venerdì 13 novembre 2020

Se fosse così facile 2


Come spiegato in questo post, che continua qui, dimagrire non è affatto facile.

Perché la dieta può essere sia la soluzione che la causa dell'aumento di peso? Lo spiega benissimo una nuova review, mettendo insieme le motivazioni termodinamiche, ormonali e psicologiche.


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"Le diete ipocaloriche sono i trattamenti per l'obesità più utilizzati al mondo. Sebbene tali strategie siano basate sulla prima legge della termodinamica (conservazione dell'energia, nulla si crea e nulla si distrugge), la pratica clinica nella vita reale dimostra che le perdite di peso osservate sono divergenti da quelle teoricamente previste. La scarsa aderenza alle raccomandazioni è una delle cause principali della limitata efficacia della dieta, ma molti fattori aggiuntivi possono essere coinvolti ostacolando la perdita di peso.
Secondo la seconda legge della termodinamica (è impossibile trasformare tutta l'energia in lavoro utile) qualsiasi restrizione nell'apporto energetico alimentare si traduce in un risparmio energetico con una diminuzione del metabolismo basale e una concomitante perdita di massa magra.





Questo adattamento energetico "al risparmio" si associa ad una progressiva riduzione della differenza tra i livelli di assunzione e spesa energetica, determinando così una drastica riduzione dei tassi di dimagrimento nel medio e lungo termine indipendentemente dal rapporto carboidrati/grassi nella dieta.
Questa perdita di efficacia è aggravata dal cattivo adattamento della produzione e dell'azione degli ormoni anti-obesità come la leptina.
Negli ultimi decenni, la scoperta di cambiamenti nel microbiota intestinale di persone obese denominate "disbiosi legata all'obesità" ha sollevato la questione se queste alterazioni possano partecipare alla resistenza alla dieta. In combinazione con le barriere comportamentali e psicologiche alle diete ipocaloriche, esiste un ampio spettro fisiologico di prove che indica che la perdita di peso è una sfida difficile. Di conseguenza, la risposta sarebbe principalmente prevenire lo sviluppo dell'obesità e, nel peggiore dei casi, evitare la sua minacciosa progressione a fasi metabolicamente salutari a malsane.
In sintesi, sembra che perdere peso sia una sfida difficile perché tutti i sistemi termodinamici, neurochimici ed endocrini rispondono alle diete ipocaloriche e ad altre misure terapeutiche contrastando i loro potenziali benefici.
In altre parole, il miglior trattamento dell'obesità è preventivo e ogni individuo dovrebbe adottare il prima possibile un modello alimentare sano al fine di evitare lo sviluppo di eccesso di peso perché questa condizione clinica diventa sempre meno reversibile con l'aumentare della durata della malattia e l'avanzare dell'età.
Nella presente recensione abbiamo tentato di spiegare in primo luogo perché la "teoria" aiuta a comprendere che le riduzioni del peso corporeo rimangono sempre possibili, ma anche perché la "pratica" mostra che in molte situazioni la "teoria" funziona male, nonostante i messaggi ottimistici, ma sfortunatamente falsi, diffusi da diversi media o consegnati da persone che affermano abusivamente di essere nutrizionisti. Quando uniamo "teoria" e "pratica" comprendiamo ciò che vediamo, ma in pratica vediamo che nulla funziona come previsto teoricamente.

Aggiornamento 21/11/2020


La perdita di muscolo durante il dimagrimento può influenzare il recupero del peso. Accanto al ben conosciuto segnale leptinico, rilasciato dal tessuto adiposo, ne esistono altri molto meno noti e compresi, che coinvolgono segnali dai muscoli (miochine) come la miostatina, che blocca IGF1 e agisce indirettamente sull'ipotalamo, centro della fame. Questi segnali riducono il muscolo (e quindi la spesa energetica sia basale che da attività) e aumentano la fame, per favorire il recupero del peso. Avere fame durante una dieta può quindi non essere un buon segno, perché il corpo reagisce alla carenza di nutrienti riducendo il metabolismo.
"Esistono diversi studi controllati e randomizzati che mostrano che una maggiore assunzione di proteine e un allenamento di resistenza progressivo (con pesi) possono favorire la ritenzione del muscolo scheletrico durante la perdita di peso. Tuttavia, quando l'entità della perdita di peso è maggiore del 15% del peso corporeo, come nei superresponder all'intervento sullo stile di vita o come comunemente osservato nei pazienti che rispondono alla farmacoterapia e alla chirurgia bariatrica, diventa molto difficile mantenere completamente la massa muscolare".
Aumentare le proteine è un metodo che aiuta a salvaguardare la muscolatura. Questo accade per l'aumento della sazietà dovuto all'elevazione dei livelli elevati di ormoni anoressigenici (della sazietà), e riduzione di quelli oressigeni (della fame), aumento della termogenesi indotta dalla dieta DIT), dei livelli plasmatici di aminoacidi, della gluconeogenesi epatica e della chetogenesi. "È noto che le proteine ​​aumentano il dispendio energetico determinando una DIT notevolmente più elevata rispetto ai carboidrati e ai grassi e l'aumento dell'assunzione di proteine ​​preserva la spesa energetica basale prevenendo la diminuzione della massa magra"

