venerdì 29 settembre 2017

La proteina che regola il peso



Un nuovo lavoro, pubblicato su Nature, ci aiuta a capire perché in condizioni non ottimali, il nostro organismo varia le sue riserve di grasso, e in particolare sotto stress riusciamo a mangiare poco e dimagrire, per periodi medio-brevi.

"Nelle condizioni omeostatiche (normali, ndT), gli animali utilizzano circuiti neurali ipotalamici ben definiti che contribuiscono a mantenere il peso corporeo stabile, integrando segnali metabolici e ormonali dalla periferia che equilibrano il consumo di cibo e le spese energetiche. In condizioni di stress o malattia (o anche un danno tissutale come una ferita), tuttavia, gli animali utilizzano vie neuronali alternative per adattarsi alle "sfide metaboliche" che alterano l'utilizzo dell'energia. Recenti studi hanno identificato le aree cerebrali al di fuori dell'ipotalamo che vengono attivate in queste condizioni "non-omeostatiche"

Un po' come se attivassimo dei circuiti di emergenza.

Gli studiosi hanno quindi individuato una particolare proteina, GDF15, che aumenta nelle malattie acute.
"I livelli di GDF15 aumentano in risposta allo stress tissutale e alle lesioni e livelli elevati sono associati con la perdita di peso corporeo in numerose malattie umane croniche. Isolando GFRAL come recettore per l'anoressia indotta da GDF15 e la perdita di peso, individuiamo una base meccanicistica per la regolazione non omeostatica dei circuiti neuronali da un segnale periferico associato a danno tissutale e stress. Questi risultati forniscono opportunità per sviluppare agenti terapeutici per il trattamento di disturbi con alterata richiesta di energia".

Nella vita reale però i nostri circuiti vengono successivamente attivati al risparmio, e spesso riprendiamo i chili persi con gli interessi, perché non è più necessario superare il momento di difficoltà

Aggiornamento 16/10/2017

La clorgilina, un antidepressivo che aumenta le catecolamine, riduce il grasso viscerale nei topi

Aggiornamento 20/2/2018

Contare le calorie serve a poco, così come mangiare poco. Questo perché quando mangiamo poco si attiva un "interruttore" nell'ipotalamo (Crat) che fa in modo che, dopo pochi mesi, le calorie introdotte, anche se poche, vengano destinate all'accumulo e non all'ossidazione. Questo fenomeno si chiama "nutrient partitioning" (partizionamento dei nutrienti introdotti).
Aumenta così la produzione endogena glucosio e grassi (lipogenesi) e si riduce la flessibilità metabolica (capacità di ossidarli).
"L'incapacità di adattarsi adeguatamente ai substrati metabolici è chiaramente un meccanismo importante che influenza lo sviluppo di malattie legate all'obesità, tra cui diabete e dislipidemia. Oltre all'apporto calorico, sta diventando chiaro che l'inappropriata gestione del "destino" dei nutrienti è in gran parte responsabile della malattia metabolica e questo studio dimostra che la proteina Crat nei neuroni ipotalamici AgRP ha un ruolo non apprezzato in questo processo"
Aggiornamento 14/1/2019

Alcune persone (poche in verità) riescono a perdere peso stabilmente, mentre molte recuperano i kg persi spesso anche con gli interessi. Il successo nella dieta, secondo questo studio, può essere correlato alla quantità di carnitina legata agli acidi grassi circolante nel sangue. La carnitina è una sostanza che facilita l'ingresso dei grassi nei mitocondri dove verranno ossidati per produrre energia. In seguito a un deficit calorico, questo passaggio viene inibito, in modo da favorire il recupero del peso e i grassi vengono prevalentemente immagazzinati e non più ossidati efficientemente.

