Nella famiglia delle solanacee sono inclusi tuberi come le patate, o piante con ortaggi edibili come peperoni, pomodori, peperoncino, bacche di goji, ma anche piante che producono molecole attive come la belladonna o il tabacco.
Alcune scuole di pensiero attribuiscono alle solanacee proprietà infiammatorie. Il riassunto fatto da una dietista americana ci aiuta a fare il punto.
Sicuramente alcune solanacee posseggono proprietà tossiche, la belladonna produce atropina, utilizzata per dilatare le pupille e per indurre allucinazioni per il suo effetto neurotossico, e il tabacco nicotina, e quasi tutte presentano la solanina, una sostanza glicoalcaloide che protegge la pianta dai funghi ma può essere mortale in grandi quantità.
Le solanacee edibili hanno bassi quantitativi di solanina, se ne dovrebbe mangiare svariati kg per avere un effetto tossico. Evitando le patate verdi, germogliate o amare dovrebbe escludere il rischio e i casi documentati di morte sono pochissimi.
Tuttavia nel modello animale di intestino irritabile la solanina infiamma l'intestino e incrementa la permeabilità intestinale, anche se l'effetto non è provato sull'uomo. Un altro effetto possibile è l'aumento dei dolori legati all'artrite, ma si tratta solo di casi aneddotici attualmente.
Le lectine, sostanze non digeribili presenti sia nei cereali che nelle solanacee (e nella maggior parte dei vegetali), sono note per il loro effetto su flora, assorbimento dei minerali e infiammazione dell'intestino, in particolare in persone con un apparato digerente già compromesso (per esempio chi ha malattie autoimmuni).
Ma le solanacee sono anche note per apportare buoni nutrienti. Caroteni, minerali, vitamine (in particolare B, C ed E) che potenziano le difese antiossidanti del corpo.
"In definitiva, non ci sono prove sufficienti per collegare il consumo di solanacee commestibili con malattie autoimmuni e intestinali o aumento dell'infiammazione. Tuttavia, si deve riconoscere che i dati attuali sono limitati, quindi gli specialisti dovrebbero stare attenti a non minimizzare i report di intolleranza. Invece, i nutrizionisti possono guidare i pazienti attraverso una dieta di eliminazione con un'attenta reintroduzione per determinare se queste piante sono dannose o una parte preziosa di una dieta equilibrata. Come parte della dieta di eliminazione, si possono fornire un elenco di alimenti alternativi da incorporare durante il periodo di prova per assicurarsi che siano inclusi i nutrienti vitali".
Per la prima volta una società scientifica, in questo caso la Società Francese di Reumatologia, rilascia delle indicazioni ufficiali per la gestione della dieta nelle malattie reumatiche. Fondamentalmente si tratta di una dieta mediterranea con integrazione di omega 3.
Diete di esclusione, vegetariane o vegane o digiuno non dovrebbero essere consigliate con le evidenze attuali, ma devono essere indagate ulteriormente, assieme all'effetto del microbiota, dei probiotici, della permeabilità intestinale, del cibo biologico e ultraprocessato.
Viene specificato che la dieta non è un sostituto dei trattamenti farmacologici, che l'integrazione può far parte dell'approccio, che non si può prescindere dall'esercizio fisico e dal dimagrimento e che le raccomandazioni possono essere personalizzate sullo stato fisico della persona.
L'integrazione di omega 3 dev'essere di 2 grammi o più. Non vi sono indicazioni per consigliare vitamine o minerali se non in caso di carenza. Alcuni integratori (zafferano, cannella, aglio, zenzero, sesamina, concentrato di melograno) potrebbero avere effetti benefici sull'attività dell'artrite reumatoide ma i dati sono attualmente troppo limitati per proporne l'uso nella pratica corrente.
Un gruppo di ricercatori italiani ha elaborato una dieta ideale per persone con artrite reumatoide (AR), considerando che "La letteratura scientifica recente suggerisce che la dieta gioca un ruolo fondamentale nella terapia dell'AR, attraverso la gestione dell'infiammazione, dell'immunità e dello stress ossidativo. Si tratta sostanzialmente di una dieta mediterranea.