Aggiornamento 3/12/2020

È vero che nelle donne in menopausa il metabolismo rallenta o è solo una scusa? Sfortunatamente è vero, e la predisposizione è fortemente ereditaria. La quantità di recettori α per gli estrogeni (proteina ESR1) e gli estrogeni stessi si riducono, e questi regolano la termogenesi e la funzione mitocondriale, non solo nella donna ma anche nell'uomo.
"L'espressione del tessuto adiposo ESR1 tra più di 700 donne e quasi 800 uomini è stata inversamente associata alla massa grassa addominale e positivamente correlata alla sensibilità all'insulina. Pertanto, le persone con livelli più bassi di espressione di ESR1 tendevano ad avere depositi di grasso e resistenza all'insulina più elevati, caratteristiche cliniche della disfunzione metabolica". I topi senza recettori non si adattano al freddo ossidando più carboidrati e grassi (tipico delle donne in menopausa che hanno sempre freddo).
Questa non è una scusa per ingrassare, ma un motivo per essere più rigorosi con dieta e attività fisica :P
Infatti "ESR1 è altamente ereditabile, inversamente associato alla massa grassa e modulata nell'espressione da fattori ambientali tra cui consumo calorico, esercizio fisico e temperatura". In pratica meno si segue uno stile di vita corretto più rallenterà il metabolismo. "Per quanto riguarda la suscettibilità alle malattie croniche, l'azione ridotta dell'ERα altera la funzione mitocondriale, promuove una maggiore adiposità e interrompe l'omeostasi metabolica nei topi e nell'uomo".

Aggiornamento 6/12/2020

Che effetto hanno le diete lowcarb sulla spesa energetica? Sempre sottolineando che non siamo tutti uguali, nelle prime 2 settimane e mezzo vi è una riduzione della spesa energetica, dopodiché un aumento di 50kcal al giorno ogni 10% di calorie totali in meno da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo per cui la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando (se non per altri fattori) gran parte dell'aumento dell'apporto energetico ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità"

Aggiornamento 8/12/2020

Lo stress ossidativo e i ROS possono favorire la dipendenza da cibo, e in questo modo l’introduzione di cibi privi del loro contenuto antiossidante può facilitare le alterazioni ormonali (riduzione della leptina, aumento della grelina, e alterazione dei loro segnali) che predispongono per l’aumento di peso o facilitano il loro recupero in seguito a dieta ipocalorica. Anche per questo per mantenere una perdita di peso le calorie non sono tutte uguali, e avere un'alimentazione con prevalenza di cibi non processati aumenta la probabilità di successo

Aggiornamento 20/12/2020

È normale che una persona non risponda a esercizio fisico e dieta e non dimagrisca? Una decina di anni fa si scriveva che alcune "variabili non hanno un supporto empirico diretto nell'impedire la perdita di peso. Tuttavia, sembra che ci siano prove sufficienti per suggerire che i loro effetti dovrebbero essere esaminati nella ricerca sulla perdita di peso durante l'esercizio. Sia i ricercatori che i professionisti della perdita di peso dovrebbero essere consapevoli che ci sono fattori individuali che probabilmente rendono impossibile per alcuni gruppi di individui perdere peso anche se eseguono correttamente il programma di esercizi". La composizione corporea è qualcosa di più complesso e non solamente il risultato di un bilancio calorico (calorie che entrano e calorie che escono). Ed ecco che entrano in gioco altri fattori, che molti non conoscono o tralasciano, dando la colpa al paziente (che, per carità, a volte può essere colpevole). Però in certi casi è necessario chiedersi perché, e la risposta non è semplice.
Tra le ragioni comportamentali, gli alimenti ad alto indice glicemico (snack, bibite zuccherate ecc) o alcuni proteici possono inibire l'ossidazione dei grassi se consumati prima, durante e dopo l'attività fisica, aumentando l'insulina e il coefficiente respiratorio. Un altro fattore è il weight cycling (mettersi a dieta e reingrassare più volte). "Quando i soggetti hanno ripreso peso, alla ripresa della loro dieta normale, la massa muscolare magra persa è stata sostituita con grasso. Pertanto [...] tendono ad aumentare la massa grassa e diminuire la massa muscolare" (rallentando il metabolismo).

