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il post su chi ha necessità di integrazioni e chi può farne a meno
Nei giovani sportivi, una dose di caseine prima di andare a dormire stimola la crescita muscolare. Questo perché si tratta di proteine a digestione lenta e il loro effetto perdura durante la notte. L'effetto non è però presente negli anziani, che probabilmente hanno necessità di altri tipi di approcci. In uno studio su 235 persone, la mortalità da COVID19 è stata doppia (9,7% vs 20) tra gli ultraquarantenni che non avevano livelli sufficienti di vitamina D. "La significativa riduzione della PCR sierica, un marker infiammatorio, insieme all'aumento della percentuale di linfociti suggeriscono che la sufficienza di vitamina D può aiutare a modulare la risposta immunitaria, possibilmente riducendo il rischio di tempesta di citochine in risposta a questa infezione virale. Pertanto, si ritiene che il miglioramento dello stato di vitamina D nella popolazione generale e in particolare nei pazienti ospedalizzati abbia un potenziale beneficio nel ridurre la gravità delle morbilità e della mortalità associate alla malattia da coronavirus".
Un multivitaminico e minerale preso per 3 mesi riduce la durata e la gravità della malattia negli anziani "In conclusione il trattamento con vitamina D appare ridurre la severità della malattia il ricorso alla terapia intensiva"
Le proteine whey sono una risorsa per l'anziano. Secondo una revisione degli studi possono aiutare "nel raggiungimento degli obiettivi nutrizionali legati all'età, conservazione e funzionalità della massa muscolare, prevenzione e trattamento della sarcopenia, modulazione dell'infiammazione, risposta alle vaccinazioni e riabilitazione dopo il ricovero". Rimangono quindi un'opzione da valutare e non da guardare con sospetto come anche molti professionisti fanno. Sempre più osservazioni mostrano che la vitamina D bassa aumenta il rischio di COVID severo e mortalità da coronavirus. Il prof Gennari di Siena ha dichiarato: "Credo che, in particolare nella stagione invernale (quando l'esposizione alle radiazioni solari ultraviolette-B (UVB) non consente alla pelle di sintetizzare la vitamina D nella maggior parte dei paesi), l'uso della supplementazione di vitamina D e la correzione della carenza di vitamina D potrebbero essere di grande rilevanza per la riduzione del carico clinico dei focolai in corso e futuri di infezione da SARS-CoV-2 ".
"Le vitamine del gruppo B non solo aiutano a costruire e mantenere un sistema immunitario sano, ma potrebbero potenzialmente prevenire o ridurre i sintomi di COVID19 o trattare l'infezione da SARS-CoV-2. Il cattivo stato nutrizionale predispone le persone alle infezioni più facilmente; pertanto, una dieta equilibrata è necessaria per l'immuno-competenza. È necessario adottare approcci terapeutici o aggiuntivi sicuri ed economici, per sopprimere l'attivazione immunitaria aberrante, che può portare a una tempesta di citochine, e per agire come agenti antitrombotici. Un adeguato apporto di vitamine è necessario per il corretto funzionamento del corpo e il rafforzamento del sistema immunitario. In particolare, le vitamine del gruppo B modulano la risposta immunitaria riducendo le citochine pro-infiammatorie e l'infiammazione, riducendo la difficoltà respiratoria e i problemi gastrointestinali, prevenendo l'ipercoagulabilità, migliorando potenzialmente i risultati e riducendo la durata della degenza in ospedale per i pazienti COVID-19".
Le statine
potrebbero ridurre il rischio di malattia perché sottraggono il colesterolo che il virus sfrutta
A costo di essere noioso, continuo a postare gli studi che mostrano che la sufficienza di vitamina D riduce il rischio di complicazioni nella malattia COVID19. "Il presente studio ha rivelato un'associazione indipendente tra la sufficienza di vitamina D [≥ 30 ng/mL] e una diminuzione del rischio di esiti clinici avversi da COVID-19. La gravità degli esiti clinici da COVID-19 e la mortalità sono state ridotte nei pazienti che avevano sufficiente vitamina D. Le caratteristiche cliniche erano anche significativamente differenti nei pazienti che erano sufficienti per la vitamina D. Avevano un rischio minore di perdere conoscenza e diventare ipossici. I pazienti con vitamina D sufficiente avevano livelli ematici significativamente più bassi del marker infiammatorio PCR e una conta dei linfociti ematici totali più alta, suggerendo che la sufficienza di vitamina D aveva migliorato la funzione immunitaria in questi pazienti. Questo effetto benefico sul sistema immunitario può anche ridurre il rischio di contrarre questa insidiosa infezione virale potenzialmente letale. Si raccomanda di progettare ulteriori studi, inclusi RCT, per valutare il ruolo dello stato della vitamina D sul rischio di sviluppare l'infezione da coronavirus e mitigare le complicanze e la mortalità nelle persone infette dal virus. Resta discutibile su quale dovrebbe essere il livello sierico ottimale di 25 (OH) D per massimizzare il suo effetto sul sistema immunitario. Abbiamo osservato che il 6,3% dei pazienti che avevano un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 40 ng/mL è deceduto per l'infezione rispetto al 9,7% e al 20% che è morto e aveva un livello ematico circolante superiore e inferiore a 30 ng/mL rispettivamente. Pertanto, un livello ematico di almeno 40 ng/mL può essere ottimale per l'effetto immunomodulante della vitamina D. Pertanto, sulla base della letteratura disponibile e dei risultati di questo studio, è ragionevole raccomandare l'integrazione di vitamina D, secondo le linee guida raccomandate dalla Endocrine Society per raggiungere un livello ematico di 25 (OH) D di almeno 30 / mL, a bambini e adulti per ridurre potenzialmente il rischio di contrarre l'infezione e per tutti i pazienti COVID-19, in particolare quelli ricoverati in ospedale". La supplementazione con antocianine migliora gli indici del metabolismo glucidico (HOMA)
Aggiornamento 12/10/2020
Senza pensare che con la vitamina D risolviamo il diabete, questa vitamina con funzione ormonale è fondamentale per avere una corretta sensibilità insulinica nel tessuto adiposo e nel muscolo e il rilascio di insulina dal pancreas, grazie alla modulazione del calcio intracellulare. Livelli corretti permettono di avere una maggiore efficienza dei mitocondri ed effetto antiossidante, minore infiammazione, migliore ossidazione dei grassi e termogenesi, minore lipogenesi. La vitamina D è carente nella maggior parte dei soggetti con un'alimentazione di scarsa qualità.
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https://www.dancehealthfitness.com/what-supplements-should-i-consider.html
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Le persone con acne hanno spesso carenza di zinco e la sua integrazione è un rimedio efficace
L'omocisteina è un fattore di rischio cardiovascolare, per l'Alzheimer ecc, legato ad alcune mutazioni genetiche (MTHFR), e si può tenere sotto controllo grazie alle vitamine del gruppo B, in particolare folati e B12. Gli omega 3 possono aiutare ulteriormente a controllarla
Quali diete possono essere utili nella fibromialgia? Tutti i modelli dietetici sani, ricchi di cibi vegetali, antiossidanti o fibre, solitamente portano a un miglioramento dei sintomi, e questo "suggerisce che una dieta adeguata potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella gestione della fibromialgia". attraverso la modulazione del microbiota, del peso corporeo e della somatizzazione (componenti psicosomatiche). Vitamina D, magnesio, ferro e probiotici sono integrazioni spesso utili.
L'acido alfa-lipoico, ALA, ha un effetto antinfiammatorio e antidiabetico, soprattutto nei confronti della neuropatia diabetica, e promuove la perdita di peso, con un ottimo profilo di sicurezza.
Aggiornamento 3/11/2020
Quali supplementi hanno potenziale nel prevenire e affiancare le terapie di COVID19? Zinco, vitamina D, vitamina C, curcumina, cannella, allicina, piperina, selenio, propoli, probiotici, lattoferrina e quercetina. Scrivo potenziale perché gli studi sono tutti in fase 1 e 2, quindi nessuna certezza, se non che abbiano funzionato con altri virus. Sono tutt'ora in corso studi più approfonditi.