Per quanto riguarda le fonti di carboidrati, si suggerisce di usare 3 porzioni al giorno di cereali integrali, preferibilmente senza glutine, ed evitare zuccheri aggiunti e dolci.
I grassi devono essere rappresentati da olio extravergine d'oliva preferibilmente crudo e da semi oleosi come semi di chia e di lino, insieme a 30g di altra frutta secca oleosa.
L'uso di spezie come curcuma, zenzero ecc. può ridurre infiammazione e stress ossidativo.
Un bicchiere di vino o birra può essere concesso.
I latticini possono essere usati con moderazione.
Il pesce preferibilmente grasso dev'essere consumato almeno 3 volte a settimana.
Per quanto riguarda la carne se ne consigliano porzioni a settimana, di cui 3 porzioni di carne bianca e una di carne rossa. Soprattutto per le carni rosse vanno scelti tagli magri, in modo da ridurre l'apporto di grassi saturi.
L'assunzione di legumi dovrebbe essere incoraggiata nella frequenza di 3 porzioni a settimana. Per migliorare la tollerabilità, i legumi possono essere consumati decorticati o frullati.
Le uova contengono diversi nutrienti che possono avere effetto pro o antinfiammatorio, per cui se ne consigliano 2 a settimana.
Caffè e tè possono essere consumati.
L'integrazione con omega 3 può essere fatta con dosi di 2,7g al giorno per 3 mesi. La valutazione dei livelli di vitamina D e l'eventuale integrazione sono fortemente consigliati anche per prevenire l'osteoporosi.
Per quanto riguarda altri supplementi, sebbene la letteratura non sia completamente concordante, l'integrazione con antiossidanti (selenio: 100 o 200 μg/dose; rame 0,9 mg; manganese 10 mg; beta-criptoxantina almeno 86,9 μg/giorno ; zinco almeno 15 mg/giorno; vitamina C almeno 40 mg/die) può essere una strategia utile per prevenire lo sviluppo dell'AR. Anche la quercetina (500mg) e il resveratrolo (1g) hanno buone probabilità di ridurre i sintomi.
È importante correggere l'eventuale anemia da carenza di ferro. Limitare il sale è un altro aspetto importante.
Secondo studi recenti il digiuno intermittente può aiutare, almeno temporaneamente, a migliorare la malattia.
La barriera intestinale ci protegge dai microbi intestinali o loro parti/metaboliti, dagli antigeni alimentari e dalle tossine presenti nel tratto gastrointestinale. Tuttavia, l'integrità della barriera intestinale può essere influenzata da fattori intrinseci ed estrinseci, tra cui la predisposizione genetica, la dieta occidentale, gli antibiotici, l'alcol, l'alterazione del ritmo circadiano, lo stress psicologico e l'invecchiamento. La presenza di una permeabilità intestinale (GP) non fisiologica può portare alla traslocazione di componenti microbici nel corpo, producendo un'infiammazione sistemica di basso grado. L'associazione tra integrità della barriera intestinale e infiammazione nelle malattie intestinali sia ben consolidata, ma recentemente è emerso come si leghi anche a disturbi metabolici, autoimmuni, mentali e legati all'invecchiamento. Quali fattori provocano la GP? Acroleina (fritti), invecchiamento, alcol, farmaci (antiacidi, cortisonici, antinfiammatori e antibiotici), traumi, chemioterapia, emulsionanti, alterazione dei ritmi circadiani, allenamento strenuo, diete ad alto contenuto di sale, zuccheri e grassi, fruttosio, glutine e fruttani, stress come l'iperglicemia, il calore e l'ipossia, lectine e solanacee, dolcificanti e fumo.
I fattori protettivi sono invece: berberina, glutammina, butirrato, resveratrolo, spermidina, urolitina A e curcumina, fibra, funghi medicinali, probiotici e alimenti fermentati, omega 3, raggi infrarossi, stimolazione del nervo vago, farmaci appositi come gli antiTNFalfa, vitamina D e zinco.
Curiosamente il digiuno può sia proteggere che indurre GP, dipende dalla forma e dal soggetto probabilmente.
