità intestinale e endotossemia che provocano alterazione dell'utilizzo dei nutrienti e facilitano il loro accumulo rispetto alla loro ossidazione. i probiotici, specie se misti, possono invece aumentare l'accumulo di glicogeno, riducendo la glicemia, e ridurre l'infiammazione, migliorando l'utilizzo di grassi e carboidrati
Aggiornamento 25/6/2020
Gli omega 6 appaiono essere un marker di insulinemia alta. Questo perché l'insulina stimola le desaturasi, e in particolare D6D, aumentando la conversione di LA in GLA e DGLA, invece la presenza di PUFA sopprime D5D. Nel diabete e prediabete questi metabolismi possono essere dunque alterati.
Aggiornamento 7/7/2020
Nonostante qualcuno ancora non lo riconosca, la dieta chetogenica è uno strumento utilissimo per dimagrire, in particolare in presenza di alterazioni metaboliche (sindrome metabolica e diabete, T2DM). "Una dieta chetogenica, un altro metodo per indurre deficit calorico nel corpo, limita rigorosamente l'assunzione di carboidrati, le principali fonti di glucosio e aumenta invece il consumo di grassi. 4 settimane di dieta chetogenica sono state sufficienti per i pazienti con obesità per ridurre l'assunzione di cibo regolando l'appetito e la fame e successivamente perdere in media 6,3 kg". "I risultati del nostro studio hanno confermato l'efficacia della dieta chetogenica sul miglioramento del controllo metabolico in pazienti con sovrappeso o obesità, in particolare quelli con diabete". I principali risultati mostravano che: (1) una dieta chetogenica da 3 a 12 mesi era più efficace per il controllo glicemico, come indicato da una significativa riduzione dei valori di HbA1c e HOMA per i pazienti diabetici. In particolare, il miglioramento medio post-intervento nei livelli di HbA1c era −0,5% (p <0,001) e −0,42% (p <0,001) rispettivamente nei pazienti diabetici e nei pazienti in generale, indicando un miglioramento clinicamente rilevante del controllo glicemico in queste popolazioni di pazienti. (2) Una dieta chetogenica da 4 settimane a 12 mesi è stata collegata a una maggiore perdita di peso nei pazienti con sovrappeso o obesità indipendentemente dal T2DM. La variazione media del peso post-intervento era di -7,78 kg (p <0,001) e di -3,81 kg (p = 0,01) rispettivamente nei pazienti diabetici e in quelli generali. (3) Una dieta chetogenica per 4 giorni e fino a 2 anni ha portato a un miglioramento dei profili lipidici per i pazienti diabetici, come i livelli più bassi di trigliceridi e HDL, mentre per i pazienti non diabetici un aumento dei livelli di colesterolo totale e LDL. Il miglioramento medio post-intervento nei livelli di trigliceridi è stato di -35,12 mg / dL (p = 0,002) e -20,65 mg / dL (p = 0,02) in tutti i pazienti. (4) L'effetto di una dieta chetogenica sui marker di rischio cardiovascolare e renale era paragonabile a quello di una dieta povera di grassi. I risultati di questa meta-analisi hanno dimostrato che una dieta chetogenica può essere un'opzione dietetica più vantaggiosa (rispetto alla classica dieta) per i pazienti diabetici con sovrappeso o obesità e per migliorare i fattori metabolici correlati ai controlli glicemici, del peso e dei lipidi.
Aggiornamento 8/7/2020
La vitamina K2 allevia l'insulinoresistenza diminuendo la disfunzione mitocondriale e la concentrazione di grassi nella cellula (FFA) e aumentando la biogenesi mitocondriale e le fibre ossidative del muscolo scheletrico tramite il sistema delle sirtuine (SIRT1).
Aggiornamento 10/7/2020
"Un maggiore consumo di cereali integrali è significativamente associato a un rischio inferiore di diabete di tipo 2. Questi risultati forniscono ulteriore supporto alle attuali raccomandazioni che promuovono un maggiore consumo di cereali integrali come parte di una dieta sana per la prevenzione del diabete di tipo 2".