Quale dieta nella IBS (sindrome dell'intestino irritabile)? La dieta FODMAP è efficace, ma può esserlo come una dieta che elimini i cibi "trigger" (attivatori), caffeina, alcol. Queste diete però devono favorire la reintroduzione, perché eliminare per lunghi periodi alimenti può alterare il microbiota negativamente. Tra gli integratori, i probiotici possono aiutare ma è difficile trovare qualcosa che vada bene per tutti, mentre la fibra di psillio ha mostrato efficacia e l'olio di menta piperita riduce i sintomi.
"Sono state raccolte prove che suggeriscono che la vitamina D sierica può essere considerata un determinante biologico degli esiti di COVID-19 secondo i criteri di causalità di Hill. Data la mancanza di un trattamento specifico per COVID-19, l'urgenza della pandemia e la sicurezza della supplementazione di vitamina D, queste osservazioni forniscono un argomento per testare la vitamina D come trattamento adiuvante per migliorare la presentazione clinica di COVID-19 e la sua prognosi , altrettanto recentemente raccomandato nella profilassi da alcune società scientifiche"
In uno studio quasi sperimentale ma in realtà retrospettivo, tra gli anziani ricoverati in casa di cura chi assumeva regolarmente supplementi di vitamina D ha avuto COVID19 meno severo e sopravvivenza maggiore rispetto a chi non ne assumeva. Chi ha avuto un bolo di 80 mila unità dopo essersi ammalato non ha avuto vantaggi. "Il modo in cui l'integrazione di vitamina D migliora gli esiti di COVID-19 e la sopravvivenza non è completamente chiarito. Sono probabili quattro meccanismi: regolazione di i) la RAS, ii) l'immunità cellulare innata e adattativa, iii) le barriere fisiche e iv) la fragilità e le comorbidità dell'ospite".
Aggiornamento 23/11/2020
L'immunonutrizione si basa sul concetto che la malnutrizione altera la funzione immunitaria. Pertanto, l'immunonutrizione utilizza l'alimentazione arricchita con vari farmaconutrienti (acidi grassi Omega 3, vitamina C, aminoacidi, selenio, zinco, vitamina E e vitamina D) per modulare le risposte infiammatorie, la risposta immunitaria acquisita e per migliorare i risultati dei pazienti. Anche gli omega 3 sono necessari per la modulazione e risoluzione dello stato infiammatorio, così come l'OEA, derivato dell'acido oleico (presente nell'olio d'oliva) e i probiotici e loro stimolanti (prebiotici) per la modulazione delle risposte immunitarie. Uno stato nutrizionale ottimale garantisce i principali processi modulatori dello stress infiammatorio e ossidativo, entrambi legati al sistema immunitario. Il metabolismo per la biosintesi e la richiesta di energia necessita di molti componenti dietetici differenti. Infatti, alcuni nutrienti e i loro metaboliti sono regolatori diretti dell'espressione genica del compartimento immunitario e svolgono un ruolo chiave nella maturazione, differenziazione e reattività delle cellule immunitarie.
L'immunonutrizione personalizzata per i pazienti obesi dovrebbe essere la prima scelta terapeutica per ridurre il rischio di infezioni e il decorso della malattia nel paziente con COVID19. In particolare, l'approccio nutrizionale potrebbe essere gestito in due differenti strategie, considerando lo stato di malattia del paziente obeso. In primo luogo, l'immunonutrizione può ridurre il rischio di infezioni, riducendo lo stato infiammatorio caratteristico. Inoltre, l'immunonutrizione sarebbe fondamentale per supportare la risposta immunitaria e la sintesi proteica nella fase grave di COVID-19.
Gli omega 3 nei bambini e nelle condizioni neurologiche. Il DHA è fondamentale nello sviluppo cerebrale, e più se ne accumula tra gravidanza e primi 2 anni più ne rimarrà in seguito. Agiscono inoltre come modulatori dell'infiammazione e del microbiota.
Nei bambini con infiammazione e ADHD appare più importante integrare l'EPA, mentre nell'autismo si usano mix dei 2 grassi a dosi superiori al grammo. Nella depressione si indica un rapporto EPA/DHA di 2 a 1. Per avere indicazioni personalizzate è opportuno un dosaggio dei livelli sanguigni. I segni di una carenza possono essere pelle squamosa, eczema e secchezza degli occhi.
Aggiornamento 30/11/2020
La vitamina D migliora la severità della malattia, la qualità della vita, il dolore, l'umore e la sensibilità viscerale in persone con IBS-D (sindrome dell'intestino irritabile, con predominanza di diarrea)
In condizioni infiammatorie, come per esempio in caso di obesità, il triptofano viene metabolizzato a kinurenina, che attiva il recettore per gli arili. Anche il coronavirus attiva questo recettore, e le due condizioni insieme non si sommano ma si moltiplicano, aumentando esponenzialmente il rischio di infiammazione fuori controllo, trombi e fibrosi dei tessuti. La vitamina D e la E invece bloccano queste vie. In generale "Una carenza di micronutrienti dovuta alla malnutrizione (come succede nelle persone che hanno un'alimentazione di tipo occidentale) ha il potenziale per aumentare la gravità delle infezioni virali. Molti nutrienti essenziali come vitamine, minerali, aminoacidi e acidi grassi sono importanti per le funzioni pleiotropiche del nostro sistema immunitario. Una nutrizione equilibrata e l'assunzione di nutrienti in quantità e composizione appropriate (in questo caso si parla di: vitamine A, B, C, D, E, selenio, zinco, rame, magnesio, insieme ad antiossidanti, omega 3, corretto apporto proteico ed energetico) possono ridurre i livelli di citochine pro-infiammatorie e i loro effetti collaterali nei pazienti COVID-19.
L'oligofruttosio (fibra prebiotica) riduce l'osteoartrite nel modelli animale, presumibilmente aumentando i bifidobatteri, batteri buoni che si tende a perdere con l'età e nell'obesità
"I potenziali benefici della vitamina C, il basso costo, il profilo di sicurezza e le molteplici azioni modificanti la malattia, compresi gli effetti antiossidanti, antinfiammatori e immunomodulanti, la rendono un candidato terapeutico attraente nella riduzione della carica virale con integrazione orale nell'intervallo di 2-8 g/giorno per aiutare ad attenuare la conversione alla fase critica di COVID-19. Allo stesso modo, la vitamina C ha potenziali benefici nel trattamento delle infezioni respiratorie acute e nella mitigazione dell'infiammazione in pazienti COVID-19 critici con infusione endovenosa di vitamina C nell'intervallo 6-24 g/giorno, per correggere la carenza indotta dalla malattia, ridurre l'infiammazione, aumentare la produzione di interferone e sostenere le azioni antinfiammatorie dei glucocorticosteroidi, soprattutto dato l'alto livello di mortalità per i pazienti con COVID-19 grave.
Data la notevole sicurezza della vitamina C, la frequente carenza tra i pazienti con COVID-19 e le ampie prove di potenziali benefici, l'attuale trattamento è giustificato su basi compassionevoli in attesa che siano disponibili più dati di studi clinici COVID-19, non solo per uso endovenoso all'interno della terapia intensiva, ma anche per via orale con dosi comprese tra 2 e 8 g/die in pazienti ospedalizzati a causa dell'aumentato bisogno nel combattere un'infezione virale, come concluso in recenti revisioni. Le persone in gruppi ad alto rischio di mortalità da COVID-19 e a rischio di carenza di vitamina C, dovrebbero essere incoraggiate a integrare quotidianamente la vitamina C per garantire l'adeguatezza della vitamina C in ogni momento e per aumentare la dose in caso di infezione fino a 6 –8 g/giorno. Se questo impedirà o meno la conversione alla fase critica di COVID-19 deve ancora essere determinato".
Quali nutrienti o integratori possono essere utili per la crescita dei capelli? Vitamina C e ferro funzionano in chi è carente di ferro, vitamina E e zinco contrastano la perdita di capelli. Tra i complessi, AminoMar, Synergen Complex e Nourkrin hanno dato alcuni risultati interessanti, così come il metilsulfonilmetano. Ashwagandha, curcumina e capsaicina non si sono rivelate utili. Olio di semi di zucca, equiseto e Serenoa repens hanno bisogno di ulteriori studi.