L'articolo sottolinea come alcuni farmaci e i probiotici probabilmente farebbero poco sul lungo periodo, "riteniamo invece che i cambiamenti dello stile di vita che coinvolgono la considerazione della composizione della dieta, l'uso di farmaci e alcol, l'esercizio fisico, l'esposizione alla luce solare e i corretti livelli di vitamina D, la regolazione del ritmo circadiano e la gestione dello stress hanno maggiori probabilità di mostrare risultati positivi. I recenti progressi relativi all'integrità della barriera intestinale e alla composizione del microbiota intestinale offrono quindi l'opportunità di rivalutare l'importanza della dieta e dello stile di vita nella prevenzione e nel trattamento delle malattie croniche associate all'alterazione della barriera intestinale, all'infiammazione e all'invecchiamento".
Aggiornamento 22/5/2022
Assumere amido resistente, per esempio con le patate o altre fonti di carboidrati cucinati e mangiati freddi dopo alcune ore, migliora la permeabilità intestinale, il microbiota e l'endotossemia, la presenza di metaboliti batterici nel sangue dopo un pasto dovuta proprio un eccesso di passaggio di sostanze dall'intestino. Migliorano così il microbiota e i marker metabolici di rischio cardiovascolare come pressione, glicemia, insulina, infiammazione e perossidazione lipidica
Alcuni carboidrati sono simili a quelli presenti in batteri patogeni e possono così mimarne gli effetti, inducendo malattie autoimmuni.
Le lectine sono sostanze diffuse nei vegetali che nascono per proteggerli. Sono presenti in legumi, cereali, funghi e quasi tutti i vegetali. Si tratta di proteine che legano i carboidrati e interagiscono col sistema immunitario, potenzialmente creando alterazioni. Nella nostra storia evolutiva abbiamo imparato a difenderci da esse e anche a sfruttarle, per cui alcune lectine hanno un effetto antinfiammatorio e immunomodulante positivo per chi le ingerisce.
Secondo i proponenti della paleodieta invece queste molecole hanno un effetto infiammatorio e nocivo, per cui suggeriscono che l'alimentazione debba essere priva di lectine.
Ma allora fanno bene o male? Semplice: entrambi.
In alcune persone rimuoverle può portare, almeno nel breve periodo, a un miglioramento di sintomi di malattie infiammatorie e autoimmuni. Questo significa che tutti devono toglierle? No. Non esistono prove concrete che, a livello di popolazione, queste sostanze abbiano più effetti negativi che positivi.
In generale si tratta di sostanze presenti in quantità troppo basse e che vengono inattivate dal calore. Alcune di esse però possono indurre permeabilità intestinale, entrare nel circolo sanguigno (o permettere a LPS o altri metaboliti batterici di entrare) e rappresentare uno stimolo per il sistema immunitario. Questo porta a stress ossidativo, adesione delle cellule immunitarie all'endotelio, produzione di citochine infiammatorie, stimolo dei recettori di membrana.
Tra i meccanismi antinfiammatori e antitumorali troviamo l'attività antiossidante, la modulazione del sistema immunitario, il legame e l'inibizione dei patogeni.
In pratica tutto e il contrario di tutto. Diventa quindi complicato stabilire se possono essere dannose o utili e si può presumere un effetto estremamente soggettivo. Si può fare riferimento alle condizioni intestinali per avere un'idea dell'effetto su una persona.
"Mentre alcune lectine, come quelle presenti nei legumi, possono indurre disturbi gastrointestinali e innescare disturbi autoimmuni legandosi ai tessuti intestinali, altre mostrano proprietà immunomodulatorie che potrebbero migliorare le risposte immunitarie.
Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire i ruoli precisi delle lectine alimentari nella funzione immunitaria e nei disturbi autoimmuni. Affrontare le questioni chiave riguardanti i dosaggi delle lectine, le vie di somministrazione e i meccanismi d’azione sarà fondamentale per ottimizzare il loro potenziale terapeutico e ridurre al minimo gli effetti avversi. Inoltre, l’esplorazione degli effetti immunomodulatori di specifiche lectine provenienti da cereali, verdure e funghi offre strade promettenti per l’esplorazione terapeutica nell’immunoterapia del cancro e nelle condizioni immunocorrelate. Approfondendo la nostra comprensione dell’impatto delle lectine alimentari sulle risposte immunitarie possiamo aprire la strada a interventi più mirati e approcci personalizzati alla salute immunitaria e alla gestione delle malattie".