Un altro fattore è il sonno disturbato, che aumenta il cortisolo (come lo stress). Questo si riflette in maggiore fame e attivazione di LPL, con maggiore deposizione di grasso. Il cortisolo porta anche a resistenza insulinica e leptinica, 2 fattori chiave nell'aumento di peso, e può ridurre testosterone e GH, che migliorano la composizione corporea. Anche l'infiammazione può aumentare il cortisolo.
Altri fattori importanti sono ovviamente quelli genetici (ed epigenetici), con un tasso di lipolisi inferiore dovuto a minore attivazione del sistema simpatico, anche in risposta all'esercizio (risulta più difficile per il grasso "uscire" dagli adipociti).
Tra quelli fisiologici, "è probabile che livelli di insulina cronicamente elevati (o insulinoresistenza) abbiano un impatto negativo sull'ossidazione dei grassi e quindi compromettere la perdita di peso indotta dall'esercizio". I mitocondri in queste condizioni hanno scarsa capacità di produrre ATP e ossidare i grassi (e ovviamente ridotto consumo energetico). Anche le UCP (proteine disaccoppianti che producono calore "sprecando" energia) hanno ridotta attivazione.
Anche scarsi livelli di ormoni tiroidei (T3) sono associati a difficoltà nel dimagrire, influenzando le catecolamine e quindi la lipolisi, anche in seguito a esposizione a PCB, diossine e pesticidi.

Aggiornamento 10/1/2021

Il lattato agisce da inibitore della lipolisi, dopo essere stato prodotto in seguito all'aumentata glicolisi negli adipociti, dovuta a introduzione di carboidrati e aumento della glicemia. Il lattato sistemico può avere lo stesso effetto?

Aggiornamento 12/1/2021

Secondo una revisione degli studi la restrizione alimentare, intesa come alimentazione in un periodo ristretto, tenendo conto della cronobiologia, può dare vantaggi a livello metabolico e in alcuni casi ha dimostrato di indurre dimagrimento anche senza restrizione calorica, inducendo un bilancio energetico negativo promuovendo il consumo energetico.
Da quando è uscito lo studio che sosteneva che solo il taglio calorico fa dimagrire non escono altro che studi che lo smentiscono.

Aggiornamento 5/2/2021

La somministrazione di un probiotico insieme all'acido alfa lipoico ha favorito il mantenimento del peso perso e delle misure antropometriche ridotte in seguito al dimagrimento, rispetto al placebo. L'effetto è stato attribuito alla riduzione dell'infiammazione e alla modulazione dell'AMPK ipotalamica


Aggiornamento 18/2/2021

Forse si è scoperto il legame tra antipsicotici e aumento di peso.
Nel pancreas ci sono dei recettori per la dopamina, gli stessi che interagiscono coi farmaci, venendo bloccati e promuovendo il rilascio di insulina e glucagone. La prima favorisce notoriamente la deposizione di grasso, il secondo in teoria favorisce la lipolisi, ma in realtà porta a iperglicemia che stimola ulteriormente l'insulina, ma riduce il suo effetto biologico (insulinoresistenza). Il risultato è la tendenza a ingrassare. Gli ormoni non contano eh!

Aggiornamento 21/2/2021

Alcuni batteri presenti prima di iniziare la dieta, come Blautia wexlerae e B. dorei, aumentano la probabilità di mantenere il dimagrimento. Invece Ruminococcus gnavus aumenta il rischio di recupero.

Aggiornamento 2/3/2021

La sindrome dell'ovaio policistico appare essere familiare, ma la componente genetica non supera il 10%. Come si spiega questo? Con meccanismi epigenetici e ambientali. Alterazioni della metilazione del DNA (ipometilazione) e quindi dell'espressione dei geni portano alle manifestazioni (iperandrogenismo, deposizione di grasso viscerale, iperglicemia, infiammazione ecc.). La PCOS è quindi legata alla metilazione alterata del DNA. Si può correggere questo problema? Nel modello animale il SAMe, fornitore di metili, migliora le condizioni delle topoline con PCOS. La ricerca ha anche evidenziato l'importanza dell'ormone antimulleriano in eccesso durante la gravidanza. Nel mentre è sicuramente sconsigliabile usare acido folico o B12 non metilati.