La supplementazione con proteine migliora la composizione corporea, la capacità aerobica e la performance nello sport aerobico, sia nelle persone sane che nei compromessi (sarcopenici o limitati nella mobilità)
Il magnesio in ambito ginecologico secondo la rivista ufficiale della SIGO - Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia Il magnesio può essere utile nelle seguenti condizioni: dismenorrea (stimola il rilassamento della muscolatura antagonizzando il calcio), sindrome premestruale (probabilmente normalizza l'azione degli ormoni, tra cui il progesterone), sintomi della menopausa (soprattutto nelle donne con pregresso tumore), osteoporosi (aumenta l'osteocalcina e riduce i marker di riassorbimento osseo), malattie cardiovascolari (riduce la pressione), disturbi dell'umore (stabilizza l'umore, soprattutto nei maniaco-depressivi, e migliora l'effetto dei farmaci). Nelle specifiche condizioni ginecologiche, può ridurre il rischio di parto prematuro (riducendo le contrazioni), di ipertensione gravidica e gestosi, riducendo anche i rischi per il nascituro.
La forma più assorbibile risulta essere quella sucrosomiale.
L'olio di pesce (omega 3) negli sportivi ha effetti positivi sulla cognizione (e umore), sulle dinamiche cardiovascolari (in particolare nei ciclisti), funzione respiratoria e sul recupero muscolare. Si riducono i danni da infortunio, in particolare da trauma cranico e tendinopatie. Attenua anche le risposte cellulari proinfiammatorie ma può aumentare la perossidazione lipidica (non se abbinato a polifenoli antiossidanti) e l'ossido nitrico post-esercizio. Attenzione alla possibile presenza di inquinanti (certificazione IFOS): "Bisogna fare attenzione quando si raccomandano prodotti per gli atleti, e idealmente i prodotti dovrebbero essere analizzati non solo da una prospettiva antidoping, ma anche per la presenza e la concentrazione di metalli pesanti, diossine e bifenili policlorurati (PCB)"
Il magnesio si conferma efficace contro la pressione alta. Secondo una metanalisi di 49 studi "la terapia orale con magnesio aggiunta ai regimi di trattamento dei pazienti con ipertensione parzialmente controllata è promettente come un modo per ottenere in sicurezza una pressione sanguigna più bassa senza aumentare i farmaci antipertensivi. La prescrizione di integratori di magnesio a pazienti ipertesi ma non trattati deve superare i 600 mg/giorno per essere efficace, il che può essere realizzato in modo sicuro ed economico, ma dosi di magnesio inferiori a questo livello possono ottenere altri miglioramenti dei fattori di rischio cardiovascolare senza gli effetti collaterali di farmaci antipertensivi".
Alcuni batteri probiotici, ritenuti quindi benefici, possono in realtà essere patogeni opportunisti in alcune persone o condizioni. È infatti noto che diversi batteri possono stimolare o inibire il sistema immunitario verso la polarizzazione TH1 o TH2 (quindi più nei confronti delle infezioni o delle allergie), e alcune batteriocine (metaboliti rilasciati, tossici per altri microrganismi), solitamente antifungine, possono essere tossiche anche per l'ospite (l'uomo). "Queste tossine possono aiutare a causare i sintomi della malattia e, per i ceppi probiotici, la presenza di queste tossine può indicare un potenziale patogeno ancora non riconosciuto". Nel caso dei patogeni, queste tossine agiscono soprattutto in caso di traslocazione batterica. Dei 10 analizzati L. acidophilus, L. acidophilus, L. paracasei, L. planatarum, e L. rhamnosus possono essere anche patogeni, mentre L. brevis, L. bulgaricus, L. crispatus, L. gasseri, L. reuteri, and L. ruminis non hanno dato segni di patogenicità.
Morale della favola: rivolgetevi sempre a un esperto prima di assumerli
Esistono decine di malattie legate al sistema nervoso che sono dovute a difetti genetici ma si presentano come psicosi, atassia, miopatia, epilessia, neuropatia ecc Sono relativamente rare ma anche sottodiagnosticate, a causa delle tante varianti genetiche.
Spesso si gestiscono semplicemente con integrazione vitaminica perché legate al metabolismo energetico e biochimico dei cofattori, e gli autori della review suggeriscono di provare sempre a integrare (sotto controllo).
Un semplice modo per individuarle può essere misurare l'omocisteina
Lo studio non è fatto bene (niente randomizzazione) ma è comunque l'ennesimo tassello che fa pensare che avere livelli più alti di vitamina D male non fa nei confronti della malattia COVID19, con una riduzione statisticamente significativa dell'accesso alla terapia intensiva e del rischio di morte per chi ha assunto 2 boli della vitamina.
L'ATP è la molecola usata universalmente dalle cellule per sfruttare l'energia chimica. A dimostrare ancora una volta come l'invecchiamento sia soprattutto un problema di produzione di energia, sta emergendo l'utilità della sua supplementazione. "La letteratura disponibile sull'ATP disodico, quando fornito in una dose di almeno 400 mg circa 30 minuti prima di un allenamento o 20-30 minuti prima di colazione nei giorni di riposo, fornisce informazioni sul suo potenziale per ridurre l'affaticamento, aumentare la forza e la potenza, migliorare la composizione corporea, mantenere la salute muscolare durante lo stress, aumentare il recupero e ridurre il dolore. Inoltre, altra letteratura indica un ruolo dell'ATP nel miglioramento della salute cardiovascolare. I risultati divergenti riguardanti l'integrazione di ATP e un meccanismo d'azione non identificato continuano a precludere che in questo momento vengano tratte conclusioni più forti".
✔ Comune particolarmente negli anziani (e in chi mangia male)
✔ Associata alle principali patologie e uso farmaci comuni
✔ Spesso associata a normale concentrazione sierica di magnesio (ma evidenziabile dai bassi livelli urinari)
✔ Poco costosa da diagnosticare e facile da trattare.
Si ritiene che l'escrezione urinaria di magnesio <1 mmol/die o il rapporto con la creatinina <0,17 siano indicativi di carenza.
Se sei sempre stanco, hai problemi di glicemia, difficoltà a dormire, umore alterato ecc. potrebbe dipendere da una carenza di magnesio.
Il magnesio associato a un amminoacido come citrato o lattato è meglio tollerato con una biodisponibilità superiore rispetto all'ossido che può portare a problemi intestinali. "Un supplemento giornaliero di 200 mg di magnesio chelato sarebbe adeguato, sicuro nella maggior parte dei casi, sufficiente per aumentare costantemente il magnesio sierico".
Aggiornamento 31/1/2021
Il consumo di una miscela di aminoacidi essenziali, rispetto alle proteine whey, ha determinato aumento della distanza percorsa nel test del cammino (6MWT), della forza nelle mani e nelle gambe, miglioramento della composizione corporea e del colesterolo LDL in anziani con ridotta funzione motoria
La riboflavina potenzia le difese antiossidanti, favorendo la formazione del glutatione ridotto, principale antiossidante cellulare. Aumenta le difese immunitarie, migliorando la risposta antibatterica dei granulociti.
La sua carenza (rara) è un probabile fattore di rischio per il tumore, in particolare ai polmoni e colon; protegge dal danno da radioterapia e chemioterapia, e aumenta l'efficacia di quest'ultima.
Abbinata a magnesio e Q10, può ridurre l'emicrania.
Riduce la formazione della cataratta, la sindrome premestruale, il diabete e la neuropatia grazie al suo potere antiossidante. Può ridurre anche la tendenza all'osteoporosi e l'anemia, migliorando l'assorbimento del ferro e la mobilitazione della ferritina. È allo studio il suo effetto su alcune malattie cardiache (ipertensione, insufficienza cardiaca, aterosclerosi).
L'utilità del coenzima Q10 nelle patologie cardiache: grazie alla sua funzione antiossidante, facilita la produzione di energia ed è importante particolarmente nell'insufficienza cardiaca e nei dolori muscolari legati alle statine.