PS sconsiglio di andare a integrare la carnitina perché i trial non hanno mai dato esiti buoni.
Aggiornamento 10/12/2019
Un recettore per gli oppiodi (tipo K) si attiva durante la restrizione calorica e riduce la spesa energetica fatta per dissipare calore. Questo fa risparmiare energia ma facilita il recupero del peso. Bloccarlo farmacologicamente potrebbe essere un modo per facilitare la perdita di peso.
Aggiornamento 18/4/2020
La composizione corporea è qualcosa di complesso, molto, e non dipende solo dalle calorie. Mentre qualcuno si sgola a dirvi che non dimagrite o mantenete il peso perso perché mangiate troppo, di nascosto ecc (non che a qualcuno non capiti eh), altri lavorano più seriamente e si chiedono perché questo succede. Dando un ruolo alla massa magra (FFM) che sì, si perde spesso in una dieta. "La perdita di FFM o il suo deficit dovuto a dieta, programmazione evolutiva o sedentarietà dovrebbero essere considerate non solo come un contributo all'aumentata adiposità a causa della riduzione del dispendio di energia basale dovuta a una FFM inferiore, ma anche al tentativo dell'organismo di ripristinare la FFM alimentandosi eccessivamente. Questo concetto di "ingrasso collaterale" (collateral fattening) si inserisce nell'autoregolazione della composizione corporea e si comporta fisiologicamente come un sistema che interpreta i segnali periferici ("proteinostato") che collegano la FFM e l'assunzione di cibo. Serve anche a sottolineare ulteriormente l'importanza di uno stile di vita sano incentrato su diete equilibrate e attività fisica nella protezione contro i deficit di massa magra che riguardano sia la prevenzione che il trattamento dell'obesità". In pratica il corpo è costretto a ridurre il consumo energetico e aumentare l'appetito nel tentativo di recuperare il muscolo perso.
Aggiornamento 12/2/2021

L'ipotalamo, e in particolare il nucleo arcuato, integra i sistemi neuroendocrino e autonomo e coordina le risposte metaboliche attraverso più tessuti (pancreas, tessuto adiposo, muscoli, fegato). Questi neurocircuiti chiave di regolazione dell'alimentazione si sovrappongono ai centri cerebrali coinvolti nella ricompensa correlata al cibo, come l'amigdala, lo striato e l'area tegmentale ventrale e aiutano a tradurre la regolazione omeostatica dell'alimentazione in un comportamento motivato, che determina la volontà di assumere un cibo e di essere dipendente da esso.
L'obesità altera la reattività ai segnali di feedback circolanti e la plasticità neurale dei neurocircuiti di regolazione dell'alimentazione, che porta a cambiamenti persistenti nell'equilibrio energetico e nel peso corporeo, favorendo un'eccessiva assunzione di alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti che impediscono di dimagrire.
La colecistochinina (CCK), un ormone intestinale, è particolarmente importante per i segnali di sazietà attraverso il nervo vago

Aggiornamento 7/5/2023

Sono stati individuate 60 proteine espresse nel sistema nervoso centrale implicate nel controllo del peso corporeo.
Queste proteine spiegano l'interazione tra cervello e l'ambiente alimentare, che è notevolmente cambiato negli ultimi decenni. Il ricercatore dr. Arsenault ha spiegato: "Questa relazione potrebbe influenzare i comportamenti alimentari e l'accumulo di energia. Il peso non è una scelta né un'abitudine di vita. Non abbiamo un peso corporeo elevato perché siamo pigri o ci manca la forza di volontà. Sono in gioco meccanismi neuronali inconsci. Il cervello è quello che comanda. Spero che i risultati di questo studio possano in parte spiegare perché il peso corporeo varia così tanto da una persona all'altra".

Aggiornamento 20/8/2023

Si è scoperto che la quantità di vitamina A viene regolata nel sangue dall'ipotalamo, lo stesso organello che regola bilancio energetico, fame, sete, pressione, sessualità ecc. Questo potrebbe aiutare a prevenire le carenze e pone l'evidenza per l'esistenza del "vitaminostato", un meccanismo che regoli le concentrazioni plasmatiche di vitamine.

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