Aggiornamento 4/3/2021

Un peptide rilasciato dai mitocondri, MOTS-c, agisce da regolatore metabolico, migliorando la sensibilità insulinica. In particolare blocca la miostatina, proteina che degrada i muscoli e induce problemi metabolici. In questo modo MOTS-c può essere un candidato per trattare l'atrofia muscolare indotta dall'insulino-resistenza e altre forme di sarcopenia. L'importanza di mitocondri sani è sempre più evidente

Aggiornamento 5/3/2021

In un lavoro sui topi si è potuto analizzare le proteine che vengono sintetizzate durante il digiuno a giorni alterni. Si è scoperto che aumentano le proteine che predispongono per la lipogenesi (sintesi endogena dei grassi) e si riducono le UCP (proteine che "sprecano" i grassi liberando calore). Un ottimo modo per rallentare il metabolismo e predisporre il corpo a riprendersi i kg persi.
"Durante il digiuno, il tessuto adiposo fornisce energia al resto del corpo rilasciando molecole di acidi grassi (lipolisi).
Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che il grasso viscerale è diventato resistente a questo rilascio di acidi grassi durante il digiuno.
C'erano anche segni secondo cui il grasso viscerale e sottocutaneo aumentavano la loro capacità di immagazzinare energia sotto forma di grasso, probabilmente per ricostruire rapidamente il deposito di grasso prima del successivo periodo di digiuno.
Questo tipo di adattamento può essere il motivo per cui il grasso viscerale può essere resistente alla perdita di peso dopo lunghi periodi di dieta.
Il dottor Larance ha affermato che è possibile che una storia di periodi di digiuno ripetuti abbia innescato un percorso di segnalazione di conservazione nel grasso viscerale.
Questo suggerisce che il grasso viscerale può adattarsi a ripetuti periodi di digiuno e proteggere la sua riserva di energia", ha detto.

Aggiornamento 21/4/2021

Le persone che rispondono meglio a una dieta ipocalorica dimagrante hanno maggiore metabolismo basale e capacità di ossidazione dei grassi, non reagiscono con adattamenti del metabolismo e hanno maggiori quantità di alcuni metaboliti (chetoni e derivati dell'Acetil-CoA). Si adattano così lipolisi e lipogenesi, con il risultato di influenzare il dimagrimento

Aggiornamento 9/5/2021

La chirurgia bariatrica a volte può essere l'unica soluzione, in persone con obesità e diabete grave che non rispondono alle modifiche degli stili di vita. Una metanalisi degli studi ha stimato la riduzione della mortalità nelle persone operate rispetto a quelle non operate del 49,2% e aumento dell’aspettativa di vita di 6,1 anni. I benefici aumentano nei diabetici.