La somministrazione di un probiotico (simile a Vivomixx) insieme all'acido alfa lipoico ha favorito il mantenimento del peso perso e delle misure antropometriche ridotte in seguito al dimagrimento, rispetto al placebo. L'effetto è stato attribuito alla riduzione dell'infiammazione e alla modulazione dell'AMPK ipotalamica
La creatina può aiutare nel recupero post infezioni virali, grazie alla sua capacità di sostenere la produzione di energia, e gli effetti neuroprotettivi, antiossidanti, antinfiammatori.
Se sotto l'addome ci sono dei problemi, non pensate subito alla pillolina blu. Potrebbe bastare quella di vitamina D. Questa vitamina, che ha funzione ormonale, è importante per la formazione e il mantenimento dell'architettura dei corpi cavernosi, influenzando la forma del pene. Facilita la formazione dell'ossido nitrico, fondamentale per l'afflusso di sangue. Previene l'aterosclerosi che riduce il flusso di sangue. Migliora il testosterone e la sua affinità per i recettori. Riduce stress ossidativo e infiammazione. La sua carenza è presente indipendentemente dalla funzione gonadica. In sintesi in caso di disfunzione erettile va misurata ed eventualmente corretta la carenza. Ovviamente non prendetela se le vostre misure e prestazioni sono eccessive😉
L'acido alfalipoico può ridurre la progressione dell'endometriosi, una condizione infiammatoria legata ad alterazioni ormonali (estrogeni) e presenza di tessuto dell'endometrio fuori dalla sede.
Il resveratrolo, il famoso antiossidante dell'uva, aiuta a dimagrire? Secondo una metanalisi sì (miglioramento del peso, della massa magra, della circonferenza addominale), secondo un'altra no (solo un piccolo effetto sulla circonferenza addominale) 🤷🤷
Nella steatoepatite le linee guida ESPEN The European Society for Clinical Nutrition and Metabolism raccomandano fortemente una dieta mediterranea. La vitamina E e i probiotici (o simbiotici) sono ugualmente raccomandati, mentre per omega 3 e antiossidanti vengono richiesti ulteriori studi. Gli aminoacidi ramificati (BCAA) possono essere utili in casi particolari. Zinco e vitamina A possono migliorare la percezione dei sapori (ageusia).
In caso gli antidepressivi non funzionino, al posto che aumentare la dose o provare tutti i farmaci a disposizione, potrebbe essere sufficiente integrare con metilfolato, la forma attiva dell'acido folico, fondamentale per la sintesi dei neurotrasmettitori. "È stato dimostrato che livelli anormali di folato, omocisteina e SAMe sono associati a un rischio più elevato di depressione. Numerosi studi hanno dimostrato l'attività antidepressiva con l'integrazione di L-metilfolato e SAMe in soggetti con depressione. Inoltre, gli amminoacidi L-acetilcarnitina, acido alfa-lipoico, N-acetilcisteina e L-triptofano sono stati implicati nello sviluppo della depressione e hanno dimostrato di esercitare effetti antidepressivi. Altri fattori noti per migliorare i sintomi depressivi sono zinco, magnesio, acidi grassi omega3 e coenzima Q10".
La presenza di alterazioni nel metabolismo degli aminoacidi solforati, omocisteina e metionina, che possono essere dovuti a una mutazione genetica (MTHFR o altre), con riduzione del SAME, può spiegare alcune alterazioni in sottogruppi di persone con autismo, con alterazione della metilazione e aumento dell'infiammazione e stress ossidativo
. Il supporto della metilazione si è dimostrato utile in alcuni casi. "Esistono prove convincenti da studi preclinici e randomizzati controllati in doppio cieco che la correzione di alcuni di questi deficit metabolici con l'integrazione di metilfolato, metilcobalamina, ALA e melatonina ha benefici significativi. Pertanto, le conseguenze metaboliche proposte sono di grande interesse in quanto possono essere corrette utilizzando agenti farmaceutici disponibili clinicamente come acido folinico, metilcobalamina, SAME, ALA, molibdeno e melatonina. Questi agenti con un profilo di effetti collaterali relativamente inferiore possono costituire potenziali candidati per un'efficace terapia cocktail per il modello proposto di ASD con deplezione di SAME".
Aggiornamento 23/3/2021
L'N-acetilcisteina, precursore del glutatione, può essere utile in una rara condizione ereditaria, Angiopatia amiloide ereditaria da cistatina C, che porta a microinfarti, con conseguenti demenza, paralisi e morte nei giovani affetti. La deposizione di cistatina è ridotta dall'integrazione
Lo zinco è un oligoelemento essenziale per la crescita e lo sviluppo umano e aumenta l'immunità antivirale. Gli effetti antivirali dello zinco sono stati documentati in diverse malattie virali. A che punto sono gli studi sull'effetto dello zinco in caso di COVID19? Le evidenze dirette sono ancora poche, comunque: 🌞 Gli individui con carenza di zinco sono inclini a sviluppare infezioni virali gravi e coinfezioni batteriche virali.
🌞 Studi clinici hanno dimostrato che gli integratori di zinco migliorano la saturazione di ossigeno nelle patologie del sistema respiratorio.
🌞 È stato segnalato che lo zinco piritione (ionoforo) inibisce l'attività della SARS-coronavirus RNA polimerasi.
🌞 Alcune ricerche preliminari hanno identificato che lo zinco ionoforo stimola l'efficienza dello zinco nella sua capacità antivirale contro COVID-19
Anche selenio, rame, ferro, vitamine e omega 3 hanno un ruolo importante nelle difese immunitarie
Le persone con problemi correlati allo stomaco (ipocloridria, uso di antiacidi, infezione da H. pylori, interventi di chirurgia bariatrica) dovrebbero monitorare spesso i valori di magnesio, calcio, ferro e vitamina B12 perché soggetti a carenze. Anche vitamina C e D possono essere carenti.
La supplementazione con zinco migliora i parametri metabolici (glicemia ed emoglobina glicata, curva da carico, resistenza insulinica e lipidi plasmatici) in persone con prediabete
Una nuova ricerca suggerisce che una dose giornaliera elevata di omega-3 può aiutare a rallentare gli effetti dell'invecchiamento sopprimendo i danni e aumentando la protezione a livello cellulare durante e dopo un evento stressante. Rispetto al gruppo placebo, i partecipanti che assumevano integratori di omega-3 hanno prodotto meno cortisolo, l'ormone dello stress, e livelli più bassi di una proteina pro-infiammatoria durante un evento stressante in laboratorio. E mentre i livelli di composti protettivi sono diminuiti drasticamente nel gruppo placebo dopo il fattore di stress, non sono state rilevate tali diminuzioni nelle persone che assumevano omega-3. I ricercatori hanno anche suggerito che abbassando l'infiammazione correlata allo stress, gli omega-3 possono aiutare a interrompere la connessione tra stress ripetuto e sintomi depressivi. Ricerche precedenti hanno suggerito che le persone con una reazione infiammatoria più elevata a un fattore di stress in laboratorio possono sviluppare sintomi più depressivi nel tempo.
"Non tutti coloro che sono depressi hanno un'infiammazione aumentata, si stima circa un terzo. Questo aiuta a spiegare perché la supplementazione di omega-3 non sempre si traduce in una riduzione dei sintomi depressivi", ha detto Kiecolt-Glaser. "Se non si ha un'infiammazione intensificata, gli omega-3 potrebbero non essere particolarmente utili. Ma per le persone con depressione legata all'infiammazione, i nostri risultati suggeriscono che gli omega-3 sarebbero più utili".
"Quattro mesi di integrazione di omega-3 hanno aumentato la resilienza in risposta allo stress; si sono osservati livelli complessivi inferiori di cortisolo e infiammazione i seguito a stress e livelli più elevati di telomerasi e attività antinfiammatoria durante il recupero. Ciò ha una rilevanza diretta per la biologia e la psichiatria dell'invecchiamento. Questi risultati sono preliminari, ma se replicati, suggeriscono che l'integrazione di omega-3 può limitare l'impatto dello stress ripetuto sull'invecchiamento cellulare e sul rischio di depressione".