Aggiornamento 11/7/2020
Le statine possono favorire l'insorgere del diabete alterando il segnale mTOR e p38 e attivando l'inflammasoma NLRP3
Aggiornamento 15/7/2020
Da decenni si consigliano diete a basso contenuto di grassi e colesterolo alimentare per l'ipercolesterolemia familiare. Queste indicazioni sembrano avere davvero poco di scientifico, si dovrebbero considerare altri parametri di rischio (ipercoagulabilità rispetto al colesterolo) nei trial. Le diete low carb sembrano funzionare bene soprattutto nello stato di insulinoresistenza.
Aggiornamento 17/7/2020
La gestione dello stress e la riduzione del cortisolo dovrebbero far parte della cura del paziente con diabete
Il consumo di tè ha un buon effetto sulle componenti della sindrome metabolica, ma i diversi tipi agiscono in diversi modi. Il consumo di tè nero ha effetti benefici sulla pressione, mentre il tè verde potrebbe aumentare il livello di insulina, ridurre il colesterolo LDL e la pressione. "Questi effetti sembrano maggiori quando il BMI è superiore a 28"
Aggiornamento 23/7/2020
Aggiornamento 24/7/2020
I probiotici sono utili per migliorare alcuni parametri nei diabetici, come colesterolo totale, HDL, trigliceridi, PCR, emoglobina glicata, glicemia a digiuno, insulina a digiuno e pressione sanguigna. Il peso invece non sembra influenzato
Aggiornamento 29/7/2020
Tra i responsabili della cardiomiopatia diabetica, gli AGEs, sostanze derivate dai carboidrati che si formano con le cotture ad alte temperature, e alterano il metabolismo energetico e mitocondriale.
Aggiornamento 5/7/2020
Un simbiotico contente inulina, Akkermansia muciniphila, Clostridium beijerinckii, Clostridium butyricum, Bifidobacterium infantis and Anaerobutyricum hallii ha dimostrato di migliorare i parametri metabolici in persone con diabete, senza particolari effetti collaterali. Per la prima volta A. muciniphila, un batterio con effetto antinfiammatorio, è stato inserito in un probiotico
Aggiornamento 23/8/2020
La dieta a basso indice glicemico è efficace nelle donne con ovaio policistico, riducendo testosterone, resistenza insulinica, colesterolo, trigliceridi, circonferenza addominale. Sono necessari ulteriori studi per provare il suo effetto sull'infertilità e il rischio cardiovascolare
Aggiornamento 26/8/2020
Ancora oggi si sentono "esperti" che dicono che la distribuzione calorica durante la giornata non conta, ma solo la quantità totale. Prendiamo questo esempio: donne normopeso con ovaio policistico (PCOS), divise in 2 gruppi. Un gruppo mette la maggior parte delle calorie a colazione (BF), l'altro a cena. Il primo ha una riduzione di glicemia e insulina del 7 e del 54% rispettivamente. Il testosterone si dimezza e la SHBG aumenta del 105%. Queste variazioni, tutte positive, non si sono osservate nell'altro gruppo. "Inoltre, le donne nel gruppo BF avevano un aumento del tasso di ovulazione. Nelle donne magre con PCOS, un elevato apporto calorico a colazione con un ridotto apporto a cena si traduce in migliori indici di sensibilità all'insulina e ridotta attività del citocromo P450c17α, che migliora l'iperandrogenismo e migliora il tasso di ovulazione".