Aggiornamento 11/5/2021

Come conciliare calorie e composizione corporea, secondo una posizione ufficiale dell'ISSN?
"Nella sua forma più semplice, il modello CICO (calorie che entrano/calorie che escono) è un acronimo per l'idea che la perdita o l'aumento di peso sia determinato da un deficit o un surplus calorico, indipendentemente dalla composizione della dieta. Sebbene questo tecnicamente sia vero, non tiene conto della composizione del peso guadagnato o perso, così come della moltitudine di fattori che guidano i comportamenti alimentari che determinano l'apporto calorico. Sia i fattori volontari che quelli involontari governano il lato "calorie spese" dell'equazione, a cominciare dal costo metabolico variabile dell'elaborazione dei macronutrienti".
Infatti i diversi macronutrienti hanno diverso effetto termico, e le proteine hanno quello più alto, seguite da carboidrati e grassi. Tra i grassi, quelli a catena media stimolano di più la spesa energetica.
"L'eccessiva semplificazione del concetto CICO ha portato a un invito a "mangiare di meno, muoversi di più" come soluzione alla pandemia di obesità. Sebbene questo consiglio sia tecnicamente la risposta, la sfida sta nel programmare le variabili in modo che il bilancio energetico desiderato sia mantenuto a lungo termine e la composizione corporea mirata sia raggiunta e mantenuta prevenendo o riducendo al minimo le perdite di dispendio energetico basale. I cambiamenti adattivi involontari fanno la differenza tra gli esseri umani e le macchine. Ci differenziamo dalle bombe calorimetriche (macchina per stimare il contenuto calorico degli alimenti, NdT) principalmente per la nostra natura dinamica, che si basa sulla spinta omeostatica verso la sopravvivenza. Quando vengono imposte condizioni ipocaloriche, il dispendio energetico (EE) tende a diminuire. Al contrario, quando viene imposto un surplus calorico, l'EE tende ad aumentare. Tuttavia, il bilancio energetico umano è stato definito un sistema di controllo asimmetrico, perché tende ad essere sbilanciato per favorire l'aumento di peso rispetto alla sua perdita. Questa asimmetria è stata attribuita a pressioni evolutive che hanno selezionato la sopravvivenza di individui "metabolicamente parsimoniosi" che immagazzinavano più facilmente il grasso corporeo durante i periodi di carestia."
Ci possono essere differenze negli alimenti, per esempio gli quelli raffinati stimolano meno la peristalsi e hanno inferiore contenuto di composti bioattivi, quindi portano a inferiore spesa energetica.
"Gli esseri umani hanno una notevole capacità di mantenere un peso corporeo relativamente costante per tutta la vita adulta nonostante le ampie variazioni nell'assunzione e nel dispendio energetico giornaliero. Ciò indica un'integrazione altamente sofisticata di sistemi che regolano instancabilmente l'omeostasi. In caso di dieta ipocalorica, il corpo regola la fame e riduce il dispendio energetico. L'integrazione dei fattori fisiologici che regolano le difese del corpo contro la perdita di peso (e anche l'aumento di peso) è concertata. Il sistema nervoso centrale "comunica" con il tessuto adiposo, il tratto gastrointestinale e altri organi nel tentativo di difendersi dai cambiamenti omeostatici. Questo sistema di regolazione è influenzato da fattori nutrizionali, comportamentali, autonomici ed endocrini.
I cambiamenti nell'EE non sono sempre completamente spiegati dai cambiamenti nella massa magra e nella massa grassa. Pertanto, nel contesto delle diete ipocaloriche, si usa il termine termogenesi adattativa (AT) per descrivere l'area grigia in cui le perdite nel tessuto metabolico non possono semplicemente spiegare la ridotta EE. Nei soggetti magri e obesi, il mantenimento di un calo del ≥10% del peso corporeo totale comporta una diminuzione della spesa totale di circa il 20-25%, quindi non è per niente proporzionale. L'AT è rappresentata da un calo del 10-15% della spesa totale oltre quanto previsto dalle perdite di massa magra e grassa come risultato del mantenimento di una perdita ≥10% del peso corporeo totale. Nei soggetti con peso ridotto, la stragrande maggioranza (85-90%) della AT è dovuta alla diminuzione del dispendio energetico non a riposo (quindi il movimento). I meccanismi alla base dell'AT non sono chiari, ma le speculazioni includono influenza dell'attività simpatica e una diminuzione dell'attività tiroidea".
Un'adeguato apporto proteico protegge dalla perdita di muscolo. Nonostante sia riportato che è possibile avere aumento di muscolo durante il deficit calorico, "è probabile che le diete che cercano di ottimizzare i tassi di guadagno della massa magra siano compromesse da deficit calorici sostenuti e ottimizzate da surplus calorici sostenuti per facilitare i processi anabolici e supportare la crescente domanda [di nutrienti] dell'allenamento".

Aggiornamento 22/5/2021

L'abbondanza (o la riduzione) di alcuni batteri intestinali possono predire la perdita di peso a 6 mesi.
In particolare "i 3 principali contribuenti microbici al modello di previsione del cambiamento del peso corporeo si sono rivelati R. gnavus, B. massiliensis e B. finegoldii, la cui diminuzione in abbondanza ha favorito la perdita di peso. Tutti e 3 i batteri sono stati precedentemente associati all'obesità umana". Anche l'aumento di A. muciniphila durante il dimagrimento è stato significativamente associato alla perdita di peso.
"Il cibo modula solo moderatamente la composizione del microbiota intestinale; tuttavia, qui, abbiamo determinato che il profilo del microbiota di base dovrebbe essere preso in considerazione quando si analizzano le associazioni di cibo e microbiota, perché può determinare la direzione e l'entità della modulazione. Una nozione simile è stata riportata per gli effetti dei probiotici, dove la colonizzazione dei probiotici dipende dalla composizione basale del microbiota intestinale. In sintesi, i nostri risultati dimostrano che i dati sul microbiota intestinale contengono informazioni critiche per identificare diete personalizzate ottimali per quanto riguarda la traiettoria di perdita di peso in una prospettiva di 6 mesi. Il microbiota intestinale può quindi essere utilizzato per raccomandazioni alimentari personalizzate e interventi mirati sul microbiota e può costituire una pietra angolare per strategie nutrizionali personalizzate a lungo termine in futuro".