Probabilmente qualsiasi malattia moderna (diabete, malattie neurodegenerative, dolori cronici, malattie della pelle, asma ecc.) ha caratteristiche di infiammazione cronica. Cercare di sopprimere il sintomo con gli antidolorifici/antinfiammatori/cortisonici appare oggi una strategia superata, perché abbiamo a disposizione le proresolvine (SPM), derivati degli omega 3, con potente azione farmacologica di risoluzione dell'infiammazione, di inibizione del dolore, senza azione immunosoppressiva, per cui possono essere utili anche nelle malattie infettive caratterizzate da infiammazione duratura e che non si risolve (COVID19). "La scoperta delle SPM ha cambiato il concetto di come si spegne l'infiammazione e ha aperto nuove strade per il trattamento delle malattie infiammatorie. Le SPM sono molecole immunoresolventi (ovvero non presentano effetti immunosoppressivi, uno degli effetti collaterali indesiderati di corticosteroidi, agenti immunobiologici e oppioidi) e, pertanto, sfruttare la farmacologia della risoluzione potrebbe fornire la base per riprogrammare le attività neuronali e delle cellule immunitarie e la risposta infiammatoria. A dosi molto basse, gli SPM agiscono su specifici recettori espressi dalle cellule immunitarie e silenziano i nocicettori limitando il dolore e l'infiammazione".
La sarcopenia e la capacità di movimento sono legati alla sopravvivenza nel tumore al polmone. La prima aumenta la mortalità, la seconda la riduce. Si dovrebbe quindi sempre tenere in considerazione di mantenere una buona capacità fisica e contrastare la perdita di muscolo, eventualmente con integrazione di aminoacidi, vitamina D, proteine del siero del latte e idrossimetilbutirrato.
Le proteine del siero del latte stimolano l'aumento di massa magra. Si è evidenziato inoltre un effetto di soppressione dell'appetito e aumento della sazietà migliore rispetto ad altre fonti proteiche, come caseina e albumina. Si è dimostrato un effetto netto di incremento del bilancio azotato, con miglioramento del metabolismo lipidico e della lipolisi se assunte dopo l'allenamento.
Le persone con sovrappeso, pregressa chirurgia bariatrica, celiachia e irritazione intestinale (IBD) possono avere malassorbimento della vitamina D, fino al 64% in meno, e faticare così ad avere corretti livelli di questa importante vitamina. Una forma più idrosolubile come la 25(OH)D3 può essere una scelta migliore perché non necessita del sistema linfatico, ma entra direttamente nella circolazione portale. Inoltre, i pazienti con obesità possono avere una ridotta idrossilazione epatica della vitamina D in posizione 25, secondaria alla steatosi epatica associata all'obesità, avendo ulteriore convenienza a usare una forma già idrossilata.
La carenza di magnesio (Mg), più diffusa di quanto si possa immaginare, gioca un ruolo importante nell'osteoartrite (OA), e può essere favorita da diuretici, diabete, semplice invecchiamento. La concentrazione di Mg extracellulare influenza le cellule correlate alle articolazioni, come cellule staminali mesenchimali, osteoblasti, condrociti e fibroblasti, e riduce il rischio di osteoporosi. Nell'anziano anche le cellule senescenti, lo stress ossidativo e l'accorciamento dei telomeri aumentano l'infiammazione, e sono tutte condizioni legate a ridotto introito di Mg.
Il Mg insieme ad un buon microbiota può contribuire a ridurre i dolori articolari, riducendo l'infiammazione. La carenza di Mg, che si trova soprattutto in frutta e verdura, contribuisce alla riduzione di bifidobatteri, importanti per l'anziano, invece un buon bilanciamento dei microbi intestinali facilita l'assorbimento del Mg.
"Pertanto, l'effetto combinato di un'appropriata assunzione alimentare di Mg e di un ambiente intestinale sano può essere benefico per la prevenzione e il trattamento dell'OA"
Aggiungere gli omega 3 alle statine non cambia i valori di colesterolo, ma riduce l'infiammazione e la progressione della placca e del cappuccio fibroso, tutte caratteristiche che aumentano il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 13/6/2021
Come mai la mortalità da coronavirus cresce al crescere dell'età?
Una delle cause potrebbero essere le cellule senescenti (SnC), da qualcuno chiamate cellule zombie, che si accumulano nel corpo andando avanti con l'età e "disturbano" il normale funzionamento delle altre cellule, contribuendo all'infiammazione, alle malattie croniche multiple e alle disfunzioni legate all'età. Nel modello animale la loro presenza, in caso di infezione virale COVID19:
1) esacerba ulteriormente e prolunga l'infiammazione; 2) riduce le difese virali delle altre cellule; 3) facilita l'ingresso dei virus; 4) attenua o ritarda il recupero; 5) contribuisce alla fragilità persistente; 6) causa fibrosi tissutale; e 7) contribuisce all'iperinfiammazione e all'insufficienza multiorgano.
Usare senolitici, sostanze naturali (fisetina) o di sintesi che favoriscono la morte delle cellule senescenti, prima o dopo l'esposizione al patogeno "ha ridotto significativamente la mortalità, la senescenza cellulare e i marker infiammatori e ha aumentato gli anticorpi antivirali. Pertanto, la riduzione del carico di SnC negli individui malati o anziani dovrebbe migliorare la resilienza e ridurre la mortalità a seguito di infezione virale, inclusa SARS-CoV-2".
Il metabolismo della vitamina D e il suo recettore sono influenzati dal glutatione, il principale antiossidante intracellulare. Questo significa che anche livelli corretti di vitamina D possono essere inefficaci in caso di stress ossidativo, e che aumentare i livelli di glutatione può essere efficace per ottimizzare gli effetti della vitamina D, particolarmente nelle persone sovrappeso.
L'uso di alcuni supplementi può favorire la fertilità in donne con ovaio policistico. Omega 3, probiotici e prebiotici, curcumina, berberina, inositolo, e in generale tutto ciò che migliora il quadro metabolico e la resistenza insulinica.
In generale è importante evitare la malnutrizione, sia nella gestione domiciliare che in caso di ricovero, terapia intensiva e post-ricovero, e preservare la massa muscolare. Lo stato infiammatorio può essere legato a disbiosi.
La qualità del cibo è importante, e non solo il suo contenuto calorico.
La presenza di carenze nutrizionali è correlata a maggior rischio di esiti avversi, in particolare di vitamina D, ma non è chiaro l'effetto di una supplementazione al di sopra dei normali fabbisogni. La supplementazione può comunque essere considerata in caso di carenze.
Anche gli omega 3 possono avere un effetto benefico ma servono ulteriori studi.
Uno dei supplementi più popolari, gli aminoacidi ramificati (BCAA), stimolano la sintesi di muscolo ma in maniera breve se confrontati con una proteina completa, come le whey, a parità di contenuto di BCAA. Con le whey lo stimolo di crescita muscolare è più lungo. In sintesi non buttate soldi con i BCAA. Gli alfachetoacidi, usati per esempio da persone con problemi renali, hanno un effetto simile ai ramificati, ma senza sovraccarico di azoto.
L'alfa chetoglutarato, supplemento solitamente usato dai body builders, aumenta fino al 20% la vita media dei topi da laboratorio. Riduce l'invecchiamento, l'infiammazione, la perdita di colore. Si tratta di un metabolita del ciclo di Krebs, coinvolto in vari processi fondamentali, tra cui il metabolismo energetico, la sintesi del collagene, la regolazione epigenetica e la proliferazione delle cellule staminali. "La molecola non è disponibile nella dieta umana, rendendo l'integrazione diretta l'unica via praticabile per ripristinare i livelli. Dato il suo stato GRAS (riconosciuto come sicuro) e i livelli di sicurezza sugli umani, i nostri risultati indicano un potenziale intervento umano sicuro che può avere un impatto su importanti elementi dell'invecchiamento e migliorare la qualità della vita nella popolazione anziana".
Si arriva alla sarcopenia quando, per un tempo sufficiente, la demolizione (catabolismo) delle fibre muscolari è molto maggiore della loro costruzione (anabolismo), e questa condizione porta a ridotta qualità della vita e aumenta la mortalità significativamente. Le cause non sono del tutto chiare, ma è fisiologico perdere col passare degli anni una parte della massa magra, ma chi si mantiene attivo e mangia correttamente ne perde meno. Il quadro ormonale (testosterone, IGF, estrogeni) e i regolatori cellulari (mTOR e AMPK) hanno sicuramente un ruolo importante.