Il coronavirus non fa danni nei bambini? Non proprio. Secondo un report può aumentare il rischio di diabete di tipo 1
Aggiornamento 28/8/2020
Le malattie croniche hanno spesso un terreno comune: mitocondri che funzionano male. Le nostre centrali energetiche perdono efficienza. Per esempio nel diabete la secrezione di insulina è alterata perché dipende (anche) dai mitocondri. Nei tumori si trovano alterazioni dei geni mitocondriali. Nelle malattie cardiovascolari, il danno al DNA mitocondriale favorisce la proliferazione del muscolo endoteliale e così l'aterosclerosi. Inoltre l'insufficiente energia prodotta è alla base della cardiomiopatia dilatativa e dell'insufficienza cardiaca. La restrizione calorica, l'aumento del rapporto NAD+/NADH, l'attivazione delle sirtuine, l'esercizio fisico con l'attivazione dell'AMPK, il mitoquinone (MitoQ), sono potenziali modi per ridurre la disfunzione mitocondriale. "Indubbiamente, le terapie mitocondriali sono promettenti e rappresentano una nuova prospettiva per il trattamento di malattie di lunga durata. [...] Ad oggi, la maggior parte delle prove suggerisce un modello comune di alterazioni mitocondriali sebbene il contributo di ciascuna di esse alla progressione della malattia possa variare. Di conseguenza, il controllo terapeutico di specifiche alterazioni mitocondriali è un passaggio cruciale nella fisiologia mitocondriale e la sua applicazione può dipendere dal contesto patologico. Nuovi strumenti per l'analisi e l'applicazione terapeutica devono essere perseguiti in modo aggressivo". Un altro antiossidante mitocondriale (MitoTempo) riduce lo stress ossidativo e modula il microbiota
Aggiornamento 2/9/2020
L'iperinsulinemia può essere sia una causa che una conseguenza dell'obesità e della resistenza all'insulina. L'iperinsulinemia può derivare da una maggiore secrezione di insulina e/o da una ridotta clearance (rimozione da parte del fegato) dell'insulina. Il microbiota intestinale è un fattore autonomo che altera la clearance dell'insulina, e un gruppo di batteri predice il 90% dell'alterata clearance. "Membri selezionati del microbiota intestinale o dei loro componenti e metaboliti possono essere un obiettivo per mitigare i difetti nella clearance dell'insulina, che possono essere rilevanti per il carico cumulativo di insulina e la progressione dell'obesità e del diabete di tipo 2".
Aggiornamento 7/9/2020
Il consumo di carne rossa o carne rossa processata cotta ad alta temperature porta a un incremento significativo degli AGEs, sostanze tossiche che aumentano il rischio cardiovascolare e di diabete, insieme a quello tumorale, autoimmune ecc
Aggiornamento 14/9/2020
A parità di calorie, una dieta lowcarb e alta in proteine (e grassi) riduce le escursioni glicemiche del 40% in diabetici che assumono metformina.
Aggiornamento 21/9/2020
Il fruttosio industriale è noto per i suoi danni. Lo sciroppo di glucosio-fruttosio (HFCS) è fatto dal mais (o altre fonti di amido) e i 2 zuccheri sono circa equivalenti come quantità, ed è probabilmente il dolcificante più utilizzato (lo trovate in qualsiasi etichetta di bibite, merendine ecc). Mentre il fruttosio va ad affaticare il fegato e aumentare la lipogenesi e l'uricemia, portando al rilascio di lipoproteine, il glucosio alza la glicemia e favorisce la glicazione (legame dello zucchero con alterazione della funzione) delle lipoproteine, che non vengono eliminate dal sangue e portano al famoso colesterolo cattivo alto (altro che preoccuparsi delle uova), che più rimane in circolo e più diventa ossidato e infiammatorio. Questo in pratica porta a un effetto sinergico tra i 2 zuccheri che aumenta i danni. Lo studio si conclude invitando a tenere conto nelle linee guida di questi problemi.
Aggiornamento 23/9/2020
Il microbiota di un diabetico è particolarmente caratterizzato dalla presenza di alcune specie batteriche e dalla carenza di altre, come A. muciniphila. Un nuovo probiotico, che lo contiene insieme ad altre specie tra cui B. infantis, può migliorare il metabolismo glucidico.