Aggiornamento 11/6/2021

Ha senso fare tagli calorici in persone normopeso?
Secondo uno studio su 19 donne "la restrizione calorica a breve termine si traduce in un aumento dell'appetito che è mediato dalla perdita di peso sia indipendentemente che attraverso la diminuzione della leptina". Inoltre, "l'effetto della [restrizione energetica] a breve termine su specifiche voglie alimentari è sopraffatto dall'aumento generale dell'appetito", che supporta "l'enfasi sul controllo dell'appetito nelle prime fasi dei programmi di perdita di peso".

Aggiornamento 24/6/2021

L'obesità può essere anche dovuta ad alterazioni dei segnali nervosi che interagiscono con la composizione corporea. Infatti vari neurotrasmettitori sono implicati e vengono alterati dall'uso di farmaci. Questo spiega l'azione (limitata) e gli effetti collaterali di alcuni farmaci dimagranti, e l'azione ingrassante di altri. Gli antipsicotici atipici, come olanzapina e clozapina, interagiscono con la serotonina e la dopamina favorendo l'aumento di peso. Questo capita anche con antidepressivi che interagiscono con le monoamine e i triciclici. Gli antistaminici usati per le allergie favoriscono un aumento dell'introito calorico medio del 20%, bloccando i centri della sazietà. Invece la chirurgia bariatrica favorisce il dimagrimento anche interagendo con i neurotrasmettitori, e spesso migliora anche il quadro psicologico.

Aggiornamento 29/6/2021

Il cortisolo, ormone dello stress, ha un ben noto effetto di favorire l'accumulo di grasso nel tessuto adiposo, ma ha un effetto negativo sul dispendio energetico, in particolare sulla produzione di calore? Secondo una revisione degli studi vi è un'inibizione del tessuto adiposo bruno (BAT), quello metabolicamente attivo che consuma grassi sotto forma di calore, con riduzione delle proteine UCP1.
"Questa ridotta funzione del BAT presumibilmente si traduce in una mancanza di combustione di energia extra proveniente dagli alimenti, che è stata suggerita come (parte del) la spiegazione per l'accumulo di energia (obesità) che si osserva negli stati di ipercortisolismo".
Ma se l'effetto sia rilevante ai fini dell'induzione di obesità rimane incerto. Nel dubbio evitate l'eccesso di stress 😉

Aggiornamento 27/7/2021

Come si formano le preferenze per i diversi macronutrienti e il loro legame con obesità e problemi metabolici

Aggiornamento 30/8/2021

Il clorpirifos, un pesticida vietato in Europa ma usato in deroga in Italia, può favorire l'aumento di peso. Nei topi una dose di comune esposizione (2mg/kg) promuove obesità, steatosi epatica e insulinoresistenza, se combinata a una dieta ad alto contenuto di grassi. In una dieta lowfat questo non succede, probabilmente per una questione di lipofilia della sostanza e perché favorisce l'indirizzamento dei grassi nelle cellule adipose.
L'effetto è mediato sia da un aumento dell'appetito che da una riduzione della termogenesi del tessuto adiposo bruno.
"Il grasso bruno è la fornace metabolica del nostro corpo, brucia calorie, a differenza del grasso normale che viene utilizzato per immagazzinarle. Questo genera calore e impedisce che le calorie si depositino sui nostri corpi come normale grasso bianco. Sappiamo che il grasso bruno si attiva durante il freddo e quando mangiamo", ha affermato l'autore dello studio Gregory Steinberg, professore di medicina e condirettore del Center for Metabolism, Obesity, and Diabetes Research presso McMaster.
"I cambiamenti dello stile di vita relativi alla dieta e all'esercizio fisico raramente portano a una perdita di peso prolungata. Riteniamo che parte del problema possa essere questo intrinseco rallentamento della fornace metabolica da parte del clorpirifos".
Steinberg ha affermato che al clorpirifos bastebbe inibire l'uso di energia nel grasso bruno di 40 calorie al giorno per innescare l'obesità negli adulti, il che si tradurrebbe in un aumento di peso di 2,5kg in più all'anno.
Insomma potrebbe essere uno dei responsabili del metabolismo lento.

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