Stress ossidativo e infiammazione ostacolano i mitocondri, e questa situazione sembra essere uno stimolo per la perdita di muscolo.
In particolare lo stato infiammatorio è fortemente catabolico, grazie alle citochine rilasciate. Anche i microRNA regolano la muscolatura e le cellule di sostegno dei miociti (cellule satellite), importanti per il loro sostentamento. Quando si riducono questi specifici microRNA la massa magra decresce.
Per contrastare la sarcopenia, oltre a un'attività fisica idonea, una dieta con un corretto apporto proteico può stimolare i microRNA.
"Digiuno e diete ipocaloriche aggressive sono state segnalate come deleterie per la massa e la funzione muscolare, specialmente quando non vengono raggiunti i fabbisogni proteici", perché spingono il catabolismo.
Nelle persone sarcopeniche i classici valori di apporto proteico (1g/kg di peso corporeo) non sono sufficienti quindi devono essere superiori per favorire un recupero del muscolo.
Tra i supplementi utilizzabili:
- miscele di aminoacidi essenziali, possono aumentare la durata della vita sana e prevenire condizioni patologiche associate a un deficit energetico come la sarcopenia. Questi effetti sono probabilmente mediati dalla biogenesi mitocondriale e dalla sovraregolazione dei sistemi antiossidanti.
- aswhagandha per l'effetto antinfiammatorio, antistress e adattogeno
- HMB ha un effetto anticatabolico
- i carboidrati favoriscono il rilascio di insulina che promuove il glicogeno muscolare e l'ingresso di aminoacidi nei muscoli
- la creatina ha un effetto antiossidante e stimola le cellule satellite, riducendo il catabolismo
- la vitamina D ha un effetto antinfiammatorio e promuove l'energia muscolare
- gli antiossidanti come sulforafano (broccoli), omega 3 e NAC riducono lo stress ossidativo e quindi l'infiammazione
- la dieta chetogenica può ridurre infiammazione e stress ossidativo ma la mancanza di carboidrati può bloccare IGF1 promuovendo il catabolismo
In generale le proteine dovrebbero essere assunte in boli da 25g e ancora di più dopo l'attività fisica.
I grassi omega-3 migliorano i sintomi del disturbo borderline della personalità , in particolare il controllo comportamentale impulsivo e la disregolazione affettiva. Gli acidi grassi omega-3 marini potrebbero essere considerati come terapia aggiuntiva.
Aggiornamento 10/10/2021
"Più specificamente, l'atleta in via di sviluppo dovrebbe essere incoraggiato a moderare i modelli alimentari per coprire le richieste nutrizionali quotidiane e fornire una distribuzione regolare di carboidrati e fonti proteiche di alta qualità durante il giorno, specialmente nel periodo immediatamente successivo all'allenamento".
L'intake proteico indicativo può essere di 1,5g/kg di peso corporeo, mentre quello di #grassi come nelle comuni diete tra 20 e 35% delle calorie totali.
L'uso di integratori non dovrebbe essere favorito, ma alcuni nutrienti, come calcio, vitamina D e ferro possono richiedere integrazione.
Se l'oncologo vi dice "mangi quel che vuole" ha bisogno di aggiornarsi.
L'alimentazione di una persona con tumore è influenzata negativamente da mancanza di appetito, nausea, alterazioni del gusto e dell'olfatto, mucosite, costipazione, disfagia, dolore cronico, dolore addominale e altri sintomi gastrointestinali, che si ripercuotono negativamente sulla qualità della vita e sulle energie. Secondo le linee guida sulla cachessia della ESMO - European Society for Medical Oncology (o anche quelle ASCO) il paziente oncologico deve essere valutato nella sua composizione corporea, nella perdita di peso e deve avere una consulenza nutrizionale che valuti lo stato di malnutrizione e individui l'alimentazione più adatta, eventualmente con supporti nutrizionali. Va inoltre valutata la presenza di infiammazione sistemica che impatta sulla cachessia e può essere correlata con l'alimentazione (si consigliano spesso gli omega 3 infatti). La dieta deve avere lo scopo di coprire i fabbisogni nutrizionali, energetici e proteici. La presenza di cachessia favorisce il catabolismo nonostante introduzione di cibo relativamente elevata. Il trattamento dovrebbe essere multidisciplinare e assicurare anche supporto psicologico e sociale, anche ai familiari, e consigliare attività fisica idonea e adeguata.
"Il supporto nutrizionale nei pazienti in grado di mangiare dovrebbe essere basato su consulenza dietetica, guida sulla scelta di cibi ad alto contenuto energetico e ad alto contenuto proteico, alimenti supplementari (ad esempio aggiungendo grassi/oli, proteine in polvere) e uso di integratori nutrizionali orali", ed eventualmente alimentazione enterale/parenterale anche in combinazione.
Il fabbisogno proteico può arrivare a 2g/kg di peso corporeo e quello calorico 25-30kcal/kg di peso corporeo. L'uso dei grassi può arrivare a metà delle calorie necessarie.
Nonostante non siano inseriti nelle linee guida, le evidenze attuali mostrano che la supplementazione con aminoacidi essenziali dovrebbe far parte della riabilitazione post ictus (insieme alla riabilitazione fisica, funzionale e psiconeurologica) perché prevengono la condizione di ipercatabolismo e favoriscono il mantenimento della massa muscolare.
Assumere vitamina D e/o omega 3 riduce del 25-30% il rischio di malattie autoimmuni a 5 anni in persone ultra 50enni. L'effetto della vitamina D appare più forte dopo 2 anni.
Lo studio ribadisce l'importanza di alcuni nutrienti nel modulare il sistema immunitario e l'importanza dell'ambiente nella manifestazione dell'autoimmunità
Assumere un multivitaminico riduce il declino cognitivo del 60% in 3 anni. L'effetto è ancora più marcato in persone con una storia di malattie cardiovascolari. L'età media del campione era di 73 anni
Il rapporto costo-beneficio nell’integrazione con calcio e vitamina D è totalmente a favore del beneficio in prevenzione secondaria, ovvero dopo la prima frattura. "Una inadeguata assunzione di calcio e vitamina D, infatti, contribuisce all’aumento del rischio sia di cadute che di frattura. In particolare, nel documento si sottolinea la capacità di calcio e vitamina D di prevenire la perdita di massa ossea indotta dall’assunzione di lunga durata di farmaci corticosteroidi, ad esempio nelle patologie reumatologiche [e autoimmuni, ndAD]. La forma più comunemente utilizzata è il colecalciferolo (Vitamina D3), ma in condizioni di particolare deficit di assorbimento si può considerare anche il calcidiolo e l’impiego di entrambe le sostanze è considerato sicuro. Le Linee Guida fanno riferimento alla SOMMINISTRAZIONE QUOTIDIANA (e non mensile come purtroppo fa la maggior parte dei professionisti, ndAD) di vitamina D come la modalità di assunzione che determina la più rapida normalizzazione dei livelli plasmatici di vitamina D".
Nelle persone con problemi renali gli omega 3 ad alto dosaggio in una particolare forma (icosapent etile) riducono il rischio cardiovascolare del 25% in chi abbia i trigliceridi alti anche assumendo statine.
Sempre più ricerche mettono in evidenza il ruolo complementare della nutrizione nel trattamento dei tumori. Sarcopenia e cachessia, la riduzione della massa magra fino a malnutrizione estrema, sono il risultato dello stato infiammatorio e del tentativo del tumore di procurarsi più nutrienti possibile.
Questo stato riduce la qualità della vita e aumenta la mortalità.
"Gli interventi nutrizionali e sullo stile di vita in questi pazienti dovrebbero concentrarsi sul mantenimento della massa muscolare. In generale, i dati meccanicistici sui pazienti critici supportano l'integrazione di proteine o aminoacidi", e l'attività fisica ricopre un ruolo fondamentale nel mantenere muscolo e mobilità, promuovendo l'anabolismo proteico.
Per contrastare la resistenza anabolica anche metaboliti della leucina, carnitina, creatina e vitamina D sono utili.