Aggiornamento 26/9/2020
Anche l'assunzione moderata di alcol (una porzione al giorno) sembra aumentare l'ipertensione nei diabetici, e l'effetto appare dose-dipendente
Aggiornamento 29/9/2020
L'uso continuato di antiacidi (PPI), farmaci per il reflusso, è associato a un rischio di avere diabete di tipo 2 del 24% maggiore. "A causa del loro ampio utilizzo, il numero complessivo di casi di diabete associati all'uso di PPI potrebbe essere considerevole. Dato il potenziale rischio di diabete e altri effetti avversi come le infezioni enteriche, i medici dovrebbero bilanciare attentamente i benefici e i danni nella prescrizione di PPI, in particolare per l'uso continuo a lungo termine. Per i pazienti che devono ricevere un trattamento PPI a lungo termine, si raccomanda lo screening per la glicemia anormale e il diabete di tipo 2". I meccanismi coinvolti potrebbero essere l'alterazione del microbiota e l'aumento della dimetilarginina asimmetrica.
Aggiornamento 10/10/2020
Dopo 18 mesi di dieta in persone diabetiche, chi ha seguito una low carb (90g di carboidrati al giorno) ha avuto un miglior controllo glicemico e ridotto pressione e circonferenza rispetto a una dieta classica
Aggiornamento 12/10/2020
Senza pensare che con la vitamina D risolviamo il diabete, questa vitamina con funzione ormonale è fondamentale per avere una corretta sensibilità insulinica nel tessuto adiposo e nel muscolo e il rilascio di insulina dal pancreas, grazie alla modulazione del calcio intracellulare. Livelli corretti permettono di avere una maggiore efficienza dei mitocondri ed effetto antiossidante, minore infiammazione, migliore ossidazione dei grassi e termogenesi, minore lipogenesi. La vitamina D è carente nella maggior parte dei soggetti con un'alimentazione di scarsa qualità.
Aggiornamento 26/10/2020
L'acido alfa-lipoico, ALA, ha un effetto antinfiammatorio e antidiabetico, soprattutto nei confronti della neuropatia diabetica, e promuove la perdita di peso, con un ottimo profilo di sicurezza.
Aggiornamento 5/11/2020
La dieta lowcarb ha portato in un gruppo di diabetici e prediabetici a migliorare i parametri metabolici (il 93% dei prediabetici ha una emoglobina glicata normale) e ridurre i farmaci (quasi la metà ha eliminato i farmaci) dopo 6 anni.
Aggiornamento 8/11/2020
L'iperinsulinemia può avere un ruolo causale nell'aumento di peso e i farmaci che riducono la secrezione di insulina (diazoxide e octreotide) favoriscono la perdita di peso, in media di 3kg circa. Solitamente a livello nutrizionale l'iperinsulinemia si gestisce con una dieta lowcarb, ma in alcune persone l'insulina sale più con altri macronutrienti.
Aggiornamento 11/11/2020
Una revisione degli studi mostra chiaramente la superiorità della dieta chetogenica nel diabete di tipo 2. In particolare migliorano il peso, la glicemia, i trigliceridi, il colesterolo HDL. "La raccomandazione di questa revisione è di considerare la dieta chetogenica come un intervento terapeutico per i pazienti diabetici insieme ai farmaci".
Aggiornamento 16/11/2020
I probiotici si confermano efficaci nel migliorare il metabolismo glucidico nei diabetici, in particolare in quelli con scarso controllo e che ancora non prendono insulina. Anche il colesterolo e i trigliceridi migliorano Anche i prediabetici hanno beneficio.
Aggiornamento 25/11/2020
Questa immagine è riferita al caso della depressione, ma può essere estesa a qualsiasi condizione legata all'alterazione del microbiota (che parte da una dieta scorretta, abuso di antibiotici, parto cesareo ecc.) che altera l'asse intestino-cervello. Le conseguenze sono alterazioni mitocondriali, infiammazione, stress ossidativo, e ridotta o inefficiente produzione di energia che non permette alle cellule di funzionare correttamente. Le conseguenze sono le malattie tipiche dell'invecchiamento (obesità, diabete, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, autoimmuni, fibromiagia ecc.) che colpiscono persone sempre più giovani.