L'infiammazione è un processo importante nei tumori perché "sembra influenzare praticamente ogni fase del processo neoplastico aumentando il danno al DNA, diminuendo la sensibilità agli inibitori della crescita, promuovendo l'invasione e la metastasi dei tessuti, sostenendo l'angiogenesi e promuovendo l'evasione dell'apoptosi e della senescenza"; i grassi (e i loro derivati) hanno un ruolo chiave nel modularla.
L'olio di pesce ha dimostrato di ridurre l'infiammazione, i grassi a catena media (MCT) possono rappresentare substrati energetici che riducono l'infiammazione, permettono la chetogenesi resistono alla perossidazione e salvaguardano la massa muscolare.
La somministrazione di omega 3 porta "a una ridotta proliferazione cellulare, un aumento dell'apoptosi e una limitata angiogenesi tumorale. L'EPA e il DHA rafforzano anche gli effetti della chemioterapia e aumentano la tossicità del tumore ai farmaci antineoplastici proteggendo al contempo il tessuto non tumorale in alcuni tumori, ampliando essenzialmente la finestra terapeutica".
Sta inoltre emergendo l'importanza di alcuni derivati degli omega 3, le proresolvine (SPM), molecole che favoriscono la risoluzione dell'infiammazione cronica, presente sicuramente nel cancro.
"Maggiori concentrazioni di varie SPM sono state associate a una diminuzione della mortalità nei pazienti settici, a una diminuzione dei tassi di infezioni chirurgiche e persino ad un'angiogenesi e a microambienti tumorali alterati. Le SPM sono implicate in varie fasi della progressione neoplastica, in particolare nell'infiammazione e nell'angiogenesi. Le cellule tumorali trattate con SPM, come la resolvina D1 e la lipossina B4, mostrano un potenziale angiogenico significativamente ridotto. Inoltre, l'integrazione di acidi grassi ω-3 e ω-6 ha promosso la produzione endogena di SPM". Oggi è possibile integrare le SPM direttamente.
Altri alimenti funzionali come i cereali integrali e i probiotici possono modulare il microbiota che ha un ruolo importante in alcuni tumori come quello pancreatico e quelli intestinali.
La dieta chetogenica ha diverse evidenze nei gliomi, ma ancora poche in altri tumori, mentre il digiuno alternato sta emergendo come potenzialmente utile.
"Comprendendo il ruolo della nutrizione, personalizzando i piani nutrizionali e consigliando i pazienti in modo approfondito, i professionisti hanno l'opportunità di combattere la cachessia e migliorare gli esiti complessivi nei tumori".
L'uso di metilfolato, B12 e B6 aumenta la possibilità di concepimento in donne che si sottopongono a procreazione assistita rispetto a quelle che assumono solo acido folico. L'effetto è probabilmente mediato dal miglioramento della qualità ovocitaria anche grazie alla riduzione dell'omocisteina in presenza della mutazione MTHFR
Per la prima volta una società scientifica, in questo caso la Società Francese di Reumatologia, rilascia delle indicazioni ufficiali per la gestione della dieta nelle malattie reumatiche. Fondamentalmente si tratta di una dieta mediterranea con integrazione di omega 3.
Diete di esclusione, vegetariane o vegane o digiuno non dovrebbero essere consigliate con le evidenze attuali, ma devono essere indagate ulteriormente, assieme all'effetto del microbiota, dei probiotici, della permeabilità intestinale, del cibo biologico e ultraprocessato.
Viene specificato che la dieta non è un sostituto dei trattamenti farmacologici, che l'integrazione può far parte dell'approccio, che non si può prescindere dall'esercizio fisico e dal dimagrimento e che le raccomandazioni possono essere personalizzate sullo stato fisico della persona.
L'integrazione di omega 3 dev'essere di 2 grammi o più. Non vi sono indicazioni per consigliare vitamine o minerali se non in caso di carenza. Alcuni integratori (zafferano, cannella, aglio, zenzero, sesamina, concentrato di melograno) potrebbero avere effetti benefici sull'attività dell'artrite reumatoide ma i dati sono attualmente troppo limitati per proporne l'uso nella pratica corrente.
L'acido alfa lipoico (o acido tiottico) è un composto naturale che si trova in alimenti vegetali (broccoli, spinaci, patate, lievito, pomodori, cavolini di Bruxelles, carote, barbabietole e crusca di riso) o fonti alimentari di origine animale (fegato e carne rossa), ma può essere anche integrato.
L'acido alfa lipoico (α-LA) possiede effetti antidiabetici, antiobesità, ipotensivi e ipolipidemizzanti. Esibisce proprietà di scavenger (spazzino) di specie reattive dell'ossigeno, ossia antiossidanti, contrasta l'infiammazione correlata all'età e migliora le componenti della sindrome metabolica.
"α-LA migliora la sensibilità all'insulina e migliora l'assorbimento cellulare di glucosio. Inoltre, è coinvolto nella traslocazione del glucosio tramite la via PI3K/AKT e bersagli molecolari come AMPK e SIRT1. La proprietà antinfiammatoria dell'α-LA porta al rilassamento dei vasi e alla riduzione della pressione sanguigna mediante l'attivazione dell'AMPK. Inoltre, la stimolazione AMPK porta a una diminuzione dell'assunzione di cibo e riduce l'obesità attraverso la via SIRT1. Pertanto, questa sostanza modula l'aumento di peso e il grasso corporeo totale nei pazienti in sovrappeso. α-LA regola anche il contenuto lipidico e protegge dalla dislipidemia mediante l'attivazione di SIRT1 e AMPK. Nel complesso, considerando gli effetti benefici dell'α-LA sulla sindrome metabolica, potrebbe essere suggerito come un potente composto per controllare le anomalie metaboliche mediante proprietà antiossidanti e antinfiammatorie".
La creatina, uno dei supplementi ergogenici più utili e sicuri, utilizzabile anche negli anziani a corto di energia, si prende prima o dopo l'allenamento?
Secondo gli studi, è efficace se presa prima dell'allenamento o anche durante, ma il massimo di efficacia in termini di miglioramento della composizione corporea si ha quando si assume dopo il workout insieme a un pasto ricco in carboidrati e proteine.
La neuropatia periferica indotta da chemioterapia è uno degli effetti avversi più comuni della chemioterapia, che affligge un'alta percentuale di pazienti sottoposti a trattamento per il tumore e si manifesta con dolore e riduzione nella funzionalità.
Alcuni nutrienti appaiono utili o promettenti nella gestione della condizione. Il nutriente con maggiori studi appare essere la AcetilCarnitina.
Altri nutrienti con evidenze iniziali sono vitamine del gruppo B e in particolare la B12, vitamina E, omega 3 (DHA), acido alfalipoico. Gli alimenti che attivano le sirtuine possono ugualmente giocare un ruolo.
Tra le piante medicinali, la curcumina può ridurre lo stress ossidativo indotto dalla chemio, ma goshajinkigan (mix di erbe della tradizione giapponese) e coloquintide hanno maggiori studi, seppur sempre non definitivi.
Questi supplementi appaiono sicuri ma per il rischio di interferenza con le cure devono essere assunti solo sotto supervisione.
Quali supplementi possono essere utili ed efficaci nelle persone con diabete di tipo 2?
Secondo una revisione degli studi il cromo picolinato (stimola i recettori dell'insulina e il trasporto del glucosio), Il Coenzima Q10 (spesso carente nei pazienti diabetici, induce un aumento della produzione di insulina ed è coinvolto nella produzione di energia nei mitocondri, che se carente è associata allo sviluppo dell'insulino-resistenza), le vitamine C ed E (agiscono da antiossidanti riducendo lo stress ossidativo, eliminando i radicali liberi e prevenendo vari esiti del danno ossidativo, tra cui l'apoptosi delle betacellule e la disfunzione endoteliale). Queste sostanze possono coadiuvare le terapie somministrate sotto una guida esperta.
La World Federation of Societies of Biological Psychiatry (WFSBP) e la Canadian Network for Mood and Anxiety Treatments (CANMAT) hanno rilasciato delle linee guida sull'uso dei nutraceutici e della fitoterapia nei disturbi dell'umore. Secondo i risultati "gli acidi grassi omega 3 in aggiunta alle terapie e l'erba di San Giovanni in monoterapia sono raccomandati per il trattamento dei disturbi dell'umore; sono provvisoriamente raccomandati i probiotici in aggiunta, lo zinco, il metilfolato e lo zafferano e la curcumina in aggiunta o in monoterapia. L'aggiunta o la monoterapia di vitamina D e lavanda, i probiotici in monoterapia e la SAMe aggiuntiva sono stati debolmente raccomandati per questa applicazione. Nel caso della monoterapia con acidi grassi omega-3 e SAMe, NAC in aggiunta e vitamina C, triptofano, creatina e rodiola in aggiunta e in monoterapia per il trattamento della depressione unipolare, i dati erano contrastanti o lo studio fatto con poche persone. L'aggiunta o la monoterapia di acido folico, inositolo e magnesio non hanno mostrato efficacia e quindi non possono essere raccomandati.
Nel trattamento dei disturbi d'ansia, l'ashwagandha e la lavanda in aggiunta o in monoterapia sono stati provvisoriamente raccomandati, mentre NAC in aggiunta e la galfimia in monoterapia sono stati debolmente raccomandate. Nel caso della camomilla in aggiunta o in monoterapia, i dati erano contrastanti. L'uso in monoterapia di kava nel disturbo d'ansia generalizzata non ha mostrato efficacia e quindi non può essere raccomandato per questa specifica applicazione. Nel trattamento dei disturbi psicotici, NAC in aggiunta e il metilfolato sono stati provvisoriamente raccomandati per i sintomi negativi nella schizofrenia, mentre la vitamina D in aggiunta o il ginkgo sono stati debolmente raccomandati. Gli acidi grassi omega-3 in aggiunta e in monoterapia non hanno mostrato efficacia nella schizofrenia e quindi non possono essere raccomandati per questa condizione. Tuttavia esisteva un debole supporto per gli omega-3 nella depressione bipolare (mentre NAC non è attualmente raccomandato per l'uso in questa applicazione). Nel trattamento dell'ADHD, i micronutrienti in monoterapia e la vitamina D in aggiunta o in monoterapia erano debolmente raccomandati, mentre vi erano dati contrastanti nel caso di acidi grassi omega-3 aggiuntivi o in monoterapia, zinco e ginkgo. Gli acidi grassi omega-9 e la acetilcarnitina in aggiunta o in monoterapia non hanno mostrato efficacia e quindi non possono essere raccomandati nell'ADHD.
Si consiglia inoltre, visto che alcuni supplementi possono non essere efficaci nelle malattie gravi, di considerarli in soggetti con diagnosi di MDD grave, disturbo bipolare o schizofrenia, solo se utilizzati assieme alle cure convenzionali e solo quando non ci sono controindicazioni all'uso aggiuntivo di un particolare agente con i farmaci psicotropi prescritti. Di fronte a questa limitazione, è ancora riconosciuto che una gamma di nutraceutici/fitoceutici può essere utilizzata in sicurezza per aumentare le terapie convenzionali per migliorare i risultati del trattamento".
La vitamina D deve essere usata in dosi basse e continue piuttosto che in boli.
Articolo sull'uso degli enzimi digestivi nelle malattie intestinali e in altre come autismo, osteoartrite, autismo, tumori ecc.
La sua azione dovrebbe svolgersi favorendo la metilazione, ma in un nuovo studio sugli animali sembra interagire negativamente coi ritmi circadiani rilasciando adenina e paradossalmente inibendo la metilazione. I ritmi circadiani sono importanti per diversi aspetti della salute quindi nelle conclusioni si invita a evitare l'integratore finché le conseguenze non saranno più chiare.
Quando può essere utile il Coenzima Q10? Si tratta di un antiossidante mitocondriale che riduce lo stress ossidativo. Può ridurre i dolori muscolari legati all'uso di statine, può migliorare la fertilità sia maschile che femminile, il diabete, la salute cardiovascolare e l'emicrania.
Nel Parkinson e nelle prestazioni sportive i risultati sono stati misti e non convincenti.
L'uso può portare a calo della pressione, sintomi intestinali, interazione con gli anticoagulanti e con i farmaci tumorali.
La supplementazione con vitamine del gruppo B appare ridurre il declino cognitivo e demenza, specie se iniziata presto e per lungo periodo. Questo capita anche con un alto intake di folati dal cibo. L'effetto è mediato probabilmente dalla riduzione dell'omocisteina, un metabolita infiammatorio che aumenta soprattutto in persone predisposte geneticamente (mutazione MTHFR).
Se ancora qualche medico vi dà il Dbase 100mila o chissà quanto una volta al mese per far salire la vitamina D, vi autorizzo a portargli questo documento della ESPEN dove gli esperti hanno raggiunto un accordo sull'inutilità dell'integrazione con megadosi di questa vitamina e la necessità invece di fornire dosi basse giornaliere (4000 UI)
La guida della ESPEN ai micronutrienti, alle carenze ed eventuale integrazione, anche per alcuni trascurati come Q10, colina e vitamina K
La carenza di vitamina D può essere causa di demenza. Questo l'esito di uno studio fatto con una tecnica innovativa (randomizzazione mendeliana) che può stabilire i legami causali tra associazioni, diversamente dai soli studi osservazionali. "Indagando sull'associazione tra vitamina D, caratteristiche di neuroimaging e rischio di demenza e ictus, lo studio ha rilevato:
- bassi livelli di vitamina D erano associati a volumi cerebrali inferiori e ad un aumentato rischio di demenza e ictus
- le analisi genetiche hanno supportato un effetto causale della carenza di vitamina D e della demenza.
- in alcune popolazioni fino al 17% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto portando tutti a livelli normali di vitamina D (50 nmol/L).
Il microbiota concorre alla produzione di vitamine del gruppo B, coprendo una parte del fabbisogno, e contemporaneamente consuma una parte di quelle introdotte con l'alimentazione. Fattori come il tipo di microbi, che competono per le vitamine, antibiotici, radicali liberi, genetica, abitudini alimentari e stile di vita influenzano la produzione microbica di vitamine. I fabbisogni individuali possono così variare e non essere soddisfatti dall'alimentazione. Questo può compromettere la salute intestinale e non solo.
La "US Preventive Services Task Force" ha rilasciato una posizione ufficiale sull'uso di vitamine e minerali. In base agli studi analizzati è improbabile che i multivitaminici riducano la mortalità tumorale e cardiovascolare. In realtà è stato osservato un piccolo abbassamento dell'incidenza di tumori. "L'USPSTF ha osservato una riduzione statisticamente significativa del 7% del cancro con multivitaminici nella loro meta-analisi di quattro studi randomizzati e una riduzione borderline del 6% della mortalità per tutte le cause".
Vitamina E e betacarotene vengono sconsigliati. La prima non ha effetti, il secondo aumenta il rischio di tumore al polmone in fumatori ed esposti all'amianto. Si tratta di due antiossidanti che in natura si ritrovano in molte forme ma negli integratori solitamente in una sola e già da tempo si ipotizza che questo sia la causa della mancanza di effetti positivi.
Uno degli autori ha precisato che "La nostra dichiarazione ha un focus piuttosto ristretto. È diretta verso gli adulti in generale. Questa raccomandazione non si applica a bambini, donne in gravidanza o che potrebbero rimanere incinte, o persone che sono malate croniche, sono ricoverate in ospedale o hanno un nota carenza nutrizionale".
I vantaggi, se ci sono, sono di piccola entità. Per esempio "in una donna sana di 65 anni con un rischio di mortalità stimato a 9 anni di circa l'8% l'assunzione di un multivitaminico per 5-10 anni potrebbe ridurre il rischio di mortalità stimato al 7,5%".
Per prevenire le malattie croniche ci si dovrebbe concentrare sullo stile di vita e su approcci basati sull'evidenza, comprese dieta equilibrata ad alto contenuto di frutta e verdura e attività fisica, che non vengono sostituiti da una pillola.
Tuttavia si è notato una riduzione del declino cognitivo in persone anziane e i multivitaminici, avendo dosi modeste, si possono ritenere sicuri e utili per colmare eventuali deficit nutrizionali in persone a rischio di malnutrizione come gli anziani o persone che assumono certi farmaci.