Nella dieta, quello che fa la differenza è un'alimentazione ricca di phytochemicals, vitamine, minerali e fibre che nutrono il microbiota contro una dieta di tipo occidentale, povera di nutrienti, che seleziona e favorisce le specie di batteri "cattive".
In tutto questo l'alimentazione funzionale ha il potenziale per fungere da medicina e invertire queste condizioni alla base della malattia e mettere l'organismo in condizioni di guarire.
"Gli interventi dietetici possono includere interventi sui nutrienti (ad esempio zinco, acidi grassi omega-3), interventi sul cibo (ad esempio tè verde, olio d'oliva) e interventi sulla dieta completa (ad esempio dieta mediterranea o chetogenica). L'ampia gamma e la diversità dei composti bioattivi presenti all'interno di vari interventi dietetici, nonché le proprietà pleiotropiche di questi composti, rende i loro effetti e lo studio di questi effetti intrinsecamente complessi", ma il campo della psichiatria nutrizionale è molto promettente.
Aggiornamento 28/11/2020
Il trapianto di microbiota da donatori sani può bloccare la distruzione di betacellule nel diabete di tipo 1 (quello giovanile). Per ora lo studio è fatto su poche persone e per un tempo breve, ma se funziona permetterà di salvare da una malattia incurabile
Aggiornamento 3/12/2020
Omega 3 e vitamina D ed E hanno un impatto favorevole nel diabete gestazionale
È vero che nelle donne in menopausa il metabolismo rallenta o è solo una scusa? Sfortunatamente è vero, e la predisposizione è fortemente ereditaria. La quantità di recettori α per gli estrogeni (proteina ESR1) e gli estrogeni stessi si riducono, e questi regolano la termogenesi e la funzione mitocondriale, non solo nella donna ma anche nell'uomo.
"L'espressione del tessuto adiposo ESR1 tra più di 700 donne e quasi 800 uomini è stata inversamente associata alla massa grassa addominale e positivamente correlata alla sensibilità all'insulina. Pertanto, le persone con livelli più bassi di espressione di ESR1 tendevano ad avere depositi di grasso e resistenza all'insulina più elevati, caratteristiche cliniche della disfunzione metabolica". I topi senza recettori non si adattano al freddo ossidando più carboidrati e grassi (tipico delle donne in menopausa che hanno sempre freddo).
Questa non è una scusa per ingrassare, ma un motivo per essere più rigorosi con dieta e attività fisica :P
Infatti "ESR1 è altamente ereditabile, inversamente associato alla massa grassa e modulata nell'espressione da fattori ambientali tra cui consumo calorico, esercizio fisico e temperatura". In pratica meno si segue uno stile di vita corretto più rallenterà il metabolismo. "Per quanto riguarda la suscettibilità alle malattie croniche, l'azione ridotta dell'ERα altera la funzione mitocondriale, promuove una maggiore adiposità e interrompe l'omeostasi metabolica nei topi e nell'uomo".
Aggiornamento 11/12/2020
È importante l'igiene orale per prevenire la sindrome metabolica? La presenza di Porphyromonas gingivalis, patogeno della bocca, correla con alcune caratteristiche dei problemi metabolici, come i lipidi intramuscolari che determinano insulinoresistenza e facilitano la sarcopenia (carenza di muscolo).
Aggiornamento 14/12/2020
Nella malattia di Alzheimer si accumula placca β-amiloide, che è un prodotto del metabolismo, perché non viene rimossa. La rimozione avviene anche grazie a IDE, l'enzima che degrada l'insulina. Quando c'è insulino-resistenza (diabete), IDE non funziona, o è molto "occupato" con l'insulina, ed ecco che sale il rischio di demenza. Inoltre l'iperinsulinemia porta ad alterazione di tau (iperfosforilazione), proteina che ugualmente porta alla degradazione di β-amiloide
Aggiornamento 24/12/2020
Il resveratrolo riduce i marker di infiammazione come PCR e TNFalfa, e quelli di stress ossidativo nelle persone con disordini metabolici (diabete e sindrome metabolica).
Aggiornamento 29/12/2020
L'estratto di salvia può migliorare peso e resistenza insulinica in donne con ovaio policistico
Aggiornamento 5/1/2021
La dieta di tipo occidentale riduce batteri buoni come L. gasseri ed L. johnsonii, e favorisce i "patobionti", come R. ilealis e R. gnavus. Questo porta alla riduzione di alcune difese antiossidanti, come glutatione e bilirubina, favorendo il peggioramento dello stato metabolico. Ripristinare le specie con i probiotici migliora il quadro metabolico, almeno nel modello animale, in particolare migliorando la funzionalità mitocondriale epatica
Aggiornamento 25/1/2021
Almeno nel breve termine (6 mesi), rispetto alle diete tradizionali, le diete lowcarb hanno il 32% di possibilità in più di indurre remissione del diabete di tipo 2. Sono stati osservati inoltre miglioramenti ampi e clinicamente importanti nella perdita di peso, trigliceridi e resistenza all'insulina, senza eventi avversi.
Il consumo di pesce grasso o omega 3 è associato a ridotto rischio di diabete di tipo 2, mentre il pesce bianco non appare modificare il rischio in uno studio su quasi 400 mila persone
Aggiornamento 29/1/2021
Nelle persone con nefropatia diabetica i probiotici possono ridurre creatinina, glicemia e insulinoresistenza, mentre altri parametri non sembrano migliorare.
Aggiornamento 5/2/2021
La vitamina D può essere efficace per prevenire il diabete di tipo 2, ma probabilmente alcuni fattori genetici possono ridurre l'impatto
Aggiornamento 4/3/2021
Un peptide rilasciato dai mitocondri, MOTS-c, agisce da regolatore metabolico, migliorando la sensibilità insulinica. In particolare blocca la miostatina, proteina che degrada i muscoli e induce problemi metabolici. In questo modo MOTS-c può essere un candidato per trattare l'atrofia muscolare indotta dall'insulino-resistenza e altre forme di sarcopenia. L'importanza di mitocondri sani è sempre più evidente
Aggiornamento 1/4/2021
Il consumo cronico di alimenti industriali induce un'alterata permeabilità della barriera intestinale e l'attivazione della via del complemento (sistema immunitario) e conferisce il rischio di malattie microvascolari nel modello animale. Questo favorisce anche le malattie renali. Un ruolo importante lo giocano gli AGEs, presenti nei prodotti cotti ad alte temperature. Invece un intervento dietetico che tenga conto dell'intestino e del microbiota, con alto contenuto di fibre e amido resistente, limita l'influenza negativa sulla salute della dieta moderna.
Aggiornamento 5/4/2021
La berberina può avere un ruolo nell'alleviare i sintomi di sindrome dell'ovaio policistico, PCOS, grazie soprattutto al suo effetto di riduzione dell'insulinoresistenza. Inoltre sono presenti un effetto antinfiammatorio, di riduzione degli androgeni e di miglioramento del profilo lipidico.
Aggiornamento 12/4/2021
Quando il nutrizionista vi dice di fare colazione, e non alle 11, non lo fa perché è pagato dalla lobby dell'industria alimentare, ma perché sappiamo che fare colazione quando ci si sveglia è associato con un quadro ormonale che riduce i rischi metabolici. In un'indagine su 10 mila persone chi faceva colazione entro le 8:30 aveva minor rischio di glicemia alta e insulinoresistenza, indipendentemente da come mangiasse nella giornata
Aggiornamento 15/4/2021
La supplementazione con zinco migliora i parametri metabolici (glicemia ed emoglobina glicata, curva da carico, resistenza insulinica e lipidi plasmatici) in persone con prediabete
Aggiornamento 23/4/2021
Le donne che hanno diabete gestazionale hanno figli particolarmente predisposti a ingrassare.
Uno studio a rilevato che "La combinazione di ridotto allattamento al seno e l'esposizione a bibite zuccherate e/o succhi di frutta durante il primo anno di vita è stata associata a probabilità di obesità da sei a 12 volte più elevate nei bambini. Ciò indica che l'alimentazione del neonato, comprese le bevande zuccherate, può svolgere un ruolo importante nel contrastare la programmazione della vita fetale e che la modifica delle abitudini alimentari postnatali precoci può essere utile per migliorare i rischi per il bambino derivanti dall'esposizione intrauterina all'iperglicemia materna". Invece un allattamento più lungo e duraturo riduce il rischio, specie se abbinato all'esclusione degli zuccheri aggiunti.
Aggiornamento 17/5/2021
Gli antociani alimentari di frutti di bosco, ciliegie e patata dolce viola sono utili per la gestione dell'iperglicemia e dell'iperuricemia. Questo avviene modificando le funzioni di enzimi, tessuti ed organi, riducendo infiammazione e stress ossidativo.
In particolare le antocianine bloccano l'enzima xantina ossidasi (XO) che produce l'acido urico che i reni possono faticare a smaltire. Inoltre riducendo lo stress ossidativo e l'infiammazione i reni lavorano meglio, eliminando più facilmente le tossine uremiche.
Gli enzimi digestivi dei carboidrati e i loro trasportatori intestinali e renali vengono rallentati, riducendo la glicemia e i picchi glicemici nel sangue. Questo favorisce equilibri ormonali migliori (riduzione dell'insulinoresistenza, della gluconeogenesi e ancora dello stress ossidativo e dell'infiammazione), che portano a un calo della glicemia.
Aggiornamento 6/6/2021
In un'indagine retrospettiva su quasi 1300 persone con prediabete, l'indice glicemico e il carico glicemico erano associati col recupero del peso dopo la dieta. Ogni 10 punti di indice glicemico vi era un aumento di mezzo kg di peso circa, e un aumento dell'emoglobina glicata. La fibra era associata con ridotta circonferenza addominale. La qualità della dieta non è un optional per evitare il recupero del peso
Aggiornamento 9/7/2021
Per tanto tempo si è pensato al diabete di tipo 2 (quello legato all'eccesso di peso) come una malattia da cui non si guarisce. Oggi sappiamo invece che, con sostanziali cambiamenti nello stile di vita, può essere messo in remissione, che non significa una guarigione a vita necessariamente, ma almeno un'aspettativa di vita più lunga.
Perché si abbia remissione, si deve perdere in particolare il grasso sito nel pancreas e nel fegato. Questo porta le betacellule pancreatiche a riprendere le normali secrezione e sensibilità insulinica.
Non è chiaro quale dieta sia migliore, ma "sta emergendo il consenso sul fatto che l'evitare gli alimenti ultraprocessati e l'aumento del consumo di cibi freschi e integrali abbia benefici per la salute, incluso il controllo del peso e della glicemia. Le linee guida dietetiche basate sugli alimenti che vanno oltre un focus sui macronutrienti e considerano i contesti dietetici e sociali generali, comunicherebbero le nostre attuali conoscenze sulla nutrizione e il suo effetto sul diabete di tipo 2 in modo più completo".
I criteri per definire la remissione dal diabete sono la rimozione dei farmaci per il controllo della glicemia, la perdita di peso e il mantenimento dei parametri glicemici nei controlli a 6 mesi di distanza.
Aggiornamento 11/7/2021
Il danno vascolare (fibrosi e trombi) indotto dall'infezione da SarsCOV2 può colpire il pancreas, promuovendo disfunzione pancreatica prima acuta e poi cronica, e indurre diabete di tipo 2. E qualcuno si preoccupa per danni da vaccino 🤦♂️
Aggiornamento 22/7/2021
La carenza di Vitamina D in gravidanza è associata col rischio di diabete gestazionale (GDM). Il rischio ridotto si ha nel range 40–90 nmol/L. Anche livelli troppo alti sembrano avere effetto negativo.
"I meccanismi attraverso i quali la carenza di vitamina D potrebbe influenzare il rischio di GDM non sono chiari. La vitamina D agisce direttamente con i suoi recettori nei nuclei delle cellule β del pancreas per regolare la secrezione degli ormoni che regolano il glucosio. La vitamina D influenza anche i processi intracellulari insulino-mediati del metabolismo del glucosio agendo sui meccanismi di regolazione del calcio intracellulare. Inoltre, è stata trovata una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di vitamina D e l'infiammazione di basso grado, che è considerata un noto fattore di rischio del diabete. La carenza di vitamina D stimola le risposte infiammatorie attraverso la via NF-kB aumentando la p-p65/RelB nel tessuto pancreatico. Un eccesso di Ca2+ e specie reattive dell'ossigeno (ROS) nelle cellule, che si verificano entrambe in caso di carenza di vitamina D, provoca la morte cellulare e l'insorgenza del diabete. Inoltre, molti geni che proteggono il diabete sono inattivati dall'ipermetilazione. La vitamina D agisce per prevenire l'ipermetilazione aumentando l'espressione della DNA demetilasi in più regioni promotrici in molti geni che proteggono il diabete. Inoltre, è stata trovata anche una significativa associazione inversa tra le concentrazioni sieriche di calcio, che è regolato positivamente dalla vitamina D, e il rischio di obesità, come altro fattore di rischio del diabete. Dati i risultati dell'attuale meta-analisi e dei meccanismi menzionati, l'integrazione di vitamina D potrebbe essere raccomandata per le donne in gravidanza in futuro, non solo per gli effetti anti-osteoporosi ma anche per il controllo glicemico. Tuttavia, questa raccomandazione deve essere maggiormente studiata in futuri studi sperimentali".
Aggiornamento 4/8/2021
Da sempre si accusa le proteine di essere alla base del danno renale. Ma in persone con nefropatia diabetica moderata la somministrazione di una dieta lowcarb e lievemente ricca in proteine ha portato nella maggior parte dei casi a miglioramento dei parametri renali e metabolici. Alcuni (meno di un terzo) hanno avuto peggioramento della creatinina, quasi nessuno del diabete. Questo mostra che per il rene possono essere più stressanti i carboidrati, in particolare se raffinati, delle proteine.
Quando sapremo come distinguere chi ha convenienza a ridurre le proteine e chi i carboidrati avremo delle diete personalizzate.
Molte persone hanno anche potuto ridurre o togliere farmaci.
"L'iperglicemia, attraverso il suo effetto osmotico, porta ad un aumento della filtrazione renale e della pressione glomerulare, che a sua volta porta all'iperfiltrazione glomerulare. Un'elevata produzione locale di angiotensina II all'arteriola efferente produce vasocostrizione aggravando questa situazione". La formazione o l'ingestione di proteine glicate (AGEs) porta all'alterazione della funzione, danno cellulare e ad infiammazione.
"Migliorare l'iperglicemia per le persone con diabete di tipo 2 è la chiave per evitare la malattia renale cronica, ridurre i carboidrati nella dieta per le persone con diabete di tipo 2 è un modo efficace per farlo".
Aggiornamento 23/10/2021
Il muscolo delle persone obese ha difficoltà a ossidare i substrati energetici, a causa ad esempio dell'infiltrazione di grasso e della scarsa qualità dei mitocondri.
Queste alterazioni metaboliche si manifestano come "diminuzione dell'assorbimento del glucosio e dell'azione dell'insulina (con conseguente aumento della glicemia), disregolazione del metabolismo lipidico, ridotta ossidazione del substrato mitocondriale e cambiamenti nella morfologia della rete mitocondriale".
La flessibilità metabolica, la capacità di ossidare efficientemente i substrati (grassi e carboidrati) e passare facilmente da un carburante all'altro, è ridotta in caso di resistenza insulinica.
Anche l'ipossia (scarso ossigeno portato dal sangue), l'infiammazione e l'autofagia difettosa contribuiscono alle alterazioni metaboliche e a ridurre l'ossidazione dei grassi.
L'EPA (omega3), sirtuine, la caffeina, l'attività fisica e alcuni interventi farmacologici allo studio possono migliorare l'attività mitocondriale.